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Autore: Bianconiglio    09/11/2005    1 recensioni
Due bambini.Due storie che si intrecciano.Ordini gentili e nuvole che cantano.Una storia di piccoli gesti e grandi imprese.Una favola.Una tragedia.
Sigore e signori,silenzio in sala.Si apre il sipario.
Lo spettacolo sta per cominciare.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reginette vanesie e pietre troppo alte

Continuano a camminare. Ha smesso di piovere,ora. Il cielo è ancora coperto di nuvole,che sussurrano la loro ninnananna e,vanesie, incantano i viandanti con la loro bellezza. Sinuose s’intersecano in cielo,divertendosi a creare arabeschi d’ombre sul terreno. Invidiose reginette che coprono la stella più splendente e luminosa. Il Sole.
Lei attende,con crescente curiosità. Si guarda intorno. Non era mai stata lì.
Gli alberi sopra di loro mano mano sfaldano le loro chiome,non più tutte unite. La strada diviene via via più larga,terminando infine in una vasta pianura erbosa. Al centro di essa si innalzano le rovine di un vecchio castello.

<< Dove siamo? >>Chiede Lei.

Lui non risponde e continua a camminare. I Loro piedi affondano,ora,nell’erba soffice e ancora umida. Si dirigono verso le rovine. Lui fa grosse falcate per arrivare più in fretta, Lei deve correre per stargli dietro.
In poco tempo arrivano al castello diroccato. Entrambi si fermano di scatto. Alzano gli occhi per vedere la sommità della torre più alta. Lui guarda un attimo la ragazzina, infine si siede su una pietra.

<< Visto? Non hai dovuto aspettare poi tanto >>. Sorride vedendo Lei che non riesce a salire. Scende,la aiuta e le si risiede accanto.

<< E’ da tanto che penso a questa storia,ma non riuscivo mai a trovare un finale >>.

<< Come finisce? >> chiede Lei impaziente.

<< Non sai neanche di che parla e già vuoi sapere la fine? >>. La voce del ragazzino è calma e melodiosa.

<< E allora racconta >>Risponde Lei. Poggia la testa sulle gambe di Lui e aspetta.

Il ragazzino si schiarisce la gola,appoggia la schiena su una pietra dietro di lui e inizia a narrare.

<< Questa storia parla di regni lontani, principesse e samurai, tesori preziosi, Dei e mirabili gesta, d’amore e d’odio e splendenti palazzi, ornati d’oro, d’argento e bellissimi arazzi. >>


Libri mai letti e porcellane orientali

<< C’era una volta in un regno lontano una principessa di nome Aurore. Aurore era bella come la primavera, diafano il volto, rosee le labbra e i boccoli color dell’oro. La principessa però era purtroppo cieca e il Re e la Regina, per paura che le potesse capitare qualcosa di brutto, la tenevano chiusa nella sua stanza. La ragazza aveva la fragilità di un petalo di loto e non sapeva cosa volesse dire sorridere. Non aveva mai sentito il calore del sole sulla sua pelle ne mai gli zefiri azzurrini avevano sfiorato i suoi aurei capelli. Crebbe così, ingenuamente egoista e infantilmente egocentrica, con un’innaturale indifferenza verso la vita e ironicamente beffarda verso se stessa e il prossimo. Passava i suoi giorni a raccontarsi storie e a sfogliare libri senza sapere cosa vi fosse scritto.
Si trastullava con l’inutile favellar della sua stessa voce e col rumore della sua fantasia. >>

Il ragazzino si ferma un attimo e guarda la bambina. Poi prosegue.

<< In un altro reame, molto lontano da quello di Aurore, viveva il giovane Kato, samurai valente e fedele. Rimasto orfanello venne accolto a corte,nutrito e allevato. Crebbe con la determinazione di una giovane quercia e la saggezza di un vecchio salice, l’intelligenza di una flessibile canna e una voce più bella di quella di un usignolo.
Fu così che, qualche tempo dopo, Kato venne chiamato dall’imperatore. Muovendosi agilmente sulle giovani gambe arrivò, dopo aver attraversato i corridoi del palazzo, illuminati solo dalla luce della luna, all’ampia sala imperiale,contrastante ai corridoi perché contraddistinta dal luminoso bagliore dorato. “L’imperatore è il figlio del Dio Sole” ecco come si spiegava il ragazzo la luce aurea. Il giovane Kato era ingenuo. Molto ingenuo.
Erano rare le volte in cui gli era stato permesso di entrare. I suoi occhi scorrevano sulle pareti come quelli di un bambino curioso; e osservava i quadri attaccati alle pareti purpuree, e osservava il baldanzoso trono intagliato nel legno di ciliegio, e i paraventi dipinti e le tende leggere,che,con le loro movenze, ricordavano l’acqua di un lago cristallino,e le raffinate porcellane modellate da abili dita. E infine l’imperatore. Un vecchio dallo sguardo profondo e fiero. Di mille righe era cesellato il suo volto, come se ogni anno che trascorreva nella terra dei mortali tagliava un pochino la dura scorza che gli impediva di tornare al cielo; leggermente all’ingiù era la linea delle labbra del vecchio e la barba ricadeva lunga e candida sulle vesti rosseggianti , baroccamente ghirigorate di dorata filigrana. Seduto,con le affusolate dita intrecciate a formare uno strano disegno, si ergeva simile a una statua di bronzo rubeo.
Il giovinetto si inginocchiò umilmente abbassando lo sguardo vispo e gentile,non osando guardare troppo a lungo >>.

Lei ascolta la storia,cullata dalla bella voce del ragazzino,immaginandosi tutto e vedendo quello che vedeva Kato.

<< Continua >>dice.

Lui posa un dito affusolato sulle labbra calde della ragazzina e continua a raccontare.

<< L’imperatore aveva una missione importante per il giovane Kato. Aveva scelto lui tra tutti i samurai più fedeli. Lui,che era il più piccolo e il meno esperto. Aveva scelto lui per questa importante missione perché era il più riservato e il più silenzioso. Lui perché non aveva manie di grandezza,ne bramava onori e glorie, ne aspirava alle più alte cariche.
“Ragazzo”parlò l’imperatore. Aveva una voce profonda e bassa. “Ho un compito della massima importanza da affidarti”. Gli occhi di Kato guizzarono un po’incerti sull’imperatore. “Molto lontano da qui, in un regno oltre molti mari e oltre molte terre c’è un palazzo magnifico. In questo palazzo si trova un grande tesoro. Non ti nascondo che il viaggio potrebbe essere pericoloso. Potresti morire prima di arrivare a destinazione. Ma ti dico che questa notte mi è apparso il dio Feng in sogno e mi ha detto che in quel palazzo c’è una sostanza nuova,proveniente da terre ancora più lontane.
Dovevo mostrargli la mia fedeltà e portargliela.”Il samurai ascoltava in silenzio”gli dissi però che ero ormai vecchio e che non ce l’avrei fatta a compiere un viaggio tanto lungo ed Egli mi rispose allora che dovevo mandare il mio samurai migliore.”
Kato,ancora in ginocchio, arrossì e abbassò gli occhi a terra. L’imperatore sorrise vedendo le gote imporporate del giovane.
“avrai una scorta di cento uomini,ma dovranno lasciarti appena raggiunto il palazzo. In ogni caso,mio buon giovine,non ti ho ancora parlato della tua missione. Dovrai introdurti nel palazzo il più silenziosamente possibile. Non farti vedere da nessuno. Dovrai entrare nella stanza più bella e più nascosta e prendere il tesoro .Si tratta,in vero di una cosa molto piccola. E’ una ciotolina,piena di alcuni semi speciali del color della corteccia. Il loro prodotto si può mangiare ed è così effimero,così sublime da far perdere coscienza del presente per un po’di tempo. Viene chiamato ‘cibo degli Dei ’,perché si dice che in quel breve frangente comunichino per mezzo dell’uomo che l’ha bevuto o mangiato. E’ una sostanza prodigiosa,mio buon Kato.”
Il samurai annui e abbassò la testa in segno di rispetto >>

<< Ma che semi erano? >>chiede la ragazzina.

Lui sorride e le accarezza la fronte.
<< I semi della cosa che ti piace di più >>

Lei alza la testa dalle gambe di Lui si mette a sedere e lo guarda,sorride felice.
<< Semi di Cioccolato! >>

Lui annuisce,le labbra incurvate all’insù. Soddisfatte.

<< e l’Imperatore continuò:”Ma ora va,samurai. Per questa notte riposa.”
Così Kato uscì dalla sala imperiale, ancora stordito per tutte quelle nuove notizie.
“una missione” si disse. “una missione per me”. Ma il giovane Kato era ingenuo. Non conosceva tutti i pericoli che avrebbe dovuto affrontare,tutte le trappole a cui sarebbe dovuto sfuggire, i mostri terribili che avrebbe visto. Era molto ingenuo.
E fu così che, all’alba del giorno dopo ultimò i preparativi per la partenza. Era nella sua stanza. Piccola e confortevole. Aveva una grande finestra che si affacciava sulle alte montagne che circondavano il palazzo. Le vette erano avvolte dalla rosea nebbia mattutina. Il cielo era colorato dai tenui colori dell’Alba. “Chissà se tornerò mai”. Si scoprì a pensare il giovane Samurai. >>



Bonjour a tutti di nuovo!
Il secondo capitolo è molto piccolo,per questo l'ho messo assieme al terzo.Altrimenti la storia si sarebbe evoluta con molta più lentezza!
Grazie alla mia piccola Biancaneve che mi sostiene sempre,qualsiasi cosa faccia!Ti voglio bene Neve!
Grazie a Tartafante,sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto,spero di soddisfarti anche con il resto della storia!
  
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