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Autore: Vampires_    19/12/2010    1 recensioni
Tutte ha inizio ad un pigiama party, un pigiama party all'apparenza normale...Ma che cambierà la vita di Alyson...
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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New York.

L’unica soluzione era scappare. Non potevo sopportare quello che era successo. Quindi ritornammo a New York, la mia prima casa.                                                                                                          
Si non era certo la prima volta che mi trasferivo, prima Roma in Italia dove sono nata e cresciuta fino a quattro anni, mio padre è Italiano e quindi so parlare un po’ di Italiano, ma la mia lingua madre è l’Americano, poi ha quattro anni sono tornata a New York dove è nata mia madre e dove si sono conosciuti con mio padre, poi a undici anni sono andata a Boston e poi sono ritornata qui a diciassette anni.  Vi starete chiedendo perché parli di mio padre al passato? Bè perché lui non c’e più.  
Non ho mai potuto conoscere mio padre visto che è morto poco dopo la mia nascita. Non so chi sia; so il suo nome, da dove viene e come è fatto, ma niente di più e niente di meno, non ne parlo mai con la mamma perché mi fa male e ancora di più fa star male mia madre, non lo dimostra ma sono sicura che sia cosi. E cosi eccomi di nuovo a casa, la mia vecchia casa, mia madre aveva comprato tutti mobili nuovi e aveva fatto colorare la mia camera di lilla, voleva aiutarmi, ma tutto questo non alleggeriva il dolore.
Entrai nella mia camera, le tende bianche erano ancora attaccate alle finestre che faceva entrare l’aria calda della Grande Mela, un grande tappeto che si intonava alle pareti era posizionato al centro della stanza, il letto grande e morbido era ricoperto da un lenzuolo bianco con disegnate sopra delle nuvole viola e celesti, il comodino accanto al letto aveva sopra una piccola lampada e la scrivania sotto alla finestra era grande e spaziosa.                                                                              
Una grande libreria che ricopriva l’intera parete opposta al letto e aspettava solo di essere riempita, portai dentro tutti e cinque i grandi scatoloni che contenevano i miei libri e comincia a sistemarli. Una lacrima calda mi bagno la guancia, inaspettata come una pioggia in primavera.

Fu la prima che feci quel sogno. Il mare, gli uomini, una stanza di pietra e tanto sangue. 
Prima era tutto sfocato, nero, marrone, grigio, poi la stanza le persone e i pochi oggetti presero una forma. La stanza non era molto grande ma quanto basta per far entrare una quindicina di persone, tutte vestite di nero. I muri di pietra erano sporchi e non c’erano finestre, era tutto ben chiuso.
Un tavolino di legno quadrato era posizionato al centro della stanza sei uomini erano seduti attorno bevendo uno strano liquido rosso, ridevano e parlavano.                                                                
Gli altri invece erano interessati ad altro.                                                                                              
Sul muro di pietra c’era una donna, legata con delle grandi catene che le stringevano i polsi arrossati e feriti, anche le gambe erano legate con delle catene. Un tempo sicuramente era stata bella, i capelli setosi e neri un tempo ora erano arruffati e sporchi. Il corpo esile e pallido, come le guancie, cosi scarne da far paura.  
Ma la cosa più inquietante erano i suoi occhi, verdi, ma ora arrossati e acquosi, circondate da grandi e nere occhiaie, come se non li avesse chiusi per giorni, o forse settimane.                                                                                                                                      
Poi il sangue, tanto sangue, sangue raggrumato e fresco,sangue, su tutto il suo corpo. No, non volevo guardare una cosa simile.                                                                                                            
Il collo squarciato, le braccia esili tutte ferite, tagli più gravi e meno gravi, non capivo come potesse essere ancora  viva.   
Gli uomini attorno a lei la toccavano con le mani e le bocche avide sporche di sangue “No” sospirava “No vi prego” lacrime gli scendevano lungo le guance levando via lo sporco, ma loro non l’ascoltavano, anzi continuavano ancora, ridendo delle sue suppliche.                                                          
Poi il portone si apri con un cigolio e entrarono due persone un uomo e una donna, l’uomo portava un mantello nero, era alto ma non si vedeva nient’altro, mentre la donna portava un lungo mantello rosso scarlatto, ciuffi biondi e setosi gli uscivano dal cappuccio che gli copriva il volto. Tutte le persone nella stanza si voltarono verso i due nuovi arrivati, smettendo di bere, di ridere e di toccare la donna, finalmente.                                                                                               
L’unico rumore erano i gemiti di dolore o di paura della donna.                                                        
"Vai" disse l’uomo appena entrato. La donna bionda cominciò a muovere le mani con uno strano movimento circolare. Un luce viola cominciò a formarsi tra le mani bianche e perfette. Una luce sempre più intensa …
La scena cambio improvvisamente, un vicolo di una città, sporco e puzzolente, un uomo ferito a morte era disteso a terra sopra di lui un altro uomo con un lungo cappotto nero.                                                    
 Poi la scena cambio ancora un bosco, gli alberi fitti e alti. L’unico rumore i versi degli animali.                                                          
Di nuovo la scena cambio, una piccola nave e poi l’oceano, una distesa blu e interminabile, onde che si infrangevano tra loro, gli scogli e ancora il mare. Poi come se qualcuno fosse andato a sbattere su una barriera invisibile tutto fini. La luce viola brillava flebile e lontana poi si spense.
Mi sveglia sudata e con una strana sensazione addosso.                                                                      
La donna nuda, gli uomini che bevevano e la toccavano, poi le due figure, la luce viola, il sangue, il mare. Era tutto ancora impresso nella mia mente. Non riuscii a dormire più, mi rigiravo nel letto cercando una posizione migliore per riuscire a prendere sonno.
“Oh Ruby” ero riuscita finalmente ad addormentarmi quando mia madre urlò dal piano di sotto. “Ann che felicità vederti, siete tornate, Faye è cosi elettrizzata non vede l’ora di vedere Alyson” rispose Ruby. Faye? O mio dio.                                                                                                              
Faye è la mia migliore amica, mi ero quasi scordata di lei dopo quello che era successo. Rimasi a letto guardando il soffitto bianco. “Come va Ann?” disse Ruby a mia madre, mia madre fece un sospiro “Non bene, ti ho raccontata la faccenda dell’amica di Aly, non la presa bene”.                      
Per un attimo rimasero in silenzio, poi ripresero a parlottare piano. Quasi sospirando le parole che si dicevano. Non si sentiva molto solo qualche parola “Non puoi continuare cosi …” diceva Ruby   “ … è un problema” continuava lei “Scappare …” senti dire mia madre.                                                 
Scesi dal letto e piano senza fare rumore comincia a scendere le scale, volevo sentire quello che si dicevano “Oh Alyson ritornerà nella vecchia scuola certo” disse mia madre. Non stavano dicendo niente di che quindi come se niente fossi arrivai al piano di sotto.                                                                                     
Erano sedute sulle poltroncine bianche vicino alla vetrata che si affaccia su Central Park, Ruby era come la ricordavo, minuta ma bellissima. La pelle abbronzata a contrasto con i capelli rossicci.
Si alzò dalla poltrona sorridendo venendo verso di me “Alyson, ben tornata tesoro” mi abbracciò “Oh tesoro sei più bella del solito” “Ruby sono felice di vederti” dissi io sorridendo.                                      
“Faye non vede l’ora di vederti” disse ritornando a sedersi sulla poltroncina “Anche io non vedo l’ora di rivederla Ruby” risposi.                                                                                                         
“Aly se vuoi la colazione è pronta” disse mia madre indicando l’arco che permetteva l’accesso nella cucina. Annuii.
Andai a sedermi per mangiare mentre continuavano a scambiare le novità. Presi un biscotto e lo sgranocchiai. Ero inquieta, stanca , ma soprattutto avevo paura.
Da quando Amber era morta mi chiedevo che cosa volesse l’uomo dagli occhi rossi che avevo visto.                                                                                                                                       
Perché era venuto li?
Cosa voleva?
Forse uccidere tutte tre?                                                                                        
Avrebbe preso anche Emma e me prima o poi?                                                                                
Tutte quelle domande affollavano la mia mente. Speravo solamente di poter ritornare alla normalità, che quella malinconia prima o poi mi avrebbe abbandonata.        

  
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