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Autore: Gondolin    16/12/2010    3 recensioni
- Come ti chiami? - domandò Ikki alzandosi in piedi.
- Ilias. E tu?
- Ikki.
- E' un nome strano.
- Non sono di queste parti. Quanti anni hai?
- Cinque-quasi-sei. - rispose con la velocità tipica dei bambini, abituati a sentirsi domandare l'età - E tu?
- Quindici.
La conversazione si interruppe. Dopo tutto non c'era molto che un guerriero di quindici anni e un bambino di cinque potessero dirsi.

...o forse sì?
Fra graditi ritorni, cittadine sperdute in Macedonia e addestramenti massacranti, si svolge la storia di Ilias.
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soundtrack: Bob Marley - Could You Be Loved

Fanart non molto artistica: Ilias durante l'addestramento. Solo lineart perché né io né il mio pc siamo in grado di fare di meglio.

 

 

08. Dell'importanza delle parole

 

Ikki posò sul vecchio tavolo di legno di fronte alla casa una brocca di limonata fresca. - Allora, dove hai lasciato il tuo paperotto?

- Smettila di prendere in giro Hyoga! La tua è tutta invidia perché la sua armatura è bellissima ed elegantissima. - rise Shun, spintonandolo giocosamente - Comunque Hyoga è ad Atene. Voleva venire anche stavolta, ma appena siamo arrivati Milo me l'ha rapito borbottando qualcosa sul fatto che Camus aveva nostalgia del suo cucciolo. Col tuo come va?

- Non è un cucciolo, santa Gea! - protestò Ikki - Comunque lui fa del suo meglio, ma io continuo a non sentirmi tagliato per questo compito. Oltretutto gli sto trasmettendo anche solo metà del mio caratteraccio è fregato.

Shun gli si avvicinò e, prima che avesse il tempo di sottrarsi, gli schioccò un bacio su una guancia. - Scommetto che sei bravissimo, invece. Con me te la sei cavata egregiamente.

- Sì, ma tu sei mio fratello! E poi non dovevo insegnarti... be', tutto.

In quel momento arrivò trotterellando Ilias, che aveva sentito la voce di Shun. Gli corse incontro e si lasciò prendere in braccio incurante dello sguardo severo di Ikki che dardeggiava la sua disapprovazione su entrambi. - Cresci a vista d'occhio! Fra poco non potrò più sollevarti. - notò Shun ammirato. Ed era vero: Ilias era diventato più alto -tre centimetri dall'ultima volta che si era misurato, avrebbe sottolineato con fierezza- e i suoi muscoli avevano ormai forme scattanti e ben definite sotto la morbidezza infantile.

- Cresco perché mangio sempre tutto, anche le verdure. E poi mi alleno tanto. Vero, Maestro? - si volse verso di lui per una conferma. Ikki era avaro di lodi, ma non poteva non riconoscere gli sforzi di Ilias, così annuì.

- Il merito è del mio Maestro. Mi insegna a fare tante cose. - appena Ikki si fu allontanato per andare a prendere i bicchieri però, Ilias abbassò lo sguardo e si mordicchiò il labbro inferiore.

Shun si sedette sull'erba di fronte a lui - Che c'è?

- Secondo me prima o poi lo farò veramente arrabbiare. Faccio sempre tanta fatica a fare bene quello che mi chiede, e...

- Oh, ma non devi avere paura. Nii-san ha veramente una pazienza infinita. Ti racconterò un segreto: io alla tua età non volevo nemmeno diventare cavaliere.

- Non ci credo. - Ilias fece tanto d'occhi.

- Ti assicuro che è vero. Non riuscivo mai a combattere e non facevo altro che piangere. Starmi vicino doveva essere un tormento.

- Ti proibisco di parlare così male di mio fratello, Shun! - intimò fra lo il serio e lo scherzoso Ikki, tornato in tempo per udire l'ultima frase.

- Ma io ero un piagnone. Me lo dicevi sempre.

Nonostante Ikki fosse passato al giapponese, Ilias colse al volo le facce da “adulti che vogliono parlare seriamente” e se la filò con la scusa -vera, peraltro- dell'allenamento di corsa da terminare.

Appena il piccolo fu sparito dalla loro vista, Ikki si sedette accanto a Shun e se lo strinse al petto. - Baka. Avevo solo paura che non diventassi forte abbastanza per sopravvivere. Come avrei fatto senza di te?

- Tu te la saresti cavata benissimo. - rispose Shun, strizzando le palpebre per cercare di nascondere gli occhi lucidi e il fatto che, sì, aveva ancora la lacrima facile, ma dopo tutto era Ikki, il burbero Ikki, che si lasciava andare a parole d'affetto inaudite - Sono io che senza di te non avrei mosso un passo. Mi avrebbero ucciso mille volte se non fosse stato per il tuo aiuto.

- Ci sono cose molto peggiori della morte, otooto. Per esempio perdere la propria umanità. O essere sbattuto in un angolo di Macedonia senza aver commesso nessun crimine per meritarlo. - concluse infine riprendendo il suo tono sprezzante e ironico. Si alzò, spolverando via dai pantaloni invisibili fili d'erba.

Shun rise e si alzò a sua volta.

Rimasero a chiacchierare per qualche ora, sorseggiando limonata. O meglio, Shun parlava, come al solito, e Ikki fingeva di saper interagire come un vero essere umano.

- Posso andare a salutare Ilias prima di ripartire o temi che queste mollezze influiscano negativamente sul suo addestramento? - domandò Shun poco prima di andarsene.

- Va' e non prendermi in giro, o vi mando entrambi a prendere a pugni la quercia.

Shun, che si era già avviato verso il boschetto, si voltò. - Non mi dire che lo fai anche con lui!

- Certo che sì. Tu stesso hai detto che i miei metodi funzionano bene. - sogghignò, indicando un albero dalla corteccia ormai tutta rovinata.

 

I suoi metodi in effetti funzionavano più che bene, e gliene dava conferma anche il Grande Sacerdote, da cui Ikki si recava periodicamente a riferire.

Durante uno di questi viaggi incontrò anche Seiya, il quale a quanto pareva aveva superato la millantata paura di Shaina e si recava al Santuario abbastanza spesso.

- Adesso che non ci sono guerre si sta proprio bene qui, non trovi? - fece il più giovane con aria beata.

- Già. Ma è sin troppo tranquillo per i miei gusti.

- Per te che te ne stai a galleggiare negli incensi del Buddha, forse. Io sono ospite di Marin-sama, che ha deciso che sono fuori allenamento. - Seiya sospirò con aria esageratamente drammatica, mostrando le braccia coperte di lividi ad Ikki, che ridacchiò. - Non si ride delle disgrazie altrui! Per fortuna che Saori, ehm, Atena trova sempre del tempo per ricevermi e mi conforta. - passando ad un tono improvvisamente più serio, si voltò a guardare l'altro negli occhi - Sai, alle volte ho le vertigini a pensare a tutto quello che è cambiato rispetto a quando eravamo piccoli.

- Intendi a quanto è cambiata Atena?

- Anche, ma non solo. Per questo alle volte ho bisogno di sentire il suo cosmo colmo d'amore, per rimettere insieme i pezzi. Non mi era mai stato dato nemmeno di immaginarla, una vita da civile. - terminò il discorso con una scrollata di spalle.

Ikki lo capiva eccome. Gli bastò pensare, per esempio, a quanto vicino fosse stato, anni prima, ad uccidere anche lui, che ora gli sedeva accanto senza timore, per capire quanto a volte sembrasse impossibile che il puzzle delle loro vite potesse ormai essere composto.

- Tra qualche giorno arrivano anche Shiryu e Shunrei. - lo informò Seiya dopo qualche secondo di silenzio - Ti fermi?

- No, devo ripartire domani.

- Allora potremmo venire a trovarti noi tre, che ne dici?

 

Hyoga e Shun erano ormai di famiglia per Ilias. Non che li vedesse spesso, ma era sin troppo facile affezionarsi a Shun, a prescindere dalla reverenza che istintivamente gli ispiravano coloro che avevano dato il loro sangue per salvare l'umanità. Persino Hyoga si era dimostrato rilassato e socievole durante le rare visite, e aveva preso a chiamarlo scherzosamente “quasi-collega”, spronandolo a darsi una mossa perché era ansioso di vederlo indossare l'armatura della costellazione specchio della sua.

Quindi Ilias era estasiato di poter conoscere da vicino anche quegli eroi. Soprattutto Seiya, di cui Ikki gli aveva parlato come di uno spericolato e un irresponsabile, e che per questo aveva preso ad ammirare incondizionatamente.

Infatti tempestò letteralmente di domande sia lui che Shiryu, facendosi raccontare di nuovo tutti gli episodi che persino il taciturno Ikki era stato costretto a narrare.

- ...si è preso la freccia dorata proprio qui, in mezzo al petto - fece Seiya, tamburellando con un dito sulla casacca di Shiryu, impacciatissimo nel ruolo dell'eroe - per salvarmi.

- Oooh! - esclamò Ilias con ammirazione sempre maggiore.

Inaspettatamente però chi alla fine si guadagnò il suo amore imperituro fu Shunrei. Per buona parte della giornata, silenziosa com'era, non aveva ricevuto molta attenzione da parte Ilias. Ma quando aveva cacciato tutti dalla cucina e, nonostante le proteste di Ikki, aveva annunciato: - Stasera ci terrei tanto a cucinare io. Ultimamente ho imparato un sacco di nuove ricette e mi piacerebbe molto sapere se vi piacciono. - Ilias aveva sfoderato i suoi migliori occhioni dolci per ottenere di poter restare.

Shunrei, che non era allenata come Ikki a resistere a quel micidiale attacco che il furbetto aveva appreso da Shun, aveva ceduto. - Solo se fai il bravo e mi aiuti, va bene?

Ancora non lo sapeva, ma non avrebbe potuto renderlo più felice. Era dalla disastrosa esperienza coi biscotti di molti anni prima che Ilias non metteva mano ai fornelli. Durante i rari viaggi del Maestro ad Atene si arrangiava ad insalate e pane e formaggio.

Quella sera invece, sotto la supervisione di Shunrei, riuscì addirittura a preparare l'impasto per i ravioli, e poi anche a farli cuocere al vapore mentre la capocuoco era impegnata nella dura lotta contro una gigantesca padella di frittura di pesce.

Così dunque Ilias si godette non solo un'ottima cena, ma anche una marea di complimenti, soprattutto da parte di Seiya, la cui sconfinata passione per la cucina cinese era nota a tutti.

Purtroppo il giorno successivo i tre graditissimi ospiti dovano ripartire, ma se ne andarono con la promesse di tornare al più presto.

- Verremo a trovare te, ovviamente, non quell'antipatico del tuo maestro. - gli disse Seiya a mo' di saluto, guadagnandosi una gomitata nelle costole da parte di Shiryu.

Dopo che se ne furono andati, Ilias si fermò sulla porta, in attesa di istruzioni sull'addestramento quotidiano.

- Il tuo exploit culinario di ieri sera mi ha fatto tornare in mente una storia di biscotti bruciati - esordì Ikki sornione, ottenendo immediatamente la sua completa attenzione - Sai perché non eri riuscito a prepararli? Non solo perché non ti era mai stato spiegato come fare, ma anche perché non eri pronto. L'addestramento ha la funzione di esercitare il corpo e lo spirito per farti diventare alto abbastanza da raggiungere gli ingredienti fondamentali stipati negli scaffali più in alto. E fidati, il potere del cosmo è molto, molto in alto.

- Mi metterò in punta di piedi. Salirò su una sedia. Mi impegnerò moltissimo, Maestro, lo prometto!

- Sarà meglio, visto che il Pontefice mi ha suggerito che fosse ancora un po' troppo presto per iniziare anche con questo. Vogliamo dimostrargli il contrario?

Con il passare degli anni Ikki aveva iniziato a prenderci gusto, e ad inorgoglirsi per i miglioramenti del suo allievo come fossero stati i propri. Per questo voleva spronarlo a fare più del massimo. Ma non era solo vano orgoglio, il suo: ricordava bene come sin dal loro secondo incontro Ilias avesse avuto l'istinto a raggiungere quel potere sepolto in lui.

- Allora ripetimi com'è formata la tua costellazione.

Ilias ubbidì diligentemente: elencò le stelle in ordine di grandezza, e a seguire le particolarità della Croce del Sud.

- Bene. Come sai, gli attacchi relativi ad una determinata armatura rimangono pressoché invariati attraverso i secoli. Ma naturalmente ciascuno utilizza in maniera lievemente diversa il potere concessogli dalle stelle. Quindi da qui in poi ciò che ti potrò insegnare io sarà solo una parte, il resto dovrai trovarlo da te.

Fu così che Ilias iniziò ad imparare come controllare il cosmo ed utilizzarlo tanto per la difesa quanto per l'attacco. Quest'ultima era la parte più difficile ma anche la più affascinante. Poteva estrarre dallo Scrigno di Gioie lame splendenti come rubini, tanto affilate da tagliare persino l'acciaio; e poteva scagliare addosso ai nemici l'oscurità soffocante del Sacco di Carbone.

O meglio, avrebbe potuto, con qualche anno di esercizio e con le parole giuste.

- Non sei tu che scegli le parole, sono loro che trovano te - gli aveva detto il Maestro quando Ilias aveva chiesto come poteva bruciare il cosmo tanto in profondità ed indirizzarne il potere verso un unico obbiettivo - E' come una preghiera: non è il senso preciso di ciò che dici ad ottenere lo scopo, ma quanto ci credi.

Dunque doveva fare in modo di farsi trovare dalle parole giuste, perché Notte Oscura e Lame di Rubino proprio non funzionavano.

Ilias rifletté a lungo, ma ci volle una visita di Hyoga e Shun per fargli raggiungere l'illuminazione.

Il greco era la lingua della dea, lo sapeva bene, ed era fiero di parlarlo sin dalla nascita. Ma proprio per questo, quelle erano le sue parole di tutti i giorni. Le parole con cui avrebbe detto “stanotte ho dormito tanto” o “fuori è buio”, le parole che usava quando era a tavola con il suo Maestro, o quando faceva compere a Kassandra.

Il greco era lingua della dea, sì, ma non era forse vero che era stato il giapponese la prima lingua che la piccola Saori aveva appreso, la prima lingua di cui si era impadronita Atena in quell'epoca? Non c'era forse una sottile eleganza nello sceglierla, o meglio, nel lasciarsi scegliere da lei?

C'era, di questo Ilias era sicuro. Ma non era altrettanto certo che avrebbe funzionato. Decise quindi di non chiederlo direttamente al Maestro, ma di approfittare di un momento in cui era impegnato in una fitta conversazione con Hyoga per prendere da parte Shun e farsi insegnare qualche parola e magari chiedergli consiglio.

- Ehm, Shun?

- Sì?

- Ecco, c'è una cosa che volevo chiederti.

- Dimmi. - offrì Shun. La reticenza di Ilias l'aveva incuriosito, ma non fece domande.

- Come si dice 'notte' in giapponese?

- Yoru. Vuoi che te lo scriva?

- Lo faresti? Grazie! - corse in casa a prendere carta e penna.

Shun rise vedendolo riapparire trafelato un nanosecondo dopo. - Tra poco raggiungerai la velocità della luce! Come mai ci tieni tanto?

Ilias abbassò lo sguardo. - Ecco... non è una cosa sicura.

- Non lo dico a mio fratello, se è questo che ti preoccupa. - lo rassicurò il ragazzo più grande con una strizzatina d'occhio.

- Davvero? - Ilias non se lo era immaginato uno da segreti.

- Davvero. Altrimenti l'avresti chiesto direttamente a lui, no? Però adesso dimmi a cosa ti serve.

- Siccome ho iniziato a lavorare sui miei attacchi, il Maestro ha detto che è importante scegliere un nome giusto, che ti dia forza. Io voglio diventare un Saint come voi per difendere le persone. L'ho promesso anche a zia Penelope, che nessuno avrebbe più fatto del male a lei e alle altre. Se sono qui, se posso avere la forza di proteggere, è grazie al Maestro Ikki. Pensavo... quando ci sei tu, quando vi mettete a parlare, lui è proprio felice. È come se le brutte cose, le guerre... come se non fosse mai successo niente. Ecco, io voglio che tutti possano sentirsi così, come quando voi parlate. Per questo volevo imparare le parole che usate.

Non è che Ikki non avesse insegnato al suo allievo il valore del silenzio come si era ripromesso di fare sin dal primo giorno. È che Ilias aveva appreso -e alla svelta- il valore dello “stare in silenzio e non rompere le palle ad Ikki della Fenice”, ma aveva conservato la propria loquacità per il resto del genere umano.

- Mi sembra un'ottima motivazione. - annuì Shun, tracciando con gesti eleganti l'ideogramma per 'notte', e accanto la pronuncia in caratteri greci cosicché fosse comprensibile ad Ilias. - Che altre parole ti servono?

- 'Buia'. No, aspetta, 'oscura'.

- Kuroi. Significa anche 'nera'. - spiegò il ragazzo, scrivendo anche quello.

- Poi... - Ilias si mordicchiò il labbro inferiore - 'Lame di rubino'.

- Ruhi Ken.

- Ruhi Ken. - ripeté Ilias.

- Pronuncia impeccabile. - si complimentò Shun con un sorriso.

 

Durante uno dei successivi allenamenti, Ilias decise di tentare di usare le parole regalategli da Shun, che si era andato ripetendo silenziosamente per giorni.

- Maestro... io... avrei trovato dei nomi differenti per i miei attacchi. Mi sono venuti in mente per-

- Non devi spiegarmi perché; - lo interruppe Ikki - non lo spiegherai ai tuoi nemici. Devono essere parole che urlerai a pieni polmoni, che userai come armi, per proteggere e per uccidere. Devono renderti fiero, null'altro.

Detto questo lo invitò con un gesto della mano ad attaccarlo.

Ilias chiuse gli occhi per un istante. Sapeva che in combattimento non avrebbe dovuto farlo, ma lo aiutava a concentrarsi. Dispose gli avambracci in forma di croce sul petto, le mani aperte rivolte di taglio verso il suo Maestro.

- Ruhi Ken! - gridò, spalancando di scatto le braccia. Falci di luce rossa volarono verso Ikki, che si scansò con un ghigno divertito. Con quella scelta linguistica, Ilias era riuscito a sorprenderlo, ed Ikki lo apprezzò. Senza contare che sembrava davvero migliorato rispetto all'ultima volta. Ma non abbastanza.

- Sei lento. E questo attacco puoi usarlo al massimo come tagliacarte se non ci metti un po' più di energia.

- Ruhi Ken! - gridò ancora Ilias.

E ancora, e ancora, finché non gli sembrò di aver completamente perso la voce e l'uso delle articolazioni delle spalle.

- Ruhi Ken! - quasi un sussurro, ormai, ma senza arretrare di un solo millimetro.

E ancora, finché Ikki non decise che era ora di passare oltre, non senza un certo luccichio soddisfatto negli occhi.

 

 

Turn Back The Pendulum -1

 

Erano passati alcuni giorni dal fortuito incontro con Galan, ma Kyriaki non aveva smesso di pensarci. Doveva cercarlo? Se lui non avesse voluto farsi trovare, il risultato sarebbe stato lo stesso di un tempo; con la differenza però che ora non erano più ragazzini da rifugiarsi nel mutismo e nella fuga, e lei era molto meno propensa ad arrendersi.

Aveva visto com'era diventato il suo volto, più duro, e quello sguardo quasi sprezzante. Ma come poteva desiderare davvero l'isolamento a cui si era condannato?

Le sue dita nervose lasciarono cadere una molletta da bucato, e la stoffa arancione quasi scivolò dalla corda, pesante d'acqua. Kyriaki sbuffò e ne afferrò rapidamente un'altra. Faceva uno strano effetto pensare che ci volesse tutta quella stoffa per avvolgere un corpo minuto come quello del Cavaliere di Virgo. Almeno il saio era facile da stirare, rifletté, altro che le camicie del nobile e preciso Camus, disperazione della sua servitù.

Intanto però, continuava a non saper cosa fare con Galan. Era passata nuovamente di fronte alla Quinta Casa mentre sbrigava le proprie commissioni, ma non l'aveva neppure intravisto.

Mentre appendeva un lenzuolo di lino bianco, le cadde un'altra molletta.

- A cosa pensi, bambina? Perché sei così nervosa?

Kyriaki sobbalzò all'udire la voce della vecchia Penelope. Non protestò nemmeno per essere stata chiamata 'bambina', forse un segno del fatto che era veramente cresciuta, o forse del fatto che era distratta.

- A niente. - mentì.

Penelope scosse il capo. - Sono venuta a portarvi della focaccia. Come al solito ne ho fatta sin troppa, solo per noi del Tredicesimo Tempio. Vado a metterla in cucina. - sorrise amabilmente, disegnando ragnatele di rughe su quelle guance che nessuno ricordava di aver mai visto giovani. Eppure fra i suoi capelli raccolti spuntava ancora qualche striatura di nero, che le guerre e i dispiaceri avrebbero presto provveduto a cancellare, il suo portamento era dritto e il suo passo fermo. Come ferma era la sua mente, e difficile da ingannare.

- Più per noi qualcosa, o qualcuno, è importante, più abbiamo paura di sbagliare. - le disse voltandosi nuovamente - Ma lasciati dire una cosa: la paura non è una risposta. Non fa altro che farci restare in pena, quando invece bisogna sapersi decidere.

 

- Cerco Galan.

- Non c'è.

- Chissà perché, non ci credo. - ribatté Kyriaki.

L'uomo fece per replicare, ma alle sue spalle comparve Galan in persona. - Non è più necessario mentire. Grazie, comunque.

- Di niente. - rispose questi scrollando le spalle, prima di sparire nell'interno della Quinta.

- Cosa ci fai qui? - le parole di Galan avrebbero voluto essere brusche, ma il sospiro di rassegnazione che le accompagnò vi impresse tutt'altra sfumatura.

- C'è qualcosa che devo restituirti da almeno dieci anni. - rispose candidamente lei, e, gli porse un mantello ordinatamente piegato.

Lo sguardo di Galan si fece perplesso e, suo malgrado, interessato.

- Ti racconterò una storia. - dichiarò Kyriaki mettendogli in mano il mantello - C'era una volta una ragazzina. Questa ragazzina aveva un amico molto caro. Un giorno gli ricucì un mantello strappato. Quando andò a riportarglielo, lui non c'era. Per settimane tutto ciò che riuscì ad ottenere furono voci più o meno malevole, ma il suo amico continuò a non farsi trovare finché lei non lasciò perdere. Ma ha ancora nostalgia di lui.

Galan stava facendo di tutto per mantenere un'espressione impassibile, seppure con scarsi risultati. - Mi dispiace per lei, ma ci sono persone con cui è meglio non avere a che fare.

- Pensi davvero di essere una di queste, Galan? Io non credo. E credo anche di avere il diritto di scegliere da sola chi frequentare.

 

 

 

 

Idiozia assolutamente necessaria di fine capitolo: mentre ammorbavo Beat nei miei deliri da stesura di fic, lei se n'è venuta fuori con questa cosa meravigliosamente LOL, da cui ho preso ispirazione per il capitolo:

Ikki: "Ilias! Torna a prendere a pugni la quercia!"

Ilias(terrorizzato): "Sì, maestro!" *sgambetta via*

Shun: "Nii-san, non trattarlo così rudemente, in fondo lui…"

Ikki: "Anche tu Shun! Alla quercia!"

Shun(preso alla sprovvista): "Sì, Nii-san! Subito! °°"

Credit: in realtà l'idea di un attacco che acceca il nemico l'ho rubata al meraviglioso Mei del romanzo di Saint Seiya -sì, esiste un romanzo. No, vi prego non leggetelo mai, Mei è l'unica nota positiva in un paesaggio a dir poco desolante. E la passione per la cucina cinese di Seiya è documentata in una delle prime puntate dell'anime, quando Shiryu e Shunrei vanno a trovarlo in ospedale portandogli alcune leccornie preparate dall'adorabile fanciulla.

Diapositiva illustrativa: Ilias che fa il Ruhi Ken (non fate commenti, già non so disegnare, ancor meno so usare una tavoletta grafica, e poi nel salvataggio i colori sono venuti sfasati non si capisce bene perché. GRRR!)

  
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