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Autore: Albertyon    13/12/2010    2 recensioni
Come hanno fatto Lucci, Ace, Crocodile, gli ammiragli e compagnia bella a ottenere i loro poteri? Di pochi conosciamo la vera storia, quella di tutti gli altri deve ancora essere scritta...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9, Nuovo personaggio
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Hola gente!! Eccoci dopo molto tempo al capitolo sette. Se c’è una ragione per cui ho tardato tanto a pubblicare il cap 6, è proprio perché non riuscivo a togliermi questo dalla testa. Quella che leggerete questa volta è una storia un po’ diversa da quelle a cui vi ho abituato finora, perché si dividerà in due parti, e la prima è quasi interamente dedicata a personaggi di mia invenzione, anche se lascia intuire il protagonista della seconda .
KH4:  sono molto felice che il mio giovane Smoker ti sia piaciuto… certo, si fa un bel po’ di problemi, ma in quanto a stile non perde con nessuno XD da quel che scrivi, mi viene il tremendo dubbio di aver reso poco chiaro un piccolo particolare, e cioè che non ha mangiato il frutto di proposito ma gli è finito in gola suo malgrado a causa della porta. Ovviamente è sacrosanto che i superiori siano dei gran bastardi e che lui li veda proprio come tali, ma non per questo voleva infrangere la legge!  Cmq, cos’è che gli avresti fatto al posto di Hina? Lo avresti “sinsigato”?ma che parola è!? XD non so te, ma io non l’avevo mai sentita, vabbe’…XD
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Ambizione d’Acciaio (Fuoco Vs Fuoco, Parte 1)
 
 
Molte cosa potevano essere dette su Solomon  “Chiomanera”  Key: lo si poteva tranquillamente definire un essere spietato, irascibile, testardo, egomaniaco, vanitoso,  per molti versi strano, ma neppure il più acerrimo dei suoi rivali l’avrebbe mai definito uno sprovveduto. Quando il capitano degli Heavy Pirates prendeva una decisione, raramente cambiava idea. Ma non agiva mai in maniera avventata, assicurandosi sempre di avere la mano vincente prima ancora di iniziare a giocare. Molti dei nemici da lui affrontati hanno scambiato questo aspetto della sua personalità per semplice vigliaccheria, lo hanno sottovalutato, e di conseguenza sono finiti in pasto ai pesci, tutti, senza eccezioni.
I ritmi lenti con i quali raggiungeva i suoi obbiettivi erano dovuti non alla paura del fallimento, parola che lui aborriva nella maniera più assoluta, ma a una fredda mentalità razionale che gli permetteva di affrontare ogni scontro alle sue condizioni, ogni partita con le sue regole, e di subire ogni volta perdite irrisorie, a volte addirittura nessuna, nonostante il numero e la potenza dei sui nemici.  “Pianificazione prima di tutto!” era il suo motto, la sua religione, lo stile di vita al quale si era sempre attenuto prima e dopo essere diventato pirata, lo stile di vita che l’avevano portato a raggiungere la vertiginosa taglia di 240 milioni di Berry, qualificandosi come la Super Nova più valida del suo anno di debutto nel Nuovo Mondo.
Dopo essere entrato nella seconda parte della Grand Line, Solomon aveva fatto perdere le sue tracce: per oltre due anni aveva mantenuto un profilo talmente basso che in molti pensarono che fosse morto ancora prima di aver lasciato l’isola degli uomini pesce. Nessuna supposizione sarebbe potuta essere tanto errata.
La realtà era che, superata la Linea Rossa, aveva sentito che era ora di cambiare, di puntare più in alto della semplice fama: lui desiderava il potere, e per ottenerlo avrebbe fatto ciò che nessuno, per quanti ci avessero provato in passato, era mai riuscito a fare.
Quando lo disse alla ciurma, la reazione generale fu di sconforto, poiché l’impresa sembrava impossibile, ma poi la speranza si accese nei cuori di quei lupi di mare: se il capitano diceva di poterlo fare, allora avrebbe avuto successo, come l’aveva sempre avuto in passato. Il capitano avrebbe ucciso Barbabianca e sarebbe diventato Imperatore.
 
Una delle navi più grandi mai costruite galleggiava placidamente nei pressi di un isola dal clima estivo, una delle poche davvero ospitali che si trovavano nel Nuovo Mondo. Sulla sua ampia polena intagliata a raffigurare una balena bianca sorridente e sul ponte ampio come una piazza diverse  figure erano intente una volta tanto in attività rilassanti: alcuni stavano semplicemente sonnecchiando o giocando a carte, altri ancora si allenavano nella scherma o nella lotta a mani nude. Perfino il gigantesco Imperatore, il più anziano e potente dei quattro, aveva deciso di passare il pomeriggio a godersi quel clima così piacevole all’aperto, ovviamente sempre assistito da un esercito di infermiere. Di tutti gli uomini che si trovavano sopracoperta, quasi nessuno, tranne lo stesso Barbabianca e alcuni dei sui comandanti di divisione, si accorse di uno strano uccello che in tutta fretta si era tuffato oltre la soglia che introduceva ai labirintici meandri di quell’enorme galeone …

Nella nuova era di piraterie, in cui individui privi di scrupoli scorrazzavano per i mari ognuno alla ricerca della sua personale fetta di gloria, centinaia erano i luoghi che senza una adeguata protezione sarebbero presto diventati preda delle scorrerie di tutti gli equipaggi di turno. Molti di questi luoghi tuttavia si erano salvati proprio grazie a un pirata, forse il più forte di tutti i tempi, se si escludeva Roger. Barbabianca e i suoi “figli” proteggevano centinaia di isole dalle bande minori, e per riuscirci al meglio dovevano sapere con che razza di individui si sarebbero potuti confrontare. Per  questa ragione era nato l’Archivio: uno stanzone immenso adibito esclusivamente alla raccolta e catalogazione di ogni tipo di informazione; inizialmente vi si raccoglievano solo i giornali e gli avvisi di taglia, ma col tempo vi si erano accumulati testi di ogni tipo, dalle carte nautiche ai diari di bordo, dai testi storici ai libri di cucina, fino a creare cataste di tomi che rendevano quasi impossibile orientarsi. Tra i membri della ciurma, si diceva che se qualcuno non si vedeva per un po’, probabilmente si era perso nell’Archivio, e non sempre era uno scherzo …

Quell’ improbabile giungla di carta era anche  chiamata “il regno sotterraneo di Tobo”.

Tobo, con i suoi tredici anni appena compiuti, era in assoluto il membro più giovane della ciurma dell’anziano imperatore, ma era anche l’unico in grado di muoversi tra quei soffocanti cunicoli di carta e inchiostro, e lo faceva con una tale disinvoltura da lasciare sconcertati anche alcuni dei suoi compagni più navigati, soprattutto se si pensava al soggetto in questione. Il giovanissimo pirata era un ragazzino smilzo, portava un paio di spessi occhiali a fondo di bottiglia e un caschetto con torcia incorporata palesemente troppo grosso per la sua testa, i suoi vestiti erano logori e piene di toppe, mentre alle scarpe aveva rinunciato da tempo. Da quando, ancora in fasce, era stato portato a bordo dal vecchio Jizo, l’allora responsabile dell’archivio, era sempre vissuto lì sotto, quindi conosceva ogni angolo di quel labirinto cartaceo che lui chiamava casa. Il suo unico compagno in quel sotterraneo fiocamente illuminato dalla luce della torcia era Cleto, un gufetto poco più grosso di un pugno che lo seguiva ovunque.
La vita nell’Archivio era spesso estremamente eccitante, soprattutto quando qualcuno dei comandanti si avventurava ignaro dei pericoli tra gli stretti sentieri di quel regno sotterraneo, per poi vagare a vuoto per ore o addirittura giorni, prima di ritrovare la via d’uscita o essere recuperato dal giovane custode. Tuttavia, in quei giorni presso l’isola estiva di Ollsan non era capitato nulla che fosse degno di nota, quindi Tobo si sarebbe aspettato di tutto tranne che un enorme piccione con addosso una divisa mimetica e un marsupio piombasse così all’improvviso nel suo ufficio!
Il curioso volatile si guardò un po’ intorno disorientato, poi, vedendo il giovane che lo fissava con occhi sgranati, si voltò verso di lui eseguendo un perfetto saluto militare. Tobo era confuso, ma  dato che il piccione non accennava a fare altro, tentò goffamente di rispondere al saluto. Soddisfatto, il piccione soldato aprì la lampo del marsupio con un rapido colpo d’ali (“ma come ha fatto?” si chiese Tobo) e ne estrasse una busta, che consegnò al giovane archivista con tutte le cerimonie, per poi ripetere il saluto e volarsene via.
Tobo rimase perfettamente immobile per qualche istante, fino a quando il frullio delle ali dell’inaspettato visitatore non fu tanto lontano da non poter più essere udito, poi con estrema calma iniziò a esaminare la busta: non ne riceveva moltissime, ma quando gli arrivavano, sapeva come gestire le richieste di soccorso.

Il giovane pirata, concluso il suo lavoro, dopo aver percorso i labirintici corridoi della nave, i quali tuttavia in confronto a quelli dell’Archivio sembravano strade maestre, fece per la prima volta da settimane la sua comparsa sul ponte: la luce improvvisa e abbagliante lo costrinse a strizzare gli occhi abituati ad un’illuminazione ben più tenue.  Allegre esclamazioni di sorpresa acclamarono il suo ritorno al mondo della luce da quel regno buio: quasi tutti i suoi compagni gli volevano bene e lo consideravano come un nipote o un figlio, anche se era comunque ritenuto da tutti un tipetto parecchio strano, e molti erano stati salvati da lui dopo essere andati alla ricerca di qualche testo senza le dovute precauzioni. Ma quando gli occhi di tutti si posarono sulla mole di carte che portava sottobraccio, gli occhi di quei bucanieri si riempirono di rispetto, poiché non stavano guardando il Piccolo Tobo, ma Tobo l’Archivista, che stava andando a fare rapporto al Re dei mari.

Se tutti i membri della sua ciurma lo chiamavano “padre” proprio come lui li chiamava “figli”, ora Edward Newgate si trovava davanti all’unica persona alla quale permetteva di chiamarlo “nonno”: con una simile differenza di età, e col fatto che il giovane custode dell’archivio, dopo essere stato adottato da uno dei suoi “figli”, fosse sempre vissuto a bordo della Moby Dick, Barbabianca non poteva che considerare Tobo suo nipote a tutti gli effetti. Mentre lo osservava sistemare le sue carte davanti a lui con una serietà che sembrava fuori luogo in un ragazzo così giovane, l’uomo più forte del mondo ritornò con la memoria al giorno in cui l’aveva visto per la prima volta.

Era un fagottino minuscolo e roseo che piangeva come un disperato, mentre mezza ciurma si destreggiava in ogni modo per farlo smettere: c’era chi gli faceva facce buffe (in realtà spaventose e a dir poco traumatizzanti, in particolare quelle tentate da Teach), altri provavano col cavalluccio o con la pappa (intrugli fondamentalmente a base di patate e rum); nessuno riusciva a farlo smettere. Newgate, che allora  stava assistendo alla scena leggermente seccato, si alzò, congelando completamente tutta quello che si trovava intorno a lui; perfino il neonato Tobo aveva smesso per un momento di piangere. I pochi secondi che seguirono se li sarebbe ricordati fino alla morte: il gigantesco Imperatore si avvicinò e chinò la sua mole traboccante di muscoli su quel frugoletto che avrebbe potuto stringere nel pugno, e protese verso di lui un dito, l’indice in grado di far tremare il mondo. Tuttavia l’immenso potere contenuto in quel singolo dito non sembrò impressionare Tobo, che lo afferrò con le sue manine e scoppiò in un’allegra risata infantile. Quel giorno, Edward Newgate divenne nonno.

Ora davanti a lui si era presentato un vero ometto e lo guardava con un affetto che nemmeno i suoi amati figli potevano sperare di ottenere, per quanto fosse pronto a morire per ciascuno di loro.
Dopo aver finito di mettere in ordine tutte le sue carte, Tobo iniziò a esporre al torreggiante capitano quale fosse la situazione.
-La richiesta di soccorso proviene dall’isola di Pekari, un’isola dal clima primaverile che hai preso sotto la tua custodia circa dieci anni fa. A quanto pare, una flotta pirata si sta radunando per attaccarne il centro abitato, e quindi sfidare la tua stessa autorità. Al momento le navi pirata hanno circondato l’intera isola, concentrando la maggior parte della flotta a qualche miglio al largo rispetto al porto cittadino. Gli abitanti di Pekari dicono di aver contato fino a venti navi, e che ne arrivano di nuove ogni giorno. Gli isolani hanno ragione di credere che l’attacco sia organizzato da un certo Solomon Key, alias Chiomanera, e che sarà sferrato tra qualche giorno.
Il ragazzino aveva detto tutto quasi senza prendere fiato, e ora fissava con ansia il nonno che sembrava molto interessato alla faccenda.
-Ovviamente appena ricevuto il messaggio mi sono messo alla ricerca di informazioni su questo Solomon. A quanto pare, fino a qualche anno fa era una vera promessa tra le nuove leve, avendo accumulato una taglia di oltre duecento milioni, soprattutto a causa di massacri tra i civili. I giornali non hanno più parlato di lui da quando è entrato nel Nuovo Mondo, ma i nostri informatori garantiscono che è vivo e vegeto, nonostante abbia mantenuto un profilo basso. Sempre secondo i rapporti, pare che in questi anni sia entrato in possesso del potere di qualche Frutto, molti pensano un Rogia, ma non ci sono conferme definitive. Qui ho anche un suo avviso di taglia…-
Detto questo, Tobo allungò a Barbabianca un rettangolo di carta ingiallita che raffigurava un uomo sulla trentina, dal torace a botte e dotato di avambracci enormi e pelle scura, caratterizzato dalla capigliatura molto particolare che gli dava il nome: nel complesso, assomigliava a un gorilla con una pettinatura afro di proporzioni epiche.
L’imperatore si rigirò l’avviso tra le dita come fosse stato un francobollo, poi lo restituì al nipote e gli chiese quale delle sue flotte si trovasse attualmente più vicina all’isola in questione per poter informare subito il comandante della nuova missione.
-Mi sono già preso la libertà di inviare un messaggio al comandante. Si tratta della prima divisione, quella di Marco, e si trovano a un paio di giorni da Pekari.-
 
Nei due anni e otto mesi che erano passati da quando aveva lasciato l’isola degli uomini pesce, Chiomanera non aveva fatto altro che prepararsi per quel giorno: aveva stretto alleanze, fatto accordi, accumulato tonnellate di informazioni su ogni singolo membro della flotta di Barbabianca e sui suoi alleati, analizzandone i punti di forza e passando notti insonni pur di trovare le debolezze, anche minime, di ciascuno di loro. I suoi uomini, e lui stesso ancor più di loro, avevano lavorato sodo per rafforzarsi fisicamente e spiritualmente in vista di quello scontro epocale, ricorrendo  in alcuni casi ai poteri dei Frutti, molto più facili da trovare nel Nuovo Mondo che in qualunque altra parte del globo. Key, che aveva affrontato i mille pericoli di quello che oltre la Red Line veniva chiamato “Paradiso” solo con le sue forze, come anche i suoi compagni, dopo aver ottenuto quel potere si era sentito ancora più invincibile e vicino al sogno di diventare uno degli imperatori, ma non per questo aveva trascurato gli l’esercizio, anzi si era sottoposto a uno sfiancante allenamento speciale per affinare al massimo le potenzialità uniche del Frutto che aveva avuto la fortuna di ingerire. Sentendosi finalmente pronto, aveva messo in atto con rapidità fulminea il piano che con i suoi collaboratori aveva escogitato e poi riveduto fino a ottenere quello che perfino per uno come lui sembrava rasentare la perfezione.
I preparativi per il primo attacco a un dominio del Re si erano stati effettuati con rapidità ed efficienza,con la partecipazione di altre otto flotte di pirati, per un totale di trenta navi ricolme di uomini armati fino ai denti. Tutto sembrava andare alla perfezione, i pirati avevano piena fiducia in Chiomanera e nelle proprie forze, sarebbero stati in grado di vincere, ne erano certi, anche se si fosse presentato Barbabianca in persona con tutto il suo esercito. Si sbagliavano.

Tutto accadde molto rapidamente. Fu inatteso, imprevedibile.
Le navi pirata avevano finito di posizionarsi e avevano cannoneggiato per qualche minuto il centro abitato; già allora qualcosa era parso strano a quelli che volevano osservare la distruzione dell’isola di Ollsan dal ponte: molte delle palle di cannone sembrava che non esplodessero quando colpivano il bersaglio, e pareva che le fiamme di quelle esplose venissero soffocate troppo rapidamente.
Pensando che si trattasse solo di un caso o di qualche difetto nella costruzione delle bombe, i comandanti lasciarono perdere e si imbarcarono sulle scialuppe con il resto dei loro uomini, raggiungendo in breve tempo il porto. I masnadieri erano quasi tutti a terra quando la tragedia ebbe inizio: erano ancora impegnati a urlare con esaltata ferocia quando si sentì il primo, terribile schianto provenire dal mare. Presi di sorpresa, i pirati si voltarono come un sol uomo per vedere che una delle navi sembrava esplosa in mille pezzi e colava miserevolmente a picco. Da quel momento, in pochi riuscirono a capire anche solo parzialmente cosa stesse accadendo: le navi continuavano a esplodere una dietro l’altra, come colpite da una forza pazzesca, oppure a scindersi come affettate da una lama titanica, mentre gli uomini a terra erano vittime di esplosioni e turbini di vento, venivano accecati da una foschia venuta dal nulla o scaraventati in aria o tagliati o trafitti o ancora finivano invischiati in una strana sostanza collosa.

Quell’esercito di centinaia di uomini fu annientato nel giro di pochi minuti.

L’unico ancora in piedi era Solomon Key, il cui corpo scimmiesco mandava ora bagliori metallici. Intorno a lui, minacciose, si stagliavano una ventina di figure che, quasi accecato dall’ira, a malapena riusciva a distinguere. Erano loro! Loro avevano infranto il suo sogno, e avrebbero pagato caro un simile affronto.
Senza pensare, Solomon partì all’attacco, alla cieca, e attivò il suo potere: protese un braccio in avanti, e questo parve sciogliersi, per poi assumere la forma ben definita di una lancia di lucido acciaio. La lancia si allungò per colpire con rapidità fulminea quelle sagome indistinte, ma non incontrò alcuna resistenza:  chiunque fosse stato l’avversario preso di mira, questi aveva schivato senza problemi il colpo mortale.
Senza perdersi d’animo, Chiomanera trasformò l’altro suo braccio in una lunga lama affilata e menò un fendente verso una sagoma che gli si era avvicinata, ma invece dello spezzarsi delle ossa sentì un clagore metallico; stupito guardò cosa lo stava bloccando e vide che un braccio ricoperto di scaglie grigie come il ferro terminante con una mano artigliata aveva fermato l’impatto della sua lama senza esserne scalfito, mentre un altro braccio in tutto simile all’altro si era stretto in pugno e stava per arrivargli in faccia.
Solomon era pronto a trasformarsi in un ammasso di metallo fluido per evitare il colpo, ma prima che potesse farlo il pugno fu fermato da un possente urlo: “BASTA! FERMO KAIN!”

All’udire quel secco ordine del capitano il proprietario del braccio scaglioso fermò il pugno a pochi centimetri dal volto confuso di Key. A urlare era stato un ragazzo molto alto e muscoloso con indosso uno strano indumento verde dagli orli rossi. Sebbene sembrasse poco più che adolescente, Chiomanera percepì distintamente provenire dallo straniero un flusso di energia impressionante, qualcosa che solo raramente aveva incontrato durante i suoi viaggi: quel giovane possedeva senza ombra di dubbio un Haki da competere con i migliori! Per di più il volto non gli era completamente sconosciuto …
-Speravo che il nostro primo incontro andasse un po’ diversamente, “Cacciatore Diabolico”. A cosa devo l’onore?-
Drey fissò il pirata che aveva davanti per qualche istante con un’espressione indecifrabile, poi la sua bocca si piegò in uno strano ghigno, come quello di un predatore che ha trovato una preda molto ambita.
-Vedo che la mia fama mi precede, quindi penso tu conosca già la risposta.-
Queste parole furono accompagnate da uno sguardo fermo, che Chiomanera riuscì a malapena a sostenere. Sul “Cacciatore” aveva raccolto tutte le informazioni possibili, poche a dire il vero, e per molti versi contradditorie, ma sufficienti a fargli correre un brivido lungo la schiena.

Per quel che aveva capito, il suo luogo di nascita era un non meglio precisato “regno esterno”, una di quelle poche nazioni che rifiutavano di annettersi al Governo Mondiale, ma per il resto avvolto nella leggenda. Quasi trent’anni prima era il secondo in comando in un’imponente flotta pirata, paragonabile a quella di un odierno Imperatore, che era stata annientata dalla marina. Per molti anni non se ne era saputo più nulla, salvo voci su un suo avvistamento a Ohara. Il suo ritorno alla ribalta era avvenuto una decina d’anni prima, quando è stato identificato da un ufficiale della marina dopo aver  annientato un Buster Call. Da allora il suo nome è tornato sulle labbra dei marines e dei pirati accompagnato da una taglia stratosferica.
Anche se l’idea di avere davanti un uomo in grado di sconfiggere da solo un esercito già non era delle più tranquillizzanti, il peggio doveva ancora arrivare. Avendo l’aspetto di un ragazzo sui 18-19anni da almeno un paio di decenni, inizialmente il soprannome che gli era stato affibbiato era “il Giovane”; fu cambiato nel giro di due mesi, dopo che gli furono imputate le scomparse di diversi alti ufficiali della marina, tutti possessori dei poteri dei Frutti. Questi erano stati ritrovati in fin di vita, e dopo una lunga convalescenza, a quanti chiedevano cosa gli fosse successo, erano solo stati in grado di dire che stato come essere preda di un diavolo cacciatore.
Per quanto riguardava la ciurma, Chiomanera rimase a bocca aperta vedendo chi vi si era unito: famosi pirati con un passato da capitani o ufficiali e criminali di fama mondiale. Elsa “Corazzata Rossa”, Kain “Pelle di Ferro” , Genki “Fiato di Drago”, Leòn “lo Spadaccino Bianco e Nero”: erano tutti nomi in grado di far tremare non pochi marines al solo udirli, e ora lui li vedeva davanti a se, loro e molti altri.

Key non si faceva illusioni. Sapeva che avrebbe dovuto combattere per salvarsi, e che non aveva molte possibilità: una volta che il Cacciatore puntava una preda, difficilmente se la lasciava sfuggire.
-Allora uomo d’acciaio, sei pronto?-
La domanda riscosse Solomon Key dalle sue riflessioni: come aveva fatto quell’uomo dall’aspetto di un ragazzo a capire così in fretta in cosa consistesse il suo potere?
-Più che pronto.-
A quelle parole l’equipaggio di Drey si dispose in cerchio, lasciando i due capitani a fronteggiarsi.
Il primo a colpire fu il Cacciatore: con un movimento rapidissimo  colpì un braccio di Chiomanera, che aveva prontamente assunto una posizione difensiva. In effetti, non fu neanche un colpo: Drey si era limitato a TOCCARE Key col palmo della mano, ma questo era stato sufficiente. Con orrore, Chiomanera si rese conto di non riuscire a mutarsi in acciaio!
-Un piccolo assaggio del mio potere. Ora divertiamoci.-
Solomon riuscì a non perdere il sangue freddo solo perché aveva capito che così avrebbe solo fatto il gioco del suo avversario. I suoi poteri Rogia erano spariti, quindi l’unica cosa da fare era affidarsi alla forza. Con un sospiro, Chiomanera si mise in posizione di guardia, fronteggiando il ragazzo. Se era uno scontro fisico che voleva,  non si sarebbe tirato indietro: non aveva ottenuto una taglia di oltre duecento milioni facendo combattere solo i suoi uomini!
Drey schivò i primi due pugni micidiali, ma il terzo lo prese in pieno, con una potenza tale che persino con il Tekkai al massimo ne subì l’impatto: quell’uomo era un mostro! I due cominciarono a scambiarsi una raffica di pugni, privi di qualunque grazia: il Cacciatore era stato trascinato dallo stile di lotta da rissaiolo da bar del suo avversario, privo di tecniche sopraffine dai nomi altisonanti, solo cazzotti e calci che se ti prendono ti fanno un male boia!

I due si malmenarono per qualche minuto, e quando si separarono erano entrambi contusi e ansimanti. Drey si era astenuto dall’usare il suo potere contro quell’uomo fino a quando  il processo di copia non fosse terminato, ma così facendo stava avendo non pochi problemi; dal canto suo, Solomon aveva capito che l’avversario per qualche ragione non stava dando il 100% nello scontro, ma non poteva non ammirare come un ragazzo che a confronto con lui sembrava un mingherlino gli stesse tenendo testa senza fare uso dell’Haki o delle capacità speciali che di certo possedeva.
All’improvviso Solomon avvertì un’ondata di nuova energia pervadergli il corpo: i suoi poteri erano tornati!
Al grido di “Heavy Metal Slayers!!”  si lanciò all’assalto con le braccia trasformate in enormi spadoni. Tentò di tagliare la testa a Drey con una sforbiciata, ma quello aveva evitato il colpo saltando in aria e l’aveva colpito con un pugno fiammeggiante. Ora un braccio di Drey era interamente rivestito da scaglie di ferro avvolte in fiamme ruggenti. Lo scimmione incassò il colpo stupito ma non si perse d’animo, anzi, gridò: “Drum Solo!” , al ché l’enorme capigliatura afro si trasformò in una sfera metallica irta di punte che si abbatté sul Cacciatore … o almeno l’avrebbe fatto, se questo non avesse assunto la consistenza di una nube di vapore. Key non ebbe il tempo di riprendersi dallo stupore che fu colpito da una decina di pugni fiammeggianti contemporaneamente: ci vedeva doppio, o sul corpo del suo avversario erano davvero comparse per un attimo più braccia, per poi scomparire in uno sbuffo di petali?

Pur se intontito, Chiomanera fu colpito da un’idea improvvisa: come aveva fatto a non pensarci prima? Dando fondo a tutte le risorse del suo potere, iniziò ad aumentare la massa del suo corpo metallico fino a diventare gigantesco: ormai era un titano d’acciaio, un mostro metallico dotato di molteplici braccia, artigli, lame e spuntoni. Con voce  rimbombante emise una risata folle:
 -Ahahahaha! Grazie per l’idea, non avevo mai pensato di usare il mio potere in questo modo: questa sarà la mia arma finale, l’ “Heavy Metal Steelgod!” e ora muori, Cacciatore Diabolico!
Con queste parole iniziò a tempestare il terreno con una gragnola  di colpi da far tremare il terreno, causando il crollo delle abitazioni più vicine al porto. Quando il polverone che aveva alzato si fu disperso, guardò ansimante dove aveva colpito per cercare i corpi del Cacciatore e dei suoi compagni, che credeva di aver coinvolto nell’attacco. Non trovò nulla.
Con suo immenso stupore, Chiomanera sentì qualcosa battergli sulla spalla. Voltandosi, vide un incubo trasformarsi in realtà.

Alle sue spalle vi era un essere grande quanto lui, simile a un drago dalle scaglie color rubino e oro, ma dotato di braccia e busto  simili a quelle di un uomo dai muscoli possenti.  Quello da solo era uno spettacolo da mozzare il fiato, ma mentre Key lo fissava, il drago cambiò aspetto: le scaglie da rosse fiammanti divennero di metallo lucente, poi furono avvolte da un fuoco ardente, mentre gli occhi da rettile iniziarono a mandare strani bagliori violacei.
Solomon contemplò quel  mostro apocalittico e capì che avrebbe perso, ma non si arrese. Si allontanò con un balzo e urlò: “Heavy Metal Steelgod: Last Apocalypse!”, generando dal suo intero corpo una miriade di spuntoni dalle mille ramificazioni  dirigendoli tutti verso il mostro fiammeggiante. Questo non fece nemmeno il gesto di spostarsi,  ma  rimase immobile ad aspettare di essere colpito dalle punte.  Nessuna di esse lo trafisse: molte si sciolsero prima ancora di toccarlo, mentre quelle che avevano resistito si piegarono o si spezzarono all’impatto con le scaglie rivestite di metallo.
Solo allora il Cacciatore si mosse: con una velocità incredibile per un essere così grosso, si portò in un attimo oltre la guardia dell’avversario. Bastò un unico, devastante colpo: il pugno trapassò da parte a parte l’immenso corpo metallico di Chiomanera.

Il pirata da 240 milioni tornò agonizzante alle sue dimensioni: così ridotto, non avrebbe potuto mantenere quella forma per un altro minuto. Con la vista appannata, scorse il mostro tornare un ragazzo e avvicinarglisi.
-Hai combattuto bene, Key, e mi hai dato due cose di cui avevo un gran bisogno: un grande potere e una bella scazzottata. Non te la prendere per non essere riuscito a resistere all’ultimo colpo: avrei potuto affondare un isola ben più grande di questa con quel pugno. Ora riposa, pirata, il tuo potere da oggi rimarrà con me .-
Queste furono le ultime parole che Solomon udì in questo mondo. Il Cacciatore rimase al suo fianco fino all’ultimo respiro, attorniato dai suoi compagni silenti.
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Olè, anche questa è andata. A parte Drey, che spero non vi abbia deluso nel ricoprire finalmente il suo ruolo di “Cacciatore Diabolico”, avete potuto vedere parte della sua ciurma, il piccolo Tobo e,  dulcis in fundo, il possessore del Rogia Steel -Steel. Si tratta di un potere che da tempo volevo dare al Cacciatore, e ho pensato: perché non fare leggere qual cosina di interessante e un po’ diverso ai miei fan? Infatti per una volta sono riuscito a dare una grande importanza a un singolo combattimento, e penso che non mi sia venuto per niente male J
Mi raccomando, non perdetevi il prossimo capitolo, in cui scoprirete le origini del potere di uno dei personaggi comparsi di recente più interessanti del mondo di One Piece, almeno secondo il mio modesto parere. E ricordate di recensire XD
 
 
 
 
 
 
 
 
  
  
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