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Autore: Grace kiwi    17/12/2010    0 recensioni
Volevo solo correre via da lì, non volevo più percorrere la solita strada deserta con il solito tabaccaio nascosto dalla cabina del gas, e soprattutto non volevo più vedere quelle facce cattive, che cercavano di spogliarti e farti vergognare di quello che eri.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho visto spesso la vita di una persona andare in frantumi.

E' come quando sai di avere qualcosa di fragile nelle mani e puntualmente rischia di frantumarsi.

Questo successe a me.

Un giorno qualsiasi, decisi di partire e di non tornare più nella mia terra “madre”.

Perchè? Ovvio, ne avevo le scatole piene. Ormai non si poteva più vivere.

Era come un circolo vizioso,dove tutti pretendevano qualcosa come se fosse corretto averlo, e come se se lo meritassero.Tutte le persone che conoscevo erano ormai diventate egocentriche ed egoiste,convinte che tutto il mondo dovesse girare intorno a loro.

Io non ero così e ormai era palese che in mezzo a quella gentaccia non ci volevo stare.

Gentaccia non perchè facevano delitti,ma perchè non ci si poteva più vivere insieme.

 

Quel giorno,in cui decisi di cambiare la mia vita,mi svegliai alle 5 di mattina,come se qualcuno mi avesse chiesto di recuperare ciò che stavo perdendo,cioè la voglia di suonare.

Mi alzai con fretta e subito mio vestii cercando il mio bancomat con i risparmi di una vita..Insomma degli anni in cui ero riuscita a lavorare in modo decente.

Presi la valigia che avevo accuratamente riposto sotto il letto,in modo che nessuno potesse vedere il disordine che veniva direttamente dalla mia testa.

La riempii con tutti i vestiti piegati male e l'appoggiai in un angolo della stanza.

Cominciai a sfogliare l'elenco telefonico,le cui pagine ormai sapevano di passato e di vecchio,con le punte ingiallite.

Trovai il numero dell'aereo porto e prenotai un biglietto per los angeles.

Non appena però sentii che l'ultima partenza era tra due ore, accettai e scesi subito le scale rischiando di cadere.

Proprio quel giorno (ovviamente) il traffico si canalizzò e per fermare un taxi mi ci dovetti quasi buttare addosso.

Fortunatamente si fermò e riuscii a stare tranquilla.

Durante il viaggio,non pensai a quello che stavo lasciando,alle opportunità che stavo perdendo,all'amore che magari avrei incontrato.

Volevo solo correre via da lì, non volevo più percorrere la solita strada deserta con il solito tabaccaio nascosto dalla cabina del gas, e soprattutto non volevo più vedere quelle facce cattive, che cercavano di spogliarti e farti vergognare di quello che eri.

Cercavo disperatamente di dimenticare il mio passato e di ricominciare una nuova vita.

Arrivati all'aereo porto lasciai la manica al tassista e corsi dentro.

Dopo i vari controlli finalmente varcai il tunnel che mi avrebbe condotto dentro l'aereo.

Appena mi sedetti sul sedile,sentii una scossa lungo la schiena che mi faceva capire del possibile sbaglio che stavo commettendo.

Ebbi la sensazione di vomito,di paura, perchè non avevo un futuro davanti,non avevo persone ad aspettarmi,non avevo una casa pronta per essere abitata, non avevo niente.

Mentre pensavo ciò,l'aereo prese il volo e cominciai a farmi le paranoie.

Continuavo a ripetermi che forse mi avrebbero uccisa,molestata, derubata, e poi c'era sempre quella brutta consapevolezza: che oltre alla mia voglia di cantare e suonare,non avevo niente in cui credere.

Dopo essermi ferita con tutti questi pensieri però,guardai fuori il finestrino,e mentre vedevo le case allontanarsi,sentii pulsare una ferita ormai chiusa da tempo: Anche se fossi rimasta, provabilmente non mi avrebbe cercata nessuno,perchè anche la più piccola cosa importante della mia vita,il mio unico pezzo di cuore rimasto intatto,mi era stato strappato dalle braccia in cui la tenevo stretta e al caldo come se fosse la mia unica speranza di sopravvivere. E forse lo era davvero.

Sentii una lacrima dolce e sinuosa avviarsi verso la mia bocca,attraversando i solchi del mio viso fino ad arrivare alle piccole increspature del mio labbro inferiore, per poi schiantarsi sul mio ginocchio,che avevo involontariamente portato sotto il mento,ritrovandomi così in posizione fetale.

Cosa mi avrebbe offerto la vita appena avessi messo piede su quella terra non lo sapevo,e non potevo immaginarlo.

  
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