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Autore: Thiliol    14/12/2010    5 recensioni
[Fanwriters di tutto il fandom unitevi e scriviamo INSIEME le cronache dei primi due anni della missione quinquennale della USS Enterprise NCC - 1701!!!] Data Astrale 2266: Inizia la narrazione dei viaggi interstellari della USS Enterprise sotto il comando del Capitano James Tiberius Kirk.
22 Agosto 2010: su EFP, i fanwriters del Fandom di [Star Trek] cominciano a scrivere le cronache dei primi due anni della storica missione quinquennale.
Per arrivare là dove nessun Fanwriters è mai giunto prima. [FANFICTION ROUNDROBIN: PARTECIPATE IN TANTI!] [AGGIUNTI DUE QUESTIONI IMPORTANTI NEL REGOLAMENTO ^^]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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star trek Autore: Thiliol
Titolo: 01x02 : Iron Flowers
Personaggi: James Tiberius Kirk, Leonard “Bones” McCoy, Spock, un pò tutti
Genere: avventura, generale
Avvertimenti: one-shot, roundrobin
Musica: Star Trek The Original Series Theme
Note: Innanzitutto scusatemi per il ritardo tremendo (anche se credo di essere nel limite massimo di cinque mesi) ma questa è la mia prima opera Trekkie ed è stata un parto! Scritta, riscritta, modificata, rimodificata... alla fine mi sono decisa e l'ho strutturata esattamente come una puntata della TOS perchè mi sembrava giusto che la mia prima fanfiction in questo fandom fosse un omaggio alla serie. Spero di essere riuscita a mantenere IC tutti i personaggi e di aver fatto qualcosa di decente.
Ringraziamenti: Grazie a Nemeryal che ha avuto questa magnifica idea, grazie a Lady Amber che mi delizia sempre con le sue "slice of life" e un grazie particolare a Eerya e Rowen che mi hanno aperto al mondo delle Spock/Bones



Iron Flowers





Diario del Capitano, data stellare 317825.1.
L'Enterprise si sta accingendo all'esplorazione di uno strano pianeta sconosciuto. Il Signor Spock è convinto che, pur essendo di classe M, il pianeta sia completamente disabitato , ma qualcosa mi mette in guardia e mi fa diffidare. Ho deciso di guidare personalmente la squadra di sbarco.
Jim Kirk spense la registrazione del diario di bordo e si voltò verso il suo primo ufficiale.
Il sorriso di Gary Mitchell
era beffardo come sempre e, come sempre, non mancava di irritarlo profondamente. Scosse pesantemente la testa, sospirando rassegnato: in fondo voleva bene a Gary soprattutto per quello.
< Coraggio, Jamey, è solo l'ansia per questa tua nuova missione. Il pianeta è disabitato e sarà estremamente noioso, credimi, in compenso io mi divertirò un mondo qui! > diede un'enorme pacca sulla spalla di Kirk, che barcollò.
Incredibile come il suo amico riuscisse a essere al contempo svampito ed efficiente senza diventare matto, cosa che lui non riusciva assolutamente a fare. Aveva preso la sua prima Missione Quinquennale come Capitano con estrema serietà e qualcosa continuava a farlo sentire inquieto riguardo a quello strano pianeta.
< Ok, Gary, ti affido la baracca, trattamela bene. > disse all'uomo come congedo e si diresse alla sala taletrasporto scuotendo la testa.


La porta si aprì con un sibilo e Kirk entrò a passo svelto.
Spock era al fianco di Scott e voltò la testa di scatto alla vista del capitano, mentre McCoy camminava nervosamente, le mani dietro la schiena.
< Ah, finalmente, Jim! > esclamò.
< Nervoso, Bones? > lo canzonò l'uomo, ben consapevole dell'avversione del dottore per il teletrasporto.
< Il dottore si è rivelato estremamente emotivo negli ultimi 10.2 minuti,> interloquì Spock, < nonostante continuassi a ripetere che è del tutto illogico aver paura di un congegno sicuro come il teletrasporto. >
< Io non ho paura del teletrasporto! Trovo semplicemente assurdo che le mie molecole debbano vagabondare nello spazio per poi essere riassemblate chissà dove! >
< Assurdo, dottore? > ribattè il vulcaniano < Deve perdonarmi, ma mi sfugge il significato che lei attribuisce alla parola "assurdo". >
< La sua logica è assurda, per esempio! > gridò McCoy.
< Signori, vi prego! > sorrise Kirk, interrompendo Spock appena prima che riuscissse a rispondere.
La sua prima missione quinquennale era ancora agli inizi e già si sentiva esausto dei continui battibecchi tra quei due. Sospirò rassegnato per la seconda volta in pochissimo tempo, salendo sulla piattaforma di teletrasporto fra Spock e McCoy.
< Energia, Scotty! >
La figura imponente del suo Capoingegnere svanì, subito rimpiazzata da un paesaggio che definire particolare era poco: sembrava un incrocio tra una prateria del Nord America e la Foresta Pluviale.
< Interessante > , disse Spock, guardandosi intorno e facendo funzionare il suo tricorder.
< È tutto ciò che ha da dire su questo posto, signor Spock? > lo provocò McCoy < Io direi che è un posto meraviglioso, quasi irreale. E guarda che magnifici fiori! > esclamò, avvicinandosi a dei particolarissimi fiori, simili alle margherite, ma dallo strano colore metallico.  Ne colse uno e se lo rigirò tra le mani.
< Sono una specie che non avevo mai visto prima, i petali sembrano di metallo. >
< Sono sicuramente di metallo, dottore, e devo ammettere che li trovo estremamente affascinanti. >
Kirk si avvicinò incuriosito, prendendo uno di quei fiori tanto strani quanto splendidi. Effettivamente, notò, i petali son solo erano di una sfumatura di grigio estremamente lucente, ma erano fatti di una sostanza innegabilmente simile all'acciaio, anche se leggera come fogli d'alluminio.
Se ne sentiva attratto e spaventato allo stesso tempo, come se quella rarissima specie di pianta fosse il simbolo di quanto immensamente vasto fosse l'universo. L'eccitazione lo pervase come una scarica elettrica: quante meraviglie avrebbe potuto scoprire in cinque anni se tutto, persino fiori d'acciaio, era possibile?
< Capitano >, la voce di Spock lo riscosse, < siamo qui da 10.8 minuti, non crede che dovremo fare ciò per cui siamo sbarcati? >
< Sbaglio o quello era sarcasmo? > McCoy ridacchiò.
< Era una semplice constatazione. >
< Basta. > Kirk li interruppe secco, < Il Signor Spock ha ragione, dividiamoci, ma senza mai perderci di vista. >
Si allontanò leggermente, guardando attentamente il paesaggio. Decisamente non ce l'avrebbe mai fatta a sopportare quei due per cinque anni, avrebbe finito per ucciderli.
James Kirk sorrise tra sè: sapeva, molto prima di presentarli l'uno all'altro, che i suoi amici avrebbero fatto scintille, ma non si sarebbe mai immaginato qualcosa di simile. La fredda logica di Spock cozzava violentemente con la passionale emotività di McCoy, eppure era sicuro che il vulcaniano e il dottore fossero più simili di quanto non volessero ammettere, entrambi testardi, entrambi orgogliosi.

Camminò per venti minuti senza incontrare nemmeno un insetto, niente se non decine di piante delle più svariate specie,oltre che quelli strani, affascinanti, fiori di metallo. Tutto quel silenzio lo inquietava, sentiva che quel pianeta non era tranquillo come poteva sembrare.
Tuttavia, il tricorder non registrava alcunchè di sospetto, nonostante continuasse a ronzare e a spegnersi.
Kirk si diresse verso il luogo di appuntamento e vi trovò Spock. Il vulcaniano era visibilmente sorpreso... ovviamente non l'avrebbe mai ammesso, ma le emozioni umane trasparivano dal suo volto più di quanto pensasse.
< Niente di nuovo, signor Spock? >
< Si, Capitano > , rispose Spock, < il funzionamento del tricorder è stato piuttosto intermittente. >
< Già, anche il mio ha dato qualche problema. >
Il vulcaniano annuì piano, sovrappensiero.
< Lo immaginavo >, asserì, per poi rimanere in silenzio.
< Vuole spiegarsi, Signor Spock? >
< Chiedo scusa, Capitano. Immaginavo che anche il suo tricorder funzionasse male e sono certo che, se la usassimo, anche la trasmittente mostrerà un segnale confuso. Sono riuscito comunque a rilevare dei dati interessanti riguardo l'atmosfera del pianeta: è composta da circa il 20.95% di ossigeno, ma a differenza di quella terrestre, questa ha solo il 50.02% di Azoto, mentre presenta una notevole quantità di Kripton e Radon, circa il 3.56%, ma non posso essere preciso. >
< Continuo a non capire, > ammise Kirk. Ma dove voleva arrivare il suo ufficiale scientifico con tutti quei numeri?
Spock sembrò leggere nella mente dell'uomo, perchè assunse una postura rigida (più rigida, si disse Kirk), le dita intrecciate dietro la schiena, pronto a dare spiegazioni come se si trovasse all'accademia e lui non fosse altro che uno studente un po' tardo. Avrebbe dovuto infastidirlo, invece si sentiva sempre più divertito dai modi del suo amico.
< Sia il Kripton che il Radon sono gas estremamente tossici, inoltre il Radon è radioattivo. Una tale concentrazione di questi gas nell'atmosfera spiega la totale assenza di forme di vita animale su questo pianeta e anche il malfunzionamento dei nostri strumenti scientifici. Tuttavia noi possiamo respirare liberamente senza nessun disagio apparente. >
Kirk sbarrò gli occhi, sorpreso. Aprì la bocca per controbattere, ma la voce del dottor McCoy lo interruppe.
< Jim! > esclamò, raggiungendoli a grandi passi e con un'espressione sul volto da far impallidire chiunque.
< Jim, maledizione, dobbiamo andare via di qui! Questo pianeta è una maledetta camera a gas! >
< Stai calmo, Bones, lo sappiamo. Il Signor Spock... >
< Non capisci? L'atmosfera è zeppa di gas tossici! >
< Kripton e Radon, sì lo so. Spock mi stava giusto spiegando che comunque noi non corriamo alcun rischio. >
< Esatto, Capitano. >
Il vulcaniano era rimasto completamente impassibile davanti all'agitazione del dottore, limitandosi ad osservarlo. Ne era visibilmente affascinato, ma avrebbe preferito essere ridotto in un cumulo di polvere cosmica, piuttosto che ammetterlo.
< Cosa voleva dirmi, Spock? >
< Stavo dicendo che noi respiriamo perfettamente in quest'atmosfera tossica proprio grazie alle radiazioni. Non sono le normali radiazioni alfa, beta o gamma, sono di un tipo sconosciuto ma è certo che ci sono, ci proteggono come uno schermo dai gas anche se credo che non abbiano un effetto prolungato. >
< Quindi crede che dopo qualche ora moriremmo asfissiati? >
< Si, Capitano. >
Kirk annuì e sfilò dalla cintura la trasmittente, aprendola con uno scatto.
< Kirk a Enterprise! > , disse, ma la sua voce fu sommersa dai ronzii. < Kirk a Enterprise! > ripetè, regolando le frequenze.
< Qui Scott. > la voce dello scozzese arrivò confusa.
< Ci faccia risalire. >

I tre uomini si disposero a triangolo e rimasero immobili, aspettando il familiare senso di vertigine appena accennato che accompagnava ogni smaterializzazione, seguito dalla sensazioni di leggerezza e infine dal brusco ritorno alla gravità.
Quando la strana vegetazione del pianeta fu sostituita dalla più accogliente sala teletrasporto dell'Enterprise, Kirk non comprese subito il perchè dell'espressione allarmata di Scott, ma ne fu vagamente sorpreso.
< Dov'è il dottor McCoy? > sentì chiedere da una voce alle sue  spalle.
Si voltò di scatto, sbarrando gli occhi per la sorpresa.
< Non lo so, signor Spock > rispose lo scozzese, < il monitor mi dice che dovrebbe essere qui, ma effettivamente... beh non è qui! >
< Ci sono guasti? >
< No, Capitano, tutto è perfettamente funzionante. >
La voce di Scott era piccata, nonostante l'agitazione. Non sopportava che venissero messe in dubbio le sue qualità tecniche o, peggio, le qualità della nave.
Kirk estrasse la sua trasmittente, cercando di sintonizzarla sulle giuste frequenze, ma le interferenze erano troppo accentuate e contattare McCoy era impossibile.
< Niente panico, sarà sicuramente rimasto sul pianeta > , ragionò.
< Nessun segno di vita sul pianeta, capitano > .
< Spock, mi segua! >
Si avviò a passo svelto, seguito dal vulcaniano, attraversando i corridoi della nave, fino al torboascensore e poi in plancia.
< Eccoti qui, Jamie! > esclamò Gary Mitchell non appena fu entrato, ma il suo sorriso gioviale si congelò all'istante alla vista del viso stravolto del suo capitano.
< Cos'è successo? >
< Il dottor McCoy è scomparso. >
< Scomparso? >
< Non è tornato con il teletrasporto nè è sul pianeta. Si è semplicemente dissolto! >
Un silenzio irreale calò sulla plancia, rotto solo dal ronzio dei macchinari.
Kirk si sedette sulla sua poltrona, lo sguardo fisso davanti a sè, Spock in piedi al suo fianco. Poteva quasi sentire le sinapsi dell'ufficiale lavorare a ritmo frenetico, calcolando, deducendo, arrovellandosi per trovare una soluzione logica.
Ma cosa c'è di logico quando il tuo migliore amico semplicemente si dissolve? Non aveva potuto dirgli nulla.
Un suono acuto interruppe quei suoi pensieri e Spock si mosse velocemente verso la sua postazione.
< Nulla, Capitano, i sensori confermano la totale assenza di forme di vita sul pianeta o nelle vicinanze di esso, se si accettua la nostra nave. Nessuna traccia del dottor McCoy. >
Spock aveva parlato lentamente, scandendo ogni parola, ma senza alcuna inflessione come suo solito. Una mancanza di emozioni totale che in quel momento Kirk trovava stranamente consolatoria.
< Signor Mitchell > disse, rivolgendosi al suo primo ufficiale in tono formale, < le lascio la plancia, mi troverà nei miei alloggi. Mantenete l'orbita e continuate le ricerche. >
< Si, Jim > .
< Bene, > disse, quasi senza voltarsi mentre raggiungeva l'uscita.
Spock lo osservò pensieroso e preoccupato dallo strano comportamento del capitano. Non riusciva a capire la reazione di Kirk, nonostante avesse un'idea delle reazioni estremamente emotive degli umani. Tuttavia, la sua logica si ribellava all'idea che il dottore fosse scomparso, dissolto in una nube di particelle smarrite nell'etere... no, era semplicemente illogico.
Il dottore non era sul pianeta, doveva essere sulla nave, non c'era altra soluzione.
< Signore, > si avvicinò a Gary Mitchell facendolo quasi sobbalzare, < potrei proporre di ispezionare la nave, piuttosto che il pianeta? >
< Crede che McCoy sia finito per sbaglio in un altro punto della nave? >
< Ci sarebbe una possibilità che ciò sia avvenuto. > rispose impassibile il vulcaniano.
Il primo ufficiale si strinse con forza la base del naso, per poi stropicciarsi gli occhi, un gesto che Spock aveva imparato ad associare al ragionamento intenso degli umani.
< Va bene, signor Spock, avverta il personale di controllare ovunque, e di tenere pronta la squadra medica, sicuramente il dottore non si sentirà troppo bene se non si è fatto ancora vivo. >

James Kirk si sedette sul letto, la testa tra le mani. Non sapeva cosa pensare, credeva che sarebbe stato in grado di affrontare qualsiasi cosa, qualsiasi pericolo, anche la morte non lo impensieriva, eppure si sentiva sconvolto. La sua prima missione come Capitano era appena cominciata e già aveva perso uno dei suoi uomini... no, si disse, aveva perso il suo migliore amico, una persona con cui aveva condiviso tanti momenti della sua vita, che lo conosceva e che sapeva sempre come tirarlo su di morale. Anche in quel momento sentiva il bisogno di lui, la sua mente continuava a ripetergli " Vai da Bones e fatti un bicchierino, vedrai che starai meglio!", ma subito la realtà prendeva il sopravvento.
Il suono della porta automatica lo distrasse e quando sollevò il capo si ritrovò la fugura alta e slanciata di Spock a pochi metri di distanza.
Era rigido come sempre, con le spalle innaturalmente dritte, i penetranti occhi neri che lo fissavano senza alcuna emozione apparente.
< Capitano > , cominciò il vulcaniano, stranamente titubante, < i miei calcoli indicano che il dottor McCoy si trovi ancora sulla nave. >
Kirk scattò in piedi e afferrò le spalle di Spock, scuotendolo vigorosamente.
< Dove? >
< Non ho abbastanza dati per stabilirlo, ma è logico supporre che debba essere accaduto qualcosa per cui il dottore sia ora impossibilitato a muoversi o a palesare la sua presenza. >
< Non ti seguo, > scosse la testa.
A volte i ragionamenti logici del suo ufficiale scientifico risultavano incredibilmente... beh, illogici!
< Sul pianeta erano presenti radiazioni in quantità notevole, tanto da interferire nel normale funzionamento degli strumenti. Secondo questo presupposto, il teletrasporto potrebbe aver risentito di tali radiazioni, provocando un cambiamento della struttura molecolare del dottore in modo da rendergli del tutto impossibile interagire con chiunque su questa nave. >
< Sta cercando di dirmi che potrebbe essere qui ma noi non riusciamo a vederlo? >
< Esatto. >
Kirk aprì la bocca per parlare, ma qualsiasi cosa gli venisse in mente appariva troppo stupida. Si limitò a continuare a fissare Spock di fronte a lui.
< Sta scherzando? > riuscì infine a balbettare.
< Non scherzo mai. >
< Ma allora perchè noi siamo visibili? Perchè non è successo a tutti e tre? >
Per la prima volta riuscì a scorgere un accenno di tentennamento in quelle iridi nere. Spock sospirò, qualcosa che, lo sapeva bene, non avrebbe mai fatto davanti a nessun altro.
< Non le nascondo, Capitano, che sono piuttosto perplesso. C'era il 23.4% di possibilità che il dottor McCoy si fosse semplicemente teletrasportato in un'altra zona della nave e che avesse riportato un qualche tipo di ferita, ma ogni più piccolo anfratto è stato esaminato senza risultati. L'unica logica conclusione è ritenere che una modificazione molecolare possa portare all'invisibilità, per quanto possa apparire strano. >
< E come si può fare per farlo tornare come prima? >
Questa volta l'espressione di Spock non lasciava spazio a dubbi: era certamente preoccupazione.
< Non lo so > , ammise.
Kirk rimase quasi paralizzato dallo stupore. Spock aveva sempre una soluzione, sapeva sempre cosa fare... sempre! Non poteva abbandonarlo proprio adesso che aveva ritrovato la speranza.
< Lo scoprirai. >
< Potremmo non avere abbastanza tempo. >
Il vulcaniano era inesorabile. La sua parte umana avrebbe preferito essere disintegrata da un phaser piuttosto che rivolgere quelle parole al suo amico, ma la metà logica gli imponeva di dire tutto e di prepararlo anche al peggio.
< Secondo i miei calcoli la mutazione è molto veloce e porta alla completa dissoluzione della materia. Jim, potrebbe essere già troppo tardi. >
Spock si aspettava quel momento, ma vedere il suo capitano accartocciarsi a quel modo fu ugualmente scioccante.
Sapeva che McCoy era grande amico di Kirk, ma aveva ancora molte difficoltà nell'affrontare la complicata varietà dei sentimenti umani e decisamente consolare un umano triste non rientrava tra le esperienze che avrebbe voluto provare.
Fece un passo avanti, avvicinandosi all'uomo, indeciso sul da farsi e infine rimase semplicemente fermo e in silenzio mentre la mente di Kirk elaborava la notizia appena ricevuta.
< Sono sicuro, capitano, che il dottore è ancora qui e che riusciremo a riportarlo alla sua struttura originaria. >
Kirk gli sorrise. Non c'era niente che lo inteneriva di più di Spock che cercava di comportarsi come un umano.
< Trovi un modo per farlo tornare, Signor Spock, lo trovi subito. A comunicare con lui ci penso io. >



La logica era sempre stata, per Spock, la componente fondamentale della sua vita: ogni decisione che prendeva, ogni parola che diceva, tutto era fatto secondo logica. La logica era fedele, onesta, non tradiva nè sbagliava mai. Spock si sentiva sicuro e protetto dalla sua ferrea logica e intendeva risolvere anche quel problema logicamente.
Era in plancia e poteva sentire lo sguardo di Gary Mitchell puntato sulla sua nuca, quasi gli sembrava di udire i suoi pensieri, mentre si chiedeva quale altra brillante soluzione avrebbe tirato fuori, come se non ci fosse altro possibile finale se non quello: Spock risolverà tutto perchè Spock risolve sempre tutto.
La verità era che si sentiva preoccupantemente agitato, nonostante lo sforzo continuo che faceva per controllare le sue emozioni. Il capitano era rimasto piuttosto scosso dall'accaduto, probabilmente, pensò, a causa della lunga amicizia che lo univa al dottore, ma proprio non capiva il motivo per cui la cosa toccasse tanto anche lui.
Ah, certo, aveva riscontrato in McCoy alcune caratteristiche interessanti e ammirava le sue capacità professionali, ma non c'era nessun motivo per cui dovesse sentirne la mancanza.
Illogico.
Si raddrizzò, sforzandosi di riprendere il controllo dei propri pensieri.
Doveva essere il più lucido possibile e trovare una soluzione a quel problema come tutti si aspettavano che facesse.
Ragionò.
Il dottor McCoy doveva avere qualcosa di diverso rispetto a lui e a Kirk, ma cosa? Escluse immediatamente si trattasse di qualcosa di biologico, in quanto il capitano era anch'egli umano. Doveva essere qualcosa di esterno, qualcosa che aveva a che fare con il pianeta e le radiazioni emesse.
Il dottore aveva trovato affascinanti quegli strani fiori di metallo (nulla di strano, anche lui li considerava affascinanti), ne aveva colto uno e se l'era rigirato tra le mani, mettendoselo poi in tasca.
< Signore? > si avvicinò al primo ufficiale che non aveva smesso un secondo di osservarlo.
< Dica, signor Spock. >
< Posso chiederle di effettuare una scanzione del livello di radiazioni sul pianeta? >
< Cosa crede di aver scoperto? >
Gary Mitchell lo scrutò attentamente, serissimo.
< Vorrei verificare un'ipotesi. >
< Proceda pure, Spock. >
Il vulcaniano annuì impercettibilmente e tornò alla sua postazione, subito seguito dall'uomo, incapace di nascondere una curiosità divorante.
Spock si chinò sugli strumenti e impostò il computer. Immediatamente un sibilo metallico lo avvertì che la macchina era ora in funzione.
< Computer, verificare la provenienza delle lunghezze d'onda di decadimento atomico. >
La macchina stridette appena prima di rispondere con voce atona.
< Presenza di emissioni alfa, provenienti dall'atmosfera. Presenza di emissioni beta e gamma provenienti dalle rocce. Presenza di un tipo di emissione sconosciuto, proveniente dalle forme vegetali. >
< Composizione delle forme di vita vegetali? >
< Misto di vari elementi metallici sconosciuti. Presenza di Alluminio, Piombo e Argento in piccole quantità. >
Il computer si zittì con un ultimo fruscio e i due ufficiali si guardarono in silenzio.
Spock non si ricordava di aver mai visto il suo ufficiale superiore così sorpreso di qualcosa, nè di aver mai notato quanto fosse sempre e costantemente di buon umore, cosa che contribuiva a crescere la  sua preoccupazione ora che se ne stava silenzioso e con gli occhi sbarrati.
< Devo dirlo a Jim! > esclamò infine, ma Spock lo bloccò.
< Signore, vorrei essere io a informare il capitano, sarei in grado di proporre anche una soluzione. >
< Va bene, vada lei. > rispose l'uomo.
Spock riusciva a sentire nella sua voce una punta di fastidio, come se si sentisse minacciato.
Lo oltrepassò per infilarsi nel turboascensore il più velocemente possibile e solo quando si ritrovò solo concesse a se stesso di sospirare.

Jim Kirk non era rimasto inattivo. Era andato su e giù per tutta la nave, lasciando messaggi nella speranza che Bones li leggesse e riuscisse a rispondergli, aveva anche usato le comunicazioni interne per chiamare il dottore senza nessun risultato.
Aveva quasi perso le speranze quando si accorse che il bicchiere colmo di Brandy Altariano, che aveva lasciato sul suo tavolo, era ora completamente rovesciato sul pavimento.
Era certo che nessuno fosse entrato nella sua stanza ma che l'unico a potergli mandare un segno del genere era il suo amico.
Una debole prova frutto di una coincidenza, avrebbe detto Spock, ma il suo istinto non si sbagliava mai.
Fu in quel momento che il vulcaniano entrò a passo di marcia, con sul volto stampato l'abbozzo di un sorriso. Quanto di meglio ci si potesse aspettare da lui, ovviamente, ma a Kirk bastava.
< Ha trovato una soluzione, signor Spock? > gli chiese ansiosamente.
< Si, Capitano. >
Kirk fece segno al vulcaniano di accomodarsi, mentre lui prendeva posto su una sedia; Spock sedette rimanendo pur sempre rigido.
< Le piante del pianeta sono radioattive, > esordì senza mezzi termini, < e secondo i miei calcoli uno dei fiori di metallo che il dottor McCoy ha colto e poi messo in tasca è la causa della mutazione subita dalle sue molecole. Se si fa in modo che egli torni sul pianeta mediante il teletrasporto e nelle stesse condizioni in cui è avvenuto tale mutamento, si dovrebbe invertire il processo esattamente come se si trattasse di una reazione chimica. >
Kirk fece per parlare, ma un rumore di vetri infranti lo fece sobbalzare; si voltò e alla vista della bottiglia di liquore in pezzi sul pavimento del suo alloggio un sorriso gli si aprì sul viso.
Spock alzò un sopracciglio, attendendo pazientemente che l'uomo desse una spiegazione.
< Credo, Spock, che Bones sia qui e che ti abbia sentito. >
< Devo comunque informare entrambi che se la degenerazione è in uno stato eccessivamente avanzato la mia idea non funzionerà. >
Kirk lo fulminò con lo sguardo e per un momento Spock credette che il capitano lo avrebbe colpito, ma l'attimo passò e Kirk sembrò sgonfiarsi.
< Funzionerà! > disse lentamente, < Deve funzionare. >
Si rivolse al punto in cui era caduta la bottiglia:
< Bones, devi seguirci in sala teletrasporto. >
Afferrò un altro bicchiere che aveva poggiato accanto a quello già andato in frantumi e uscì, seguito da Spock.
Sembrava che il tempo scorresse troppo velocemente, aveva paura che Bones fosse svanito e che fino a quel momento si era rivolto al nulla. Avrebbe dovuto farci l'abitudine, si disse, fare il capitano di una nave astrale era anche quello, l'ansia e la paura, le situazioni senza via d'uscita... ma non esistevano situazioni senza via d'uscita, non per James Kirk.
Accellerò il passo e Spock se ne accorse e gli lanciò una strana occhiata, quasi orgogliosa. Se non si fosse trattato del suo rigido amico vulcaniano, avrebbe persino giurato di vederlo ammiccare.
Si fermò all'entrata del turboascensore, indeciso.
< Capitano, > fece Spock, < dobbiamo assicurarci che il Dottor McCoy sia ancora qui e che ci segua fino alla sala teletrasporto. >
Annuì. Spock aveva ragione, ma come fare? Era evidente che riuscire a spostare anche piccoli oggetti doveva costare a Bones una grande fatica, uno sforzo che probabilmente non faceva che rendere più veloce la degenerazione molecolare.
< Bones, > disse infine ad alta voce, cercando di non pensare al fatto che poteva star parlando da solo, < cerca di seguirci se puoi, ti aspettiamo in sala teletrasporto. Poggerò un bicchiere sulla piattaforma, cerca di usarlo per avvertirci che sei pronto. >
Si guardò intorno un'ultima volta, prima che la porta si chiudesse con un sibilo.

Guardare quel bicchiere di vetro si stava rivelando dannatamente difficile e Spock, silenzioso e immobile al suo fianco, certo non aiutava a stemperare la tensione.
Non aveva voluto nessuno lì, nemmeno Scott, perchè se avesse fallito non credeva di potersi permettere un pubblico.
Sapeva che il suo ufficiale scientifico disapprovava, che erano già venti minuti che aspettavano e che la logica suggeriva che non c'era nulla che si potesse fare. Si rifiutava di ammetterlo, non era assolutamente possibile, c'era sempre qualcosa che si potesse fare.
< Dannazione! > imprecò.
< Jim! >
Spock gli toccò un braccio, fulmineo, fissando intensaente la piattaforma. Il piccolo bicchiere di vetro si muoveva, anche se impercettibilmente, non c'era nessun dubbio.
< È Bones! >
Spock scattò, posizionandosi ai comandi. Sollevò la piccola leva e il teletrasporto entrò in funzione. Il bicchiere scomparve.
< Forme di vita sul pianetà. Spock? >
< Nessuna, almeno per il momento. >
Kirk guardava Spock armeggiare con le apparecchiature e gli strumenti di rilevazione, il cuore in gola ed il respiro accellerato. I minuti sembravano ore, poteva sentire il sangue pulsargli nei minuscoli capillari della testa, nelle vene delle braccia, nelle grandi arterie del suo corpo.
Tum. Tum. Tum.
Il rumore del suo cuore era assordante, sicuramente doveva sentirlo anche Spock, lo sentiva tutta la nave.
E finalmente le sopracciglia del vulcaniano si corrugarono.
< Una forma di vita al carbonio rilevata sulla superficie del pianeta, Capitano. > disse.
Era come se qualcuno improvvisamente avesse abbassato il volume.
< Lo porti su, signor Spock. >
Fissò davanti a sè così intensamente che gli occhi lacrimarono per protesta, non riusciva a distogliere lo sguardo: una figura si stava materializzando, ma era evanescente... troppo evanescente.
< Non riesco ad agganciarla! > esclamò il vulcaniano.
Era calmo e controllato, come sempre, ma i suoi occhi tradivano una certa agitazione.
La sua parte umana gli stava riversando addosso un numero estremamente alto di sensazioni spiacevoli che non sarebbe riuscito a controllare ancora per molto. Era del tutto illogico, si disse, doveva concentrarsi, solo con la concentrazione poteva afferrare quella sfuggente presenza vitale che era il Dottor McCoy. Doveva smetterla di pensare in modo irrazionale quando si trattava di quell'umano che conosceva a stento.
< Faccia qualcosa! > , la voce di Kirk gli arrivava ovattata, proveniente da un altro mondo. Concentrazione, ecco di cosa aveva bisogno. Doveva controllare le sue emozioni e non lasciarsi inflenzare dall'ansia spasmodica dell'uomo al suo fianco.
McCoy era quel puntino luminoso sul display, una serie di coordinate, non doveva fare altro che riportarlo sulla nave e determinarne le condizioni psico-fisiche.
L'agganciò saldamente, questa volta ne era sicuro, e si sporse leggermente a guardare la sagoma del dottore che si faceva sempre più nitida, finchè non fu completamente a bordo.
Leonard McCoy si accasciò tra le braccia di Kirk che era accorso a sorreggerlo. Era pallido e tremante, ma vivo.
< Bones! Bones, mi senti? >
< Jim, > la voce dell'uomo era bassa, ma non flebile, < ci sento benissimo e ti sarei grato se la smettessi di urlare. >
Si alzò a sedere, aiutato dal capitano e da Spock che, nel frattempo, si era fatto avanti.
< Detesto il teletrasporto! > disse ancora scosso e debole.
< Come si sente, dottore? >
< Come crede che mi senta, Spock? Come un maledetto straccio, ho la testa che mi scoppia e per di più devo sopportare le sue domande idiote! >
Il sopracciglio del vulcaniano schizzò verso l'alto.
< Non essere così cattivo con lui, è merito suo se sei tornato visibile e corporeo. >
< Già, > tentò di alzarsi e dovette appoggiarsi a Kirk, ma alla fine riuscì a stare in piedi.
< Grazie, signor Spock. > disse, anche se a Spock sembrava che lo stesse più che altro sputando.
< Prego, dottore. >
McCoy lo guardò uscire, ancora più rigido del solito, prima di rivolgersi a Kirk.
< Ho davvero bisogno di un goccetto, Jim. >
< Lo immaginavo. >
< Ho risciato davvero di perdere me stesso per uno stupido fiore, incredibile! >
< Sei sempre stato un uomo romantico, Bones, non fartene un colpa. Spock potrà essere freddo, a volte, ma non sbaglia su di te. >
< Non so davvero come fai a sopportarlo! >
Si avviarono lentamente verso l'infermeria, McCoy ancora barcollante e sostenuto da Kirk.
< Non è affatto male, quando l'hai conosciuto. Vedrai che diventerete grandi amici. >
Il medico sbuffò sonoramente.
< Ho approfittato del momento di invisibilità in cui non stavo per morire e ho seguito Spock per tutta la nave. >
< No! >
< Si, invece, e sai cosa? Il tuo amico è talmente noioso e impettito che prima o poi rimarrà bloccato in quella stupida posizione per sempre. Non credo che mi piacerà mai. >
James Kirk scoppiò a ridere. Rise, rise non solo perchè era contento di riavere Bones, di riavere le sue battute sarcastiche e i suoi borbottii scontrosi, rideva anche perchè riusciva a leggergli negli occhi che, nonostante le sue parole, aveva avuto davvero paura di morire e che era grato a Spock. Rideva perchè sapeva che quei due si piacevano più di quanto ammettessero persino a se stessi.
Cinque anni? Ah, ne avrebbero avuto di tempo!   



   
 
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