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Autore: Strega_Mogana    30/11/2010    2 recensioni
Serie di flash fic (max 750 parole) incentrate su Severus Piton.
Storie partecipanti al concorso "Lotta all'ultimo inchiostro" del Magie Sinister Forum
Dall'ultima one shot postata: [...] Il mondo traballa, quando lo si guarda attraverso un bicchiere di whisky.
E’ avvolto da un velo ambrato; è freddo come il ghiaccio che si sta dolcemente sciogliendo, infuocato come il liquido che ti brucia la gola, annebbiandoti la mente.
[...] personaggio: Tobias Piton
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Tema: il Marchio Nero
Giudice: Monica

Burattino

Karkaroff girò sui tacchi ed uscì a grandi passi dalla cantina.
Sembrava preoccupato e furioso insieme. Per nulla desideroso di restare da solo con Piton straordinariamente arrabbiato, Harry gettò i libri e gli ingredienti nella borsa, e uscì con la massima rapidità per andare a raccontare a Ron e Hermione la scena a cui aveva appena assistito.
*Harry Potter e il calice di fuoco
Cap. 27 - pag. 443*


La pelle formicolava.
Bruciava in quel punto che aveva imparato ad ignorare con gli anni.
Quella macchia scura sul braccio dalla pelle candida.
Voleva ignorarla.
Fingere che non esistesse.
Invece era lì.
Beffardo il suo segno del passato. Spregevole, a ricordargli quello che aveva fatto; quello che aveva sacrificato in nome del desiderio di potere.
Era rimasta nascosta per quattordici anni.
Una macchia pallida sul corpo spigoloso.
E ora stava tornando. Pulsava come un cuore infetto d’odio e di dolore. Lo sentiva strisciare sulla pelle. Il serpente che lo aveva marchiato.
La sua colpa.
La sua dannazione.
Chiuse gli occhi. Respirò piano, cercando di placare il desiderio di urlare o di sparire da quel mondo.
Stava ricominciando.
Lo sapeva; non era solo il Marchio a ricordarglielo.
Avrebbe rivisto il dolore. Altro sangue avrebbe sporcato le sue mani.
Avrebbe indossato quella pesante maschera d’argento.
Non voleva farlo.
Ma doveva.
Aveva un debito da pagare. Un debito di sangue che non avrebbe mai potuto ignorare.
Aiutami a proteggere il figlio di Lily…
Harry.
Quel ragazzo che non capiva quanto fosse grande il dolore che provava ogni qual volta che incrociava i suoi occhi.
Il ragazzo che lui maltrattava in continuazione solo per vedere dardeggiare pieno di odio quello sguardo che aveva amato, anelato sempre con più desiderio e disperazione. L’odio provocato riusciva ad offuscare la vitalità di quegli occhi che erano di Lily e con quella i ricordi dolorosi del suo amore mai confessato.
L’avrebbe protetto, l’aveva promesso, l’aveva giurato sulla sua stessa vita di difendere il figlio che aveva desiderato con tutto se stesso che fosse suo.
Il professore si slacciò i bottoncini sulla manica sinistra, arrotolò la nivea camicia liberando la carne che bruciava nel punto in cui quello che un tempo aveva chiamato Padrone l’aveva marchiato; come un bambino che scrive il proprio nome sui suoi giocattoli preferiti.
Burattini spauriti che si lasciavano manovrare sperando di trovare la giusta via per il potere.
Osservò i contorni nitidi del Marchio che spiccava sulla carne pallida.
Aveva desiderato quel Marchio, così come aveva desiderato vedere l’amore in quegl’occhi color smeraldo.
Aveva odiato quel segno, così come aveva odiato quella parola sfuggita dalle sue labbra, sibilata con odio e orgoglio ferito.
Aveva osservato il teschio durante le sue lunghe notti insonni con dolore e rammarico, così come aveva osservato di nascosto Lily e James che si innamoravano giorno dopo giorno.
Si era quasi strappato quel pezzo di carne dal braccio, così come aveva provato ad estirpare quel sentimento che bruciava il suo cuore.
Con un dito delineò il contorno delle spire del serpente, il teschio a ghignare maligno sulla sua pelle.
Gli bastava solo una parola per eliminarlo per sempre dal suo corpo. Un solo incantesimo che aveva creato da ragazzo quando credeva che i suoi nemici fossero altri. Prima di vedere il suo più grande nemico ogni giorno riflesso nello specchio.
Ci sarebbe stato del dolore. Ma nessun dolore era paragonabile alla sofferenza che pativa senza Lily.
Ci sarebbe stato sangue, ma oramai si era abituato alle macchie scarlatte che macchiavano le sue mani.
Afferrò al bacchetta e la puntò all’avambraccio.
- Severus?
Alzò la testa di scatto.
Silente era alla porta, la tunica dai bordi verdi era l’ennesima pugnalata al suo cuore già mortalmente ferito.
Il vecchio mago non disse nulla, si limitò ad entrare nell’aula chiudendosi la porta alle spalle.
Piton abbassò lo sguardo sul Marchio Nero, sollevò la bacchetta e tornò ad osservare Silente che sembrava più interessato al cuore di drago che galleggiava in un barattolo sulla mensola della dispensa.
Lo detestava quando mostrava quel fastidioso affetto paterno.
Velocemente abbassò la manica della camicia, riallacciò i bottoni della casacca e si alzò dalla sedia.
- Sei pronto? – gli domandò inclinando il capo per vederlo meglio al di sopra delle lenti a mezza luna.
Si perse in quello sguardo celeste, la vecchia mano dell’amico si posò sul suo avambraccio sinistro. Sapeva che Silente avvertiva il calore del Marchio anche attraverso i vestiti.
Era ancora un burattino, anche se ora si trovava tra le mani di un altro padrone.


- Fine -
   
 
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