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Autore: clop clop    07/11/2010    2 recensioni
Anche se lei ancora non ne era al corrente, la vita di Jude e di tutta la famiglia stava per essere cambiata, quasi sconvolta, da una serie di avvenimenti, che si sarebbero succeduti, non senza colpi di scena, nell’anno 1968. L’anno della rivoluzione culturale, in cui i ragazzi sempre più spesso scappavano di casa con le loro chitarre e i loro sogni, sperando nell’indulgenza di qualche anima buona che avrebbe concesso loro un passaggio, vedendoli fare l’autostop sulle strade nere come l’inchiostro. L’anno in cui una ragazza con una passione così sfrenata per la musica, come Jude, non poteva essere risparmiata alle mille possibilità, che si aprivano come porte sul lungo corridoio della vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Non tutto il male vien per nuocere
 

 Jude era seduta in un corridoio della scuola, appena fuori l’ufficio del preside. Era in punizione. Di nuovo. Non che lei ne facesse un dramma, c’era più che abituata. Ormai finiva in punizione almeno una volta a settimana. Era diventato una specie di macabro rito. Questa volta però non era proprio stata tutta colpa sua. In effetti non era quasi mai del tutto colpa sua. Erano gli altri a provocarla. Non faceva che ripetere questo al signor Gray, il preside, ed ai suoi genitori. Il problema era che loro non sempre prendevano sul serio le sue parole.
 D’altro canto Jude si era giustificata dicendo che non aveva potuto fare a meno di mettersi a urlare contro il professor Peters. Non dopo i suoi commenti cinici a proposito della musica che lei amava con tutta sé stessa. Se Jude aveva dei difetti (e ne aveva) uno dei più grandi era di non saper ignorare le provocazioni. Era più forte di lei, non riusciva a controllarsi, non riusciva ad andare avanti se non rispondeva per le rime al suo rivale. Ed era stato così anche quella volta. A Peters non era piaciuto. Non gli era piaciuto per niente. La sua sfuriata era stata allucinante. La cosa quasi buffa della situazione era stata che dopo questo Alex, il migliore amico di Jude da tempo immemore, si era sentito in dovere di difenderla da un’accusa ingiusta. Il risultato del suo eroico gesto fu una visita all’ufficio del signor Gray per entrambi.
 Il preside era stato molto comprensivo con Jude, come sempre, e anche fin troppo generoso. Aveva accettato di non riferire l’accaduto ai suoi genitori. Lei e Alex, però, si sarebbero dovuti trattenere a scuola dopo le lezioni per ordinare gli schedari della biblioteca.
 La porta della presidenza si aprì di scatto in quel momento e ne uscì un ragazzo smilzo e occhialuto. Le lenti degli occhiali alla Buddy Holly celavano un paio di occhi cervoni vispi e luminosi. I suoi capelli erano neri come il carbone. Le vecchie scarpe da tennis e i jeans quasi consumati che portava lasciavano intendere che non fosse un tipo particolarmente attento alle mode del momento. Le mani, che battevano ritmicamente sulle sue stesse gambe, come se stessero scandendo il ritmo di qualche silenziosa melodia, esibivano alcuni calli. Appena uscito si guardò un po’ intorno prima di scorgere la figura di Jude accasciata scompostamente su quella sedia nel corridoio. La ragazza si voltò appena in tempo per sentirlo chiamare il suo nome.
 -Jude!-
 -Alex!- esclamò lei di rimando. -Beh?-
 -Ha detto che non dirà niente ai miei- disse il ragazzo, avanzando lentamente con le mani in tasca. -Ma sono comunque in punizione.-
 -Benvenuto nel club!-
 -Però è stato gentile. Il caro vecchi Grey. Quell’uomo è un Cristo- sentenziò Alex, lasciandosi cadere sulla sedia accanto a quella di Jude.
 -E tu sei uno stupido!-
 -Ah è questo il ringraziamento per averti preso le tue parti con Peters, eh? Alexander Douglas è uno stupido! E vai!- finse di esultare. -Questo, gente, vuol dire essere di miglior amico di Jude Madison- fece poi, rivolgendosi ad un pubblico immaginario.
 -Sul serio, Alex. Che cazzo ti è venuto in mentre di fare quando ti sei messo ad urlare contro Peters? Quello non ci penserà due volte a farci sbattere fuori!- intervenne Jude seria.
 -Non fingere di preoccuparti per me, Jude- fece lui, scacciando una mosca immaginaria con la mano.
 -Quanto sei scemo!- esclamò lei dandogli un pugno leggero sulla spalla. -Io mi preoccupo veramente!-
 -E di che?- la interruppe Alex. -Lo sappiamo entrambi che non ci servirà a niente quello che studiamo ogni giorno qui. Appena usciremo da questa fottuta catapecchia tu diventerai una cantautrice dannatamente famosa e io e i ragazzi del complesso ci imbucheremo su qualche treno e andremo in tournee. Fine della storia.-
Jude rimase interdetta per qualche secondo. Una cantautrice dannatamente famosa. Un sogno. Quasi irrealizzabile. Anche se non era  mai stata un genio in matematica, Jude sapeva che le probabilità che ci riuscisse erano a dir poco scarse. E poi non voleva essere famosa. Le sarebbe bastato avere successo. Trovare qualcuno a cui la sua musica piacesse davvero, qualcuno che fosse capace di percepire tutte le emozioni che comunicava il vibrare delle corde della sua chitarra, unito alla sua voce.
 -Non la stai facendo troppo facile? Non si ha successo in così poco tempo. A volte non lo si ha e basta- disse lei rabbuiandosi.
 -Jude, quante volte devo ripetertelo?- si infervorò Alex. -Tu ce la farai. E’ quello che hai sempre sognato da quando eri bambina. Cristo, se non ci riesci tu a sfondare, vuol dire che siamo proprio fottuti, no?-
 Jude sorrise. Alex riusciva sempre a tirarla su di morale. Non lo avrebbe cambiato con nessuno.
 -Grazie Alex. Come farei senza il mio batterista preferito?- disse Jude scompigliandogli i capelli.
 -Ehi! D’accordo, d’accordo, dacci un taglio!- esclamò Alex cercando di scostarsi. -Cristo, Jude! Mia nonna ha smesso da un secolo di spettinarmi i capelli.-
 -Eh allora? Tanto tu non te li pettini comunque.-
 Alex aveva appena aperto la bocca per rispondere quando il signor Gray fece capolino dal suo ufficio e si diresse verso di loro. Lui e Jude smisero immediatamente di parlare nel momento esatto in cui lo videro arrivare.
 -Signorina Madison, signor Douglas- disse loro il preside. -Mi duole informarvi che devo scortarvi ai lavori forzati- annunciò con un sorriso tirato.
 -Sissignore- fece Alex scattando sull’attenti.
 -Su, venite, vi accompagno in biblioteca. Non che non mi fidi di voi, ma, sapete, il regolamento me lo impone.-
 -Non si preoccupi, signor Gray- assicurò Jude, alzandosi, rassegnata all’idea di trascorrere un paio d’ore a riordinare un mucchio di noiosissimi schedari.
 I due seguirono il preside lungo i corridoi lindi e austeri della scuola. Una volta arrivati in biblioteca, Gray augurò loro buon lavoro, prima di chiudersi la porta alle spalle e di sparire all’angolo in fondo. Alex e Jude si sedettero ad un tavolo che troneggiava nel bel mezzo della stanza, dove erano ammucchiate le varie carte. Il bibliotecario li osservava con sguardo vacuo, mentre sfogliava distrattamente un quotidiano.
 -Alex, io non ho la minima idea di come si riordinino queste scartoffie! Ellie è quella brava in queste cose!- disse Jude a bassa voce, dopo nemmeno cinque minuti.
 -E’ semplice Jude. Basta seguire l’ordine alfabetico- rispose Alex con voce monotona, esaminando i fogli. -Tu…tu sai l’alfabeto, vero?- aggiunse fingendosi dubbioso.
 -Sei o-d-i-o-s-o!- dichiarò Jude, mentre lo colpiva ad ogni sillaba con una pila di fogli arrotolati. -E tanto per la cronaca, sì, lo so l’alfabeto!-
 -Fantastico- fece Alex con fiacco entusiasmo. -Ora puoi metterti a lavorare come noi comuni mortali? Ci aspetta un bel viaggetto tra tutti questi schedari polverosi.-
 Un viaggio. In quel momento Jude avrebbe proprio voluto fare un viaggio. Partire verso mete ignote, lasciandosi alle spalle la monotonia di una grande metropoli. Inoltrarsi in ampie campagne, boschi cupi, colline verdeggianti. Contemplare il proprio riflesso in specchi d’acqua cristallina. Percorrere strade deserte e viottoli battuti, spostandosi di città in città. Però! Sarebbe potuta venir fuori una canzone da tutto quello.
 Subito afferrò dalla pila di scartoffie un foglio giallastro e spiegazzato e cominciò a scribacchiare qualcosa sul retro. Mentre dalla punta della sua matita scaturivano ad una ad una le note della sua nuova canzone, Jude pensò che non sarebbe stato facile farsi perdonare da Alex per aver passato tutta l’ora a scrivere invece di aiutarlo.
 

* * *

 
 La donna seduta in soggiorno osservò l’orologio che portava al polso. Era tardi. Ormai doveva essere arrivato. Ma allora perché non era ancora passato a salutarla? Perché la stava facendo aspettare così tanto? Doveva passare. Dopo tutto quello che si erano scritti nelle loro lettere era quasi come se glielo avesse promesso. Due mesi erano stati lontani. Due mesi che le erano sembrati estenuanti. Voleva vederlo, ne aveva bisogno.
 Che sua moglie lo stesse trattenendo? Forse gliene aveva parlato. Dopotutto non potevano continuare a nascondersi per sempre. Ma, no, forse non lo aveva fatto, non le aveva detto niente e stava aspettando il momento più opportuno per raccontarglielo. Forse aveva solo avuto un imprevisto.
 La donna si alzò dal divano dov’era seduta e si accese una sigaretta. Tirò una profonda boccata di fumo.
 Sarebbe arrivato. Era solo questione di tempo. Sarebbe arrivato, lo sapeva.
 Infatti, proprio in quel momento qualcuno bussò forte alla porta. Lei appoggiò la sigaretta nel posacenere sul tavolino di marmo e corse ad aprire. Appena schiuse la porta le venne un tuffo al cuore. Ma prima che potesse dire o fare qualunque cosa, l’uomo che era sulla soglia si chiuse l’uscio alle spalle e l’abbracciò.
 -Yoko.-
 -John.-
 Si strinsero per qualche minuto, uniti in un’inevitabile simbiosi. I loro respiri lenti e tremuli per l’emozione si confondevano nell’aria. Perfino i loro cuori sembravano battere all’unisono.
 -Gliel’ho detto. Ho raccontato tutto a Cynthia- le sussurrò lui all’orecchio dopo un po’.
 -E come ha reagito?-
 -Ha pianto, e anche tanto. Julian non sa ancora niente.-
 -E’ tuo figlio, John.-
 -Ti giuro che non cambierà niente per lui. Non devi preoccuparti. Tra non molto non saremo più costretti a nasconderci. Non devi preoccuparti- ripeté.
 Le sua parole la rassicurarono. Restò tra le sue braccia, mentre lui le accarezzava i lunghi capelli corvini. Non era mai stata così felice di vederlo come in quel momento.
 
 
 
 
Notes:
 Bene, ecco il secondo capitolo! Devo ammettere che sono stata proprio veloce a scriverlo, di solito sono di una lentezza unica. Comunque ora entra in scena un nuovo personaggio: Alex, il migliore amico di Jude! Per lui mi sono ispirata ad un mio amico patito dei Metallica, che ha degli ottimi gusti musicali (ma quanto stimo quel ragazzo?). Ok, sto divagando. Beh, comunque sono contenta che almeno qualcuno abbia letto il primo capitolo e abbia lasciato una recensione. Che felicitààà! D’accordo, ora la smetto sul serio. Spero che vi piaccia il nuovo capitolo. Ah, una cosa importante che avevo dimenticato di scrivere nel capitolo precedente (sempre la solita svampita!): le critiche costruttive sono ben accette.
 
Little Darling: Grazie, sono contenta che la storia ti piaccia! *si sente utile a qualcosa* Comunque, è proprio vero: Jude ed Ellie sono diversissime. Però sono molto legate e fanno sempre affidamento l’una sull’altra. *si dispera perché non ha anche lei una sorella* Beh la seconda parte ha fatto rattristare anche me mentre la scrivevo. Povera Cyn e Povero Jules. Non meritavano tutto questo.
 
Zazar 90: Grazie, oddio quanti complimenti! *arrossisce* Eh, si la protagonista di è proprio Jude, ma anche Ellie ha un ruolo molto importante nella storia. Il papà sta molto simpatico anche a me! Avrei tanto voluto che mio padre fosse stato così! Ok, basta con il mio patetico sfogo personale. Però mi sa che vi ho fatto deprimere un po’ tutte con l’ultima parte. *chiede umilmente perdono*
 
Julia Molly Lane: Oh no, ho fatto deprimere anche un’altra persona! Comunque grazie mille! Eh dispiace anche a me per Jules e Cynthia, e anche tanto.

  
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