Capitolo XXVIII
Ore 10.00 –
Rostov, Hotel Lady B.
La sveglia del
cellulare iniziò a trillare all’improvviso, forte e fin troppo chiara nel
silenzio della stanza, rimbombando tra le pareti bianche della camera. Irina
afferrò rapidamente il telefono e la disattivò, poi con un sospiro lasciò
cadere le braccia sul lenzuolo, fissando il soffitto appena rischiarato dalla
fioca luce del tardo mattino.
Cercò di fare mente
locale, per ricordare chi avesse messo la sveglia… Non era stata lei, ne era
certa. La sera prima ricordarsi di doversi svegliare
presto non era stato certo il suo pensiero più importante…
Scosse il capo,
cercando di snebbiare la mente… Sì, ora ricordava. Era stato Dimitri: le aveva
detto di andare a letto, dopo averle intimato di farsi una doccia calda, e poi
doveva averle inserito la sveglia nel cellulare, per essere sicuro
che almeno si presentasse alla gara del giorno dopo.
La corsa partiva a
mezzogiorno, quindi aveva ancora due ore per prepararsi e rimettersi in quadro.
Solo quando si mise a sedere, le piombò di nuovo addosso
tutto quello che era successo la sera prima…
Non aveva più
lacrime da versare, le aveva terminate, ma sentiva comunque quel dolore sordo e
profondo che le arrivava dal cuore. Non aveva avuto tempo di pensare a
qualcosa, dopo essersi fatta la doccia, perché non aveva nemmeno cercato di
indugiare sulla questione: era subito piombata in un sonno senza sogni, senza
nessun pensiero, sfinita.
“No, non devo pensarci… Ora la mia unica priorità è la
missione. Devo portare a casa un risultato, costi quel che
costi”.
Si vestì in fretta,
sentendo lo stomaco che brontolava, ma non aveva voglia di mangiare. Tuttavia,
doveva farlo, perché avrebbe dovuto guidare per ore, e
non poteva rischiare di non avere energie sufficienti a mantenere la
concentrazione…
Prese il cellulare,
se lo mise in tasca, e si avviò verso la porta, stranamente imbambolata. Si
sentiva strana, come avvolta in una sorta di nebbia che rendeva ciò che la
circondava surreale. Ma sapeva che era solo una
sensazione dovuta a come si sentiva dentro, alla confusione che si portava
dietro.
Aprì la porta e
andò a sbattere contro Dimitri, che forse stava per bussare per chiamarla.
<< Scusa…
>> mormorò, ignorandolo quasi, sempre diretta di sotto.
Dimitri la guardò
con una strana espressione, poi la seguì, scettico.
<< Dove stai
andando? >> chiese.
Irina continuò per
la sua strada, guardando per terra.
<< A fare
colazione >> rispose.
Dimitri non
aggiunse niente, e continuò a seguirla. Raggiunsero il bar e Irina ordinò il
caffè più forte che c’era, aggiungendoci poi un tramezzino farcito e un paio di
biscotti. Ingurgitò tutto sotto lo sguardo sempre più perplesso del russo, che
sorseggiava qualcosa con un sopracciglio inarcato.
In quel momento,
non le interessava cosa stesse pensando di lei Dimitri; non le importava
nemmeno del fatto che l’avesse trovata seduta per terra a piangere sotto la
neve, che in qualche modo si fosse preso cura di lei costringendola ad
andarsene a dormire e puntandole la sveglia… Aveva imparato che non avrebbe mai
dovuto giustificarsi davanti a lui; che anche di fronte alle sue sciocchezze,
Dimitri non avrebbe mai espresso un giudizio.
<< Sei sicura
di stare bene? >> chiese il russo, neutro, guardandola mangiare con poca
voglia ma con determinazione.
Irina alzò lo
sguardo su di lui, e si accorse che nei suoi occhi grigi c’era qualcosa di
diverso… Non si soffermò a cercare di capire cosa fosse, ma rispose
velocemente: << Sì, sto bene. Come ci dividiamo oggi, a guidare?
>>.
<< Parti tu
>> rispose Dimitri, lasciando correre quel suo strano atteggiamento,
<< Quando ti stanchi, ci diamo il cambio. Anche se non possiamo fermarci quante
volte ci pare: oggi è una gara secca, chi arriva primo vince >>.
Irina annuì e buttò
giù l’ultimo sorso di caffè.
<< Ok… Vado a
preparare la macchina >>.
Scese dallo
sgabello e risalì in camera, dove raccolse tutte le sue poche cose in una borsa,
raccattò un elastico dalla tasca dei pantaloni e si legò
i capelli; dopodiché tirò fuori le chiavi della Punto e andò in garage.
Questa volta lo
trovò pieno, con tutte le auto partecipanti disposte l’una
vicino all’altra, parcheggiate sotto la luce dei neon. C’erano alcuni
dei piloti che stavano dando una controllata alle gomme, e la guardarono
passare senza dire niente. Lei li ignorò, accorgendosi che la Ferrari 599 era
abbandonata a sé stessa…
Il suo cervello la
ricollegò immediatamente a Xander, ma scosse la testa
per evitare di formulare qualsiasi pensiero che lo riguardasse. Aprì la Punto,
diede una controllata alle gomme per vedere se c’erano danni, poi spalancò il
portellone del portabagagli, dove erano stati stipati i due pneumatici di
scorta e le due taniche di benzina, ancora piene. Si accertò che fosse tutto a
posto, compresi i sigilli al cofano motore, poi salì al posto di guida e mise
in moto, lasciandosi rapidamente dietro il garage e tutti i suoi piloti.
Trovò un benzinaio
a pochi chilometri di distanza dall’hotel, si fermò e fece il pieno, anche se
il serbatoio era solo vuoto a metà. Pagò e tornò in albergo, lasciando la Punto
nel piazzale dove ormai stavano cominciando i preparativi per la gara. Andò al
bar, prese posto a un tavolino e si mise ad aspettare.
Non vedeva l’ora
che quella gara cominciasse: aveva voglia di partire, di trovarsi in mezzo alla
strada e dover pensare così solo a guidare… Qualsiasi altro pensiero era
bandito.
Si fece portare un
altro caffè, forte e molto zuccherato, e si mise a berlo, guardando il via vai
di gente che entrava e usciva dall’hotel, in fermento per l’inizio della gara.
Passò Konstantin, che le rivolse un’occhiata
sprezzante; poi Varagurg, uno degli altri Referenti;
un paio di piloti; Vladimir Buinov con il suo
co-pilota Cyril, che forse non si accorsero nemmeno
che era seduta lì; e poi il russo dalla barba scura di cui non sapeva ancora il
nome ma che si occupava dei tempi delle gare.
Mentre si distraeva
guardando fuori le auto che iniziavano a uscire dal garage, si accorse che
all’appello mancavano due persone piuttosto importanti: Nikodim
e Boris. Non li aveva visti nemmeno il giorno prima, alla partenza della prima
gara, e si chiese come mai. Forse Boris era rimasto a Mosca, magari per via di
una scusa che aveva inventato Dimitri per tenerlo lontano da Xander, ma
Nikodim? Aveva sempre pensato che fosse piuttosto
interessato e coinvolto nella Mosca-Cherepova, visti
i suoi interessi come quasi-Referente…
Sentì dei passi
avvicinarsi, poi entrò Nina, avvolta nella sua aura di perfezione, che si
diresse dritta filata verso il cortile, rivolgendole un’occhiata deridente.
<< Buongiorno
campionessa >> la salutò.
Irina non rispose e
si limitò a inarcare un sopracciglio per farle capire che non era colpita dalla
sua provocazione.
<< Quel campionessa era palesemente ironico… >> commentò
Dimitri, comparendo dal nulla e sedendosi al tavolo di fronte a lei,
impassibile.
Irina finì l’ultimo
sorso di caffè e posò la tazzina con lentezza.
<< Che sia
ironico o meno, vedrai che quando sarà ora di pronunciarlo di nuovo non lo farà
>> disse, tranquilla, << Come mai non ci sono Nikodim
e tuo zio? >>.
Dimitri la scrutò
in volto, come se volesse cercare di capire cosa stesse pensando.
<< Non lo so
>> rispose, << Credevo venissero anch’io. Sembra che abbiano avuto
qualcosa da fare… >>. Non concluse la frase, ma
era chiaro che pensava che per loro fosse meglio così. << Dove sei
andata? >> chiese poi.
<< A fare
benzina >> rispose lei.
Dimitri non
aggiunse altro, ma Irina si accorse che sembrava la stesse soppesando, come se
credesse difficile vederla comportarsi in quel modo dopo quello
che era successo la sera prima… In fondo, l’aveva pur sempre trovata mezza
fradicia sotto la neve a piangere per aver appena lasciato quello che doveva
essere il grande amore della sua vita. A dir la
verità, anche lei era stupita da sé stessa…
Lo vide fissarla in
volto, e la cosa la mise a disagio. Era come se volesse guardarle dentro la
testa.
<< Perché non
ti piace Nina? >>.
La domanda le uscì
dalla bocca e fu la prima che le venne in mente per togliersi da quella
situazione d’imbarazzo. Vide che Dimitri non aveva cambiato minimamente
espressione, come se la cosa non lo scalfisse nemmeno.
<< Perché è
una stronza, una puttana e una vipera >> rispose,
secco, << Non ha il minimo rispetto nemmeno per sé stessa. Approfitta del
fatto di essere bella solo per avere quello che vuole, e se né vanta. Perché mi
fai questa domanda? >>. Incrociò le braccia ma rimase serio e distaccato.
Irina abbassò lo
sguardo per un attimo.
<< Dan mi ha
detto qualcosa in proposito… >> rispose, pentendosi di aver tirato fuori
la questione.
Dimitri fece una
smorfia, forse di fastidio.
<< Nina non è
il tipo di ragazza che voglio >> sussurrò, arrabbiato, << E non
sono così stupido da farmi fregare da lei, come ha fatto
Went >>.
Il russo era
palesemente seccato per quella domanda, e Irina tacque. Lasciò
perdere il commento riguardo a Xander, e
disse, a bassa voce: << Grazie per essermi venuto a prendere, ieri sera
>>.
Dimitri grugnì
qualcosa di incomprensibile, poi si alzò.
<< Andiamo, è
ora di mettersi in posizione >>.
Irina lo superò e
raggiunse la Punto, salendo a bordo nel momento esatto in cui vide la Ferrari 599
passarle davanti e andare a posizionarsi davanti alla
linea di partenza. Accese il motore, aspettò che Dimitri si sedesse e poi
raggiunse la linea bianca tracciata per terra, il cielo di Rostov che andava
piano piano annuvolandosi, proprio di fianco alla
Ferrari.
Agganciò la cintura
di sicurezza, poi voltò il capo verso la 599, e scoprì che alla guida della
Ferrari c’era Nina, la chioma bionda ben visibile anche da lì. Xander sedeva nel sedile del passeggero, e guardava fisso
davanti a sé, come se non si fosse accorto che era proprio di fianco a loro.
Incrociò lo sguardo
di Nina, e sentì la rabbia montarle addosso: non perché forse in qualche modo
le aveva portato via Xander,
ma perché la sfidava apertamente, perché si mostrava più brava di lei, perché
credeva di intimorirla, di spaventarla.
Forse un’altra
Irina avrebbe abbassato gli occhi, ma quella che si trovava in quel momento
alla guida della Punto non lo fece. Non lo fece perché aveva capito che nella
vita abbassare la testa non era la mossa migliore; aveva capito che lottare,
tirare fuori le unghie, era l’unico modo per ottenere quello che voleva. E lei
voleva vincere, in tutti i sensi. Anche contro quella
russa che credeva di essere meglio di lei.
Strinse il volante
fino a che le nocche non le sbiancarono, e vide Nina tornare a guardare davanti
a sé, tronfia. Il piede le scivolò impercettibilmente sull’acceleratore,
facendo ruggire il motore.
“Forse non sono nessuno, forse
ho sbagliato tutto nella vita, ma non mi lascerò umiliare in questo modo. Non da lei”.
Attese che tutte le
altre auto si mettessero in posizione, poi guardò Dimitri. Il Mastino era
tranquillo come sempre, ma lei si accorse che alla loro destra c’era la Impreza di Vladimir: il russo
li fissava, un mezzo ghigno sul volto. Lo vide abbassare il finestrino per
parlare con loro.
Dimitri lo ignorò,
ma Irina fece scorrere il vetro, lasciando che l’aria gelida entrasse
nell’abitacolo.
<< Si
scatenerà una tempesta >> disse Vladimir, ghignando, indicando con un
cenno il cielo.
<< Mai come
quella che tireremo su noi >> ribatté Irina, secca.
Vladimir rise e
gettò un’occhiata a Cyril, al suo fianco, poi tornò a
guardare Dimitri. Il Mastino sembrava volerlo ignorare completamente, e la cosa
fece sorridere Buinov.
<< Attento
alla bambina, Dimitri >> disse.
Il russo si voltò a
guardarlo, e Irina immaginò avesse gli occhi di ghiaccio, in quel momento.
<< E tu
attento alla pelle >> ribatté, gelido.
Entrambi i
finestrini si chiusero, e Irina ricordò la frase della sera prima di Vladimir,
che non aveva ancora riferito a Dimitri.
<< Non ho
avuto modo di dirtelo, ieri sera, ma ho incrociato Vladimir in ascensore, e mi
ha detto di dirti che sa come prenderti… O una cosa
del genere >>.
Parlò con tono
neutro, ma qualcosa le disse che lei centrava in quella storia. L’ultimo
commento di Buinov poteva che avere quel senso.
Dimitri rimase
comunque di ghiaccio.
<< Non ha
importanza >> disse solo.
Irina tornò a
guardare la strada, senza provare alcuna emozione. Se in qualche modo centrava nella
storia, non le importava; non aveva paura. Aveva smesso di avere paura nel
momento esatto in cui aveva capito di essere da sola.
Diede un’ultima
controllata alle spie sul cruscotto, poi mise la mano sul cambio. Come se fosse
al rallentatore, vide Dan muoversi fino al centro della pista, le auto tutte in
linea l’una di fianco all’altra, una pistola in mano, l’espressione seria. Come
incitati dal suo movimento, i motori ruggirono come bestie inferocite.
Irina respirò a
fondo, l’odore di pioggia e pneumatici che filtrava dal finestrino che aveva
lasciato leggermente aperto. Le piaceva quell’odore, la faceva sentire eccitata
come alla prima gara, l’adrenalina che iniziava a scorrerle nelle vene…
Improvvisamente, si
sentì come la prima volta che aveva corso nella Black
List, contro il numero quindici: sola,
ma consapevole di avere delle qualità. Sicura di dover
e poter contare solo su stessa, con la volontà di farcela a tutti i costi.
Questa volta era uguale: nessuno l’avrebbe aiutata, nessuno avrebbe pensato a
lei.
Dimitri sembrò
accorgersi del suo sospiro, e capì che la stava guardando.
<< Non
credevo che questa missione mi portasse a questo… >> sussurrò lei.
<< Nemmeno io
>>.
Poi lo sparo ruppe
il silenzio dell’aria, e il piede di Irina affondò meccanicamente
sull’acceleratore, facendo schizzare avanti la Punto. Con una progressione
bruciante, la 599 di fianco a lei la superò senza fatica, tirando su una nuvola
di brina, mentre Vladimir le rimase accanto.
Nel più completo
caos, Irina rimase incollata al posteriore della Ferrari, mentre ai suoi lati auto di diverso colore si muovevano
confusamente, urtandosi e scontrandosi nel tentativo di guadagnare la posizione
migliore prima della curva.
La Subaru la
strinse a destra, e lei si spostò un po’ per evitare lo scontro. La lasciò
passare avanti, sfruttando la sua scia, mentre vedeva la Camaro
rossa del Diavolo avvicinarsi, affiancata da una M3 e da una Nissan.
Poi svoltarono a
sinistra, ritrovandosi lungo a una strada di campagna, larga abbastanza per far passare due macchine, una in una direzione e una
nell’altra, in mezzo a campi di grano gelati e secchi. Sopra
di loro solo il cielo scuro di nubi, e il rumore assordante dei motori.
<< Rimanigli dietro >> disse Dimitri, mentre lei
continuava a stare attaccata al posteriore della Impreza, << Qualsiasi cosa succeda, rimanigli attaccata >>.
Irina strinse il
volante, proprio mentre nello specchietto retrovisore vide una vera e propria
battaglia per la conquista del quarto posto: la Camaro
stava fianco a fianco con una M3 bianca, dandosi
violente sportellate nella speranza di buttarsi fuori
a vicenda. Una terza auto, una Skyline, si delineò tra
loro, cercando di farsi avanti…
Poi la M3 finì
fuori strada, dritta sull’erba bagnata e poi dentro un fosso, ribaltandosi su
se stessa, in un clangore metallico… La Skyline affiancò la Camaro,
e Irina vide il cenno di complicità tra Severin e il
tipo della Nissan…
<< Si sono coalizzati tra loro! >> gridò, accorgendosi che
le due auto ora puntavano verso di loro.
Dimitri si voltò a
guardare, e nei suoi occhi di ghiaccio comparve una scintilla.
<< Accelera
>>.
Irina premette il
pedale, avvicinandosi alla Subaru, mentre la Camaro e
la Nissan sembravano allargarsi come per superarla ognuna da un lato… Anche se
chiaramente volevano bloccarla.
<< Ci
vogliono sbattere fuori… >> ringhiò Irina, arrabbiata.
Non aveva
immaginato che la Mosca-Cherepova volesse dire anche
quello: allearsi per conquistare più facilmente la vittoria… Non aveva pensato
che ci fosse anche quella possibilità.
Affiancò la Impreza, cercando di togliersi
dall’impiccio, la Ferrari 599 che faceva strada, delineando il percorso davanti
a loro…
Non voleva finire
certamente come la M3, così rimase incollata al fianco della Subaru, nella
speranza che non riuscissero a raggiungerla…
Sentì un colpo
sordo al posteriore, la Punto che sbandò, e si rese conto che la Camaro aveva appena tentato di speronarla… Toccò i freni,
rallentando appena, tenendo stretto il volante per non perdere il controllo…
Vide Dimitri
sporgersi per guardare alla sua sinistra, e colse il movimento di Cyril dall’altra parte, come se stesse gesticolando. Non
capì cosa stava succedendo, perché teneva gli occhi incollati alla strada e per
non rischiare di fare una mossa azzardata…
<< Avvicinati
al ciglio della strada >> disse Dimitri.
Irina non si mosse.
<< Rischiamo che con un colpo ci facciano scivolare nel fosso… >>
disse, << Stanno aspettando solo quello… >>.
<< Tu fallo
>>.
Irina continuò a
rimanere dov’era, mentre vedeva l’Impreza
allontanarsi, lasciando uno spazio in mezzo a loro… Non capiva il senso di
quella mossa, se c’era.
<< Perché?
>> domandò.
<< Ci
alleiamo con Vladimir >> fu la risposta secca di Dimitri.
Irina registrò la
frase senza chiedersi se fosse giusto, sbaglio, saggio o da idioti. Se era
un’idea di Dimitri, era sempre meglio fidarsi.
Si spostò di lato,
sentendo le pietroline a bordo strada sfrigolare
sotto le ruote… Un attimo, e la Camaro era in mezzo a
loro, pronta a speronarla.
<< Vagli
addosso >>.
Senza pensare,
Irina fece sbattere la fiancata della Punto contro quella
della Camaro, proprio mentre l’Impreza
faceva la stessa cosa. Gli specchietti retrovisori della Chevrolet saltarono
via con un sibilo, finendo sulla strada e spaccandosi in mille pezzi…
Con uno stridore,
Irina vide le fiancate della Camaro sollevarsi e
accartocciarsi, schiacciata dalla Punto e dalla Impreza, pezzi di vetro che volavano da tutte le parti…
Non sapeva se era
giusto, se era sbagliato, scorretto o legittimo, ma capì che se voleva vincere
quella gara doveva fare davvero la pilota clandestina, ed esserlo comprendeva
anche quello. Sperava solo di non fare troppo male a Severin,
perché non era ancora pronta a uccidere…
Poi la Camaro inchiodò, rallentando e finendo dietro, lontana
dalla morsa in cui la Punto e la Impreza
l’avevano stretta, al sicuro, ma perdendo terreno. Irina tornò in mezzo alla
strada, più vicina a Vladimir di quanto le piacesse…
<< Adesso ci
penseranno due volte, prima di mettersi contro di noi… >> ringhiò
Dimitri, rivolgendo uno sguardo dietro, << Crederanno che siamo alleati
con Buinov… >>.
<< Perché,
non lo siamo già più? >> chiese Irina, sentendo una
goccia di sudore colarle sulla tempia per la tensione.
<< Non ho mai
detto che lo saremmo stati per tutta la gara… >> ribatté Dimitri.
Irina
si diede della stupida, avrebbe dovuto pensarci: il loro poteva essere un
bluff, perché il Mastino non si sarebbe mai alleato per davvero con l’uomo che
aveva ucciso sua sorella… Era stata solo una cosa di pochi minuti, che aveva
giovato entrambi: Severin e il tizio della Nissan
potevano infastidire anche Vladimir, e tentare di farlo finire fuori gara…
Premette
l’acceleratore, accorgendosi che la 599 si stava allontanando anche grazie al
fatto che era sola in testa e che non aveva avuto contrattempi di alcun genere.
Vedeva i fari rossi spiccare nella nebbiolina di neve che si sollevava dalle
ruote…
L’Impreza continuava a starle incollata al fianco, senza
lasciarla fuggire all’inseguimento della Ferrari. Irina sapeva che al momento
la macchina di Vladimir era la più avvantaggiata, su quel terreno difficile: la
trazione integrale e l’assetto specifico la rendevano perfetta per correre
sulla neve. Doveva solo sperare di riuscire a non farsi superare…
<< Quanto
dura questo tratto? >> chiese a bassa voce, stringendo forte il volante,
le pietre sul terreno che scricchiolavano, facendogli rischiare in ogni momento
di finire fuori…
<< Trenta
chilometri >> rispose Dimitri, senza nemmeno guardare la cartina,
<< Siamo quasi alla fine. Dopo c’è un pezzo di autostrada… Da questo
momento in poi, cerca di non perdere terreno. Vince chi non cederà fino alla
fine >>.
Ore 12.30 –
Mosca, quartiere Lyubertsy
William parcheggiò
la Bugatti in un vicolo buio, e spense fari e motore. Gettò rapidamente uno
sguardo intorno, per individuare eventuali trappole, poi tirò fuori la pistola
e tolse la sicura. Conosceva la nomea di cui godeva quel quartiere, e non
sarebbe stato superficiale.
<< Rimani qui
>> ordinò a Daniel, seduto di fianco a lui, << Io entro, sbrigo
questa faccenda e torno. Tieniti pronto a scappare in qualsiasi momento, perché
non mi fido più di nessuno. Potrebbe anche essere una trappola, quindi se non
mi vedi di nuovo entro un’ora, sei autorizzato a entrare per venire a vedere
>>.
<< Ok
>> fece Daniel, tirando fuori la sua pistola, anche se non sembrava
particolarmente preoccupato. Da quando stavano a Mosca, era decisamente
troppo ottimista.
William fece per
uscire, poi si voltò un’ultima volta.
<< Ah, se
quando esco non ti trovo dove ti ho lasciato, ti vengo
a cercare e ti ammazzo, chiaro? >> ringhiò. Ci mancava solo che venisse abbandonato lì da quello che aveva tirato fuori
dalle sbarre…
Daniel alzò gli
occhi al cielo, per niente offeso. << Ok >> ripetè,
calmo.
William chiuse la
portiera della macchina e raggiunse la porta di legno sbrecciato che stava
incastrata in un angolo del vicolo, e si guardò nuovamente intorno. Faceva
freddo, ma l’aria sembrava ancora più gelata in quel posto. Bussò una volta e
attese che qualcuno aprisse.
Lo spioncino sulla
porta si aprì leggermente, e riuscì a intravedere un paio di occhi scuri e
dall’aria minacciosa. Il proprietario grugnì qualcosa in russo che lui decise
di interpretare come un “Chi sei?”.
<< Mi chiamo
William Challagher, lo Scorpione, ex numero uno della
Black List >>
rispose, per essere sicuro che lo riconoscessero, << Vengo da Los Angeles,
e sono in fuga dalla polizia. Conoscevo Ivanof
Zarevic. Mi manda l’oste del Gulad Pub >>.
I due occhi si
soffermarono sulla sua faccia per un momento, come a studiare bene i suoi
lineamenti, ma sembravano meno minacciosi di prima.
<< Siamo tre persone tutte armate, qui dentro >> disse
l’uomo, un forte accento russo nella voce, << Quindi pensaci due volte,
se hai intenzione di fare danni, chiaro? >>.
<< Sono qui
solo per farvi qualche domanda, niente di più >> ribatté William.
Sentì i
chiavistelli cigolare mentre venivano aperti, poi la
porta si spalancò, rivelando una stanza cupa, dai muri di pietra, rischiarata
da un paio di lampadine penzolanti dal soffitto, quasi vuota e piena di quello
che sembrava odore di muffa e umidità. Ricordava molto una vecchia cantina
appena sgombrata, dove rimaneva solo un grosso scatolone di cartone vicino a
una delle pareti.
In effetti, c’erano
tre persone, in quel locale: il tizio che gli aveva aperto, un uomo basso,
dalla faccia segnata e i capelli ingrigiti; un tipo alto, dai capelli biondissimi e corti, gli occhi azzurri e i tratti
affilati che lo rendevano poco umano; e una ragazza seduta in un angolo, con la
faccia ricoperta di piercing, che fumava tutta tranquilla uno spinello
guardandolo con scarso interesse.
<< Come
facevi a conoscere Ivanof? >> chiese il tizio
che gli aveva aperto.
William strinse la
pistola, sentendo che lo stavano studiando attentamente, ma con calma rispose:
<< Eravamo amici. Abbiamo concluso alcuni
affari, prima che venissi arrestato… E sono a conoscenza del fatto che era la
Lince >>.
I due uomini si
guardarono un istante, senza dire niente; poi il tipo biondo di presentò.
<< Zac >> disse, poi indicò i due, << Lui è Savva… Lei Svetlana >>.
William fece un
cenno con la testa, poi vide la ragazza sputare una boccata di fumo e dire, con
voce roca: << Mio fratello è morto, lo sai? >>.
<< Sì, me lo hanno detto >> rispose William, << Voi sapete
perché lo hanno ucciso? >>.
La ragazza fece una
smorfia, rivelando denti piuttosto storti e ingialliti.
<< No
>> rispose, << O meglio, non sappiamo
ancora chi lo ha ucciso… Perché lo cercavi? >>. Assunse un’aria di sfida.
Zac prese una sedia da
un angolo e la avvicinò al tavolo, invitandolo a sedersi. William si accomodò
mal volentieri, mentre gli veniva offerto un bicchiere
di vodka di pessima qualità che evitò di assaggiare.
<< Avevo
bisogno del suo aiuto >> rispose, << Sono in fuga dalla polizia, e
speravo mi desse asilo per qualche giorno, oltre che una mano a trovare delle
persone… >>.
<< Non è a
noi che devi chiedere >> disse Zac, tranquillo,
<< Noi spacciamo droga, non ci occupiamo di altro >>. Indicò con il
capo lo scatolone appoggiato al muro, dove dovevano esserci le “scorte” per i
clienti.
<< Lo so
>> ribatté William, << Sono qui solo per sapere se potete mettermi
in contatto con la nuova Lince, o almeno se sapete chi è o come posso trovarla.
Ivanof sarà stato sostituito, immagino… >>.
I
tre si guardarono nuovamente, e la cosa lo irritò particolarmente. Svetlana tirò una altra boccata di
fumo, poi disse: << C’è ancora una cosa che non sai, Challagher.
Mio fratello non è mai stato la Lince >>.
William arricciò il
labbro, senza capire. Fissò la ragazza, e notò che era divertita dalla sua
reazione. Non era il momento di fargli degli scherzetti.
<< Oh, già,
mio fratello non è mai stato la Lince >> disse, serafica, <<
Immagino sia per questo che lo abbiano ucciso…
>>.
William spostò lo
sguardo su Savva, per cercare di capire se lo
stessero prendendo in giro.
<< Volete
dire che io ho condotto affari con qualcuno che non era la Lince? >>
ringhiò. << E allora chi diavolo era? >>.
La situazione stava
prendendo una piega che non gli piaceva per niente: aveva creduto di trovare la
Lince ad attenderlo per dargli una mano, e aveva scoperto che era morta; adesso
veniva fuori che si era trattato di un impostore…
<<
Sicuramente non la vera Lince >> rispose Svetlana,
<< Perché se lo sarebbe stato davvero, a quest’ora sarebbe ancora qui…
>>.
<< Ma voi lo sapevate? >> chiese William, ormai
incredulo.
<< Non
sapevano nemmeno che si spacciasse per la Lince >> rispose Zac, << Non ci ha mai detto niente. Siamo venuti a
saperlo solo dopo, facendo delle ricerche >>.
Non gliene sarebbe
importato gran che di tutta quella storia, se non fosse che lui con quel Ivanof ci aveva avuto a che
fare credendo di trovarsi davanti la vera Lince. Ora le carte in gioco venivano cambiate di nuovo, e decisamente in peggio per lui.
<< E perché
si spacciava per la Lince? >> chiese.
<< E’ stato
pagato >> rispose Svetlana, << Lui, e
tutti quelli che fino ad oggi si fanno passare per lei. Vengono
pagati per essere quello che non sono, e sono gli unici che hanno veramente un
contatto diretto con la Lince. I Referenti, le Sentinelle… Tutte stronzate.
Sono agli ordini di qualcuno che in realtà non è la Lince, ma un suo semplice
rappresentante >>.
<< Vuoi dire
che non esiste praticamente nessuno che sa chi è?
>> domandò William.
Svetlana fece una smorfia.
<< Oh, no, nessuno. Forse anche quelli che si fingono
lui non lo hanno mai visto in faccia. Figuriamoci se sapremmo dirti il suo nome
vero >>.
C’era qualcosa in
quella storia di assolutamente inquietante: il sistema ideato dalla Lince era
perfetto. Si proteggeva con delle Sentinelle e con dei Referenti che credevano
di avere a che fare direttamente con lui, ma in realtà si trattava di impostori assoldati per tenerlo ulteriormente al sicuro…
Chi mai poteva arrestarlo, così? Ecco perché era ancora libero, nonostante
tutti i traffici che aveva messo in piedi…
Ed era chiaro che Ivanof Zarevic non era altro che una pedina: molto
probabilmente era stato ucciso quando la Lince aveva
deciso che non gli era più utile, che non andava più bene come sostituto. Alla
sua morte non doveva nemmeno esserci un perché: forse si trattava di un
“cambio” che avveniva regolarmente… Chi era ora la finta Lince?
Il suo piano
saltava: non poteva contare più sull’aiuto di nessuno. A meno
che non decidesse di trovare la vera Lince… Poteva chiedergli appoggio
per qualche periodo, poi andarsene dopo aver sbrigato le sue faccende… In
fondo, anche se indirettamente, aveva concluso degli affari con lei.
Oppure poteva
direttamente trovare Irina e Dimitri. Lasciar perdere la Lince e concentrarsi
prima su di loro, unica cosa davvero sicura che gli era rimasta…
<< State
indagando ancora su questa storia? >> domandò alla fine, pensando.
<< No
>> rispose Zac, << Abbiamo lasciato
perdere… E’ impossibile infilarsi in quella storia senza finirne ammazzati.
Soprattutto per noi che non abbiamo rapporti con l’altra parte di Mosca
>>. La sua voce ebbe una strana inflessione, << Solo mio cugino si interessa minimamente a questa faccenda, ma al momento
non è qui >>.
William fece un
sospiro esasperato, ma si rese conto di aver comunque ottenuto quanto più si
potesse aspettare. Ormai non avrebbe più cavato un ragno dal buco, con quei
tre. Meglio vedersela da solo: Mosca era grande, ma non sarebbe stato poi
troppo difficile trovare qualcuno che faceva parte delle corse clandestine e
che avesse avuto a che fare con Dimitri o Irina.
<< D’accordo…
Vi faccio un’ultima domanda, poi me ne vado >> disse, << Sapete dove posso trovare Dimitri Goryalef?
>>.
Quando pronunciò
quel nome, vide gli occhi dei tre spalancarsi e nella stanza calare una certa
tensione. Si tenne pronto a qualsiasi mossa, ma Savva domandò solo, rigido: << Perché lo stai
cercando? >>.
<< Mi ha
tradito >> rispose semplicemente William, << Voglio ucciderlo
>>.
Improvvisamente,
tutta la tensione si sciolse. I tre si guardarono nuovamente, e Svetlana disse: << Possiamo aiutarti, in questo.
Nostro cugino potrebbe essere interessato a conoscerti, se anche tu hai dei
conti in sospeso con Goryalef >>.
<< E chi è
vostro cugino? >> domandò William.
<< Vladimir Buinov >> rispose Zac,
<< E al momento sta gareggiando nella Mosca-Cherepova contro Dimitri >>.
Ore 16.00 –
Autostrada, direzione Nord
<< Odio…
Quando… C’è… Traffico >>.
La Punto zigzagò
prima tra due grossi tir, poi superò a sinistra un furgoncino e infine
un’utilitaria grigia, riguadagnando il suo posto nella corsia si sorpasso. Vide
gli stop della Ferrari accendersi mentre rallentava per non andare a sbattere
contro un camion, la evitò e la superò per l’ennesima volta, ritrovandosi
incollata alla Impreza di
Vladimir.
Qualcuno suonò il
clacson, mentre Irina si infilava tra la Subaru e una
station wagon che procedeva troppo lentamente per i suoi gusti, ma ignorò il “commento”.
Come se avesse la polizia alle calcagna cercò di
mettere più terreno possibile tra lei e Vladimir, sgusciando tra il traffico
intenso dell’autostrada.
“Non sarà una fuoriserie, ma la Punto sa il fatto suo,
in queste situazioni…”.
Con un leggero
ghigno sul volto, Irina si infilò tra il guard-rail e
l’ennesimo furgone, superandolo in un attimo e sfiorando il suo specchietto.
Senza guardarsi indietro si tuffò nella corsia centrale, pronta a un altro
sorpasso.
Lo sapeva che stava
guidando come una pazza, ma sapeva altrettanto bene di dover sfruttare il
vantaggio che la Punto, più piccola e agile delle altre auto, le stava dando. E
Dimitri fino a quel momento non si era lamentato.
Vide i fari della
599 delinearsi dietro di lei, poi l’ombra nera della Impreza e lo scintillio della Nissan Skyline. Doveva
riuscire a mantenere il vantaggio, perché questa volta non voleva perdere…
<< Hai ancora
quindici chilometri, poi dobbiamo fermarci per fare benzina… >> disse
Dimitri, osservando la cartina dove aveva segnato tutte le stazioni di servizio
disponibili.
<< Lo so
>> disse a bassa voce Irina.
Gettò un’occhiata
al tachimetro, e premette più a fondo l’acceleratore, sfruttando quel tratto un
po’ più scorrevole di strada per portarsi avanti; gli altri dovevano essere
rimasti imbottigliati poco più indietro…
Sapeva di doversi
fermare, e quello significava anche fare cambio con Dimitri… In tutta
sincerità, non voleva. Anche se aveva ormai superato metà del percorso, non si
sentiva stanca, né aveva voglia di mollare a metà la gara. Non era perché non
si fidava di lui, tutt’altro, ma voleva continuare lei quella corsa, sentiva di
doverlo fare, anche se rischiava di pentirsene…
<< Dimitri…
Voglio continuare io >> disse.
Si aspettava una
replica sarcastica, ma il russo chiese solo: << Sai che dopo, forse, non avremo la possibilità di fermarci ancora? >>.
<< Sì
>>.
Ci fu un momento di
silenzio, poi Dimitri disse: << Come vuoi,
Irina. Sappi solo che a me non devi dimostrare nulla… Lo hai già fatto
>>.
Irina gli rivolse
un’occhiata piena di gratitudine.
<< Grazie
>> disse solo.
Poi vide il
cartello dell’area di sosta e imboccò la rampa d’ingresso, sapendo che le altre
auto avrebbero invece proseguito ancora per un po’, per cercare di guadagnare
un vantaggio che lei era sicura di poter riprendere…
Inchiodò davanti
alla pompa di benzina, e mentre Dimitri scese per fare rifornimento mandò giù
tutta d’un fiato metà bottiglietta di acqua che aveva
nel portaoggetti. Ingurgitò un pezzo di cioccolata che Dimitri aveva
provvidenzialmente portato e aspettò, picchiettando con le dita sul volante.
I secondi passarono
lentissimi, e l’unica cosa che le venne in mente era che poteva ancora cambiare
idea, che poteva lasciare il posto a Dimitri…
Sicuramente per lui vincere sarebbe stato molto più facile, lo aveva già fatto
anni prima…
“No, voglio vedermela io, questa volta”.
Dimitri risalì in
auto e lei accese di nuovo il motore, vedendo la lancetta del serbatoio
schizzare in alto; poi, affondò il piede sul pedale e ripartì, fiondandosi
fuori dalla stazione di servizio e immettendosi nel traffico tra le proteste
generali degli altri automobilisti…
<< Quanto
avranno preso? >> chiese, facendo scorrere sotto di lei tutte le marce
come se fossero una unica.
<< Non
abbastanza da essere irraggiungibili >> rispose Dimitri, << E
comunque si dovranno fermare anche loro, se non lo hanno
già fatto >>.
Irina annuì, poi si infilò nella corsia di sorpasso e cercò di guadagnare
ancora più velocità. Riuscì a scorgere in lontananza i fari posteriori della
Skyline, e la cosa la rincuorò, facendole stringere la presa sul volante…
Aveva addosso un’incredibile
voglia di riscatto, e niente l’avrebbe fatta mollare questa volta, nemmeno il
fatto che tra un po’ avrebbe iniziato a sentire le gambe indolenzite o i piedi
formicolanti, piuttosto che le braccia pesanti. In più, Dimitri si stava
fidando di lei nonostante quello che era successo il giorno prima, e questo le
faceva venire ancora più voglia di concludere bene
quella gara.
Senza nemmeno che
se ne accorgesse, raggiunse la Skyline e la superò, notando che aveva campo
libero: l’Impreza e la 599 dovevano essersi fermate a
fare benzina, visto che non le vedeva da nessuna
parte…
Approfittò della
loro assenza per velocizzare ancora di più il passo, la striscia bianca che
separava le corsie che scorreva rapidissima sotto la
Punto, il guard-rail una barra grigia e indefinita…
<< Arrivano…
>> disse Dimitri, a bassa voce.
Come lanciata per
il decollo, la Ferrari 599 si catapultò fuori dalla stazione di servizio come
un proiettile rosso pronto a perforare qualsiasi cosa le fosse capitato davanti, percorrendo la rampa di accelerazione a
tutta velocità.
La prima cosa che
Irina fece fu vedere chi c’era al volante: Xander.
Non si diede
nemmeno il tempo di ricordare che fosse più bravo di lei: si spostò a destra e
gli chiuse la strada, costringendolo a rallentare per evitare che la superasse
così facilmente. Vide Xander rivolgerle un’occhiata,
Nina seduta dalla parte del passeggero, e lesse nei suoi occhi lo stupore.
Lo sapeva che si
stava mettendo contro qualcuno che era anche più forte dello Scorpione, che
poteva vantare molto più allenamento di lei, e soprattutto qualcuno che era il
suo ex-fidanzato, ma non gliene importava assolutamente niente. Lo avrebbe
trattato come se non lo conoscesse, perché lei doveva assolutamente vincere
quella gara… Era finito il tempo in cui si faceva dei problemi…
La 599 le passò
dietro, e Irina si accorse che Vladimir li seguiva. Era chiaro che la gara
sarebbe stata tra loro tre anche questa volta. Si sarebbero giocati la vittoria
fino alla fine.
Ore 12.30 –
Mosca, quartiere Lyubertsy
William guardò i tre
che stavano seduti nella stanza, e inarcò un sopracciglio. Aveva già sentito
parlare di quel Vladimir Buinov, e sapeva solo che si
trattava di uno che faceva parte di una famiglia che aveva qualche conto in
sospeso con quella di Dimitri, ma cose che sembravano
ormai passate. Non lo aveva mai incontrato di persona, e non aveva mai
desiderato farlo, perché non gli interessavano i fatti del Mastino e dei suoi
parenti.
<< Nostro
cugino vuole Goryalef morto quanto te >> spiegò
Svetlana, << Ma è un tipo forte, e può contare
sull’aiuto della sua famiglia… Vladimir è andato alla Mosca-Cherepova
con l’obiettivo di scoprire come tendergli una trappola, cosa che non è riuscito a fare fino ad adesso >>.
Improvvisamente gli
venne in mente che Buinov si trovava dove c’era
Dimitri, e automaticamente dove c’era Irina. In quel momento stava gareggiando
per incontrare la Lince e farlo liberare…
<< Potete
mettermi in contatto con lui? >> chiese.
<< Sì, posso
darti il suo numero di telefono >> rispose Svetlana,
<< Potrai parlare direttamente con lui… Anche se credo che voglia
occuparsi di Dimitri da solo >>.
<< Potremmo
sempre scendere a un compromesso >> disse William, << Sapete
qualcosa riguardo ai suoi piani? >>.
Zac scosse il capo.
<< No, non lo sentiamo spesso >> rispose, << Ma pare stia
tenendo d’occhio una che bazzica intorno a Dimitri da quando è tornato qui… >>.
“Irina”.
Vladimir stava
puntando Irina?
Qualsiasi cosa
significasse, sentì la rabbia montargli addosso: nessuno poteva prendere di
mira Irina senza il suo permesso. Se c’era qualcuno autorizzato a fissare la
sua attenzione su di lei, quello era lui. Anche se non sapeva esattamente cosa stesse facendo lei in quel momento; anche
se si era alleata con Dimitri.
Quello era
sicuramente un motivo in più per entrare in contatto con Vladimir: doveva
assolutamente mettere in chiaro quella cosa prima che lui mettesse in atto il
suo piano, qualunque fosse.
<< So chi è
la ragazza >> disse, secco, << E’ Irina Dwight, la vecchia numero
tre della Black List. Se
vostro cugino ha intenzione di usarla per i suoi giochetti con Dimitri, farebbe
meglio prima a chiedere il mio permesso. Datemi il suo numero di telefono
>>.
Svetlana glielo dettò
rapidamente e lui lo annotò sul cellulare. Guardò l’orologio, per cercare di
capire se qualcuno avrebbe risposto oppure no, poi si alzò.
<< E’ stato
piuttosto utile parlare con voi >> disse, tirando fuori il portafoglio,
<< Tuttavia immagino di dover pagare qualcosa,
per il vostro silenzio. Non voglio che la polizia mi stia alle calcagna e
sappia dove sono… >>. Guardò i tre, in attesa di una cifra che
sicuramente lui avrebbe cercato di trattare.
<< Ci basta il fatto che tu voglia Goryalef
morto >> disse Svetlana, seria, << Non ci
interessano i soldi. Non c’è cifra che possa pagare la morte di Dimitri
>>.
Sospettoso, William
rimise in tasca il portafoglio e si avviò lentamente verso la porta, la pistola
ancora stretta in mano. Forse sarebbe stato più sicuro ucciderli, ma erano in
tre e sicuramente il rumore degli spari si sarebbe sentito da qualche parte,
oltre al fatto che potevano ancora tornargli utili… Meglio credere nella loro
parola, tanto non avevano convenienza a entrare in
contatto con gli sbirri, visto il “lavoro” che facevano.
<< Bé, allora
grazie. Spero di risolvere il mio problema il prima
possibile >>.
Si richiuse la
porta alle spalle con cautela, gettò uno sguardo nel vicolo e poi raggiunse la
Bugatti, parcheggiata dove l’aveva lasciata, con Dan alla guida. Gli fece cenno
di spostarsi, e si sedette al volante.
<< Allora?
>> chiese Dan, curioso.
<< Brutte
notizie: la Lince che conoscevo io in realtà non lo era
>> rispose William, il cellulare in mano, << Dopo ti spiego… Ora
devo fare una telefonata >>.
Ore 16.00 –
Autostrada, direzione Nord
Il sibilo assordante
degli pneumatici che inchiodavano sull’asfalto riverberò nell’aria fredda della
Russia, mentre la Punto decelerava in mezzo alla carreggiata semideserta; l’Impreza di fianco a lei fece altrettanto, mentre la 599
sopraggiungeva proprio in quel momento, rallentata da un tir poco più indietro.
C’era solo un
motivo che avrebbe spinto Irina a rallentare l’andatura, in
quel momento, proprio in mezzo a una gara. Qualcosa che stava proprio
davanti a loro, visibile anche a tutti quei metri di distanza.
Un posto di blocco.
<< Polizia?! >> gridò, incredula,
<< E adesso che facciamo?! >>.
Li vedeva in
lontananza, fermi e con i lampeggianti accesi: gli sbirri russi li stavano
aspettando bloccando ogni via di fuga, le auto di straverso sulla strada, con
il traffico che si faceva via via più intenso a causa
del blocco, le macchine che rallentavano tutte insieme…
Irina cercò
disperatamente un’uscita dall’autostrada, ma non ce n’erano: avevano superato l’ultima un paio di chilometri prima… L’unica alternativa
che avevano era una stazione di servizio che non li avrebbe portati da nessuna
parte…
Vide Dimitri
gettare una rapida occhiata alla cartina, poi disse, secco: << Entra
nell’autogrill… >>.
<< Ma dobbiamo passare di lì! >> gridò lei, cercando di
rallentare per guadagnare ancora qualche minuto per pensare… Anche Xander e Vladimir stavano facendo la stessa cosa…
<< Le alternative sono due: o lo sfondiamo, o troviamo un’altra
strada >> ribatté Dimitri, << Ma se lo sfondiamo sfasciamo anche la
macchina… E quella ci serve ancora domani >>.
Irina deglutì ed
eseguì l’ordine, chiedendosi cosa avesse in mente Dimitri: si ritrovò dietro la
599 e la Impreza, che
evidentemente erano in difficoltà quanto lei. Improvvisamente, la corsa subiva
una sorta di “pausa”, dove la cosa importante diventava superare l’ostacolo e
non mantenere la posizione…
Ormai non mancavano
poi molti chilometri alla fine della gara, e Irina aveva smesso di sentire la
stanchezza: l’adrenalina del duello in autostrada con Xander
e Vladimir le aveva dato una scarica di energia che non si sarebbe esaurita
fino al termine della corsa. Però quello era un
imprevisto che la coglieva del tutto impreparata.
<< Avevano
detto che la polizia non ci avrebbe dato fastidio… >> disse, mentre
fermava la Punto in un angolo dell’autogrill, cercando di far lavorare il
cervello.
Dimitri studiò
nuovamente la cartina, e rispose: << Potrebbero anche averla chiamata i
Referenti, per movimentare la gara. Al momento l’unica cosa che possiamo fare è
trovare una soluzione >>.
Guardò nello
specchietto retrovisore, accorgendosi che anche Xander
e Nina, insieme a Vladimir e Cyril,
stavano parlando: si consultavano per decidere cosa fare.
In
effetti
Dimitri, aveva ragione: non potevano sfondare il blocco rischiando gravi danni
alla macchina… Però potevano attendere che lo facesse qualcun altro al posto
loro… Già, ma chi tra loro, la 599 e la Impreza?
“Nessuno vorrà rischiare…”.
<< Bene… Come
siamo messi a benzina? >> domandò Dimitri.
<< Ne abbiamo
per terminare la corsa >> rispose Irina.
Dimitri ripiegò la
mappa e la guardò.
<< Vuoi
vincere questa gara, giusto? >>. Non era una domanda.
Irina annuì.
<< Allora è arrivato
il momento di una manovra… “diversiva” >>. Sembrava quasi che Dimitri
stesse per ghignare.
<< Sfondiamo
il blocco? >> chiese lei, ansiosa.
<< No
>>. Dimitri questa volta si lasciò andare a un sorrisetto. <<
Torniamo indietro… In contromano >>.
Irina lo fissò un
istante, con la tentazione di gridargli che era un pazzo, ma altrettanto
velocemente capì che era una manovra che poteva garantirgli la vittoria… Chi
mai avrebbe pensato di fare una cosa del genere?
Guardò l’Impreza, ferma a pochi metri da loro, e poi la Ferrari 599:
Xander e Nina parlavano tra loro, tranquilli, come se
avessero già trovato una soluzione al problema… Non poteva permettergli di
vincere, non di nuovo.
Valutò quante
fossero le possibilità che avevano di fare quella manovra e uscirne vivi e
illesi, e quando si accorse che erano poche lasciò perdere
l’idea di contarle. Spostò lo sguardo oltre il guard-rail, sulla carreggiata,
le auto che rallentavano, la maggior parte che entravano
nella stazione di servizio per approfittarne per fare una pausa…
Non disse niente:
l’unica cosa che fece fu affondare il piede sull’acceleratore, diretta
all’uscita della stazione di servizio, per guadagnare più velocità possibile…
<< Se finiamo
ammazzati da qualche parte, non venirti a lamentare da me… >> ringhiò.
In un attimo si
ritrovò fuori, senza che nessuno la seguisse, e tirò il freno a mano, facendo
girare la Punto su se stessa, il muso dalla parte opposta a quella in cui
doveva stare, il suono dei clacson che invadevano l’aria, mentre molti
automobilisti inchiodavano alla sua vista…
Premette fino a
fine corsa sull’acceleratore, si spostò sulla corsia di emergenza e iniziò la
sua folle corsa verso l’uscita, in contromano, i fari delle altre auto che la
abbagliavano, sentendo l’adrenalina che le dava una scarica così forte da farle
vedere tutto al rallentatore…
Vide il tachimetro
schizzare in alto, raggiungendo i centottanta, ma tenne saldo il volante,
pregando che tutto andasse bene… E capì cosa aveva provato Xander
quando aveva fatto quella manovra come lei, due anni prima…
I due chilometri
scorsero sotto le ruote della Punto lunghi come se
fossero stati venti. I tir suonavano, qualcuno la schivava appena in tempo, ma
per fortuna non c’era nessuno fermo sulla corsia di
emergenza…
Poi lo vide, il
cartello di uscita, al contrario, che non sapeva dove portasse ma che era la
loro salvezza. Rallentò, tirò di nuovo il freno a mano e imboccò l’uscita tra
le proteste degli altri automobilisti terrorizzati…
Il suo cuore
riprese a battere, mentre usciva dall’autostrada, ritrovandosi in aperta
campagna, in mezzo a prati gelati, ma lontana dalla polizia… Lontana
da tutti.
<<
Allungheremo di qualche chilometro, ma possiamo farcela >> disse Dimitri,
come se non si fosse nemmeno accorto di quella manovra da folli, <<
Sempre dritto, ora. Più veloce che puoi >>.
Irina non se lo fece ripetere due volte: con un sorriso sul volto, diede
fondo alle ultime energie che aveva, e schizzò sempre più forte lungo la
strada, il cielo sopra le loro teste ormai scuro.
“Li abbiamo fregati… Li abbiamo fregati!”.
Cercò di non
cantare vittoria troppo presto, perché aveva imparato che tutto era possibile… Xander poteva averli seguiti, imitando la loro manovra…
Ma non c’era nessuno
dietro di loro, né davanti… Sentì le pietroline sbattere
contro il paraurti anteriore, ma non le importava. Se serviva a vincere,
avrebbe accettato qualsiasi cosa…
15 chilometri, poi
10… Ormai erano vicini…
Poi vide in
lontananza stagliarsi un lago gelato, e appollaiato sulla collina un grande
hotel illuminato a giorno: il Pan, in russo “il
paradiso”.
Irina sorrise,
superò l’ultimo incrocio e si inerpicò sulla collina,
rapida, mentre vedeva sbucare dall’incrocio la 599, la Impreza
e tutte le altre auto, appaiate, troppo lontane per riprenderla…
Un attimo, e tagliò
il traguardo, inchiodando davanti ai russi in attesa, sbalorditi. Non lasciò il
tempo a nessuno di dire niente, smontò dalla macchina e raggiunse il bar
interno di corsa, prima che arrivassero tutti gli altri. Dimitri molto
probabilmente pensò fosse impazzita, perché non la seguì.
Appena dentro,
individuò il bancone dove erano state preparate le vivande calde per i
partecipanti alla gara. Afferrò una tazza bollente di caffè, prese una sedia e
tornò fuori di corsa.
Sotto lo sguardo
basito dei presenti, si sedette sulla sedia, al freddo, davanti all’ingresso
dell’hotel, e iniziò a sorseggiare tranquillamente il suo caffè, osservando in
lontananza le auto che si avvicinavano a folle velocità.
Il primo a tagliare
il traguardo fu Vladimir, seguito a ruota da Xander e
dalla M3 bianca; poi, uno dietro l’altro, tutti gli altri piloti, che inchiodarono
esattamente come lei davanti all’hotel facendo fumare le gomme.
La porta della 599
si spalancò, e ne uscì uno Xander arrabbiato e con la
faccia scura, che però la ignorò deliberatamente; Vladimir le rivolse
un’occhiata sprezzante, mentre lei continuava a rimanere tranquilla al suo
posto, in attesa della sua “preda”. La situazione sembrava così surreale che
molti erano più interessati a vedere cosa lei avesse in mente che a capire l’esito
della corsa; persino Konstantin era fermo a fissarla, perplesso. Dimitri stava appoggiato alla
Punto, cercando di capire cosa le passasse per la testa, ma aveva un vago sorriso
sulle labbra…
Poi Nina scese
dalla Ferrari con la faccia di una che aveva ingoiato un grosso limone, ma non
rinunciò a guardarla male con la sua faccia d’angelo. Solo allora Irina sorrise
e abbassò la tazza di caffè.
<< Oh, siete
arrivati? >> disse, serafica, << Credevo ci
avreste messo di più… Ah, ottima gara, campionessa >>. Alzò la tazza in
suo onore, un sorriso sornione stampato sul volto.
La faccia di Nina
diventò di granito, e Irina continuò a sorridere, ben sapendo cosa provava in quel
momento. Vide la gente intorno ridacchiare, ma se ne fregò altamente: era troppo contenta per non volersi prendere quella rivincita…
“Credevi davvero che mi sarei fatta mettere i piedi in
testa così facilmente?”.
Qualcuno la afferrò
per una spalla, invitandola ad alzarsi.
<< Andiamo,
prima che qualcuno decida che tu abbia bisogno di una lezione >> disse
Dimitri, spingendola dentro l’hotel.
Senza dire niente Irina
si lasciò condurre dentro, godendosi quella sensazione di trionfo che aveva
addosso e che sicuramente non l’avrebbe abbandonata per un bel po’.
Spazio Autrice
Uh, prima di tutto
ringrazio per la vera e propria valanga di recensioni che mi è arrivata!
Davvero, mi avete fatto andare il morale alle stelle!
Allora, passiamo al
commento… Come vedete, Irina si è presa la sua rivincita su tutto ma
soprattutto su tutti, compresa la bella Nina dalla faccia d’angelo. E se l’è
goduta fino alla fine, vista la sua reazione: ormai è entrata bene nella sua
parte!
William, invece, ha
scoperto che c’è qualcun altro che ha un conto in sospeso con Dimitri, e la
cosa non può che fargli piacere. Il problema è scoprire cosa succederà, e
soprattutto cosa possono combinare lui e Vladimir insieme… Ricordate cosa avevo
sottolineato riguardo a Dimitri: che non aveva
raccontato ancora tutto, c’è qualcosa che ancora Irina non sa, e non è l’unica.
E poi, davvero credevate che vi avrei servito la Lince su un piatto d’argento
così facilmente? Ci sono ancora un sacco di cose, da
scoprire…
Ah, continuo a
rispondere alle recensioni nel solito modo, per il momento. Quando avrò capito
come funzionano le novità del sito (non ho ancora controllato), magari
utilizzerò le nuove funzioni.
Darkrainbow: salve! Oh, sono contenta che tu abbia recensito, un
nome nuovo tra i miei “recensori” abituali. Ah, no, non c’è pericolo che faccia
uscire che Dimitri ama Nina (o cose patetiche del genere), perché nemmeno a me
piacciono, e soprattutto non sarebbe per niente in linea con il carattere di
Dimitri: se lui dice una cosa, è quella e basta. Ma comunque leggere tutte le
possibili implicazioni delle varie coppie che possono formarsi durante la storia mi ha fatto morire dal ridere: li vedo proprio bene Xander e William insieme, felicemente innamorati! A parte
gli scherzi, però, aspettati davvero di tutto, perché mi piace stupire e andare
contro corrente, ormai lo sanno tutti, e quando ho deciso di scrivere Russian Roulette era quella la mia intenzione. Aspetta
qualche capitolo, e vedrai. E sappi che adoro le recensioni chilometriche,
quindi nessun problema! Un Bacio!
Supermimmina: hey, era da un po’ che non
ci sentivamo, o sbaglio? Voilà, capitolo postato, anche se non in fretta come
tutti vorrebbero! E stai tranquilla, perché prima che finisca questa storia ci
vuole ancora un po’! Bacioni!
Lolita5: hola! Mi fa
piacere che tu abbia scoperto le mie storie, e di solito quelle incontrate per caso danno maggiori soddisfazioni di quelle
ricercate: spero sia questo il caso! Ti ringrazio per i complimenti, e ti do
ragione per il fatto che la mia mente diabolica è
entrata in funzione: sta per uscire qualcosa di folle, come sempre! Un bacio!
Smemo92: wow, ragazza, hai recuperato tutti i cap prima, e ti ringrazio
infinitamente: ce ne vuole ti tempo e voglia per scrivere tutte quelle
recensioni! Ti adoro! Bè, sì, è stato un bel colpo
per i nostri due piccioncini: chi l’avrebbe mai detto, all’inizio di questa
storia? Però, sì, entrambi hanno davvero bisogno di
una pausa, forse Irina più di tutti. Tifi per Dimitri, eh? Chi non lo sta
facendo, in questo momento? In effetti… Ma non dare niente per scontato, eh. Mi conosci, oramai. Grazie mille per i
complimenti! Bacione!
Dust_and_Diesel: eh eh, visto? Sono una di parola,
io. Naturalmente, grazie mille per i complimenti che mi fai sempre, e ammetto
che in effetti mi piace studiare bene i personaggi,
molto più delle ambientazioni, a essere sincera. In fondo, sono i protagonisti
che devono catturare l’attenzione e farsi apprezzare, e sono
loro il vero centro delle storie. Mi piace che abbiano un certo spessore, e
piano piano ho guadagnato un pochino di “esperienza”,
da quando ho pubblicato il Gioco dello Scorpione. Ma
ammetto di non sapere una parola di russo, e quasi nulla delle loro usanze:
tutti i cenni sono frutto di ricerca su Internet! Bacioni!