martedì, 01 novembre 2005
Sentivo il
bisogno di parlare con qualcuno, ma con chi?
Con
chiunque, mi sarebbe andato bene anche l'elfo Dobby.
Andai a
cercare
Così cercai
Draco, ma era impegnato con
Papà? Era
proprio di lui di cui mi dovevo sfogare.
Ron?
L'avrei solo messo in ansia e non avrei mai voluto avvisarlo della mia
partenza.
Corsi
verso l'aula di astronomia, avevo sentito dei passi.
Spalancai
la porta. Una figura, una donna che piangeva.
"Professoressa...?"
la professoressa rannicchiata in un angolino al buio, l'avevo riconosciuta.
Lei, la
professoressa Allen, colei con cui avevo avuto probabilmente più scontri
quest'anno.
Dalle
prime volte che si siamo viste. Lei ha rubato il posto a mio padre. Pozioni. E
da quel momento l'avevo odiata. Ma una volta ci siamo anche quasi ubriacate
insieme, era riuscita a farsi volere bene anche da me. Così decisi.
Avrei
parlato con lei, con la mia nemica/amica professoressa Allen.
"Ciao
Labelle. Hai bisogno?" certo che ho bisogno signorina! Non mi vede? Questa
è la fine.
"Le
devo parlare, signorina Allen..."
Mi siedo
accanto a lei, mentre la professoressa volta la testa verso la finestra.
Piove.
Il tempo
perfetto per la fine di tutto ciò che deve finire.
"Dimmi.."
"Io.."
comincio a piangere come una bambina, non lacrimucce, niente pianto sul latte
versato. Lacrime grandi, calde, vere che scivolano leggere sulle mie guance
finendo sul mio vestito.
Piango per
tutto quello che sta succedendo.
Io che
ritrovavo mio padre, felicità, l'incontro con Ron, l'amore che provo per lui e
la paura che ho avuto di perderlo.
La morte
di Silente e quella di Annah. Ho visto il signore oscuro in faccia, l'ho visto.
So chi sono i suoi mangiamorte e so anche che non mi farebbero nulla dato che
mio padre ha venduto la scuola, gli insegnanti, il preside, l'Ordine della
fenice e tutti gli studenti a Voldemort e ai suoi scagnozzi. Che schifo, che
schifo.
E tutto
questo è successo in un solo anno, in un anno di permanenza qui, ad Hogwarts,
dove pensavo di avere tutto, di aver ritrovato tutto. Io questa scuola non la
voglio lasciare, voglio rimanere qui, stare con Ron, ma soprattutto aiutare mio
padre, aiutarlo, perchè adesso sì che sarà nei guai, fino al collo.
Il ritorno
dal signore oscuro, era meglio quando tutti lo ritenevano un codardo per aver
lasciato il signore Oscuro quando quest'ultimo stava per cadere.
E perchè
non ci avevo pensato prima? Era ovvio che mio padre era ancora sotto le grazie di
Voldemort, dato che ancora non era stato ucciso.
Non voglio
lasciare il mio posto di capitano della squadra di Serpeverde, perderanno.
Perderanno tutte le partite senza di me.
E Potter
vincerà di nuovo.
Potter,
Potter e
Granger,
mi hai reso la vita impossibile, lo sai? Tu che volevi sempre avere Ron al tuo
fianco. Io non posso soffrirti, sei l'unico motivo che mi rallegra all'idea di
dovermene andare.
I miei
pensieri vengono fermati da un singhiozzo della professoressa.
Starà
pensando quello che sto pensando anche io?
"Io..
professoressa, devo dirle molte cose. Non so da che parte cominciare. Io mi
trasferirò a Beauxbatons, lo sa?"
La
professoressa annuì.
"Ma
non sa il perchè, vero?"
Annuì di
nuovo.
"Mio
padre è un mangiamorte"
La
professoressa si mette a ridere e mi dice che mio padre è stato un Mangiamorte,
ma non lo sarà mai, mai più.
Fa parte
dell'Ordine della fenice ed è lì per aiutare Silente, non per dargli contro.
"Anche
io pensavo così, signorina. Mi sono sempre e dico sempre fidata di mio padre,
non ho mai neanche pensato che potesse nascondermi qualcosa, e invece l'ha
fatto. Farà entrare dei Mangiamorte a scuola, lo sa professoressa? Già ha fatto
entrare
Non sapevo
cosa dire, cosa fare.
Anche lei
lo sapeva, ma faceva finta di non vedere quello che succedeva attorno a lei
come molti facevano.
"Io
non me la sento di tradire mio padre, non posso, ma lei faccia qualcosa, la
prego. Non so quando attaccheranno, non so niente. Mi aiuti lei professoressa,
per favore!"
Ma lei
stette zitta.
"Lei
è forte, è l'unica che può fare qualcosa"
"Labelle,
non posso fare nulla. Io, la mia persona, non cambierà nulla, nessuno
crederebbe a me, nessuno. Finchè il professor Silente era in vita, forse, ma
ora no. E' la fine Labelle, la fine, non capisci?"
Capisco
benissimo, professoressa, ma non voglio che finisca tutto. Voglio che il bene
vinca sul male, non lo capisce questo?
No,
evidentemente no. La pensavo più forte.
L'abbracciai,
non mi interessava se era la mia professoressa di Pozioni, ormai non mi
interessava più nulla.
"Non
ci dobbiamo arrendere, professoressa, non dobbiamo!"
Sciolsi
l'abbraccio e andai nell'ufficio di mio padre.
"Papà
io so tutto"
Silenzio.
Silenzio. Silenzio.
Mio padre
che si siede alla scrivania, accavalla leggermente le gambe e aggrotta la
fronte.
Sta
pensando.
Un respiro
per cominciare a parlare. So che non mi farebbe niente.
So che non
mi farebbe niente. Vero papà, non mi farai niente.
"Lo
so Labs e posso dirti una cosa: hai due possibilità. O stare dalla mia parte e
combattere al mio fianco oppure stare dalla parte dell'ordine della fenice e
combattere al loro fianco.
A me non
interesserà cosa farai, capito? Non mi interesserà, per niente. Io ti voglio
bene Labelle, a prescindere da che parte starai."
Si alzò
per abbracciarmi, ma io mi ritrassi.
Pensai. Io
volevo bene a mio padre, tanto, lo amo più di chiunque altro al mondo. Ma
voglio anche che i ragazzi qui non siano in pericolo, non voglio che il signore
oscuro vinca.
"Papà,
io scelgo di stare con te. Ma non parteciperò ad alcuna battaglia."
Lo
abbracciai, in un abbraccio che non finì più.
"Non
mandarmi a Beauxbatons, papà"
"Devo,
Labs. Non voglio che tu mi veda fallire un'altra volta."
Piango di
nuovo, per la seconda volta in un giorno. Asciugo le lacrime con la manica
della camicia ed esco dallo studio di mio padre.
--
Halloween.
Il ballo.
Tutti sono
in sala grande a ballare.
Io sono
l'unica triste, con le lacrime agli occhi.
Ho le
braccia attorno al collo di ron, devo dirglielo, devo dirglielo ora, non posso
aspettare.
"Io
lascerò Hogwarts"
"Lab
che stai dicendo?"
"Mio
padre mi sta spedendo a Beauxbatons.."
"Ma
tu stai scherzando"
Ricomincio
a piangere, singhiozzando. Qualche ragazzo attorno a me si volta.
"Oddio,
non dirai sul serio.. come può..? Io..! Piton!"
"Stai
calmo Ron, non posso farci niente, sarà così. Devo andarmene, non..non potresti
capire."
"Io,
d'accordo, non dirò niente." e mi abbracciò. Avrei voluto che il tempo si
fermasse per rimanere lì con lui per sempre.
Ma questo
momento magico venne interrotto.
La
professoressa McGrannitt si fece spazio tra la folla.
"Cosa
ci fa qui signor Rostislav?"
"Ahahahah,
secondo lei cosa ci faccio qui?"
"Non
saprei, ma è pregato di uscire da questa Sala, la festa di halloween è privata.
Solo per gli alunni di Hogwarts e lei dovrebbe ben saperlo!"
"Oh
certo lo so bene, ma sinceramente non mi interessa"
Io intanto
guardavo le persone attorno a me. Tutti erano rimasti fermi a bocca aperta,
tranne Alice che stava sgattaiolando assieme a una donna dai lunghi capelli
corvini.
Sapevo che
era Bellatrix ma avevo promesso a mio padre che non avrei fatto niente, che
sarei stata ferma e zitta.
E così
feci, anche quando per non so quale motivo Draco cominciò a litigare
verbalmente con Andrea Black.
I
serpeverde e i Grifondoro cominciarono a lanciarsi schiantesimi od altri
piccoli incantesimi. Piano piano anche le altre due case parteciparono alla
lotta, tutti tranne me probabilmente, che mi nascosi dietro una statua e mi
tappai le orecchie con le mani.
Non volevo
nè vedere nè sentire, volevo far finta che nulla stesse succedendo.
Vidi solo
arrivare i mangiamorte e subito dopo anche i membri dell'Ordine della Fenice.
Vidi mio padre lanciare uno schiantesimo contro la professoressa Allen e
quest'ultima riuscire a schivarlo.
La
battaglia continuò per una ventina di minuti, fin quando da una nube nera
comparve una figura pallidissima con occhi rossi e sguardo malvagio. Era
voldemort, sapevo chi era ormai.
Tutti
erano a bocca aperta. Molti ragazzini piangevano, come ormai avevo cominciato a
fare anche io.
Voldemort
attaccò la professoressa McGrannit e la rissa ricominciò; ma ad un certo punto
da uno scrigno che avevano portato i membri dell'Ordine della Fenice ne uscì
una figura semitrasparente.
Era una
ragazza dai capelli rossi, che fece indietreggiare Voldemort.
Non
riuscii a sentire bene quello che dicevano dalla mia posizione.
Voldemort
aveva una faccia spaventatissima, ma allo stesso tempo addolcita.
la
ragazza/fantasma invece aveva solo paura e rabbia dentro di sè.
Odiava
Voldemort e lo amava allo stesso tempo.
Voldemort
era shockato. Non riusciva più quasi a muoversi, neanche quando la ragazza dai
capelli rossi entrò nel suo corpo.
Preso alla
sprovvista il signore Oscuro rimase come pietrificato.
Tutti i
membri dell'Ordine e anche qualche ragazzino lanciarono degli incantesimi a
Voldemort posseduto, che venne praticamente sbriciolato.
I
mangiamorte non la presero molto bene e cominciarono a tirare schiantesimi a
destra e a manca senza vedere dove andavano a finire.
Molti
ragazzini furono feriti, o addirittura morirono.
Io non
volevo guardare, non volevo.
Ad un
certo punto i membri dell'Ordine riuscirono a scacciare i mangiamorte e
cominciarono a raccogliere i ragazzini che giacevano a terra. Papà era fuggito
insieme ai mangiamorte.
Io ero
sola, di nuovo.
Andai in
camera presi le mie valige.
Scesi le
scale piangendo. Quasi non avevo più lacrime.
Vidi Ron,
che mi raggiunse.
La baciai,
di slancio e lo salutai.
"Questa
è la fine, Ron. E' la fine. La fine di tutto ciò che amiamo"
e me
andai, salutando per sempre Hogwarts.
Labelle
giovedì, 03 novembre 2005
Per una
volta nella mia vita ho dato ascolto a qualcuno, mi sono fidata. Ed è successo
il finimondo.
La sera di
Halloween. Il ballo. Quest'anno nessuno mi ha chiesto di accompagnarlo. Nemmeno
Blaise. Passo le mie giornate da sola, a pensare. Coppie che ballavano. In mezzo
a loro ho scorto Labelle e Ron. Labelle ha aperto gli occhi, e mi ha visto.
Stava piangendo, piangeva come me in quel momento. Gli stessi occhi arrossati.
Probabilmente anche lo stesso terrore, anche se per due motivi diversi. Quanto
mi sono sentita simile a lei in quel momento. Eppure io e lei non potremmo essere più diverse.
Ho
distolto lo sguardo e ho continuato a camminare. Ma da chi stavo andando? Non
avevo nessuno da cui andare. Nessuno. Pensavo alle parole del professor Piton.
Come facevo da giorni in effetti.
Improvvisamente,
l'atmosfera, fino ad un attimo prima festosa, si fece incredibilmente tesa.
Sentii
delle urla, e mi voltai in direzione di quelle. Il signor Rotislav e il
professor Piton avevano estratto la bacchetta, e la puntavano contro
All'improvviso
un brivido alla schiena. Una mano mi accarezza la guancia. Aveo già sentito
quelle dita sulla mia pelle. Mi volto di scatto. Dietro di me c'era di nuovo
lei. Bellatrix Black. Mi mise le mani sulle spalle. Ma i suoi occhi non
guardavano me. Era incredibilmente seria. Osservava i movimenti di Rotislav e
Piton, suppongo.
"Fra
poco succederà di tutto qui mia cara. Vieni con me."
Le
credetti.
Il sibilo
di un incantesimo nell'aria.
Bellatrix
Black che mi sbatteva contro il muro in un angolo appartato dietro al ad uno
dei camini.
I suoi
occhi di ghiaccio nei miei.
Mi sentivo
debole. Stavo per venir meno.
"Aiutami
Alice."
Deglutii.
"Voglio
Potter. Portami da lui."
Obbedii.
Nemmeno mi accorsi di quello che accadeva intorno a noi. Incantesimi ovunque.
Bellatrix dietro di me. Un incantesimo mi sfiorò una guancia. Sangue. Ma nemmeno
ci feci caso, la mia paura era maggiore. Poi lo vidi. La sua ragazza era con
lui.
"Potter!"
Urlai
rivolta a lui. Un urlo come un altro in quel momento nella sala grande. Lui non
mi senti, ma la sua ragazza sì. Cecilia Adams. Ci guardò con odio, e si mise
fra noi.
"Adams..
Spostati." Non volevo si facesse del male.
Cecilia
aveva gli occhi lucidi, stringeva la bacchetta in mano. Si morse le labbra, ma
non si mosse di un millimetro. Fù Potter che, notandoci, si portò comunque
davanti a lei. Puntava la sua bacchetta su Bellatrix, l'aveva riconosciuta. Lei
faceva lo stesso. La confusione in sala grande era insostenibile. Bellatrix mi
scansò con un braccio, facendomi barcollare dietro a lei.
"Sei
morto." Sibilò Bellatrix
Ma
qualcosa mutò di nuovo. Il rumore scese, anche se non scomparve del tutto. Non
riuscivo a vedere, ma Bellatrix aveva portato er qualche istante lo sguardo al
centro della sala. Spalancò gli occhi dalla sorpresa, ma poi li rimise addosso
quel ragazzo che tanto odiava.
"NO!
Ce l'ho in pugno!! Non ora! È qui!!"
Due figure
incappucciate corsero verso di noi, ma Bellatrix sembrava non vederle. Il suo
sgardo, carico di odio, era diretto verso Potter. Il ragazzo dal canto suo non
desiderava altro che farla fuori. Un mangiamorte però puntò anche la sua
bacchetta su Potter, mentre l'altro prese Bellatrix per la vita portandola via.
Lei strepitava, agitava le braccia. Fu terribile. Il suo bel viso, sebbene
provato, era contratto dalla rabbia. Si allontanarono da noi, e nella sala
grande tornò il silenzio.
Scoppiai
in singhiozzi. Non avevo mai avuto così tanta paura nella mia vita. Caddi in
ginocchio. Nella mente l'ultimo sguardo che mi aveva lanciato Bellatrix
Lestrange, la pericolosa mangiamorte. Misi la testa fra le mani. Che mi sarebbe
successo ora!? Secondo il professor Piton nulla, ma lui era fuggito a gambe
levate! Comincia ad ansimare. Che mi avrebbero fatto? Avevo aiutato i
mangiamorte! Lord Voldemort! Mi aspettava Azkaban! No, avevo già visto i
dissenatori! Mi prese il panico. Mi alzai per scappare via, ma qualcosa mi
prese per il braccio. Era Potter.
"Non
ti muovere Spencer! Non ti muovere! Tu devi spiegarci molte cose!!"
Lo guardai
con un odio infinito. Mi faceva male. La sua stretta era terribile. Ma io lì
non rimanevo. Feci finta di calmarmi e, quando allentò la morsa, con la mano
libera gli tirai un pugno in faccia. Gli occhiali gli si ruppero, ed io corsi
finalmente via. Attraversai la sala grande, c'erano corpi daappertutto. Morti?
Erano morti quelli!? Ad Hogwarts!! Non potevo guardare! In men che non si dica
mi ritrovai nel mio dormitorio.
Sul mio
letto c'era una pergamena.
"L'ho
fatto per mia figlia. È in pericolo qui. Non dirle di questo messaggio. L'ho
fatto perché non facessero del male a lei. Mi hanno ricattato, mi creda
signorina Spencer. Le avevo dato la mia parola d'onore. Faccia in modo che la
professoressa McGranitt trovi una busta indirizzata a lei sulla mia scrivania,
nel mio studio. Spiego tutto lì e lei sarà riabilitata. Bruci questa pergamena
dopo aver letto il messaggio. Mi fido di lei. Per quanto riguarda la sua
situazione, non tema.
Firmato,
Severus Piton."
Credergli
o no? Non importava, io non avevo fatto nulla di male. Far trovare la lettera
alla McGranitt, ora che mi ero calmata, fu facile, e, in effetti, Piton si
assumeva tutta la colpa. Era il minimo che potesse fare.
.Alice.S.vK.
sabato, 05 novembre 2005
Ho una
strana sensazione addosso...come se qualcosa dovesse improvvisamente finire.
Sono un
paio di giorni che ci penso e mi sento strana. E mi fa paura provare certe
sensazioni.
Successe
anche quando stava per morire Christian, era come se me lo sentissi.
Ho paura
che domani potrebbe essere tutto diverso.
Recupero
una cosa dal mio baule e mi avvio verso la lezione di storia della magia. Che
noia, non ne ho per niente voglia.
Draco e
lì, fermo sulla soglia della porta del suo dormitorio, faccio finta di non
vederlo e proseguo tenendo lo sguardo basso, so che mi sta fissando, sento i
suoi occhi color del ghiaccio su di me.
Sono alla
ricerca di una persona, l’unica che mi è stata vicina quando non avevo nessuno,
anche se in questo periodo i nostri rapporti si sono, come dire, allentati, mi
sento in dovere di ringraziarla. Non chiedetemi perché, so solo che voglio
farlo.
“Ehy!Ehy
Cecy!Aspetta un attimo” sorrido avvicinandomi alla ragazza.
Resto
quasi stupita nel vedere il suo volto, è come se avesse un peso che le grava
addosso.
“Ehy, cosa
succede?”
“Niente…come
va Andréa?” mi risponde in tono distaccato.
Quel tono
mi ferisce, forse è proprio vero che si è dimenticata di me.
“Cecy,
ascoltami, volevo semplicemente darti questo” dissi prendendole la mano e
poggiandovi al suo interno un sacchetto “tu, mi sei sempre stata vicina e mi
sento in debito con te, diciamo che questo è solo un modo per dirti grazie!”
sorrisi guardando l’espressione del suo volto mutare.
Iniziò ad
aprire il sacchetto rosso, estraendone un ciondolo.
“E’ forse
l’oggetto più caro che ho, e voglio che lo tenga tu”
“Ma,
Andréa, non posso”
Sorrido,
allontanandomi.
“Ti voglio
bene Adams”
“Andrè!Aspetta!”
mi voltai fermandomi “Malfoy” sussurrò a denti stretti.
“Malfoy
cosa, cosa ha fatto?” il suo nome mi provocava scosse, ma scosse di rabbia.
“Ha detto
che se non vado al ballo con lui e lascio Harry, lui vi farà del male, ha detto
che mi vuole, che non è interessato a te e….” alcune lacrime cominciavano a
rigarle il volto.
“Ehy” la
abbracciai “tu non puoi andare al ballo con lui, Cecy, dovesse succedermi
qualcosa, tu non andrai al ballo con lui!Chiaro?non ne voglio discutere, con
lui ci parlo io, tu vacci con Harry!ok?!”
“Ma…ti
farà qualcosa”
“Non ti
preoccupare” mi voltai nuovamente iniziando a correre per i lunghi corridoi di
Hogwarts, passai l’aula di storia della magia, non sarei andata a lezione.
Quel, quel Malfoy, come si permetteva di fare una cosa del genere ai miei
amici?
Correndo
verso la mia sala comune mi scontrai con Labelle. Aveva uno strano sguardo
affranto. Le sorrisi continuando nella mia corsa.
********
Il
ballo…..immense zucche volteggiano sospese a mezz’aria per tutta Hogwarts, la
sala grande è cambiata, i lunghi tavoli sono scomparsi e al loro posto piccoli
divanetti percorrono tutto il perimetro di quell’immensa stanza. Sola, senza
accompagnatore. Seduta su una sedia ancora in anticipo, la stanza è ancora
vuota, il vestito nero cade morbido sul mio corpo. I capelli tirati indietro e
il collo e i polsi cinti da collane e bracciali borchiati.
“Black,
cosa ci fai già qui?” mi volto, la professoressa Allen mi siede davanti nel suo
abito splendido.
La strana
sensazione della mattina si era accentuata ancora di più.
“Non avevo
molta voglia di stare in sala comune.”
“Capisco”
risponde. Anche la professoressa Allen sembra strana. Come se fosse assente.
“Professoressa?”
“si
Andréa?”
“Le è mai
capitato di provare una strana sensazione?”
“In che
senso?” chiese incuriosita.
“Come se
stesse per succedere qualcosa di strano, di grande, troppo grande anche per voi
professori?”
“Mhh….” La
professoressa Allen non fece a tempo a rispondermi che i primi alunni si fecero
strada nella grande sala.
“Ne
parliamo dopo, ok?” m disse allontanandosi verso la professoressa McGrannit
appena entrata.
Fissai per un po’ il pavimento, persa nei miei
pensieri, forze una buona mezz’ora, quando rialzai lo sguardo la sala era già
gremita di gente e io ero ancora là, ferma su quel divanetto, ferma fin quando
la voce di Malfoy non si fece spazio, violentemente nei miei pensieri.
“Malfoy”
chiamai avvicinandomi al biondino.
“Ahah, la
bella gattina si fa viva”
Odio quel
suo tono beffardo, mi fa andare sui nervi.
“Sta zitto
e taci, dico, come ti sei permesso di fare una cosa simile?”
“Cosa
intendi Black”
“Lascia in
pace
“Immaginavo
si trattasse di lei, la salva grifondoro è arrivata, sai dovresti stare tra
quella rozza gente piuttosto che tra i serpeverde”
“Non sono
gente rozza, siete solo voi che non sapete far altro che elogiarvi da soli”
“Abbassa
il tono ragazzina e…piuttosto vieni a ballare con me!” disse afferrandomi per
un braccio e tirandomi in mezzo alla pista, dietro di noi altre voci si
confondevano tra le note della musica. Distinsi solo la voce della McGrannit
che rimproverava qualcuno che si era infiltrato.
Draco mi
avvolgeva le braccia intorno alla vita, mentre io, ancora stupita del suo
gesto, non sapevo come reagire, da un lato non volevo abbandonare quella pista
e quel ballo, si, insomma, Malfoy faceva un certo effetto anche su di me…ma
dall’altro il pensiero mi riportò al viso affranto di Cecilia, così mi scostai
bruscamente da lui. “smettila” dissi stizzita “come ti permetti di giocare con
la vita degli altri”
“Oh,
avanti, se ti riferisci alla Adams, io volevo solo arrivare a te”
“Sei un
lurido bugiardo, schifoso….”
“Sta
zitta”
“No”
Mi voltai,
un sacco di persone si erano riunite attorno a noi, mentre dall’altra parte
All’improvviso
ci fu un enorme boato e la porta della sala si spalancò permettendo l’accesso a
delle figure incappucciate. I Mangiamorte, sapevo bene chi erano, per casa mia
ne erano passati tanti.
E subito
dietro di loro tutti i membri dell’Ordine, non fui in grado di capire cosa
stava succedendo, all’improvviso tutti i ragazzi avevano iniziato a lottare tra
di loro, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero contro Serpeverde.
Mi girai
nuovamente, il volto di Draco mi si parò davanti, si avvicinò sfiorandomi le
labbra e sussurrando.
“E’ la
fine per voi” e sgattaiolò via prendendo in mano la sua bacchetta e iniziando a
lanciare incantesimi.
Ero
spaesata, confusa, incantesimi di basso livello volavano a destra e a manca.
Ero terrorizzata.
“Andréa” la
voce di Harry mi riportò alla realtà, mi voltai verso di lui vedendo una
Cecilia spaventatissima.
Poi il
silenzio nuovamente, tutti fissavano il centro della sala, dove una figura
pallidissima guardava spaventata e stranita la stanza in cui si trovava e
soprattutto la persona che le si stagliava di fronte.
Lord
Voldemort in persona.
Poi il
nulla, questa figura che si avvicina al Signore Oscuro, che entra in lui,
attimi di silenzio e mille fasci verdi che partono in direzione del più potente
dei maghi.
Un’altra
figura che ne esce dal suo corpo prima di finire in briciole.
E ancora,
di nuovo panico. Mangiamorte infuriati che iniziano a tirare incantesimi alla
cieca, persone che cadono a terra inermi.
“ANDREA
SPOSTATI”
Non faccio
a tempo a capire la frase di Cecilia e Harry che un fascio verde percorre la
stanza alla velocità della luce, senza via di scampo, senza soluzione.
In un
momento tutto mi ritorna alla mente, io da piccola, io con Christian, io a
Beauxbatones, mia madre, io a Grimmauld Place, io e Cecilia, la prima partita
di Quidditch qui ad Hogwarts, il tempo si ferma.
Il raggio
verde dell’Avada Kevadra si blocca ad un centimetro dal mio petto mentre una
lacrima triste e solitaria scivola sulla mia guancia. Ho capito. E’ la fine.
Draco, avevi ragione, non c’è via di fuga per me.
Il tempo
riprende a scorrere veloce e l’intensità di quella maledizione senza perdono si
scaglia sul mio petto centrando il cuore. Mille fortissime scosse mi percuotono
il corpo.
Poi, in un
sospiro il mio corpo cade a terra, le gambe hanno ceduto, gli occhi si fanno
pesanti.
Un grido,
una voce….”Andréaaaa!”
Cecilia.
Ti voglio bene.
Addio.
Silenzio.
AndreaBlack
domenica, 06 novembre 2005
<
<
spaventato,
turbatomi fissa prendendomi le braccia.. io mi scosto..
L'ho già
detto a d Andrea.. che se lo confessassi a Harry lui con il suo carattere
impulsivo andrebbe da Malfoy
succederebbe un casino.. non voglio..
lo faccio
per salvarti Harry, nonostante le parole di Andrea..
<
<
tra le
mani stringo il ciondolo di Andrea.. un ciondolo stupendo.. sembra scolpito
dagli angeli..
Lo stringo
al petto tra le lacrime..
mi sento..
mi sento come se i giorni felici siano contati..
Harry..
Andrea..
Lego al
collo sennò nudo il ciondolo di Andrea, i miei capelli legati in una stretta
crocchia.. un abito nero che contorna le mie esili forme femminili ed
eleganti.. dinanzi allo specchio mi sneto come una sposa cadavere.
Dietro di
me Hermione si sta preparando a sua volta truccandosi.. sta molto bene con quel
trucco leggero e quell'abito roseo.. sorrido lievemente fissandola dallo
specchio..
i miei
lineamenti adesso sembrano meno dolci e più secchi.. i miei occhi più vuoti..
le pesante matita nera attorno agli occhi e le trosse labbra di rossesso
socchiuso..
il cuuore
mi duole.. a malavoglia mi alzo..
Harry,
prefeirei che tutto questo fosse dedicato a te, tutta la cura che metto sempre
nel prepararmi questa volta manca..
mi alza reggendomi
su i tacchi a spillo, ormai abituata a stare in bilico su un tacco finissimo e
alto mi avvicino alla sala grande, i miei passi risuonano nei corridoi vuoti..
quando entro nlla sala..
Zucce
candele e allegria mi investono non contagiandomi..
il ragazzo
freddo biondo che mi aspettava è dinanzi a me, mi porge la mano fissandomi dai
suoi occhi di ghiaccio rridotti a fessure..
<
<
<
<
<
è ora di
dirgli tutto..
<
<
mi sorride
lievemente, ricambio, anche se mi riesce poco
<
le lacrim
nere di matita gli sporcano il vestito..
<
<
Harry mi
stringe a se mentre attorno degluomini incappucciati ci accerchiano
<
harry
estrae alla velocità della luce la sua bacchetta stringensomi a se.
Sento il
suo cuore battere all'impazzata, come il mio..
sembra
quasi che siano all'unisono..
<
<
<> risponde lui mentre approfittiamo della distrazione di
tutti momentanea per scappare verso Andrea..
<
ho paura..
non faccio
in tempo a intedere di volere quando gli sguardi di tutti compreso il mio
saettano verso il centro della stanza dove la figura scheletrica e pallida di
LUI si inalza minacciosa..
Avada
Kevadra iniziano a essere lanciti alla cieca..
le mie
mani fredde stringono la iacca di Harry che tenta in qualche modo di
proteggerci!
<
Harry
grida, quando vedo quel fascio maledetto, verde smeraldo colpire la mia amiche
cade a terra senza vita..
il modo mi
crolla addosso
Andrea è
morta!
<
<
Non so
cosa sia accaduto ma una forza potentissima mi spinge via facendomi schiantare
contro la parete.. cado in terra..
Addio
giorni felici
addio
Andrea
...buio...
Cecilia-Adams
domenica, 13 novembre 2005
Ritta in
piedi stringo tra le mani una rosa scarlatta. Le spine acuminate trapassato i
guanti scuri, piantandosi nei miei palmi.
I miei
occhi, arrossati e spenti, fissano l'erbetta verde ai miei piedi.
Ninphadora
mi stringe, sento la sua testa appoggiata alla mia spalla.
Ma non
riesco a guardarla. Non riesco neppure ad alzare la testa.
I maghi e
le streghe davanti a noi, anch'essi qui per assistere alla cerimonia, si alzano
in silenzio, e se ne vanno, lentamente.
Faccio un
profondo respiro, e piano piano mi avvio verso la lastra di marmo davanti a me.
Tonks resta indietro con le mani dietro la schiena. Mi aspetta, forse non mi
vuole lasciare sola.
Guardo di
sfuggita la lapide, e le lacrime che ho trattenuto a stento ora scendono lente
dalle mia guance bianche.
Poso la
rosa a terra, sfiorando l'incisione nel marmo. Il suo nome è scritto a lettere
grandi, segnate da un sottile filo di metallo, forse argento, forse bronzo. Le
lacrime nei miei occhi mi impediscono di vedere con precisione...
Con fatica
mi alzo, e faccio per andare verso Tonks. Per un'ultima volta mi volto,
aciugando con una mano il viso bagnato.
Il suo
nome, inciso nel marmo. L'immagine di quella tomba mi si stampa nella mente,
non la dimenticherò mai più.
David Olsen
che contribuì alla
sconfitta di Voldemort.
Sorrido.
Ora che non c'è più, il nome del Signore Oscuro viene pronunciato da alcuni
quasi senza paura. Viene scritto, anche. Ma solo perchè costoro non ci sono
stati, quella notte. E perchè non hanno visto, come ho visto io.
Tonks mi
stringe forte la mano, e assieme andiamo verso le automobili che ci stanno
aspettando.
Abbiamo
deciso di venire fino qui con mezzi babbani, un po' perchè le passaporte sono
scomode, e un po' perchè nell'ultimo periodo i maghi sono stati un po' troppo
azzardati, molti hanno rischiato di farsi vedere da babbani...ma chi può
biasimarli? Chi non condivide la gioia che provano?
In
silenzio arriviamo fino a Grimmauld Place, e veniamo scaricati davanti alla
porta del numero
«Avete
detto il numero dodici, vero? Ma qui non c'è...»
«Lasci
perdere, ci siamo sbagliati!» Dice Molly premurosa. E felice in una maniera
quasi irritante, ultimamente.
Scendiamo
e, appena il taxi si allontana, Molly fa comparire il numero 12.
«Dentro!
Dentro! Ora prepariamo un po' da mangiare, vi va?»
A solo
sentire parlare di cibo quasi vomito, ma non dico niente.
Grimmauld
Place è cambiata, ora che l'Ordine è sciolto. Le finestre sono sempre aperte, e
-strano ma vero- è tutto più pulito.
E' da un
pezzo che non venivo qui. O almeno, mi sembra un eternità. Pensare che sono
passati neanche due mesi dall'inizio della scuola mi fa stare male. Sono
successe troppe cose da allora.
Siedo nel
piccolo salotto antistante la cucina, mentre tutti si avviano verso la sala da
pranzo, dove Molly ha già apparecchiato.
Sento una
mano che mi si posa sulla spalla ed io, involontariamente, rabbrividisco.
Sentire
quella mano lì, sulla mia spalla, viva, mi fa paura. E' troppo strano, sono
troppe le cose che non capisco.
Sirus deve
sentire questo mio scatto, e ritrae subito la mano.
«Come
stai, Celia?»
Sentire
qualcuno che mi parla mi fa tornare le lacrime agli occhi.
«Sto.»
Sussurro, guardando a terra.
«SIIIRIIIIUUUUUUS!
CEEELIIIIAAAAA!!!MAANNCAATEEE SOOLOOOOO VOOOOOII!» la stridula voce di Molly mi
perfora i timpani.
Sirius si
siede di fronte a me, senza curarsi di Molly che stride. «Senti, se posso fare
qualcosa per te...ecco, dimmi pure.»
«RAAAAGAAAZZIIIII!VEEENIIIIIIIIITEEEE???»
Alzo le
spalle, ancora guardando a terra, poi un pensiero mi sfiora la mente e, mentre
Sirius già stava andando verso la cucina lo chiamo, piano.
«dimmi.»
Sorride, tornando indietro.
«Sirius.»
ripeto. «come mai tu sei qui?»
Egli
sorride ancora, premuroso. «Non mi hai chiamato?»
«No,
intendo...come mai tu sei qui, ora?» mi interrompo un attimo. la mia voce
trema. «come mai sei vivo?»
«OOOOOH,
NOOOI ABBIAMO INIZIIIAAAAATOOOO! VI DECIDEETEE A VENIIIREEEEE??» Molly
gracchia, iperterrita.
«DIAVOLO,
MOLLY, AVETE BISOGNO DI NOI PER MANGIARE??? CREDEVO CI RIUSCISTE DA SOLI!»
Risponde Sirius, zittendola. «Credevo tu fossi presente quando è successo.»
«Sì c'ero
ma...» le parole mi si bloccano in gola. «Sirius, tu eri...eri morto! Come hai
fatto a tornare? E'...è possibile?»
Gli occhi
dell'uomo si addolciscono, e mi sorride, triste.
«Io non
ero morto Celia. Due anni fa caddi in una delle tante porte per gli inferi. Ma
caddi vivo...il giorno...il giorno di Halloween deve esserci stata una
convergenza, o chessò io...si è creato un passaggio, e io sono riuscito a
tornare.»
Lo guardo,
gli occhi pieni di lacrime. «E i morti non possono farlo?»
Sirius
scuote la testa, triste.
Copro il
viso con una mano, e ricomincio a piangere.
David. Non
lo rivedrò mai più. E' morto. Morto. Ricordo ancora il suo corpo freddo tra le
mie braccia...e tutto per colpa mia...
Mi alzo,
asciugando gli occhi per l'ennesima volta con la manica del maglione.
«Sirius...io...io
vado di sopra, puoi dire a Molly che non mangio?»
Salgo in
fretta le scale fino alla soffitta, dove una grande finestra, rotta, permette
di salire sul tetto.
Siedo
sulle tegole gelide e bagnate, mentre il vento soffia cattivo, gelandomi le
guance e, uasi senza pensarci, i miei ricordi volano a quella sera.
Era la
sera di Halloween, e ci sarebbe stata la festa.
Insieme ad
Hagrid avevo decorato la sala grande, dove ora delle zucche volteggiavano
lente, accompagnate da tante luci tenui.
Lungo i
tavoli erano state disposti candelabri, che illuminavano tetramente i tavoli.
Tutti gli studenti erano vestiti con i loro abiti migliori, ed erano tutti
allegri, pregustando il ballo che si sarebbe tenuto di lì a poco.
L'atmosfera
era tranquilla e rilassata, ed io chiacchieravo con Hagrid delle nuove uova che
aveva trovato nel bosco. Oh, se sono avessi saputo...
Ad un
tratto la porta sbattè, ed entro a passo veloce il signor
Rostislav,accompagnato da Piton. Si fermarono in mezzo alla sala, con le bacchette
alzate.
Nella sala
grande si fece silenzio assoluto, e
«Signor
Rostislav, esigo delle spiegazioni.» Disse, acida.
Per tutta
risposta i due si guardarono, sorridendo, e Rostislav disse: «La situazione in
questo castello è peggiorata...non ensavo fosse possibile...» i suoi occhi
grigi guardarono i tavoli, uno dopo l'altro, fermandosi su quello Tassorosso.
«Sempre la
casa peggiore...» ridacciò, e dalla sua bacchetta uscì veloce un raggio di luce
scarlatta, che sfiorò l'orecchio di uno degli studenti.
Appena si
resero conto di quello che stava facendo, tutto gli insegnanti si alzarono di
scatto, me compresa, estraendo le bacchette.
«Signor
Rostislav, lei...»
«Io cosa?»
chiese, sorridendo, mentre dalla grande porta spalancata entra uno sciame di
uomini incappucciati.
«Professoressa
Mc Granitt, è ora di cambiare un po' le cose qui!» Ridacchiò Rostislav,
raggiungendo i compagni mangiamorte.
E inizò la
battaglia.
Alcuni
studenti scapparono verso le sale comuni, altri estrassero le bacchette, poveri
sciocchi.
Buona
parte dei Serpeverde saggiunse i propri genitori tra le file dei mangiamorte,
ed altri, sentendosi eroi, cominciarono ad attaccarli.
Noi
eravamo in netto svantaggio, sia per il numero, sia perchè i mangiamorte, più
che colpire noi, si divertivano ad attaccare i ragazzi.
Dopo una
decina di minuti giunsero in fretta i membri dell'Ordine, capitati per caso per
portare Marguerite, e cominicarono a combattere al nostro fianco.
Grazie a
loro riuscimmo quasi a vincere i mangiamorte, quando comparve una figura magra
e slanciata che, purtroppo per me, avevo già incontrato un'altra volta.
Intorno a
me si fece silenzio. Tutti quanti avevano gli occhi puntati sull'uomo appena
comparso. Un bambino del primo anno sbiancò e svenne, e si sentì un grido acuto
dal fondo della sala: «Oh Signore, è giunto, finalmente!»
Voldemort.
I
Mangiamorte, rincuorati dall'arrivo del loro signore, combatterono con una
nuova forza. Intorno a me i ragazzi cadevano, e i mangiamorte ridevano,
torturandoli.
Ci
guardammo intorno, smarriti. Non sapevamo più cosa fare...Hogwarts sarebbe
finita così?
Poi, da un
angolo un'ombra si levò. Una ragazza, magra e splendida, si avvicinò in
silenzio al Signore Oscuro. Piangeva.
Egli
subito non la notò ma, quando la vide, sbiancò, abbassando la bacchetta.
Marguerite
continuò, scalza, a camminare verso di lui.
Un'altra
volta nella sala si fece silenzio.
«Non sei
cambiato, Tom.» Sussurrò, in lacrime. «Non sei cambiato.»
Egli aprì
la bocca, ma non riuscì a parlare.
Non ci riuscì,
e c'è chi giura di averlo visto piangere.
La
ragazza, in silenzio, continuò a camminare. E gli entrò dentro.
Voldemort
non oppose resistenza. Lasciò che la ragazza lo possedesse, fermo immobile.
In quel
momento capii. Capii che Marguerite stava facendo tutto ciò per salvarci. Capii
che si stava uccidendo, un'altra volta, e per noi.
Alzai la
bacchetta, e gridai «Avada Kevadra!», e tanti altri gridi seguirono il mio.
Decine di raggi smeraldo colpirono l'uomo, che rimase sospeso per qualche
secondo.
Attorno a
lui gli incantesimi formarono un cerchio di luce, entro il quale Riddle scivolò
dentro, morto.
Il cerchio
lo inghiottì, in silenzio, e da quello uscì una figura, svenuta.
Non mi
accorsi subito di chi si trattava, ma se ne accorse Harry, che gli saltò al
collo.
Non avevo
tempo per curarmene. I mangiamorte, terrorizzati per quello che era appena
successo, fecero per scappare ma, vedendo le uscite bloccate, cominciarono a
lanciare incantesimi a destra e a manca. Io, intenta a combattere con un
mangiamorte, non mi accorsi che Lucius Malfoy mi stava lanciando una
maledizione.
Accadde
tutto in un attimo... Malfoy alzò la bacchetta, gridando l'incantesimo, e
subito Daniel, che combatteva accanto a me, mi si mise davanti. Prese
l'incantesimo in pieno petto, cadendo a terra, senza vita.
Per un
attimo non capii, o non volli capire. Scivolai accanto a lui, stringendolo.
Intorno a
me la battaglia finì, e gli auror riuscirono a bloccare la maggior parte dei
mangiamorte, che finirono in seguito ad Azkaban. Ma non mi resi conto di nulla.
Rimasi con
il corpo esanime di Daniel tra le braccia, piangendo.
Ancora
immersa nei miei ricordi, non mi accorgo della voce gentile di Lupin che mi
chiama.
«Celia...?»
Mi volto
piano, sorridendo per mascherare le lacrime.
«Celia...Giù
c'è la professoressa Mc Granitt...sta tornando a Hogwarts, dice che è ora di
ricominciare le lezioni...ha chiesto se vuoi andare con lei.»
«Ho
scelta?» chiedo, giocherellando con un sassolino. Lupin mi sorride. «Beh, dal
tono con cui l'ha detto, direi proprio di sì.»
Penso un
attimo.
Abbandonare
Hogwarts, ricominciare una nuova vita?
Tornare a
scuola per me sarebbe un enorme sofferenza. Non credo riuscirei a sopportarlo.
«E i
ragazzi?»
Lupin fa
per pensare un attimo. «Scherzi? Dirgli che non ci sarà più pozioni per tutto
l'anno...sprizzeranno gioia da tutti i pori, te lo dico io.»
Alzo le
spalle. «Non so...ora anche il posto di Difesa Contro le Arti Oscure è
vacante...»
L'uomo
ridacchia. «Non più...è di nuovo mio!»
«Ehy,
complimenti!» sorrido, per un attimo dimenticandomi di tutto ciò che mi
affligge «Finalmente un professore decente per quella materia!»
«Allora...cosa
farai?»
Alzo le
spalle. «Non so. Dopotutto, mi piace insegnare, però...»
«...Hogwarts
ti fa del male, eh?»
«Non sai
quanto.»
«Senti..»
Lupin salta fuori dalla finestra, sedendomisi accanto. «Vai da un'altra parte,
no? Dumstrang...o Beauxbatons...quelle scuole hanno bisogno di un'insegnante
capace come te!»
Sorrido.
«Capace? e tu come lo sai?»
«Mah, ogni
tanto Tonks mi racconta di quando eravate a scuola...» Ridacchia.
«ehm...comunque»
dico in fretta, per cambiare discorso «penso che non tornerò ad Hogwarts...non
so cosa farò, ma ad Hogwarts non tornerò, almeno, non stabilmente. Forse
tornerò un po' a casa, in Irlanda, o forse andrò in Francia come mi hai
suggerito. Non resterò qui...questo posto mi fa troppo male.»
Lupin
annuisce, ora serio. «Rispetto la tua scelta, anche se sarebbe stato bello
averti come collega...scendi tu a parlare con
«Un
secondo.»
«Tutto il
tempo che vuoi» dice, tornando in casa.
Rimasta
sola, guardo i tetti delle case sotto di me.
Sì, ho
fatto la scelta giusta, ad Hogwarts non tornerò.
Ora...chissà
cosa farò. Non so nulla sul mio futuro, tranne che inizia per me un nuovo
capitolo. Forse come insegnante in Francia, forse come Auror, o forse come...
Sì, sono
sempre più convinta. E' la soluzione giusta.
Da oggi,
da questo momento, per me, inizia una nuova vita.
Addio
Hogwarts, addio.
Addio.
CeliaAllen