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Autore: _darkia_    02/11/2010    2 recensioni
Una vita normale, una città normale, una ragazza normale, un incubo che la tormenta da quando è nata. Una misteriosa ombra entra nella sua vita, attentando alla vita dei suoi cari e la paura inizia a farsi strada: Caris non sa cosa pensare e non riesce a trovare risposta ai vari interrogativi che affollano la sua mente. Un aiuto arriverà, anche se forse non era quello che la ragazza aspettava...
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Wow!! Già due recensioni! Sono commossa T.T Grazie!

RINGRAZIAMENTI

- ELYSE BRUNT : hehe tu credi che Alez e Caris si innamorino, ma.... Uffa! In che condizione che mi metti! Dopo ti anticipo la storia! >.< Va beh, non posso far altro che chiederti di avere pazienza e continuare a seguire. Un grazie immenso per la recensione e sono molto contenta che ti piaccia! ^.^
Baci =*

- HERMANA : allora, da dove devo cominciare... Grazie innanzi tutto per la recensione e sono contenta che malgrado le incongruenze ti piaccia la storia! ^.^ E ora i punti da chiarire: hai scritto giusto: aveva bisogno di una riguardata! Ti spiego: ero così contenta di pubblicarla che non l'ho neanche riletta >_> quindi ciò che hai letto è lo scritto di una dodicenne! xD in effetti, è un po' una cavolata che i genitori le lascino tenere in casa il lupo, ma tranquilla che sistemerò tutto u.ù Per quanto riguarda il comportamento di Ylon, si spiegherà, promesso *mano sul cuore* Fammi sapere cosa ne pensi del prossimo capitolo! Baci =*




CAPITOLO 2:

LA SCOPERTA DELLA VERITÀ





L'avvenimento del giorno precedente scosse l'intera famiglia, tanto da annullare la vacanza a Miami.

Caris, dal balcone di casa sua, osservava il tramonto. Il cielo, dorato, senza nuvole, era la pista di gare aeree fra uccelli che cinguettavano allegri la loro sfida ai compagni. Un leggero venticello le scompigliò i lunghi capelli.

In quel momento comparve Ylon, dimenando la coda.

La ragazza sospirò.

La lupacchiotta le si accucciò di fronte, guardandola negli occhi.

«È tutta colpa mia!» disse Caris.

"No, non è del tutto tua la colpa." una voce calma, ma dura allo stesso tempo, si insinuò nella mente della ragazza.

«Chi sei?!» chiese. Ylon iniziò a ringhiare.

"Questo non ha importanza. Vorresti sapere come sono andate realmente le cose."

«Sì, certo!» esclamò Caris.

"Allora vieni subito a Central Park." dicendo questo, la voce misteriosa scomparve, lasciando il silenzio nella mente della ragazza.

Appena fece un passo, la lupa le si parò davanti.

«Non ora, Ylon! Non ho tempo.»

Uscì e chiuse in casa l'animale. Il lupo, allora, andò sul balcone, saltò sulla ringhiera e spiccò un balzo tale che si ritrovò alla fine del vialetto. Si lanciò, poi, all'inseguimento della padrona.


Arrivata nel parco, Caris si sedette su una panchina ed aspettò per un tempo che le parve interminabile. Il sole, intanto, era stato come risucchiato dall'orizzonte e nel cielo brillavano le stelle. I lampioni creavano contorte ombre ed ogni cosa sembrava diversa da quello che era in realtà.

In quel momento sentì dei passi venire verso di lei. Si voltò svelta e vide Ylon, ansimante per la corsa appena fatta.

«Ti avevo detto di restare a casa!»

L'animale non si curò minimamente del rimprovero subito e fiutò l'aria. Improvvisamente iniziò a ringhiare all'oscurità.

«Ylon, che ti prende?» le chiese la ragazza, visibilmente preoccupata.

«Già Ylon, cos'hai?» fece eco una voce misteriosa.

"Quel tono, mi sembra di conoscerlo..." pensò Caris "Ma certo:è la voce che mi ha portata qui!"

«Chi c'è?!»

«Come Caris? Mi deludi, ti sei già dimenticata di me?»

«Come potrei, visto che non so chi lei è. Comunque sono venuta qui per sapere la verità, non mi importa chi è colui che me la dirà, ma gradirei lo stesso poterlo vedere in faccia!»

«Va bene, hai vinto: mi farò vedere, ma promettimi di non scappare o dovrò usare le maniere forti!» detto questo dall'oscurità brillarono due occhi verdi.

"L'ombra!"

Caris indietreggiò e, proprio quando stava per cominciare a correre, la sagoma urlò: «Folissa!»

La terra sotto i piedi della ragazza divenne melmosa e Caris sprofondò fino alle ginocchia, rimanendo bloccata.

«Ti avevo avvertito!» sogghignò «Ed io le promesse, a differenza tua, le mantengo, quindi ora ti spiegherò tutto, malgrado possa sembrarti impossibile da credere e da accettare.»

«Lasciami andare!» urlò la ragazza, divincolandosi.

«Reicha!» appena l'ombra ebbe pronunciato quelle parole, Caris smise di muoversi. Subito, Ylon si parò davanti alla padroncina e si slanciò sul nemico.

«Reicha!»

L'animale si bloccò, incapace di qualsiasi movimento.

«Cosa le hai fatto!?»

Lentamente, passo dopo passo, la sagoma scura lasciò alle sue spalle le tenebre, immergendosi nella luce dei lampioni. L'ombra si rivelò un uomo alto, robusto, dai grandi occhi verdi, capelli castani scuri tagliati corti, vestito di indumenti del colore della notte, le labbra formavano un sorriso beffardo.

«Un incantesimo, semplice, come ho fatto prima a te. Ti spiego: quelle parole, che ti possono suonare prive di significato, hanno racchiuso in sé un potere molto forte, che solo alcune persone possono risvegliare. Ti faccio un esempio: se un comune abitante di questo mondo pronunciasse 'Reicha', non succederebbe nulla. Se, però, lo pronuncia una persona speciale come me, l'obbiettivo su cui voglio scagliare la magia rimarrà fermo.»

«M-magia?» ripeté Caris.

«Sì, io possiedo dei poteri magici, come te, solo che i tuoi sono addormentati!»

«Io ho dei poteri?» il tono di voce della ragazza era a metà tra il sorpreso e il divertito.

«Certo, altrimenti come avresti potuto spezzare l'incantesimo che ti ho lanciato?» fece una pausa « Secondo ciò che ti ho appena detto, dovresti essere ferma e zitta, ma invece parli, come si spiega? »

« Cosa vuoi da me? Parla insomma! Perché hai voluto che venissi qui! Arriva al punto!»

«Quanta foga, mi fai quasi paura! Vuoi che arrivi dritto al punto?! Bene, ma sarò fin troppo diretto, tanto da rimpiangere di avermelo chiesto. Sarò breve:tu non appartieni a questo mondo, e neanche questo animale!»

Caris rimase impietrita un attimo, non capendo in un primo momento il significato di ciò che aveva detto il suo interlocutore.

«Il mio compito» continuò l'uomo «è toglierti di mezzo prima che i tuoi poteri si sviluppino.»

«No...» sussurrò Caris, capendo che, per quanto strani potessero essere i discordi dell'ombra, quella era seria e non pareva scherzare sul fatto che voleva ucciderla.

«Non ti preoccupare: farò in fretta!»

«No!» urlò.

Ylon, allora, aprì la bocca e delle parole uscirono da essa: «Geowr ielar.» sciolse l'incantesimo che la bloccava. La lupa, si girò verso l'uomo e, dopo aver sussurrato 'Layetra', sprigionò un'ondata di fuoco che lo imprigionò. Questi, preso alla sprovvista, si allontanò rapidamente, imprecando tra i denti. La lupa poi si avvicinò alla ragazza, che la guardava incredula, ed esclamò: «Geowr bre natirma!»

La terra tornò come era sempre stata e Caris fu di nuovo libera di muoversi.

«M-ma tu...» balbettò: “Che diamine! Ylon ha appena parlato! No, non è possibile: devo essermi addormentata sulla panchina e questo è tutto un sogno! Sì, dev'essere un sogno: i discorsi di quell'uomo erano privi di senso e di logica e Ylon non può aver generato del fuoco! Tutto un sogno, è solo tutto un sogno e tra poco arriverà il solito incubo e mi sveglierò!”

«Non c'è tempo: aggrappati a me!»

Quando la ragazza le ebbe cinto il collo con presa sicura (si fa per dire), la lupa mormorò: «Liss!»

In pochi secondi si sollevarono in aria.

"Sto volando!" pensò Caris “Questo sogno sta andando di bene in meglio!”

Con la forza della mente, Ylon le trasportò a casa. Arrivate in camera, l'animale si sedette sul letto ed aspettò. La ragazza, invece, iniziò a camminare in giro per la camera.

«Com'è possibile? È un sogno, vero? Dev'essere un sogno! Non c'è alcun...» chiese con un filo di voce.

«Se ti calmi, ti racconterò ogni cosa...»

«Sto aspettando.»

«Tu non vieni da questo mondo... Sei stata confinata qui dopo che distrussero la tua vera famiglia. Tu, però, eri solo neonata e non potevi ricordarti della strage. Quindi, una compagnia di maghi fedeli a tuo padre ti fece un incantesimo, in modo che tu sognassi quella notte portandone il ricordo.»

«È-è impossibil...»

«E non è tutto: dopo il colpo di stato compiuto dall'assassino dei tuoi genitori, si è instaurato un regime assoluto, dove l'omicida è il re. Quell'uomo che prima ci ha attaccato è uno dei suoi sicari. All'apparenza sembra gracile e debole, ma non lo è: con noi ha usato incantesimi deboli, ma ricorda quello che ha fatto ieri, è capace di cose che tu neanche immagini. Questa è una cosa che dovrai imparare: niente è quello che sembra.» fece una pausa. «Sono stata mandata qui per proteggerti da lui. Speravo di poterti spiegare la verità in un altro momento, ma è giusto sappia, soprattutto ora. Mi dispiace molto per ciò che sto per dirti, ma è la cosa più giusta da fare.»

«Cosa?»

«Dobbiamo andarcene.»

«Starai scherzando! Non posso lasciare la mia famiglia...»

«È troppo pericoloso stare qui! Hai visto ieri! Quello era un avvertimento!» la lupa si fermò un istante «Scrivi una lettera e racconta loro ogni cosa, capiranno. Caris, non possiamo fare altrimenti: siamo con le spalle al muro!»

« Ma questo... è solo un sogno!»

« Andiamo, Caris! Sai bene che non lo è!»

Caris tacque.

«Vuoi che te ne dia una prova?»

«Va bene, mi hai convinto, niente prova ma se il sicario attacca quando ce ne saremo andate?»

«Non ne avrebbe motivo: lui vuole te, non la tua famiglia. Comunque, per evitare complicazioni, farò un incantesimo che li salverà in caso di pericolo.»

«Ma dove andremo?»

«Al tuo vero mondo: Amethyst.»

«Amethyst? Vuol dire ametista.»

«Sì: è un mondo parallelo a questo.» spiegò Ylon «Inizialmente faceva parte della Terra: si trovava fra l'America meridionale e l'Africa. Quando i colonizzatori, nel 1568, vi sbarcarono, lo descrissero come un arcipelago fertile e rigoglioso, ma povero di risorse. Una decina d'anni dopo, vennero trovate migliaia di miniere d'ametista, e così battezzarono il luogo Amethyst. Le pietre, però, non erano come quelle europee: emanavano una forte energia. Scienziati e persone che volevano sapere di più su quei minerali si stabilirono nell'arcipelago, creando villaggi e città, trasformandolo in un regno. Arrivò poi, gente da ogni dove, soldati, marinai, contadini, per vivere in quella terra che veniva descritta come 'l'equivalente terreno del Paradiso'.»

«Perché non è più sulla Terra?» chiese Caris.

«Ti ho detto che le ametiste possedevano un'energia molto potente, quindi la gente pensò ad un modo per utilizzarle. Vennero fatti degli esperimenti, che portarono alla modifica del DNA delle cavie, prima animali, poi umane. Veniva applicato un minuscolo frammento delle pietre nel sangue dell'essere vivente che doveva sostenere la prova. Questa piccola parte si scioglieva grazie al calore interno del corpo e si mescolava con le basi azotate che univano i due filamenti del DNA. Le ametiste rendevano più veloci, più forti, più intelligenti e capaci di ricorrere all'uso della magia.»

«Wow!» esclamò Caris.

«Un giorno, però, un'esplosione dalle sconosciute origini sconvolse l'arcipelago. Fu un disastro di proporzioni epiche, che fece staccare il regno di Amethyst dal pianeta e gli aprì le porte di un nuovo tempo e di un nuovo spazio. Tutto rimase immutato, non ci furono morti, ma non si riuscì più a tornare indietro. Amethyst diventò un arcipelago isolato in un universo nascosto. Là sono il sole e la luna che girano, alternandosi, intorno al nostro mondo. Durante lo stacco Amethyst portò con sé non solo le isole, ma anche il territorio sottostante a esse, acqua compresa. Venne quindi a crearsi una grande voragine, che, in seguito, venne ricoperta dall'acqua diventando un fondale.»

«E la mia famiglia?»

«Dopo lo stacco dalla Terra» rispose Ylon «varie catastrofi si abbatterono su Amethyst. Terremoti, onde anomale, eruzioni vulcaniche, uragani avrebbero potuto distruggere la nostra civiltà, ma un tuo antenato riuscì a placare l'ira degli elementi. Gli abitanti dell'arcipelago cre-dettero che un sovrano del genere avrebbe potuto proteggerli da ogni male. La tua casata ha sempre avuto dei poteri eccezionali e con la loro guida la pace ha sempre regnato sul mondo, fino al colpo di Stato. Purtroppo, la scienza non progredì: tutto rimase come quando Amethyst si staccò dalla Terra.»

«Capisco, sono pronta a seguirti, ma...»

«Stai tranquilla: la tua famiglia capirà. A proposito, vorrei chiederti scusa: per fare in modo di entrare nella tua vita, ho fatto un incantesimo ai tuoi genitori affinché acconsentissero a lasciarmi vivere qui.»

Caris rimase un attimo in silenzio: «Quando partiremo?»

«All'alba, quando nessuno ti vedrà. Non portarti nulla, sarebbe d'intralcio.»

«Va bene.» disse la ragazza, non del tutto convinta.

«Scrivi il biglietto e non aver paura.» suggerì Ylon.

Caris prese carta e penna e, un'ora dopo, lasciò il biglietto sul comodino. Si sdraiò sul letto e si addormentò, sfinita.

Non fece il solito incubo. Sognò di trovarsi in una valle circondata da montagne, con al centro una scultura di pietra. Raffigurava un mostro alato con la testa rivolta verso l'alto, in un'espressione di rabbia mista al terrore, come se qualcosa arrivasse dal cielo. La pelle squamosa era ricoperta di cicatrici e alla bestia manca una delle quattro zampe e dell'ala sinistra rimaneva l'osso più qualche brandello di squame. La ragazza ci girava intorno, quando vide una cavità. Si avvicinò: si trovava nel petto della statua, ma non riuscì ad arrivarci, data la statura del mostro.

Fece qualche passo indietro. La valle era cinta da quattro montagne. Le cime aspre si allungavano fino al cielo e rendevano il posto nascosto da occhi indiscreti.

«Caris!!»

"Chi sarà?" pensò.

«Svegliati Caris!!»

La ragazza uscì lentamente da quel sogno.

«Che c'è?» chiese.

«Dobbiamo partire.» rispose Ylon con fermezza.

«Va bene, fammi mettere a posto alcune cose.» detto questo, Caris mise sul cuscino il biglietto, indossò delle bermuda color bronzo e una maglietta verde oliva, che unì alle sue inseparabili Converse.

«Vado bene così?» sussurrò.

«Non siamo ad una sfilata di moda!»

«No, non hai capito, mi sono messa qualcosa di comodo, ma anche che si possa mimetizzare con l'ambiente.»

«Fai come vuoi. Andiamo: non c'è tempo da perdere!» replicò seccamente la lupa.

Sgattaiolarono fuori e, arrivate in giardino, Caris si fermò. Stava per abbandonare quella che era stata per quindici anni la sua vita: i suoi genitori, Jenn, gli amici, Alex, ma soprattutto, la pace che l'aveva accompagnata per tutto quel tempo. Sapeva, infatti, che, una volta ad Amethyst, non avrebbe avuto un attimo di tregua: avrebbero dovuto scappare e combattere per salvarsi.

«Forza Caris!» l'incitò Ylon.

Nello stesso momento, Eleonor entrò nella camera di Caris, e per poco non svenne quando vide la stanza vuota. Notò l'armadio sotto sopra e il letto disfatto. Sul cuscino era appoggiato un foglio di carta. La donna si avvinò e prese in mano il biglietto. Lo lesse con voce tremante.


“Cara famiglia,

spero che riusciate a perdonarmi per il fatto di essere scappata, ma voglio rassicurarvi che la colpa non è vostra. Non provate a cercarmi, non mi trovereste, perché sto andando in un luogo dimenticato da questo pianeta. Vi prego di leggere tutto il contenuto della lettera anche se può sembrare assurdo e inverosimile. Credetemi, è la verità di cui sono venuta a conoscenza soltanto ieri. Cercherò di andare al punto velocemente, anche se non è facile. Ricordate l'incidente dell'altro giorno? Quello che ha distrutto la macchina della mamma. È stata colpa mia. Non direttamente ma sono io la causa di tutto. Chi ha attentato alla vostra vita sapeva che eravate la mia famiglia. Fortunatamente, quello è stato solo un avvertimento, e devo assolutamente impedire che si trasformi in una cosa seria.

Per evitare incomprensioni, vi dirò che la cosa, anzi, la persona, che ha tentato di uccidervi viene, come me, da un altro pianeta. Sì: vengo da un altro mondo, da cui fui esiliata subito dopo la mia nascita. Ora devo tornare nella mia terra d'origine e rivendicare il mio potere.

Vi auguro tutto il bene del mondo e spero che capiate che questa è la mia scelta. Vi ho sempre voluto bene e sempre ve ne vorrò! Un bacio e un abbraccio a tutti!

La vostra

Caris

P.S. Anche Ylon viene dal mio stesso pianeta ed è venuta sulla Terra per proteggermi.”


Eleonor si prese la testa fra le mani e pianse, svegliando con i suoi singhiozzi John e Jenn.

In quello stesso istante, a Central Park, una ragazza e un lupo stavano cercando un luogo nascosto degli alberi. Ylon avanzava con fermezza, mentre Caris camminava a testa bassa.

«Qui andrà bene.» disse l'animale, fermandosi.

Ci fu un attimo di silenzio durante il quale la lupa si concentrò per trovare l'energia necessaria per effettuare la magia.

«Jismy aug garesh!» urlò. Un lampo di luce, e il portale si aprì.

D'istinto, Caris si tocco l'ametista che portava al collo. La via per Amethyst era lì, davanti a lei. Aveva paura: le gambe le tremavano e fissava terrorizzata la finestra sull'altro mondo.

«Non devi avere timore. Sei una ragazza forte e riuscirai a reggere al viaggio.» la rassicurò Ylon.

«Non è del viaggio che ho paura, ma di quando saremo ad Amethyst. Cosa succederà? Cosa dovrò fare? Come imparerò a evocare la magia che evidentemente ho racchiusa in me? Dove andremo? Non so combattere, sarò una palla al piede! Non ce la farò, lo so!»

«Ti vuoi calmare?» disse l'animale richiudendo il portale «Non è il momento più opportuno, ma credo che potremo ritardare la partenza affinché possa spiegarti ciò che succederà.»

«Va bene...»

«Dunque: secondo i miei calcoli il passaggio ci porterà alle rovine del castello dei tuoi veri genitori. Da lì andremo all'isola dove si è rifugiata la resistenza e ti verrà insegnato a combattere e a controllare la magia. Se lungo il percorso incontreremo dei nemici, cercheremo di seminarli, altrimenti lascia a me il combattimento. Ho risposto adeguatamente alle tue domande?»

«Sì, grazie Ylon. Prima di partire, posso chiederti l'ultima cosa?» chiese la ragazza.

«Certo.»

«Che cosa incontreremo ad Amethyst?»

«Aspettavo questa domanda! Vedi, quando ti ho spiegato la storia del nostro mondo ho tralasciato un particolare...»

«Che genere di particolare?»

«Dopo lo stacco, il regno è stato catapultato in un altro tempo e in un altro spazio. Si sono create nuove creature, tipiche del nuovo universo: draghi, grifoni, elfi, gnomi, orchi e altri esseri.»

«Wow!»

«Non è tutto. Ho sbagliato a dirti che la scienza non progredì. È vero: non esiste la televisione , né tanto meno il computer e la macchina; ma sono stati inventati degli strumenti per comunicare, simili ai cellulari, che vengono utilizzati dalle spie in missione. Naturalmente, questi mezzi elettronici li abbiamo solo noi: il nemico non sa nemmeno della loro esistenza. Inoltre sono stati creati i carri armati e delle astronavi da guerra.»

«Perfetto: sono pronta a partire!»

«Così presto?!» disse una voce alle loro spalle.

Caris si bloccò: la conosceva fin troppo bene.

“Il sicario!”

«Dove credete di andare!» il tono era diventato duro, e la ragazza capì che aveva intenzione di attaccare.

«Garaight!» urlò l'uomo. Dalle sue mani uscì un raggio dorato che volò nella direzione di Ylon.

La lupa, però, era pronta. «Dyrme.» esclamò. Davanti all'animale si materializzò uno scudo, che bloccò l'attacco.

Il sicario, però, non si arrese: «Garaight!»

L'incantesimo sprigionò un altro raggio, molto più potente del primo. Lo scuso cedette e Ylon incassò il colpo.

«Cai!» guaì.

«Ylon!» Caris guardò l'uomo: stava preparando un attacco, quello definitivo.

“Oh no...”

«Garaight!» urlò il sicario.

“No, no, no!”

«Layetra!» esclamò ricordandosi di quando Ylon aveva pronunciato l'incantesimo. A quella parola un'ondata di fuoco uscì dalle mani di Caris e inghiottì il raggio, andando poi a colpire il nemico, che cadde a terra, privo di sensi.

Quando anche l'ultima fiamma si dileguò, la ragazza si sedette per terra, consapevole di ciò che aveva fatto.

«Complimenti. Hai risvegliato i tuoi poteri.»

«Ylon! Allora stai bene!»

«Sì, quello era un colpo da principianti, ma sono rimasta lo stesso stordita...»

«Cosa ne facciamo di lui?»

«Mmm... non possiamo portarlo con noi: è un nemico. L'alternativa è tra lasciarlo qui e ucciderlo.»

«Ucciderlo?!» ripeté Caris, sbigottita.

«Sì. Ma suppongo che sia meglio abbandonarlo al suo destino.»

La ragazza annuì, sollevata.

«Credo che sia ora di partire. Vieni.»

Erano quasi le otto quando riaprirono il portale.

«Sei pronta?» chiese Ylon.

«Stavolta sì.» rispose Caris, sforzandosi di sembrare convinta.

«Allora, prego: vai prima tu.»

La ragazza si avviò al portale e lo sfiorò: emanava una forte energia.

“No! No devo avere paura!”

Un attimo dopo vi era dentro.


   
 
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