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Autore: nitro    26/10/2010    1 recensioni
Può l’amore sbocciare in un terreno arido coperto solo di sangue e dolore? Due cuori, uno che ama soltanto se stesso, l’altro che non sa manifestare i propri sentimenti. Riusciranno a incontrarsi? Riusciranno a migliorarsi a vicenda? Una storia d’amore, quella tra Draco e Asteria, s’intreccerà con i tragici avvenimenti che devasteranno il Mondo Magico.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Fiducia

 

 

Draco chiuse la porta con un colpo secco. Cominciò a camminare su e giù nella sua camera come una pantera in gabbia.
Era furioso con Asteria. Si sentiva umiliato e ferito. Nessuno mai era riuscito a fargli perdere totalmente il controllo di se stesso, ma soprattutto nessuna mai lo aveva rifiutato. Lui era Draco Lucius Malfoy, carismatico erede di una delle famiglie Purosangue più antiche, ogni strega avrebbe pagato per stare al suo fianco; ma Asteria Greengrass lo aveva respinto e lo aveva colpito dove più gli faceva male. Il suo orgoglio di Malfoy, il suo orgoglio maschile era stato calpestato da una ragazzina di appena quattordici anni.
Si sentiva un perfetto idiota per non aver saputo resistere alle labbra morbide di Asteria.
Si spogliò lentamente, gettando a terra i brandelli della sua camicia, e si coricò tra le costose coperte di seta verde. Osservò con rabbia i lunghi tagli provocati dalle schegge di legno che solcavano le sue braccia e li fece guarire in fretta pronunciando un incantesimo.
Appoggiò la testa sul cuscino, i suoi capelli dorati creavano un bellissimo contrasto con il colore verde delle lenzuola. Prima di chiudere gli occhi e addormentarsi ebbe alcuni scatti d’ira e si rigirò di scatto disfacendo il letto. Ripensò ancora all’umiliazione subita e ad Asteria, riuscì a calmarsi soltanto dopo aver ripromesso a se stesso che avrebbe fatto di tutto per averla, non avrebbe mai accettato il suo rifiuto.
Quella notte sognò di accarezzare i suoi boccoli biondo cenere e di possedere le sue labbra rosee.
 
Ottobre e novembre trascorsero freddi e nevosi. Una spessa coltre di neve copriva il castello e tutto ciò che lo circondava. Asteria e Draco non si erano più parlati nonostante gli infruttuosi tentativi del ragazzo di stabilire qualche contatto. Ogni volta Asteria lo allontanava con sguardi di fuoco che non ammettevano repliche.
Draco aveva cercato di attirare la sua attenzione in vari modi, ignorandola prima, cercando di parlarle poi e infine tentando di farla ingelosire avvicinandosi a Pansy.
Era la sera precedente all’inizio delle vacanze invernali. Il frastuono e le gelosie causate dalla festa intima di Lumacorno erano cessati appena il party era terminato. Blaise era ancora alle prese con un dopo sbornia e si faceva massaggiare le tempie da Daphne. Aveva appoggiato la testa sulle ginocchia della ragazza e si era disteso su un lungo divano della sala comune. Pansy e Millicent sedevano su un altro divano sistemato di fronte.
Draco era finalmente giunto nei sotterranei, gli ultimi giorni erano stati duri per lui. Aveva avuto una dura discussione con il professor Piton e non riusciva a togliersi dalla testa lo sguardo che gli aveva rivolto. Pronunciò la parola magica e fece il suo ingresso in sala, vide i suoi amici accoccolati davanti al fuoco ma andò dritto in direzione delle camere. Blaise lo salutò e gli chiese di unirsi a loro. Draco si avvicinò, decise di concedersi un po’ di relax. Pansy gli fece subito posto sul divano e scansò Millicent di lato lasciando dello spazio accanto a sé.
Pansy Parkinson aveva passato le ultime settimane a illudersi che tra lei e Draco potesse ancora esserci qualcosa, il ragazzo le aveva rivolto più attenzioni in quel poco tempo che in tutti gli anni precedenti.
Asteria entrò in Sala Comune dalla porta di pietra che portava nel corridoio delle camere. Portava in braccio un pesante tomo che Draco riconobbe come il libro di Pozioni avanzate, era chiaramente intenzionata a leggerlo davanti al fuoco come era solita fare. In quei pochi mesi Malfoy aveva osservato le abitudini della ragazza e aveva scoperto la sua grande passione per le Pozioni. Quando non era impegnata ad allenarsi, l’aveva vista spesso con dei grossi tomi in mano, immersa nella lettura.
Asteria lo vide; era impegnato a giocare con i lembi della gonna di Pansy e, quando vide la ragazza sulla soglia della sala ghignò. Asteria ritornò sui suoi passi, non prima di aver lanciato a Draco l’ennesima occhiata maligna.
Pansy aveva percepito la linea di fuoco che si era tesa tra i loro occhi in quello sguardo fugace e ora guardava stranita la testa del biondo che spariva velocemente oltre l’arco di pietra.
Malfoy era sempre stato bravo a capire le persone, ma si era lasciato sfuggire per più di due mesi ciò che provava Asteria. Non c’era solo odio nei suoi occhi. Certo, lo odiava con tutte le sue forze, e questo Draco lo percepiva chiaramente, ma in quei pochi istanti in cui i loro occhi si erano incontrati, era riuscito a scorgere un’infinita vergogna.
Per tutto quel tempo aveva pensato al rifiuto che aveva ricevuto e al modo in cui sarebbe stato capace di farla capitolare, ma non aveva mai pensato ai sentimenti di Asteria.
Aveva costretto una ragazzina di quattordici anni a baciarlo con la forza, e le aveva fatto sbattere violentemente la testa contro il muro. Sentì un profondo senso di disagio insinuarsi nel suo petto. Le guance gli si infiammarono per l’improvvisa consapevolezza di ciò che aveva fatto.
Si fermò davanti alla camera di Asteria, ma non bussò, al contrario, si girò verso il lungo finestrone che mostrava il lago e, attraverso la condensa, osservò le crepe che si formavano sulla superficie del lago ghiacciato che entrava in contatto con la temperatura più calda del vetro. Appoggiò la fronte e le guance sul vetro e cercò di rinfrescarsi il viso. Rimase fermo per alcuni minuti e brancolò nella sua colpa, cercando un modo efficace per rimediare all’ingiustizia compiuta.
Il gelo che si insinuava attraverso la sua pelle lo aiutò a realizzare una realtà che lo scosse nel profondo. Draco Malfoy non aveva mai prestato attenzione a nient’altro che non fossero i suoi comodi. Mai si era immedesimato nelle veci di qualcun altro e mai si era preoccupato delle conseguenze che le sue azioni potessero avere sugli altri.
Senza che la sua mente formulasse alcun pensiero si ritrovò ad un palmo dalla porta della camera di Asteria e le sue nocche picchiarono un paio di volte sul legno massiccio.
Le gocce della condensa si erano attaccate alle punte dei suoi capelli e gli conferivano un’aria disordinata e stravolta.
Nella mente di Draco la porta si aprì con una lentezza inimmaginabile e il cigolio dei cardini gli sembrò il suono stridulo delle urla di una Mandragola.
Due iridi nocciola scavarono un solco profondo nella nebbia che dimorava nei suoi occhi. La bocca diventò improvvisamente arida come un terreno bruciato dal fuoco. Provò a parlare ma dalle sue labbra uscì soltanto un lamento soffocato.
- Malfoy. Se sei qui per chiedermi di parlare sprechi il tuo tempo. – Asteria strinse i pugni e finì la frase guardando un punto fisso dietro a Draco.
- Nessuno si era mai permesso di trattarmi così. – lui la vide mordersi un labbro e riconobbe come giusta l’accusa che gli stava facendo.
Provò a inumidirsi le labbra per parlare ma non funzionò. Non aveva argomenti con cui ribattere e nemmeno voleva farlo.
 
Asteria non capiva perché Malfoy non le rispondesse, era convinta che avrebbe fatto di tutto per cominciare una discussione con lei e si era preparata ad affrontarlo. Le parole non arrivarono e Asteria spostò brevemente il suo sguardo, dal riflesso della schiena di Draco sul vetro del finestrone, ai suoi occhi.
Non vide la vena battagliera che caratterizzava le sue iridi e non vide la solita determinazione che il ragazzo sfoggiava con orgoglio. Vide soltanto colpa e frustrazione.
Asteria pronunciò un – Vattene! – basso e rassegnato e chiuse la porta. Lasciò fuori ogni problema, incapace di affrontare ciò che aleggiava negli occhi di Draco.
Si appoggiò alla porta e respirò profondamente, a occhi chiusi.
Per due mesi aveva represso il forte bruciore che tentava di serpeggiarle sotto la pelle ogni volta che incrociava Draco, ma dopo aver visto da vicino i suoi occhi, non riuscì più a contenerlo. Si sentiva offesa, ferita e infastidita, ma la cosa che la infastidiva di più era la debolezza del suo animo nel non riuscire a reprimere quelle sensazioni. Non capiva perché le premesse a tal punto come Draco l’avesse trattata. Anni di allenamento l’avevano portata a reprimere qualsiasi tipo di sensazione e ora, per colpa di un unico ragazzo, non ne era più capace. Si impose di calmarsi e con estrema dedizione riuscì a vincere le sue emozioni, ricacciandole nell’angolino nel suo cuore dove erano state rinchiuse per tanti anni.
Il contatto improvvisò con qualcosa di morbido e peloso la fece sobbalzare. La sua Puffola Pigmea si stava strofinando contro la sua caviglia, aveva percepito lo stato d’animo della padrona.
Asteria alzò gli occhi e scoprì che Milla la stava osservando con aria preoccupata. Si era totalmente dimenticata che fosse lì.
- Non voglio impicciarmi ma, qualsiasi cosa ti abbia fatto, sembrava veramente dispiaciuto. -
Le emozioni si liberarono nuovamente, felici di essere ibere di vagare nella mente della loro carceriera. Una nuova emozione fece tremare Asteria nel profondo. Le sue gambe le imposero di correre verso chi scatenava quella nuova reazione in lei. Nel profondo era felice, ma non poteva fare a meno di chiedersi cosa la spingesse verso Draco.
Corse fino alla camera del prefetto ma nessuno rispose ai suoi colpi concitati. Arrivò in Sala comune e raggiunse Daphne, il suo ragazzo e le sue amiche.
- Cos’hai fatto? Sembri uscita da una tormenta di neve. Sistemati i capelli! – la sorella non mancò di porre l’accento sulla colpa della sorella, o almeno su ciò che per lei rappresentava una colpa.
- Dov’è Draco? – Asteria saltellava sulle gambe, pronta a scattare nella direzione che le sarebbe stata mostrata.
Fu Pansy a rispondere con uno sguardo accusatore: - Starà facendo il suo giro di controllo. Obblighi da prefetto. Torna a dormire bambina. –
Asteria si fiondò verso la porta e udì le parole della sorella farsi sempre più lontane.
- Non puoi uscire, è mezzanotte e il coprifuoco… da un pezzo! Finirai per…guai! -
I sotterranei erano deserti e le torce davano un’aria spettrale alle ombre delle armature appoggiate alla parete. Asteria percorse velocemente il giro che solitamente facevano i Prefetti, ma non trovò traccia di Draco.
Udì dei passi in lontananza, temendo di essere scoperta, si nascose dietro ad una possente armatura arrugginita e attese. Gazza sbucò da dietro l’angolo e puntò una torcia per illuminare meglio il corridoio. Quando fu soddisfatto del suo controllo, sparì da dove era venuto.
Asteria constatò quanto fosse imprudente girare di notte ad Hogwarts per una giovane strega. Un lupo avrebbe saputo cavarsela meglio. Il suo manto nero si sarebbe confuso bene tra le ombre del castello, poiché le torce non riuscivano a illuminare i corridoi fino a terra.
Pochi istanti dopo, un lupo nero correva per i corridoi. Asteria ricordava l’odore di Draco, lo aveva sentito per la prima volta nel vicolo vicino a Magie Sinister e lo aveva fissato nella sua mente. Aveva l’odore umido che si sente nelle giornate di nebbia fitta, con un retrogusto di tabacco. Trovò la scia e la seguì. Salì le scale fino al settimo piano e si fermò davanti ad un muro, dove l’odore scompariva.
Ritrovò l’odore di Draco pochi metri più in là e ricominciò a seguirlo rasente alla parete. Era ansiosa di trovarlo e correva, quasi in affanno.
Scese di due piani e si ritrovò di fronte alla statua di Boris il Basito che faceva la guardia al bagno dei prefetti. Lì l’odore era più intenso e non c’erano tracce che Draco fosse uscito da lì.
Due voci distinte provenivano da dentro la stanza, Asteria riconobbe la voce gutturale del loro capitano di Quidditch, l’altra apparteneva al ragazzo che stava cercando.
Draco chiese di essere lasciato solo e dei passi pesanti si avvicinarono alla porta. Il lupo balzò nel buio dietro alla statua e attese.
La porta si aprì facendo uscire Urquhart che si stava massaggiando i capelli con un asciugamano. Asteria approfittò della sua distrazione e si infilò nel bagno lasciando che la porta si chiudesse dietro di sé.
Mutò immediatamente in forma umana e si guardò intorno.
La stanza era enorme e sontuosa, tutto era in marmo bianco e al centro c’era un’enorme vasca rettangolare circondata da una miriade di rubinetti d’oro. Su ogni pomolo dei rubinetti era incastonata una pietra di colore diverso che colorava l’acqua calda che sgorgava dagli stessi. Asteria non aveva mai visto tante sfumature di colore e ne rimase affascinata. Un enorme candeliere, anch’esso d’oro, illuminava la sala. Tende di lino bianco coprivano i lastroni delle finestre. I colori contrastavano in maniera spettacolare con il bianco e l’oro che li circondava.
Per il resto la stanza era spoglia, soltanto un dipinto con una sirena addormentava accoglieva i visitatori.
Draco era seduto su una pila di candidi asciugamani, con la schiena appoggiata al bordo della vasca e le gambe distese.
Asteria si accomodò accanto a lui e fu accolta da uno sguardo di autentico stupore. Draco, però, non disse nulla, rimase in silenzio per un po’. I suoi occhi grigi balenarono da Asteria alle punte delle sue scarpe di marca nere. Era a disagio e prima di parlare strinse i denti più di una volta.
- Mi sono comportato come uno zotico con te. – era il suo modo di chiedere perdono, non avrebbe mai esplicitamente chiesto scusa.
Asteria annuì e rilassò la schiena contro la vasca, era sicura che non avrebbe ottenuto altro da lui, ma le bastava.
- Sei la ragazza più fastidiosa che abbia mai conosciuto. – le sorrise, convinto di aver ottenuto il perdono della ragazza e si distese sulla pila di candidi cuscini. La camicia sbottonata si aprì e scoprì il suo torace muscoloso.
Asteria notò che il sorriso non aveva raggiunto i suoi occhi grigi. Intuì che doveva esserci qualcos’altro che lo turbava. Osservò meglio il suo volto, era da quella sera nell’Antro della Gloria che non lo guardava veramente. Due profonde occhiaie cerchiavano i suoi occhi, il suo colorito si era fatto, se possibile, ancora più pallido. La pelle era diventata quasi traslucida. Sembrava fosse malato.
- C’è qualcosa che ti preoccupa. - non formulò la frase in forma di domanda. Draco si appoggiò sui gomiti e la guardò intensamente negli occhi. Le sue sopraciglia erano aggrottate in uno spasmo di concentrazione, stava chiaramente cercando di prendere una importante decisione.
- Posso fidarmi di te? – Asteria rimase spiazzata da questa improvvisa domanda. Non era pronta ad affrontare una tale conversazione con lui. In realtà, non era pronta ad affrontare una tale conversazione con nessuno. Asteria non aveva mai riposto la sua fiducia in nessuno, nemmeno in se stessa. Non aveva mai cercato di ottenere la fiducia di altre persone, perché semplicemente non le interessava. La fiducia per lei era qualcosa di sconosciuto. Stava per spiegare a Draco che non si sentiva degna della fiducia di nessuno, ma il giovane la bloccò scuotendo il capo.
- Non rispondermi. Forse pensi che non ti conosca per niente, però c’è qualcosa che abbiamo in comune tu ed io. Siamo entrambi dei buoni osservatori. Sei una ragazza intelligente, non ti sfugge nulla. – fece una pausa per osservare le reazioni di Asteria, ma la ragazza si limitò a incoraggiarlo a continuare con un piccolo movimento della mano.
- Quando mi hai seguito a Nocturne Alley non hai riferito a nessuno di avermi visto, ma mi hai avvisato che Pot…che qualcuno mi aveva seguito. Quando ho annunciato che non avrei partecipato alla partita contro i Grifondoro hai sicuramente capito che non ero veramente ammalato, ma non hai detto nulla. La scorsa estate hai ascoltato il mio sfogo in silenzio, senza commentare. Mi sono sentito in sintonia con te. Non ne conosco il motivo ma sento che posso fidarmi e che ascolterai anche questa volta. –
Asteria rimase senza parole. Erano frasi di poco conto ma lei non era abituata a questo tipo di confidenze. Gli sorrise gentilmente e attese che Draco continuasse.
- Sono stato incaricato dal Signore Oscuro di portare a termine una missione, ma questo lo sai già. – con un rapido movimento si tolse la camicia e rivelò il marchio che portava sul braccio sinistro.
Asteria rimase affascinata dal marchio nero, fino a quel momento ne aveva solo sentito parlare. Il teschio nero e macabro lasciava uscire dalla sua bocca un enorme e minaccioso serpente. Provò l’irrefrenabile desiderio di toccarlo ma non ebbe il coraggio di avvicinare la sua mano alla pelle del ragazzo.
Percorse con lo sguardo il suo braccio muscoloso e indugiò sul torso nudo di Draco. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare di trovarsi di fronte ad un ragazzo mezzo nudo, che si sentì avvampare il viso.
Abbassò lo sguardo sugli asciugamani e sperò che Draco non si fosse accorto del contrasto palese tra il bianco dei panni e il rosso delle sue guance.
- Non credevo che ti avessero persino imposto il Morsmordre. - Asteria non chiese quale compito gli fosse stato assegnato. Neppure per un secondo le passò per la testa che lui le avrebbe confidato altro.
- Non me l’hanno imposto. Quello che mi è stato imposto è lo stretto controllo di Piton e di mia zia! Il nostro Capocasa mi ha gentilmente fatto capire che non mi perderà d’occhio e che mia madre gli ha chiesto di tenermi fuori dai guai. La realtà è che aspetta che io fallisca per poter prendersi la mia gloria! E come se non bastasse mia zia tenta di infilarsi in continuazione nella mia mente per scoprire quale piano ho in mente e per potermi criticare! Passo le notti sveglio ad esercitarmi con l’occlumanzia e a perfezionare i particolari del mio piano. –
Asteria provò un moto di preoccupazione. Un ragazzo di sedici anni era stato attirato in una spirale di odio e morte ed era una spirale dalla quale non si poteva uscire, si poteva soltanto continuare a scendere nelle sue spire sempre più in profondità.
Draco capì cosa stava passando per la testa di Asteria e si accosto a lei, le accarezzò la guancia delicatamente e le sorrise.
- Sono sicuro che riuscirò a portare a termine la mia missione, non corro pericoli finché servirò il Signore Oscuro. -
Asteria si ritrasse con uno scatto, come se la sua pelle avesse incontrato qualcosa di incandescente.
Si alzò in piedi e scrollò le spalle con rabbia.
- Non ti rendi conto che corri gli stessi pericoli che hanno corso i nostri padri? – il terrore per il destino crudele a cui Draco andava incontro le incrinò la voce. Per non far trapelare la sua paura finì la frase parlando a bassa voce. – Potresti farti ammazzare. -
Asteria non riconobbe il timbro delle sue corde vocali. Non si era mai preoccupata veramente per qualcuno, ma la fedeltà cieca che Draco ostentava per Voldemort la fece tremare come una foglia.
Draco la afferrò per le mani e la fece accoccolare tra le sue braccia. La strinse forte a sé per alcuni istanti, la sua stretta era decisa, ma non forte, aveva paura di rompere qualcosa di fragile. Quando allentò la presa accarezzò piano i lunghi boccoli di Asteria e, facendo una piccola pressione sulla sua nuca, le fece appoggiare la testa nell’incavo tra il collo e la spalla.
- Servire il Signore Oscuro è un onore. Credo nei suoi ideali e sono sicuro che non mi succederà nulla. -
Asteria alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi. Una fossetta comparve a fianco alle sue labbra. Le sue sopraciglia erano contratte in uno spasmo di angoscia. Non credeva a una parola di ciò che aveva udito.
Draco le sorrise nel tentativo di rassicurarla e avvicinò lentamente le sue labbra carnose a quelle sottili di Asteria. Si mosse lentamente per dare alla ragazza il tempo di allontanarsi da lui. Lei non si allontanò, chiuse gli occhi e attese il contatto, che arrivò delicato e morbido.
Le labbra di Draco si schiusero e convinsero quelle di Asteria ad aprirsi a lui con delle piccole carezze.
Asteria fu sommersa dall’odore nebbioso del ragazzo che la stringeva, e conobbe anche il suo sapore. Sapeva di tabacco e menta piperita.
Si aggrappò con tutta la sua forza al corpo di Draco mentre le sue mani giocavano con la sua schiena.
Con una leggera pressione la costrinse a coricarsi sulla pila di candidi asciugamani. Le loro labbra si staccarono, ma i loro occhi si incontrarono per non spezzare il contatto tra loro. Le iridi di Draco non erano più grigie e tormentate ma erano diventate di un bellissimo celeste cielo, emanavano una luce che irradiava i lineamenti stanchi del suo volto. Asteria accarezzò con l’indice il suo labbro inferiore, ancora umido per il loro bacio e gli sorrise. Il suo cuore galoppava veloce, strattonato in ogni direzione dai sentimenti che si stavano liberando sempre più dalle loro catene.
Purtroppo la reazione di Draco al suo sorriso non era quella che si era aspettata. Il ragazzo non aveva ricambiato il sorriso. Un lampo buio aveva percorso il suo viso e aveva ottenebrato i suoi occhi. L’angolo di cielo che aveva intravisto fu nuovamente oscurato da pesanti nuvoloni neri. I lineamenti apparirono di nuovo stanchi e le labbra si contrassero.
Draco si alzò con un colpo di reni e si mise una mano tra i folti capelli biondi, era un chiaro segno di frustrazione.
- Perdonami. Non avrei dovuto. Io…scusami. - e scappò via raccogliendo la sua camicia.
Asteria lo guardò scomparire oltre la porta del bagno. Non riuscì a provare nulla. Per un po’ rimase a chiedersi di cosa Draco si dovesse scusare poi decise di non volerci pensare, di non voler più pensare o provare nulla, e mentre si aggirava come un fantasma per i corridoi di Hogwarts, non si rese nemmeno conto di essere giunta nel suo letto. Non riusciva a ricordare nulla. Non voleva ricordare niente.
 
 
 
Rinnovo le mie scuse per un altro ritardo..ma stavolta ho una scusa migliore..mi sono laureata! Ciao a presto!
  

   
 
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