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Autore: Burdock 95    14/10/2010    2 recensioni
Non riesco più ad aspettare Brotherhood. Così ho deciso di scrivere la mia versione. Spero sia gradita.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Desmond e i suoi compagni Assassini scesero dal furgone, e si ritrovarono in un immenso garage.
“Ma dove .. ?” provò a chiedere Desmond, ma fu interrotto da una voce proveniente da dietro delle casse.
“Abbi pazienza, Desmond.” disse la voce. Desmond acuì la vista e vide una sagoma nera indistinta nell’oscurità.
Quando la figura emerse dal buio, notò che era una ragazza, che non aveva ancora vent’anni, ed era anche molto bella. Aveva i capelli sciolti, ondulati, di un corvino intenso, che le ricadevano scomposti sulle spalle. Il suoi occhi, freddi, pungenti, penetranti, sconvolsero Desmond, mettendolo in assoggezione, cosa che non gli era mai capitata nel corso di circa dieci anni.
“Chi sei?” chiese l’Assassino, stranamente poco sicuro di sé.
“Mi chiamo Hajar.” rispose freddamente la ragazza.
“Hajar? Cosa sei? Araba?” chiese Desmond.
“Sono di origine Marocchina, ora piantala con le domande.” dopo aver dato quella breve risposta a Desmond ed aver stroncato la conversazione, Hajar si girò verso l’Assassina bionda: “Lucy …”.
Lucy annuì con un cenno del capo, e si girò verso Desmond.
“Desmond …” cominciò “… lei è l’attuale Maestra degli Assassini, come sai si chiama Hajar. È lei che mi ha suggerito di infiltrarmi nella Abstergo.”
Desmond pareva disorientato “E dunque?”.
“Il ricordo che hai visto risale circa al 1500, in quel periodo Ezio Auditore si trovò a combattere contro il figlio di Rodrigo, Cesare Borgia. Ci serve sapere una cosa fondamentale, oltre che potenziarti con le nuove capacità di Ezio grazie all’effetto Osmosi.” riprese Lucy.
“Quindi diventerò ancora più forte e figo?” fece Desmond, che si era decisamente ripreso dallo scombussolamento iniziale.
“Non fare tanto lo spiritoso, Desmond Miles. Le spiritosaggini portano a prendere le missioni alla leggera, e prendere una missione alla leggera significa fallirla. Se questa missione dovesse riuscire, allora riusciremo a cancellare i Templari dalla faccia della Terra.” stavolta fu Hajar a parlare.
“Con le abilità che acquisirò da Ezio?”
“Non metto in discussione che esse saranno fondamentali, ma la vera arma segreta non sta nelle abilità di Ezio, bensì nei suoi ricordi … nei tuoi ricordi genetici.”
Desmond guardò la Maestra degli Assassini con un sorriso beffardo stampato sul volto, per poi dire “Fino a prova contraria, al magazzino ho ucciso un sacco di guardie di sicurezza dell’Abstergo.”
“Suvvia, Desmond, non essere ingenuo.” lo redarguì Hajar.
“Come sarebbe?”
“Pensi davvero che l’Abstergo Indutries avrebbe sguinzagliato i suoi più terribili mastini per catturare un ragazzo che non aveva mai combattuto prima, uno storico totalmente indifeso, una scenziata brava a combattere ma che non sa uccidere e una donna alquanto esile che sembrava essere l’unica spina nel fianco ma facilmente eliminabile dalla mera maggioranza numerica? No, Desmond, quelli che hai ucciso erano solo la punta dell’Iceberg.”
“Forse hai ragione, ma con le nuove abilità che aquisirò da Ezio …” tentò di dire l’Assassino, ma Hajar lo interruppe: “Hai visto anche tu gli Animus che ci sono all’Abstergo, dico bene? Ora che i Templari sanno dell’effetto Osmosi, che hai rivelato loro compiendo quella carneficina nel magazzino, faranno usare gli Animus ai loro combattenti più adatti, e sarà un’impresa per te affrontare tutti quei potenziati avversari.”
Desmon cominciò a preoccuparsi: gli Animus che aveva visto all’Abstergo avrebbero quindi creato dei Templari Super Soldati? Meglio non pensarci.
“Ora va dentro l’Animus: non abbiamo tempo da perdere.” fece Hajar in tono di comando.
Desmond preferì non controbattere e si sedette sull’Animus. Quando fu a posto partì la visione del ricordo …
Ezio si lasciò scivolare dal tetto, e si ritrovò all’interno della città. Roma era immensa, molto più grande di Firenze, dove aveva vissuto da ragazzo.
Si occultò tra la folla, avvolto nel suo manto bianco, e si incanalò nell’andirivieni di persone, muovendosi verso il suo obbiettivo.
Ezio aveva tentato di ricostruire la Setta, anche se per ora essa contava pochi membri. Era arrivato a Roma per colpire Cesare Borgia, per ucciderlo al fine di recuperare la Mela e vendicare la morte di suo zio Mario. Aveva scelto proprio quel periodo perché a Roma era presente uno dei Templari che aveva più influenza, uno dei principali alleati di Cesare: Ferdinando II, re di Napoli.
La visita del re aveva portato grande agitazione, e Ezio era stato costretto ad entrare dall’alto, scavalcando le mura. Alzò lo sguardo e vide i suoi tre Assassini scivolare sui tetti e raggiungerlo nel vicolo nel quale si era appena infilato. Insieme a loro tornò a muoversi tra la folla, celato alla vista dei soldati.
Il palco, adibito apposta per il discorso che Ferdinando avrebbe tenuto, era sorvegliato dalle guardie papali. Ezio si guardò intorno: accedere al palco era impossibile per chiunque, ma per lui era solo difficile, non impossibile. Tuttavia valutò bene il da farsi: attaccando dal palco avrebbe corso una quantità elevata di rischi non necessari, avrebbe potuto fallire l’obbiettivo e, infine, avrebbe potuto perfino venire colto di sorpresa dai fucilieri, che lo avrebbero ucciso. No, doveva esserci un altro modo.
“Come suggerisce di agire, Maestro?” chiese uno degli Assassini.
Ezio si girò verso di lui: quella parola, Maestro, gli suonava sempre così strana da quando la usavano per riferirsi a lui.
“Sto riflettendo, Francesco.” rispose, continuando a studiare la piazza.
In un istante si illuminò.
“Ho trovato. Francesco, Jacopo, voi due dovrete richiamare su di voi l’attenzione delle guardie papali. Mi raccomando, se siete in difficoltà non pensate all’argoglio o alla missione, fuggite e basta. Nicolò, tu ti occuperai dei fucilieri sparsi sui tetti: uccidili tutti. Io penserò al caro Ferdinando. Agiremo durante il discorso.”
Così fu fatto.
Re Ferdinando II entrò a Roma sul suo cavallo bianco, protetto dalle guardie papali che Rodrigo gli aveva messo a disposizione. Ezio osservò le movenze di Ferdinando e ne memorizzò l’aspetto. Era molto grasso, col viso grassottelo. Non era particolarmente alto, e la lunga barba bianca gli ricopriva buona parte del viso. L’Assasino si mischiò alla folla, e seguì, non visto, Ferdinando fino alla piazza dove era stato allestito il palco.
Ferdinando scese da cavallo e salì sul palco, protetto sempre dalle guardie papali. Ezio guardò in alto, e vide il segnale di Nicolò, il quale lo avvisava di essersi sbarazzato dei fucilieri sui tetti. Francesco e Jacopo si avvicinarono al palco, poi estrassero le spade e assalirono le guardie papali. Dopo una breve schermaglia fuggirono, inseguiti dai nemici.
Ferdinando tentò di fuggire con le sue due guardie private, ma Ezio gi fu addosso. Prese un pugnale da lancio e lo tirò su una delle guardie, uccidendola. L’altra guardia estrasse la spada, ma Ezio, fulmineo, gli balzò addosso e gli infilò la lama celata nella gola. Lasciò cadere la guardia e lanciò un pugnale da lancio sul cavallo di Ferdinando, facendolo fuggire.
Ferdinando, capendo che l’Assassino gli aveva tagliato tutte le vie di fuga, estrasse la spada e si preparò allo scontro. Lo stesso fece l’Assassino.
Ezio, con la spada in pugno, ingaggiò duello col Templare. L’alleato del Valentino tentò di colpire Ezio, ma esso, con una rapidità incredibile gli bloccò l’arma e fece roteare il polso, facendogli volare la spada fuori dalle mani. Con un affondo, Ezio finì il Templare. Ferdinando cadde a terra, e la sua caduta fu accompagnata da Ezio.
“Riposate ora. Non avete più niente da temere.”
“Io non temo nulla. Sei stato bravo, Assassino. Io so riconoscere la sconfitta. Hai vinto, sei troppo abile per me.”
E morì.
Ezio corse via e si dileguò, mimettizzandosi tra la folla. Desmond si risvegliò di soprassalto, con gli occhi ancora pieni di ciò che aveva visto.
“Come va, Desmond?” gli chiese Lucy.
“Come se fossi stato investito da un tir.” rispose Desmond, con la sua solita nota di ironia.
“Smettila di scherzare, Desmond. Vai a riposarti. Domani continueremo le ricerche.” gli fece Hajar.
“Domani? Non c’è la possibilità che l’Abstergo ci trovi?” chiese l’Assassino americano.
“No.” disse Rebecca. “Questa è la base operativa del Maestro degli Assassini. Non c’è modo per i Templari di scoprire questo posto.”
Desmon, rincuorato dalle parole di Rebecca, si alzò da Baby e fece per andare a riposarsi, ma Shaun lo fermò.
“Dove credi di andare?”
“A riposarmi. Me lo avete detto voi.”
“Si, ma … tu sai dov’è la tua stanza?”
Silenzio.
“C’è una domanda di riserva?” fece Desmond.
“Vai sempre dritto e poi gira a destra.” gli disse Lucy.
Desmond le sorrise e andò a riposarsi.



SPAZIO AUTORE:

per Cartacciabianca: 1. Bhe, grazie della recensione ,ma quando ho recensito da te mi riferivo alla raccolta Frammenti di Memorie e Anime. 2. Quello era solo il prologo, e dovevo scrivere qualcosa d igià esistente che non mi rendeva livero come avrei voluto. In ogni caso sono contento che tu abbia ripreso a scrivere e a recensire, perchè si sentiva la tua mancanza. E bada bene che non è un commento ironico, anzi, è davvero ciò che penso!

  
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