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Autore: laFrantz    05/12/2010    4 recensioni
Dean vede Piton calciare un pallone in modo impeccabile, virtù non da poco per un patito calciofilo. Cosa ne deriverà?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Thomas, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 «Allora, Severus, si è dato all'arredamento d'interni? Bel soprammobile.» lo canzonò il professore di Incantesimi che con lui attraversava il quel corridoio, adocchiando il pallone infilzato.
 L'alto collega gli chiese stizzito se sapesse cosa il signor Thomas avesse avuto il coraggio di proporgli il giorno precedente. Il suo interlocutore gli confermò che lo sapeva lui come tutta la scuola, la quale beatamente rideva delle disgrazie di quello studente calciofilo.
 «Allora non vi è nulla da aggiungere.»
 «Però...»
 Piton abbassò la testa in cerca del volto del basso collega.
 «Però?»
 «Però, tra tanti, l'ha domandato a lei, proprio a lei: perché?» gli chiese sempre divertito Vitius.
 «Non esiste ragione che possa giustificare un qualche mio interesse per un simile sport, fatto di rozze regole e poco cervello. Il ragazzo di Minerva voleva fare lo spiritoso, ecco tutto.» affermò perentorio e fece capire con un grugnito dei suoi che la discussione era lì conclusa. O almeno così avrebbe voluto, perché proprio in quell'attimo...

 «Ehi Thomas, andiamo a fare una partita a gobbiglie. Perché non vai a chiedere a Piton se è dei nostri?».
 Risate. Anche Harry e Neville accanto a lui risero; poi si accorsero di come li guardava l'amico e si ricomposero.
 «Lo trovate divertente, eh?» chiese funereo Dean.
 I ragazzi fecero gesto con la testa di no, però tremavano: a un certo punto non si trattennero più e iniziarono a ridere a crepapelle. Harry azzardò anche: «Dean, scusami, ma non posso fare a meno di pensare a te e alla faccia che Piton avrà fatto. Avrà iniziato a sputar fuoco dalla rabbia.».
 Harry Potter non ottenne conferma su quest'ultimo particolare perché l'altro, infuriato tacitamente, si alzò e li abbandonò in biblioteca a finire i loro compiti d'erbologia.
 Vagò a lungo per i corridoi dove ricevé ancora qualche motteggio: Hogwarts era in fin dei conti una piccola comunità: anche la minima novità era materiale prezioso per una conversazione anche per giorni, soprattutto quando non c'era il Prescelto a mettersi nei guai. Dean si trovò quasi a sperare che Lui-sa-chi tentasse di mettere di nuovo le mani di Harry (senza cattive conseguenze, naturalmente) in modo da distrarre per un po' l'attenzione da lui. O che quantomeno Ginny facesse la pace con lui (l'ultima litigata era stata davvero pesante), per avere qualcuno con cui sfogarsi.
 Stava pensando alla dolce e furente fidanzata quando...
 Nel furioso ciondolare per i corridoi dovette aver affrontato qualche rampa di scale ad est, perché, nello svoltare un angolo, si ritrovò faccia a faccia con due professori: Vitius, ridente e lieto come sempre, e (oh no!) Piton più funereo che mai. A ben vedere era quasi un'accoppiata comica la loro, dato che le loro figure erano quanto di più opposto vi fosse in giro: piccolo, aggraziato e lieto l'uno, alto, movenze rigide e greve l'altro. Ma il ragazzo non vi trovò nulla di comico, soprattutto perché, nonostante la manovra evasiva per arginare i due docenti, il direttore corvonero lo chiamò a se.
 Piton, nel vederlo apparire davanti a se un'altra volta, si irrigidì, ma senza temere altri impacci, vista l'eloquente faccia triste del giovane. Poi, però, il suo collega decise di tirargli quel manrovescio...
 «Signor Thomas! Che piacere: si parlava giusto di lei. Venga qui, le devo chiedere una cosa. Su, su,: quella faccia da funerale non è necessaria, dato che qui siamo tutti in lietezza» e qui Piton inarcò un sopracciglio chiedendosi chi fossero quei tutti, dato che solo Vitius in quell'attimo sembrava a suo agio.
 Il grifondoro si avvicinò rassegnato e posti i suoi educati saluti attese la domanda del suo professore di Incantesimi, per la quale non aveva buone previsioni.
 «Lei mi deve spiegare, signor Thomas, come l'è è venuto in mente di far quella proposta – proposta validissima e dovuta, non mi fraintenda: io amo lo sport – proprio al professor Piton? Cioè, non è della sua casata, né – non me ne voglia, Severus – l'emblema dell'agonismo sportivo, e neppure crederei sia capace di calciare un pallone? Perché lo ha considerato il più adatto?» gli domandò il piccoletto con parlantina sciolta e divertimento negli occhi. Badate, Vitius rispettava i suoi colleghi e non si sarebbe mai divertito alle spalle di uno studente: non c'era malignità in lui. Ma d'altro canto la questione era così di poco conto (tranne, ovviamente, per i due diretti interessati che la giudicavano una gogna pubblica di dimensioni spropositate) da non potersi privare di un po' d'umorismo.
 Naturalmente non poteva sospettare che la sincera risposta del ragazzo l'avrebbe messo nei guai: non poteva confessare di aver visto Piton calciare abilmente un rigore, giacché avrebbe comportato confessare a sua volta che era fuori a notte tarda. Così improvvisò una risposta di scarsa validità.
 «Un'intuizione sbagliata, probabilmente.» rispose.
 «Una pazzia momentanea, ancor più probabilmente.» completò Piton; poi, fintamente rassicurante «Non rara nella sua casata, signor Thomas. Le assicuro che lei ha illustri predecessori: Wesley, Potter, Paciock, et similia. Modelli negativi non da poco. Lei, però, stia più attento alle sue amicizie.» e si godé il silenzio arrabbiato ma frustrante del giovane.
 I convenevoli ed entrambi oltrepassarono il ragazzo. Non avevano ancora svoltato per scomparire da quel corridoio che Piton ebbe l'impulso di girarsi e osservare meglio il grifondoro, il quale era rimasto impalato dove l'avevano lasciato: quando il professore voltò la testa per poco meno di un secondo ebbe ben chiara l'immagine di Dean a seguirli con lo sguardo più cattivo che possedesse (non molto per gli standar di Piton) e sullo sfondo il suo pallone sgonfio e lacero infilzato nella spada dell'armatura.
 A quell'immagine, qualcosa scattò nel cervello del professore e, finalmente, capì perché Dean Thomas avesse chiesto proprio a Severus Piton il patrocinato per una squadra di calcio.

   
 
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