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Autore: Shinalia    20/12/2010    5 recensioni
Estratto capitolo:
Non appena la notizia le fu comunicata, Isabella scoppiò in un pianto convulso, attanagliata dal terrore di ciò che il suo bambino stava subendo e temendo di esserne stata lei stessa la causa, per una sua disattenzione. «Qualunque cosa accada pensate al bambino!» sussurrò debolmente al dottor Cullen prima di abbandonarsi all’effetto dell’anestesia.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Salve. Oggi doppio aggiornamento nella sezione Twilight. Dopo una giornata estenuante eccomi qui a gettarmi nello scribacchiare, cercando di alleviare un pò la tensione. Non mi dilungherò, lasciandovi al capitolo. Come al solito vi ringrazio per le bellissime recensioni e per la vostra gentilezza. Ho appena aperto un gruppo su Fb per le mie storie:
Link mio gruppo su fb: spoiler, info aggiornamenti ecc
In più vi lascio anche il link di alcune mie storie recenti, nel caso vogliate farci un salto.



La giornata trascorse con una lentezza estenuante per la povera Isabella, la quale fu trascinata da un negozio all’altro senza aver modo di replicare. Finalmente comprendeva il motivo delle parole di Edward, sua sorella era una piccola dittatrice in gonnella.
Nei pochi momenti in cui aveva osato ribattere, lo sguardo torvo che le aveva rivolto l’aveva a tal punto intimorita da indurla al silenzio. A nulla erano serviti i tentativi di Jasper di placare l’esuberanza di sua moglie, che quel giorno si crogiolava in una felicità inspiegabile.
Tutti erano coscienti che fosse dovuta alla presenza di Isabella nelle loro vite, una nuova sorella da torturare doveva essere una prospettiva allettante, ma il sospetto che vi fossero altri motivi non pareva voler abbandonare Edward.
Qualche subdolo meccanismo della sua mente era sicuramente in atto.
Sua sorella continuava a celare abilmente i suoi pensieri, usufruendo di strane ed insolite canzoni e tiritere. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni riguardo quel mistero, ma sapeva che avrebbe ottenuto ben poco. Il mistero per lei era un’arte, della quale era perfettamente padrona.
« Questo è l’ultimo. » sentenziò entusiasta, ponendo le borse sulla panchina dove Jasper ed Edward erano accomodati.
Quest’ultimo le rivolse uno sguardo colmo di ammonimento, notando l’espressione stravolta di Isabella che li raggiungeva stringendo tra le braccia un pacchetto dai colori sgargianti.
« Cosa le hai costretto a comprare? » mormorò accigliato.
Bella sembrava non poco imbarazzata mentre tentava di nascondere alla vista altrui il nome del negozio. Edward, dal canto suo, trovava non poco frustrante non poter leggere la sua mente e, benché le sue espressioni rivelassero più di quanto lei potesse immaginare, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di comprendere i misteri più reconditi che avvolgevano i suoi pensieri.
La trovava oltremodo affascinate.
I suoi sorrisi, le parole non dette dietro le quali nascondeva i suoi segreti erano… intriganti.
« Non so di cosa parli. » ribatté sua sorella, fissando con occhio critico un vestito appena acquistato. Una strana maglia per la quale doveva aver speso una cifra spropositata.
Non che fosse una novità!
« Amore, Bella è tremendamente imbarazzata. » intervenne Jasper, tentando di nascondere un ghigno.
A quanto pareva, l’empatico, si stava divertendo a sondare le emozioni altalenanti di Isabella, che passava repentinamente dall’imbarazzo, alla paura, al disgusto. Non riusciva proprio ad immaginare cosa sua moglie avesse potuto combinare per ridurre in quel modo la povera vampira. Oltretutto si sorprendeva del controllo che possedeva Bella, essendo la sua trasformazione recente, le sue emozioni avrebbero dovuto dominarla e renderla non poco pericolosa, invece accettava con rassegnazione ogni sopruso a cui sua moglie la costringeva.
Ammirevole.
Soprattutto tenendo conto che anche vampiri secolari riuscivano difficilmente a gestire l’irritazione in presenza di Alice.
Il suo carattere incline al comando sapeva essere non poco molesto, in particolar modo se sommato alle sue manie di perfezionismo e la passione incontrollata per la moda.
Un piccolo ed instancabile tornado.
Alice scrollò le spalle con indifferenza. « Biancheria intima. – replicò candidamente imbarazzando i presenti. – Mi domando come potesse sedurre suo marito con quegli stracci che conservava nel suo armadio. » si chiese retorica.
Edward rabbrividì involontariamente, soffermandosi su quel pensiero. Aveva avuto modo di incontrare Jacob Black talvolta, anche se esclusivamente in forma animale, e si domandava come una ragazza tanto graziosa potesse essersi innamorata di un tale bruto.
I suoi pensieri erano sempre litigiosi e autoritari, forse a causa della sua posizione di alpha, ma nonostante ciò non lo trovava adeguato a lei.
Isabella appariva tremendamente pura, pur essendo una vampira.
« Bhe, credo che il cane ti ringrazierà per questi acquisti. » ironizzò Jasper, guadagnandosi uno sguardo disgustato della sua compagna.
« Perché quella faccia? » chiese Bella nascondendo, a velocità tutt’altro che sostenuta, il pacchetto in una delle buste più grandi.
Trasse un sospiro di sollievo convinta di essere scampata ad un’imbarazzante conversazione… purtroppo non aveva tenuto conto della scaltrezza della sua nuova sorella.
Aveva ancora molto da imparare se voleva far parte della famiglia.
« Si parlava delle prestazioni sessuali del tuo lupo. - replicò semplicemente Alice. – E del tuo pessimo gusto estetico in fatto di completi intimi. »
L’espressione si Bella divenne dapprima sbigottita, poi fortemente indignata. « Alice. » l’ammonì, mentre un lieve ringhio si levava dal suo petto.
« Non capisco perché ti alteri… hai un bambino, credo sia implicito che tu abbia avuto rapporti sessuali che… »
« Basta per favore. - sbottò Edward. – Sei esasperante. Potresti dimostrare un minimo di tatto, in fin dei conti conosci Bella da meno di quarantotto ore e già le stai dando il tormento.» sentenziò recuperando velocemente delle buste e dirigendosi verso l’auto, lasciando i presenti allibiti.
Era raro che Edward avesse simili attacchi di nervi, soprattutto in pubblico. Era ben attento a mantenere la sua compostezza, ostentando indifferenza per tutto ciò che lo circondava. Fu proprio tale consapevolezza che provocò in Alice un moto di gioia, comprendendo che le sue visioni avevano non poche possibilità di realizzarsi. Forse non tutto era perduto per il suo amato fratello, avrebbe dovuto solo indirizzarlo nella giusta direzione.
Una piccola spinta… vero Isabella.
« Ma che gli è preso? » mormorò Jazz, volgendo il suo sguardo su sua moglie, sospettando che qualche suo pensiero potesse aver alterato il fratello.
« Andiamo. » ribatté mesta, esortando i presenti a seguirla ed ignorando deliberatamente la domanda di suo marito.
Un passo alla volta…
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Edward si accomodò in auto, depositando malamente i pacchetti sui sedili posteriori. Alice non avrebbe apprezzato il gesto, ma in quel momento preferì non curarsene, ripensando all’invadenza della sua arguta sorella.
Il sospetto che in qualche modo avesse voluto irritarlo di proposito balenò nella sua mente, per poi dissolversi con altrettanta velocità.
Lui stesso non avrebbe mai pensato che quelle semplici frasi potessero suscitargli una reazione tanto ingiustificata, come avrebbe potuto lei anche solo immaginarlo?
Paranoico. Si disse scuotendo il capo.
Malgrado ciò non riuscì ugualmente a scacciare il senso di fastidio che provava.
Aveva notato lo sguardo di Isabella incupirsi nuovamente non appena avevano nominato Jacob, proprio com’era accaduto precedentemente, durante il loro viaggio in auto.
Perché?
Si trovò a chiedersi il motivo di quelle sue reazioni, pur non trovandovi risposta. Avrebbe voluto porle una miriade di domande, comprendere il perché dei suoi silenzi e dell’amarezza che colmava il suo sorriso.
Scosse il capo, scacciando mesto quei pensieri, portando la sua attenzione su Isabella e gli altri che, sorpresi, seguivano Alice stranamente allegra.
Jasper si avvicinò a lei, afferrando la sua vita e tirandola a sé, ben attento a non rovinare le buste per non incorrere nelle ire della sua dolce mogliettina.
« Potrei sapere il motivo di tutta questa allegria? » domandò seriamente curioso.
Il sorriso radioso che lei gli rivolse fu ben poco eloquente. « Vedrai… - mormorò sibillina – Vedrai. »
Edward che attraverso i loro pensieri li ascoltava comprese che da lì a poco i guai non sarebbero mancati.
_______________________________
 
Silenziosa Bella entrò in auto, ma i suoi timori svanirono non appena intravide il sorriso increspare le labbra di Edward. Non aveva compreso appieno la sua reazione, ma in un certo qual modo sapeva di doverlo ringraziare per averla distolta da quella situazione di imbarazzo.
« Grazie. » mormorò flebilmente, fingendo di sistemare le buste che Alice le aveva affidato.
Edward si limitò a sorridere dolcemente, gli pareva non poco difficile considerarla una vampira neonata.  « Immagino sia stato non poco sfiancante lo shopping con Alice. »
Lei scosse il capo per poi abbandonarsi sul sedile. « Credevo che i vampiri non potessero avvertire la spossatezza ed invece devo ricredermi. – sentenziò con espressione corrucciata. – A livello fisico sto bene, ma a livello psicologico sono distrutta. »
Edward si abbandonò ad una cristallina risata, facendo affiorare anche sul volto della sua interlocutrice un sorriso genuino. Qualcosa che nell’ultimo periodo era divenuta maledettamente rara.
Eppure, con quella famiglia, tutto appariva meravigliosamente facile.
Abbandonò il capo contro il sedile, chiudendo gli occhi e godendosi il rilassate silenzio che aleggiava attorno a loro.
Nessuno dei due era solito abbandonarsi a conversazioni inconcludenti e, soprattutto in quel momento, il conflitto insito nelle loro menti, chi per un motivo chi per un altro, li rendeva solitamente taciturni e silenziosi. Eppure tra loro quella sensazione di disagio ed inadeguatezza svaniva, sostituita da una strana alchimia che pareva legarli, benché loro stessi non ne fossero ancora coscienti.
Si scambiarono non poche parole durante il viaggio, gran parte delle quali erano piccole curiosità che Edward le espresse in merito alla sua vita presso la dimora dei Cullen. Aveva appreso la sua storia attraverso la mente dei suoi genitori, ma a lui piaceva la voce di Bella e preferiva di gran lunga ascoltare lei.
Aveva un tono di voce basso e dolce, suadente per certi versi, anche se inconsapevolmente. Ma ciò che maggiormente lo colpì fu il suo viso disteso, i suoi occhi chiusi, incorniciati dalle folte ciglia e le labbra, quelle bellissime e apparentemente morbide labbra che gli ispiravano idee stranamente peccaminose.
Non era solito abbandonarsi a determinati pensieri, benché di donne ne avesse conosciute molte, poche avevano risvegliato in lui un simile desiderio. Qualcosa che lui comunque aveva sempre combattuto con ferrea volontà, proprio come intendeva agire in quel caso.
Lei è sposata, felicemente sposata e madre. Si rammentò mesto, con una punta di delusione.
 Stavano ancora chiacchierando quando Edward posteggiò la sua auto nel parcheggio, avvertendo immediatamente dei pensieri irritati provenire dall’interno della casa.
Si irrigidì all’istante rivolgendo uno sguardo allarmato ad Isabella.
« Che succede? » mormorò agitata, immaginando che potesse essere accaduto qualcosa al suo bambino.
Senza attendere una risposta si precipitò in casa notando una presenza conosciuta nel salone.
Immediatamente rilassò i muscoli, comprendendo che il motivo dell’inquietudine di Edward poteva essere dovuto alla presenza del licantropo. Come dargli torto. Anche a lei, nonostante fosse suo marito, la natura di vampira reagiva di sovente con ostilità verso Jacob.
« Jake. » esclamò con un sorriso ricevendo un’occhiata tutt’altro che benevola.
Ciò che Bella non aveva compreso era l’irritazione che suo marito aveva provato scoprendo che sua moglie aveva lasciato il loro bambino nelle mani dei vampiri, disagio acuito dalla consapevolezza che fosse in compagnia di un altro uomo.
Alice e Jasper, li avevano preceduti  giungendo in netto anticipo, a causa dell’andatura sostenuta che Edward aveva tenuto per l’intero viaggio.
Tanto era rilassato che non aveva dato peso alla velocità, oppure inconsciamente aveva preferito prolungare quel viaggio più del dovuto, limitandosi per una volta a rispettare le leggi stradali.
Evento assai raro.
« Dobbiamo parlare. » sentenziò perentorio il giovane licantropo, facendo segno alla sua compagna di seguirlo all’esterno.
Incuriosita e leggermente turbata, non obbiettò.
« Voglio portare il piccolo a La Push. »
Bella inclinò il capo sorpresa. « Per quale motivo? »
« Non mi fido di quei succhiasangue. »
« E io non mi fido dell’instabilità dei licantropi. – ribetté mesta. – Sai benissimo ciò che è accaduto ad Emily e quello che tu stesso hai fatto a me! » sbottò irritata.
Odiava dover discutere continuamente, detestava sentirlo biasimare coloro che l’avevano accolta come una figlia.
Jacob la fissò stralunato, ferito dalle sue parole. Bella non era solita rivangare il passato, soprattutto rammentando quanto era stato doloroso per lui comprendere di aver fatto del male alla donna che amava. Pochi mesi dopo la sua trasformazione, durante un litigio innocente, Jacob si era tramutato non riuscendo a controllare l’irritazione, ferendo Isabella. Aveva riportato un piccola lesione al polmone destro, ma per sua fortuna l’operazione era riuscita perfettamente ponendo rimedio al danno fatto.
A differenza di Emily lei non portava alcun segno evidente di quel giorno, ma non per questo Jacob soffriva meno di Sam, per ciò che era accaduto.
Era fuggito per mesi, dopo essersi assicurato della buona riuscita dell’intervento. Si era sentito in colpa per il suo scarso autocontrollo ed era stato terrorizzato di scorgere nello sguardo di Bella il disgusto e il terrore per quella bestia che era diventato.
Era stato tremendo.
Eppure lei, complice l’aiuto del branco, era stata in grado di rintracciarlo pregandolo di tornare a  casa con lei.
Lo aveva perdonato.
Come sempre… perché la sua natura era buona, lo era sempre stata.
Jake aveva avuto modo di scrutare nei ricordi dei suoi compagni, mirando le lacrime che la sua Isabella aveva versato compresa la sua scomparsa. Lo aveva cercato ed invocato il suo nome durante quelle notti di lontananza, almeno sino a quando la guarigione non le aveva permesso di raggiungerlo.
Da quel giorno il loro amore si era consolidato ed era cresciuto oltre misura. Lei non era il suo imprinting e di questo ne era conscio, ma in cuor suo era certo che mai e poi mai avrebbe amato un’altra quanto lei.
Ma proprio la consapevolezza di essere sul punto di perderla lo stava distruggendo.
   
 
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