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Autore: Bakacchi    07/11/2010    1 recensioni
« Per quelle che mi parvero delle interminabili ore non riuscii a far altro se non osservare quella figura in ogni suo minimo dettaglio, dal pallore della pelle alle ciocche di capelli corvini che gli incorniciavano il viso. Ma quando trovai la forza di arrivare ai suoi occhi, di tornare a guardare quelle iridi che tanto avevo amato...fu come se tutte le emozioni che avevo perduto, che lui mi aveva strappato andandosene quella sera, fossero tornate bruscamente, come un elastico portato alla massima tensione e poi rilasciato improvvisamente. E il colpo che ricevetti fu esattamente così: secco, improvviso ed insopportabile. »
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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capitolo 3 - by Venusy

 

Così passarono le mie giornate, piene di emozioni, momenti di gioia e di sole. Si poteva dire: ero felice. Se ripensavo al passato potevo ancora scorgervi delle grandi macchie scure, ma il resto brillava di un intenso color oro. Era Naruto a rendermi felice, era lui il mio sole.

Anche quel giorno avevo da poco terminato l'allenamento con la mia maestra, ero stremata e non vedevo l'ora di tornare a casa. Ma quando passai davanti al chiosco di Ichiraku, nella via verso casa, pensai che per una volta dovevo essere io a sorprendere lui. Così mi fermai e acquistai una porzione doppia di ramen, come piccolo ringraziamento per tutto ciò che faceva per me.

Poi, munita di ramen e di sorriso, mi diressi verso casa sua. Camminavo spedita per le vie della città, canticchiando allegramente un motivetto inventato sul momento. Una volta arrivata davanti alla porta dell'abitazione, bussai ed attesi. Attesi, attesi, attesi. Eppure sentivo dei rumori provenire dall'interno, non poteva non essere lì.

 - Ehi Naruto, ci sei? - chiesi bussando nuovamente alla porta.

 La risposta mi arrivò debole e pervasa da una percepibile tensione. Mi parve di sentire anche un'altra voce oltre la porta, ma non vi feci troppo caso e la associai alla televisione.

 - Un attimo – rispose in un sussurro nervoso. Udii il suono di oggetto andato in frantumi, un'imprecazione soffocata e l'avvicinarsi rapido dei suoi passi. Poi comparve sulla soglia: sul suo viso solo una maschera di rabbia e frustrazione. Gli lanciai un'occhiata indagatrice, ma lui evitò il mio sguardo, addossandosi al muro per permettermi di entrare e senza staccare gli occhi dal pavimento.

 Gli passai davanti, incamminandomi disinvolta lungo il corridoio. Sulle assi chiare del pavimento giacevano i cocci abbandonati di una tazza bianca e un'ampia macchia di caffè si estendeva sotto di essi. Mi voltai verso Naruto, indicandogli confusa l'oggetto rotto, aspettandomi una spiegazione. Esitò qualche istante, raggiungendomi a passi lenti e indecisi.

 - Mi è caduta nella fretta di venirti ad aprire – biascicò senza convinzione. Sentivo chiaramente che qualcosa non andava, ma credevo si trattasse solo di un momento di malumore, così presi a far dondolare il sacchetto con le due porzioni di ramen davanti ai suoi, sorridendogli allegramente.

 - Non serviva agitarsi tanto, baka! - ridacchiai, alzandomi sulle punte dei piedi e stampandogli un bacio leggero sulle labbra. Lui non rise, né mi strinse tra le braccia come era solito fare. Indietreggiai di qualche passo per poterlo fissare dritto negli occhi, mentre dentro di me cominciavano a crescere l'ansia e la preoccupazione.

 Non capivo, non riuscivo a capire cosa fosse successo e il suo atteggiamento così insolito e distaccato mi faceva sentire estremamente vulnerabile. Senza staccare lo sguardo, esterrefatto e preoccupato, dai suoi occhi, che parevano spenti e ansiosi quanto i miei, indietreggiai di qualche altro passo fino alla cucina. Poi mi voltai di scatto e, senza aspettare nessun permesso, mi diressi verso camera sua con passo rapido.

 - No, Sakura, aspetta!!! - mi gridò cercando di afferrare la mia mano, già saldamente chiusa sulla maniglia della porta.

 Era troppo tardi. La porta della stanza si era già spalancata davanti ai miei occhi increduli, le braccia pendevano inermi lungo i fianchi e il respiro mi si era bloccato in gola. Nella mia mente non c'era altro che il vuoto, un vuoto scuro ed inesplorabile, statico e senza via d'uscita.

 In piedi al centro della stanza, come un'ombra stagliata contro la luce della finestra, c'era lui.

Per quelle che mi parvero delle interminabili ore non riuscii a far altro se non osservare quella figura in ogni suo minimo dettaglio, dal pallore della pelle alle ciocche di capelli corvini che gli incorniciavano il viso. Ma quando trovai la forza di arrivare ai suoi occhi, di tornare a guardare quelle iridi che tanto avevo amato...fu come se tutte le emozioni che avevo perduto, che lui mi aveva strappato andandosene quella sera, fossero tornate bruscamente, come un elastico portato alla massima tensione e poi rilasciato improvvisamente. E il colpo che ricevetti fu esattamente così: secco, improvviso ed insopportabile. Non ressi a lungo: la testa prese a girarmi vorticosamente, travolta da emozioni che non era più in grado di sostenere, i contorni della stanza si facevano sempre più indefiniti e sfocati e avevo già perso la cognizione di ciò che era successo. Avvertii qualcuno stringermi forte il braccio e, sicura che almeno quella presa ferrea non mi avrebbe abbandonata, mi lasciai avvolgere da quel vorticare di immagini confuse. Poi, solo il buio.

 

- - -

 

Fui svegliata da un terribile mal di testa.

Quando tentai di riaprire gli occhi, fui costretta a richiuderli immediatamente: il soffitto bianco della camera di Naruto vorticava talmente veloce da darmi la nausea. Rimasi in quell'inutile stato catatonico per qualche altro minuto, finché il dolore alla testa non si attenuò. Tentai subito di alzarmi dal letto per fiondarmi in cucina, ma proprio quando stavo per muovere il primo passo verso la porta, un chiacchiericcio basso e confuso mi fermò. Rimasi dov'ero, in piedi come un'idiota in mezzo alla stanza, e mi misi in ascolto: forse non ero ancora pronta a fronteggiare la realtà, forse qualche minuto in più vissuto nell'incertezza mi avrebbe evitato altro inutile dolore. O forse volevo soltanto evitare di credere ai miei stessi occhi, fingere che si fosse trattato solo di un altro degli abituali incubi che tormentavano il mio sonno da ormai così tanto tempo. Ma quello, più che un incubo, mi era sembrato un sogno. Un'immagine irreale, animata dal mio inconscio instabile, dai contorni sfocati e imprecisi...Ma non lo era stato, e quelle voci dai finti toni pacati che udivo provenire dalla cucina ne erano la più grande conferma.

 

 - Perchè sei tornato? -

 

Trattenni il fiato. Quel sibilo sommesso, spento, stanco, mi sarebbe dovuto bastare, era la prova che aspettavo. Ma volevo andare avanti, volevo sentire la sua voce, quella voce che non udivo da tanto ma che ricordavo come fosse la mia. Inspirai profondamente, chiusi gli occhi e tornai ad ascoltare.

 Un lungo silenzio seguì a quella domanda, talmente lungo da farmi pensare di essermi inventata tutto. Ma poi la risposta arrivò, flebile ed instabile.

 - E' stata una serie di conseguenze e di riflessioni a riportarmi qui - 

Leggera come la più soave delle melodie, diversa, più matura forse, ma pur sempre fondamentale quanto l'aria che respiravo: la voce di Sasuke mi sembrava eterea e surreale, arrivò dritta ai miei più profondi sentimenti, sconvolgendoli violentemente come aveva sempre fatto.

 Era tornato. Il mio più grande tormento, la mia più dolce pace. La più scura delle mie notti si trovava a soli pochi passi me, a dividerci solo una porta.

 Le lacrime avevano cominciato a scendere copiose sulle mie guance e dovetti impiegare ogni energia che mi restava per trattenere i singhiozzi che mi scuotevano.

 - Stai cercando di dirmi che sei cambiato, Sasuke?Che hai capito tutti i tuoi errori, che ti sei pentito, che non sai cosa ti abbia portato ad abbandonare il villaggio e a tradirci tutti? -

Le parole di Naruto erano acide come un veleno. La sua risposta era chiaramente ironica, sputata ferocemente in faccia a quel migliore amico che l'aveva abbandonato.

Un altro lungo silenzio vibrò nell'aria.

 - Non sto cercando di dire niente, ti chiedo solo un po' di tempo per poter spiegare quello che mi è successo. A te, Naruto...e a Sakura -

 Altre lacrime, altro dolore. Sentire la voce di Sasuke pronunciare il mio nome scatenò un'altra ondata di singhiozzi trattenuti a stento. Avrei voluto scatenare quella mia sofferenza, lasciare che si sfogasse, per poi correre in cucina e stringere il più perfetto degli incubi tra le braccia. Ma mi vidi di nuovo costretta a incatenare i miei desideri. Dovevo arrivare in fondo a quella conversazione, volevo saperne di più.

 - Hai la minima idea di quanto abbia sofferto a causa tua?Di quanto tuttora soffra?Ci ho messo due anni a farle tornare il sorriso, Sasuke!Come posso permetterti di rovinarla un'altra volta? - 

Il veleno di Naruto si era trasformato in rabbia e sofferenza. La voce gli tremava per la tensione. Ma se soffrire e farsi rovinare nuovamente da Sasuke mi avesse permesso di vederlo, allora avrei sofferto altre mille volte.

Sasuke parve esitare, ma nonostante tutto, percepivo una certa fermezza nelle sue risposte, anche se parevano anch'esse intrise di tormento e tristezza.

- Credo che Sakura meriti una spiegazione, quindi permettimi di dargliela. Tanto lo sai che lo farò in ogni caso, che tu lo voglia o no -

Ora era Nauto ad esitare. Sapeva bene di non potere nulla contro la volontà ferrea di Sasuke, quando lui voleva una cosa doveva ottenerla, e non importava con quale mezzo: prova ne era la sua fuga dal villaggio. Ma in ogni caso il tono non era accusatorio, né arrabbiato o crudele. Si riconoscevano la costanza e la risolutezza tipiche di Sasuke, ma non c'era aggressività nelle sue parole, sembrava essere consapevole della sua colpevolezza.

- Promettimi soltanto che non la farai soffrire. Mai più – disse Naruto, in un sospiro rassegnato e privo di forze.

- Te lo giuro -

Le gambe non mi reggevano più e sentivo che se non mi fossi riseduta immediatamente, sarei crollata di nuovo. Affondai il viso tra le mani, liberando finalmente il pianto disperato che mi opprimeva. Udii il rumore di una sedia che si spostava e poi quei passi, così familiari, che si avvicinavano lentamente alla camera. Le mani presero a tremarmi convulsamente, quando ero ormai così vicina al momento che avevo bramato con tutta me stessa.

Uno spiraglio di luce si intromise nella penombra della stanza, per poi sparire rapidamente dietro la porta, che si richiuse piano, quasi senza far rumore.
Alzai il viso di scatto, stanca di dover aspettare per vedere ancora quel viso e quegli occhi di selce liquida. Oltre al velo di lacrime che copriva il verde cristallino dei miei, si stagliava la sua figura, reale, innegabile e tangibile. Ed era così bello e vero che se non fossi già scoppiata in lacrime molto prima, mi sarei di certo commossa.

Sasuke fece qualche passo avanti, con eccessiva calma, come se stesse misurando ogni suo gesto, non sapendo come io avrei reagito. Con gli occhi fissi nei miei, venne a sedersi accanto a me. Per istanti interminabili restammo immobili a guardarci negli occhi; i suoi, così profondi e scuri come un cielo notturno privo di stelle, e i miei, arrossati e offuscati dalle lacrime. Poi l'autocontrollo che avevo cercato di esercitare fino a quel momento crollò e mi abbandonai esausta contro il suo petto, mentre nuove lacrime mi rigavano il viso e altri singhiozzi mi scuotevano il corpo privo di forze.

Mentre mi trovavo in totale balia delle mie emozioni, come una barca in mezzo all'oceano in tempesta, avvertii le sue braccia avvolgermi decise, in un impeto improvviso, talmente saldo e deciso da farmi quasi male. Ma il dolore era una cosa talmente insignificante in quel momento, anzi, dopo tutto quello che mi aveva afflitta durante gli ultimi due anni, quello pareva quasi una sensazione piacevole. E malgrado la parte razionale di me sapesse bene che quel gesto era insolito da parte del Sasuke che conoscevo, mi sembrò la cosa più naturale del mondo, qualcosa di inevitabile, che doveva accadere, in un modo o nell'altro. Così lo abbracciai a mia volta, aggrappandomi forte alla sua maglietta, a quel lembo di tessuto che, così chiaramente tangibile sulle dita, ribadiva la veridicità della sua presenza.

- Sakura, io... - sussurrò al mio orecchio, senza sciogliere l'abbraccio.

Mi scostai lievemente, tornando a fissare quegli occhi neri, che mi parevano così diversi da quelli che ricordavo, come illuminati da una luce diversa, più calda e umana. Non lo lasciai finire, anche se avrei ascoltato qualsiasi cosa pur di poter sentire ancora il suono della sua voce. Dovevo chiarire subito certe cose, sebbene quello che Sasuke avesse da dirmi fosse decisamente più importante.

- Lo so, – esalai piano – so cosa vuoi dirmi e ti giuro che resterò ad ascoltarti per tutto il tempo necessario, ma prima devo sapere una cosa -

Sasuke mi guardò serio, forse un po' sorpreso dalla mia interruzione. Capivo quanto per lui fosse importante raccontarmi quel capitolo della sua vita a cui, con mio rammarico, non avevo partecipato. Ma mi lasciò proseguire, attento e concentrato sulle mie parole.
Presi un profondo respiro, inspirando il suo profumo, che mi riempì i polmoni e mi restituì un po' di quelle energie che mi avevano abbandonata. Dio, quanto mi era mancato.

- Sasuke, io ho sempre creduto in te. Ero l'unica folle, qui, che continuava a credere nel tuo ritorno e che ogni giorno pregava di vederti comparire da un momento all'altro alle porte di Konoha, l'unica che ci andava ad aspettarti quotidianamente, con la più dolorosa delle speranza nel cuore. E aspettavo, aspettavo anche solo di vederti tornare una notte, di nascosto, solo per prendere qualche vestito o qualche oggetto lasciato qui. Perchè se in quell'occasione ti avessi visto, sarei stata pronta a seguirti, a partire con te, lasciando tutto e tutti, tutto ciò che ho di importante qui; pronta a diventare una traditrice del villaggio, ad essere odiata dai miei migliori amici e dalla mia famiglia. E se non fossi riuscita a seguirti, io ti avrei riaccolto comunque, anche avessi raggiunto il tuo scopo, diventando l'assassino di tuo fratello -

Mi fermai nuovamente, per impedire alle altre lacrime che sentivo pungermi gli occhi di uscire.
Sospirai, abbassando lo sguardo, e, con uno sforzo sovrumano, ripresi. 


- Sono sempre stata la tipica ragazzina che sogna di vivere in una favola, di quelle che sperano sempre nell'arrivo del principe azzurro. Io desideravo che fossi tu il mio principe, anche se magari non eri il perfetto principe azzurro delle fiabe. Mi sarebbe andato bene anche il principe nero, se quel principe eri tu. Quindi, ti prego, dimmi che non te ne andrai di nuovo, dimmi che resterai qui, per sempre -

Era una supplica patetica, me ne rendevo conto, ma pur di tenerlo al mio fianco per il resto della mia vita ero disposta persino a rendermi ridicola...o patetica.
Lui esitò un istante, senza distogliere lo sguardo dal mio viso pallido. Sembrava rasserenato dalle mie parole, e senza volerlo, trasmise quel senso di pace e tepore anche a me. Ora che avevo finalmente potuto dirgli tutto ciò che mi ero tenuta dentro per tutto quel tempo, sentivo un tiepido sollievo farsi largo tra i tormenti, come un peso sullo stomaco che cominciava lentamente a sciogliersi. Poi mi prese delicatamente una mano, gelida quanto la sua, e assumendo la più risoluta delle espressioni, mi diede la più dolce delle risposte.

- Sono tornato per restare, Sakura -

 

 

 

Postilla: ecco, rivisitato e riscritto completamente il terzo capitolo, che a mio parere è uno dei più toccanti di tutta la storia :D Mi auguro che reso in questa forma renda molto di più di prima, e mi scuso se ci ho messo parecchio prima di postarlo, ma è stato più difficile degli altri, proprio per la marea di emozioni che dovrebbero, e ripeto, dovrebbero, esserci. Si insomma, dico "dovrebbero", perchè non sono tanto sicura di averle espresse al meglio .__. Sob, fatemi sapere e a presto con il quarto episodio, baci. 

Venusy (formalmente detta Venus_Hacch)

   
 
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