2. Riflessioni,
ostilità e un bacio
Quella mattina
la Sala Grande era ancora semi deserta.
Ospitava i pochi ragazzi che avevano l’abitudine di alzarsi
presto e quelli, come
James Sirius Potter che erano stati letteralmente buttati
giù dal proprio letto
da una cugina fastidiosa ed estremamente noiosa.
Il ragazzo,
completamente intontito riusciva a stento ad
imburrare un fetta di pane tostato mentre osservava imbronciato una
pimpante e
sorridente Rose che versava succo di zucca nei loro bicchieri. Come se
l’allegria della giovane Weasley non bastasse,
l’attimo dopo si unì quella di
Lisa Baston che di buon umore come
suo
solito, si sedette accanto a James.
<<
Rose, buongiorno!
Capitano… >>
Li
salutò come era
abitudine, con voce squillante e col suo disarmante sorriso. Una
smorfia
d’insofferenza comparve sul volto del giovane Potter che
sembrava seccato non
solo per gli eccessivi decibel con cui la voce di Lisa gli arrivava, ma
soprattutto
, cosa che lo sorprese, dal fatto che si ostinasse a non chiamarlo per
nome. Da
che ricordava non l’aveva mai fatto.
Rispose al suo saluto con un grugnito, sotto lo sguardo
divertito di sua
cugina.
<<
Ieri io e James eravamo in Sala Comune e abbiamo
assistito, non volendo, alla conversazione di due Grifondoro
>>
L’occhiata
del giovane, che sembrò improvvisamente
svegliarsi, fece tentennare Rose che rivolgendogli un gesto di
noncuranza
continuò a parlare.
<<
Parlavano del fatto che McLaggen ti avesse chiesto
di accompagnarlo ad Hogsmeade >>
Indugiò
con lo
sguardo sull’amica che tranquilla beveva il suo succo, in
attesa di una
conferma o che lei aggiungesse qualche particolare alla vicenda.
<<
Oh, si… >>
Alzò le spalle, prestando
più attenzione alla colazione che alla conversazione. Sia James che Rose la
fissavano, sperando che
soddisfacesse la loro curiosità.
<
<<
Ma non è
vero! >> Sbottò
Rose, facendo
sussultare gli altri due.
<<
Sabato non avete gli allenamenti! >>
Terminò lanciando un’occhiataccia al
cugino
che si ostinava a restare in silenzio.
<<
Si, lo so Rose”
Rispose Lisa tranquilla.
<<
Ma mi allenerò comunque da sola, lo faccio sempre, lo sai
>>
James, capo
chino nel suo piatto di porridge
non riuscì a trattenere un sorriso che non sfuggì
a Rose, la
quale pensò di approfittare della cosa e fingendo totale
disinteresse non ebbe
intenzione di concludere il discorso.
<<
Allora, visto che il tuo capitano è schiavista,
sabato si allenerà con te!
>>
Divertita
dallo
sguardo sbigottito del ragazzo, si affrettò a ingurgitare un
muffin al
cioccolato sperando che con la bocca piena avesse soffocato
più facilmente una
risata. Inaspettatamente fu Lisa a parlare, prima che James potesse
aprir bocca
per replicare.
<<
Non ne vedo il bisogno >> Riprese
sbrigativamente, iniziando
una lettura
veloce della prima pagina della Gazzetta
del Profeta. <<
Potter non considera una perdita di
tempo trastullarsi per le vie di Hogsmeade con qualcuna del suo fan
club
>>
Il
tono era
apparentemente tranquillo, ma a Rose che conosceva la ragazza ormai da
anni,
non sfuggì una nota di risentimento. Che
fosse innamorata di suo cugino? Quel pensiero si fece largo nella sua
mente e
assottigliando le palpebre la fissava cercando un particolare nella sua
espressione che tradisse la sua compostezza.
Dal canto suo
James si era limitato a sputacchiare pezzetti
di cibo sulla divisa del malcapitato che aveva di fronte, il quale
borbottò
qualcosa ma nessuno dei presenti gli prestò la
benchè minimia attenzione.
Immerso ognuno nei propri pensieri continuarono a consumare il loro
pasto prima
che al loro tavolo si unissero i restanti Weasley e Lily Potter.
E questo
significò che la tranquillità che regnava fino ad
un attimo prima fu rotta dalle lamentele di Dominique sui suoi capelli
che
quella mattina, a suo parere, sembravano non andare per il verso
giusto, dalle
accese discussioni di Lily e Hugo sui giocatori dei Chudley
Cannons e dalla vivace
descrizione di Roxanne del modo in cui fosse riuscita a
far bere a Lysander il contenuto dell’ampolla
che avrebbe indotto i suoi capelli a cambiare colore.
James
non prestava
minimamente attenzione al chiacchiericcio che animava la tavolata,
osservava il
contenuto del suo piatto, pensieroso. Si chiedeva il perché
la vicinanza di
Lisa lo agitasse, il perché fosse sollevato
nell’aver saputo che aveva
rifiutato l’offerta di Mclaggen e soprattutto
perché provasse tutto questo solo
ora.
Conosceva
quella
ragazza dal primo giorno in cui aveva messo piede
sull’Espresso per Hogwarts
, anzi ancor prima che lo facesse
poiché l’attimo prima i genitori di entrambi si
erano intrattenuti a
chiacchierare da vecchi amici quali erano.
E lui aveva fatto forza a quella ragazzina che sembrava
impaurita e
spaesata.
Si
era seduto accanto
a lei nello stesso vagone e avevano da subito cominciato a parlare di
Quidditch
e poi l’anno dopo entrambi erano entrati a far parte della
stessa squadra e da
allora non era passato giorno senza che lei gli stesse accanto, ma con
discrezione e comportandosi come uno dei suoi compagni più
che come una
ragazza. Forse era questo il problema, era la prima volta che riusciva
a
guardarla con occhi diversi.
***
Rose
intravide Albus
alla fine del corridoio e ansiosa di parlargli delle sue recenti intuizioni si diresse da lui spedita.
Alzò una mano in modo che egli la notasse, come se
l’indomabile chioma di un
rosso accesso non fosse abbastanza.
<<
Al ! Devo
parlarti assolutamente, c’è una cosa
che… >>
Ma si interruppe quando,
più vicina, si
accorse della presenza di Scorpius, seduto sul davanzale della grande
finestra.
<<
Non importa
>>
Continuò seccata
sotto lo sguardo
interrogativo del cugino e decisamente divertito dell’altro
Serpeverde. Senza
aspettare una delle sue sgradevoli repliche, corse in biblioteca.
<<
Tua cugina
mi detesta più di quanto potessi immaginare >> Ribattè
il biondo sogghignando. <<
Credo
che se non ci fosse, mi annoierei terribilmente >> Concluse
frettoloso senza badare al
significato delle sue parole. Albus
alzò
un sopracciglio, osservandolo esasperato.
<<
Non vi
stancate mai di inveire l’uno contro l’altro?
>>
Alla domanda
dell’amico, Scorpius
rispose con un’alzata di spalle,
apparentemente pensieroso. Chinò il capo, dando
un’occhiata all’interno della
Biblioteca la cui porta era ancora aperta.
E la vide. Era , come di consueto, china su un gigantesco
volume senza
badare alla postura scorretta. I boccoli rossi le ricadevano sul viso
concentrato, ma visibilmente ancora imbronciato e di tanto in tanto
allontanava
qualche ciocca con uno sbuffo o un gesto frenetico della mano.
Non
potè trattenere
un sorriso all’immagine di quella ragazzina che troppo
spesso, senza che egli
lo desiderasse occupava i suoi pensieri.
La delicata pacca
sulla spalla
di Albus lo richiamò alla realtà e spingendosi
l’un l’altro per i corridoi, ridendo
e facendo più rumore del dovuto, si
diressero
verso la Sala Comune della loro casata.
***
Quella
sera, dopo cena, le
ragazze erano rientrate presto
nella camera del dormitorio femminile di Grifondoro, che insieme
condividevano. Parlarono
a lungo dei tenaci spasimanti di
Dominique che nonostante le parole poco gentili che ella rivolgeva
loro, allo
scopo di sbarazzarsene, si ostinavano a continuare il ridicolo
corteggiamento.
Risero
delle strambe
idee di Roxanne sull’ideazione di un piano per sbarazzarsene
definitivamente e
concordarono sugli epiteti poco carini che Rose riservava al biondo
Serpeverde,
riconoscendone tuttavia e a dispetto della ragazza un innaturale
fascino. E poi il
discorso cadde sul rifiuto di Lisa
all’invito di Mclaggen, di cui ormai tutta Hogwarts era a
conoscenza.
<<
Non capisco
perché desti tanto scalpore >>
Sibilò
la ragazza con una scrollata di
spalle. <<
Trovate così assurdo
che io preferisca il Quidditch ad un bamboccio? >>
Probabilmente il tono
indicava che la sua
fosse per lo più una domanda retorica ma le altre risposero
ugualmente.
Dominique annuì energicamente, Roxanne e Lily scossero il
capo mentre Rose
rimase in silenzio, di nuovo immersa in quel pensiero che stamattina
l’aveva
così sorpresa, ma allo stesso tempo divertita.
<<
Sono certa
che se lasciassi sciolti i capelli e indossassi qualcosa di
più femminile…
>>
Dominique
si rialzò
da suo letto, avvicinandosi con aria minacciosa a Lisa, la quale
intuite le intenzioni
della bionda balzò dal letto indietreggiando verso la porta.
Le altre si
limitarono a sorridere e ad ammirare la solita scenetta che si ripeteva
decine
e decine di volte, e finiva sempre allo stesso modo.
<<
Ogni anno la
mia risposta è sempre la stessa Dom, non ho intenzione di
fare niente di quello
che mi hai suggerito! >>
E prese a correre per la
stanza inseguita
da Dominique che
dopo diversi minuti
riuscì solo a strapparle l’elastico che
intrappolava i suoi capelli in un alta
coda, senza riuscire ad ottenere altro da un’irremovibile
Lisa.
***
Rialzando il
capo dal tomo di Trasfigurazione e dando
un’occhiata fuori dalla finestra, Rose si accorse che
probabilmente aveva
trascorso in biblioteca più tempo del dovuto: il sole era
calato e i caldi
colori del tramonto riempivano l’ampia stanza.
Prese le sue
cose e s’incamminò verso la sala grande guidata
dal brontolio del suo stomaco.
Continuava a pensare a Lisa e si chiedeva se il sentore
avuto il giorno
prima a colazione corrispondesse a verità. Si
rimproverò di non essere stata
una buona amica perché in sei anni non si era accorta di
nulla, ma a sua
discolpa doveva ammettere che la ragazza era sempre stata restia ad
esternare
le sue emozioni.
A differenza
della giovane Weasley che, ad esempio, non era
capace di trattenere la sua collera e soprassedere sulle cose che non
le
andavano giù. E subito il suo pensiero andò a
quell’arrogante Serpe, l’unico
che riusciva a tirare fuori il peggio di sé. Si era
sforzata, per l’affetto che
nutriva nei confronti di suo cugino, ad accettare la costante presenza
del
ragazzo accanto ad Albus ma non appena incrociava il suo sguardo,
qualcosa
dentro di lei scalpitava.
Una rabbia
incontrollabile nei suoi confronti che sapeva
bene non derivava da nessun tipo di pregiudizio sebbene suo padre si
era
raccomandato dal primo giorno, di non dare confidenza ad un Malfoy e ad
impegnarsi nel superarlo ad ogni competizione. Ma Rose non era tipo da
evitare
qualcuno solo per il suo cognome o perché fosse uno
Slytherin, del resto anche
suo cugino lo era e lei gli era profondamente legata .
Continuando a
scervellarsi sulla ragione per cui lo odiasse
a tal punto e chiedendosi quando quell’avversione fosse nata,
dovette sbattere
contro qualcosa o qualcuno perché si ritrovò
l’attimo dopo seduta sul freddo
pavimento.
<<
Weasley è paradossale il fatto che pur avendo un
avversione per le scope tu abbia sempre la testa fra le nuvole!
>>
Il
ragazzo che fino
ad un attimo prima aveva occupato i suoi pensieri, ora si trovava
dinanzi a lei
e com’era abitudine stava deridendola.
<<
Nessun ragazzino del primo anno da spaventare o
ragazza da illudere, Malfoy? >>
Fu la replica di
Rose che, nel pronunciarla, ebbe
l’impressione che gli insulti che gli rivolgeva ormai
uscissero da soli dalla
sua bocca.
<<
Non ora, dal momento che l’altra mia fonte di
divertimento mi è letteralmente piombata addosso!
>>
Rose
che nel
frattempo si era rialzata, gli piombò a pochi centimetri dal
naso, indispettita
dall’innaturale tranquillità con qui si prendeva
gioco di lei. Rose non era mai
riuscita a mostrare tanta stoicità nei suoi riguardi, anzi
più gli parlava e
più si infervorava. Pensò
in quel
momento di non aver mai visto Scorpius arrabbiato, così come
probabilmente egli
non aveva mai visto un suo sorriso.
<<
Merlino! Quanto… quanto ti odio Malfoy! >>
Sbottò
inferocita, amareggiata dal fatto che la troppa
rabbia le impedisse di formulare un’accusa altrettanto
pungente, pur
consapevole del fatto che qualsiasi cosa gli avesse detto non
l’avrebbe
scalfito,visto l’importanza che le dava.
Girò
i tacchi lasciando il ragazzo compiaciuto della sua
impresa: molestare i bambinetti del primo anno o intrattenersi con una
ragazza
qualunque non avrebbero mai retto il confronto col litigare con Rose
Weasley,
vedere il suo visino imbronciato arrossarsi ed essere consapevole di
essere
l’unico a riuscire a provocarla a quel punto.
***
Il giorno
seguente la maggioranza degli studenti aveva
lasciato il castello per la consueta gita ad Hogsmeade e quando Rose
risalì le
scale del dormitorio femminile di Grifondoro non trovò
nessuna delle sue amica
in camera. Per un attimo le balenò l’idea che Lisa
avesse accettato di uscire
con McLaggen e si accorse che la cosa non l’entusiasmava.
Sprofondò nel suo
letto rannicchiandosi sotto le coperte godendo di quella quiete che
rare volte
regnava tra quelle mura.
Ma la giovane
Weasley era ben lontana dalla verità: Lisa
Baston era, come previsto, al campo di Qudditch. Impugnava il manico
della sua
Firebolt e aveva lo sguardo rivolto ai tre anelli posti
all’estremità del
campo. Non fu sola a lungo, il capitano della sua squadra la raggiunse
pochi
minuti dopo il suo arrivo. Sul volto il solito sorriso sornione che
contraddistingueva il maggiore dei fratelli Potter, il quale
accennò ad un saluto
con un cenno del capo.
<<
Potter! >>
Ad
accoglierlo fu lo
sguardo sbalordito di Lisa che lo fissava come se vederlo lì
di fronte a lei
fosse l’ultima cosa che credeva possibile. James la
fissò a lungo prima di
parlare. Indossava come suo solito abiti decisamente poco femminili: un
jeans,
una camicia sicuramente da uomo che ne nascondeva le fattezze e ai
piedi delle
scarpe sportive parecchio consumate.
Ma
l’attenzione del ragazzo si posò sui capelli mossi
dal
vento che, sciolti, le incorniciavano il viso in modo incantevole. L’aria
interrogativa che sorse sul volto
della ragazza lo destò dai suoi pensieri e finalmente
sembrò ritornare in sé.
<<
Si era detto che avremmo passato il sabato ad
allenarci, no? >>
James
si costrinse ad
usare un tono tra i più naturali possibili e
pregò che non si accorgesse del
suo disagio. Lisa lo fissò per qualche altro secondo prima
di sorridergli con
naturalezza, annuendo energicamente.
E
l’attimo dopo volavano sul campo lanciandosi la pluffa e
posizionandosi a turno tra gli anelli. Senza accorgersene trascorsero
l’intero
pomeriggio a giocare a Quidditch, a burlarsi dell’altro e
ridere come poche
volte avevano fatto fin ora. Fu quando il sole alle loro spalle
cominciò a
calare che si decisero ad abbandonare il cielo e calpestare nuovamente
l’umido
terreno.
<<
E’ una fortuna per te avermi nella stessa squadra
Potter. Avresti avuto una temibile rivale! >>
Lisa che
camminava davanti al ragazzo, si voltò mostrandogli
la lingua e, non riuscendo a fingere a lungo un’aria
altezzosa, scoppiò a
ridere di gusto. James
contagiato dalla
sua allegria la imitò prima di afferrarla per la vita e
solleticarle i fianchi
ricordandosi del suo, probabilmente unico, punto debole.
<<
Ma sentitela! L’aria da presuntuosa non ti si addice
per niente piccola Baston! >>
E
Lisa, che intanto
aveva lasciato che la scopa cadesse al suolo, si dimenava ridendo.
<<
No James, ti prego basta! >>
Furono le uniche
parole che riuscì a dire, presa com’era dal
tentativo di liberarsi di quella stretta. Il giovane Potter si
fermò
all’improvviso, fissandola con un espressione indecifrabile.
Ancora la
stringeva e le sue mani erano ben ferme sui fianchi della ragazza che
ora, lo
fissava perplessa.
<<
Cosa hai detto? >>
Sussurrò,
guardandola
con un’intensità che mise Lisa palesemente a
disagio.
<<
Io…ti ho chiesto di fermarti perché…
>> Non
ebbe tempo di continuare che ancora fu
interrotta.
<<
No, il mio nome… hai.. .credo che tu abbia
pronunciato il mio nome per la prima volta >>
Lisa
lo fissò per
diversi secondi e l’espressione sconcertata lasciò
il posto ad un sorriso, ad
uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
<<
Non è stata la prima volta… >> Data l’aria
interrogativa di James, la
ragazza continuò. <<
Quando
oltrepassammo per la prima volta il ritratto della Signora Grassa e
giungemmo
nella Sala Comune di Grifondoro eri già attorniato da decine
di ragazzine e io
che non riuscivo ad attirare la tua attenzione... >> Abbassò lo
sguardo e le sue guance si
arrossarono lievemente. <<
Salii su
una delle tante poltrone e… ti chiamai a gran
voce… >>
Deglutì,
attendendo
che egli replicasse, ma poiché nessuna parola le giungeva
rialzò lo sguardo
incrociando quello del ragazzo. Fu un secondo dopo che James
posò le labbra su
quelle di Lisa, baciandole con estrema delicatezza. Una mano
risalì a
carezzarle il volto, spostandosi infine tra i suoi capelli. Era stato un impulso che
non avrebbe saputo
soffocare, ne sentiva l’urgenza e il bisogno di stringerla a
sé.
E per la prima
volta fu certo che le sue labbra, i suoi
occhi, le sue mani, tutto di lui erano fatti per sentirla. Si
nutrì del suo
sapore, come a volerlo imprimere nella sua mente.
Riaprirono gli occhi quando le loro bocche si
separarono controvoglia solo per permettergli di riprendere fiato. Si
fissarono
a lungo fina che quel piacevole silenzio fu interrotto
dall’arrivo di qualcuno.
James si
staccò bruscamente da lei quando un gruppo di
ragazzi che riconobbero poi come compagni di squadra, si avvicinarono
borbottando qualcosa spensierati. Si azzuffarono col capitano come da
rito e gli
parlarono di qualcosa, ma alle orecchie della Baston giunsero soltanto
strascichi di conversazione, risate lontane.
Li fissava, ma
sembrava non vederli. Incrociò per un istante
lo sguardo di James, ma lo distolse rapida. Afferrò la sua
Firebolt e senza
accennare ad un saluto corse, allontanandosi dal campo.
<<
Ehi, che le prende? >>
Uno
dei ragazzi
osservò perplesso la dipartita improvvisa di Lisa, sorpreso
che non li avesse
degnati della minima attenzione, cosa che non era assolutamente da lei.
Si
voltò verso James, chiaramente in attesa di una risposta.
Tutti si zittirono, osservando
il capitano che si limitò a scrollare le spalle e fingere di
ignorare il motivo
del suo turbamento.
Ai ragazzi sembrò
bastare la sua replica perché ritornarono
a saltare uno addosso all’altro, schernendo qualche
Serpeverde e ridendo di
gusto per i loro insulti coloriti. James rimase a fissare
l’uscita del campo, e
stavolta non sorrise.