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Autore: Darkshin    24/10/2010    4 recensioni
Continuano le avventure degli Sprouts: tra guerre e tradimenti, due amici ancora in cerca della loro strada combatteranno per un futuro migliore. Per il loro futuro. (seguito di Full Metal Shippuden)
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Full Metal Shippuden'
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                                                                                                               Dall'altra parte


Attenzione: elevata presenza di linguaggio non proprio "fine".

Seduto al piccolo tavolo nella sua tenda, Takenaka consultava i suoi appunti con aria vagamente perplessa: era evidente che la nazione del Fuoco fosse allo stremo, a giudicare dagli ultimi provvedimenti presi in materia di reclutamento, ma non si aspettava tanto. Le stime fatte dalla loro spia parlavano di un potenziale di oltre quindicimila nuovi soldati, cosa da non prendere assolutamente sotto gamba; i suoi ragazzi potevano certamente andare avanti ancora per molto, ma la carne da macello scarseggiava, come un mucchio di altra roba.
Stava ancora fumando con tranquillità cercando di fare quadrare i conti, quando l'attendente di campo venne ad avvertirlo che gli altri erano arrivati.
Francamente era la seconda cosa della giornata a stupirlo: quel piccolo gruppo di mercenari non rispondeva mai con troppa solerzia alle sue chiamate: evidentemente la forzata inattività doveva aver fatto loro un sacco di bene.
Mentre passeggiava per il piccolo villaggio di casupole di legno, qualche contadino lo salutò allegramente mentre brandiva la zappa, mentre donne e bambini gli rivolgevano un timido sorriso, da dietro i pesanti scialli. Takenada era un eroe. Takenada li avrebbe salvati dalla dittatura dei crudeli padroni del Fuoco. Takenada era un uomo come loro, un uomo di saldi principi come la terra rocciosa che ancora si ostinavano a coltivare, e lui non faceva molto per assecondare le loro idee, nonostante queste fossero del tutto sbagliate.
In realtà, Takenaka e i suoi stavano tirando anche troppo per le lunghe quella faccenda. Si sarebbero potuti arrendere molto tempo prima, risparmiando un elevato numero di vite umane e provare a cercare una sorta di pace; oppure, come vi era già stata la possibilità, avrebbero potuto sferrare un colpo decisivo alle armate nemiche, annientandole; purtroppo, entrambe le soluzioni erano poco gradite ai loro "sponsor", che vedevano la fine della guerra come la fine dei loro affari. Il loro contratto era stato chiaro: la guerra deve andare avanti, anche in eterno, se possibile. Ai lampi e alle luci di un massacro immediato, doveva sostituirsi il lento stillicidio di vite umane.
L'uomo non si nascondeva dietro un dito: sapeva di essere entrato a buon diritto nel novero degli stronzi a livello planetario, ma quello che contava di più per lui e che aveva messo sull'altro piatto della bilancia era molto più importante.
La tenda delle riunioni sorgeva in mezzo al villaggio, dove una volta c'era la piazza principale: al suo interno, c'erano tutti i professionisti che gli avevano mandato. A un lato del tavolo, un tipo orientale dai lunghi e sottili capelli scuri tentava di dare fuoco al tavolo; due ragazzini, dal capo opposto, si stavano tranquillamente scambiando i vestiti e una lunga parrucca argentata, mentre dietro di loro troneggiavano una gigantesca ascia e un M1918, un fucile semiautomatico con sopra un orsetto. Infine, seduti sulle casse in fondo, due uomini. Uno era un ragazzo piuttosto normale, castano con occhi grigi e una vistosa cicatrice a forma di croce sulla guancia. Nonostante stesse seduto, si avvertiva una certa rigidità militare nel suo modo di fare.L'altro era molto più anziano, scuro di carnagione e muscoloso, dai corti capelli a spazzola scuri; ghignò apertamente al suo indirizzo, mentre si sedeva al suo posto
"... Zolf, potresti togliere  di mezzo quell'accendino? Non so se hai notato, siamo in una tenda e quelli li in fondo, vicino a quel tipaccio sono esplosivi" sbuffò bonariamente Takenada "Voi due invece... insomma, è un riunione!"
"Ci dispiace signore" disse neutralmente quello dai capelli più corti
"Ma oggi fare il fratellino toccava a lui" completò l'altro... altra? Insomma, quello che aveva i capelli lunghi
L'ultimo uomo ghignò
"Qualcosa ti diverte, Gauron?"
"Oh, si... parecchie cose. Tanto per dirne una, non pensavo di ritrovarmi in un asilo nido con dei mocciosi..."
Fu un istante: la ragazzina dai capelli lunghi puntò il suo lungo fucile, Zolf invece tirò fuori dal lungo cappotto una pistola; il giovane che invece ancora non aveva parlato si mise immediatamente in posizione di difesa davanti a Gauron
"Signori, vi invito a sedervi... Gauron, se i tuoi compagni non ti stanno bene, quella è la porta"
"Tsk... riposo, Kashim" richiamò sprezzante il ragazzo
"Bene. Ora che abbiamo appianato le nostre divergenze, possiamo passare alle cose serie: i capi hanno deciso che a breve i tempi saranno maturi per l'"Occhio di Luna""
Erano anni che penavano, aspettando quel momento. A breve, avrebbero sovvertito i poteri della grande nazione del Fuoco e della maggior parte delle terre confinanti; grazie alle risorse che avevano accumulato durante quella lunga guerra, conquistare territori anche più ampi sarebbe stato uno scherzo, in una vorticosa reazione a catena che li avrebbe portati ad avere i controllo dell'intero mondo!
"Prima di tutto, le vostre missioni. Hansel, Gretel" Takenada porse loro un fascicolo "Qui ci sono i vostri prossimi obiettivi. Abbiamo lasciato il meglio per ultimo, c'è addirittura un capo di stato. Kimblee, come sei messo ad esplosivi?"
"Dimmi quando e dove"
"Tieni..."
"Ah" fece l'umo, sorridendo. "Ponti. Non sono come gli ospedali o le scuole, ma mi accontento"
"Gauron e Kashim, per ora voi siete in stand by. Non è ancora il momento di tirare fuori Arbalest e Venom"
"Il Venom sta facendo la polvere, ed è una cosa che non sopporto..." lo ammonì Gauron
"Aspettate il nostro terzo asso, questi sono gli ordini."
"Ok, ok..."
"Ricevuto" scattò sull'attenti Kashim

"Attenti, scarti di soldati! ieri sono stato permissivo e gentile, ma da oggi mi aspetto di più da voi!"
"Signorsì signore!"
"Ogni due giorni, farete allenamento con me. Negli altri, il caporale Zabusa vi addestrerà nelle tecniche di lotta, mentre il caporale Mitarashi e il capitano Hatake nell'uso delle armi. E' tutto! Rompete le righe!"
Quella mattina, quando li aveva svegliati, il sergente Morino era sembrato loro decisamente più allegro e meno su di giri del giorno prima; ingenuamente, si erano detti che magari avevano commesso un errore di valutazione, forse non era così tremendo come voleva apparire.
Speranze ovviamente ben presto andate in frantumi: pochi giri di corsa di campo che avevano già messo alla prova i muscoli stremati dal giorno prima, ed ecco che il loro adorabile istruttore aveva portato davanti al primo ostacolo le sue nuove reclute infagottate in lunghe maglie grigie e pantaloni verdi. Cappello a parte, era la stessa mise di Morino tra l'altro.
Per prima cosa, avevano tre cavalletti fatti con tronchi di legno davanti a loro: il primo serviva da pedana d' appoggio, essendo a non più di dieci centimetri da terra  Era necessario tuttavia per raggiungere il secondo a un metro e settanta e poi il terzo due metri e mezzo: Da lì, ci si lanciava sulla nuda terra.
Nulla di particolarmente difficile, infatti la maggior parte delle coppie, anche se arrancando, riusciva a portarlo a termine al primo tentativo.
Il problema però, come tutti prevedevano, fu Choji
"Si può sapere cosa cazzo stai facendo, grassone?" cominciò a urlare al suo indirizzo "Vuoi fregarmi? Vuoi attirare l'attenzione fingendo sofferenza? Alza quel culo grasso e salta quell'ostacolo, muoversi!"
Ogni tentativo però era peggiore del precedente: non che non si impegnasse, ma le braccia non erano allenate a quel tipo di sforzo: si aggrappava al secondo tronco e inevitabilmente crollava a terra, sotto lo sguardo disgustato e gli insulti sempre più pesanti di Morino.
Ancora peggio quando si trattò di fare piegamenti su una barra: dovevano aggrapparsi e tirarsi su con la sola forza delle braccia
"Margherita, forza! Saresti un soldato? Se tu sei un soldato io sono il papa! Se non ti alzi su quelle braccia ti spedisco a lavare cessi per un mese, forza!"
"Biondino del cazzo meno chiacchiere! Vuoi un altro giro nella fossa?"
"Su cazzo! Su ho detto! Fammene una per il tuo sergente! Fammene una per i caporali! Cos'è, i caporali non ti piacciono, sbiancato? Grassone, fammi tu un sollevamento per i caporali, forza! Che hai, hai frequentato troppo la signora mano ieri sera? Tirati su o sparisci, vescica ripiena di merda!"
Ansimava sempre di più... ma il peggio doveva venire: il terzo ostacolo era una sorta di enorme scala a pioli, larga e robusta abbastanza per tre persone: ci si doveva salire in cima per poi passare dall'altra parte e ridiscendere
"Sei patetico grassone, ti rendi conto? Anche mia nonna farebbe meglio del tuo culo flaccido, lo sai? Avanti, sali! Sali ho detto!"
Era arrivato in cima, quando almeno venti persone erano passate nel tempo che lui ci aveva messo, ma sembrava dubbioso
"Scavalca! Muoviti e scavalca, maledetto lardo ricoperto di ciccia! Scavalca!"
Ma non ce la faceva: oltre alla debolezza, anche le vertigini ci si erano messe
"Non vuoi scavalcare? Scendi, dannazione! Scendi dal mio ostacolo del cazzo! Hai bisogno di qualcuno che ti raddrizzi, grassone! Giuro che riuscirò a renderti un soldato decente, dovessi morirci sopra!"
E così via, per tutto il giorno: ora ce l'aveva con Naruto, ora con Sasuke, ogni tanto con Deidara o Sasori. Ma lui era sempre in mezzo, sempre il bersaglio preferito delle imprecazioni sempre più colorite e fantasiose. Fossero stati al cinema magari ne avrebbero sorriso, come in una sorta di commedia. Vista dall'esterno quella rabbia poteva sembrare esagerata e in un certo senso piacevole. Quando la parola di un uomo calvo e muscoloso si traduceva in vita o morte però la musica cambiava.
Naruto cominciava a capire quello che ne sarebbe stato di loro: nemmeno una volta, nel corso dell'addestramento, Morino aveva usato i loro nomi. nemmeno una, neanche per sbaglio.
Quando li aveva fatti correre nel fango, Kiba era scivolato e Neji, istintivamente gli aveva porto una mano per aiutarlo a rialzarsi, ma nel momento della stretta, la prima frustata della giornata si abbatté su di loro e sulle loro mani, forzando l'Aquila a lasciare il Cane, sotto lo sguardo adamantino e severo del sergente istruttore.

"E' dunque questa la routine di un campo di addestramento del Paese del Fuoco?" si domandò NAurto mentre l'acqua della doccia, a tratti bollente e a tratti gelida, lavava via lo sporco e parte della tensione.
Non conoscevano soldati di nessun altro campo quindi non avevano termini di paragone; però, quello che Morino voleva e che avevano solo sospettato ormai era
chiaro. Macchine, non uomini; privarli della loro originalità in quanto esseri umani, renderli ciascuno uguale all'altro, una massa anonima di carnefici con in testa solo il prossimo nemico da abbattere; voleva la loro mente, voleva loro come persone, per poi svuotarli e lasciare un guscio di ossa, muscoli e riflessi.
Mentre finalmente la temperatura dell'acqua raggiungeva una temperatura accettabile, Naruto rifletteva.
Aveva sempre i suoi amici, che potevano dargli una mano: ma la reazione di Morino alla vista dNeji che aiutava Kiba era stata chiara. Ognuno per sè.
Pensava a Chouji, che più di tutti pativa quella situazione e che rischiava di perdersi.
Fu solo nella cuccetta che una pallida soluzione gli venne in mente: tra il suo equipaggiamento, aveva un coltellino multiuso con una lama lunga circa cinque centimetri e un vecchio accendino ancora fuzionante per sterilizzarlo. Le mani tremavano un pò, chiunque vedendolo lo avrebbe preso per un fanatico, un fissato o magari un esibizionista.
Una mano più ferma impedì all'accendino di cadere: le fiamme danzavano negli occhi scuri di Sasuke, che lo fissavano come in attesa di qualcosa.
Il biondo annui, mentre lo sguardo dell'altro brillava quasi di composta fierezza.
Solo allora la Volpe lanciò la sua sfida: con la lama del coltello ancora calda, incise all'altezza del suo cuore un piccolo kanji: Naruto.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo, l'amico fece lo stesso.
Ora, seduti fianco a fianco sulla stessa brandina, si fissavano in tralice
"Che ci provino ora, a fare i furbi..."
"Già... con chi diavolo credono di avere a che fare!?" risero insieme, facendo nascere nei compagni la convinzione che un solo giorno di allenamento li avesse resi pazzi sul serio.



Ehm... (vocina timida)...buongiorno... il vecchio Dark  è tornato dopo due mesi a farsi sentire, direte voi. Mi spiace molto per il ritardo... ma sapete, la vita è una cosa maledettamente difficile. Sono riuscito finalmente a ritrovare ispirazione, anche grazie ad un amico e spero di potere andare più spedito.
Scusate ancora :-(

Angolo recensioni:

Vaius: Bellissima coppia, i due... mi ricordano ShikaTema... non ce li vedevo a fare la coppietta melensa, e poi mi seerviva un alleato dalla parte di Hinata che la aiuti, povera ragazza, a trovare due briciole di coraggio! XD

Yuki21: eh, sai com'è... si è in guerra, il giusto e lo sbagliato perdono di significato U_U. Piaciuta la frase di Hanabi? ahaha... alle volte non so neanche come mi vengono XD. Che ci vuoi fare, comunque... siamo di una annata di romanticoni incalliti ^^

Lily Evans93: Ecco, con due mesi di ritardo il novo capitolo, perdona il tempo che hai aspettato... bon, pare che le coppie stiano bene a tutti! Ora non mi resta che mettere insieme quella principale e siamo a posto!


Per chi interessa e a chi piace Bleach, ho iniziato a postare anche una fic-giallo su quel mondo dal titolo "Dream Dream Dreamers", datele pure una occhiata se vi va!

Dark

  
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