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Autore: Layla    25/11/2010    2 recensioni
[Ripercorse i corridoi all’inverso e si ritrovò nella stanza della sua ragazza, che riposava stesa sul letto, pallida ma apparentemente felice.
“Aisha…”
“Ehi…dov’eri finito?”
“A vedere la bambina….”
“è bella vero
“Si” mormorò lui commosso, sedendosi accanto a lei.
“abbiamo fatto un buon lavoro….”
Aisha sorrise, lui le baciò la fronte e l’abbracciò, la sentì sorridere contro il suo collo.
Dopo sarebbero arrivati Tom e Sara, Lisa e Gustav e Georg a catechizzarlo sulla sua futura vita da padre, visto che il bassista lo era già da un anno di un maschietto.
L’ansia se ne era andata.]
Bill e Aisha, vent’anni dopo la conclusione de “Lo strano caso della maledizione zingara”, alle prese con la loro vita coniugale e con i lori figli. Un maschio e una femmina adolescenti.
Le prime cotte, le ribellioni, soprattutto di Alice la maggiore. Alice che si innamora del figlio di coloro che in passato più ha fatto soffrire la coppia, che non reagirà bene a questa storia.
E Bill che finalmente capirà la frase “Capirai anche tu cosa significa quando avrai delle figlie femmine” detta più volte per giustificare l’ostilità del suocero verso di lui. Enjoy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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42) Il cerchio della vita

 

Otto mesi erano un tempo lungo.

Un tempo in cui la sua creatura le era cresciuta dentro e le aveva fatto levitare la pancia.

Avevano scoperto che era un maschio e che scalciava piuttosto vigorosamente.

Mike diceva che aveva ereditato il suo carattere, Alice sorrideva e si accarezzava la pancia, quei calci che le testimoniavano la presenza e forse l’affetto di suo figlio erano la ricompensa di tutte le nausee mattutine.

Niente era stato facile in quegli otto mesi.

Le nausee erano state un’esperienza che avrebbe preferito ripetere il più in là possibile, soprattutto quando la colpivano a tradimento con cibi che le erano sempre piaciuti.

Poi c’erano state le voglie e il presentare fidanzato e pancione ai parenti e anche quella era stata una prova non facile.

I nonni tedeschi avevano reagito abbastanza bene, senza crisi isteriche o attacchi alla sua persona ed erano stati persino felici di diventare bisnonni, lo stesso non si poteva dire dei suoi nonni italiani.

L’egregio Michele si era chiuso in un mutismo quasi assoluto, solo ogni tanto borbottava che con un genitore come quello ce lo si doveva aspettare, il generale Martina invece aveva urlato a pieni polmoni.

Tutta la Germania doveva aver sentito che, accidenti, lei era troppo giovane per fare la mamma, che i neonati non erano bambolotti e che se fosse stata Aisha le avrebbe permesso forse intorno ai diciott’anni di iniziare a frequentare i ragazzi.

Aveva continuato dicendo che sua madre era la solita sconsiderata e lei era la sua degna erede, come diavolo l’avrebbe cresciuto quel figlio?

Lei era troppo inesperta e il suo ragazzo era troppo inaffidabile, dove aveva pescato un tipo del genere?

Nemmeno sua nonna era fan di Sid, purtroppo, tuttavia Alice se ne era fregata.

Sid aveva dimostrato di essere maturo e responsabile standole accanto durante le ecografie e i corsi preparto, non poteva rimproverargli nulla.

Si sentiva fortunata, dopotutto.

Anche a scuola non l’aveva lasciata da sola in balia dei pettegolezzi, alle sue compagne non era sembrato vero di avere un pretesto solido per cui attaccarla.

Alice era sempre stata considerata suo malgrado una sorta di star della scuola e ora c’era gente che godeva nel vederla protagonista di questo gossip.

Se ne era resa conto dalle risatine che seguivano il suo passaggio nei corridoi e dal fatto che la gente smettesse di parlare non appena lei era nei paraggi.

La cosa la urtava profondamente ma sopportava.

Sopportava perché aveva notato che quelle oche si divertivano ad affollare i concerti dei Black Lullaby.

Era buffa come cosa, prima della sua gravidanza nessuno o pochi venivano ai loro concerti, ora vedeva molte delle compagne tra il pubblico.

Era buffo come venissero per vedere lei, come se fosse una sorta di attrazione, come la donna cannone in un circo, ma finchè avesse giovato alla band le andava bene.

La band…

Aveva suonato con loro fino a quando non era entrata nel ottavo mese e Sid e suo  padre, uniti in un’inedita alleanza, gliel’avevano impedito.

Era stato triste dover dare l’arrivederci ai ragazzi, sebbene sapesse che andava fatto ed era stata felice di poter assistere ai provini per il chitarrista che temporaneamente l’avrebbe sostituita.

Era stata una ricerca ardua,sembrava che Henry e Julius trovassero sempre qualche pecca invisibile alla gente che si presentava.

L’unico a passare l’esame era stato un ragazzino dai capelli palesemente tinti di un biondo platino allucinante, solo lui si era mostrato comprensivo sul fatto che la sua permanenza li non sarebbe stata eterna e che il posto sarebbe rimasto comunque di Alice.

Friedrich  si era subito mostrato simpatico e terribilmente svagato, ma con la chitarra ci sapeva fare e aveva trovato un buon feeling con gli altri.

Alice era malinconicamente soddisfatta, un po’ lo temeva che quello fosse il preludio di un addio alla band.

Ci aveva pensato Friedrich, subito chiamato Fred, a tirarla su di morale dopo le prove qualche giorno fa.

[Per tutte le prove era stata malinconicamente in disparte, le faceva strano vedere la sua band suonare senza di lei.

Sentiva quel progetto suo quasi quanto suo figlio e vedere un altro portarlo avanti le faceva un po’ male.

Le prove erano andate bene comunque  e lei ne era stata felice, aveva sorriso ad Henry e Jul poi era uscita.

Avrebbe voluto fumarsi una sigaretta, ma si era ricordata di essere incinta e di non potere e si era semplicemente seduta in guardino, pensando che forse tutto era destinato a finire prima o poi, anche le cose più belle.

“Tutto bene, Alice?”

Si era voltata verso la voce ed aveva vestito un Fred raggiante venire verso di lei reggendo due lattine di birra.

Era strano quel ragazzo, così magro ed allampanato , sembrava dovesse cascare per terra da un momento all’altro,impressione confermata dai vestiti così aderenti che davano l’impressione di impedirlo nei movimenti.

Strano, ma simpatico.

Si trovava bene con lui.

“Insomma….”

“Hai paura che ti freghi il posto?”

Alice era arrossita di botto.

“In verità si. Ho l’impressione di essere giunta alla fine di un percorso.”

Il ragazzo scoppiò a ridere e le porse la lattina, lei l’accetto senza aprirla.

“Penso siano gli ormoni della gravidanza, non dovresti essere preoccupata.”

Lei aveva inarcato un sopracciglio scettica.

“Credimi Alice. I ragazzi la dentro hanno ben chiaro che tu sei la loro chitarrista e che tornerai a suonare con loro.

Lo sanno che è il vostro progetto e che non si lascia indietro nessuno, sta tranquilla.”

Le appoggiò una mano sopra la sua, la rasta si sentì rincuorata.]

Ora tutto le sembrava lontano, mentre guardava i Black Lullaby suonare sul palco di un locale, malinconicamente seduta  a uno dei tavolini laterali.

La sua pancia ora era diventata enorme, la impediva nei movimenti e sebbene desiderasse fortemente pogare insieme alla folla sapeva di non poterlo fare.

Era triste starli li a guardare e basta, ma era meglio di niente, visto che suo padre e Sid le avevano provate tutte.

Strano come prima non si sopportassero e ora fossero improbabili alleati per non farla stancare troppo e nel cercare di tenerla buona.

Aveva lottato parecchio per essere presente a quel concerto, tanto che suo padre alla fine aveva ceduto e l’aveva consegnata a Sid pregandolo di tenerla buona.

“Sono bravi vero?” aveva chiesto raggiante a Sid.

“Fred si è ambientato benissimo!”

Il ragazzo sorrise.

“Pensavo l’avresti presa male questa sostituzione.”

“è solo temporanea. Lo sanno che prima o poi io tornerò.”

Sid fece una faccia finto offesa.

“A volte penso che tu ami più la band che me.”

“Come hai fatto a capirlo?”

Il ragazzo rise.

“Scema! Sono davvero bravi comunque, anche se senza la loro chitarrista mancano di qualcosa.”

Fu il turno di Alice sorridere.

“Che dolce che sei!”

All’improvviso sentì una fitta al basso ventre, iniziò a sudare freddo, il giorno del parto era vicino, ma non era ancora arrivato.

Deglutì ed impallidì vistosamente, tanto che Sid la guardò interrogativo .

“Alice, cosa c’è?”

La rasta provò a parlare e si portò le mani al ventre.

“Sta succedendo qualcosa al bambino?”

La ragazza sentì del liquidi colare, le si erano rotte le acque!

“Sid mi si sono rotte le acqueeee!”

“Oh cazzo!”

Il ragazzo si attaccò al cellulare e chiamò suo padre, lei intanto si sentiva preda della paura più forte e profonda.

Si sentiva una dannata idiota per non aver dato retta a suo padre e al suo ragazzo, se fosse rimasta a casa tutto questo non sarebbe successo!

E se suo figlio avesse avuto qualche problema?

E se l’avesse perso?

Non si sarebbe mai perdonata, strinse più forte le mani e pregò un’entità a cui nemmeno credeva del tutto che le lasciasse suo figlio.

“Alice!” la voce di Sid la riscosse.

“Tuo padre arriva, dovremmo uscire, ce la fai?”

“Io….”

Era in uno stato di shock, non riusciva a pensare, a parlare o a muoversi, benché sapesse che uscire era la soluzione giusta per il bene del bambino.

“Ok.”

Facendo attenzione Sid la prese in braccio e la portò fuori, Alice intanto piangeva.

“Non ti preoccupare piccola, andrà tutto bene.”

“ Se io non fossi venuta qui….”

Sid la depositò a terra fuori dal locale, per il momento suo padre non si vedeva e lei non aveva mai desiderato così tanto vederlo come in quel momento.

“Non dire niente, non lo dire. Andrà tutto bene, non potevi prevedere questo.

Andrà bene!”

Lei annuì piano, ancora spaventata.

Sid la avvolse in un abbraccio che sperava la potesse confortare, ma a lei bastava saperlo vicino per sentirsi un po’ meno disperata.

“Lo spero… ho una paura folle.”

Sid le accarezzò i capelli e la cullò, ma il dolore era sempre presente, tanto da farle pregare che suo padre arrivasse presto.

Non ce la faceva più.

Uno stridio di freni li fece voltare verso il parcheggio, Bill Kaulitz era appena sceso dalla macchina e stava correndo affannosamente verso di loro.

“Papà!”

“Tesoro!”

La prese delicatamente per un polso.

“Vieni, dobbiamo andare in ospedale, ogni minuto è prezioso.”

Non le stava facendo una predica, anche se probabilmente se la sarebbe meritata, ma era addirittura gentile.

Alice lo seguì docile con Sid alle sue spalle.

Fu un viaggio breve, suo padre sembrava aver deciso che quella sera dovesse infrangere tutti i divieti del codice della strada pur di arrivare il più presto possibile all’ospedale.

Forse esagerò visto che venne fermato da una pattuglia della polizia che gli chiese di favorire patente e libretto.

“Mia figlia sta partorendo! Non ho tempo per queste cazzate!” Rispose Bill al limite dell’isteria.

Il poliziotto gettò un’occhiata a lei che gemeva e si lamentava e a Simon che le teneva la mano e le sussurrava parole dolci sperando di calmarla.

L’uomo tornò a guardare Bill.

“Ok, le credo. Le faremo strada.”

Alice ringraziò la sua divinità protettrice, la macchina stava ripartendo a grande velocità.

“Resisti, tra poco siamo arrivati!”

“Lo spero, ho paura! Le contrazioni stanno aumentando!”

Suo padre tacque e accelerò ancora di più.

Arrivarono all’ospedale ormai in paranoia, Bill la consegnò ai paramedici e poi la seguì insieme a Sid.

Sia suo padre che il suo ragazzo urlavano qualcosa ma lei non li ascoltava, era troppo impegnata sulle contrazioni per sentire altro.

 

Bill urlava a sua figlia di stare calma e che tutto sarebbe andato bene, ma lei, stesa sulla barella sembrava non dargli retta.

A dire la verità sembrava non dare retta a nessuno, era concentrata solo su se stessa.

Anche il ragazzo di sua figlia in parte a lui continuava ad urlare qualcosa ad Alice, dopotutto aveva dovuto ricredersi sul suo conto…  Nonostante fosse figlio di Alex non aveva ereditato nulla del carattere paterno.

Alla fine si ritrovarono entrambi  fuori dalla sala parto, Sid camminava avanti ed indietro, le nani dietro la schiena e l’espressione tormentata.

Gli ricordava parecchio se stesso quindici anni prima quando Aisha stva per partorire Alice.

Bill ricordava perfettamente le sue ansie e le sue paure e ora non poteva fare a meno di tracciare un bilancio, era stato davvero un bravo padre?

Ricordò Alice che giocava serena a due anni e lo guardava con le stelle negli occhi, felice ed orgogliosa di lui, nonostante si vestisse in un modo definito strano.

Ricordò quando la sua piccola aveva fatto a botte all’asilo e come dopo, nonostante i rispettivi caratteracci avessero trovato un punto d’incontro.

Bill ammetteva di essere stato geloso di lei  e del fatto che potesse avere dei ragazzi e una vocina maligna non era riuscita a trattenersi dal sibilare che forse non aveva tutti i torti, visto che ora la sua bambina lo stava per rendere nonno.

Nonostante questo riteneva di aver fatto un buon lavoro, Alice era stata serena per tutta la gravidanza ed era stata abbastanza saggia da scegliere un ragazzo che non la mollasse.

-Più saggia di te di sicuro…. Eri tu a fare la guerra al suo ragazzo….

Bill sospirò, non era esattamente come quando era lui a dover diventare padre, ma una certa ansia rimaneva a fargli compagnia.

E se qualcosa fosse andato storto?

Rabbrividì e si impose si non pensare mai più una cosa del genere, avrebbe rivisto la sua bambina e avrebbe abbracciato il suo nipotino.

L’uomo alzò lo sguardo e vide che Simon continuava la sua marcia inarrestabile, per un attimo capì cosa avesse provato il suo gemello quando l’aveva costretto a sorbirsi le sue crisi isteriche.

Doveva fare qualcosa.

“Simon?”

Il ragazzo si voltò di scatto verso di lui, come se un serpente l’avesse morso all’improvviso.

“Si, signor Kaulitz?”

“Usciamo a fumarci una sigaretta, Alice ne avrà ancora per un po’.”

Avrebbe voluto aggiungere:”E tu stai impazzendo e mi stai facendo impazzire.” Ma non lo fece, per esperienza sapeva che in quei momenti si avevano i nervi tesi e era bene non urtarli.

“Ma forse…”

Bill si alzò dalla scomoda seggiola su cui si era buttato e si portò davanti al biondo per appoggiargli una mano sulla spalla.

“Non ti preoccupare.”

Quasi lo trascinò via verso la prima uscita di emergenza che portasse all’esterno.

Quando furono fuori si accese una sigaretta e sebbene fosse titubante vide Sid fare lo stesso.

Bene.

“Lo so come ti senti… Ci sono passato due volte, ma posso assicurarti che la dentro va tutto bene.

Rivedrai Alice e vedrai tuo figlio, non ti devi preoccupare.”

“Grazie, signore, ma la verità è che…”

Ci fu una pausa di silenzio.

“Ho paura di non essere un buon padre e di non riuscire a far fronte a questa situazione…”

Bill represse un sorriso,non voleva essere male interpretato.

“Lo so che vengono questi dubbi, ma credimi andrà bene.

Non posso dirti che sarai perfetto, ma sono certo che farai del tuo meglio, non è vero?”

Usò un tono di soffusa minaccia per l’ultima frase, Sid deglutì.

“Certo che farò del mio meglio.”

Bill sorrise.

“Ne ero certo, in ogni caso io ed Aisha vi daremo una mano.”

“Grazie, io non so come ringraziarvi.”

 “Non c’è bisogno che tu lo faccia.”

Buttò un’occhiata alla sigaretta e vide che era finita.

“La sigaretta è finita, possiamo rientrare.”

Il ragazzo buttò per terra il mozzicone e lo spense, poi lo seguì all’interno dell’ospedale, camminarono in silenzio per un breve tratto di corridoio e si accorsero che nulla era cambiato.

Alice era ancora in sala parto e nessuno di nuovo era arrivato, anche se lui era certo che ben presto Aisha, Tom e Sara sarebbero stati li.

Attese un altro quarto d’ora e poi sentì il consueto chiasso di quando la sua tribù arrivava in toto, Aisha fu la prima a spuntare.

“è dentro?” Chiese nervosa.

Sua moglie aveva gli occhi fuori dalle orbite, era pallida e Bill temeva sarebbe svenuta da un momento all’altro.

“Si. Sta partorendo.” Rispose calmo.

Sperava di calmarla per proprietà transitiva.

“Ma come è successo? Era previsto fra qualche giorno il parto!”

Non ci era riuscito, la voce più acuta del normaledi Aisha lo testimoniava.

“BHe era al concerto della band e si…”

“Te l’avevo detto di non lasciarla andare!”

Bill omise che invece AIsha si era schierata con sua figlia, contraddirla in quelle condizioni era pericoloso.

“Ma tesoro, non ha fatto nulla!”

“Si è mossa! Negli ultimi giorni della gravidanza sarebbe bene evitarlo o si rischiano sorprese come queste!

Ma tu sei un uomo e non lo sai!”

Bill sospirò.

“Aisha stai calma, andrà tutto bene!”

“ Calma un paio di palle!”

Bill lanciò un’occhiata supplicante a Sara e dark si avvicinò a sua moglie e la porto via.

Sentì che la consolava e la calmava e gliene fu grato, non riusciva a gestire contemporaneamente l’ansia sua e di Aisha.

Si sedette di nuovo sulla sedia e l’attesa ricominciò.

Dopo un tempo indefinito il medico uscì dalla sala, come era andato il parto?

Il suo nipotino come stava ? E Alice?

Il moro scattò in piedi nello stesso momento di Simon e il medico li guardò leggermente perplesso.

“Come è andata?”

Il medico alzò un sopracciglio ancora più perplesso.

“Chi di voi è il padre?”

Sid fulminò l’uomo con un’occhiataccia che lo fece rabbrividire.

“Io sono il padre del bambino. Lui…” indicò  Bill “è il padre della partoriente.”

“Oh, no perché non sembrava così vecchio da poter essere il padre della ragazza , ma il fidanzato.”

Fu il turno di Bill incenerirlo.

“Come sta mia figlia?” Ringhiò poi minaccioso.

“Oh, bene! Non sono insorte complicazioni.

Il bambino è sano, pesa due kili e mezzo. Il padre del bambino se vuole può vederlo.

È nella nursery.”

“Lo voglio vedere!” Urlò Sid.

Il medico gli indicò un’infermiera e il biondo seguì la donna lungo il corridoio.

Ora era rimasto solo lui a parlare con il medico, che ancora sorrideva in modo  idiota, irritandolo leggermente, cosa diavolo aveva da ridere?

“Quando posso vedere mia figlia?”

“La chiameremo noi quando potrà. Non si preoccupi, è andato tutto bene.”

Bill si sedette di nuovo, svuotato da ogni emozione, riusciva solo a pensare che presto avrebbe rivisto Alice.

“è andata e ancora non ci credo.” esclamò

Aisha sorrise e gli poggiò una mano sulla spalla.

“Siamo nonni, Bill. Ti senti pronto?”

“Non si è mai pronti a queste cose, ma ce la faremo.”

“Io sarò zio.”

La voce di Mike li interruppe, Bill si voltò verso il figlio che aveva una strana espressione da cucciolo smarrito.

“Non ti preoccupare, sarai un fantastico zio. “

Il moro lo abbracciò e sentì Mike fare un sospiro tremulo.

Quando l’abbraccio si sciolse notarono che aveva le guance rigate di lacrime.

“Scusate,è l’emozione. Ma quando possiamo vedere Alice?”

“Adesso, se volete, ma non stancatela troppo.”

Un’infermiera era arrivata, ma loro non se ne erano accorti, così imbarazzati la seguirono.

“è stato un parto difficile?” Chiese ansiosa Aisha.

“Non ha  avuto particolari complicazioni.” Rispose serafica la donna”Lei può stare tranquilla, è la nonna?”

“Si, sono la nonna… “

“Sarà una nonna giovane che giocherà con suo nipote, è fortunata.”

Bill vide sua moglie alzare un sopracciglio e tacere.

Arrivarono davanti alla camera di Alice, l’infermiera si voltò verso di loro.

“Anche se il parto non ha avuto complicazioni, non fatela stancare. Capito?”

“Si, certo.”

Entrarono tutti, Alice era stesa a letto, i rasta erano sparsi sul cuscino e aveva l’aria provata.

“A quanto pare ce l’ho fatta a farvi venire un infarto.”

“Scema!” urlò Mike.

Le si fecero tutti attorno.

“Come stai, tesoro?”

Aisha era la solita ansiosa, Alice sorrise.

“Stanca, ma provata…”

La ragazzina si guardò intorno.

“Ma Sid dov’è?”

“è dal bambino… A proposito, come volete chiamarlo?”

“Pensavamo Kurt. Vi piace come nome?”

“Si, tesoro! È splendido!” Aisha strinse le mani alla figlia.

Bill sentì che riprendevano a parlare, lui non le sentiva, si stava estraniando , stava tornado a quindici anni fa.

Stava tornado a quando su un letto simile a quello c’era stesa Aisha e lui le teneva la mano dopo aver visto la piccola Alice.

Si era fatto tante domande allora, se sarebbe stato un buon padre, se avesse saputo  crescerla bene.

Ora stava ricevendo le risposte che aveva richiesto.

Si, sua figlia l’aveva reso nonno prima del tempo, ma aveva affrontato la gravidanza responsabilmente e loro le erano stati accanto senza farla sentire una reietta.

Lui aveva fatto degli errori,  ne avrebbe fatti anche in futuro, ma aveva intorno tutte le persone che per lui contavano e i suoi figli erano sereni.

Solo questo era importante e con questo sentì che il cerchio si era chiuso.

Aveva trovato le sue risposte che cercava e aveva accanto a se le persone che amava.

Ora non aveva più nulla da chiedere.

Aveva semplicemente tutto quello che aveva sempre desiderato.

Angolo di Layla.

E così siamo arrivati alla fine... BHe non so che dire.... Spero che questa storia vi sia piaciuta e che apprezziate il finale.

Ringrazio Cami 483 per la recensione, mi fa piacere sapere che tu ti sia affezionata ai personaggi e spero apprezzerai questo finale.

Ringrazio chi l'ha messa tra le preferite, ossia:

1 - Aleksandra_ 
2 - BigAngel_Dark 
3 - camy_483 
4 - Dan 
5 - dani290690 
6 - kurtessa 
7 - LaSofi 
8 - masavecia 
9 - piske 
10 - schwarznana 
11 - selina89 
12 - twilight95

Chi l'ha messa tra le seguite, ossia:

1 - alessia96 
2 - bambam 
3 - Chantal94 
4 - ele kaulitz 
5 - gracy494 
6 - kurtessa 
7 - LittleTearOfBlood_483 
8 - Lola__x 
9 - masavecia 
10 - Nympho 
11 - RobyLupin 
12 - Tokietta86 
13 - Veri_995 
14 - __EmyLee__

Arrivederci alla prossima eventuale storia,

Layla

Chi l'ha messa tra le ricordate, ossia:

1 - darklady92 
2 - Menemi

   
 
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