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Autore: lilyblack    19/10/2010    15 recensioni
Charlie Weasley non amava fare le valige, tutti i suoi numerosi familiari lo sapevano e per questo si preoccupavano di essere quanto più distanti da lui, nel giorno in cui era prevista la sua partenza o, almeno, quasi, tutti.
[...]
Tre settembre 1996, al primo piano della Tana, in una delle poche stanze da letto che non sembravano minacciare il crollo, il secondo dei figli di Arthur e Molly era fermo sulla soglia impegnato a guardare quei pochi centimetri quadrati in cui sembrava essere scoppiata una bomba di vestiti; vestiti invernali e ingombranti invadevano la sua stanza, quando sarebbero dovuti essere nel suo baule, esattamente dove li aveva posti lui dopo una lotta durata circa due giorni..
Genere: Guerra, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Charlie Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Fragments


Il ritorno


Charlie Weasley non amava fare le valige, tutti i suoi numerosi familiari lo sapevano e per questo si preoccupavano di essere quanto più distanti da lui, nel giorno in cui era prevista la sua partenza o, almeno, quasi, tutti.

Tre settembre 1996, al primo piano della Tana, in una delle poche stanze da letto che non sembravano minacciare il crollo, il secondo dei figli di Arthur e Molly era fermo sulla soglia impegnato a guardare quei pochi centimetri quadrati in cui sembrava essere scoppiata una bomba di vestiti; vestiti invernali e ingombranti invadevano la sua stanza, quando sarebbero dovuti essere nel suo baule, esattamente dove li aveva posti lui dopo una lotta durata circa due giorni.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo, immaginando di stare per affrontare un grande drago pericoloso e non un'innocua stanza piena di vestiti, vestiti che non si sarebbero dovuti trovare dov'erano. Quando le palpebre si riaprirono e svelarono di nuovo quei grandi occhi celesti, purtroppo l'inferno era ancora pieno di maglioni fatti a mano da sua madre.
Non era stupido, nonostante fosse una persona tranquilla e di poche parole, e nonostante desse spesso quell'impressione era perfettamente cosciente del perché la sua stanza era in quelle condizioni, inaccettabili perfino per gli standard di suo fratello Ron.
Il motivo aveva un nome, anzi due.
Due nomi, trecentottanta centimetri diviso due e un'infinita capacità di combinare guai e fargli saltare i nervi, solitamente a prova di qualsiasi accidente.
Amava tutti i suoi fratelli e adorava Fred e George quasi quanto Bill, ma l'idiosincrasia che provava per vestiti, bagagli e sciocchezze simili era qualcosa di impareggiabile.
Non ebbe bisogno di chiamare a sé con un urlo cavernicolo i due gemelli, da uno schiocco alquanto rumoroso e distratto,  seppe che erano arrivati. Negli anni aveva sviluppato la teoria secondo la quale ogni mago si differenziava per il POP della sua smaterializzazione e i suoi fratelli ne erano la prova vivente. Suo madre produceva un rumore che ricordava quello delle torte quando lievitavano, suo fratello Percy uno schiocco secco e preciso come quello di una pistola babbana, ma niente era comparabile al rumore che invadeva la stanza quando si materializzavano i gemelli: sembravano fuochi d'artificio.
Si voltò lentamente, respirando e contando fino ad un numero spropositatamente lontano dal dieci, pur di convincere sé stesso a non arrabbiarsi, a non lanciare fiamme dagli occhi  a non impugnare la bacchetta in modo minaccioso. Purtroppo ,nonostante tutti i suoi sforzi, lo specchio a muro rimandava l'immagine di un ragazzo non troppo alto e dalla corporatura massiccia, dotato di mani robuste, di cui una stretta con veemenza attorno alla bacchetta in legno di quercia; lo sguardo non era visibile, nel riflesso, ma quello che videro bastò a far indietreggiare Fred e George di qualche passo, con un sorrisetto beffaro e nervoso al tempo stesso, che nemmeno Molly riusciva a strappargli.
Charlie era, fra tutti i componenti della famiglia, quello che i gemelli ammiravano di più, l'unico che considerassero degno di riprenderli o sgridarli, seppure  nei limiti ristretti della loro visione del mondo.
Charlie, di contro, più li conosceva più ammirava il loro modo, colorato e vivo, di affrontare ogni cosa a testa alta.
Non era sfrontato come loro, viveva la sua vita in maniera diversa e non provava invidie, ma l'ammirazione per i gemelli non se l'era mai risparmiata.
Ammirare qualcuno non significa necessariamente disistimare se stessi.

'Charlie'
'non capiamo'
'perchè'
'ci guardi'
'in questo '
'modo'


Non sapeva se ridere, arrabbiarsi, o entrambe le cose per poi scoppiare in un pianto isterico per la stramba comunione di emozioni, cosa assolutamente estranea alla sua personalità.
Si avvicinò lentamente ai fratelli, che nel frattempo si affiancavano sempre di più, fino a sembrare uniti da un braccio; era una mossa difensiva, che attuavano fin da quando erano piccoli. Uniti contro il mondo, un nucleo compatto all'interno di un nido già forte e coeso come quello della loro famiglia.
Riuscì a non sorridere intenerito, si fermò appena in tempo tentando di visualizzare con la mente un Ungaro Spinato e non quelle due canaglie che si ritrovava come consanguinei; non poteva e non voleva perdere il suo ascendente su di loro e sorridergli dopo un'apocalisse di quella portata, non era il modo migliore per tentare di educarli, indubbiamente.


'Zitti.'

Un sibilo ben assestato aiutava, decisamente, ad arrrivare allo scopo.
Un sibilo e gli occhi ben piantati in quelli del nemico, sebbene sostenere quattro occhi contemporaneamente  possa risultare difficile: una tecnica che non gli aveva mai causato problemi.
Charlie avrebbe messo una mano sul fuoco, forse anche tutte e due, per scommettere sul volto indignato che i Fred e George avrebbero messo su, su quel passo mezzo avanti e mezzo indietro che avrebbero mosso, indecisi sul da farsi. Furbi e sfrontati, ma non così tanto da disturbare il drago nella sua tana.
Curiosi fino alla morte; Lui li aspettava al varco, qualche passo prima dell'uscio, pronto a mettere il suo piano.


'che '
'vuol'
'dire?'


Un passo in avanti di troppo e la porta che si chiudeva alle loro spalle, solo in quel momento si concesse di ghignare soddisfatto e tronfio e poi, forse, di sorridere loro.

'Vuol dire zitti ed aiutatemi a mettere in ordine.'

A quella frase quasi sbiancarono. Charlie era l'unico in famiglia che fosse mai riuscito ad obbligarli a fare qualcosa, subdolo come un Malandrino mancato e furbo esattamente come loro due. Combatteva sul loro stesso terreno, ma aveva dalla sua l'esperienza e l'abilità di maneggiare creature pericolose come i draghi.
Avevano imparato da tempo, oramai, che discutere con lui era pericoloso e quanto di meglio potevano fare era tentare di trarre qualcosa di buono dalla situazione in cui si erano, 'innocentemente', cacciati.


'Solo'
'ad una'
'condizione.'

'Non siete in grado di dettare condizioni.'

Aveva voltato loro le spalle e si era impegnato a scavalcare cumuli di maglioni, pantaloni e quant'altro, per poi fermarsi dall'altra parte della stanza, da dove poteva guardarli e controllare che non tentassero di violare la restrizione che li voleva lì dentro finché tutto non fosse stato riordinato.
George si lasciò cadere su alcune vecchie tute di Quidditch, Fred si sedette con una grazia invidiabile sulla sua sedia preferita, che puntualmente viaggiava, rimpicciolita, dalla Romania in Inghilterra e viceversa.
Iniziarono, malvolentieri, a ripiegare con le bacchette ciò che una qualche loro invenzione aveva fatto saltar fuori dai bauli; non avevano rinunciato a parlare, a chiedere e ad immischiarsi della sua vita, Charlie non si illudeva minimamente e probabilmente, se loro un giorno avessero finito di immischiarsi di quello che faceva, avrebbe pensato di aver perso due fratelli.
Le loro chiacchierate apparentemente forzate erano tra i momenti passati in Inghilterra che, una volta tornato in quella che chiamava casa, gli mancavano di più.


'solo'
'se ci'
'parlerai'
'delle donne'
'in Romania.'


Charlie scosse il capo e una piccola risata gutturale gli uscì dalle labbra, quella risata che sapeva di calore, di terra, di tempo passato sulla groppa di un drago senza badare alle condizioni metereologiche. La sua risata parlava di lui, del suo modo di vivere così istintivo eppure contenuto, al tempo stesso, così simile e diverso da quello di Bill o dei gemelli.
Non rispose, ovviamente. C'era un copione  fra di loro, che comprendeva delle regole che, nonostante non fossero mai state scritte, erano inviolabili: i gemelli dovevano insistere, altrimenti non si divertivano e lui era quello che doveva rifiutare le loro domande.
Un pò come quando erano bambini e insistevano per volare sulla sua scopa.

'eh eh?'
'che combini?'


Gli si erano avvicinati di pochissimo, uno strisciando per terra e l'altro usando la bacchetta per far lievitare la sedia.

'Fred, pensa a piegare i maglioni.'
' I maglioni sono noiosi, un racconto dettagliato...'
'ma non troppo'
'della tua vita sessuale, potrebbe esser un buon anti-noia.'


Rise, di nuovo,  non perché ci fosse realmente qualcosa di esilarante o estremamente strano nella loro richiesta, ma perchè quel loro alternarsi le frasi in maniera così naturale e perfetta, era sempre stata un'iniezione di buonumore per lui, dal carattere solitmente più contenuto.
Pensò realmente alla domanda che gli era stata posta, ma non nel modo in cui i gemelli potevano immaginare.
Charlie Weasley era spesso confuso con un donnaiolo dalle tresche segrete o con un asessuato totale, non essendo né l'uno né l'altro; aveva avuto, anni prima, una grossa delusione e dopodiché si era concentrato su tutt'altro, essendo arrivato alla conclusione che, nella vita, le cose importanti erano altre. Niente di originale o di eccessivamente deprimente, ma la figura di un domatore di draghi era così esotica, per la maggior parte delle persone che lo conoscevano, che risultava difficile accettare la realtà; in quel momento della sua vita era tutto, fuorché un uomo interessato a relazioni sentimentali.
Le sue donne si limitavano, escluse sua madre e sua sorella che erano perennementenel suo cuore, a:
Adeliana Cartarescu, la sua corpulenta e temibile padrona di casa che controllava ogni due giorni se il suo inquilino preferito era finito in pasto ad un drago, Alexia Blaga, padrona del ristorante in cui andava regolarmente a mangiare, data la sua totale incapacità nel cucinarsi qualcosa da solo; ultima, ma non ultima, la regina incontrastata del suo cuore: Alexandra, la femmina di Lungocorno Rumeno che gli era stata affidata da poco.

'Charlie!!!!'

L'urlo arrivò, possente, diritto nelle sue orecchie; non si era reso conto, mentre elucubrava sulla sua vita in Romania, che i gemelli si erano avvicinati, armati di maglioni e calzini in via di ritorno verso il fondo del baule in ciliegio. La sua famigerata occhiata di fuoco non bastò, questa volta, per allontanarli.

'Allora?'
'Bionda, rossa, mora?'
' a chi stavi pensando?'

'A nessuno...'
'Non ci crediamo...'

Alzò gli occhi e li vide li, con le bacchette che piegavano i maglioni senza rivoltarli dal lato giusto e gli enormi occhi celesti fissi sul suo volto, in attesa di una risposta. Avevano un'innocenza d'animo, nonostante la fama che si portavano dietro, incomparabile. Lui era molto più cupo e traumatizzato di loro, ricordava tremendamente bene la prima guerra ed era felice ogni volta di più quando vedeva che loro due riuscivano a farsi scivolare tutto addosso.
Chi era lui, per riportarli alla cruda realtà?


' Una rossa che si preoccupa per me, una bionda che cucina per il mio stomaco e una mora che mi scalda e mi tiene sul filo del rasoio.'
'Hai visto fratello?'
'Avevamo ragione!!'


Lo schiocco delle loro mani che si scontravano in un gesto di gioia, la risata che ne conseguì, gli riempirono il cuore; e non aveva nemmeno detto una bugia, le parole che aveva lanciato nell'aria, incoscienti, erano intrise di verità.

*°*°*°*°*°*°

Charlie amava Bucarest, la Romania, i draghi e la vita che conduceva li.
Amava la sua vita e smaniava sempre per ritornarvi, quando vi si allontanava per qualche motivo, ma se c'era un solo motivo per il quale sarebbe rimasto in inghilterra, quello era sicuramente il pranzo prima della partenza.
Nella cucina della tana faceva più caldo di quanto avrebbe dovuto e solitamente si potevano portare le mezze maniche anche in pieno inverno; sua madre si affaccendava ai fornelli con una foga inaudita, preoccupata che lui potesse rimanere a digiuno per i seguenti mesi e suo padre controllava ogni cinque minuti che la passaporta fosse attiva: se Charlie fosse arrivato in un punto sperduto della transilvania, sicuramente Arthur sarebbe stato il primo imputato del tribunale speciale di casa Weasley, composto unicamente dalla padrone di casa.
Odiava il pranzo d'addio perchè lasciare sua madre in quelle condizioni e temere per l'incolumità di suo padre era estremamente vicino al limite massimo che, da buon figlio devoto, poteva sopportare.


'Mamma...'
' si Charles?'

I gemelli erano andati via, da circa una mezz'ora e sapeva quanto la madre soffrisse anche del loro vivere metà della loro vita a Diagon Alley, nel centro del mirino.
Le si era avvicinato dalle spalle e l'aveva abbracciata lentamente, per non farla scottare; una padella caduta sarebbe stata l'inizio anticipato della seconda guerra magica. Inspirare il profumo di casa, di biscotti e di buono che sua madre portava con se gli apriva il cuore e gli ricordava quanto fosse fortunato ad avere una famiglia incasinata come la sua.


'Mamma non c'è bisogno che cucini così tanto...ho da mangiare a casa..'

Fu quando la sentì agitarsi  nel suo abbraccio debole come se fosse uno di quelli stritolatori di Hagrid, che si rese conto dell'errore. Sua madre si crogiolava nell'illusione che prima o poi, lui sarebbe tornato a vivere in inghilterra e, per quanto fosse abbastanza intelligente da rendersi conto che era un'eventualità estremamente remota, era buona regola non ricordarglielo.
Le lacrime di Molly Weasley ferivano quasi come le sue urla
e lui, in fondo, era un bravo figlio.

'Volevo dire, a Bucarest'
'Sicuro?'

Sapeva benissimo che non poteva permettersi di andare oltre, di scavalcare quel imite che permetteva alla sua famiglia di restare serena, ma non era perfetto, non lo era mai stato qualunque cosa pensasse sua madre; gli capitava di sbagliare innumerevoli volte.

'Sicurissimo mamma. Ora però dobbiamo mangiare, altrimenti perdo la passaporta...'
'Si hai ragione, come ho fatto a non pensarci prima. Avrai tante cose importanti da fare lì.'

Non riusciva a dire, dopo tutti quegli anni, il nome della città dove viveva, ma se non fosse stata così piena di testardaggine, non sarebbe stata la Molly Prewett in Weasley che tutti amavano, temevano e rispettavano.
Il pranzo passò in allegria, nonostante la capatina di una tristissima Tonks che sua madre continuava a voler far fidanzare con Bill, convinta che prima o poi si sarebbe stancato di Fleur; peccato che lui non avesse mai visto una coppia più innamorata di suo fratello e della mezza veela.
Sembrò un attimo, ed era già in piedi vicino alla porta, con il suo zainetto pieno di oggetti rimpiccioliti sulle spalle e il giornale-passaporta in mano.


'E' arrivato il momento...'
'Fai il bravo e scrivimi.'
'Tutti i giorni, promesso.'

Un bacio, un abbraccio e qualche convenevole, frasi già dette e già  ascoltate, di quelle che si pronunciano quando non si vuole realmente abbandonare qualcuno.
Ma si abbandona poi qualcuno, quando lo si porta nel cuore?
Erano anni che tentava di sciogliere l'enigma di Silente, ma si rese conto nel momento esatto in cui poggiò i piedi sul selciato della Strada Pajistei.
Respirò l'aria frizzante e tiepida della sera a pieni polmoni, gli ci volle poco per realizzare che finalmente, dopo più di un mese di lontananza, era tornato dall'unica donna che, al di la di sua madre, amasse realmente: la sua città.


'Forza Charles Weasley...una bella doccia e poi via, da Alexandra!!'

Il giornale con Scrigemour fu abbandonato sul marciapiede, oramai inservibile, mentre il sole baciava Bucarest, che salutava il figlio ritornato.


-------
Note dell'autrice:

Spero che il capitolo vi sia piaciuto *_*
A me ha aperto il cuore, scriverlo. E' totalmente diversa dall'altra long che sto scrivendo, è molto più Gryffindor, questo è innegabile XD
Non riesco a rispondere a tutte e UNDICI ( wow *_* per me è un numerone) anche perchè vi ho man mano risposto su FB, ma spero vogliate recensire ancora.  

*_*
Un bacio 'bucarestoso'.
LilyBlack
   
 
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