Mi svegliai tardi, e come al solito fui costretta a far colazione in fretta, ingurgitando in un sol boccone tutto il cibo.
Aprii la finestra, fuori era ancora buio, e una pallida luna rischiarava leggermente le strade ancora semideserte.
Mi vestii in fretta, presi lo zaino ed uscii.
Una mattinata come tutte le altre.
All’insegna della noia, della voglia di uscire il prima possibile da lì, da quella stupida gabbia piena di regole insignificantichiamata scuola.
Anche se ero in ritardo, decisi di provare a correre fino alla stazione, ma, ovviamente persi il treno.
Così decisi di farmela a piedi, dopotutto non avrei avuto molte altre alternative, era una bella giornata e pensai che camminare un po' mi avrebbe fatto bene.
E poi, anche se fossi entrata un’ora dopo, chi si sarebbe accorto della mia mancanza?
Così, con passo deciso, mi diressi verso il centro.
Nel frattempo, la luna che prima faceva capolino timidamente sopra ai tetti era scomparsa, lasciando posto ad un pallido sole, che però, neanche con i suoi potenti raggi, riusciva a riscaldare quella gelida mattinata d’inverno.
Mi misi le cuffie nelle orecchie.
> Play.
Il volume al massimo.
Quella canzone.
La colonna sonora della mia vita.
Sapevo a memoria ogni singola parola, ogni singola nota.
Sembrava quasi che fosse stata scritta apposta per me, sembrava la mia descrizione.
I’m the son of rage and love, the Jesus of Suburbia.
Sì, ero io la figlia dell’odio e dell’amore.
Con la musica talmente forte da spaccarmi i timpani, continuai a camminare.
I walk alone.
Senza accorgermene, mi ritrovai nei pressi della scuola, nella via principale della città.
"Aspetta un attimo!", pensai.
Proprio dietro l’angolo, se non ricordavo male, c'era il negozio di dischi.
Perché non fare un salto? Dopotutto, ormai la prima ora l’avevo persa..

[To be Continued..]