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Autore: Cristina Black    12/11/2010    4 recensioni
Sono passati 15 anni dalla trasformazione di Bella e dall'imprinting di Jacob. Renesmee è cresciuta, è invecchiata, e Jacob è stato tutto ciò di cui lei aveva avuto bisogno. Con il trascorrere degli anni, Bella comincia a vedere Jacob con occhi e sensi diversi, riscoprendo così l'amore che da sempre aveva cercato di soffocare. Ma la sua nuova natura (esagerata) di vampiro non le permetterà più di tenere a freno i suoi sentimenti. Cosa succederà a Jacob, quando Renesmee morirà? Come si comporterà Bella d'ora in avanti? Ma sopratutto...come reagirà Edward?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jacob
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Poc: grazie mille! Spero ti piaccia anche questo, baci e buona lettura a tutti! ^_^



***




Quando i lupi se ne andarono, io e Jake rimanemmo soli in mezzo al bosco immenso.
«Tra quanto arriveranno gli altri vampiri?», mi domandò Jacob attraverso i suoi pensieri.
«Tra un’ora dovrebbero essere tutti dai Cullen. Alice ci ha invitati a passare la notte da loro, visto che ci dovremmo riunire comunque per la battaglia», risposi con un leggero brivido nell’ultima parola.
«Più tardi ci andremo. Forse», pensò accucciandosi e tirando un rumoroso sospiro. Il suo sguardo da lupo era turbato e perso nel vuoto.
Pensava  a suo padre e a cosa doveva fare con lui.
«Forse avresti dovuto dirglielo», commentai vedendo le immagini che mi raccontava il loro ultimo incontro. «Devi metterlo al corrente di quello che sta accadendo».
«Si ma non è facile. Conosce i rischi del mestiere e so che li accetterebbe. Non è il cattivo esito che mi preoccupa, perché li stermineremo come l’insetticida sulle zanzare, ma sono un po’ preoccupato per la sua reazione. Come hai visto pur non avendogli detto nulla era già molto angosciato. Se confermo le sue paure non so come reagirebbe»,rispose guardandomi con i suoi grandi occhi neri e le sopracciglia fulve increspate.
«Mi sembrava strano che all’improvviso fossi diventato pessimista circa l’esito della battaglia», mugugnai.
«Quello è nel tuo DNA, non nel mio», protestò facendo la linguaccia.
«Infatti. Comunque Jake, credo che dovremmo andare a trovare i nostri padri, che sia l’ultima volta o la prima di una lunga serie».
«Direi la prima di una lunga serie», pensò mostrando i denti affilati ed issandosi con agilità sulle zampe enormi.
Guardai meravigliata il suo sorriso lupesco e le sue immagini di un futuro colorato e vittorioso.
«Sei incredibile Jake», mormorai con un sorriso. «Sarà l’effetto delle tue immagini mentali, ma il tuo ottimismo è a dir poco contagioso».
«Prima “terribile”, poi “anormale” e adesso “virus”. Mi piace il modo in cui mi vedi», disse con finto sarcasmo.
«Il virus ce l’ho io, Jake. Tu sei l’antidoto al veleno che ho sempre avuto dentro di me», dissi accarezzandogli il musone e scompigliandogli il pelo sulla testa. «Ora però è meglio tornare dai Cullen, i nostri amici saranno quasi arrivati».
«Okay, tanto adesso è tardi per far visita ai nostri vecchi. Ci penseremo ad un orario più decente», propose Jacob prima di rimetterci in marcia.
 
***

Nel salotto dei Cullen c’erano alcune vecchie conoscenze che non vedevo più da tempo, ma di certo non avevo scordato i loro visi.
Del clan dei Denali avevano risposto Kate, Garrett, Carmen ed Eleazar, ugualmente le amazzoni Zafrina, Senna e Kachiri, che erano giunte appena due minuti prima di noi.
Non mi sorpresi di non vedere Tanya questa volta.
L’ultima cosa che avrebbe fatto era mettersi contro Edward.
Quando i loro occhi vennero attirati dalla mia presenza, per un attimo mi venne il desiderio di sotterrarmi in giardino.
Erano tranquilli, ma era chiaro che non erano molto contenti di quello che era successo.
«Bella, ti confesso che sono molto sorpresa di questi tuoi cambiamenti. Non ti nascondo che non mi fa per niente piacere», esordì Zafrina, lievemente severa.
«Non ti sei mai innamorata mia cara Zafrina?», le domandò Eleazar.
Lei lo fulminò con uno sguardo tra l’imbarazzato e l’irritato, poi riabbassò gli occhi puntandoli sulla sua mano intrecciata a quella di Nessie.
«No», rispose a bassa voce.
«Mi dispiace dirtelo, ma è probabile che tu non possa capire», aggiunse l’ex guardia dei Volturi.
«Io e Renesmee vi abbiamo raccontato i particolari di questa tormentata storia. Nessuno di noi immaginava che Bella fosse vissuta nella abnegazione di se stessa perché affascinata da noi. Quando l’ha capito ha continuato a sopportarlo per il bene di Edward», mi difese Carlisle.
«Se l’imprinting non si fosse spezzato avrebbe continuato a farlo, è così mamma?», mi domandò Nessie.
«Si, non sarebbe cambiato niente. Avrei continuato a rimanere al suo fianco pur con questa consapevolezza. Come è accaduto per tutti questi anni», confermai decisa.
«Bella», sussurrò Jacob con gli occhi pieni di amarezza.
Avrei sofferto l’assenza delle sue braccia per l’eternità, senza che lui potesse farci niente.
E ora quella prospettiva lo faceva soffrire a sua volta.
«Ma perché non lo avevi confessato prima ad Edward? Perché non gli avevi spiegato che il tuo amore per lui non esisteva più?», domandò con insistenza Kate.
«Perché me ne sarei dovuta andare, e non avrei più potuto vedere Jacob», risposi con uno dei mille pensieri che tanti mesi fa mi affollavano la testa. «Avrei dovuto dirgli addio e non volevo. Non volevo separarmi per sempre da lui. Preferivo rimanere sua amica che non vederlo mai più», aggiunsi guardandolo con aria sofferente a quel pensiero.
Solo l’idea mi svuotava.
«Ora sono qui, Bells», mi rassicurò Jacob con mezzo sorriso che ebbi la forza di ricambiare, tranquillizzata da quella verità.
«La prima cosa che tenteranno di fare sarà di spezzare il vostro legame», disse Eleazar, che conosceva bene i trucchetti dei Volturi.
«Renata», precisò Jasper. «Se riuscisse a spezzarlo ti riunirebbe ad Edward e il clan vi avrebbe entrambi in squadra. Ha ragione Eleazar, sarà sicuramente il loro primo tentativo».
«Dimentichi il mio scudo, Jasper», replicai. «La sua è una facoltà psichica, e finchè lo userò per proteggervi tutti, gli attacchi di questo genere non funzioneranno mai».
«Edward sa che abbiamo quel tipo di protezione», disse Jacob. «Scommetto un braccio che ripiegheranno sulla forza fisica».
«Vedi di non perderlo quel braccio», commentò Rosalie. Anche lei non cambierà mai.
«Temo che Jacob abbia ragione», mormorò Carlisle con aria afflitta.
«In ogni caso ci troverà uniti come l’ultima volta», disse una voce familiare in lontananza.
Benjamin entrò un istante dopo in soggiorno, seguito dai rumeni Vladimir e Stefan. Carlisle li accolse calorosamente come suo solito.
«Aro, Marcus e Caius di certo non parteciperanno alla battaglia», disse Vladimir.
«Lasceranno il lavoro sporco alle loro guardie», proseguì Stefan.
«Bè meglio di niente», disse Emmett facendo spallucce.
«Ed Edward? Resterà a guardare o agirà?», domandò l’egizio manipolatore degli elementi.
«A meno che non abbia una strategia diversa in mente, è probabile che si unirà alla lotta», rispose Jasper. «Probabilmente cercherà uno scontro diretto con Jacob, il suo fine è quello».
«Non vedo l’ora», sibilò cupo, tirando fuori la vecchia maschera nera e amara che non gli vedevo addosso da anni.
«Jake per favore smettila», lo rimproverai tirandolo per un braccio.
«Vorrei che fosse chiaro che non toccheremo Edward, è la nostra unica condizione per offrirvi il nostro appoggio. Vi aiuteremo a sconfiggere i Volturi, ma lui non morirà. Gli basterà capire che non potrà più fare niente e che deve rassegnarsi», disse Zafrina energica.
«Giocherà su questo, mia cara amica», le rispose Carlisle. «Non so se avrà il coraggio di attaccare noi, ma se dovesse farlo dovremmo pur difenderci. Ricorda che è diventato molto violento».
«Ma a voi non sembra un’esagerazione? C’era bisogno di scatenare l’ira dei Volturi per una questione amorosa? Comunque io vi avviso prima, così evitate di dirmi che non ve lo avevo detto», disse Garrett che era rimasto ad ascoltare senza fiatare. «Se prova a sfiorare Kate, lo distruggo. Non ci sono santi che tengono».
Zafrina lanciò uno sguardo a Senna e a Kachiri, e così pure gli altri guardarono negli occhi le proprie compagne e compagni.
«Sono d’accordo», disse Jacob guardandomi con mezzo sorriso.
«Per favore amici miei», disse Carlisle cercando di calmare le acque. «Sono sicuro che con le giuste parole riusciremo a risolvere la faccenda senza spargere morte. Forse non ci sarà bisogno nemmeno di battere i Volturi, dobbiamo stare calmi, lasciate parlare me».
«Ma se non ci volessero ascoltare, passeremo all’azione senza indugio», aggiunse Jasper. «Tra qualche ora ci incontreremo con i lupi per definire le nostre posizioni e pianificare una strategia di attacco massiccio. Senza di loro non abbiamo speranze».
«Come al solito», mi sussurrò Jacob all’orecchio.
Emmett si strofinò le mani, già in fermento per la seconda opzione espressa da Jasper.
I rumeni borbottavano tra loro sostenendo anch’essi la seconda alternativa, quella di Carlisle non gli piaceva tanto. Non vedevano l’ora di riprendersi il potere.
«Ad ogni modo avrete bisogno del mio specialissimo potere di far andare le cose come desidero», disse una voce femminile da dietro le mie spalle.
«Mia cara Siobhan», disse Carlisle avviandosi ad abbracciare la sua vecchia e preziosa amica e il suo compagno Liam. «Tu sei fondamentale, come sempre. Ti ringrazio di essere venuta, il tuo intervento ci aiuterà insieme alla rinascita di Renesmee».
«Scherzavo ovviamente, ma su Renesmee hai ragione, potrebbe calmarlo parecchio. In ogni caso vi aiuterò come posso, ma anch’io cercherò di non toccare Edward. Lo bloccheremo, lo allontaneremo, ma niente di più», precisò lei.
«Faremo di tutto per fare in modo che si arrenda semplicemente», la rassicurò Carlisle.
«Io non voglio ripetermi, sapete già come la penso», mugugnò Garrett, chiudendo momentaneamente la discussione.
 
***

«Sono stanco morto», disse Jake dopo uno sbadiglio che non finiva più.
«Dovresti andare a riposarti».
«Si, credo che seguirò il tuo consiglio. Mi fai compagnia?», domandò sorridendomi e dandomi un bacio sulla fronte.
«Che razza di domanda», mugugnai.
Era troppo stanco anche per ridere, salutammo i Cullen e gli ospiti e mi prese per mano trascinandomi nella sua vecchia camera.
Si buttò sul letto e mi fece sedere di fianco a lui in modo da posare la testa sulle mie gambe e circondarmi i fianchi con le sue braccia.
Crollò subito nel mondo dei sogni e sentivo il suo respiro caldo e profondo riscaldarmi le gambe.
Gli accarezzai delicatamente i capelli, accompagnando il suo lieve russare.
Osservavo la sua espressione serena e indifesa, le labbra carnose e morbide appena curvate in un sorriso inconscio, le ciglia folte e nere ancora inumidite dalla pioggia e i muscoli delle braccia che si stringevano attorno a me.
D’un tratto mi prese una gamba e mi fece ruotare facendomi sdraiare al suo fianco, intrappolandomi in una prigione dal quale non mi sognavo nemmeno di fuggire.
Il mio corpo aderiva perfettamente al suo, mentre continuava a sognare e respirarmi sul viso, inconsapevole di avermi preso per una specie di cuscino di marmo.
Le sue labbra erano così vicine alle mie, mi tentavano con la loro morbidezza e sensualità, ma non volevo svegliarlo, volevo che si riposasse per bene.
Lasciai che il mio corpo bruciasse tra le sue braccia durante tutto il suo sonno, e provai un enorme fastidio quando si svegliò e lasciò la presa.
Mi aveva riscaldata talmente tanto che provai quasi un brivido di freddo nel sentire l’aria pungente del mattino.
Dopo una sostanziosa colazione e due chiacchiere con Nessie e Carmen, ci salutammo tutti per seguire i nostri programmi.
I Cullen, Nessie e i vampiri alleati andavano ad incontrarsi con i lupi, mentre io e Jacob decidemmo di andare a trovare Billy e dopo Charlie.
«Digli…che mi dispiace, che non volevo che si arrivasse a questo. Digli che gli voglio bene», mormorai appena fuori dai confini di La Push.
«Glielo dirò Bells, non preoccuparti. Piuttosto augurami buona fortuna», rispose lievemente agitato.
«Buona fortuna, Jake», dissi abbozzando un sorriso.
Mi diede un bacio, fece un gran respiro e andò a passo deciso in direzione della casetta rosso sbiadito.
Rimasi lì ad attendere il suo ritorno, mentre osservavo la casetta.
I limiti del confine erano molto ampi, ma la mia vista andava parecchio lontano e riuscivo ad intravederne la sagoma.
Rivedere quella casa mi fece uno strano effetto.
Quante volte c’ero andata per ogni più piccolo motivo. Quante volte avevo varcato il confine con il mio decrepito Pick-up per andare a trovare Jake. Quando io stavo male o quando stava male lui. Per fare i compiti, per divertirci o darci conforto l’un l’altro. Semplicemente quando avevamo bisogno di stare insieme.
Ricordo che la consideravo come una seconda casa, anche più protettiva e confortevole della mia.
E quel garage. Lo intravedevo appena.
Un ricordo più bello dell’altro si addensavano nella mia mente. Riparare insieme quelle moto fu una pessima idea e contemporaneamente la più meravigliosa.
Ci eravamo avvicinati così tanto, ci intendevamo come se ci frequentassimo da una vita, e io stavo così bene in sua compagnia.
Nel periodo peggiore della mia vita umana, ero riuscita a vedere il sole grazie a lui. Senza che facesse niente, solo starmi vicino.
Per un attimo desiderai ritornare indietro nel tempo per poter ingranare la marcia del mio furgoncino e parcheggiare nel suo vialetto.
Vederlo uscire da quel garage, attirato dall’inconfondibile rombo assordante del motore e venirmi incontro con la felicità e incredulità sul bellissimo volto bronzeo, il sorriso luminoso e i capelli lunghi, lisci e neri.
Senza confini da rispettare, senza lupi pronti ad attaccarmi, senza tristi addii.
Solo tanto calore, amore e sole.
Il mio sole personale.
Rimasi a fissare la meta della mia umanità persa nei ricordi, e dopo un pò scorsi la porticina aprirsi ed uscirvi Jacob.
«Com’è andata?», gli domandai appena mi sovrastò con la sua enorme figura.
«Ehm…in verità non è ancora finita», rispose vago.
«Che vuoi dire?».
«Voglio dire che Billy vorrebbe vederti».
«Davvero? Ma…devo varcare il confine».
«E allora? Hai il mio permesso, non ti ricordi?».
«Si ma…non c’è nessun lupo nei paraggi?», domandai incerta.
«No, sono tutti alla riunione. I nuovi lupi non conoscono i Cullen e dovranno familiarizzare con i loro odori. Come avevamo fatto per i neonati».
«La storia si ripete», mormorai.
Jacob sorrise e mi accompagnò verso casa sua.
Quando arrivammo ai suoi piedi, mi fermai un attimo ad osservare il garage, mentre Jacob mi teneva per mano.
«Ho dei bellissimi ricordi», disse sereno.
«Anch’io», mormorai con un sorriso nostalgico.
«Una bibita calda e un giro in moto?», propose con un sorriso.
«Prima i compiti, non vorrei che Billy pensasse che ho una cattiva influenza su di te», risposi divertita.
«Certo, certo», protestò facendo gli occhi al cielo come faceva sempre.
Ridemmo.
Mi chiesi se tutto quello che avevamo vissuto insieme fosse solo un sogno meraviglioso o se era solo frutto della mia immaginazione.
Eppure era tutto li, davanti a me.
E la figura bronzea e immensa di Jacob completava quelle visioni di un passato che in qualche modo era tornato.
«Vogliamo entrare?», mi domandò facendosi più serio.
Feci un respiro ed annuii, mentre stringevo la sua mano per farmi coraggio.
In fondo era solo Billy, non dovevo essere così nervosa.
Aprimmo la porta e trovammo Billy proprio dietro di essa.
Aveva un ottimo profumo, e nel suo sguardo leggevo serietà, preoccupazione, rassegnazione e forse anche un leggero rancore.
«Ciao Bella», disse con voce roca e profonda.
«Ciao Billy. E’ tanto che non ci vediamo», dissi imbarazzata.
Abbozzò un sorriso. «Si, da tanto».
Jacob chiuse la porta alle mie spalle, mentre il silenzio cadde tra me e suo padre.
Mi fissava a lungo e ad ogni secondo sembrava sul punto di dire qualcosa.
«Proteggilo…per favore», disse infine con un filo di voce.
«Con tutte le mie forze», risposi risoluta.
Billy annuì, poi si rivolse a suo figlio con voce solenne.
«Proteggi Bella come fosse ancora umana», disse. «Combattete, fatevi valere e dopo…tornate a trovarmi» si raccomandò, poi si rivolse nuovamente a me. «Tutti e due».
Non c’era più traccia di rancore nei suoi occhi neri, solo preoccupazione e una profonda tristezza, come se dinnanzi a lui non ci fosse un vampiro…ma una figlia.
Inaspettatamente e con imbarazzo, Billy allargò timidamente le braccia verso di me.
Voleva che lo abbracciassi.
Guardai Jake come per avere il permesso e lui sorrise annuendo.
Con estrema lentezza mi chinai su di lui, e con delicatezza mista a una strana goffaggine lo abbracciai.
Sentii le sue deboli braccia che si stringevano intorno a me.
«Sei così fredda», sussurrò calmandosi lievemente.
«E tu hai un profumo così buono», risposi accennando un sorriso.
Con mia sorpresa Billy ridacchiò, mentre Jacob mugugnò qualcosa.
Ci lasciammo con un filo di serenità in più, pronti ad andare da mio padre.
L’incontro con Charlie fu più sereno.
All’inizio guardava Jacob con la coda dell’occhio, ma la stima reciproca prevalse sulla diffidenza e si ritrovarono a chiacchierare come ai vecchi tempi.
Fortunatamente non fece trapelare nulla delle verità che gli avevo rivelato, e Jacob non sospettò alcunchè.
Avevamo ancora un giorno per stare insieme, un giorno che passò senza pensieri e preoccupazioni sullo scontro imminente.
Andammo agli scogli di La Push, esattamente nello strapiombo in cui mi ero gettata tanti anni fa. Mi avvicninai al ciglio e guardai giù.
«Effettivamente è spaventoso», mormorai. «Se avessi guardato sotto, probabilmente non mi sarei buttata».
«Sarebbe bastato per cambiare tutto», sospirò Jake mettendosi al mio fianco. «Tra l’altro sei stata fortunata che c’ero io nei paraggi. Starti alle calcagna ti è sempre stato molto utile», criticò scherzosamente.
Mi voltai e gli sorrisi, mentre lo presi per mano. «Sciocco», ribattei.
«Sei pronta?», domandò divertito.
«Sono pronta, e stavolta non affog…», risposi, ma non feci in tempo a finire la frase che Jake mi prese in braccio, e con un urlo ci gettammo nel vuoto.
Fu divertente, esattamente come era nei programmi che per la mia stupidità avevo sabotato tanti anni fa.
Che assurdità…sembrava di vivere i momenti persi, quelli che mi ero privata per dar spazio alla mia ossessione.
E poi dicono che non si può tornare indietro.
Passammo il tempo tra i ricordi, a ridere, a litigare per gioco e a fare l’amore, mentre l’ora dello scontro era sempre più vicina.
Terribilmente più vicina.
  
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