CAPITOLO 20
- No! –
rispose deciso il ragazzo, fissando a fatica Kioko.
- Harry… -
cercò di rispondere la ragazza , sorpresa.
Ma il ragazzo non la lasciò
parlare. – Scusa, devo andare dai miei amici – disse,
allontanandosi velocemente.
- Harry
aspetta – urlò lei mentre il ragazzo aveva cominciato
a correre, ma lui sembrò non volerle o poterle rispondere.
Harry sentiva
echeggiare nella sua mente la voce di Kioko, mentre correva il più velocemente
possibile per i corridoi per allontanarsi da lei.
Si sentiva
stordito, come la prima volta che aveva contrastato la maledizione Imperius a
lezione con il falso Moody, o come tutte le volte che si opponeva a Piton a
lezione di Occlumanzia. E
all’improvviso sentì un lancinante dolore alla cicatrice; Voldemort stava
provando un forte senso di collera.
*********
“ Non m’importa, lo faremo!
” la voce ormai nota di Voldemort rimbombava nella testa di Harry. Oltre a furioso l’uomo sembrava essere irrequieto. Il
ragazzo riusciva a intravedere la figura di una donna
che accanto a lui piangeva sommessamente.
“ Mio Signore io non posso “ continuava a
dire lei tra le lacrime soffocate.
“ Non vuoi obbedire ai miei ordini? “
chiese Voldemort con un tono di voce che voleva essere gentile. “Credevo fosse pronta a tutto pur di uccidere
il ragazzo.. Lui lo sarebbe stato “ continuò
l’uomo voltandosi a guardare con un ghigno un’altra donna.
Bellatrix,
pensò Harry provando una forte sensazione di rabbia e l’irrefrenabile voglia di
uccidere.
“ Assassina “ Harry sentì Voldemort
pronunciare quelle parole nello stesso istante in cui lui le aveva pensate.
“ Signore… “ cominciò a dire la donna, ma
fu interrotta.
“ Scccc… credo che abbiamo visite: Potter… “ lo
sentì dire Harry prima di provare un terribile dolore alla cicatrice, e
improvvisamente qualsiasi altra voce venne ricoperta
dalle sue urla.
“ Così impari a spiarmi Potter “ sentiva
in lontananza la voce di Voldemort, e poi all’improvviso lo vide: suo padre.
La bacchetta
in mano, tesa davanti a se, che urlava a sua madre di fuggire e proteggere
Harry, e poi una abbagliante luce verde.
- Ahhhh – urlò Harry mentre la risata di Voldemort echeggiavano nella sua testa. Quando
improvvisamente vide sua madre, che, dopo aver chiuso la porta, lo posava nella
culla per voltarsi rapidamente verso l’uscio e sollevare anche lei la
bacchetta.
- Ahhhhh – urlò ancora Harry mentre viveva per l’ennesima
volta la scena della morte di sua madre.
- Potter…
Potter svegliati – il ragazzo sentiva una voce nota in lontananza chiamarlo. –
Professore, cosa facciamo? – risuonava in lontananza la stessa voce, ma Harry
non riusciva a rispondere, continuava solo a sentire un lacerante dolore alla
cicatrice, e a vedere le persone che Voldemort aveva
ucciso.
- Harry puoi
sentirmi? So che puoi, reagisci, opponiti, ricordati cosa ti ha insegnato
Piton. Harry… – la voce preoccupata ma rassicurante di Silente si fece largo
tra le sue grida e quella di Voldemort, ed Harry cercò di aggrapparvisi
disperatamente.
“ È solo questione di tempo Silente, ma alla
fine avrò Potter. Tu … fallo … ora! “ la voce furibonda di Voldemort
risuonò ancora nella testa di Harry e poi niente.
**********
- Harry… Harry
– si sentiva chiamare il ragazzo. Voleva svegliarsi e rispondere, ma non
riusciva ad aprire gli occhi, non riusciva a parlare.
- Ah – disse a
bassa voce Harry. Aveva aperto gli occhi, ma provò un
forte dolore.
- Con te non
c’è niente da fare eh? – sentì dire una voce al suo fianco.
Lentamente
Harry cercò nuovamente di aprire gli occhi, ma faceva quasi fatica. Piano piano, riuscì ad aprirli e a distinguere la figura davanti
a se: - Fred – disse sbigottito.
- Ben risvegliato
Harry – rispose il ragazzo con il suo abituale sorriso. – Però
non sono Fred, ma George – aggiunse.
- George? Ma
tu … eri … come stai? – farfuglio il ragazzo confuso,
cercando i suoi occhiali.
- Bene, anche
se Madama Chips non vuole proprio lasciarmi andare. E
io che speravo, quando sei arrivato tu, che si sarebbe dimenticata di me –
disse guardandolo con sorriso burlone. – Temo
proprio che si sia innamorata di me – aggiunse
poi scoppiando a ridere.
- George tu
eri in coma … - insistette Harry.
- Sì ma mi
sono svegliato, tre giorni fa – rispose il ragazzo
guardando Harry.
- No, come è possibile, ieri … - cercò di dire il ragazzo ma fu
ancora una volta interrotto.
- Lo dicevo io
che sei senza speranza, avevo il mio piccolo momento
di gloria, tutta la scuola che si preoccupava per la mia sorte e invece tu mi
hai rubato la scena – spiegò scherzoso l’amico. – Harry tu sei
qui privo di senso da tre giorni - aggiunse serio.