Juliet Ginny
Cap 9 – La casa stregata
parte I
Ginny p.o.v.
Quando tornammo ad
Hogwarts, mio fratello mi fece letteralmente il terzo
grado.
Per fortuna che Hermione, che era
dalla mia parte, alla fine lo costrinse a desistere convincendolo che osa avevo
fatto in fondo non lo riguardava e che ero abbastanza grande da badare a me
stessa.
Con un sospiro di sollievo tornai al mio dormitorio,
pregando che non avesse capito qualcosa.
La mattina dopo non riuscii a vedere Draco: fra
pozioni, dada e trasfigurazione ero stata molto
impegnata, e sapevo che anche che non sarei riuscita ad incontrarlo neppure nel
pomeriggio, dato che non avevo babbanologia quel
giorno e le materie che avevo non mi consentivano di allontanarmi dalla classe.
Così fu una vera sorpresa per me quando i partecipanti al progetto teatrale vennero convocati dalla professoressa Malfoy
(Dio, quanto mi faceva strano chiamarla così!!!) per andare a visitare un posto
di cui al momento non sentii nemmeno il nome.
Non riuscivo a credere a tanta fortuna: ero felicissima!
Così uscii saltellando – ed ora che
me ne rendo conto, come un’idiota – dalla classe.
I miei compagni credevano fossi
felice perché avrei saltato storia della magia (un vero tedio) e divinazione
(cominciavo ad odiare la Cooman, soprattutto dopo che
aveva previsto la mia morte per parto al tredicesimo figlio e mi aveva
costretto a svolgere un tema sull’argomento lungo minimo trenta pergamene).
Fortunatamente nessuno di loro conosceva la verità.
Quando arrivai salutai con un cenno della mano Harry e Ron per poi avvicinarmi
con noncuranza al MIO Draco.
– Buongiorno Gin. Com’è andata stamattina?
Mi bisbigliò
– Abbastanza bene. sono così felice che la proff ci abbia fatti venire qui…
Risposi arrossendo leggermente.
– Anch’io.
Sussurrò prima di stringermi la mano, per poi ascoltare quello che diceva la
professoressa.
– …e vi ho chiamati qui per questo motivo. Il ministro
ci ha dato finalmente il permesso di usare questa casa… o meglio, il suo
giardino, per la nostra rappresentazione. E visto che
mi piacerebbe sapere la vostra opinione prima di prendere una decisione
definitiva, eccovi qui. Tantopiù che molti di voi avevano materie abbastanza
pesanti oggi… per cui non credo vi dispiaccia molto la
cosa.
Si levò un mormorio di consenso generale, mentre la donna sorrideva
compiaciuta.
– Allora credo che ora possiamo anche andare, no?
E detto ciò, ci fece strada fino… al suo ombrello!
– Questa è una passaporta. Credo che molti di voi
sappiano come si usa. In realtà Silente non era molto d’accordo, ma io non credo che sia una cosa poi molto pericolosa. È il vecchio
che vede rischi dappertutto… comunque, per chi non lo
sapesse, vi basterà toccare il mio ombrello per ritrovarvi all’ingresso della
casa. State fermi, intanto che non arrivano i vostri compagni, mi raccomando. Io arriverò per ultima, per accertarmi che tutti
vengano. Ora, chi vuole essere il primo?
Blaise Zabini, che aveva da
poco ottenuto il ruolo del padre di Romeo, si fece avanti, seguito dalla Bullstrode, la sua compagna nella tragedia, e dalla Pakinson, a cui avevano dato il
ruolo di Tebaldo.
A quel punto anche Draco li seguì, lasciando la mia
mano con un sorriso dolcissimo, sillabando con le labbra
– A dopo.
Dopo di lui andarono Tiger e Goyle,
seguiti poi dai grifondoro: Harry e Ron, Hermione
ed infine io. Quando arrivai mi ritrovai seduta
sull’erba bagnata.
Hermione mi aiutò a sollevarmi,
bisbigliandomi poi in un orecchio
– Draco è con i suoi compagni di casa… stai
attenta, Ron sospetta qualcosa. E
anche Harry ha un’aria strana.
Io annuii, grata per avermi avvisata.
Anche se dopo la sfuriata di mio fratello del giorno
precedente, avevo immaginato ci fosse qualcosa che non andava.
La casa non era male, anzi.
Il portone in legno di mogano molto lavorato secondo
uno stile tardo-barocco sfoggiava sé stesso in tutta la sua imponenza sulle
pareti esterne di un pallido rosa salmone.
Quando arrivò, la proff. ci fece entrare in un ampio atrio dal pavimento in marmo
bianco, fiancheggiato da elaborati mobili in legno laccato di nero. Ci spiegò
la storia di quella casa, sempre abitata da babbani
finché nel ‘700 non venne acquistata da un potente
mago alchimista. Si dice che quel mago sia morto ai primi del
‘900, senza lasciare eredi, e da allora nessuno aveva più abitato lì.
Così la casa era stata acquisita dal ministero che l’aveva usata per alcune
riunioni all’inizio del secolo fino agli anni ’50. dopodiché
non era più stata utilizzata in alcun modo.
– E allora come fa ad esere
così pulita? Non c’è un solo granello di polvere in giro!
Notai io.
La Malfoy ridacchiò
– No, infatti. È opera del mago che vi abitò. Occupato tutto il giorno nelle
sue ricerche, non aveva mai il tempo di pulire. Ovviamente non poteva prendersi
una colf… era rischioso per la segretezza degli esperimenti che compiva. Così
fece un incantesimo di pulizia… che dura tutt’oggi.
Eppure per me c’era qualcosa che non andava. Perché portarci lì, in una casa ancora coperta da un
incantesimo? Chissà quanti altri ce n’erano ancora in
giro…
Sembrava che Draco avesse avuto la mia stessa idea,
infatti chiese
– E così noi siamo in una casa dove c’è un incantesimo fatto più di 200 anni
fa, probabilmente. E non sappiamo se ce ne sono altri
contro gli intrusi o roba del genere.
– Non ce ne sono.
Rispose secca l’insegnante
– E allora perché il ministero ha interrotto le sue
riunioni qui così presto? E perché nessuno ci ha più
abitato?
– Sono SOLO COINCIDENZE.
Ribatté lei, piuttosto spazientita.
Draco sbuffò, ma non disse nulla.
Così continuammo ad andare avanti, fino a trovarci in un ampio salone.
– Qui è dove allestiremo il rinfresco dopo lo spettacolo.
Disse la professoressa entusiasta.
– E lì – continuò, indicando una porticina a destra –
Vi cambierete. Quella stanza da accesso sia al giardino che al balcone sul
retro, per cui è perfetta. Ora non è sistemata, ma
appena lo sarà visiteremo anche quella. Allora, che ne dite?
La Parkinson, la Bullstrod,
Zabini Tigher e Goyle sembravano unanimi nel acconsentire allegramente.
Solo noi di grifondoro e Draco
sembravamo perplessi, ma la donna sembrò non farci caso.
O non volerlo fare.
***Continua…***
Note
dell’autrice
Ciao!!! Scusatemi, poto un capitolo al secolo…
cercherò di essere più veloce.
In realtà questa cosa della casa (perconatemi il
gioco di parole) non era nemmeno prevista… è nata da un sogno che ho fatto, in
cui visitavo una casa sconosciuta dalle pareti esterne rosa salmone.
Gli abitanti, nel mio sogno, erano tutti morti di peste…
chissà, forse userò questa cosa anche nella storia. O
fors no, è da vedere.
Che ne pensate? Commentate!!!!!!!!!!!!!
Un big thanks a chi legge e commenta… la prossima
volta vi rispondo, promesso!!!
Ciao-ciao!
Al prossimo capitolo!