Capitolo 6: Lo sbaglio più grande del mondo
 

Ecco l’allodola messaggera dell’alba, non l’usignolo.
Guarda, amore, la luce invidiosa a strisce orla le nubi che sciolgono ad oriente;
le candele della notte non ardono più e il giorno in punta di piedi,
si sporge felice dalle cime nebbiose dei monti.
Devo andare: è la vita, o restare o morire.

 
Mollò il telefono all’improvviso, come se bruciasse.
Tremava. Sudava. Aveva paura. Tanta paura.
- Ma che ho fatto? – disse stringendo forte i suoi capelli, come se li volesse strappare.
Aveva chiamato, aveva detto addio a Bella. Ormai era troppo tardi.
Con quella chiamata le aveva rovinato la vita. Per sempre.
- Cos’ho fatto, ma che mi prende! Io non volevo lasciarla, io la amo!! – urlò disperato.
 
Si era seduto, tremava ancora, aveva un dolore forte al petto, forte da togliere il fiato, se l’avesse avuto, voleva urlare, gridare e piangere.
Ma più di qualsiasi altra cosa voleva andare da Bella, dirle che era stato un errore, dirle che l’amava.
Ma non poteva, qualcosa lo bloccava, qualcosa gli diceva di restare seduto a rovinare la sua vita.
Si domandò da quando si sentiva così impotente, così sottomesso a qualcuno, ma a chi ? E soprattutto si chiese quando fosse iniziato quel desiderio incontrollabile di stare con Tanya e di far arrabbiare Bella con delle stupidaggini.
Tanya era odiosa, insopportabile parlava sempre di se stessa ma allora perché l’aveva baciata? Lui sapeva quello che cosa stava facendo, sapeva che avrebbe fatto soffrire Bella, ma era comandato da qualcuno… Come un cane al guinzaglio!
 
Si era ridotto come un cane, che doveva ubbidire al suo padrone, questo lo fece arrabbiare e molto ma non poteva fare proprio niente. Era impotente.
Aveva perso tutto.
Uscì dalla sua camera e scese al piano di sotto, la casa ultimamente era vuota, voleva fare una passeggiata nel bosco, sarebbe potuto andare da tutte le parti ma non andare da Bella, era una cosa impossibile.
Mentre si dirigeva nel bosco vide qualcuno che gli veniva in contro.
- Ciao – dissi in tono quasi gradevole.
Sapeva chi era ma l’educazione faceva pur sempre parte di lui.
- Ciao Edward – le rispose.
- Che cosa c’è ? – chiese brusco.



- Facciamo una passeggiata però andiamo verso nord – dissi con aria di sfida.
- No, io non vado da quella parte – disse rispondendo allo stesso modo.
- Dai su, andiamo da Tanya –
- Ti manda lei?- chiese arrabbiato.
- No, ma sono obbligata e tu lo sai –
- Già, ma chi è questo che ci controlla? –
- Non so, andiamo?-
- Si – si avviarono verso nord.
Nel frattempo qualcuno si aggirava per la città, incontrastato senza che nessuno che lo potesse fermare, stava vincendo, il suo piano era perfetto poteva ancora distruggere i Cullen con un po’ di tempo e pazienza.
***
 
Io ero ancora a letto, Charlie mi voleva portare a fare un giro ma io avevo rifiutato.
Era troppo per me, lui ancora non sapeva niente della discussione di ieri sera, era meglio dirglielo il più tardi possibile, per evitare troppi danni.
La mia testa era immersa nei ricordi, che riguardavano sempre Edward, o il primo giorno di scuola, la nostra radura e il nostro primo bacio… E questi anni con lui.
Pensai che fino a quel momento avevo sempre avuto un angelo accanto, e vederlo sorridere e sapere che lui mi amava era come essere in paradiso con lui, ma era finito tutto, lui non c’era più.
Ed ero all’inferno.