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Autore: babykeen    27/11/2010    0 recensioni
Questa è la mia prima storia, l'ho vissuta, l'ho affrontata e l'ho scritta. Spero che vi piaccia e che apprezzerete il mio modo di scrivere, ma anche il mio modo di affrontare le cose nella vita quotidiana.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Na na na na, na na na na" -suonava la sveglia- "Uffi, no, non mi va!" -dicevo dentro di me- Già mi ero svegliato un'ora prima, perché l'ansia non mi faceva dormire. Sono le sette del mattino di un bruttissimo giorno: Il primo giorno del primo anno di liceo classico. Passando davanti lo specchio come ogni mattina, vedevo il mio volto così mogio e atterrito, la voglia di andare a scuola era poca come la voglia di alzarsi, ma dopo i richiami di mia madre e della sveglia, fui costretto ad alzarmi. Sapevo che quest'anno sarebbe stato veramente duro, però avrei sicuramente trovato anche un po' di tempo libero per i miei hobbies (dopo un anno ancora lo devo trovare). Dopo che mi lavai, feci colazione e poi indossato il giubbotto e col lo zaino in spalla, io e mi madre andammo in garage per prendere la macchina. L'aria di quella mattina era cosi speciale, era fresca, più fresca del normale però, forse era l'autunno che si stava inoltrando, ma nella mia mente c'erano tutti circuiti scollegati dall'ansia, per questo non ci capivo niente. Mamma uscì dal garage col nostro macchinone, grigio topo scuro, simile al pavimento del garage, che brillava al sole, ed io chiusi il ripostiglio della macchina. In macchina, mamma accese l'aria condizionata calda, perché sentivo un po' di freddo, anche se fuori c'era un sole splendente; era l'adrenalina che mi irradiava le vene. Da lontano salutai la mia casa, che da lontano piangeva e aspettava il mio ritorno. Le nuvole in cielo galleggiavano spinte dai gas delle auto e aprivano la strada davanti i miei occhi. Mamma con i suoi occhiali era intenta a intravedere la strada, ma la sua vista era così pessima che neanche vedeva me al suo fianco. Prendeva ogni buca sul cammino e suonava a tutte le macchine (pensava di avere sempre ragione), era così impegnata a guidare che nemmeno mi ascoltava, parlavo invano col mio ego ascoltando il cd di Britney, di cui ero follemente fan. "Oops i did it again, mamma attenta, non vedi che gli vai addosso?" Io? -diceva lei- Nevroticamente guidava, e non si accorgeva che stava sull'altra corsia. Si fermava per far passare ogni pedone (diceva: il pedone ha sempre ragione!) e io come sempre annuivo, anche se non volevo, perché non mi andava di contraddirla per la centotrentaduesima volta. [in fase di scrittura]
  
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