Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: scarlett666    03/11/2010    3 recensioni
...la catena degli Uchiha.
Da oggi comincia una nuova era, la mia strada è cambiata. Una strada che percorreranno i miei figli, e i figli dei loro figli, lastricata di sacrificio, dolore e crudeli rinunce, seguendo un destino fatto d’odio ed insaziabile sete di vendetta. Tutte le generazioni a venire saranno contaminate da questo male inarrestabile che li infetterà fin nel profondo dell’anima, oscurando ogni altro sentimento d’amore o comprensione.
Il loro credo ninja sarà sempre e solo il rancore.
Questa è la mia maledizione, fratello.
1-L'Eremita delle sei vie della trasmigrazione.
2-Madara e Izuna.
3-Madara e Hashirama.
4-La valle della fine.
5-Obito e Kakashi.
6-Obito e Kakashi, II° parte.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Itachi, Obito Uchiha, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fratelli 2

 

 

 

 

Rivalità fraterna – 2

Madara e Izuna

 

 

Uniti, come parti inscindibili di un unico grande disegno.

Fratelli, legati da una vischiosa rivalità di sangue.

Condividere, un’esistenza in due, un destino comune.

Insieme, l’orgoglio dell’intero clan Uchiha.

Un legame che nessun potere, nessuna ambizione o brama di dominio avrebbe potuto spezzare.

Madara e Izuna, così simili e perfetti, così uniti da creare un nuovo e sublime equilibrio, un nuovo concetto di squadra, oltre il limite del potere degli shinobi, oltre il limite del consentito.

Un nuovo potere, nato dal genio fraterno, portatore di distruzione, morte ed inestinguibili sofferenze.

Un destino che allora nessuno poteva prevedere.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Fin dai primi passi si erano mostrati inseparabili, un invisibile filo rosso li teneva saldamente uniti, impedendo loro di allontanarsi per troppo tempo o grandi distanze.

Due visi paffuti e sorridenti, incorniciati dagli stessi fili d’ebano lucente, le minuscole manine unite già nella culla, gli occhi si cercavano con prepotente necessità: quatto piccoli pozzi senza luna, profondi e magnetici nonostante la tenera età. Gli occhi di due Uchiha, gli stessi che avrebbero mutato brutalmente il tracciato del loro destino, squarciandone il corso, tingendosi col rosso sangue del fratricidio.

Piccoli prodigi, perdere tempo giocando con i compagni era impensabile per loro, poca cosa erano gli stupidi intrattenimenti degli altri bambini, progetti più grandi li attendevano.

Ogni giorno, incessantemente, mettevano alla prova il loro valore;  il susseguirsi delle stagioni, il sole cocente, l’imperversare delle piogge, il gelo della neve, nulla poteva trattenerli dal perseguire il loro obiettivo. Sul campo d’allenamento del clan i due giovani costruivano il loro futuro, correvano incontro al loro destino di grandezza.

Costantemente in competizione, la loro rivalità era segno profondo di un’unione senza pari, le perenni lotte vissute più come una tensione intrinseca al miglioramento, come una lotta con il proprio io interiore. Non due entità in contrasto, nessuna antitesi, ma una sola e potentissima anima guerriera. Un unico shinobi dalla volontà incrollabile: volontà di ferro, volontà di fuoco.

Ciò che si presentava innanzi all’intero clan Uchiha erano ormai due giovani uomini nel pieno del loro vigore, ninja valorosi e fedeli sino all’estremo sacrificio.

Due uomini d’onore.

Nel cuore la stessa passione, negli occhi la stessa fiamma ardente.

Fu così che vennero scelti all’unanimità quale nuova guida; nelle loro mani la fiducia di un intero clan.

La determinazione, l’orgoglio e l’onore di quei due fratelli avrebbe dato loro nuova vita, riportando il nobile e temuto nome degli Uchiha alla sua antica gloria. Gli immani sforzi compiuti in gioventù, le dolorose privazioni dell’infanzia, le profonde ferite che spesso la notte avevano impedito loro il sonno: tutto in quel momento fu pienamente compensato.

L’obiettivo era stato raggiunto.

Tuttavia, dopo un primo fugace attimo di esaltazione, ciò parve non bastare…la sete di potere non si era estinta, l’ultimo traguardo raggiunto giaceva oramai alle loro spalle privo di quel fascino che tanto l’aveva reso desiderabile in un passato fin troppo prossimo. Ah, la bramosia…

…ci si abitua troppo in fretta a guardare in alto, ed una volta raggiunta la vetta si continua a cercare, volgendo gli occhi verso orizzonti sempre nuovi, più lontani e sconosciuti, a volte pericolosi, a volte proibiti.

Insieme erano giunti sino alla cima, la stessa sete di potere li spinse ad andare oltre. Al di la del limite del consentito.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Lo sharingan ipnotico: potentissima evoluzione dalla capacità innata degli appartenenti al clan Uchiha, lo sharingan. Una volta acquisito dona al suo possessore poteri inimmaginabili, elevandolo al rango di shinobi incontrastabile, dalle abilità formidabili ed invincibile. Innanzi ad una tale potenza concetti come il tempo e lo spazio perdono di significato, persino l’inferno può essere richiamato alla mente delle sue vittime, e fiamme nere inestinguibili bruciano senza sosta.* Un passo decisivo verso la perfezione, il controllo totale delle menti…è l’uomo che diventa divinità.

Così Madara e Izuna pensavano di elevarsi al di sopra dell’intero universo ninja: nulla li avrebbe fermati, sarebbero diventati unici e, finalmente, il clan Uchiha si sarebbe distinto, temibile ed incontrastato, per il coraggio il valore e la forza dei suoi uomini.

Tuttavia ogni cosa in questo fragile universo è retta da un macabro e perverso equilibrio, e nulla è concesso senza richiedere qualcosa in cambio. Come lo Yin e lo Yang, luce  e tenebra, acqua e terra, vento e fuoco, non vi è privilegio che non richieda in seguito un cospicuo pagamento, un tributo di sangue.°

E così anche l’ottenimento di un così affascinante e divino potere affondava le proprie radici nell’orrore, nel vermiglio colore del tradimento, nel vile omicidio. Il desiderio di ottenere tale dono doveva essere tale da renderli disposti a sacrificare qualcosa di estremamente caro, di prezioso: il proprio migliore amico.

Cos’è una misera vita paragonata al Potere? A cosa si riduce il valore del nostro obiettivo, se nel suo lungo e faticoso cammino non richiede qualche doloroso sacrificio? L’importante è rimanere uniti

…e su questo i due fratelli erano sempre stati d’accordo. Nulla avrebbe separato i loro destini, nemmeno questa nuova macchia di sangue sulla coscienza.

Ora erano gli unici, i primi ad aver ottenuto lo sharingan ipnotico, e questo li rendeva gli shinobi più potenti non solo dell’intero clan Uchiha, ma di tutte le terre ninja esistenti. Avrebbero sfruttato questa loro abilità per rendere fulgido il nome della loro casata, innanzi ad un tale splendore gli altri clan non avrebbero potuto far altro che inginocchiarsi e riconoscerne il valore, pregandoli di far loro da guida. Sotto il loro comando l’universo avrebbe riscoperto il significato della vera pace, senza tregue fittizie, patti mai rispettati o vere e proprie imboscate fatte passare per incidenti diplomatici.

Questo nuovo potere donò loro un rinnovato vigore ed una maggiore determinazione nel perseguimento del loro ambizioso obiettivo. I nemici erano molti e le battaglie sembravano non esaurirsi mai, ma nei loro cuori la volontà non vacillava nemmeno innanzi al più insidioso degli ostacoli. Presto l’odore dolciastro e ferroso di sangue putrescente non avrebbe più insidiato le loro narici, e quella terra che tanto amavano non sarebbe mai più stata infestata da corpi in decomposizione di uomini valorosi che, sacrificatisi inutilmente, tornavano per ironia della sorte a far parte della terra, portando a compimento quell’inesorabile spirale discendente che è il ciclo della vita.

Madara combatteva con lo sharingan ipnotico costantemente attivato, sotto il suo sguardo implacabile i nemici cadevano l’uno dopo l’altro come tante pedine sotto il tocco esperto di un saggio giocatore di shogi. Izuna era più cauto, le sue capacità oculari erano forse più acerbe, dovevano ancora raggiungere il pieno sviluppo. Tuttavia non vi era tempo sufficiente per le sperimentazioni, i loro migliori allenamenti avevano luogo sul campo di battaglia, ed ogni miglioramento della tecnica comportava il sacrificio di una vita umana. Un prezzo alto, si, ma una bene superiore muoveva i fili delle loro membra.

Talvolta, la sera, il peso di quella vita opprimeva i loro cuori, rischiando di offuscarne la lucidità e la nitidezza del loro obiettivo.

Forse troppe persone avevano pagato con la vita al fine di raggiungere quella che loro chiamavano pace. Ma infondo…la si poteva poi chiamare pace se raggiunta al prezzo di tanto sangue? Quanti di loro sarebbero rimasti a goderne? La vera pace non doveva forse essere un obiettivo condiviso da tutti, piuttosto che una condizione imposta dall’alto e con la forza delle armi?

Questi erano i pensieri che affollavano sempre più insistentemente la mente di Izuna.

“Fratello, dimmi che non stiamo sbagliando, che la vera pace scaturirà dal nostro polso una volta terminata questa guerra.”

“Certo otouto, non devi aver alcun dubbio.”

Un lieve sorriso andò ad ornare il bel viso del minore, distendendone i tratti e liberandolo dalla preoccupazione. La parole rassicuranti di Madara, quel suo atteggiamento sempre posato e sicuro di se, erano  in grado ogni volta di liberarlo da qualunque turbamento.

“Hai ragione. Porteremo la pace su queste terre, e tutti dovranno rispettare e temete il nome degli Uchiha. Uniti, sempre insieme. Vero aniki?”

“Si.” Sospirò, fissando con insistenza la parete innanzi a se “Potrebbe forse essere altrimenti?”

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

L’obiettivo era sempre più vicino, inaspettatamente ad un soffio. Finalmente potevano smettere di pensare ad una possibile pace come ad una meravigliosa quanto lontana ed irrealizzabile utopia; la vittoria era li, ad un passo, meravigliosamente vicina.

“Dannatamente vicina” si lasciò sfuggire in un singulto esasperato Madara, mentre con un gesto brusco del braccio cercava per l’ennesima volta di asciugare il sudore che, scendendo copiosamente dalla fronte, non cessava di colargli sugli occhi, impedendogli ulteriormente la messa a fuoco. Solo lui era in grado di comprendere appieno quale fosse stato il reale prezzo per il raggiungimento di quell’obiettivo.

Da settimane ormai la situazione non faceva che degenerare; in principio si era trattato di semplici e fugaci annebbiamenti, roba di poco conto, facilmente confondibili con banale stanchezza.

Poi, lentamente ed insidiosamente, quei trascurabili flash erano andati trasformandosi in veri e propri offuscamenti della durata di svariati secondi, come se una densa cortina di nebbia si frapponesse tra lui ed i suoi nemici. Infine erano giunti i black-out, inaspettati momenti di buio totale che a lui apparivano interminabili, ed ogni volta lo lasciavano disarmato, completamente indifeso.

In questo stato combattere gli era quasi impossibile, e per non rischiare di abbandonare tutto proprio ad un passo dalla vittoria, in quei non più così rari momenti di tenebra, si era costretto a fare affidamento sugli altri sensi; dopo tutto era pur sempre uno shinobi, lo spirito del guerriero albergava nel suo sangue. Un rumore, il più flebile spostamento d’aria erano sufficienti per orientarsi e per localizzare il nemico, evitarne i colpi e contrattaccare.

Presto tutto sarebbe finito, ed allora avrebbe avuto tutto il tempo necessario per curare i suoi occhi stanchi. Nessuno sospettava, nessuno doveva sospettare, o tutti i suoi piani sarebbero andati in frantumi. Chi avrebbe consegnato il proprio paese, la propria vita nella mani di un cieco? E Izuna, sarebbe rimasto al mio fienco nonostante tutto? Si, di questo potevo essere certo, ma non sarebbe stato più lo stesso. Non più i due imbattibili fratelli Uchiha, bensì il grande Izuna Uchiha ed il suo fratello storpio. La cosa peggiore è che sono più che certo che lui tenterebbe di consolarmi, di non farmi sentire un peso.

Ma io non voglio la sua pietà! Non voglio fare pena, soprattutto a lui.

Io, il grande Madara Uchiha, non sono secondo a nessuno!

…plick…plick…

Un sottile rivolo di sangue prese a scendere lungo l’avambraccio, scorrendo fluido sino al polso e la mano serrata con forza, per poi cadere, poche gocce vermiglie, sul terreno sconnesso, formando presto una piccola pozza fra le zolle umide. Per imporsi un po’ di autocontrollo, in quell’impeto di rabbia si era volutamente trafitto con il kunai. Nonostante la sconsideratezza del gesto, l’esito prefissato non tardò ad arrivare e, come se nulla fosse accaduto, riacquistò tutta la sua proverbiale calma.

No. Decisamente suo fratello non doveva sapere, e non avrebbe mai sospettato nulla. Parola sua.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Il campo di battaglia era deserto, gelide raffiche di vento l’attraversavano scuotendo senza sosta i rami dei pochi alberi sopravvissuti in quella zona a lungo devastata dalla guerra. L’odore acre della morte saturava l’aria fino a renderla soffocante ed irrespirabile. Nulla pareva ormai in grado di sopravvivere in mezzo a tanta distruzione. Solo il cielo, limpido e stellato, illuminato da una luna che pareva quasi piena, riusciva a donare un po’ di speranza a coloro che, ormai privati di tutto, rivolgevano all’infinito il loro sguardo.

In lontananza, nascosti in un piccolo capanno fatto di legno e fango, avevano trovato rifugio per la notte i due Uchiha, in attesa che una nuova alba inaugurasse ancora un giorno di battaglie e di vittorie, un ulteriore passo avanti verso i loro sogni.

Un silenzio irreale aleggiava nella stanza. Non che solitamente parlassero molto, non avevano mai avuto bisogno di parlare per capirsi al volo; tuttavia quella notte la tensione era palpabile, la consapevolezza di un terribile segreto li separava ogni giorno di più. Izuna non era stupido…

Madara era in piedi accanto alla finestra, scrutava pensieroso il campo di battaglia poco distante. O almeno era ciò che appariva agli occhi di uno spettatore.

“Aniki…”

Fu un attimo.

Il maggiore non fece in tempo a voltare lo sguardo che un forte sibilo gli trafisse orecchio destro. Cos’era stato? Con un rumore sordo un grosso kunai si conficcò prepotentemente nella parere lignea accanto la finestra. A pochi millimetri dalla sua testa. Spalancò gli occhi in preda allo spavento. Non l’aveva visto arrivare. Un leggero strato di sudore cominciò ad imperlargli la fronte. In un battito d’ali realizzò cos’era appena accaduto: suo fratello lo aveva appena messo alla prova lanciandogli un kunai, mancandolo di proposito poiché ormai lo aveva scoperto. Sapeva il suo segreto. Un lungo brivido freddo lo scosse salendo dalla base della schiena sino alla nuca, i peli ritti come un gatto in agguato. Temeva la sua reazione.

“Non l’hai visto arrivare…” Izuna pareva sconvolto, non avrebbe mai voluto una conferma positiva ai sospetti che ormai da giorni nutriva sulle reali condizioni di salute del suo amato fratello. Dall’altra parte della stanza, addossato al muro, tremava come una foglia al vento. “Tu…tu sei…cieco?” la voce spezzata, minacciata dal pianto. Gli occhi umidi, sembravano implorarlo per una smentita, che però sapevano non sarebbe mai arrivata.

“No! Non sono cieco! Sono solo questi maledetti occhi ad essere ormai stanchi, soprattutto la sera. Ma vedrai… ormai manca poco…a breve sarà tutto finito e mi riprenderò del tutto. Bisogna solo avere un po’ di pazienza e…”

“Non dire stronzate!! Non sono stupido! È già da tempo che ti osservo. Potrai anche ingannare quegli stolti dei nostri nemici, ma di certo non pensare di poter fregare tuo fratello.”

Senza nemmeno rendersene conto Izuna si era trovato a pochi passi dal fratello, gli occhi serrati, pieni di lacrime disperate e la gola in fiamme per il troppo urlare. Stava gridando  in faccia a suo fratello. Il suo aniki che si era sacrificato a tal punto per la loro causa da perdere addirittura la vista. Com’era possibile? Ma la cosa peggiore era che dopo una tale rivelazione lui non aveva saputo fare niente di meglio che urlargli in faccia.

D’impeto protese le braccia e si lanciò sul fratello in un abbraccio senza respiro. Si strinse al lui senza ritegno, come quando erano piccoli e uno dei due si feriva in allenamento. Da quanto tempo non erano così vicini? Troppo…decisamente, non ricordava nemmeno. Avvertì lentamente le spalle di Madara sciogliersi e la sue mani salire lentamente lungo la propria schiena; le braccia lo avvolsero quasi delicatamente, quasi trattenute dagli ultimi brandelli del suo spropositato orgoglio. Avvertì il suo capo poggiare sulla spalla destra, la stoffa dell’uniforme inumidirsi appena. Sorrise in quell’abbraccio, dopotutto anche suo fratello ogni tanto mostrava il suo lato umano e debole.

“Non temere. Tutto andrà per il meglio. Ricordi? Non devi aver alcun dubbio.”

Izuna allontanò da se il corpo del fratello  di quel poco necessario per poterlo fissare in volto. Gli occhi di entrambi erano velati dalle lacrime, liquidi pozzi di petrolio più neri della disperazione. Sguardi di comprensione ed affetto per un momento difficile d’umana debolezza.

Ma la verità sta negli occhi di chi la legge. Ed agli occhi annebbiati di Madara quell’affetto e quella comprensione parevano quanto di più simile alla compassione ci fosse al mondo. Commiserazione. Pena. Disonore. Fallimento. Un baratro di vergogna.

In lontananza gli giungevano le parole del fratello, futili discorsi privi di senso, incapaci di scalfire anche solo in minima parte la sua disperazione.

“Ti aiuterò, troveremo una soluzione, insieme come sempre.” Izuna non riusciva ad arrestare quel fiume di parole che sgorgava incessante dalla sua bocca, avvertiva prepotente il bisogno di raddicurare il suo aniki, di fargli sentire la sua vicinanza. Era li per lui, non l’avrebbe mai abbandonato. “…e se il destino avverso non ti permetterà di tornare a vedere, io sarò la tua guida, sarò la tua luce…”

Una pioggia di sillabe senza un senso compiuto continuavano a vorticare nella mente di Madara, contribuendo ad aggravare il crescente nervosismo che si stava lentamente accumulando, accrescendosi in modo esponenziale ad ogni frase del suo stupido otouto.

Perché? Perché non capisci che non ho bisogno della tua pena, della tua commiserazione, della tua pietà? Noi siamo sempre stati sullo stesso livello, non trattarmi come un menomato, io non sono secondo a nessuno!

“…sarò i tuoi occhi!”

In quel turbinare di rabbiosi pensieri, poche parole, un frammento di frase, riuscirono a catturare la sua attenzione, stagliandosi nitide nella sua mente. Sarò i tuoi occhi.

Un’idea, un folle pensiero, fiorì malato all’interno di quella psiche che ormai stava già gradualmente perdendo il lume della ragione.

Si avvicinò lentamente al viso del suo fratellino e posò delicatamente il palmo della mano sulla sua gota fresca, sfiorò quella pelle tanto chiara e pura in una leggera carezza, una silenziosa dichiarazione d’affetto. Izuna sorrise raggiante, tale potere evevano le rare e prezione dimostrazioni d’amore del suo aniki.

Si, hai ragione…sarai i miei occhi.”

Poi la mano salì sino all’occhio, due dita spinsero risolute sulla palpebra, il pollice premuto sotto il bulbo oculare affondò nell’orbita. Fu un attimo. Poi il buio, il nulla.

Il baratro della disperazione per l’uno.

Una nuova rinascita per l’altro.

Per la prima volta non più insieme, ma per un perverso gioco del destino per sempre uniti.

Et voilà!! Ecco a voi questo magnifico secondo assaggio di polpettone Uchiha…ehm…volevo dire, questo magnifico secondo anello della catena degli Uchiha!

Dunque dunque, capitolo più lungo del precedente, direi che salta all’occhio. Credo derivi più che altro dal fatto che più si va avanti e più i personaggi sono presentati da Kishimoto stesso in modo più particolareggiato; di conseguenza ho più dati sui quali basarmi e quindi posso dilungarmi un po’ di più! ^_^

Ma procediamo con ordine. 

Innanzi tutto ringrazio di cuore Dubious3 per la recensione e per i complimenti, un toccasana per la mia (un pò atrofizzata) vena creativa! Non mi aspettavo potesse riscuotere un tale successo, troppo gentile! Più che altro spero che anche questo capitolo sia all'altezza!! Mi raccomando, attendo un tuo parere. ;D

Nel capitolo sono presenti due asterischi differenti:

* Qui mi riferisco ai tre poteri dello sharingan ipnotico fin ora conosciuti, ovvero Amaterasu, Susanoo e Tsukyomi.

° Questo concetto fa riferimento al principio alchimista secondo il quale per ogni “magia” o favore domandato vi è sempre un prezzo da pagare in termini di sacrificio. Più grande è il pridigio e maggiore è la relativa “contropartita”.

Sono presenti alcuni termini giapponesi:

Aniki _ fratello maggiore.

Otouto_ fratello minore.

Shogi_ scacchi giapponesi (per intenderci, quelli con i quali giocavano sempre Shika ed Asuma).

Tornando alla trama. Ho lasciato in sospeso il finale principalmente per due motivi: il primo è che ovviamente la stragrande maggioranza di voi sa già cos’è successo alla fine (Madara ha strappato gli occhi al fratello); ed il secondo è che a mio parere si intuisce comunque anche in questo modo, non credete? Mi sembrava anche più suggestivo… (Potete anche stroncarmi comunque).

Spero di non aver reso Madara OOC, tuttavia nella mia mente si era formata questa ipotesi secondo la quale in principio erano veramente molto uniti, e solo successivamente alla perdita della vista abbia, per così dire, perso completamente il senno! Voi che pensate? Recensite numerosi…

Un bacio e arrivederci alla prossima settimana!! ;D

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: scarlett666