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Autore: Flaminia_Kennedy    09/12/2010    4 recensioni
Anno Domini 1191.
E' l'epoca delle Crociate, la Terza per essere precisi.
Riccardo ha con sé una giovane donna, che cambierà per lo più il destino del Re inglese e quello di un uomo, le cui ali spezzate riprenderanno a volare in alto, retto dal credo degli Assassini.
"Nihil est reale, licet omnia...o come dici nella tua lingua -Niente è reale, tutto è lecito"
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anno Domini 1191 - Quattro giorni prima.

Ero stata richiamata dalle retrovie dell’esercito da Roberto per conto di mio padre, per qualche celato motivo.
Appena arrivai -dopo qualche ora di cavallo affiancata dal mio mentore- ad Arsuf, dove le prime linee stavano preparandosi a passare la notte, mi diressi verso la tenda del mio signore e genitore.
C’era tensione nell’aria, come una greve foschia «Caterina» mi chiamò Riccardo, sollevato di vedermi «Mi fa piacere saperti in salute, padre» risposi io, abbassandomi dalle labbra la sciarpa di maglia che mi mascherava il viso «Mi avete mandato a chiamare. Perché?» aggiunsi curiosa, rimuovendo dalla mia testa il peso dell’elmo di metallo un po’ ammaccato per i combattimenti.
Il Re annuì e mi parve molto più vecchio del solito «Ho bisogno di qualcuno realmente fidato per il compito che ho in serbo. Roberto è troppo occupato a riordinare le truppe e qualcuno ha in mente di prendersi la sua vita» disse, pinzandosi la radice del naso aquilino tra indice e pollice «Il suo volto è più conosciuto del tuo, saresti un’ottima spia per l’uomo che penso stia tradendo la nostra causa».
In un moto d’ira sguainai la spada e la tenni dritta d’innanzi a me «Il nome, padre, e vi porterò il loro sangue» dissi in un ringhio, scatenando ilarità in Riccardo «niente sangue, Caterina.
Dovrai solo controllare le mosse di Guglielmo del Monferrato e informarmi via piccione dei suoi piani, cosicché io possa evitare qualunque attacco» mi sorrise il mio Re.
Dopo qualche altra istruzione uscii dalla tenda e vidi Roberto foraggiare il mio cavallo con acqua e avena «grazie» dissi una volta recuperate le redini «davvero qualcuno vuole versare il tuo sangue? Non me lo avevi detto» aggiunsi, guardandolo mentre prendeva a saziare anche il proprio destriero «si, ma non renderò loro il compito facile.
Sono una setta di Assassini, hanno già ucciso alcuni personaggi importanti -o almeno è uno di loro a farlo- e io rientro nella lista stilata dal loro Maestro» mi disse come se stessimo perlopiù parlando del maltempo che aleggia sempre su Acri «ma…ma Roberto! Qualcuno ti vuole morto e tu sei così rilassato??» sbottai io «eppure io ti ho insegnato la calma e la pazienza Caterina.
Io, nel mio piccolo, ho in qualche modo meritato la spada che sta pendendo sulla mia testa, non me ne pento, ma spero che colui che mi toglierà la vita lo faccia anche al vero traditore di tutta questa faccenda.
Ora non posso dirti oltre, hai un compito da svolgere.
Vai in Nomine Patri et Fili et Spiritus Sancti…e per carità di Dio ritorna viva» mi disse, indicandomi la groppa del mio cavallo con un dito ricoperto di maglia.

Tre giorni e qualche ora prima.

Appena arrivata seppi che Guglielmo era morto per mano di un Assassino.
Il mio dovere era finito ancora prima di cominciare e sentii l’insoddisfazione nascere dentro il mio petto femminile camuffato da della stoffa stretta a impedirmi il seno.
Ero perfettamente a conoscenza che mio padre era comunque in salvo da eventuali tradimenti, ma Guglielmo del Monferrato era potente e le sue forze armate avrebbero preso possesso della città se lui fosse morto.
Le stesse forze armate che dovevano aver riconosciuto il simbolo che portavo sul petto e sulla schiena.
Una freccia scoccata da un tetto arrivò a ferire il collo dell’animale che montavo, facendolo imbizzarrire per sbalzarmi via.
Atterrai illesa in una pozzanghera e veloce mi tirai in piedi, prima che un’altra freccia venisse deviata dal metallo del mio elmo.
Dannazione, la presa della città era già stata messa in atto, pensai, e trovare un piccione viaggiatore sarebbe stato difficile in una situazione come quella: una freccia avrebbe potuto abbattere l’uccello in volo come aveva abbattuto il mio destriero e il messaggio sarebbe mancato di arrivare al Re, con conseguenze inimmaginabili.
Veloce come una scheggia balzai sotto un porticato di legno per ripararmi dall’attacco e guardai in alto, verso il sole pallido e malato che fendeva le spesse nuvole sopra la città: la figura dell’arciere stava incoccando l’ennesima freccia, prima che un’ombra l’assaltasse.
Un grido fu l’unica cosa che squarciò lo strano silenzio piombato sulla via, poi il rumore del corpo che si sfracellava al suolo con il gorgoglio del sangue e il fragore delle ossa.
L’ombra che aveva messo fine alla vita dell’arciere si era dileguata com’era venuta, sparendo oltre il dosso del tetto spiovente «laggiù!» gridò qualcuno, uno dei soldati che stavano occupando la città.
Il dito indicava nella mia direzione, sfortunatamente per me «è uno degli uomini di Riccardo!» urlò lo stesso e in un moto d’ironia pensai che la frase non era propriamente esatta «uccidetelo, prima che possa riferire al suo signore!» il Capitano del gruppetto armato aveva sguainato la spada esattamente come avevano fatto gli altri cinque.
Una bestemmia mi tagliò la mente per qualche secondo, prima che le mie gambe agili cominciassero a correre lungo la via, dall’altra parte rispetto alla posizione dei soldati.
Spintonai parecchia della gente affollata davanti ad alcuni oratori e con un balzo che mi sembrò impossibile riuscii ad attaccarmi per un soffio al cornicione di una finestra «maledetto! Prendetelo!» si udirono ancora le grida degli uomini sotto di me e il ciocco di alcune pietre tirate a un soffio dalle mie mani mi diede la forza necessaria a issarmi fino al tetto, da dove potei vedere quasi tutta la città, con la grande Cattedrale in lontananza come un gigante avvolto dalla nebbia.
Sentii i miei inseguitori domandarsi dove fosse finito l’uomo di Riccardo, finchè qualcuno non alzò la testa per vedermi immobile e col fiatone su quel tetto grigio dalle tegole sdrucciolevoli «lassù!» e a quell’urlo gli altri soldati presero a scalare la parete, usando lo stesso cornicione che avevo usato io in precedenza.
Sarebbe stato più difficile lasciarmeli alle spalle su quei tetti, io non conoscevo per niente la morfologia della città, al contrario dei miei inseguitori che avevano dalla loro la conoscenza di quelle zone.
Corsi più forte che potei, superando in un balzo una stretta via del Distretto Povero e atterrando con una piccola capriola sul pianeggiante tetto che avevo puntato «dov’è finito!» «cercatelo! Non dobbiamo farlo scappare!» sentii le guardie lontane abbastanza da prendere un profondo respiro per calmare il galoppare del mio cuore.
Sarei riuscita a scendere anche da quel tetto, se solo una mano non mi avesse afferrato da chissà dove per trascinarmi indietro.
Caddi di schiena all’interno di un anonimo giardino pensile, vuoto e con dei tendaggi frusti e logori, che però forniva un’ottima protezione.
La mano che mi tappava la bocca attraverso la sciarpa di maglia era calda e gentile, in un certo qual modo.
Un’altra mano emerse dalla penombra del luogo per raggiungere un viso messo in ombra da un cappuccio bianco, dalla vaga forma di una testa d’aquila, e un dito si posò dove in teoria avrebbero dovuto esserci delle labbra.
“Fa silenzio” m’intimava quel gesto, mentre lo sconosciuto che continuava a trattenermi, immobile, muoveva la testa di appena qualche centimetro, un movimento che gli permise di sentire meglio il tonfo di alcuni piedi attorno al nascondiglio «dannazione!» esclamò uno «l’abbiamo perso!» «controllate al Distretto Nobiliare! Metterò in guardia gli altri nel caso rispuntasse» furono i commenti che scemarono per poi sparire del tutto, in lontananza.
Mi aspettai che lo sconosciuto vestito di bianco mi lasciasse andare, ma non fu così: mi trattenne lì dov’ero -con la schiena schiacciata contro il pavimento duro del tetto- per altri cinque minuti, in attesa che ogni qualsiasi altro rumore sparisse.
Un soffio di vento spostò un lembo lacero del tendaggio e un raggio di luce pallida colpì di traverso l’uomo incappucciato, mettendone in risalto le labbra interrotte da una cicatrice sul lato destro di esse.
E con mio orrore, illuminò lo spazio angosciante tra il medio e il mignolo della mano sinistra, ancora alzata sul volto.
Tentai di mugugnare qualcosa, ma la mano venne premuta di più sulle mie labbra, schiacciandomi la carne contro i denti «fate silenzio, se vi è cara la vita» sibilò l’uomo, alzando la sinistra per scostare la stessa tenda che poco prima era stata rapita dal vento: l’orizzonte di tetti era deserto, se non si contavano gli uccelli che volavano pigramente sopra di essi.
Finalmente venni liberata e io ne approfittai per lanciarmi contro una parete legnosa del piccolo giardino pensile, guardando l’uomo con paura «siete un uomo di Riccardo, dovreste tornarvene dal vostro Re.
Questa città tornerà vostra se porterete con voi più soldati» suggerì lui, poggiando la mano menomata sul legno, chiaro segno che di lì a pochi secondi sarebbe saltato fuori e sparito veloce come il vento.
Non riuscii nemmeno a parlare. Ero rimasta immobile, silenziosa e i miei occhi tremavano nella ricerca estenuante di particolari dell’uomo che avevo davanti «mi avete capito, dunque??» stava innervosendosi al mio silenzio.
Con molta lentezza abbassai la sciarpa di maglia, mostrando il mio mento appuntito e femminile «una donna…perché Riccardo dovrebbe mandare una donna a fare un lavoro da uomo?» aggiunse e alla mia risposta parve scocciato «a controllare le mosse di Guglielmo, in sua vece».
Uscì da quel privé senza nemmeno un rumore, il passo felpato sull’argilla dei tetti e il frusciare dell’abito bianco come le ali di un uccello silenzioso.


Angolo dell'Avvocata

Ecco il primo vero capitolo, sperando che sia piaciuto!

Ama_: Non ti preoccupare per il titolo, è un po' come l'Eureka di Archimede....e il Requiescat in pace di Ezio xDD Grazie per averla messa tra le seguite! :3
Lady_Kadar: Beh non è proprio dalla parte dei Templari, diciamo dalla parte dei Crociati, perchè Caterina non è una Templare -non ne conosce nemmeno l'esistenza- però vedremo come si svilupperà la storia xD
Sese87: Assassin's Creed è diventato il miglior gioco storico, secondo me.
Non se ne vede tanti -ha persino superato God of War nella mia classifica personale, che è a un bel 4 posto-. Spero di leggere presto la recensione più dettagliata ^^
   
 
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