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Autore: MiaStonk    25/10/2010    3 recensioni
Le mura di Hogwarts accolgono i ragazzi della nuova generazione e sebbene non sembrano ritrovarsi ad affrontare gli stessi pericoli dei genitori,hanno comunque il loro ben da fare tra amori acerbi, rivalità e sentimenti di complicità e amicizia.
'Rose si limitò a scuotere il capo e sospirare,salutando con ritrovato buon umore il resto della famiglia.
Hugo e Lily confabulavano animatamente di qualcosa,di cui Rose non avrebbe voluto sicuramente saperne nulla poiché come Prefetto avrebbe di certo avuto il compito di fermare qualsiasi stramba iniziativa.
Si voltò e alla sua destra ciò che vide peggiorò solamente la sua preoccupazione.
Roxanne,degna figlia di George Weasley armeggiava con due o tre ampolle contenenti liquidi dai colori più svariati e che senza dubbio avrebbero provocato al malcapitato di turno i capelli di un colore inimmaginabile o l’alito pestilenziale.
Ignara della reale gravità di ciò che questo avrebbe comportato,Rox rialzò gli occhi scuri su Rose rivolgendole il più radioso tra i sorrisi e al tempo stesso il più inquietante.
Dominique,dall’altro lato della panca imburrava una fetta di pane tostato con la sua solita flemma,lontana da tutto ciò che el accadeva intorno.
Rose Weasley spostò la sua attenzione a qualche tavolo più in là,quello della casata dei Serpeverde dove l’odiato biondino prendeva posto accanto ad un ragazzo dalla chioma nera e in disordine,sul cui volto brillavano due occhi di un meraviglioso e vivace verde: Albus Severus Potter,suo cugino.
La ragazza non potè evitare una smorfia nell’osservare i due ridere e scherzare amichevolmente,da veri amici quali erano. '
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Buon Sangue Non Mente'
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2. Riflessioni, ostilità e un bacio

 

Quella mattina la Sala Grande era ancora semi deserta. Ospitava i pochi ragazzi che avevano l’abitudine di alzarsi presto e quelli, come James Sirius Potter che erano stati letteralmente buttati giù dal proprio letto da una cugina fastidiosa ed estremamente noiosa.

 

Il ragazzo, completamente intontito riusciva a stento ad imburrare un fetta di pane tostato mentre osservava imbronciato una pimpante e sorridente Rose che versava succo di zucca nei loro bicchieri. Come se l’allegria della giovane Weasley non bastasse, l’attimo dopo si unì quella di Lisa Baston che di buon umore  come suo solito, si sedette accanto a James.

 

<< Rose, buongiorno!  Capitano… >> 

 

 Li salutò come era abitudine, con voce squillante e col suo disarmante sorriso. Una smorfia d’insofferenza comparve sul volto del giovane Potter che sembrava seccato non solo per gli eccessivi decibel con cui la voce di Lisa gli arrivava, ma soprattutto , cosa che lo sorprese, dal fatto che si ostinasse a non chiamarlo per nome. Da che ricordava non l’aveva mai fatto.  Rispose al suo saluto con un grugnito, sotto lo sguardo divertito di sua cugina.

 

<< Ieri io e James eravamo in Sala Comune e abbiamo assistito, non volendo, alla conversazione di due Grifondoro >>

 

L’occhiata del giovane, che sembrò improvvisamente svegliarsi, fece tentennare Rose che rivolgendogli un gesto di noncuranza continuò a parlare.  

 

<< Parlavano del fatto che McLaggen ti avesse chiesto di accompagnarlo ad Hogsmeade >>

 

 Indugiò con lo sguardo sull’amica che tranquilla beveva il suo succo, in attesa di una conferma o che lei aggiungesse qualche particolare alla vicenda.

 

<< Oh, si… >>

 

  Alzò le spalle, prestando più attenzione alla colazione che alla conversazione.  Sia James che Rose la fissavano, sperando che soddisfacesse la loro curiosità. 

 

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 << Ma non è vero! >>   Sbottò Rose, facendo sussultare gli altri due. 

 

<< Sabato non avete gli allenamenti! >>   Terminò lanciando un’occhiataccia al cugino che si ostinava a restare in silenzio.

 

<< Si, lo so Rose”   Rispose Lisa tranquilla.  << Ma mi allenerò comunque da sola, lo faccio sempre, lo sai >>

 

James, capo chino nel suo piatto di porridge non riuscì a trattenere un sorriso che non sfuggì a Rose, la quale pensò di approfittare della cosa e fingendo totale disinteresse non ebbe intenzione di concludere il discorso.

 

<< Allora, visto che il tuo capitano è schiavista, sabato si allenerà con te! >>

 

 Divertita dallo sguardo sbigottito del ragazzo, si affrettò a ingurgitare un muffin al cioccolato sperando che con la bocca piena avesse soffocato più facilmente una risata. Inaspettatamente fu Lisa a parlare, prima che James potesse aprir bocca per replicare.

 

<< Non ne vedo il bisogno >> Riprese sbrigativamente,  iniziando una lettura veloce della prima pagina della Gazzetta del Profeta.    << Potter non considera una perdita di tempo trastullarsi per le vie di Hogsmeade con qualcuna del suo fan club >>

 

 Il tono era apparentemente tranquillo, ma a Rose che conosceva la ragazza ormai da anni, non sfuggì una nota di risentimento.  Che fosse innamorata di suo cugino? Quel pensiero si fece largo nella sua mente e assottigliando le palpebre la fissava cercando un particolare nella sua espressione che tradisse la sua compostezza.

 

Dal canto suo James si era limitato a sputacchiare pezzetti di cibo sulla divisa del malcapitato che aveva di fronte, il quale borbottò qualcosa ma nessuno dei presenti gli prestò la benchè minimia attenzione. Immerso ognuno nei propri pensieri continuarono a consumare il loro pasto prima che al loro tavolo si unissero i restanti Weasley e Lily Potter. 

 

E questo significò che la tranquillità che regnava fino ad un attimo prima fu rotta dalle lamentele di Dominique sui suoi capelli che quella mattina, a suo parere, sembravano non andare per il verso giusto, dalle accese discussioni di Lily e Hugo sui giocatori dei Chudley Cannons e dalla vivace descrizione di Roxanne del modo in cui fosse riuscita a  far bere a Lysander il contenuto dell’ampolla che avrebbe indotto i suoi capelli a cambiare colore. 

 

James non prestava minimamente attenzione al chiacchiericcio che animava la tavolata, osservava il contenuto del suo piatto, pensieroso. Si chiedeva il perché la vicinanza di Lisa lo agitasse, il perché fosse sollevato nell’aver saputo che aveva rifiutato l’offerta di Mclaggen e soprattutto perché provasse tutto questo solo ora.

 

Conosceva quella ragazza dal primo giorno in cui aveva messo piede sull’Espresso per  Hogwarts , anzi ancor prima che lo facesse poiché l’attimo prima i genitori di entrambi si erano intrattenuti a chiacchierare da vecchi amici quali erano.  E lui aveva fatto forza a quella ragazzina che sembrava impaurita e spaesata.

 

Si era seduto accanto a lei nello stesso vagone e avevano da subito cominciato a parlare di Quidditch e poi l’anno dopo entrambi erano entrati a far parte della stessa squadra e da allora non era passato giorno senza che lei gli stesse accanto, ma con discrezione e comportandosi come uno dei suoi compagni più che come una ragazza. Forse era questo il problema, era la prima volta che riusciva a guardarla con occhi diversi.

 

                                                                                  ***

 

Rose intravide Albus alla fine del corridoio e ansiosa di parlargli delle sue recenti intuizioni si diresse da lui spedita. Alzò una mano in modo che egli la notasse, come se l’indomabile chioma di un rosso accesso non fosse abbastanza.

 

<< Al ! Devo parlarti assolutamente, c’è una cosa che… >>

 

 Ma si interruppe quando, più vicina, si accorse della presenza di Scorpius, seduto sul davanzale della grande finestra. 

 

<< Non importa >>

 

 Continuò seccata sotto lo sguardo interrogativo del cugino e decisamente divertito dell’altro Serpeverde. Senza aspettare una delle sue sgradevoli repliche, corse in biblioteca.

 

<< Tua cugina mi detesta più di quanto potessi immaginare >>    Ribattè il biondo sogghignando.  << Credo che se non ci fosse, mi annoierei terribilmente >>   Concluse frettoloso senza badare al significato delle sue parole.  Albus alzò un sopracciglio, osservandolo esasperato.

 

<< Non vi stancate mai di inveire l’uno contro l’altro? >>

 

 Alla domanda dell’amico,  Scorpius rispose con un’alzata di spalle, apparentemente pensieroso. Chinò il capo, dando un’occhiata all’interno della Biblioteca la cui porta era ancora aperta.  E la vide. Era , come di consueto, china su un gigantesco volume senza badare alla postura scorretta. I boccoli rossi le ricadevano sul viso concentrato, ma visibilmente ancora imbronciato e di tanto in tanto allontanava qualche ciocca con uno sbuffo o un gesto frenetico della mano.

 

Non potè trattenere un sorriso all’immagine di quella ragazzina che troppo spesso, senza che egli lo desiderasse occupava i suoi pensieri.  La delicata pacca sulla spalla di Albus lo richiamò alla realtà e spingendosi l’un l’altro per i corridoi, ridendo e facendo più rumore del dovuto,  si diressero verso la Sala Comune della loro casata.

 

                                                                                   ***

 

Quella sera,  dopo cena, le ragazze erano rientrate presto nella camera del dormitorio femminile di Grifondoro, che insieme condividevano.  Parlarono a lungo dei tenaci spasimanti di Dominique che nonostante le parole poco gentili che ella rivolgeva loro, allo scopo di sbarazzarsene, si ostinavano a continuare il ridicolo corteggiamento.

 

Risero delle strambe idee di Roxanne sull’ideazione di un piano per sbarazzarsene definitivamente e concordarono sugli epiteti poco carini che Rose riservava al biondo Serpeverde, riconoscendone tuttavia e a dispetto della ragazza un innaturale fascino.  E poi il discorso cadde sul rifiuto di Lisa all’invito di Mclaggen, di cui ormai tutta Hogwarts era a conoscenza.

 

<< Non capisco perché desti tanto scalpore >>   Sibilò la ragazza con una scrollata di spalle.   << Trovate così assurdo che io preferisca il Quidditch ad un bamboccio? >>

 

 Probabilmente il tono indicava che la sua fosse per lo più una domanda retorica ma le altre risposero ugualmente. Dominique annuì energicamente, Roxanne e Lily scossero il capo mentre Rose rimase in silenzio, di nuovo immersa in quel pensiero che stamattina l’aveva così sorpresa, ma allo stesso tempo divertita. 

 

<< Sono certa che se lasciassi sciolti i capelli e indossassi qualcosa di più femminile… >>

 

Dominique si rialzò da suo letto, avvicinandosi con aria minacciosa a Lisa, la quale intuite le intenzioni della bionda balzò dal letto indietreggiando verso la porta. Le altre si limitarono a sorridere e ad ammirare la solita scenetta che si ripeteva decine e decine di volte, e finiva sempre allo stesso modo.

 

<< Ogni anno la mia risposta è sempre la stessa Dom, non ho intenzione di fare niente di quello che mi hai suggerito! >>

 

 E prese a correre per la stanza inseguita da  Dominique che dopo diversi minuti riuscì solo a strapparle l’elastico che intrappolava i suoi capelli in un alta coda, senza riuscire ad ottenere altro da un’irremovibile Lisa.

 

                                                                               ***

 

Rialzando il capo dal tomo di Trasfigurazione e dando un’occhiata fuori dalla finestra, Rose si accorse che probabilmente aveva trascorso in biblioteca più tempo del dovuto: il sole era calato e i caldi colori del tramonto riempivano l’ampia stanza.

 

Prese le sue cose e s’incamminò verso la sala grande guidata dal brontolio del suo stomaco.  Continuava a pensare a Lisa e si chiedeva se il sentore avuto il giorno prima a colazione corrispondesse a verità. Si rimproverò di non essere stata una buona amica perché in sei anni non si era accorta di nulla, ma a sua discolpa doveva ammettere che la ragazza era sempre stata restia ad esternare le sue emozioni.

 

A differenza della giovane Weasley che, ad esempio, non era capace di trattenere la sua collera e soprassedere sulle cose che non le andavano giù. E subito il suo pensiero andò a quell’arrogante Serpe, l’unico che riusciva a tirare fuori il peggio di sé. Si era sforzata, per l’affetto che nutriva nei confronti di suo cugino, ad accettare la costante presenza del ragazzo accanto ad Albus ma non appena incrociava il suo sguardo, qualcosa dentro di lei scalpitava.

 

Una rabbia incontrollabile nei suoi confronti che sapeva bene non derivava da nessun tipo di pregiudizio sebbene suo padre si era raccomandato dal primo giorno, di non dare confidenza ad un Malfoy e ad impegnarsi nel superarlo ad ogni competizione. Ma Rose non era tipo da evitare qualcuno solo per il suo cognome o perché fosse uno Slytherin, del resto anche suo cugino lo era e lei gli era profondamente legata . 

 

Continuando a scervellarsi sulla ragione per cui lo odiasse a tal punto e chiedendosi quando quell’avversione fosse nata, dovette sbattere contro qualcosa o qualcuno perché si ritrovò l’attimo dopo seduta sul freddo pavimento.

 

<< Weasley è paradossale il fatto che pur avendo un avversione per le scope tu abbia sempre la testa fra le nuvole! >>

 

 Il ragazzo che fino ad un attimo prima aveva occupato i suoi pensieri, ora si trovava dinanzi a lei e com’era abitudine stava deridendola.

 

<< Nessun ragazzino del primo anno da spaventare o ragazza da illudere, Malfoy? >> 

 

Fu la replica di Rose che, nel pronunciarla, ebbe l’impressione che gli insulti che gli rivolgeva ormai uscissero da soli dalla sua bocca. 

 

<< Non ora, dal momento che l’altra mia fonte di divertimento mi è letteralmente piombata addosso! >>

 

 Rose che nel frattempo si era rialzata, gli piombò a pochi centimetri dal naso, indispettita dall’innaturale tranquillità con qui si prendeva gioco di lei. Rose non era mai riuscita a mostrare tanta stoicità nei suoi riguardi, anzi più gli parlava e più si infervorava.  Pensò in quel momento di non aver mai visto Scorpius arrabbiato, così come probabilmente egli non aveva mai visto un suo sorriso.

 

<< Merlino! Quanto… quanto ti odio Malfoy! >>

 

Sbottò inferocita, amareggiata dal fatto che la troppa rabbia le impedisse di formulare un’accusa altrettanto pungente, pur consapevole del fatto che qualsiasi cosa gli avesse detto non l’avrebbe scalfito,visto l’importanza che le dava.

 

Girò i tacchi lasciando il ragazzo compiaciuto della sua impresa: molestare i bambinetti del primo anno o intrattenersi con una ragazza qualunque non avrebbero mai retto il confronto col litigare con Rose Weasley, vedere il suo visino imbronciato arrossarsi ed essere consapevole di essere l’unico a riuscire a provocarla a quel punto.

 

                                                                  ***

 

Il giorno seguente la maggioranza degli studenti aveva lasciato il castello per la consueta gita ad Hogsmeade e quando Rose risalì le scale del dormitorio femminile di Grifondoro non trovò nessuna delle sue amica in camera. Per un attimo le balenò l’idea che Lisa avesse accettato di uscire con McLaggen e si accorse che la cosa non l’entusiasmava. Sprofondò nel suo letto rannicchiandosi sotto le coperte godendo di quella quiete che rare volte regnava tra quelle mura. 

 

Ma la giovane Weasley era ben lontana dalla verità: Lisa Baston era, come previsto, al campo di Qudditch. Impugnava il manico della sua Firebolt e aveva lo sguardo rivolto ai tre anelli posti all’estremità del campo. Non fu sola a lungo, il capitano della sua squadra la raggiunse pochi minuti dopo il suo arrivo. Sul volto il solito sorriso sornione che contraddistingueva il maggiore dei fratelli Potter, il quale accennò ad un  saluto con un cenno del capo.

 

<< Potter! >>

 

 Ad accoglierlo fu lo sguardo sbalordito di Lisa che lo fissava come se vederlo lì di fronte a lei fosse l’ultima cosa che credeva possibile. James la fissò a lungo prima di parlare. Indossava come suo solito abiti decisamente poco femminili: un jeans, una camicia sicuramente da uomo che ne nascondeva le fattezze e ai piedi delle scarpe sportive parecchio consumate.

 

Ma l’attenzione del ragazzo si posò sui capelli mossi dal vento che, sciolti, le incorniciavano il viso in modo incantevole.  L’aria interrogativa che sorse sul volto della ragazza lo destò dai suoi pensieri e finalmente sembrò ritornare in sé.

 

<< Si era detto che avremmo passato il sabato ad allenarci, no? >>

 

 James si costrinse ad usare un tono tra i più naturali possibili e pregò che non si accorgesse del suo disagio. Lisa lo fissò per qualche altro secondo prima di sorridergli con naturalezza, annuendo energicamente. 

 

E l’attimo dopo volavano sul campo lanciandosi la pluffa e posizionandosi a turno tra gli anelli. Senza accorgersene trascorsero l’intero pomeriggio a giocare a Quidditch, a burlarsi dell’altro e ridere come poche volte avevano fatto fin ora. Fu quando il sole alle loro spalle cominciò a calare che si decisero ad abbandonare il cielo e calpestare nuovamente l’umido terreno.

 

<< E’ una fortuna per te avermi nella stessa squadra Potter. Avresti avuto una temibile rivale! >>

 

Lisa che camminava davanti al ragazzo, si voltò mostrandogli la lingua e, non riuscendo a fingere a lungo un’aria altezzosa, scoppiò a ridere di gusto.  James contagiato dalla sua allegria la imitò prima di afferrarla per la vita e solleticarle i fianchi ricordandosi del suo, probabilmente unico, punto debole.

 

<< Ma sentitela! L’aria da presuntuosa non ti si addice per niente piccola Baston! >>

 

 E Lisa, che intanto aveva lasciato che la scopa cadesse al suolo, si dimenava ridendo.

 

<< No James, ti prego basta! >> 

 

Furono le uniche parole che riuscì a dire, presa com’era dal tentativo di liberarsi di quella stretta. Il giovane Potter si fermò all’improvviso, fissandola con un espressione indecifrabile. Ancora la stringeva e le sue mani erano ben ferme sui fianchi della ragazza che ora, lo fissava perplessa.

 

<< Cosa hai detto? >>

 

 Sussurrò, guardandola con un’intensità che mise Lisa palesemente a disagio.

 

<< Io…ti ho chiesto di fermarti perché… >>  Non ebbe tempo di continuare che ancora fu interrotta.

 

<< No, il mio nome… hai.. .credo che tu abbia pronunciato il mio nome per la prima volta >>

 

 Lisa lo fissò per diversi secondi e l’espressione sconcertata lasciò il posto ad un sorriso, ad uno dei suoi meravigliosi sorrisi.

 

<< Non è stata la prima volta… >>  Data l’aria interrogativa di James, la ragazza continuò.  << Quando oltrepassammo per la prima volta il ritratto della Signora Grassa e giungemmo nella Sala Comune di Grifondoro eri già attorniato da decine di ragazzine e io che non riuscivo ad attirare la tua attenzione... >>  Abbassò lo sguardo e le sue guance si arrossarono lievemente.  << Salii su una delle tante poltrone e… ti chiamai a gran voce… >>

 

 Deglutì, attendendo che egli replicasse, ma poiché nessuna parola le giungeva rialzò lo sguardo incrociando quello del ragazzo. Fu un secondo dopo che James posò le labbra su quelle di Lisa, baciandole con estrema delicatezza. Una mano risalì a carezzarle il volto, spostandosi infine tra i suoi capelli.  Era stato un impulso che non avrebbe saputo soffocare, ne sentiva l’urgenza e il bisogno di stringerla a sé. 

 

E per la prima volta fu certo che le sue labbra, i suoi occhi, le sue mani, tutto di lui erano fatti per sentirla. Si nutrì del suo sapore, come a volerlo imprimere nella sua mente.  Riaprirono gli occhi quando le loro bocche si separarono controvoglia solo per permettergli di riprendere fiato. Si fissarono a lungo fina che quel piacevole silenzio fu interrotto dall’arrivo di qualcuno.

 

James si staccò bruscamente da lei quando un gruppo di ragazzi che riconobbero poi come compagni di squadra, si avvicinarono borbottando qualcosa spensierati. Si azzuffarono col capitano come da rito e gli parlarono di qualcosa, ma alle orecchie della Baston giunsero soltanto strascichi di conversazione, risate lontane.

 

Li fissava, ma sembrava non vederli. Incrociò per un istante lo sguardo di James, ma lo distolse rapida. Afferrò la sua Firebolt e senza accennare ad un saluto corse, allontanandosi dal campo.

 

<< Ehi, che le prende? >>

 

 Uno dei ragazzi osservò perplesso la dipartita improvvisa di Lisa, sorpreso che non li avesse degnati della minima attenzione, cosa che non era assolutamente da lei. Si voltò verso James, chiaramente in attesa di una risposta. Tutti si zittirono, osservando il capitano che si limitò a scrollare le spalle e fingere di ignorare il motivo del suo turbamento.

 

Ai ragazzi sembrò bastare la sua replica perché ritornarono a saltare uno addosso all’altro, schernendo qualche Serpeverde e ridendo di gusto per i loro insulti coloriti. James rimase a fissare l’uscita del campo, e stavolta non sorrise.

 

 

 

 

 

   
 
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