Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Lhea    27/11/2010    6 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo XXVIII

Capitolo XXVIII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 10.00 – Rostov, Hotel Lady B.

 

La sveglia del cellulare iniziò a trillare all’improvviso, forte e fin troppo chiara nel silenzio della stanza, rimbombando tra le pareti bianche della camera. Irina afferrò rapidamente il telefono e la disattivò, poi con un sospiro lasciò cadere le braccia sul lenzuolo, fissando il soffitto appena rischiarato dalla fioca luce del tardo mattino.

 

Cercò di fare mente locale, per ricordare chi avesse messo la sveglia… Non era stata lei, ne era certa. La sera prima ricordarsi di doversi svegliare presto non era stato certo il suo pensiero più importante…

 

Scosse il capo, cercando di snebbiare la mente… Sì, ora ricordava. Era stato Dimitri: le aveva detto di andare a letto, dopo averle intimato di farsi una doccia calda, e poi doveva averle inserito la sveglia nel cellulare, per essere sicuro che almeno si presentasse alla gara del giorno dopo.

 

La corsa partiva a mezzogiorno, quindi aveva ancora due ore per prepararsi e rimettersi in quadro. Solo quando si mise a sedere, le piombò di nuovo addosso tutto quello che era successo la sera prima…

 

Non aveva più lacrime da versare, le aveva terminate, ma sentiva comunque quel dolore sordo e profondo che le arrivava dal cuore. Non aveva avuto tempo di pensare a qualcosa, dopo essersi fatta la doccia, perché non aveva nemmeno cercato di indugiare sulla questione: era subito piombata in un sonno senza sogni, senza nessun pensiero, sfinita.

 

“No, non devo pensarci… Ora la mia unica priorità è la missione. Devo portare a casa un risultato, costi quel che costi”.

 

Si vestì in fretta, sentendo lo stomaco che brontolava, ma non aveva voglia di mangiare. Tuttavia, doveva farlo, perché avrebbe dovuto guidare per ore, e non poteva rischiare di non avere energie sufficienti a mantenere la concentrazione…

 

Prese il cellulare, se lo mise in tasca, e si avviò verso la porta, stranamente imbambolata. Si sentiva strana, come avvolta in una sorta di nebbia che rendeva ciò che la circondava surreale. Ma sapeva che era solo una sensazione dovuta a come si sentiva dentro, alla confusione che si portava dietro.

 

Aprì la porta e andò a sbattere contro Dimitri, che forse stava per bussare per chiamarla.

 

<< Scusa… >> mormorò, ignorandolo quasi, sempre diretta di sotto.

 

Dimitri la guardò con una strana espressione, poi la seguì, scettico.

 

<< Dove stai andando? >> chiese.

 

Irina continuò per la sua strada, guardando per terra.

 

<< A fare colazione >> rispose.

 

Dimitri non aggiunse niente, e continuò a seguirla. Raggiunsero il bar e Irina ordinò il caffè più forte che c’era, aggiungendoci poi un tramezzino farcito e un paio di biscotti. Ingurgitò tutto sotto lo sguardo sempre più perplesso del russo, che sorseggiava qualcosa con un sopracciglio inarcato.

 

In quel momento, non le interessava cosa stesse pensando di lei Dimitri; non le importava nemmeno del fatto che l’avesse trovata seduta per terra a piangere sotto la neve, che in qualche modo si fosse preso cura di lei costringendola ad andarsene a dormire e puntandole la sveglia… Aveva imparato che non avrebbe mai dovuto giustificarsi davanti a lui; che anche di fronte alle sue sciocchezze, Dimitri non avrebbe mai espresso un giudizio.

 

<< Sei sicura di stare bene? >> chiese il russo, neutro, guardandola mangiare con poca voglia ma con determinazione.

 

Irina alzò lo sguardo su di lui, e si accorse che nei suoi occhi grigi c’era qualcosa di diverso… Non si soffermò a cercare di capire cosa fosse, ma rispose velocemente: << Sì, sto bene. Come ci dividiamo oggi, a guidare? >>.

 

<< Parti tu >> rispose Dimitri, lasciando correre quel suo strano atteggiamento, << Quando ti stanchi, ci diamo il cambio. Anche se non possiamo fermarci quante volte ci pare: oggi è una gara secca, chi arriva primo vince >>.

 

Irina annuì e buttò giù l’ultimo sorso di caffè.

 

<< Ok… Vado a preparare la macchina >>.

 

Scese dallo sgabello e risalì in camera, dove raccolse tutte le sue poche cose in una borsa, raccattò un elastico dalla tasca dei pantaloni e si legò i capelli; dopodiché tirò fuori le chiavi della Punto e andò in garage.

 

Questa volta lo trovò pieno, con tutte le auto partecipanti disposte l’una vicino all’altra, parcheggiate sotto la luce dei neon. C’erano alcuni dei piloti che stavano dando una controllata alle gomme, e la guardarono passare senza dire niente. Lei li ignorò, accorgendosi che la Ferrari 599 era abbandonata a stessa…

 

Il suo cervello la ricollegò immediatamente a Xander, ma scosse la testa per evitare di formulare qualsiasi pensiero che lo riguardasse. Aprì la Punto, diede una controllata alle gomme per vedere se c’erano danni, poi spalancò il portellone del portabagagli, dove erano stati stipati i due pneumatici di scorta e le due taniche di benzina, ancora piene. Si accertò che fosse tutto a posto, compresi i sigilli al cofano motore, poi salì al posto di guida e mise in moto, lasciandosi rapidamente dietro il garage e tutti i suoi piloti.

 

Trovò un benzinaio a pochi chilometri di distanza dall’hotel, si fermò e fece il pieno, anche se il serbatoio era solo vuoto a metà. Pagò e tornò in albergo, lasciando la Punto nel piazzale dove ormai stavano cominciando i preparativi per la gara. Andò al bar, prese posto a un tavolino e si mise ad aspettare.

 

Non vedeva l’ora che quella gara cominciasse: aveva voglia di partire, di trovarsi in mezzo alla strada e dover pensare così solo a guidare… Qualsiasi altro pensiero era bandito.

 

Si fece portare un altro caffè, forte e molto zuccherato, e si mise a berlo, guardando il via vai di gente che entrava e usciva dall’hotel, in fermento per l’inizio della gara. Passò Konstantin, che le rivolse un’occhiata sprezzante; poi Varagurg, uno degli altri Referenti; un paio di piloti; Vladimir Buinov con il suo co-pilota Cyril, che forse non si accorsero nemmeno che era seduta lì; e poi il russo dalla barba scura di cui non sapeva ancora il nome ma che si occupava dei tempi delle gare.

 

Mentre si distraeva guardando fuori le auto che iniziavano a uscire dal garage, si accorse che all’appello mancavano due persone piuttosto importanti: Nikodim e Boris. Non li aveva visti nemmeno il giorno prima, alla partenza della prima gara, e si chiese come mai. Forse Boris era rimasto a Mosca, magari per via di una scusa che aveva inventato Dimitri per tenerlo lontano da Xander, ma Nikodim? Aveva sempre pensato che fosse piuttosto interessato e coinvolto nella Mosca-Cherepova, visti i suoi interessi come quasi-Referente

 

Sentì dei passi avvicinarsi, poi entrò Nina, avvolta nella sua aura di perfezione, che si diresse dritta filata verso il cortile, rivolgendole un’occhiata deridente.

 

<< Buongiorno campionessa >> la salutò.

 

Irina non rispose e si limitò a inarcare un sopracciglio per farle capire che non era colpita dalla sua provocazione.

 

<< Quel campionessa era palesemente ironico… >> commentò Dimitri, comparendo dal nulla e sedendosi al tavolo di fronte a lei, impassibile.

 

Irina finì l’ultimo sorso di caffè e posò la tazzina con lentezza.

 

<< Che sia ironico o meno, vedrai che quando sarà ora di pronunciarlo di nuovo non lo farà >> disse, tranquilla, << Come mai non ci sono Nikodim e tuo zio? >>.

 

Dimitri la scrutò in volto, come se volesse cercare di capire cosa stesse pensando.

 

<< Non lo so >> rispose, << Credevo venissero anch’io. Sembra che abbiano avuto qualcosa da fare… >>. Non concluse la frase, ma era chiaro che pensava che per loro fosse meglio così. << Dove sei andata? >> chiese poi.

 

<< A fare benzina >> rispose lei.

 

Dimitri non aggiunse altro, ma Irina si accorse che sembrava la stesse soppesando, come se credesse difficile vederla comportarsi in quel modo dopo quello che era successo la sera prima… In fondo, l’aveva pur sempre trovata mezza fradicia sotto la neve a piangere per aver appena lasciato quello che doveva essere il grande amore della sua vita. A dir la verità, anche lei era stupita da sé stessa…

 

Lo vide fissarla in volto, e la cosa la mise a disagio. Era come se volesse guardarle dentro la testa.

 

<< Perché non ti piace Nina? >>.

 

La domanda le uscì dalla bocca e fu la prima che le venne in mente per togliersi da quella situazione d’imbarazzo. Vide che Dimitri non aveva cambiato minimamente espressione, come se la cosa non lo scalfisse nemmeno.

 

<< Perché è una stronza, una puttana e una vipera >> rispose, secco, << Non ha il minimo rispetto nemmeno per sé stessa. Approfitta del fatto di essere bella solo per avere quello che vuole, e se né vanta. Perché mi fai questa domanda? >>. Incrociò le braccia ma rimase serio e distaccato.

 

Irina abbassò lo sguardo per un attimo.

 

<< Dan mi ha detto qualcosa in proposito… >> rispose, pentendosi di aver tirato fuori la questione.

 

Dimitri fece una smorfia, forse di fastidio.

 

<< Nina non è il tipo di ragazza che voglio >> sussurrò, arrabbiato, << E non sono così stupido da farmi fregare da lei, come ha fatto Went >>.

 

Il russo era palesemente seccato per quella domanda, e Irina tacque. Lasciò perdere il commento riguardo a Xander, e disse, a bassa voce: << Grazie per essermi venuto a prendere, ieri sera >>.

 

Dimitri grugnì qualcosa di incomprensibile, poi si alzò.

 

<< Andiamo, è ora di mettersi in posizione >>.

 

Irina lo superò e raggiunse la Punto, salendo a bordo nel momento esatto in cui vide la Ferrari 599 passarle davanti e andare a posizionarsi davanti alla linea di partenza. Accese il motore, aspettò che Dimitri si sedesse e poi raggiunse la linea bianca tracciata per terra, il cielo di Rostov che andava piano piano annuvolandosi, proprio di fianco alla Ferrari.

 

Agganciò la cintura di sicurezza, poi voltò il capo verso la 599, e scoprì che alla guida della Ferrari c’era Nina, la chioma bionda ben visibile anche da lì. Xander sedeva nel sedile del passeggero, e guardava fisso davanti a sé, come se non si fosse accorto che era proprio di fianco a loro.

 

Incrociò lo sguardo di Nina, e sentì la rabbia montarle addosso: non perché forse in qualche modo le aveva portato via Xander, ma perché la sfidava apertamente, perché si mostrava più brava di lei, perché credeva di intimorirla, di spaventarla.

 

Forse un’altra Irina avrebbe abbassato gli occhi, ma quella che si trovava in quel momento alla guida della Punto non lo fece. Non lo fece perché aveva capito che nella vita abbassare la testa non era la mossa migliore; aveva capito che lottare, tirare fuori le unghie, era l’unico modo per ottenere quello che voleva. E lei voleva vincere, in tutti i sensi. Anche contro quella russa che credeva di essere meglio di lei.

 

Strinse il volante fino a che le nocche non le sbiancarono, e vide Nina tornare a guardare davanti a sé, tronfia. Il piede le scivolò impercettibilmente sull’acceleratore, facendo ruggire il motore.

 

“Forse non sono nessuno, forse ho sbagliato tutto nella vita, ma non mi lascerò umiliare in questo modo. Non da lei”.

 

Attese che tutte le altre auto si mettessero in posizione, poi guardò Dimitri. Il Mastino era tranquillo come sempre, ma lei si accorse che alla loro destra c’era la Impreza di Vladimir: il russo li fissava, un mezzo ghigno sul volto. Lo vide abbassare il finestrino per parlare con loro.

 

Dimitri lo ignorò, ma Irina fece scorrere il vetro, lasciando che l’aria gelida entrasse nell’abitacolo.

 

<< Si scatenerà una tempesta >> disse Vladimir, ghignando, indicando con un cenno il cielo.

 

<< Mai come quella che tireremo su noi >> ribatté Irina, secca.

 

Vladimir rise e gettò un’occhiata a Cyril, al suo fianco, poi tornò a guardare Dimitri. Il Mastino sembrava volerlo ignorare completamente, e la cosa fece sorridere Buinov.

 

<< Attento alla bambina, Dimitri >> disse.

 

Il russo si voltò a guardarlo, e Irina immaginò avesse gli occhi di ghiaccio, in quel momento.

 

<< E tu attento alla pelle >> ribatté, gelido.

 

Entrambi i finestrini si chiusero, e Irina ricordò la frase della sera prima di Vladimir, che non aveva ancora riferito a Dimitri.

 

<< Non ho avuto modo di dirtelo, ieri sera, ma ho incrociato Vladimir in ascensore, e mi ha detto di dirti che sa come prenderti… O una cosa del genere >>.

 

Parlò con tono neutro, ma qualcosa le disse che lei centrava in quella storia. L’ultimo commento di Buinov poteva che avere quel senso.

 

Dimitri rimase comunque di ghiaccio.

 

<< Non ha importanza >> disse solo.

 

Irina tornò a guardare la strada, senza provare alcuna emozione. Se in qualche modo centrava nella storia, non le importava; non aveva paura. Aveva smesso di avere paura nel momento esatto in cui aveva capito di essere da sola.

 

Diede un’ultima controllata alle spie sul cruscotto, poi mise la mano sul cambio. Come se fosse al rallentatore, vide Dan muoversi fino al centro della pista, le auto tutte in linea l’una di fianco all’altra, una pistola in mano, l’espressione seria. Come incitati dal suo movimento, i motori ruggirono come bestie inferocite.

 

Irina respirò a fondo, l’odore di pioggia e pneumatici che filtrava dal finestrino che aveva lasciato leggermente aperto. Le piaceva quell’odore, la faceva sentire eccitata come alla prima gara, l’adrenalina che iniziava a scorrerle nelle vene…

 

Improvvisamente, si sentì come la prima volta che aveva corso nella Black List, contro il numero quindici: sola, ma consapevole di avere delle qualità. Sicura di dover e poter contare solo su stessa, con la volontà di farcela a tutti i costi. Questa volta era uguale: nessuno l’avrebbe aiutata, nessuno avrebbe pensato a lei.

 

Dimitri sembrò accorgersi del suo sospiro, e capì che la stava guardando.

 

<< Non credevo che questa missione mi portasse a questo… >> sussurrò lei.

 

<< Nemmeno io >>.

 

Poi lo sparo ruppe il silenzio dell’aria, e il piede di Irina affondò meccanicamente sull’acceleratore, facendo schizzare avanti la Punto. Con una progressione bruciante, la 599 di fianco a lei la superò senza fatica, tirando su una nuvola di brina, mentre Vladimir le rimase accanto.

 

Nel più completo caos, Irina rimase incollata al posteriore della Ferrari, mentre ai suoi lati auto di diverso colore si muovevano confusamente, urtandosi e scontrandosi nel tentativo di guadagnare la posizione migliore prima della curva.

 

La Subaru la strinse a destra, e lei si spostò un po’ per evitare lo scontro. La lasciò passare avanti, sfruttando la sua scia, mentre vedeva la Camaro rossa del Diavolo avvicinarsi, affiancata da una M3 e da una Nissan.

 

Poi svoltarono a sinistra, ritrovandosi lungo a una strada di campagna, larga abbastanza per far passare due macchine, una in una direzione e una nell’altra, in mezzo a campi di grano gelati e secchi. Sopra di loro solo il cielo scuro di nubi, e il rumore assordante dei motori.

 

<< Rimanigli dietro >> disse Dimitri, mentre lei continuava a stare attaccata al posteriore della Impreza, << Qualsiasi cosa succeda, rimanigli attaccata >>.

 

Irina strinse il volante, proprio mentre nello specchietto retrovisore vide una vera e propria battaglia per la conquista del quarto posto: la Camaro stava fianco a fianco con una M3 bianca, dandosi violente sportellate nella speranza di buttarsi fuori a vicenda. Una terza auto, una Skyline, si delineò tra loro, cercando di farsi avanti…

 

Poi la M3 finì fuori strada, dritta sull’erba bagnata e poi dentro un fosso, ribaltandosi su se stessa, in un clangore metallico… La Skyline affiancò la Camaro, e Irina vide il cenno di complicità tra Severin e il tipo della Nissan…

 

<< Si sono coalizzati tra loro! >> gridò, accorgendosi che le due auto ora puntavano verso di loro.

 

Dimitri si voltò a guardare, e nei suoi occhi di ghiaccio comparve una scintilla.

 

<< Accelera >>.

 

Irina premette il pedale, avvicinandosi alla Subaru, mentre la Camaro e la Nissan sembravano allargarsi come per superarla ognuna da un lato… Anche se chiaramente volevano bloccarla.

 

<< Ci vogliono sbattere fuori… >> ringhiò Irina, arrabbiata.

 

Non aveva immaginato che la Mosca-Cherepova volesse dire anche quello: allearsi per conquistare più facilmente la vittoria… Non aveva pensato che ci fosse anche quella possibilità.

 

Affiancò la Impreza, cercando di togliersi dall’impiccio, la Ferrari 599 che faceva strada, delineando il percorso davanti a loro…

 

Non voleva finire certamente come la M3, così rimase incollata al fianco della Subaru, nella speranza che non riuscissero a raggiungerla…

 

Sentì un colpo sordo al posteriore, la Punto che sbandò, e si rese conto che la Camaro aveva appena tentato di speronarla… Toccò i freni, rallentando appena, tenendo stretto il volante per non perdere il controllo…

 

Vide Dimitri sporgersi per guardare alla sua sinistra, e colse il movimento di Cyril dall’altra parte, come se stesse gesticolando. Non capì cosa stava succedendo, perché teneva gli occhi incollati alla strada e per non rischiare di fare una mossa azzardata…

 

<< Avvicinati al ciglio della strada >> disse Dimitri.

 

Irina non si mosse. << Rischiamo che con un colpo ci facciano scivolare nel fosso… >> disse, << Stanno aspettando solo quello… >>.

 

<< Tu fallo >>.

 

Irina continuò a rimanere dov’era, mentre vedeva l’Impreza allontanarsi, lasciando uno spazio in mezzo a loro… Non capiva il senso di quella mossa, se c’era.

 

<< Perché? >> domandò.

 

<< Ci alleiamo con Vladimir >> fu la risposta secca di Dimitri.

 

Irina registrò la frase senza chiedersi se fosse giusto, sbaglio, saggio o da idioti. Se era un’idea di Dimitri, era sempre meglio fidarsi.

 

Si spostò di lato, sentendo le pietroline a bordo strada sfrigolare sotto le ruote… Un attimo, e la Camaro era in mezzo a loro, pronta a speronarla.

 

<< Vagli addosso >>.

 

Senza pensare, Irina fece sbattere la fiancata della Punto contro quella della Camaro, proprio mentre l’Impreza faceva la stessa cosa. Gli specchietti retrovisori della Chevrolet saltarono via con un sibilo, finendo sulla strada e spaccandosi in mille pezzi…

 

Con uno stridore, Irina vide le fiancate della Camaro sollevarsi e accartocciarsi, schiacciata dalla Punto e dalla Impreza, pezzi di vetro che volavano da tutte le parti…

 

Non sapeva se era giusto, se era sbagliato, scorretto o legittimo, ma capì che se voleva vincere quella gara doveva fare davvero la pilota clandestina, ed esserlo comprendeva anche quello. Sperava solo di non fare troppo male a Severin, perché non era ancora pronta a uccidere…

 

Poi la Camaro inchiodò, rallentando e finendo dietro, lontana dalla morsa in cui la Punto e la Impreza l’avevano stretta, al sicuro, ma perdendo terreno. Irina tornò in mezzo alla strada, più vicina a Vladimir di quanto le piacesse…

 

<< Adesso ci penseranno due volte, prima di mettersi contro di noi… >> ringhiò Dimitri, rivolgendo uno sguardo dietro, << Crederanno che siamo alleati con Buinov… >>.

 

<< Perché, non lo siamo già più? >> chiese Irina, sentendo una goccia di sudore colarle sulla tempia per la tensione.

 

<< Non ho mai detto che lo saremmo stati per tutta la gara… >> ribatté Dimitri.

 

Irina si diede della stupida, avrebbe dovuto pensarci: il loro poteva essere un bluff, perché il Mastino non si sarebbe mai alleato per davvero con l’uomo che aveva ucciso sua sorella… Era stata solo una cosa di pochi minuti, che aveva giovato entrambi: Severin e il tizio della Nissan potevano infastidire anche Vladimir, e tentare di farlo finire fuori gara…

 

Premette l’acceleratore, accorgendosi che la 599 si stava allontanando anche grazie al fatto che era sola in testa e che non aveva avuto contrattempi di alcun genere. Vedeva i fari rossi spiccare nella nebbiolina di neve che si sollevava dalle ruote…

 

L’Impreza continuava a starle incollata al fianco, senza lasciarla fuggire all’inseguimento della Ferrari. Irina sapeva che al momento la macchina di Vladimir era la più avvantaggiata, su quel terreno difficile: la trazione integrale e l’assetto specifico la rendevano perfetta per correre sulla neve. Doveva solo sperare di riuscire a non farsi superare…

 

<< Quanto dura questo tratto? >> chiese a bassa voce, stringendo forte il volante, le pietre sul terreno che scricchiolavano, facendogli rischiare in ogni momento di finire fuori…

 

<< Trenta chilometri >> rispose Dimitri, senza nemmeno guardare la cartina, << Siamo quasi alla fine. Dopo c’è un pezzo di autostrada… Da questo momento in poi, cerca di non perdere terreno. Vince chi non cederà fino alla fine >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.30 – Mosca, quartiere Lyubertsy

 

William parcheggiò la Bugatti in un vicolo buio, e spense fari e motore. Gettò rapidamente uno sguardo intorno, per individuare eventuali trappole, poi tirò fuori la pistola e tolse la sicura. Conosceva la nomea di cui godeva quel quartiere, e non sarebbe stato superficiale.

 

<< Rimani qui >> ordinò a Daniel, seduto di fianco a lui, << Io entro, sbrigo questa faccenda e torno. Tieniti pronto a scappare in qualsiasi momento, perché non mi fido più di nessuno. Potrebbe anche essere una trappola, quindi se non mi vedi di nuovo entro un’ora, sei autorizzato a entrare per venire a vedere >>.

 

<< Ok >> fece Daniel, tirando fuori la sua pistola, anche se non sembrava particolarmente preoccupato. Da quando stavano a Mosca, era decisamente troppo ottimista.

 

William fece per uscire, poi si voltò un’ultima volta.

 

<< Ah, se quando esco non ti trovo dove ti ho lasciato, ti vengo a cercare e ti ammazzo, chiaro? >> ringhiò. Ci mancava solo che venisse abbandonato lì da quello che aveva tirato fuori dalle sbarre…

 

Daniel alzò gli occhi al cielo, per niente offeso. << Ok >> ripetè, calmo.

 

William chiuse la portiera della macchina e raggiunse la porta di legno sbrecciato che stava incastrata in un angolo del vicolo, e si guardò nuovamente intorno. Faceva freddo, ma l’aria sembrava ancora più gelata in quel posto. Bussò una volta e attese che qualcuno aprisse.

 

Lo spioncino sulla porta si aprì leggermente, e riuscì a intravedere un paio di occhi scuri e dall’aria minacciosa. Il proprietario grugnì qualcosa in russo che lui decise di interpretare come un “Chi sei?”.

 

<< Mi chiamo William Challagher, lo Scorpione, ex numero uno della Black List >> rispose, per essere sicuro che lo riconoscessero, << Vengo da Los Angeles, e sono in fuga dalla polizia. Conoscevo Ivanof Zarevic. Mi manda l’oste del Gulad Pub >>.

 

I due occhi si soffermarono sulla sua faccia per un momento, come a studiare bene i suoi lineamenti, ma sembravano meno minacciosi di prima.

 

<< Siamo tre persone tutte armate, qui dentro >> disse l’uomo, un forte accento russo nella voce, << Quindi pensaci due volte, se hai intenzione di fare danni, chiaro? >>.

 

<< Sono qui solo per farvi qualche domanda, niente di più >> ribatté William.

 

Sentì i chiavistelli cigolare mentre venivano aperti, poi la porta si spalancò, rivelando una stanza cupa, dai muri di pietra, rischiarata da un paio di lampadine penzolanti dal soffitto, quasi vuota e piena di quello che sembrava odore di muffa e umidità. Ricordava molto una vecchia cantina appena sgombrata, dove rimaneva solo un grosso scatolone di cartone vicino a una delle pareti.

 

In effetti, c’erano tre persone, in quel locale: il tizio che gli aveva aperto, un uomo basso, dalla faccia segnata e i capelli ingrigiti; un tipo alto, dai capelli biondissimi e corti, gli occhi azzurri e i tratti affilati che lo rendevano poco umano; e una ragazza seduta in un angolo, con la faccia ricoperta di piercing, che fumava tutta tranquilla uno spinello guardandolo con scarso interesse.

 

<< Come facevi a conoscere Ivanof? >> chiese il tizio che gli aveva aperto.

 

William strinse la pistola, sentendo che lo stavano studiando attentamente, ma con calma rispose: << Eravamo amici. Abbiamo concluso alcuni affari, prima che venissi arrestato… E sono a conoscenza del fatto che era la Lince >>.

 

I due uomini si guardarono un istante, senza dire niente; poi il tipo biondo di presentò.

 

<< Zac >> disse, poi indicò i due, << Lui è Savva… Lei Svetlana >>.

 

William fece un cenno con la testa, poi vide la ragazza sputare una boccata di fumo e dire, con voce roca: << Mio fratello è morto, lo sai? >>.

 

<< Sì, me lo hanno detto >> rispose William, << Voi sapete perché lo hanno ucciso? >>.

 

La ragazza fece una smorfia, rivelando denti piuttosto storti e ingialliti.

 

<< No >> rispose, << O meglio, non sappiamo ancora chi lo ha ucciso… Perché lo cercavi? >>. Assunse un’aria di sfida.

 

Zac prese una sedia da un angolo e la avvicinò al tavolo, invitandolo a sedersi. William si accomodò mal volentieri, mentre gli veniva offerto un bicchiere di vodka di pessima qualità che evitò di assaggiare.

 

<< Avevo bisogno del suo aiuto >> rispose, << Sono in fuga dalla polizia, e speravo mi desse asilo per qualche giorno, oltre che una mano a trovare delle persone… >>.

 

<< Non è a noi che devi chiedere >> disse Zac, tranquillo, << Noi spacciamo droga, non ci occupiamo di altro >>. Indicò con il capo lo scatolone appoggiato al muro, dove dovevano esserci le “scorte” per i clienti.

 

<< Lo so >> ribatté William, << Sono qui solo per sapere se potete mettermi in contatto con la nuova Lince, o almeno se sapete chi è o come posso trovarla. Ivanof sarà stato sostituito, immagino… >>.

 

I tre si guardarono nuovamente, e la cosa lo irritò particolarmente. Svetlana tirò una altra boccata di fumo, poi disse: << C’è ancora una cosa che non sai, Challagher. Mio fratello non è mai stato la Lince >>.

 

William arricciò il labbro, senza capire. Fissò la ragazza, e notò che era divertita dalla sua reazione. Non era il momento di fargli degli scherzetti.

 

<< Oh, già, mio fratello non è mai stato la Lince >> disse, serafica, << Immagino sia per questo che lo abbiano ucciso… >>.

 

William spostò lo sguardo su Savva, per cercare di capire se lo stessero prendendo in giro.

 

<< Volete dire che io ho condotto affari con qualcuno che non era la Lince? >> ringhiò. << E allora chi diavolo era? >>.

 

La situazione stava prendendo una piega che non gli piaceva per niente: aveva creduto di trovare la Lince ad attenderlo per dargli una mano, e aveva scoperto che era morta; adesso veniva fuori che si era trattato di un impostore…

 

<< Sicuramente non la vera Lince >> rispose Svetlana, << Perché se lo sarebbe stato davvero, a quest’ora sarebbe ancora qui… >>.

 

<< Ma voi lo sapevate? >> chiese William, ormai incredulo.

 

<< Non sapevano nemmeno che si spacciasse per la Lince >> rispose Zac, << Non ci ha mai detto niente. Siamo venuti a saperlo solo dopo, facendo delle ricerche >>.

 

Non gliene sarebbe importato gran che di tutta quella storia, se non fosse che lui con quel Ivanof ci aveva avuto a che fare credendo di trovarsi davanti la vera Lince. Ora le carte in gioco venivano cambiate di nuovo, e decisamente in peggio per lui.

 

<< E perché si spacciava per la Lince? >> chiese.

 

<< E’ stato pagato >> rispose Svetlana, << Lui, e tutti quelli che fino ad oggi si fanno passare per lei. Vengono pagati per essere quello che non sono, e sono gli unici che hanno veramente un contatto diretto con la Lince. I Referenti, le Sentinelle… Tutte stronzate. Sono agli ordini di qualcuno che in realtà non è la Lince, ma un suo semplice rappresentante >>.

 

<< Vuoi dire che non esiste praticamente nessuno che sa chi è? >> domandò William.

 

Svetlana fece una smorfia. << Oh, no, nessuno. Forse anche quelli che si fingono lui non lo hanno mai visto in faccia. Figuriamoci se sapremmo dirti il suo nome vero >>.

 

C’era qualcosa in quella storia di assolutamente inquietante: il sistema ideato dalla Lince era perfetto. Si proteggeva con delle Sentinelle e con dei Referenti che credevano di avere a che fare direttamente con lui, ma in realtà si trattava di impostori assoldati per tenerlo ulteriormente al sicuro… Chi mai poteva arrestarlo, così? Ecco perché era ancora libero, nonostante tutti i traffici che aveva messo in piedi…

 

Ed era chiaro che Ivanof Zarevic non era altro che una pedina: molto probabilmente era stato ucciso quando la Lince aveva deciso che non gli era più utile, che non andava più bene come sostituto. Alla sua morte non doveva nemmeno esserci un perché: forse si trattava di un “cambio” che avveniva regolarmente… Chi era ora la finta Lince?

 

Il suo piano saltava: non poteva contare più sull’aiuto di nessuno. A meno che non decidesse di trovare la vera Lince… Poteva chiedergli appoggio per qualche periodo, poi andarsene dopo aver sbrigato le sue faccende… In fondo, anche se indirettamente, aveva concluso degli affari con lei.

 

Oppure poteva direttamente trovare Irina e Dimitri. Lasciar perdere la Lince e concentrarsi prima su di loro, unica cosa davvero sicura che gli era rimasta…

 

<< State indagando ancora su questa storia? >> domandò alla fine, pensando.

 

<< No >> rispose Zac, << Abbiamo lasciato perdere… E’ impossibile infilarsi in quella storia senza finirne ammazzati. Soprattutto per noi che non abbiamo rapporti con l’altra parte di Mosca >>. La sua voce ebbe una strana inflessione, << Solo mio cugino si interessa minimamente a questa faccenda, ma al momento non è qui >>.

 

William fece un sospiro esasperato, ma si rese conto di aver comunque ottenuto quanto più si potesse aspettare. Ormai non avrebbe più cavato un ragno dal buco, con quei tre. Meglio vedersela da solo: Mosca era grande, ma non sarebbe stato poi troppo difficile trovare qualcuno che faceva parte delle corse clandestine e che avesse avuto a che fare con Dimitri o Irina.

 

<< D’accordo… Vi faccio un’ultima domanda, poi me ne vado >> disse, << Sapete dove posso trovare Dimitri Goryalef? >>.

 

Quando pronunciò quel nome, vide gli occhi dei tre spalancarsi e nella stanza calare una certa tensione. Si tenne pronto a qualsiasi mossa, ma Savva domandò solo, rigido: << Perché lo stai cercando? >>.

 

<< Mi ha tradito >> rispose semplicemente William, << Voglio ucciderlo >>.

 

Improvvisamente, tutta la tensione si sciolse. I tre si guardarono nuovamente, e Svetlana disse: << Possiamo aiutarti, in questo. Nostro cugino potrebbe essere interessato a conoscerti, se anche tu hai dei conti in sospeso con Goryalef >>.

 

<< E chi è vostro cugino? >> domandò William.

 

<< Vladimir Buinov >> rispose Zac, << E al momento sta gareggiando nella Mosca-Cherepova contro Dimitri >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – Autostrada, direzione Nord

 

<< Odio… Quando… C’è… Traffico >>.

 

La Punto zigzagò prima tra due grossi tir, poi superò a sinistra un furgoncino e infine un’utilitaria grigia, riguadagnando il suo posto nella corsia si sorpasso. Vide gli stop della Ferrari accendersi mentre rallentava per non andare a sbattere contro un camion, la evitò e la superò per l’ennesima volta, ritrovandosi incollata alla Impreza di Vladimir.

 

Qualcuno suonò il clacson, mentre Irina si infilava tra la Subaru e una station wagon che procedeva troppo lentamente per i suoi gusti, ma ignorò il “commento”. Come se avesse la polizia alle calcagna cercò di mettere più terreno possibile tra lei e Vladimir, sgusciando tra il traffico intenso dell’autostrada.

 

“Non sarà una fuoriserie, ma la Punto sa il fatto suo, in queste situazioni…”.

 

Con un leggero ghigno sul volto, Irina si infilò tra il guard-rail e l’ennesimo furgone, superandolo in un attimo e sfiorando il suo specchietto. Senza guardarsi indietro si tuffò nella corsia centrale, pronta a un altro sorpasso.

 

Lo sapeva che stava guidando come una pazza, ma sapeva altrettanto bene di dover sfruttare il vantaggio che la Punto, più piccola e agile delle altre auto, le stava dando. E Dimitri fino a quel momento non si era lamentato.

 

Vide i fari della 599 delinearsi dietro di lei, poi l’ombra nera della Impreza e lo scintillio della Nissan Skyline. Doveva riuscire a mantenere il vantaggio, perché questa volta non voleva perdere…

 

<< Hai ancora quindici chilometri, poi dobbiamo fermarci per fare benzina… >> disse Dimitri, osservando la cartina dove aveva segnato tutte le stazioni di servizio disponibili.

 

<< Lo so >> disse a bassa voce Irina.

 

Gettò un’occhiata al tachimetro, e premette più a fondo l’acceleratore, sfruttando quel tratto un po’ più scorrevole di strada per portarsi avanti; gli altri dovevano essere rimasti imbottigliati poco più indietro…

 

Sapeva di doversi fermare, e quello significava anche fare cambio con Dimitri… In tutta sincerità, non voleva. Anche se aveva ormai superato metà del percorso, non si sentiva stanca, né aveva voglia di mollare a metà la gara. Non era perché non si fidava di lui, tutt’altro, ma voleva continuare lei quella corsa, sentiva di doverlo fare, anche se rischiava di pentirsene…

 

<< Dimitri… Voglio continuare io >> disse.

 

Si aspettava una replica sarcastica, ma il russo chiese solo: << Sai che dopo, forse, non avremo la possibilità di fermarci ancora? >>.

 

<< Sì >>.

 

Ci fu un momento di silenzio, poi Dimitri disse: << Come vuoi, Irina. Sappi solo che a me non devi dimostrare nulla… Lo hai già fatto >>.

 

Irina gli rivolse un’occhiata piena di gratitudine.

 

<< Grazie >> disse solo.

 

Poi vide il cartello dell’area di sosta e imboccò la rampa d’ingresso, sapendo che le altre auto avrebbero invece proseguito ancora per un po’, per cercare di guadagnare un vantaggio che lei era sicura di poter riprendere…

 

Inchiodò davanti alla pompa di benzina, e mentre Dimitri scese per fare rifornimento mandò giù tutta d’un fiato metà bottiglietta di acqua che aveva nel portaoggetti. Ingurgitò un pezzo di cioccolata che Dimitri aveva provvidenzialmente portato e aspettò, picchiettando con le dita sul volante.

 

I secondi passarono lentissimi, e l’unica cosa che le venne in mente era che poteva ancora cambiare idea, che poteva lasciare il posto a Dimitri… Sicuramente per lui vincere sarebbe stato molto più facile, lo aveva già fatto anni prima…

 

“No, voglio vedermela io, questa volta”.

 

Dimitri risalì in auto e lei accese di nuovo il motore, vedendo la lancetta del serbatoio schizzare in alto; poi, affondò il piede sul pedale e ripartì, fiondandosi fuori dalla stazione di servizio e immettendosi nel traffico tra le proteste generali degli altri automobilisti…

 

<< Quanto avranno preso? >> chiese, facendo scorrere sotto di lei tutte le marce come se fossero una unica.

 

<< Non abbastanza da essere irraggiungibili >> rispose Dimitri, << E comunque si dovranno fermare anche loro, se non lo hanno già fatto >>.

 

Irina annuì, poi si infilò nella corsia di sorpasso e cercò di guadagnare ancora più velocità. Riuscì a scorgere in lontananza i fari posteriori della Skyline, e la cosa la rincuorò, facendole stringere la presa sul volante…

 

Aveva addosso un’incredibile voglia di riscatto, e niente l’avrebbe fatta mollare questa volta, nemmeno il fatto che tra un po’ avrebbe iniziato a sentire le gambe indolenzite o i piedi formicolanti, piuttosto che le braccia pesanti. In più, Dimitri si stava fidando di lei nonostante quello che era successo il giorno prima, e questo le faceva venire ancora più voglia di concludere bene quella gara.

 

Senza nemmeno che se ne accorgesse, raggiunse la Skyline e la superò, notando che aveva campo libero: l’Impreza e la 599 dovevano essersi fermate a fare benzina, visto che non le vedeva da nessuna parte…

 

Approfittò della loro assenza per velocizzare ancora di più il passo, la striscia bianca che separava le corsie che scorreva rapidissima sotto la Punto, il guard-rail una barra grigia e indefinita…

 

<< Arrivano… >> disse Dimitri, a bassa voce.

 

Come lanciata per il decollo, la Ferrari 599 si catapultò fuori dalla stazione di servizio come un proiettile rosso pronto a perforare qualsiasi cosa le fosse capitato davanti, percorrendo la rampa di accelerazione a tutta velocità.

 

La prima cosa che Irina fece fu vedere chi c’era al volante: Xander.

 

Non si diede nemmeno il tempo di ricordare che fosse più bravo di lei: si spostò a destra e gli chiuse la strada, costringendolo a rallentare per evitare che la superasse così facilmente. Vide Xander rivolgerle un’occhiata, Nina seduta dalla parte del passeggero, e lesse nei suoi occhi lo stupore.

 

Lo sapeva che si stava mettendo contro qualcuno che era anche più forte dello Scorpione, che poteva vantare molto più allenamento di lei, e soprattutto qualcuno che era il suo ex-fidanzato, ma non gliene importava assolutamente niente. Lo avrebbe trattato come se non lo conoscesse, perché lei doveva assolutamente vincere quella gara… Era finito il tempo in cui si faceva dei problemi…

 

La 599 le passò dietro, e Irina si accorse che Vladimir li seguiva. Era chiaro che la gara sarebbe stata tra loro tre anche questa volta. Si sarebbero giocati la vittoria fino alla fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.30 – Mosca, quartiere Lyubertsy

 

William guardò i tre che stavano seduti nella stanza, e inarcò un sopracciglio. Aveva già sentito parlare di quel Vladimir Buinov, e sapeva solo che si trattava di uno che faceva parte di una famiglia che aveva qualche conto in sospeso con quella di Dimitri, ma cose che sembravano ormai passate. Non lo aveva mai incontrato di persona, e non aveva mai desiderato farlo, perché non gli interessavano i fatti del Mastino e dei suoi parenti.

 

<< Nostro cugino vuole Goryalef morto quanto te >> spiegò Svetlana, << Ma è un tipo forte, e può contare sull’aiuto della sua famiglia… Vladimir è andato alla Mosca-Cherepova con l’obiettivo di scoprire come tendergli una trappola, cosa che non è riuscito a fare fino ad adesso >>.

 

Improvvisamente gli venne in mente che Buinov si trovava dove c’era Dimitri, e automaticamente dove c’era Irina. In quel momento stava gareggiando per incontrare la Lince e farlo liberare…

 

<< Potete mettermi in contatto con lui? >> chiese.

 

<< Sì, posso darti il suo numero di telefono >> rispose Svetlana, << Potrai parlare direttamente con lui… Anche se credo che voglia occuparsi di Dimitri da solo >>.

 

<< Potremmo sempre scendere a un compromesso >> disse William, << Sapete qualcosa riguardo ai suoi piani? >>.

 

Zac scosse il capo. << No, non lo sentiamo spesso >> rispose, << Ma pare stia tenendo d’occhio una che bazzica intorno a Dimitri da quando è tornato qui… >>.

 

“Irina”.

 

Vladimir stava puntando Irina?

 

Qualsiasi cosa significasse, sentì la rabbia montargli addosso: nessuno poteva prendere di mira Irina senza il suo permesso. Se c’era qualcuno autorizzato a fissare la sua attenzione su di lei, quello era lui. Anche se non sapeva esattamente cosa stesse facendo lei in quel momento; anche se si era alleata con Dimitri.

 

Quello era sicuramente un motivo in più per entrare in contatto con Vladimir: doveva assolutamente mettere in chiaro quella cosa prima che lui mettesse in atto il suo piano, qualunque fosse.

 

<< So chi è la ragazza >> disse, secco, << E’ Irina Dwight, la vecchia numero tre della Black List. Se vostro cugino ha intenzione di usarla per i suoi giochetti con Dimitri, farebbe meglio prima a chiedere il mio permesso. Datemi il suo numero di telefono >>.

 

Svetlana glielo dettò rapidamente e lui lo annotò sul cellulare. Guardò l’orologio, per cercare di capire se qualcuno avrebbe risposto oppure no, poi si alzò.

 

<< E’ stato piuttosto utile parlare con voi >> disse, tirando fuori il portafoglio, << Tuttavia immagino di dover pagare qualcosa, per il vostro silenzio. Non voglio che la polizia mi stia alle calcagna e sappia dove sono… >>. Guardò i tre, in attesa di una cifra che sicuramente lui avrebbe cercato di trattare.

 

<< Ci basta il fatto che tu voglia Goryalef morto >> disse Svetlana, seria, << Non ci interessano i soldi. Non c’è cifra che possa pagare la morte di Dimitri >>.

 

Sospettoso, William rimise in tasca il portafoglio e si avviò lentamente verso la porta, la pistola ancora stretta in mano. Forse sarebbe stato più sicuro ucciderli, ma erano in tre e sicuramente il rumore degli spari si sarebbe sentito da qualche parte, oltre al fatto che potevano ancora tornargli utili… Meglio credere nella loro parola, tanto non avevano convenienza a entrare in contatto con gli sbirri, visto il “lavoro” che facevano.

 

<< Bé, allora grazie. Spero di risolvere il mio problema il prima possibile >>.

 

Si richiuse la porta alle spalle con cautela, gettò uno sguardo nel vicolo e poi raggiunse la Bugatti, parcheggiata dove l’aveva lasciata, con Dan alla guida. Gli fece cenno di spostarsi, e si sedette al volante.

 

<< Allora? >> chiese Dan, curioso.

 

<< Brutte notizie: la Lince che conoscevo io in realtà non lo era >> rispose William, il cellulare in mano, << Dopo ti spiego… Ora devo fare una telefonata >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – Autostrada, direzione Nord

 

Il sibilo assordante degli pneumatici che inchiodavano sull’asfalto riverberò nell’aria fredda della Russia, mentre la Punto decelerava in mezzo alla carreggiata semideserta; l’Impreza di fianco a lei fece altrettanto, mentre la 599 sopraggiungeva proprio in quel momento, rallentata da un tir poco più indietro.

 

C’era solo un motivo che avrebbe spinto Irina a rallentare l’andatura, in quel momento, proprio in mezzo a una gara. Qualcosa che stava proprio davanti a loro, visibile anche a tutti quei metri di distanza.

 

Un posto di blocco.

 

<< Polizia?! >> gridò, incredula, << E adesso che facciamo?! >>.

 

Li vedeva in lontananza, fermi e con i lampeggianti accesi: gli sbirri russi li stavano aspettando bloccando ogni via di fuga, le auto di straverso sulla strada, con il traffico che si faceva via via più intenso a causa del blocco, le macchine che rallentavano tutte insieme

 

Irina cercò disperatamente un’uscita dall’autostrada, ma non ce n’erano: avevano superato l’ultima un paio di chilometri prima… L’unica alternativa che avevano era una stazione di servizio che non li avrebbe portati da nessuna parte…

 

Vide Dimitri gettare una rapida occhiata alla cartina, poi disse, secco: << Entra nell’autogrill… >>.

 

<< Ma dobbiamo passare di lì! >> gridò lei, cercando di rallentare per guadagnare ancora qualche minuto per pensare… Anche Xander e Vladimir stavano facendo la stessa cosa…

 

<< Le alternative sono due: o lo sfondiamo, o troviamo un’altra strada >> ribatté Dimitri, << Ma se lo sfondiamo sfasciamo anche la macchina… E quella ci serve ancora domani >>.

 

Irina deglutì ed eseguì l’ordine, chiedendosi cosa avesse in mente Dimitri: si ritrovò dietro la 599 e la Impreza, che evidentemente erano in difficoltà quanto lei. Improvvisamente, la corsa subiva una sorta di “pausa”, dove la cosa importante diventava superare l’ostacolo e non mantenere la posizione…

 

Ormai non mancavano poi molti chilometri alla fine della gara, e Irina aveva smesso di sentire la stanchezza: l’adrenalina del duello in autostrada con Xander e Vladimir le aveva dato una scarica di energia che non si sarebbe esaurita fino al termine della corsa. Però quello era un imprevisto che la coglieva del tutto impreparata.

 

<< Avevano detto che la polizia non ci avrebbe dato fastidio… >> disse, mentre fermava la Punto in un angolo dell’autogrill, cercando di far lavorare il cervello.

 

Dimitri studiò nuovamente la cartina, e rispose: << Potrebbero anche averla chiamata i Referenti, per movimentare la gara. Al momento l’unica cosa che possiamo fare è trovare una soluzione >>.

 

Guardò nello specchietto retrovisore, accorgendosi che anche Xander e Nina, insieme a Vladimir e Cyril, stavano parlando: si consultavano per decidere cosa fare.

 

In effetti Dimitri, aveva ragione: non potevano sfondare il blocco rischiando gravi danni alla macchina… Però potevano attendere che lo facesse qualcun altro al posto loro… Già, ma chi tra loro, la 599 e la Impreza?

 

“Nessuno vorrà rischiare…”.

 

<< Bene… Come siamo messi a benzina? >> domandò Dimitri.

 

<< Ne abbiamo per terminare la corsa >> rispose Irina.

 

Dimitri ripiegò la mappa e la guardò.

 

<< Vuoi vincere questa gara, giusto? >>. Non era una domanda.

 

Irina annuì.

 

<< Allora è arrivato il momento di una manovra… “diversiva” >>. Sembrava quasi che Dimitri stesse per ghignare.

 

<< Sfondiamo il blocco? >> chiese lei, ansiosa.

 

<< No >>. Dimitri questa volta si lasciò andare a un sorrisetto. << Torniamo indietro… In contromano >>.

 

Irina lo fissò un istante, con la tentazione di gridargli che era un pazzo, ma altrettanto velocemente capì che era una manovra che poteva garantirgli la vittoria… Chi mai avrebbe pensato di fare una cosa del genere?

 

Guardò l’Impreza, ferma a pochi metri da loro, e poi la Ferrari 599: Xander e Nina parlavano tra loro, tranquilli, come se avessero già trovato una soluzione al problema… Non poteva permettergli di vincere, non di nuovo.

 

Valutò quante fossero le possibilità che avevano di fare quella manovra e uscirne vivi e illesi, e quando si accorse che erano poche lasciò perdere l’idea di contarle. Spostò lo sguardo oltre il guard-rail, sulla carreggiata, le auto che rallentavano, la maggior parte che entravano nella stazione di servizio per approfittarne per fare una pausa…

 

Non disse niente: l’unica cosa che fece fu affondare il piede sull’acceleratore, diretta all’uscita della stazione di servizio, per guadagnare più velocità possibile…

 

<< Se finiamo ammazzati da qualche parte, non venirti a lamentare da me… >> ringhiò.

 

In un attimo si ritrovò fuori, senza che nessuno la seguisse, e tirò il freno a mano, facendo girare la Punto su se stessa, il muso dalla parte opposta a quella in cui doveva stare, il suono dei clacson che invadevano l’aria, mentre molti automobilisti inchiodavano alla sua vista…

 

Premette fino a fine corsa sull’acceleratore, si spostò sulla corsia di emergenza e iniziò la sua folle corsa verso l’uscita, in contromano, i fari delle altre auto che la abbagliavano, sentendo l’adrenalina che le dava una scarica così forte da farle vedere tutto al rallentatore…

 

Vide il tachimetro schizzare in alto, raggiungendo i centottanta, ma tenne saldo il volante, pregando che tutto andasse bene… E capì cosa aveva provato Xander quando aveva fatto quella manovra come lei, due anni prima…

 

I due chilometri scorsero sotto le ruote della Punto lunghi come se fossero stati venti. I tir suonavano, qualcuno la schivava appena in tempo, ma per fortuna non c’era nessuno fermo sulla corsia di emergenza…

 

Poi lo vide, il cartello di uscita, al contrario, che non sapeva dove portasse ma che era la loro salvezza. Rallentò, tirò di nuovo il freno a mano e imboccò l’uscita tra le proteste degli altri automobilisti terrorizzati…

 

Il suo cuore riprese a battere, mentre usciva dall’autostrada, ritrovandosi in aperta campagna, in mezzo a prati gelati, ma lontana dalla polizia… Lontana da tutti.

 

<< Allungheremo di qualche chilometro, ma possiamo farcela >> disse Dimitri, come se non si fosse nemmeno accorto di quella manovra da folli, << Sempre dritto, ora. Più veloce che puoi >>.

 

Irina non se lo fece ripetere due volte: con un sorriso sul volto, diede fondo alle ultime energie che aveva, e schizzò sempre più forte lungo la strada, il cielo sopra le loro teste ormai scuro.

 

“Li abbiamo fregati… Li abbiamo fregati!”.

 

Cercò di non cantare vittoria troppo presto, perché aveva imparato che tutto era possibile… Xander poteva averli seguiti, imitando la loro manovra…

 

Ma non c’era nessuno dietro di loro, né davanti… Sentì le pietroline sbattere contro il paraurti anteriore, ma non le importava. Se serviva a vincere, avrebbe accettato qualsiasi cosa…

 

15 chilometri, poi 10… Ormai erano vicini…

 

Poi vide in lontananza stagliarsi un lago gelato, e appollaiato sulla collina un grande hotel illuminato a giorno: il Pan, in russo “il paradiso”.

 

Irina sorrise, superò l’ultimo incrocio e si inerpicò sulla collina, rapida, mentre vedeva sbucare dall’incrocio la 599, la Impreza e tutte le altre auto, appaiate, troppo lontane per riprenderla…

 

Un attimo, e tagliò il traguardo, inchiodando davanti ai russi in attesa, sbalorditi. Non lasciò il tempo a nessuno di dire niente, smontò dalla macchina e raggiunse il bar interno di corsa, prima che arrivassero tutti gli altri. Dimitri molto probabilmente pensò fosse impazzita, perché non la seguì.

 

Appena dentro, individuò il bancone dove erano state preparate le vivande calde per i partecipanti alla gara. Afferrò una tazza bollente di caffè, prese una sedia e tornò fuori di corsa.

 

Sotto lo sguardo basito dei presenti, si sedette sulla sedia, al freddo, davanti all’ingresso dell’hotel, e iniziò a sorseggiare tranquillamente il suo caffè, osservando in lontananza le auto che si avvicinavano a folle velocità.

 

Il primo a tagliare il traguardo fu Vladimir, seguito a ruota da Xander e dalla M3 bianca; poi, uno dietro l’altro, tutti gli altri piloti, che inchiodarono esattamente come lei davanti all’hotel facendo fumare le gomme.

 

La porta della 599 si spalancò, e ne uscì uno Xander arrabbiato e con la faccia scura, che però la ignorò deliberatamente; Vladimir le rivolse un’occhiata sprezzante, mentre lei continuava a rimanere tranquilla al suo posto, in attesa della sua “preda”. La situazione sembrava così surreale che molti erano più interessati a vedere cosa lei avesse in mente che a capire l’esito della corsa; persino Konstantin era fermo a fissarla, perplesso. Dimitri stava appoggiato alla Punto, cercando di capire cosa le passasse per la testa, ma aveva un vago sorriso sulle labbra…

 

Poi Nina scese dalla Ferrari con la faccia di una che aveva ingoiato un grosso limone, ma non rinunciò a guardarla male con la sua faccia d’angelo. Solo allora Irina sorrise e abbassò la tazza di caffè.

 

<< Oh, siete arrivati? >> disse, serafica, << Credevo ci avreste messo di più… Ah, ottima gara, campionessa >>. Alzò la tazza in suo onore, un sorriso sornione stampato sul volto.

 

La faccia di Nina diventò di granito, e Irina continuò a sorridere, ben sapendo cosa provava in quel momento. Vide la gente intorno ridacchiare, ma se ne fregò altamente: era troppo contenta per non volersi prendere quella rivincita…

 

“Credevi davvero che mi sarei fatta mettere i piedi in testa così facilmente?”.

 

Qualcuno la afferrò per una spalla, invitandola ad alzarsi.

 

<< Andiamo, prima che qualcuno decida che tu abbia bisogno di una lezione >> disse Dimitri, spingendola dentro l’hotel.

 

Senza dire niente Irina si lasciò condurre dentro, godendosi quella sensazione di trionfo che aveva addosso e che sicuramente non l’avrebbe abbandonata per un bel po’.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Uh, prima di tutto ringrazio per la vera e propria valanga di recensioni che mi è arrivata! Davvero, mi avete fatto andare il morale alle stelle!

 

Allora, passiamo al commento… Come vedete, Irina si è presa la sua rivincita su tutto ma soprattutto su tutti, compresa la bella Nina dalla faccia d’angelo. E se l’è goduta fino alla fine, vista la sua reazione: ormai è entrata bene nella sua parte!

William, invece, ha scoperto che c’è qualcun altro che ha un conto in sospeso con Dimitri, e la cosa non può che fargli piacere. Il problema è scoprire cosa succederà, e soprattutto cosa possono combinare lui e Vladimir insieme… Ricordate cosa avevo sottolineato riguardo a Dimitri: che non aveva raccontato ancora tutto, c’è qualcosa che ancora Irina non sa, e non è l’unica. E poi, davvero credevate che vi avrei servito la Lince su un piatto d’argento così facilmente? Ci sono ancora un sacco di cose, da scoprire…

 

 

Ah, continuo a rispondere alle recensioni nel solito modo, per il momento. Quando avrò capito come funzionano le novità del sito (non ho ancora controllato), magari utilizzerò le nuove funzioni.

 

Darkrainbow: salve! Oh, sono contenta che tu abbia recensito, un nome nuovo tra i miei “recensori” abituali. Ah, no, non c’è pericolo che faccia uscire che Dimitri ama Nina (o cose patetiche del genere), perché nemmeno a me piacciono, e soprattutto non sarebbe per niente in linea con il carattere di Dimitri: se lui dice una cosa, è quella e basta. Ma comunque leggere tutte le possibili implicazioni delle varie coppie che possono formarsi durante la storia mi ha fatto morire dal ridere: li vedo proprio bene Xander e William insieme, felicemente innamorati! A parte gli scherzi, però, aspettati davvero di tutto, perché mi piace stupire e andare contro corrente, ormai lo sanno tutti, e quando ho deciso di scrivere Russian Roulette era quella la mia intenzione. Aspetta qualche capitolo, e vedrai. E sappi che adoro le recensioni chilometriche, quindi nessun problema! Un Bacio!

 

Supermimmina: hey, era da un po’ che non ci sentivamo, o sbaglio? Voilà, capitolo postato, anche se non in fretta come tutti vorrebbero! E stai tranquilla, perché prima che finisca questa storia ci vuole ancora un po’! Bacioni!

 

Lolita5: hola! Mi fa piacere che tu abbia scoperto le mie storie, e di solito quelle incontrate per caso danno maggiori soddisfazioni di quelle ricercate: spero sia questo il caso! Ti ringrazio per i complimenti, e ti do ragione per il fatto che la mia mente diabolica è entrata in funzione: sta per uscire qualcosa di folle, come sempre! Un bacio!

 

Smemo92: wow, ragazza, hai recuperato tutti i cap prima, e ti ringrazio infinitamente: ce ne vuole ti tempo e voglia per scrivere tutte quelle recensioni! Ti adoro! , sì, è stato un bel colpo per i nostri due piccioncini: chi l’avrebbe mai detto, all’inizio di questa storia? Però, sì, entrambi hanno davvero bisogno di una pausa, forse Irina più di tutti. Tifi per Dimitri, eh? Chi non lo sta facendo, in questo momento? In effetti… Ma non dare niente per scontato, eh. Mi conosci, oramai. Grazie mille per i complimenti! Bacione!

 

Dust_and_Diesel: eh eh, visto? Sono una di parola, io. Naturalmente, grazie mille per i complimenti che mi fai sempre, e ammetto che in effetti mi piace studiare bene i personaggi, molto più delle ambientazioni, a essere sincera. In fondo, sono i protagonisti che devono catturare l’attenzione e farsi apprezzare, e sono loro il vero centro delle storie. Mi piace che abbiano un certo spessore, e piano piano ho guadagnato un pochino di “esperienza”, da quando ho pubblicato il Gioco dello Scorpione. Ma ammetto di non sapere una parola di russo, e quasi nulla delle loro usanze: tutti i cenni sono frutto di ricerca su Internet! Bacioni!

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Lhea