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Autore: whateverhappened    05/11/2010    6 recensioni
"Non sia mai che un baldo giovane si faccia difendere da una donzella senza ricambiare!"
"Così sembra che io sia la principessa in cima alla torre!" rispose Andromeda storcendo il naso, ma al contempo sorrideva apertamente.
"A Serpeverde non ci sono torri, però. Potresti essere la ragazza rapita dall'orco e nascosta in un sotterraneo lontana dalla luce."
"Perché un orco dovrebbe rapirmi?" lo guardò sinceramente dubbiosa, ma Tonks le fece cenno di lasciar perdere.
"Nulla, fiabe babbane. Accetti o no?"
"Dipende da come vorresti ricambiare." rispose Andromeda sicura. In un primo momento il ragazzo parve colpito dalle sue parole, ma un attimo dopo sulle sue labbra si fermò un ghigno che Andromeda mai avrebbe attribuito a un Tassorosso.
"Hai forse paura?" Tonks sostenne lo sguardo che lei gli lanciava, inquisitore e determinato.
"Io non ho paura, Tonks. Accetto qualsiasi cosa tu abbia in mente." allungò la mano come aveva fatto lui in precedenza. La loro stretta fu forte, energica, a suggellare un patto conosciuto solo da uno dei due.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Di orgoglio reale, buffoni di corte e regni fatati


Ad Andromeda sembrò che la domenica fosse arrivata troppo rapidamente. Non era del tutto pronta a quello che sarebbe successo, soprattutto non sapendo cosa avesse in mente Tonks. Aveva raccontato tutto alla sua migliore amica, Amity, che si era limitata a dirle di indossare qualcosa di pesante, probabilmente quella domenica avrebbe nevicato. Tuttavia parlarne con l'amica le aveva fatto capire che, in fondo, non sapeva nemmeno come definire quella cosa. Un'uscita fra compagni di scuola? Una scampagnata fra amici? O, come suggeriva lo sguardo pettegolo di Amity, un appuntamento? Andromeda rifiutava con tutta se stessa quella possibilità, in fondo conosceva appena quel Tonks, ma quando era tornata a tormentare Amity quella era riuscita ad inculcare il dubbio nella sua testa. Così, in quei tre giorni di attesa, la ragazza era diventata sempre più indecisa e ansiosa.

«Io non ci vado!» sentenziò un quarto d'ora prima dell'orario stabilito, gettandosi sul letto di Amity senza troppo curarsi di non sgualcire i vestiti. L'amica, seduta su una poltroncina poco lontana da lei, roteò gli occhi.

«Andromeda, sarà la venticinquesima volta che cambi idea. Ormai è tardi, sarà già pronto anche lui!» calcò volutamente la parola “anche”, come a ricordare all'amica le fatiche vissute per trovare un vestito che le andasse bene. Era stata una lotta a buon fine, Andromeda doveva ammettere che l'abito azzurro ghiaccio che indossava le stava davvero bene. Ma non sarebbe stata una gonna a farle cambiare idea!

«Ci metterà un attimo a cambiarsi.» rispose con tranquillità, cominciando a giocherellare con una ciocca di capelli sfuggita all'acconciatura. Sentì lo sguardo di Amity su di sé, ma non alzò il proprio per incrociarlo, sapeva già quello che stava pensando l'amica. Si conoscevano da anni, ormai erano in grado di interpretare persino il reciproco linguaggio del corpo, e Amity sapeva benissimo che quando Andromeda giocava con i propri capelli era perché qualcosa la turbava.

«E non ti interessa quello che penserà?» chiese l'altra dopo qualche istante, senza smettere di osservare quel ricciolo maltrattato dalle dita dell'amica.

«Penserà che ho altro da fare, Amy, magari studiare per i M.A.G.O.!» la risposta sembrò strana persino alle sue orecchie, se ne rendeva conto. Era dicembre, mancavano ancora molti mesi agli esami finali, di certo una domenica pomeriggio non dedicata allo studio non avrebbe inciso sui voti.

«Secondo me, invece, crederà che tu abbia avuto paura.» rispose come se nulla fosse Amity, chinando la testa sul libro che stava leggendo, ma continuando ad osservare di nascosto l'amica. La vide sussultare, come sempre quando le lanciava frecciatine di quel tipo.

«Io non ho affatto paura.» fu l'immediata risposta di Andromeda, ma come prima il tono usato non convinse neppure la stessa Black. Le parole, deboli e quasi sussurrate, parevano quasi una frase imparata a memoria più che una convinzione.

«Ma lui lo crederà eccome. Magari andrà persino in giro a raccontarlo!»

«Lui non lo farebbe. No, ne sono sicura.» mormorò Andromeda, mordendosi con insistenza il labbro inferiore. Non poteva pensare che Tonks diffondesse voci e pettegolezzi su di lei, le sembrava un ragazzo tranquillo e gentile, non capace di cattiverie gratuite.

«Pensa se lo venisse a sapere Lestrange, non smetterebbe più di prenderti in giro! - continuò Amity, non curandosi delle parole pronunciate dall'amica - Lo vedo già a darti della codarda, ogni giorno al mattino a colazione...»

«Io non sono una codarda! Non lo sono affatto!» la interruppe Andromeda, alzando la voce e scattando in piedi. Perse l'equilibrio per un attimo, instabile sui tacchetti che Amity l'aveva costretta ad indossare, e fissò lo sguardo determinato e sicuro sull'amica.

«Non ho paura, Amy. E, quanto è vero che sono Andromeda Black, né quel Tonks né Lestrange mi daranno mai della codarda!» afferrò di scatto la borsetta appoggiata sul comodino e si diresse convinta verso l'uscita della stanza, incurante dello sguardo divertito dell'amica. Agì d'impulso, lasciando con rapidità anche la Sala Comune, trovandosi così nei corridoi del sotterraneo in pochi istanti. Riuscì a pensare solo alle parole di Amity per diversi minuti, ripetendo a se stessa che non era affatto una codarda. Non aveva paura di niente, lei era una Black. E poi perché mai avrebbe dovuto temere qualcosa? Non stava certo andando incontro alla morte! O a un appuntamento con Rabastan Lestrange, che per quanto la riguardava era la stessa cosa. Era solo un'uscita con un innocuo Tassorosso, nulla di più. Fu solo quando mise il piede sul primo gradino della scalinata che l'avrebbe portata da Tonks che capì. Scosse la testa, mentre un leggero sorrisino si impossessava delle sue labbra. Amity aveva fatto esattamente come quel ragazzo, l'aveva convinta facendo leva sul suo orgoglio. Si morse la lingua, dannazione al suo patrimonio genetico! Stava per fare dietrofront e tornare a Serpeverde quando il viso di Ted Tonks comparve sopra la scala.

«Ehi, ciao!» la salutò cordialmente, apparentemente non notando lo stato di congelamento istantaneo in cui versava Andromeda. Quando lo aveva visto si era bloccata sul posto, incapace di muovere un muscolo. Ormai era fregata, non poteva più tornare indietro. Sorrise appena al ragazzo in risposta al suo saluto, appuntandosi mentalmente di maledire in qualche modo Amity al suo ritorno.

«Tutto bene?» domandò il ragazzo, guardandola dubbiosa. Probabilmente non aveva una bella cera, anzi, era quasi certa di essere sbiancata. Si costrinse a salire quei gradini che la separavano da lui, annuendo in risposta alla sua domanda.

«Hai una faccia!» continuò lui, e Andromeda percepì su di sé uno sguardo che avrebbe facilmente definito inquisitore. Alzò la testa di scatto, in modo da incrociare i suoi occhi, rimanendo a fissarli per qualche istante. Erano color nocciola, non semplicemente castani.

«Non è nulla – rispose, scuotendo la testa – Sarà stata la corsa fino a qui.» si sorprese della verità delle sue parole. Le aveva dette di getto, la prima scusa che le era venuta in mente, ma aveva effettivamente corso fino al corridoio dove ora si trovava. Sorrise appena, odiava correre.

«Uh! Eri impaziente?» la stuzzicò Tonks, sul suo volto un'espressione irriverente che fece scoppiare a ridere Andromeda.

«Ero in ritardo!»

«La mia versione era più divertente.» rispose lui, facendo una smorfia di disappunto, che tuttavia ebbe il potere di far ridere di nuovo Andromeda.

«Scusa! - gli disse – È che sei troppo buffo!» Tonks scosse la testa, passandosi una mano fra i capelli.

«Se hai finito di prendermi per il buffone di corte – rispose con un sorriso, evidentemente non toccato dalle parole di lei – Riprenderei volentieri il mio ruolo di cavalier servente che porta la bella principessa a fare una gita.» si inchinò scherzosamente davanti ad Andromeda, che riuscì appena a trattenersi dal ridere di nuovo.
«Dunque non sono più la ragazza rapita dall'orco.»

«Mi sembrava che l'ipotesi non ti piacesse poi molto. Inoltre credo che combattere contro un drago sia meglio, almeno non sbava come i Troll di montagna!»

«Aah, quindi il mio grado reale è dovuto ai tuoi gusti! - ridacchiò Andromeda – Tonks, ti credevo un Tassorosso, ma questi discorsi sono più adatti alla mia Casa.»

«Ted.»

«Come?»

«Chiamami Ted, Tonks non mi piace. Non tutti hanno un cognome bello come il tuo, Black!» rise appena della sua battuta, Andromeda capì immediatamente che il ragazzo non credeva realmente a quello che aveva detto. E come poteva se anche lei, che era una Black, disprezzava la storia che risiedeva in quelle cinque lettere? Scosse la testa, non era il momento di pensare a quelle vicende.

«Ti chiamerò Ted solo se tu mi chiamerai Andromeda.» propose. Sarebbe stato bello, pensò, essere semplicemente Andromeda. Anche solo per qualche ora, per un pomeriggio, dimenticarsi di essere una Black.

«Affare fatto!» sorrise Ted, allungando la mano e stringendo quella di Andromeda.

«Allora dove mi porti, cavalier servente?» sorrise Andromeda. Il ragazzo la imitò, ma se quello di Andromeda era un sorriso quasi di cortesia quello di Ted era cospiratore.

«Tempo al tempo, principessa. Sapere tutto subito rovina la sorpresa.» rispose vago, facendo incuriosire sempre di più Andromeda. Più tempo passava con lui e più la ragazza pensava che quell'individuo fosse estremamente curioso.

«Non è giusto, però. Mi sembra di essere un burattino nelle tue mani così.» si lamentò lei, puntando le mani sui fianchi. Narcissa si comportava sempre in quel modo quando voleva sapere qualcosa, chissà se avrebbe funzionato anche in quel caso. Ted parve rifletterci un attimo.

«Hai ragione – concordò dopo qualche istante – Stiamo andando a Hogsmeade.» sorrise apertamente. Senza dire altro Ted cominciò a scendere le scale, lasciando Andromeda di stucco per un momento.

«E ti sembra un'informazione valida? - ribatté, seguendolo – Oggi tutti vanno ad Hogsmeade, se non lo sapessi!»

«Meglio di niente, Andromeda. E sii paziente! La pazienza è la virtù dei forti, non lo sai?» Ted rise nel sentire la ragazza sbuffare.

Camminarono in silenzio fino al parco della scuola. Andromeda non aveva aperto bocca lungo tutto il tragitto, impegnata ad osservare la schiena del ragazzo davanti a sé. Era davvero particolare, non poteva negarlo. Il suo carattere, poi, sembrava essere ricco di sfumature: era gentile, ironico, scherzoso e aveva anche un che di cospiratore. Anzi, era parecchio cospiratore, pensò. Ed era un Tassorosso, cosa che la sorprendeva maggiormente. Non che avesse qualcosa contro quella Casa, ma nella sua esperienza di studentessa non aveva mai conosciuto dei Tassorosso così imprevedibili, normalmente erano la tranquillità e la bontà fatta persona. Eppure se il Cappello Parlante lo aveva mandato nella Casa di Tosca quel Ted Tonks doveva pur avere qualcuna delle caratteristiche richieste.

«Siamo arrivati – disse ad un tratto il ragazzo, distogliendola dai suoi pensieri – Prego!» le fece cenno verso la sua sinistra. Quando Andromeda vide cosa stava indicando rimase di stucco.

«Una carrozza?» lo guardò con un sopracciglio alzato. Le carrozze della scuola erano sempre state a disposizione degli studenti per raggiungere Hogsmeade ma erano ben pochi quelli che effettivamente le utilizzavano, per lo più giovani coppie desiderose di rimanere da sole.

«Mi pare ovvio, una principessa viaggia sempre in carrozza. Io mi sacrificherò e ti accompagnerò!» rispose lui come se fosse la cosa più naturale del mondo, pareva quasi colpito dalla sorpresa di Andromeda.

«Non hai voglia di far la strada a piedi!» esclamò la ragazza ad un tratto, guardandolo come se avesse appena scoperto un segreto nascosto da secoli. Ted la guardò con un'espressione indefinita, un misto fra colpevolezza e divertimento.

«Ebbene, lo confesso: sono pigro. E poi fa freddo, dai!» Andromeda lo guardò seria per un attimo, studiando la sincerità che traspariva in quegli occhi nocciola e quel sorriso così particolare. Sembrava quasi che volesse convincerla. Andromeda non poté fare a meno di sorridere di rimando, in fondo quel ragazzo l'aveva convinta nello stesso momento in cui si era opposto a Lestrange. Senza ulteriore indugio salì sulla carrozza, subito seguita da Ted, e dovette ammettere che l'idea non era così folle come aveva pensato in un primo momento. La carrozza aveva un che di familiare, intimo, senza per quello mettere in imbarazzo due ragazzi alla loro prima uscita. Inoltre era calda, come se vi avessero acceso un fuoco, utile vista la temperatura rigida di quell'inverno.

«Si sta bene qui. C'è caldo.» disse a bassa voce dopo qualche istante, desiderosa di interrompere il silenzio che si era creato dal momento in cui la carrozza si era mossa. Si morse immediatamente la lingua, insultandosi mentalmente per la banalità della sua considerazione.

«Già. È un incantesimo, sai? Un po' come il riscaldamento delle auto!» ridacchiò Ted, scuotendo divertito la testa. Andromeda lo guardò dubbiosa, non capendo la battuta del ragazzo.

«Cosa?» si costrinse a domandare. Non voleva sembrare ignorante, avrebbe evitato la domanda se una tremenda curiosità non si fosse impossessata di lei. Voleva partecipare alla risata di Ted, così naturale e così vera.

«Ah, già, voi non usate le auto. Non frequenti Babbanologia? - lei scosse la testa, Ted si limitò ad incurvare un angolo della bocca – Nel mondo babbano non esistono scope per viaggiare, né di certo la Smaterializzazione. Usano le automobili, delle carrozze a motore, se così si possono definire.»

«E sono riscaldate?»

«Certo! Riscaldate d'inverno e raffreddate d'estate.»

«È molto comodo.» constatò Andromeda, annuendo. Aveva sempre detestato volare perché non sopportava il vento freddo, allo stesso modo viaggiare in carrozza d'inverno le causava non pochi disagi. Odiava il freddo, preferiva di gran lunga riempirsi di cenere con la Metropolvere, almeno rimaneva al caldo.

«Di certo la Smaterializzazione è più utile! Comunque, principessa, siamo arrivati nel regno fatato.»


























Secondo capitolo della cosa XD
Il nome dell'amica di Andromeda, Amity, deriva dal termine latino amititia. Mi sembrava più che mai appropriato per una migliore amica!

Ringrazio di nuovo vogue, fri rapace e Mary per le recensioni. Vi ho già detto tutto privatamente, ma vi ringrazio ancora moltissimo *_*


Giudiziodi Fabi

Una vera fiaba.Hai presentato un'Andromeda tipicamente Black, all'inizio orgogliosa e cocciuta, caratteristica che le rimane, ma che contrapposta ai modi di Ted, teneri, semplici e sicuri (solo a tratti), diventa dolce. Una coppia quasi perfetta nell'imperfezione, direi. Hai presentato dei personaggi credibili, ci tengo a sottolienarlo perché ho trovato molto reali entrambi, hanno difetti e pregi, giocano con i loro difetti e, pur riconoscendoli, non riescono ad evitare di ricadervi.Per questo la caratterizzazione è ottima. Ci sono alcuni errori digrammatica, certo, considerato il numero di pagine non sono molti e non sono gravi. Inoltre, per una come me che non riesce a scrivere un titolo decente neanche pensandoci per giorni, deo farti i complimenti per i tuoi titoli, non so come tu abbia fatto ad inserirli così bene, davvero mi sono piaciuti molto. La trama è complessa, eppure ben gestita.
E la canzone è inserita bene.
   
 
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