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Autore: Ginevra16    22/12/2010    3 recensioni
Malfoy, preso alla sprovvista dalla lunga e tagliente risposta, rimase in silenzio a guardare quella fanciulla dai capelli vermigli, seduta in mezzo alla neve.
Weasley and Malfoy. Fire and Ice.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 2.
Pansy Parkinson era alquanto sovreccitata. Suo padre aveva organizzato una festa in onore del 25esimo anniversario dei suoi genitori, e lei e suo fratello Ian sarebbero stati al centro dell’attenzione tutta la sera. Ian aveva 18 anni, quattro meno di lei, aveva da poco finito di frequentare Hogwarts ed aveva un carattere a suo parere inspiegabile. Ricco di famiglia, bellissimo, incredibilmente intelligente, avrebbe dovuto essere sempre radiante, invece non sorrideva quasi mai, non gradiva le feste e passava la maggior parte del tempo all’aperto, a fare qualche strano sport o a leggere, cose che lei trovava alquanto noiose.
“Daphneeeeeeee! Cosa mi metto stasera? Ci sarà anche Draco! Dici che è meglio il vestito nero o quello leopardato corto?”
“Mamma mia quante paranoie ti fai Pansy! Cosa vuoi che importi a Draco di che vestito hai tu? I maschi queste cose non le guardano mai, datti una calmata piuttosto”  le rispose tranquillamente Daphne Greengrass, migliore amica dell’ex serpeverde.
“E’ importantissimo invece, se entro un’ora non ho deciso vado in crisi e non sceglierò mai cosa indossare! Mia madre ha detto che gli ospiti cominceranno ad arrivare verso le nove, e per allora dovrò essere ancora più stupenda del solito” concluse Pansy.
 
Le due ragazze rimasero a bisticciare di cose inutili a lungo, mentre il fratello della vanitosa ragazza era intento a correre tra i campi, nient’affatto impaziente del ballo. A lui interessavano ben poco le mondanità, giudicava ipocriti suo padre e la sua cerchia di amici: sapeva perfettamente che erano tutti seguaci dell’Oscuro Signore, anche se la comunità magica non aveva la certezza che fossero  mangiamorte, anzi, la maggior parte di loro era inspiegabilmente in ottimi rapporti con il ministro. L’unico di loro che riusciva a sopportare era Blaise Zaini, coetaneo di Pansy, che non partecipava mai agli attacchi, ma studiava nuove pozioni e anatemi oscuri per conto di Voldemort. Blaise era sempre allegro e stava simpatico a tutti, infatti il più giovane dei Parkinson non riusciva proprio a raccapezzarsi del perché un ragazzo così gioviale avesse fatto delle scelte secondo lui enormemente sbagliate. Spesso i due facevano lunghe passeggiate di cui nessuno era al corrente, e parlavano degli argomenti più disparati: Blaise era un ottimo interlocutore e dispensava utili consigli.
 
Ian si fermò all’ombra di una vecchia quercia, quasi senza fiato dopo la corsa. Si sedette sull’erba appoggiando la schiena al tronco dell’albero e socchiuse gli occhi. Non voleva addormentarsi. Non gli era mai piaciuto dormire, perché sin da piccolo faceva strani sogni, che non riusciva mai a capire: sognava persone, persone diverse ad ogni sogno, persone che si incontravano e vivano, persone sconosciute e visi che conosceva appena. Si era chiesto spesso cosa volessero dire, ne aveva anche parlato con sua madre, ma quella, piuttosto inquieta, non gli aveva dato risposta. Ian non credeva di essere un veggente, perché non aveva mai predetto eventi, tranne quella volta che aveva sognato una delle Sorelle Stravagarie e colui che poi sarebbe diventato suo marito, ma anche in quella situazione non aveva visto un matrimonio, solamente i due che si incontravano.
Recentemente aveva sognato un amico di Blaise, Draco Malfoy, ma gli era parso più un incubo che un sogno. Aveva avuto poco a che fare con quel giovane uomo, ma non gli piaceva molto, se poi avesse cominciato ad intrufolarsi di frequente nei suoi sogni avrebbe cominciato ad odiarlo. Ian fece un profondo respiro e si accoccolò meglio contro la quercia, pensando alla sua famiglia e alla sua vita: tutti lo vedevano come il rampollo viziato dei Parkinson, senza mai fermarsi a guardare oltre. Non aveva molti amici, ma Ian era un tipo solitario, e per il momento gli andava bene così.
 
***

 Draco si guardò allo specchio, soddisfatto del proprio aspetto. Semplice ed elegante con il suo smoking nero, si smaterializzò davanti al cancello dei Parkinson con un sorriso falso sulle labbra, che aveva perfezionato nel corso degli anni.
“Signor Parkinson, la trovo così bene, sta proprio divinamente stasera! Porgo le mie felicitazioni a lei e a sua moglie per il felice anniversario!”
“Grazie Draco, un gentiluomo come al solito. Sono così contento che tu abbia accettato il nostro invito! Salutami tuo padre, mi raccomando”
“Sarà fatto. Di nuovo auguri signor Parkinson” rispose Draco, maledicendo Lucius che lo aveva costretto ad andare a quella stupida festa.
“Draaaaaco tesoro! Come stai? E’ da molto tempo che non ci vediamo!” lo salutò una zelante Pansy, accompagnata dall’immancabile e insopportabile Daphne Greengrass.
“Buonasera Pansy, Daphne.. sto bene, grazie, e tu? Siete entrambe magnifiche stasera!” si complimentò Draco, pensando dentro di sé che probabilmente anche un elefante in tutù sarebbe parso più grazioso a confronto.
“Uuuh, che adulatore! Ti stai divertendo? Lascia che ti presenti qualcuno!” gli propose Pansy.
“Volentieri” mentì il giovane.
Tre noiosissime ore dopo, Malfoy si sentì libero di andarsene, ma appena prima di salutare intravide Ian Parkinson ed ebbe una sensazione stranissima, come di dejà vu. Anche Ian doveva essersi accorto di qualcosa, perché divenne improvvisamente pallido e lasciò la stanza.
Declinò le offerte di Pansy di rimanere a dormire lì nella villa, salutò educatamente i festeggiati e tornò velocemente a Malfoy Manor.
 
Verso le quattro del mattino il signor Parkinson decretò finalmente la fine della festa e Ian potette ritirarsi nelle sue stanza, esausto. Si fece una doccia veloce e si infilò rapidamente sotto le coperte, godendosi il tanto agognato silenzio. Chiuse le palpebre e sperò con tutto se stesso di  non fare strani incubi, ma i suoi desideri non furono esauditi.
Era una ragazza con i capelli rossi questa volta, e il suo aspetto era vagamente familiare, probabilmente doveva averla vista qualche volta ad Hogwarts. Doveva essere un auror, vista la divisa; stava camminando lentamente per le strade gelate della Londra magica, strade che il sognatore non percorreva più da parecchio tempo: l'atmosfera natalizia non aleggiava nell'aria come ogni anno, c'era qualcosa di strano... qualcosa che Ian interpretò come paura. Da quando Lord Voldemort era tornato era cominciata una guerra fredda tra gli auror e i mangiamorte, e il popolo era quello che ci rimetteva maggiormente, come al solito. La ragazza era bella, aveva uno sguardo attento, controllava metodicamente ogni angolo e ogni viuzza, con la sicurezza di chi ripeteva quell'azione quotidianamente. Sì, era decisamente un auror. Non sembrava esserci nulla di strano in questo sogno, pensò Ian rassicurato dopo aver continuato ad osservare i giri della giovane per un po', ma come al solito arrivò una seconda persona. Bello e sicuro di sé, chi se non Malfoy? Appollaiata sulla spalla dell'uomo stava una civetta, ma nessuno sembrava notare la strana coppia: dopo poco Ian si accorse del sottile mantello dell'invisibilità che copriva il padrone e l'animale e ne capì la ragione. Si stava annoiando a guardare i due, ma ben presto l'immagine divenne sfuocata e si ritrovò in un altro luogo, piuttosto simile ad una radura. Malfoy e la ragazza dai capelli rossi continuavano a fargli compagnia, ma questa volta avevano cominciato a parlare tra di loro, o meglio a discutere animatamente. Si annebbiò tutto di nuovo e si ricomparvero in un posto tutto bianco, dove non si riusciva a riconoscere nemmeno il pavimento. Il sogno subì di nuovo un cambio. Hogwarts. Cambio. Un cimitero. Cambio. King's Cross. Cambio. Una prigione. Cambio. Un'isola. E finalmente Ian si svegliò, grondante di sudore. Ma perché non poteva passare una notte tranquilla?
Si avvinò silenziosamente alla finestra e si accorse che fuori nevicava. Lui voleva solo essere felice, almeno per un po', con qualcuna, magari. Non lo aveva mai scoperto, ma l'anno precedente era molto desiderato a scuola. Capelli scuri e lisci, occhi di un azzurro vivace, abbastanza alto, un fisico da vero sportivo,aria da misterioso e solitario, attraeva a sua insaputa molte ragazze.
Si armò di piuma e pergamena e cominciò a scrivere all'unica femmina con cui si possa dire avesse un vero rapporto, ovvero l'amica Eve Nott.

'Eve, Eve, Eve, ho bisogno di te. Come stai? E' dal giorno del tuo compleanno che non ci vediamo, mi manchi. Ho continuato a fare quei strani sogni di cui ti avevo parlato, negli ultimi ho visto anche Draco Malfoy, e la cosa non mi è piaciuta affatto. Credi che abbiano qualche legame con il futuro? Sono preoccupato, non riesco a dormire. Mancano pochi giorni a Natale, sono quasi nostalgico. Sono tutto tranne che felice! Non me la merito io, un po' gioia, nemmeno ora? Ieri sera mio padre e mia madre hanno festeggiato il loro 25esimo anniversario, mi è sembrato davvero strano che non avessero invitato anche la tua famiglia, sei per caso in viaggio? Non so più molto neanche di te, eppure una volta ci leggevamo quasi nel pensiero. Questa lettera alla fine sembrerà quella di uno che ha voglia di suicidarsi, ma lo sai come divento quando mi vengono gli attacchi di malinconia, lamentoso e altamente irritabile, come mi definisci tu.
La settimana scorsa ho fatto un giro sul colle dietro la villa con Blaise Zabini, hai presente? E' inaspettatamente cordiale, mi ha fatto delle proposte.. interessanti. No, non ti spaventare, l'Oscuro Signore non c'entra proprio nulla, semplicemente mi ha proposto di andare con lui in un locale, dove -cito testualmente- non potrò non divertirmi. Tesoro, lo sai che non sono ingenuo, sto diventando un uomo, ma è un periodo in cui nulla sembra riuscire a distrarmi: non giudicarmi troppo male, cerca di capirmi, ho un bisogno anche dell'approvazione di qualcuno, ma in questa casa sembro invisibile.
Su, la smetto di tediarti, non voglio continuare ad elencarti cose da depresso come mi sentirei in vena di fare, non voglio toglierti il tuo perenne sorriso sulle labbra.
A presto amica mia,
Ian Parkinson'

***

Ne aveva abbastanza di coincidenze e strani eventi. Da domani la sua vita sarebbe tornata normale, rifletté un imbronciato Draco. 'Stupida festa che mi ha messo il malumore' borbottò tra sé e sé.
Doveva anche acquistare al regalo di Natale per sua madre, ma per il momento era troppo nervoso per pensarci, così prese un bel libro babbano sui vampiri che teneva nascosto sotto il materasso e cominciò a leggere.

Ginevra aveva un disperato bisogno di svago.
"Pronto, Luke, che hai da fare oggi?"
"Ciao cara! Niente, perché?"
"Mi accompagni a fare shopping? Devo prendere delle cosine per le nostre amiche."
"Devo proprio?"
"Passami a prendere alle tre a casa mia!"
Luke era uno stretto amico di Ginevra e le voleva un bene dell'anima, sapeva quanto soffrisse la ragazza in quel periodo e così aveva deciso di accompagnarla in giro per negozi. Pessima scelta.
"Ma proprio in un negozio di intimo mi dovevi portare? Sto impazzendo qui dentro, e non sto scherzando" sbuffò un esasperato Luke.
"Quante storie, ti sei offerto tu di accompagnarmi! Ti immagini Calì con questo completino?"
"Tu modifichi la realtà delle cose! Perché mi devi far pensare a Calì in questo modo? Aah Ginevra aiuto!"
"Sì sì le prenderemo questo!" rispose serafica la ragazza agguantando un sottile perizoma nero, senza accorgersi di quanto fosse succinto.
“Sono assolutamente d’accordo”
“Ma io non volevo questo, pervertito!”
“Insomma Gin deciditi..”
 
18 negozi dopo, Luke si era leggermente pentito di aver acconsentito ad accompagnarla, e anche se in fondo, molto in fondo, si era divertito, non l’avrebbe mai ammesso ad anima viva. Era proprio un personaggio, la sua Gin. La conosceva dalla nascita, perché le loro famiglie erano molto legate, ma neanche dopo vent’anni era riuscito a comprendere bene come funzionasse quella sua testolina testarda. Quando la rossa si metteva qualcosa in testa, non c’era nulla che potesse farle cambiare idea, difendeva i suoi ideali ad ogni costo e non ammetteva mai di aver torto, nemmeno di fronte all’evidenza. Non poteva negare i suoi difetti, ma apparivano quasi insignificanti dopo averla conosciuta appena, infatti possedeva una vitalità incredibile e coinvolgeva chiunque le capitava a tiro nei suoi strampalati progetti. Alcuni pensavano che fosse un po’ pazza, i suoi colleghi la reputavano geniale: è incredibile quanto spesso questi due tratti coincidano.
Luke le era stato accanto quando si era fidanzata con Harry Potter, l’aveva supportata in tutto e per tutto e infine l’aveva consolata quando si erano lasciati; era stato presente ad ogni suo compleanno, aveva passato mille pomeriggi a “studiare” con lei e ancor più tempo l’avevano trascorso a parlare, di problemi adolescenziali, riflessioni filosofiche sul futuro e molto altro.
Non si era accorto di amarla per molti anni, sebbene sentisse una strana morsa che gli attanagliava lo stomaco quando la vedeva con un altro: da piccoli è difficile capire cos’è la gelosia.
Ginevra era indubbiamente molto sveglia, ma quando si trattava di faccende sentimentali era spesso ingenua, e ancora non era stata capace di riconoscere la natura di ciò che provava l’amico.
Luke non era di brutto aspetto, anzi, era alto, molto magro e un ciuffo di capelli castani gli cadeva dolcemente sugli occhi, ma sapeva che Ginevra non l’avrebbe mai neppure guardato da quel punto di vista: lei aveva bisogno di un carattere molto più forte del suo, di qualcuno che fosse capace di contrastarla e di non farsi mettere i piedi in testa, di qualcuno che non la annoiasse mai e le offrisse l’opportunità di tirare fuori tutta la grinta che aveva, di qualcuno che poteva farla brillare, e quel qualcuno non era lui, e aveva la triste consapevolezza che quando questo fantomatico uomo sarebbe arrivato, l’avrebbe invidiato da morire.
 
***
 
“Ciao Ron!”
“Ciao sorellina! Come mai da queste parti? ”
“Passavo di qui e ho pensato di farti un salutino, c’è anche Hermione?”
“No, è uscita da poco, entra entra che fuori si gela…”
I due giovani Weasley avevano sempre avuto un ottimo rapporto, ma da quando Ginevra era stata assunta da quella importante azienda babbana non aveva mai tempo per andare a trovarlo.
“Che bello l’albero che avete fatto, mi piace tutto bianco!”
“L’ha scelto Hermione, ma anche se non gliel’ho detto io preferivo quello colorato che facevamo noi alla Tana” le rispose con un po’ di nostalgia Ron.
I fratelli si sedettero ai piedi dell’albero nel salotto illuminato solo da quelle strane lucine colorate, in un silenzio che non infastidiva nessuno dei due. A un certo punto Ginevra si avvicinò al fratello e lo abbraccio forte, sussurrandogli un triste “Manca mamma…”, e Ron non riuscì a trovare alcuna giustificazione che potesse consolarla, così la strinse ancora di più a sé, facendole capire che le sarebbe stato sempre vicino.
 
***
 
Dai. Stavolta non sarebbe successo. Eh no. Non di nuovo.
 
Assomigliava moltissimo alla tipa del sogno precedente, ma con quattro o cinque anni di meno. Indossava una cravatta rossa e dorata, chiaramente una grifondoro. Dietro di lei stava appoggiato ad una colonna un Malfoy alto dieci centimetri in meno, e pareva che la stesse quasi spogliando con gli occhi. Non capiva bene in quale luogo del castello si trovassero, probabilmente era una stanza in cui non era mai stato. Non gli sembrava che stessero litigando, anzi, tutt’altro. Improvvisamente il ragazzo la spinse contro il muro e cominciò a baciarla con foga. Ian si era aspettato che la ragazza si sarebbe ritratta, invece si era avvinghiata stretta a Malfoy, cominciando a togliergli il leggero maglioncino. Bleah. Se proprio gli toccava fare sogni semi erotici, che almeno ci fosse lui come protagonista! Lei era senz'altro affascinante, ma se doveva rimanere a guardare i due che si spupazzavano, beh, ciò era di magra consolazione.
Ian rifletté sull'unica cosa interessante di tutto questo: era un momento del passato. Non fece in tempo a formulare altri pensieri, che al bel moretto cominciò a girare molto forte la testa; in breve  il dolore divenne così forte da essere insopportabile e sentì qualcosa di caldo sfiorargli il labbro superiore: sangue.



eccomi qui, sono tornata con un capitolo un po' più lungo giusto prima di Natale =)
non ho volutamente chiarito gli strani incontri di Ginevra e Draco, ma spero di aver lasciato sufficienti indizi...
A presto e tanti auguri a tutti!
Gin

 

  
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