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Autore: FataFallita    13/11/2005    0 recensioni
Questo non è propriamente una FanFiction...In effetti…cosa davvero è mielandia? Mielandia nasce come “gioco di blog”, ovvero un blog nel quale chiunque può partecipare, impersonando un personaggio inventato (proprio come un gioco di ruolo!). Mielandia è ambientato ad Hogwarts, e inizia al sesto anno di Harry e,a differenza dei tanti GdB (Giochi di Blog) presenti nella rete ambientati ad hogwarts, i personaggi di mielandia non sono quelli della rowling, sono personaggi inventati, che si *infiltrano* nei luoghi e tra i personaggi originali inventati dall’autore…così possiamo trovare la figlia di Piton, studenti mai citati nei ben cinque (fra
poco sei) libri, una nuova professoressa di pozioni e tanto altro…Personaggi che scrivono diari, e che vivono na loro vita al castello.
Quindi, fra poco troverete le varie pagine di diari, non tutte scritte da me, ma da vari autori. Per questo motivo non ho corretto gli eventuali errori grammaticali!
Mielandia si trova qui: "mielandia.splinder.com", nel caso voleste fare un salto...

 

edit: in novembre mielandia è finito. Abbiamo preso questa decisione a malincuore, per colpa dell'uscita del nuovo libro. Per questo motivo, qui troverete tutta la storia, dall'inizio alla fine.

Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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martedì, 01 novembre 2005

Sentivo il bisogno di parlare con qualcuno, ma con chi?

Con chiunque, mi sarebbe andato bene anche l'elfo Dobby.

Andai a cercare la Pans ma non c'era, così come anche tutte le altre mie compagne serpeverde che sembravano essersi dileguate nel nulla.

Così cercai Draco, ma era impegnato con la Adams.

Papà? Era proprio di lui di cui mi dovevo sfogare.

Ron? L'avrei solo messo in ansia e non avrei mai voluto avvisarlo della mia partenza.

Corsi verso l'aula di astronomia, avevo sentito dei passi.

Spalancai la porta. Una figura, una donna che piangeva.

"Professoressa...?" la professoressa rannicchiata in un angolino al buio, l'avevo riconosciuta.

Lei, la professoressa Allen, colei con cui avevo avuto probabilmente più scontri quest'anno.

Dalle prime volte che si siamo viste. Lei ha rubato il posto a mio padre. Pozioni. E da quel momento l'avevo odiata. Ma una volta ci siamo anche quasi ubriacate insieme, era riuscita a farsi volere bene anche da me. Così decisi.

Avrei parlato con lei, con la mia nemica/amica professoressa Allen.

"Ciao Labelle. Hai bisogno?" certo che ho bisogno signorina! Non mi vede? Questa è la fine.

"Le devo parlare, signorina Allen..."

Mi siedo accanto a lei, mentre la professoressa volta la testa verso la finestra.

Piove.

Il tempo perfetto per la fine di tutto ciò che deve finire.

"Dimmi.."

"Io.." comincio a piangere come una bambina, non lacrimucce, niente pianto sul latte versato. Lacrime grandi, calde, vere che scivolano leggere sulle mie guance finendo sul mio vestito.

Piango per tutto quello che sta succedendo.

Io che ritrovavo mio padre, felicità, l'incontro con Ron, l'amore che provo per lui e la paura che ho avuto di perderlo.

La morte di Silente e quella di Annah. Ho visto il signore oscuro in faccia, l'ho visto. So chi sono i suoi mangiamorte e so anche che non mi farebbero nulla dato che mio padre ha venduto la scuola, gli insegnanti, il preside, l'Ordine della fenice e tutti gli studenti a Voldemort e ai suoi scagnozzi. Che schifo, che schifo.

E tutto questo è successo in un solo anno, in un anno di permanenza qui, ad Hogwarts, dove pensavo di avere tutto, di aver ritrovato tutto. Io questa scuola non la voglio lasciare, voglio rimanere qui, stare con Ron, ma soprattutto aiutare mio padre, aiutarlo, perchè adesso sì che sarà nei guai, fino al collo.

Il ritorno dal signore oscuro, era meglio quando tutti lo ritenevano un codardo per aver lasciato il signore Oscuro quando quest'ultimo stava per cadere.

E perchè non ci avevo pensato prima? Era ovvio che mio padre era ancora sotto le grazie di Voldemort, dato che ancora non era stato ucciso.

Non voglio lasciare il mio posto di capitano della squadra di Serpeverde, perderanno. Perderanno tutte le partite senza di me.

E Potter vincerà di nuovo.

Potter, Potter e la Granger. Bè loro sicuramente non mi mancheranno, per niente.

Granger, mi hai reso la vita impossibile, lo sai? Tu che volevi sempre avere Ron al tuo fianco. Io non posso soffrirti, sei l'unico motivo che mi rallegra all'idea di dovermene andare.

I miei pensieri vengono fermati da un singhiozzo della professoressa.

Starà pensando quello che sto pensando anche io?

"Io.. professoressa, devo dirle molte cose. Non so da che parte cominciare. Io mi trasferirò a Beauxbatons, lo sa?"

La professoressa annuì.

"Ma non sa il perchè, vero?"

Annuì di nuovo.

"Mio padre è un mangiamorte"

La professoressa si mette a ridere e mi dice che mio padre è stato un Mangiamorte, ma non lo sarà mai, mai più.

Fa parte dell'Ordine della fenice ed è lì per aiutare Silente, non per dargli contro.

"Anche io pensavo così, signorina. Mi sono sempre e dico sempre fidata di mio padre, non ho mai neanche pensato che potesse nascondermi qualcosa, e invece l'ha fatto. Farà entrare dei Mangiamorte a scuola, lo sa professoressa? Già ha fatto entrare la Lestrange, non ci metterà molto a farne entrare degli altri. Mi sta ascoltando?"

La Allen aveva la faccia tra le mani e piangeva.

Non sapevo cosa dire, cosa fare.

Anche lei lo sapeva, ma faceva finta di non vedere quello che succedeva attorno a lei come molti facevano.

"Io non me la sento di tradire mio padre, non posso, ma lei faccia qualcosa, la prego. Non so quando attaccheranno, non so niente. Mi aiuti lei professoressa, per favore!"

Ma lei stette zitta.

"Lei è forte, è l'unica che può fare qualcosa"

"Labelle, non posso fare nulla. Io, la mia persona, non cambierà nulla, nessuno crederebbe a me, nessuno. Finchè il professor Silente era in vita, forse, ma ora no. E' la fine Labelle, la fine, non capisci?"

Capisco benissimo, professoressa, ma non voglio che finisca tutto. Voglio che il bene vinca sul male, non lo capisce questo?

No, evidentemente no. La pensavo più forte.

L'abbracciai, non mi interessava se era la mia professoressa di Pozioni, ormai non mi interessava più nulla.

"Non ci dobbiamo arrendere, professoressa, non dobbiamo!"

Sciolsi l'abbraccio e andai nell'ufficio di mio padre.

"Papà io so tutto"

Silenzio. Silenzio. Silenzio.

Mio padre che si siede alla scrivania, accavalla leggermente le gambe e aggrotta la fronte.

Sta pensando.

Un respiro per cominciare a parlare. So che non mi farebbe niente.

So che non mi farebbe niente. Vero papà, non mi farai niente.

"Lo so Labs e posso dirti una cosa: hai due possibilità. O stare dalla mia parte e combattere al mio fianco oppure stare dalla parte dell'ordine della fenice e combattere al loro fianco.

A me non interesserà cosa farai, capito? Non mi interesserà, per niente. Io ti voglio bene Labelle, a prescindere da che parte starai."

Si alzò per abbracciarmi, ma io mi ritrassi.

Pensai. Io volevo bene a mio padre, tanto, lo amo più di chiunque altro al mondo. Ma voglio anche che i ragazzi qui non siano in pericolo, non voglio che il signore oscuro vinca.

"Papà, io scelgo di stare con te. Ma non parteciperò ad alcuna battaglia."

Lo abbracciai, in un abbraccio che non finì più.

"Non mandarmi a Beauxbatons, papà"

"Devo, Labs. Non voglio che tu mi veda fallire un'altra volta."

Piango di nuovo, per la seconda volta in un giorno. Asciugo le lacrime con la manica della camicia ed esco dallo studio di mio padre.

 

--

 

Halloween. Il ballo.

Tutti sono in sala grande a ballare.

Io sono l'unica triste, con le lacrime agli occhi.

Ho le braccia attorno al collo di ron, devo dirglielo, devo dirglielo ora, non posso aspettare.

"Io lascerò Hogwarts"

"Lab che stai dicendo?"

"Mio padre mi sta spedendo a Beauxbatons.."

"Ma tu stai scherzando"

Ricomincio a piangere, singhiozzando. Qualche ragazzo attorno a me si volta.

"Oddio, non dirai sul serio.. come può..? Io..! Piton!"

"Stai calmo Ron, non posso farci niente, sarà così. Devo andarmene, non..non potresti capire."

"Io, d'accordo, non dirò niente." e mi abbracciò. Avrei voluto che il tempo si fermasse per rimanere lì con lui per sempre.

Ma questo momento magico venne interrotto.

La professoressa McGrannitt si fece spazio tra la folla.

"Cosa ci fa qui signor Rostislav?"

"Ahahahah, secondo lei cosa ci faccio qui?"

"Non saprei, ma è pregato di uscire da questa Sala, la festa di halloween è privata. Solo per gli alunni di Hogwarts e lei dovrebbe ben saperlo!"

"Oh certo lo so bene, ma sinceramente non mi interessa"

La McGrannit e il signor Rostislav continuarono a parlare, anzi a litigare. Papà si avvicinò ai due e lo stesso fece la professoressa Allen. Aveva capito cosa stava facendo papà e anche il signor Rostislav. Stavano per fare qualcosa di brutto. Molto brutto.

Io intanto guardavo le persone attorno a me. Tutti erano rimasti fermi a bocca aperta, tranne Alice che stava sgattaiolando assieme a una donna dai lunghi capelli corvini.

Sapevo che era Bellatrix ma avevo promesso a mio padre che non avrei fatto niente, che sarei stata ferma e zitta.

E così feci, anche quando per non so quale motivo Draco cominciò a litigare verbalmente con Andrea Black.

I serpeverde e i Grifondoro cominciarono a lanciarsi schiantesimi od altri piccoli incantesimi. Piano piano anche le altre due case parteciparono alla lotta, tutti tranne me probabilmente, che mi nascosi dietro una statua e mi tappai le orecchie con le mani.

Non volevo nè vedere nè sentire, volevo far finta che nulla stesse succedendo.

Vidi solo arrivare i mangiamorte e subito dopo anche i membri dell'Ordine della Fenice. Vidi mio padre lanciare uno schiantesimo contro la professoressa Allen e quest'ultima riuscire a schivarlo.

La battaglia continuò per una ventina di minuti, fin quando da una nube nera comparve una figura pallidissima con occhi rossi e sguardo malvagio. Era voldemort, sapevo chi era ormai.

Tutti erano a bocca aperta. Molti ragazzini piangevano, come ormai avevo cominciato a fare anche io.

Voldemort attaccò la professoressa McGrannit e la rissa ricominciò; ma ad un certo punto da uno scrigno che avevano portato i membri dell'Ordine della Fenice ne uscì una figura semitrasparente.

Era una ragazza dai capelli rossi, che fece indietreggiare Voldemort.

Non riuscii a sentire bene quello che dicevano dalla mia posizione.

Voldemort aveva una faccia spaventatissima, ma allo stesso tempo addolcita.

la ragazza/fantasma invece aveva solo paura e rabbia dentro di sè.

Odiava Voldemort e lo amava allo stesso tempo.

Voldemort era shockato. Non riusciva più quasi a muoversi, neanche quando la ragazza dai capelli rossi entrò nel suo corpo.

Preso alla sprovvista il signore Oscuro rimase come pietrificato.

Tutti i membri dell'Ordine e anche qualche ragazzino lanciarono degli incantesimi a Voldemort posseduto, che venne praticamente sbriciolato.

I mangiamorte non la presero molto bene e cominciarono a tirare schiantesimi a destra e a manca senza vedere dove andavano a finire.

Molti ragazzini furono feriti, o addirittura morirono.

Io non volevo guardare, non volevo.

Ad un certo punto i membri dell'Ordine riuscirono a scacciare i mangiamorte e cominciarono a raccogliere i ragazzini che giacevano a terra. Papà era fuggito insieme ai mangiamorte.

Io ero sola, di nuovo.

Andai in camera presi le mie valige.

Scesi le scale piangendo. Quasi non avevo più lacrime.

Vidi Ron, che mi raggiunse.

La baciai, di slancio e lo salutai.

"Questa è la fine, Ron. E' la fine. La fine di tutto ciò che amiamo"

 

e me andai, salutando per sempre Hogwarts.

Labelle

 

giovedì, 03 novembre 2005

Per una volta nella mia vita ho dato ascolto a qualcuno, mi sono fidata. Ed è successo il finimondo.

La sera di Halloween. Il ballo. Quest'anno nessuno mi ha chiesto di accompagnarlo. Nemmeno Blaise. Passo le mie giornate da sola, a pensare. Coppie che ballavano. In mezzo a loro ho scorto Labelle e Ron. Labelle ha aperto gli occhi, e mi ha visto. Stava piangendo, piangeva come me in quel momento. Gli stessi occhi arrossati. Probabilmente anche lo stesso terrore, anche se per due motivi diversi. Quanto mi sono sentita simile a lei in quel momento. Eppure io e lei non  potremmo essere più diverse.

Ho distolto lo sguardo e ho continuato a camminare. Ma da chi stavo andando? Non avevo nessuno da cui andare. Nessuno. Pensavo alle parole del professor Piton. Come facevo da giorni in effetti.

Improvvisamente, l'atmosfera, fino ad un attimo prima festosa, si fece incredibilmente tesa.

Sentii delle urla, e mi voltai in direzione di quelle. Il signor Rotislav e il professor Piton avevano estratto la bacchetta, e la puntavano contro la McGranitt e la Allen. Anche loro impugnavano la loro. Panico, studenti che urlavano. Non capivo più nulla. Chiusi gli occhi e mi misi a singhizzare. Che comportamento indecente!

All'improvviso un brivido alla schiena. Una mano mi accarezza la guancia. Aveo già sentito quelle dita sulla mia pelle. Mi volto di scatto. Dietro di me c'era di nuovo lei. Bellatrix Black. Mi mise le mani sulle spalle. Ma i suoi occhi non guardavano me. Era incredibilmente seria. Osservava i movimenti di Rotislav e Piton, suppongo.

"Fra poco succederà di tutto qui mia cara. Vieni con me."

Le credetti.

Il sibilo di un incantesimo nell'aria.

Bellatrix Black che mi sbatteva contro il muro in un angolo appartato dietro al ad uno dei camini.

I suoi occhi di ghiaccio nei miei.

Mi sentivo debole. Stavo per venir meno.

"Aiutami Alice."

Deglutii.

"Voglio Potter. Portami da lui."

Obbedii. Nemmeno mi accorsi di quello che accadeva intorno a noi. Incantesimi ovunque. Bellatrix dietro di me. Un incantesimo mi sfiorò una guancia. Sangue. Ma nemmeno ci feci caso, la mia paura era maggiore. Poi lo vidi. La sua ragazza era con lui.

"Potter!"

Urlai rivolta a lui. Un urlo come un altro in quel momento nella sala grande. Lui non mi senti, ma la sua ragazza sì. Cecilia Adams. Ci guardò con odio, e si mise fra noi.

"Adams.. Spostati." Non volevo si facesse del male.

Cecilia aveva gli occhi lucidi, stringeva la bacchetta in mano. Si morse le labbra, ma non si mosse di un millimetro. Fù Potter che, notandoci, si portò comunque davanti a lei. Puntava la sua bacchetta su Bellatrix, l'aveva riconosciuta. Lei faceva lo stesso. La confusione in sala grande era insostenibile. Bellatrix mi scansò con un braccio, facendomi barcollare dietro a lei.

"Sei morto." Sibilò Bellatrix

Ma qualcosa mutò di nuovo. Il rumore scese, anche se non scomparve del tutto. Non riuscivo a vedere, ma Bellatrix aveva portato er qualche istante lo sguardo al centro della sala. Spalancò gli occhi dalla sorpresa, ma poi li rimise addosso quel ragazzo che tanto odiava.

"NO! Ce l'ho in pugno!! Non ora! È qui!!"

Due figure incappucciate corsero verso di noi, ma Bellatrix sembrava non vederle. Il suo sgardo, carico di odio, era diretto verso Potter. Il ragazzo dal canto suo non desiderava altro che farla fuori. Un mangiamorte però puntò anche la sua bacchetta su Potter, mentre l'altro prese Bellatrix per la vita portandola via. Lei strepitava, agitava le braccia. Fu terribile. Il suo bel viso, sebbene provato, era contratto dalla rabbia. Si allontanarono da noi, e nella sala grande tornò il silenzio.

Scoppiai in singhiozzi. Non avevo mai avuto così tanta paura nella mia vita. Caddi in ginocchio. Nella mente l'ultimo sguardo che mi aveva lanciato Bellatrix Lestrange, la pericolosa mangiamorte. Misi la testa fra le mani. Che mi sarebbe successo ora!? Secondo il professor Piton nulla, ma lui era fuggito a gambe levate! Comincia ad ansimare. Che mi avrebbero fatto? Avevo aiutato i mangiamorte! Lord Voldemort! Mi aspettava Azkaban! No, avevo già visto i dissenatori! Mi prese il panico. Mi alzai per scappare via, ma qualcosa mi prese per il braccio. Era Potter.

"Non ti muovere Spencer! Non ti muovere! Tu devi spiegarci molte cose!!"

Lo guardai con un odio infinito. Mi faceva male. La sua stretta era terribile. Ma io lì non rimanevo. Feci finta di calmarmi e, quando allentò la morsa, con la mano libera gli tirai un pugno in faccia. Gli occhiali gli si ruppero, ed io corsi finalmente via. Attraversai la sala grande, c'erano corpi daappertutto. Morti? Erano morti quelli!? Ad Hogwarts!! Non potevo guardare! In men che non si dica mi ritrovai nel mio dormitorio.

Sul mio letto c'era una pergamena.

 

"L'ho fatto per mia figlia. È in pericolo qui. Non dirle di questo messaggio. L'ho fatto perché non facessero del male a lei. Mi hanno ricattato, mi creda signorina Spencer. Le avevo dato la mia parola d'onore. Faccia in modo che la professoressa McGranitt trovi una busta indirizzata a lei sulla mia scrivania, nel mio studio. Spiego tutto lì e lei sarà riabilitata. Bruci questa pergamena dopo aver letto il messaggio. Mi fido di lei. Per quanto riguarda la sua situazione, non tema.

Firmato, Severus Piton."

 

Credergli o no? Non importava, io non avevo fatto nulla di male. Far trovare la lettera alla McGranitt, ora che mi ero calmata, fu facile, e, in effetti, Piton si assumeva tutta la colpa. Era il minimo che potesse fare.

.Alice.S.vK.

 

sabato, 05 novembre 2005

Ho una strana sensazione addosso...come se qualcosa dovesse improvvisamente finire.

Sono un paio di giorni che ci penso e mi sento strana. E mi fa paura provare certe sensazioni.

Successe anche quando stava per morire Christian, era come se me lo sentissi.

Ho paura che domani potrebbe essere tutto diverso.

Recupero una cosa dal mio baule e mi avvio verso la lezione di storia della magia. Che noia, non ne ho per niente voglia.

Draco e lì, fermo sulla soglia della porta del suo dormitorio, faccio finta di non vederlo e proseguo tenendo lo sguardo basso, so che mi sta fissando, sento i suoi occhi color del ghiaccio su di me.

Sono alla ricerca di una persona, l’unica che mi è stata vicina quando non avevo nessuno, anche se in questo periodo i nostri rapporti si sono, come dire, allentati, mi sento in dovere di ringraziarla. Non chiedetemi perché, so solo che voglio farlo.

“Ehy!Ehy Cecy!Aspetta un attimo” sorrido avvicinandomi alla ragazza.

Resto quasi stupita nel vedere il suo volto, è come se avesse un peso che le grava addosso.

“Ehy, cosa succede?”

“Niente…come va Andréa?” mi risponde in tono distaccato.

Quel tono mi ferisce, forse è proprio vero che si è dimenticata di me.

“Cecy, ascoltami, volevo semplicemente darti questo” dissi prendendole la mano e poggiandovi al suo interno un sacchetto “tu, mi sei sempre stata vicina e mi sento in debito con te, diciamo che questo è solo un modo per dirti grazie!” sorrisi guardando l’espressione del suo volto mutare.

Iniziò ad aprire il sacchetto rosso, estraendone un ciondolo.

“E’ forse l’oggetto più caro che ho, e voglio che lo tenga tu”

“Ma, Andréa, non posso”

Sorrido, allontanandomi.

“Ti voglio bene Adams”

“Andrè!Aspetta!” mi voltai fermandomi “Malfoy” sussurrò a denti stretti.

“Malfoy cosa, cosa ha fatto?” il suo nome mi provocava scosse, ma scosse di rabbia.

“Ha detto che se non vado al ballo con lui e lascio Harry, lui vi farà del male, ha detto che mi vuole, che non è interessato a te e….” alcune lacrime cominciavano a rigarle il volto.

“Ehy” la abbracciai “tu non puoi andare al ballo con lui, Cecy, dovesse succedermi qualcosa, tu non andrai al ballo con lui!Chiaro?non ne voglio discutere, con lui ci parlo io, tu vacci con Harry!ok?!”

“Ma…ti farà qualcosa”

“Non ti preoccupare” mi voltai nuovamente iniziando a correre per i lunghi corridoi di Hogwarts, passai l’aula di storia della magia, non sarei andata a lezione. Quel, quel Malfoy, come si permetteva di fare una cosa del genere ai miei amici?

Correndo verso la mia sala comune mi scontrai con Labelle. Aveva uno strano sguardo affranto. Le sorrisi continuando nella mia corsa.

 

********

 

Il ballo…..immense zucche volteggiano sospese a mezz’aria per tutta Hogwarts, la sala grande è cambiata, i lunghi tavoli sono scomparsi e al loro posto piccoli divanetti percorrono tutto il perimetro di quell’immensa stanza. Sola, senza accompagnatore. Seduta su una sedia ancora in anticipo, la stanza è ancora vuota, il vestito nero cade morbido sul mio corpo. I capelli tirati indietro e il collo e i polsi cinti da collane e bracciali borchiati.

“Black, cosa ci fai già qui?” mi volto, la professoressa Allen mi siede davanti nel suo abito splendido.

La strana sensazione della mattina si era accentuata ancora di più.

“Non avevo molta voglia di stare in sala comune.”

“Capisco” risponde. Anche la professoressa Allen sembra strana. Come se fosse assente.

“Professoressa?”

“si Andréa?”

“Le è mai capitato di provare una strana sensazione?”

“In che senso?” chiese incuriosita.

“Come se stesse per succedere qualcosa di strano, di grande, troppo grande anche per voi professori?”

“Mhh….” La professoressa Allen non fece a tempo a rispondermi che i primi alunni si fecero strada nella grande sala.

“Ne parliamo dopo, ok?” m disse allontanandosi verso la professoressa McGrannit appena entrata.

 Fissai per un po’ il pavimento, persa nei miei pensieri, forze una buona mezz’ora, quando rialzai lo sguardo la sala era già gremita di gente e io ero ancora là, ferma su quel divanetto, ferma fin quando la voce di Malfoy non si fece spazio, violentemente nei miei pensieri.

“Malfoy” chiamai avvicinandomi al biondino.

“Ahah, la bella gattina si fa viva”

Odio quel suo tono beffardo, mi fa andare sui nervi.

“Sta zitto e taci, dico, come ti sei permesso di fare una cosa simile?”

“Cosa intendi Black”

“Lascia in pace la Adams

“Immaginavo si trattasse di lei, la salva grifondoro è arrivata, sai dovresti stare tra quella rozza gente piuttosto che tra i serpeverde”

“Non sono gente rozza, siete solo voi che non sapete far altro che elogiarvi da soli”

“Abbassa il tono ragazzina e…piuttosto vieni a ballare con me!” disse afferrandomi per un braccio e tirandomi in mezzo alla pista, dietro di noi altre voci si confondevano tra le note della musica. Distinsi solo la voce della McGrannit che rimproverava qualcuno che si era infiltrato.

Draco mi avvolgeva le braccia intorno alla vita, mentre io, ancora stupita del suo gesto, non sapevo come reagire, da un lato non volevo abbandonare quella pista e quel ballo, si, insomma, Malfoy faceva un certo effetto anche su di me…ma dall’altro il pensiero mi riportò al viso affranto di Cecilia, così mi scostai bruscamente da lui. “smettila” dissi stizzita “come ti permetti di giocare con la vita degli altri”

“Oh, avanti, se ti riferisci alla Adams, io volevo solo arrivare a te”

“Sei un lurido bugiardo, schifoso….”

“Sta zitta”

“No”

Mi voltai, un sacco di persone si erano riunite attorno a noi, mentre dall’altra parte la McGrannit discuteva animatamente con un tizio.

All’improvviso ci fu un enorme boato e la porta della sala si spalancò permettendo l’accesso a delle figure incappucciate. I Mangiamorte, sapevo bene chi erano, per casa mia ne erano passati tanti.

E subito dietro di loro tutti i membri dell’Ordine, non fui in grado di capire cosa stava succedendo, all’improvviso tutti i ragazzi avevano iniziato a lottare tra di loro, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero contro Serpeverde.

Mi girai nuovamente, il volto di Draco mi si parò davanti, si avvicinò sfiorandomi le labbra e sussurrando.

“E’ la fine per voi” e sgattaiolò via prendendo in mano la sua bacchetta e iniziando a lanciare incantesimi.

Ero spaesata, confusa, incantesimi di basso livello volavano a destra e a manca. Ero terrorizzata.

“Andréa” la voce di Harry mi riportò alla realtà, mi voltai verso di lui vedendo una Cecilia spaventatissima.

Poi il silenzio nuovamente, tutti fissavano il centro della sala, dove una figura pallidissima guardava spaventata e stranita la stanza in cui si trovava e soprattutto la persona che le si stagliava di fronte.

Lord Voldemort in persona.

Poi il nulla, questa figura che si avvicina al Signore Oscuro, che entra in lui, attimi di silenzio e mille fasci verdi che partono in direzione del più potente dei maghi.

Un’altra figura che ne esce dal suo corpo prima di finire in briciole.

E ancora, di nuovo panico. Mangiamorte infuriati che iniziano a tirare incantesimi alla cieca, persone che cadono a terra inermi.

“ANDREA SPOSTATI”

Non faccio a tempo a capire la frase di Cecilia e Harry che un fascio verde percorre la stanza alla velocità della luce, senza via di scampo, senza soluzione.

In un momento tutto mi ritorna alla mente, io da piccola, io con Christian, io a Beauxbatones, mia madre, io a Grimmauld Place, io e Cecilia, la prima partita di Quidditch qui ad Hogwarts, il tempo si ferma.

Il raggio verde dell’Avada Kevadra si blocca ad un centimetro dal mio petto mentre una lacrima triste e solitaria scivola sulla mia guancia. Ho capito. E’ la fine. Draco, avevi ragione, non c’è via di fuga per me.

Il tempo riprende a scorrere veloce e l’intensità di quella maledizione senza perdono si scaglia sul mio petto centrando il cuore. Mille fortissime scosse mi percuotono il corpo.

Poi, in un sospiro il mio corpo cade a terra, le gambe hanno ceduto, gli occhi si fanno pesanti.

Un grido, una voce….”Andréaaaa!”

Cecilia. Ti voglio bene.

Addio.

 

Silenzio.

 

 AndreaBlack

 

domenica, 06 novembre 2005

<> sussurr, la mia voce trema spudoratamente <> un sibilo accompagnato dalle lacrime che carezzano il mio viso poggiandosi amare sulle mie labbra

<> si alza di scatto fissandomi <>

spaventato, turbatomi fissa prendendomi le braccia.. io mi scosto..

L'ho già detto a d Andrea.. che se lo confessassi a Harry lui con il suo carattere impulsivo andrebbe da Malfoy  succederebbe un casino.. non voglio..

lo faccio per salvarti Harry, nonostante le parole di Andrea..

<> secca, falsa.. mi allontano di corsa..

<> la voce di Harry risuona dietro di me.

tra le mani stringo il ciondolo di Andrea.. un ciondolo stupendo.. sembra scolpito dagli angeli..

Lo stringo al petto tra le lacrime..

mi sento.. mi sento come se i giorni felici siano contati..

Harry.. Andrea..

 

Lego al collo sennò nudo il ciondolo di Andrea, i miei capelli legati in una stretta crocchia.. un abito nero che contorna le mie esili forme femminili ed eleganti.. dinanzi allo specchio mi sneto come una sposa cadavere.

Dietro di me Hermione si sta preparando a sua volta truccandosi.. sta molto bene con quel trucco leggero e quell'abito roseo.. sorrido lievemente fissandola dallo specchio..

i miei lineamenti adesso sembrano meno dolci e più secchi.. i miei occhi più vuoti.. le pesante matita nera attorno agli occhi e le trosse labbra di rossesso socchiuso..

il cuuore mi duole.. a malavoglia mi alzo..

Harry, prefeirei che tutto questo fosse dedicato a te, tutta la cura che metto sempre nel prepararmi questa volta manca..

mi alza reggendomi su i tacchi a spillo, ormai abituata a stare in bilico su un tacco finissimo e alto mi avvicino alla sala grande, i miei passi risuonano nei corridoi vuoti.. quando entro nlla sala..

Zucce candele e allegria mi investono non contagiandomi..

il ragazzo freddo biondo che mi aspettava è dinanzi a me, mi porge la mano fissandomi dai suoi occhi di ghiaccio rridotti a fessure..

<> mente e si vede..

<> anche io mento, non voglio i suoi complimenti..

 

<> mentre siedo da sola su una sedia in disparte sento una voce conosciuta vicina a me

<> gli occhi chiari mi si illuminano..

<> abbasso lo sguardo vedendolo sedersi vicino a me..

è ora di dirgli tutto..

<> tengo lo sguardo basso

<> lui con una carezza mi fa alzare il volto costringendomi a guardarlo neI suoi occhi verdi smeraldo..

mi sorride lievemente, ricambio, anche se mi riesce poco

<> mi abbraccia stringendomi con forte dolcezza..

>

le lacrim nere di matita gli sporcano il vestito..

<> anche la sua voce trema..

< alzo lo sguardo quando rumori e grida forti e improvvisi fanno si che entrambi scattiamo in piedi..

Harry mi stringe a se mentre attorno degluomini incappucciati ci accerchiano

<> sussurra uno... avvicinandosi con la bacchetta sguainata

harry estrae alla velocità della luce la sua bacchetta stringensomi a se.

Sento il suo cuore battere all'impazzata, come il mio..

sembra quasi che siano all'unisono..

<> grida e l'uomo incappucciato viene scaraventato via..

<> grido..

<> risponde lui mentre approfittiamo della distrazione di tutti momentanea per scappare verso Andrea..

<> Harry la chiama mentre io riconosco difficilmente la sua figura tra mille fasci luminosie persone che scappano..

ho paura..

non faccio in tempo a intedere di volere quando gli sguardi di tutti compreso il mio saettano verso il centro della stanza dove la figura scheletrica e pallida di LUI si inalza minacciosa..

Avada Kevadra iniziano a essere lanciti alla cieca..

le mie mani fredde stringono la iacca di Harry che tenta in qualche modo di proteggerci!

<>

Harry grida, quando vedo quel fascio maledetto, verde smeraldo colpire la mia amiche cade a terra senza vita..

il modo mi crolla addosso

Andrea è morta!

<> Grido tra le lacrime allontanandomi da Harry, ingenue avventata..

<> Harry non fa in tempo a riafferrarmi il braccio quando una voce sconosciuta nella mie direzione grida <>

Non so cosa sia accaduto ma una forza potentissima mi spinge via facendomi schiantare contro la parete.. cado in terra..

Addio giorni felici

addio Andrea

...buio...

Cecilia-Adams

 

domenica, 13 novembre 2005

Ritta in piedi stringo tra le mani una rosa scarlatta. Le spine acuminate trapassato i guanti scuri, piantandosi nei miei palmi.

I miei occhi, arrossati e spenti, fissano l'erbetta verde ai miei piedi.

Ninphadora mi stringe, sento la sua testa appoggiata alla mia spalla.

Ma non riesco a guardarla. Non riesco neppure ad alzare la testa.

I maghi e le streghe davanti a noi, anch'essi qui per assistere alla cerimonia, si alzano in silenzio,  e se ne vanno, lentamente.

Faccio un profondo respiro, e piano piano mi avvio verso la lastra di marmo davanti a me. Tonks resta indietro con le mani dietro la schiena. Mi aspetta, forse non mi vuole lasciare sola.

Guardo di sfuggita la lapide, e le lacrime che ho trattenuto a stento ora scendono lente dalle mia guance bianche.

Poso la rosa a terra, sfiorando l'incisione nel marmo. Il suo nome è scritto a lettere grandi, segnate da un sottile filo di metallo, forse argento, forse bronzo. Le lacrime nei miei occhi mi impediscono di vedere con precisione...

Con fatica mi alzo, e faccio per andare verso Tonks. Per un'ultima volta mi volto, aciugando con una mano il viso bagnato.

Il suo nome, inciso nel marmo. L'immagine di quella tomba mi si stampa nella mente, non la dimenticherò mai più.

 

David Olsen

che contribuì alla sconfitta di Voldemort.

 

Sorrido. Ora che non c'è più, il nome del Signore Oscuro viene pronunciato da alcuni quasi senza paura. Viene scritto, anche. Ma solo perchè costoro non ci sono stati, quella notte. E perchè non hanno visto, come ho visto io.

 

Tonks mi stringe forte la mano, e assieme andiamo verso le automobili che ci stanno aspettando.

Abbiamo deciso di venire fino qui con mezzi babbani, un po' perchè le passaporte sono scomode, e un po' perchè nell'ultimo periodo i maghi sono stati un po' troppo azzardati, molti hanno rischiato di farsi vedere da babbani...ma chi può biasimarli? Chi non condivide la gioia che provano?

In silenzio arriviamo fino a Grimmauld Place, e veniamo scaricati davanti alla porta del numero 13. L'uomo dentro al taxi ci guarda, interrogativo.

«Avete detto il numero dodici, vero? Ma qui non c'è...»

«Lasci perdere, ci siamo sbagliati!» Dice Molly premurosa. E felice in una maniera quasi irritante, ultimamente.

Scendiamo e, appena il taxi si allontana, Molly fa comparire il numero 12.

«Dentro! Dentro! Ora prepariamo un po' da mangiare, vi va?»

A solo sentire parlare di cibo quasi vomito, ma non dico niente.

Grimmauld Place è cambiata, ora che l'Ordine è sciolto. Le finestre sono sempre aperte, e -strano ma vero- è tutto più pulito.

E' da un pezzo che non venivo qui. O almeno, mi sembra un eternità. Pensare che sono passati neanche due mesi dall'inizio della scuola mi fa stare male. Sono successe troppe cose da allora.

Siedo nel piccolo salotto antistante la cucina, mentre tutti si avviano verso la sala da pranzo, dove Molly ha già apparecchiato.

Sento una mano che mi si posa sulla spalla ed io, involontariamente, rabbrividisco.

Sentire quella mano lì, sulla mia spalla, viva, mi fa paura. E' troppo strano, sono troppe le cose che non capisco.

Sirus deve sentire questo mio scatto, e ritrae subito la mano.

«Come stai, Celia?»

Sentire qualcuno che mi parla mi fa tornare le lacrime agli occhi.

«Sto.» Sussurro, guardando a terra.

«SIIIRIIIIUUUUUUS! CEEELIIIIAAAAA!!!MAANNCAATEEE SOOLOOOOO VOOOOOII!» la stridula voce di Molly mi perfora i timpani.

Sirius si siede di fronte a me, senza curarsi di Molly che stride. «Senti, se posso fare qualcosa per te...ecco, dimmi pure.»

«RAAAAGAAAZZIIIII!VEEENIIIIIIIIITEEEE???»

Alzo le spalle, ancora guardando a terra, poi un pensiero mi sfiora la mente e, mentre Sirius già stava andando verso la cucina lo chiamo, piano.

«dimmi.» Sorride, tornando indietro.

«Sirius.» ripeto. «come mai tu sei qui?»

Egli sorride ancora, premuroso. «Non mi hai chiamato?»

«No, intendo...come mai tu sei qui, ora?» mi interrompo un attimo. la mia voce trema. «come mai sei vivo?»

«OOOOOH, NOOOI ABBIAMO INIZIIIAAAAATOOOO! VI DECIDEETEE A VENIIIREEEEE??» Molly gracchia, iperterrita.

«DIAVOLO, MOLLY, AVETE BISOGNO DI NOI PER MANGIARE??? CREDEVO CI RIUSCISTE DA SOLI!» Risponde Sirius, zittendola. «Credevo tu fossi presente quando è successo.»

«Sì c'ero ma...» le parole mi si bloccano in gola. «Sirius, tu eri...eri morto! Come hai fatto a tornare? E'...è possibile?»

Gli occhi dell'uomo si addolciscono, e mi sorride, triste.

«Io non ero morto Celia. Due anni fa caddi in una delle tante porte per gli inferi. Ma caddi vivo...il giorno...il giorno di Halloween deve esserci stata una convergenza, o chessò io...si è creato un passaggio, e io sono riuscito a tornare.»

Lo guardo, gli occhi pieni di lacrime. «E i morti non possono farlo?»

Sirius scuote la testa, triste.

Copro il viso con una mano, e ricomincio a piangere.

David. Non lo rivedrò mai più. E' morto. Morto. Ricordo ancora il suo corpo freddo tra le mie braccia...e tutto per colpa mia...

Mi alzo, asciugando gli occhi per l'ennesima volta con la manica del maglione.

«Sirius...io...io vado di sopra, puoi dire a Molly che non mangio?»

 

Salgo in fretta le scale fino alla soffitta, dove una grande finestra, rotta, permette di salire sul tetto.

Siedo sulle tegole gelide e bagnate, mentre il vento soffia cattivo, gelandomi le guance e, uasi senza pensarci, i miei ricordi volano a quella sera.

 

Era la sera di Halloween, e ci sarebbe stata la festa.

Insieme ad Hagrid avevo decorato la sala grande, dove ora delle zucche volteggiavano lente, accompagnate da tante luci tenui.

Lungo i tavoli erano state disposti candelabri, che illuminavano tetramente i tavoli. Tutti gli studenti erano vestiti con i loro abiti migliori, ed erano tutti allegri, pregustando il ballo che si sarebbe tenuto di lì a poco.

L'atmosfera era tranquilla e rilassata, ed io chiacchieravo con Hagrid delle nuove uova che aveva trovato nel bosco. Oh, se sono avessi saputo...

Ad un tratto la porta sbattè, ed entro a passo veloce il signor Rostislav,accompagnato da Piton. Si fermarono in mezzo alla sala, con le bacchette alzate.

Nella sala grande si fece silenzio assoluto, e la Mc Granitt, lentamente, si alzò.

«Signor Rostislav, esigo delle spiegazioni.» Disse, acida.

Per tutta risposta i due si guardarono, sorridendo, e Rostislav disse: «La situazione in questo castello è peggiorata...non ensavo fosse possibile...» i suoi occhi grigi guardarono i tavoli, uno dopo l'altro, fermandosi su quello Tassorosso.

«Sempre la casa peggiore...» ridacciò, e dalla sua bacchetta uscì veloce un raggio di luce scarlatta, che sfiorò l'orecchio di uno degli studenti.

Appena si resero conto di quello che stava facendo, tutto gli insegnanti si alzarono di scatto, me compresa, estraendo le bacchette.

«Signor Rostislav, lei...»

«Io cosa?» chiese, sorridendo, mentre dalla grande porta spalancata entra uno sciame di uomini incappucciati.

«Professoressa Mc Granitt, è ora di cambiare un po' le cose qui!» Ridacchiò Rostislav, raggiungendo i compagni mangiamorte.

E inizò la battaglia.

Alcuni studenti scapparono verso le sale comuni, altri estrassero le bacchette, poveri sciocchi.

Buona parte dei Serpeverde saggiunse i propri genitori tra le file dei mangiamorte, ed altri, sentendosi eroi, cominciarono ad attaccarli.

Noi eravamo in netto svantaggio, sia per il numero, sia perchè i mangiamorte, più che colpire noi, si divertivano ad attaccare i ragazzi.

Dopo una decina di minuti giunsero in fretta i membri dell'Ordine, capitati per caso per portare Marguerite, e cominicarono a combattere al nostro fianco.

Grazie a loro riuscimmo quasi a vincere i mangiamorte, quando comparve una figura magra e slanciata che, purtroppo per me, avevo già incontrato un'altra volta.

Intorno a me si fece silenzio. Tutti quanti avevano gli occhi puntati sull'uomo appena comparso. Un bambino del primo anno sbiancò e svenne, e si sentì un grido acuto dal fondo della sala: «Oh Signore, è giunto, finalmente!»

Voldemort.

I Mangiamorte, rincuorati dall'arrivo del loro signore, combatterono con una nuova forza. Intorno a me i ragazzi cadevano, e i mangiamorte ridevano, torturandoli.

Ci guardammo intorno, smarriti. Non sapevamo più cosa fare...Hogwarts sarebbe finita così?

Poi, da un angolo un'ombra si levò. Una ragazza, magra e splendida, si avvicinò in silenzio al Signore Oscuro. Piangeva.

Egli subito non la notò ma, quando la vide, sbiancò, abbassando la bacchetta.

Marguerite continuò, scalza, a camminare verso di lui.

Un'altra volta nella sala si fece silenzio.

«Non sei cambiato, Tom.» Sussurrò, in lacrime. «Non sei cambiato.»

Egli aprì la bocca, ma non riuscì a parlare.

Non ci riuscì, e c'è chi giura di averlo visto piangere.

La ragazza, in silenzio, continuò a camminare. E gli entrò dentro.

Voldemort non oppose resistenza. Lasciò che la ragazza lo possedesse, fermo immobile.

In quel momento capii. Capii che Marguerite stava facendo tutto ciò per salvarci. Capii che si stava uccidendo, un'altra volta, e per noi.

Alzai la bacchetta, e gridai «Avada Kevadra!», e tanti altri gridi seguirono il mio. Decine di raggi smeraldo colpirono l'uomo, che rimase sospeso per qualche secondo.

Attorno a lui gli incantesimi formarono un cerchio di luce, entro il quale Riddle scivolò dentro, morto.

Il cerchio lo inghiottì, in silenzio, e da quello uscì una figura, svenuta.

Non mi accorsi subito di chi si trattava, ma se ne accorse Harry, che gli saltò al collo.

Non avevo tempo per curarmene. I mangiamorte, terrorizzati per quello che era appena successo, fecero per scappare ma, vedendo le uscite bloccate, cominciarono a lanciare incantesimi a destra e a manca. Io, intenta a combattere con un mangiamorte, non mi accorsi che Lucius Malfoy mi stava lanciando una maledizione.

Accadde tutto in un attimo... Malfoy alzò la bacchetta, gridando l'incantesimo, e subito Daniel, che combatteva accanto a me, mi si mise davanti. Prese l'incantesimo in pieno petto, cadendo a terra, senza vita.

Per un attimo non capii, o non volli capire. Scivolai accanto a lui, stringendolo.

Intorno a me la battaglia finì, e gli auror riuscirono a bloccare la maggior parte dei mangiamorte, che finirono in seguito ad Azkaban. Ma non mi resi conto di nulla.

Rimasi con il corpo esanime di Daniel tra le braccia, piangendo.

 

Ancora immersa nei miei ricordi, non mi accorgo della voce gentile di Lupin che mi chiama.

«Celia...?»

Mi volto piano, sorridendo per mascherare le lacrime.

«Celia...Giù c'è la professoressa Mc Granitt...sta tornando a Hogwarts, dice che è ora di ricominciare le lezioni...ha chiesto se vuoi andare con lei.»

«Ho scelta?» chiedo, giocherellando con un sassolino. Lupin mi sorride. «Beh, dal tono con cui l'ha detto, direi proprio di sì.»

Penso un attimo.

Abbandonare Hogwarts, ricominciare una nuova vita?

Tornare a scuola per me sarebbe un enorme sofferenza. Non credo riuscirei a sopportarlo.

«E i ragazzi?»

Lupin fa per pensare un attimo. «Scherzi? Dirgli che non ci sarà più pozioni per tutto l'anno...sprizzeranno gioia da tutti i pori, te lo dico io.»

Alzo le spalle. «Non so...ora anche il posto di Difesa Contro le Arti Oscure è vacante...»

L'uomo ridacchia. «Non più...è di nuovo mio!»

«Ehy, complimenti!» sorrido, per un attimo dimenticandomi di tutto ciò che mi affligge «Finalmente un professore decente per quella materia!»

«Allora...cosa farai?»

Alzo le spalle. «Non so. Dopotutto, mi piace insegnare, però...»

«...Hogwarts ti fa del male, eh?»

«Non sai quanto.»

«Senti..» Lupin salta fuori dalla finestra, sedendomisi accanto. «Vai da un'altra parte, no? Dumstrang...o Beauxbatons...quelle scuole hanno bisogno di un'insegnante capace come te!»

Sorrido. «Capace? e tu come lo sai?»

«Mah, ogni tanto Tonks mi racconta di quando eravate a scuola...» Ridacchia.

«ehm...comunque» dico in fretta, per cambiare discorso «penso che non tornerò ad Hogwarts...non so cosa farò, ma ad Hogwarts non tornerò, almeno, non stabilmente. Forse tornerò un po' a casa, in Irlanda, o forse andrò in Francia come mi hai suggerito. Non resterò qui...questo posto mi fa troppo male.»

Lupin annuisce, ora serio. «Rispetto la tua scelta, anche se sarebbe stato bello averti come collega...scendi tu a parlare con la Mc Granitt

«Un secondo.»

«Tutto il tempo che vuoi» dice, tornando in casa.

Rimasta sola, guardo i tetti delle case sotto di me.

Sì, ho fatto la scelta giusta, ad Hogwarts non tornerò.

Ora...chissà cosa farò. Non so nulla sul mio futuro, tranne che inizia per me un nuovo capitolo. Forse come insegnante in Francia, forse come Auror, o forse come...

Sì, sono sempre più convinta. E' la soluzione giusta.

Da oggi, da questo momento, per me, inizia una nuova vita.

Addio Hogwarts, addio.

 

Addio.

 

CeliaAllen

  
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