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Autore: elleMoony    20/11/2010    0 recensioni
- Sapete qual è la cosa che mi fa più arrabbiare? Che voi non eravate in giro a cercarlo, quando Sirius mi ha trovata, ma eravate in giro a cercare Severus per torturarlo ancora una volta! Ma che razza di animali siete?- chiese lei, con sdegno.
- Un cane nero… - rispose Sirius.
- … e io un cervo – concluse James.
- Risparmiatemi le vostre sciocchezze, ragazzi… - disse lei, sospirando.
Sirius le si avvicinò, le prese il braccio dolente e lo fasciò con una benda. James, scocciato, andò in camera a dormire. Soraya non volse nemmeno uno sguardo a Sirius e, quando ebbe finito, si alzò e si diresse verso il buco del quadro.
- Aspetta! – la fermò lui – Sei ancora arrabbiata con me?
La ragazza si voltò, il broncio che le corrugava il viso. Lo guardò negli occhi e distese il volto in un sorriso, per poi voltarsi nuovamente e uscire dal Quadro.
“Io amo quella ragazza!” pensò Sirius che se ne andò a letto con quello sguardo viola e intenso stampato in mente.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 1975, 5° anno, foresta di Hogwarts
 
Da quel lato del bosco si poteva vedere bene il Lago senza essere visti: era una specie di gola, un piccolo fiordo protetto da alte mura di roccia e qualche scoglio. Soraya se ne stava lì seduta, in attesa. Guardava l’acqua del Lago infrangersi poco sotto i suoi piedi e di tanto in tanto canticchiava qualcosa per distrarsi.
“Perché ci mette tanto?” continuava a chiedersi, torturando le lunghe trecce che le cadevano sul petto. D’un tratto uno scalpiccio, un frusciare di fronde e la ragazza fu subito in piedi, la bacchetta alla mano. Si voltò da tutte le parti a cercare quegli occhi che si era sentita addosso per gli ultimi minuti, ma senza risultato; poi, una voce.
- Non dovresti startene su quello scoglio!
Soraya si voltò di scatto e quasi cadde.
- Innanzitutto è pericoloso, e poi… sei una facile preda…
- Preda per chi?
- Mah, che ne so… forse… qualche cane rabbioso e affamato!
A quelle parole, la ragazza sorrise: - Sirius!
Con un piccolo incantesimo cominciò a librarsi in aria e si portò alle mura di roccia. Quando scese, si fece abbracciare calorosamente dal suo amico.
- Temevo non arrivassi più…- piagnucolò un po’ lei.
- Ma figurati! Ci mancherebbe solo questa! Il giorno che manco, ti dovrai preoccupare seriamente…- rise lui.
Passeggiarono verso la zona più pianeggiante della riva del Lago, sempre fra gli alti alberi che profumavano di fresco.
- E queste cosa sono?- chiese lui, alzando una treccia.
- Mmh… qualcosa per cambiare… ero stufa di tenerli sempre sciolti e spettinati.
- Ma lo sai che a me piacciono così!
- Beh, a me piacciono così…- lo canzonò lei, con un sorriso.
Il silenzio del ragazzo giunse strano alla giovane: - Sirius, c’è qualcosa che non va?
- No, ma James continua ad insistere…
Soraya sospirò. Si fermò a guardare il Lago e si sedette nuovamente per terra.
- James non è arrabbiato, ma…- cominciò lui.
- James può pensare quello che vuole, Sirius, non è affar mio…ma quello che mi chiedo è: anche tu la pensi così? Anche tu pensi che io sia pericolosa? Che io possa tradirvi? Io?
- No, no di certo… però loro sono i miei amici!
- Già… loro erano anche i miei amici… ma hanno deciso di evitarmi…
- Cerca di capire, Soraya… loro sono preoccupati! Se qualcuno scopre qualcosa abbiamo finito di studiare qui ad Hogwarts!
- E allora? Non eri tu quello impavido? Quello sempre a caccia dell’avventura e dei guai?
- Cosa mi chiedi, Soraya, eh? Cosa vuoi che faccia? Che li abbandoni? Che li lasci perdere perché devo stare con te?- urlò lui.
- Perché non lo puoi fare?- chiese lei con rabbia.
- Perché… non posso!!
- No… è perché non vuoi…
Silenzio. Gli alberi, unici testimoni di quelle parole, danzavano imponenti sulle loro teste come se volessero cullare i loro cuori e placare le loro emozioni. Il vento giunse dall’alto, accarezzò i capelli spettinati di Sirius, fece qualche piroetta e accarezzò una riga bagnata sulla guancia di Soraya.
Sirius, alle sue spalle, non sapeva che fare. Un singhiozzo tradì la giovane che cercava di non far trasparire il suo sfogo.
- Ma tu piangi… - cominciò Sirius.
- No, non sto piangendo… sto lacrimando, è diverso!- piagnucolò lei.
- Ehi, non voglio vederti piangere…- disse lui, andandole davanti e chinandosi.
- E allora non guardarmi…- concluse lei, asciugandosi le guance.
Lui sorrise, le si sedette accanto e la abbracciò forte: - Io non so perché sei dovuta capitare nei Serpeverde… e non so nemmeno perché sei dovuta capitare nella mia vita… ma so che per tutt’e due c’è una spiegazione: tu sei una buona strega, Soraya. Indipendentemente dalla Casa in cui sei capitata, tu sei e sarai sempre una brava strega. Forse ora le nostre strade sono divise, ma dopo… quando usciremo da questa dannata Scuola potremo tornare insieme, con tutti gli altri.
- Sembri convinto di quello che dici…
- Perché lo sono.- rise.
Ci fu un attimo di pausa e poi, le parole della giovane: - Ho deciso che voglio diventare un Animagus.
- Soraya… - cominciò lui, tirandosi su – no… non, non devi…
- Perché no? Lo siete tutti e quattro… anch’io voglio fare come voi.
- No, no, no... Soraya, non è una cosa semplice… non è un gioco…
- Lo so, Sirius: credi che non senta Remus quando si trasforma? Lo vedo fuori dalla finestra del mio dormitorio, lo sento ululare alla Luna come un dannato… so che non è un gioco. Ma io voglio farlo lo stesso…
- Ma perché... per favore Soraya, non scherzare…
- Per te.
Sirius si bloccò all’istante. La guardò negli occhi, in cerca di una risposta, sperando di poter intuire qualcosa che non aveva ancora capito: - Per me?
- Sì, per te… ho parlato con Remus qualche tempo fa, l’unico che – a parte te – mi degna ancora di uno sguardo e di qualche parola…
- Ah… e che cosa ti ha detto?- come finì di pronunciare quella domanda, intuì la risposta e, sbuffando, ciondolò la testa.
- Mi ha detto che l’ultima volta…
- … ho fatto fatica a tornare umano, lo so, lo so, e allora?!?- la anticipò lui.
- ‘E allora?’ E me lo chiedi? Sirius, non solo non sei riuscito a tornare in te, ma eri anche gravemente ferito… io non voglio che ti succeda qualcosa di grave. Se deve succederti, voglio esserci per poterti aiutare!
- Oh, per l’amor del cielo, Soraya… non farmi certi stupidi discorsi…
- Non sono stupidi!!- ruggì lei.
- Ah davvero? E sentiamo, in cosa vorresti trasformarti?
- Ancora non lo so di preciso… forse in una creatura che guarisce, come una fenice o un unicorno…
- Ti sbranerei ancor prima che ti avvicinassi- rispose lui.
- O forse in una creatura a te simile… una pantera o una tigre…
- Certo! Così ci uccidiamo a vicenda invece di aiutarci…- rise lui.
Soraya se ne andò sbuffando, lasciandosi rincorrere da Sirius.
- Aspetta, Soraya!- esclamò, prendendole le braccia – Non voglio che tu diventi un Animagus perché anch’io non voglio che ti accada nulla di male, capito? Non è per mancanza di fiducia in te…
Soraya alzò gli occhi e incrociò lo sguardo di Sirius. Si sciolse le trecce e si spettinò i capelli.
- D’accordo, Sirius… ma sappi che il giorno in cui mi metterò seriamente in testa di fare qualcosa, non ci saranno sguardi o urla a fermarmi… chiaro?
- Limpido…- sussurrò lui, per poi stringersela fra le braccia e baciarla.
 
  
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