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Autore: _Sihaya    11/10/2010    6 recensioni
Finale alternativo per la saga di Harry Potter!
- Dimenticate l’epilogo di Harry Potter e i doni della morte (Diciannove anni dopo);
- eliminate circa le ultime otto pagine del finale e precisamente fermatevi alle seguenti parole (cito testualmente): “[…] L’alba fu lacerata dalle urla e Neville prese fuoco, immobilizzato. Harry non poté sopportarlo: doveva intervenire… Poi accaddero molte cose contemporaneamente.
- Ora domandatevi: “Quali cose sono accadute? E se fossero state dimenticate?”
[Ai capitoli 13, 19 e 27 trovate un breve riassunto degli eventi!]
Genere: Guerra, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 13 - Lost Memories

Lost Memories

(di Sihaya10)

 

* * *

 

Poiché la trama, d’ora in poi, andrà decisamente complicandosi, ho pensato fosse utile riassumere brevemente i fatti accaduti nei capitoli precedenti. Per cercare di essere breve ho messo solo i fatti principali, i dettagli marginali sono stati tralasciati… ma non è detto che non siano importanti! =P

 

Riassunto dei capitoli precedenti: Harry Potter e Ron Weasley, detective privati nella Londra babbana, vengono ingaggiati da un ricco avvocato per scoprire chi ha rubato un prezioso ritratto dalla sua pinacoteca privata. Harry e Ron sospettano di Draco Malfoy, ricco erede che di recente ha organizzato una mostra di quadri in casa propria. Per le indagini, i due chiedono aiuto all’amica Hermione Granger, giornalista freelance, stranamente invitata alla mostra. Entrando in contatto con Malfoy grazie a un insolito diario, Hermione scopre d’essere vittima di un incantesimo di memoria. Tutti i suoi ricordi legati al mondo magico sono stati rimossi per motivi sconosciuti. Malfoy le rivela d’aver subito un simile trattamento da parte dei genitori, poco prima d’essere uccisi da Voldemort, e le chiede (a modo suo) aiuto: il Serpeverde, infatti, non riesce a usare i poteri magici e ritiene di essere stato maledetto.

Hermione torna a Villa Malfoy e accetta di aiutarlo, ma in realtà ha un altro obiettivo: sottrargli il diario e utilizzarlo per far recuperare la memoria a Harry e Ron, anch’essi ignari del proprio passato.

Nel frattempo, Harry e Ron trovano in Pansy Parkinson (l’attrice, come spiega Draco a Hermione, non ha recuperato i ricordi nemmeno utilizzando il diario magico) un legame tra l’avvocato derubato e Draco Malfoy, e scoprono che sulla Charing Cross Road avvengono strane sparizioni, dalle modalità identiche a quelle del furto cui stanno lavorando: i pregiudizi che i due hanno nei confronti di Malfoy si trasformano in sospetti, e i due detective, preoccupati dal comportamento strano di Hermione, ipotizzano che il ricco erede abbia costretto l’amica a far parte di una setta.

In un momento di debolezza, Ron rivela questi sospetti a Ginny Weasley. La ragazza, che sostiene di essere sua cugina e con la quale Harry ha avuto di recente un appuntamento, vive anch’essa fra i babbani e lavora come barista nel locale sottostante l’agenzia d’investigazione: il Butterfly. Venuta a conoscenza della complessità del caso, Ginny sale all’agenzia e, nell’esporre a Harry la sua preoccupazione, lo bacia per poi fuggire imbarazzata.

La stessa sera, Hermione consegna a Ron il diario magico che è riuscita a rubare da Villa Malfoy, ma il giorno seguente, le sue speranze di riuscire a annullare l’incantesimo di memoria che affligge gli amici vanno letteralmente in fumo: il diario, infatti, riconoscendo l’identità di Harry, prende fuoco e si autodistrugge.

Hermione, minacciata da Malfoy, torna alla sua villa per restituirgli il diario, e lo trova in compagnia di Pansy Parkinson. Nonostante lui cerchi di congedarla rapidamente, Hermione, con la scusa di dover aiutare il ragazzo a riappropriarsi dei propri poteri, riesce a ottenere il permesso di accedere alla sua biblioteca e consultare altri testi magici...

 

* * *

 

Got a ticket for a world where we belong, so would you be my baby?

 

Savage Garden, To the Moon and back

 

* * *

Capitolo 13 – Be my baby

 

Harry Potter non aveva capito fino all’ultimo che Ginny avesse proprio quell’intenzione.

 

A dire il vero, lei l’aveva sorpreso un po’ con quel bacio, regalato in mezzo alla strada, davanti alla vetrina del Butterfly appena chiuso.

 

Poi, però, gli era sembrato quasi ovvio che accettasse di farsi accompagnare a casa di buon grado, senza proteste; anzi, era persino arrossita. D’altronde si erano chiariti la sera prima: avevano parlato e avevano capito di piacersi quanto basta per provare a stare insieme.

 

Harry le teneva un braccio intorno alla vita quando erano arrivati davanti a casa sua: un vecchio appartamento rivestito di moquette e carta da parati.

Sull’ingresso, Ginny l’aveva baciato di nuovo, dolcemente; poi l’aveva invitato a entrare.

Avevano trascorso un po’ di tempo a chiacchierare perché lui era rimasto sorpreso dall’originalità dell’abitazione, nella quale trovava asilo un inusuale animale domestico: un gufo reale costantemente assopito sul trespolo all’ingresso.

 

All’improvviso, inaspettatamente, era stato percorso da un lieve brivido perché Ginny l’aveva preso per mano conducendolo verso la camera da letto.

 

Lì, si erano baciati a lungo, con passione. Un bacio indimenticabile.

 

Poi lei gli aveva sfilato gli occhiali, appoggiandoli sul comò.

 

A quel punto, in realtà, un sospetto l’aveva attraversato.

 

Solo che, poi, s’era perso per l’ennesima volta in quegli occhi grandi, sciogliendosi al loro calore… Finché lei, imbarazzata, aveva chinato il capo e aveva sussurrato: « Rimani con me questa notte, Harry? »

 

Solo in quel momento, Harry Potter aveva davvero capito.

 

E si era anche accorto di non essere del tutto preparato. Anzi, non lo era per niente.

 

Le mani avevano cominciato a tremare e non si erano più fermate. L’aria si era rarefatta e il respiro era diventato affannoso, la voce roca, la mente confusa.

 

Lei s’era sfilata il maglione e l’aveva aiutato a togliersi il suo; poi i gesti, le parole e i sospiri si erano fatti così febbrili ed eccitanti che non aveva più pensato a niente.

 

A niente che non fosse Ginny; o il corpo di Ginny; o il profumo, o la pelle, o le mani di Ginny.

 

All’inizio aveva agito in modo piuttosto impacciato, poi lei l’aveva guidato con sicurezza, dicendogli cosa fare, come muoversi.

Se fosse stato più lucido questo avrebbe potuto imbarazzarlo, ma in quel momento i gesti e le parole di lei erano ubriacanti.

Le carezze sulla sua pelle gli avevano tolto il fiato.

I mormorii e il suo muoversi, lenta, sopra di lui, gli avevano annebbiato la vista e la ragione; gli unici contorni rimasti nitidi erano quelli dei capelli rossi che le cadevano sulle spalle, degli occhi grandi, dei fianchi sinuosi, dei morbidi seni.

Prima che Harry potesse rendersene conto, le sue mani avevano iniziato a scorrere lungo il suo corpo, fermandosi sui fianchi e le cosce, per seguire quel movimento ondeggiante e ritmico, inebriante, di lei che si stringeva attorno a lui.

Attimo dopo attimo, i muscoli si erano tesi fino allo spasmo.

Fino a che lei aveva gridato forte, scossa dai fremiti dell’estasi; e lui si era sciolto dentro di lei, ebbro di piacere.

 

Alla fine, Ginny si era rannicchiata fra le sue braccia, baciandolo e sorridendogli, e lui, recuperando un po’ di consapevolezza, l’aveva stretta a sé per poi farla distendere al suo fianco.

 

L’uno accanto all’altra, si erano addormentati.

 

* * *

 

Alle nove di sera Draco Malfoy entrò nella biblioteca e rimase basito: c’erano libri aperti ovunque, sul tavolo, in terra, sui braccioli della poltrona, mancava solo…

 

Spalancò li occhi.

 

« Granger?! » Gridò rabbioso. « Granger, dove-cavolo-sei? »

 

Una figura s’affacciò timidamente da dietro la poltrona; reggeva in mano un grosso volume aperto a metà. Era Hermione, con un aspetto ancora più orribile del solito: i capelli tutti arruffati, gli occhi stanchi… e lo fissava stranita: « Che hai da urlare? »

 

Lui inspirò profondamente. Per un attimo aveva temuto che lei l’avesse di nuovo ingannato.

 

S’avvicinò di qualche passo.

 

« Che cosa hai combinato qui dentro? »

 

Invece di rispondere, lei domandò: « Hai ancora ospiti? »

 

Aveva parlato con voce incolore e stanca, ma lui in quella domanda ci lesse solo insolenza.

 

« No, » rispose secco. « Ora dimmi che cosa hai… » s’interruppe prima di finire la domanda. Il suo sguardo era caduto sul diario malconcio poggiato sul tavolino, seminascosto tra i libri. S’affrettò a raccoglierlo e sventagliandolo davanti a Hermione, l’aggredì: « Come diamine hai fatto a ridurlo così? »

 

Lei indietreggiò di un passo e, con infinita lentezza, poggiò a terra il grosso volume.

 

Lui interpretò il silenzio e sogghignò: « Non dirmi che hai provato a usarlo su Potter?! »

 

Lei fece un cenno con la testa, non s’attentò a emettere alcun suono.

 

Malfoy divenne inspiegabilmente allegro: « Lo sapevo, aveva previsto anche questo! » Gongolò. « Mio padre è un genio! »

 

Poi si rivolse a lei, con euforico sarcasmo: « Allora, hai qualche altra buona notizia da darmi? »

 

Hermione scosse la testa.

 

« Veramente… speravo di trovare di più informazioni in questa biblioteca.»

 

« Che cosa intendi dire? »

 

« Ecco… pensavo a testi di… Magia Nera… solo… solo da esaminare, per informarmi, intendo, per capire se esiste qualche incantesimo che possa inibire i poteri magici, perché altrimenti... »

 

Si vergognava di una simile richiesta perché le Arti Oscure erano proibite, ma lui non ci fece alcun caso.

 

« Tutto quello che ho è qui. Deduco che brancoli ancora nel buio. Per un attimo ho creduto che fossi intelligente come dicono… »

 

Lei strinse le palpebre, astiosa. « In realtà ho un’ipotesi, » rilanciò. Malfoy la guardò attento.

 

« Io credo che tu... ecco... credo che tu abbia un blocco emotivo, » Hermione pronunciò quelle parole con un filo di voce.

 

« Un blocco… che? »

 

« Emotivo. Può capitare, era accaduto anche a Ninfadora Tonks… »

 

« Chi? »

 

« Tonks, la moglie del professor Lupin… Oh! Purtroppo hanno perso la vita entrambi - sospirò affranta -  Era tua cugina, figlia di Andromeda Black, forse non ti ricordi di lei perché è stata diseredata … »

 

« So chi è, Granger! Va’ avanti! »

 

« Vedi, Tonks era una Metamorfomagus. Inizialmente, Lupin ha respinto il suo amore, arrecandole un dolore così grande da farle perdere temporaneamente i poteri… Così ho pensato che, forse, il trauma che hai vissuto per la morte dei tuoi genitori… »

 

A quelle parole oltraggiose il viso di Malfoy s'irrigidì: « Non ho mai sentito una stupidaggine simile. Io non ho nessun trauma! »

 

« Va bene, » mitigò Hermione, « ma ipotizzando che tu possa avere questo blocco emotivo…  »

 

« Io non ho nessun blocco »

 

Hermione sospirò paziente.

 

« Potrebbe essere stato indotto da qualcuno o da qualcosa… » inventò, scegliendo con cura ogni parola. « Supponiamo che qualcuno ti abbia indotto questo… forte stress… (magari usando una pozione) che ha bloccato temporaneamente i tuoi poteri… »

 

Malfoy la guardò dubbioso, poi decise che l’ipotesi era avvallabile. « Va bene. Cosa mi serve per annullarne l’effetto? »

 

« Niente, » rispose semplicemente  Hermione. « Devi aspettare del tempo »

 

« Tempo?! » Malfoy inorridì. « Secondo te io dovrei passare la mia vita rinchiuso qui ad aspettare?! Non se ne parla. Trova un’altra soluzione! »

 

Hermione scosse la testa rassegnata (era impossibile farlo ragionare!), ma in fondo sperava che la discussione arrivasse a quel punto…

 

« In realtà, forse ho trovato qualcosa, » azzardò, « una pozione che... Be’, non posso saperlo finché non proviamo… »

 

Malfoy spalancò gli occhi, interessato. « Cosa ci serve? »

 

Lei esibì un’espressione soddisfatta. « Prima di tutto, una bacchetta… » disse con naturalezza.

 

Malfoy ebbe la netta sensazione d’essere stato raggirato per la seconda volta.

 

« E siccome tu non vuoi prestarmi la tua, dobbiamo andare a Diagon Alley, » concluse lei.

 

Il ragazzo la scrutò per un paio di secondi, chiedendosi se fosse consapevole di quello che stava dicendo. « Hai una Puffola Pigmea al posto del cervello? Non possiamo usare la Magia e, soprattutto, non abbiamo idea di cosa stia accadendo nel Mondo Magico, non sappiamo nemmeno se lui è… »

 

Hermione lo interruppe: aveva rimuginato su quella scelta tutta la notte trascorsa. « Lo so che è una mossa azzardata, ma io - la voce s’incrinò - ho bisogno di una bacchetta. Se …Tu-Sai-Chi - non pronunciò il nome per cautela - è stato sconfitto, non avrò problemi a trovarne una. Se così non fosse… » esitò un istante, « nessuno ti fermerà: sei un Mangiamorte. »

 

Fece quell’affermazione come se fosse una colpa ancestrale.

 

Lui deglutì, sentendo la profondità del disprezzo in quelle parole. Si massaggiò l’avambraccio sinistro, da cui il Marchio Nero non sarebbe mai scomparso.

 

« Non ho intenzione di andare a Diagon Alley, » disse voltandole le spalle.

 

« Allora dovrai prestami la tua bacchetta »

 

« Sei pazza se t’aspetti che lo faccia, te l’ho già detto »

 

E n'era quasi sicuro: c’era il novanta per cento di probabilità che Hermione Granger fosse impazzita. Per il restante dieci per cento stava cercando di fregarlo.

 

Si passò una mano fra i capelli e si voltò per esaminare la sua reazione. L’espressione corrucciata, ridicola e infantile, nel tentativo malriuscito di rendersi minacciosa, lo divertì.

 

« Non sto scherzando, » fece lei indispettita. « Cosa c’è? Hai paura? »

 

Lui inarcò le sopracciglia: « Di te? Non farmi ridere! »

 

« Allora prestami la tua bacchetta, sarà tutto più facile »

 

Lui estrasse la bacchetta infilata nella cintura dietro la schiena. La teneva sempre con sé, come a Hogwarts.

 

« Questa? » Domandò con un ghigno beffardo, agitando il bastoncino davanti agli occhi di Hermione.

 

« Esatto »

 

Hermione allungò la mano per afferrarla.

 

Lui arretrò.

 

Lei strinse le labbra; la fronte aggrottata. Scavalcò un ammasso di libri sparsi in terra, camminando precariamente tra un volume e l’altro, e lo raggiunse. Di nuovo tentò di prendere la bacchetta; ma Malfoy sollevò il braccio.

 

Hermione sbuffò. « Perché sei così testardo? Te la restituirò subito, » lo rassicurò. « Non credi che prima di tutto dovremmo verificare se sono in grado di usare i miei poteri? »

 

« Anche tu hai subito dei traumi, Granger? Lo sospettavo… » la derise.

 

Lei ruggì e strinse i pugni. Avanzò verso di lui facendolo arretrare finché gli scaffali arrestarono i suoi passi. A quel punto saltò per afferrare la bacchetta, ma lui tese il braccio più in alto che poteva. Decisa a non mollare, si aggrappò alla sua camicia per aiutarsi. Elevandosi in punta di piedi riuscì ad afferrargli il polso e cercò di fargli abbassare la mano.

 

Inizialmente, a Malfoy sembrò che un cinghiale gli fosse piombato addosso: mostrava le zanne ringhiando, gli strappava la camicia, gli sfregiava il polso e, con il peso del corpo, lo schiacciava contro lo scaffale…

Il disgusto per quel contatto gli suscitò l’istinto di spingerla a terra, ma optò per il sarcasmo: « Hai forse dimenticato perché sei qui, Granger? »

 

Lei s’impietrì. Fu come ricevere una doccia fredda. Di scatto s’allontanò di uno, due passi. Una vampata di calore le infiammò il viso. Abbassò lo sguardo a terra.

 

« Non l’ho dimenticato, » rispose fra i denti, « ma mi serve una bacchetta! O ti decidi a collaborare o… O andrò comunque a Diagon Alley! Da sola! »

 

* * *

 

Ron Weasley era invidioso del fatto che Harry Potter avesse la ragazza.

 

Il lavoro che facevano era impegnativo e non lasciava loro molto tempo libero per fare nuove conoscenze, ma in passato c’erano stati momenti di magra, in cui nessuno si fermava sul pianerottolo dell’agenzia, e lui ora rimpiangeva d’aver preferito ciondolare in casa, piuttosto che uscire a bere una birra.

Harry era fortunato, pensò, perché non aveva fatto molta fatica: conoscere Ginny era stato inevitabile, dato che scendevano al bar abitualmente; inoltre lei aveva praticamente preso ogni iniziativa.

Lui invece doveva rimboccarsi le maniche e partire da zero.

C’era stato un periodo in cui s’era invaghito di Hermione, ma lei era così presa dal suo lavoro che ogni tentativo di invitarla a uscire era fallito. Così, demoralizzato, aveva gettato la spugna. E poi, non era esattamente il suo tipo, si disse. Lui cercava una ragazza che amasse divertirsi, non una specie di dittatrice in carriera…

 

Era già passata l’ora di cena quando uscì dall’ufficio demoralizzato, ripercorrendo i propri insuccessi sentimentali degli ultimi due anni.

 

Passando davanti al Butterfly, il suo istinto segnalò allarmato che c’era qualcosa di strano.

 

S’avvicinò alla vetrina e guardò attraverso le sbarre della saracinesca. L’interno era buio, ma dalla porta accanto al bancone, che conduceva allo scantinato, filtrava una luce.

 

Aggrottò la fronte perplesso: quella luce poteva essere una semplice dimenticanza, oppure qualcuno era entrato senza autorizzazione.

 

Il suo primo pensiero fu di contattare Harry, ma non voleva rovinare il suo appuntamento. Poi si ricordò che, all’interno della palazzina, si poteva accedere a un’area comune nel seminterrato. Quest’area dava accesso alle cantine private dei condomini, a patto di possedere la chiave.

Ron, ovviamente, aveva soltanto quella assegnata all’agenzia, ma decise comunque di dare un’occhiata.

 

Prima di scendere, però, corse in ufficio a prendere la pistola, in via precauzionale…

 

* * *

 

Harry si svegliò nel mezzo della notte a causa di un lieve prurito alla fronte che lo infastidiva.

 

Gli servirono alcuni istanti per orientarsi. Quando ricordò di essere a casa di Ginny, si drizzò a sedere sul letto e subito la cercò al suo fianco. La ragazza dormiva serenamente, dandogli le spalle. Accese la luce e rimase a osservare la sua schiena scoperta e i capelli sparsi sul cuscino, ascoltando il suo respiro calmo e delicato.

Una profonda emozione gli gonfiò il petto.

Non era solo il ricordo della notte trascorsa, ma qualcosa di molto più intenso.

 

Era la consapevolezza che il sentimento nato fra loro aveva radici profonde e possedeva una forza immensa.

 

La sensazione che il destino avesse in serbo per loro grandi progetti.

 

Si sedette al bordo del letto, s’infilò gli occhiali e i boxer. Il pizzicore sulla fronte si era intensificato e si sfregò la cicatrice.

S’alzò per andare a lavarsi il viso, ma fu costretto a fermarsi: il formicolio sul capo era diventato una fitta dolorosa e persistente. Premette forte il palmo destro sulla ferita, ma fu inutile, la tempia pulsava così forte da annebbiargli la vista e un ronzio costante gli tormentava l’udito.

Aumentò la pressione della mano e chiuse gli occhi.

 

All’improvviso, un’immagine gli apparve come l’istantanea di un sogno.

 

Un volto deforme.

 

Riaprì gli occhi spaventato, ma le visioni non si fermarono.

Flash di immagini apparvero uno dopo l’altro, senza quasi lasciargli il tempo di capire cosa rappresentassero.

 

Il cadavere di un ragazzo.

 

Fiamme ovunque.

 

Un uomo anziano, la barba bianca e lunghissima...

 

Il dolore alla cicatrice si amplificò fino a piegarlo in ginocchio, ai piedi del letto. Con entrambe le mani fece pressione sulla fronte, stringendo i denti.

 

Una serpe strisciava, viscida, verso di lui.

 

Una Ginny bambina, il suo corpo steso a terra bocconi, inerme.

 

Urlò.

 

Non avrebbe voluto, ma la voce si era ribellata a ogni repressione ed era uscita dalla sua gola in un grido d’orrore.

Harry si voltò verso Ginny: l’aveva svegliata.

Si era seduta e ora lo guardava attraverso le palpebre socchiuse per abituare gradualmente gli occhi alla luce.

Quando si rese conto che accasciato a terra scattò in piedi allarmata.

 

« Harry! Harry, ti senti bene? »

 

Lui mormorò un “sì” affaticato. Le visioni, fortunatamente, erano terminate e il dolore s’era alleggerito.

 

Lei gli appoggiò una mano sulla spalla: « Cosa è successo? »

 

« Nulla, » rispose lui. « Solo un forte mal di testa »

 

Lei lo abbracciò. « Passerà, » gli disse teneramente, coccolando la sua testa sulla spalla e accarezzandogli i capelli. 

 

Rimasero così alcuni minuti e pian piano anche il dolore si placò.

 

« Va meglio ora, » disse Harry. « Scusa se ti ho svegliato »

 

« Non importa, adesso rilassati. Ti preparo un tè, » disse la ragazza alzandosi in piedi.

 

« Ginny… » Harry la chiamò dai piedi del letto, lo sguardo fisso sulla moquette. Non sapeva perché, ma sentiva il bisogno di dirle ciò che aveva visto.

 

« Credo di aver avuto un’allucinazione »

 

Lei lo guardò sorpresa: « Cosa… Cosa hai visto? »

 

« Un volto deformato… era orribile. Fiamme. Un serpente. Un cadavere. Un vecchio… E poi tu, a terra, svenuta… Forse… » balbettò, l’angoscia gli impastava la bocca.

 

« Tu credi… credi che io stia impazzendo? »

 

Ginny lo guardò con infinita dolcezza. « No » Rispose. La sua voce era calda e rassicurante.

 

« No, Harry. Assolutamente.  »

 

* * *

 

Ron scese le scale al buio, lentamente, cercando di non fare rumore. Raggiunse il seminterrato e individuò subito la cantina del Butterfly: l’unica dalla cui porta filtrava un po’ di luce.

Si schiacciò contro lo stipite e impugnò la pistola a due mani.

Sapeva più o meno cosa doveva fare: lui e Harry avevano frequentato un corso preparatorio prima di aprire l’agenzia, il problema era che non l’aveva mai fatto per davvero.

Esaminò la serratura e constatò che non era stata manomessa.

A questo punto le possibilità erano due: o Ginny aveva semplicemente dimenticato di spegnere la luce, oppure l’intruso possedeva le chiavi. In tal caso poteva essere ancora dentro.

Rifletté alcuni istanti.

Nell’ordine, doveva: fare irruzione nella stanza, sorprendere l'intruso e immobilizzarlo.

 

Semplice…

 

Ron inspirò profondamente, quindi allungò la mano destra sulla maniglia. La girò e la porta, che non era chiusa a chiave, si socchiuse.

Ron temporeggiò alcuni secondi, ma non accadde nulla. Non sentì alcun rumore.

Allora alzò il piede destro, diede un colpo all’anta e irruppe nella stanza, tenendo la pistola davanti al viso, all’altezza degli occhi.

Rapidamente, scrutò ogni angolo dello sgabuzzino. Su un lato c’erano la scala d’accesso al bar e un grosso congelatore; sull’altro, un altissimo scaffale colmo di bibite e liquori; di fronte aveva un disordinato ammasso di cassette e scatoloni vuoti.

 

Certo d’essere solo, ripose la pistola nella fondina. Avanzò nel centro della stanza e perlustrò con maggiore attenzione.

 

Tutto era in ordine: Ginny aveva solo dimenticato di spegnere la luce.

 

Tirò un sospiro di sollievo e si girò per uscire.

 

Fu allora che lo vide, poggiato contro la parete alle sue spalle, semicoperto da un vecchio telo bianco.

 

« Oh, merda! » esclamò sbigottito.

 

* * *

 

N.d.A

 

x nausikaa87: ricevere una tua recensione è un onore, credimi! Spero anch’io che la fic continui a intrigarti! Capisco cosa vuoi dire quando parli di gusti difficili perché anche io sono abbastanza esigente, specialmente in termini di originalità. Per questo sono davvero contenta che la trama ti piaccia... Anche se aggiorno ogni due settimane, è un anno che la progetto e ri-progetto!

 

x PaytonSawyer: ma figurati! Come ti ho scritto nella recensione, mi piacciono il tuo stile e le caratterizzazioni che dai ai personaggi… non è cosa da poco!

Con questo capitolo si dovrebbe capire che il diario si è incendiato per aver riconosciuto l’identità di Harry. In sostanza, quando Lucius e Narcissa lo hanno creato, hanno voluto impedire a chiunque altro di appropriarsene (in questo caso, Harry) con lo scopo di proteggere il figlio non solo da Voldemort, ma da tutti coloro che avrebbero potuto dargli la caccia o svelare la sua identità.

Se, per caso, ti stai domandando: “allora perché con Hermione ha funzionato?!”

Be’, sappi che… stai chiedendo troppo! =P

Concludo dicendoti che, in effetti, volevo suscitare un po’ di pena nei confronti di Malfoy, credo che soffra molto di più di Hermione a stare nel mondo babbano, inoltre, la mancanza di poteri magici annulla completamente la sua identità!

 

x _Jaya: Hermione aveva sospettato che il diario non funzionasse con Harry perché Malfoy stesso l’aveva ipotizzato. Ovviamente non poteva esserne sicura, ma nel dubbio aveva pensato di tentare con Ron, che ovviamente ha mandato tutto a monte!

Non vorrai che renda la vita facile alla mia protagonista?!

Malfoy ha trovato il libricino nella sua villa e ritiene che sia stato creato dai suoi genitori per aiutarlo a ricostruire i ricordi. L’avevo detto nei capitoli precedenti, ma mi rendo conto che sia facile dimenticare qualche dettaglio, dato che la storia è abbastanza incasinata e i miei aggiornamenti troppo radi… Comunque, questa tua domanda mi ha fatto riflettere e ho pensato fosse utile fare un breve riassunto che ho messo all’inizio del capitolo!

 

   
 
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