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Autore: Akami92    24/12/2010    8 recensioni
C’è una nuova studentessa a Hogwarts. No, già visto, già fatto.
Ella è bellissima… nah, già visto, già fatto.
Helen Adams, un’insignificante Hufflepuff appena entrata a Hogwarts, è pronta a stupirvi con le sue normalissime e quasi tediose avventure.
Ehi, si potrà parlare di normalità ogni tanto, no?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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2.      Smistati o divisi?

 

 

Le porte si aprirono e i ragazzi furono catapultati in un’enorme sala illuminata da candele che galleggiavano sopra le loro teste mentre il soffitto rifletteva il cielo blu scuro e le stelle che avevano visto poco prima.

Era uno spettacolo stupefacente.

Helen e Colin, entusiasti, girarono su loro stessi per avere una completa visuale della splendida sala, Lance camminava titubante, guardando da una parte e dall’altra e incontrando occhi di ragazzi tutti più grandi di lui.

Abigail, invece, era esterrefatta: non vedeva assolutamente l’ora di imparare a fare magie tali da rendere una semplice sala da pranzo un luogo così meraviglioso.

Si fermarono in fila indiana e videro che un uomo anziano dalla lunga barba argentea si era alzato in piedi. Subito il chiacchiericcio di fondo si zittì.

«Abbia inizio lo Smistamento.» esordì.

«Io so chi è! So chi è!» esclamò Colin, scalpitando. «È Albus Dumbledore!» disse, strabiliato, scattando una foto al Preside, che sorrise benevolo.

Solo allora notarono che un grosso cappello rattrappito era appoggiato su uno sgabello. Il cappello si mosse e dalle pieghe poté distinguersi una bocca da cui uscì un’allegra canzone, molto simile alle filastrocche che, ricordò Lance, sua madre gli cantava quando aveva paura dei mostri sotto il letto:

 

Uno sprovveduto direbbe sicuro:

«Ma che brutto cappello scuro!»

Ma io vi consiglio di guardare

come chi ha testa per pensare:

magari non è un cappello come tutti,

ma un cappello speciale tra i brutti.

Per poter dividere della loro Scuola gli studenti

quand’anche loro sarebbero stati morenti,

quattro persone mi crearono:

due Maghi e due Streghe se ne occuparono.

I quattro furon davvero potenti:

Hufflepuff, che a tutti apriva i battenti

Ravenclaw, che d’intelligenza tutti superava

Gryffindor, che sempre coraggio trovava

E il fier Slytherin, culla degli acuti ambiziosi.

Ma ora, bando ai discorsi leziosi.

In assenza dei fondatori sarò io a dividervi

prima che gustiate i deliziosi viveri.

Ogni virtù a voi troverò

Ed io, il Cappello Parlante,

nella giusta Casa vi smisterò.

 

Helen rise, divertita dalla canzone. Suo padre le aveva raccontato delle simpatiche filastrocche del Cappello Parlante, con le quali presentava se stesso e le quattro Case.

«Paura di essere smistata in qualche brutta Casa?» domandò Colin, che ora fremeva dal terrore. «Io spero di andare in Gryffindor! Sai, c’è Harry Potter a Gryffindor! Harry Potter!» esclamò Colin, con la solita euforia.

«Harry Potter? Il Bambino-Che-È-Sopravvissuto, colui che ha sconfitto l’Oscuro Signore è a Gryffindor?» domandò Abigail, interessata al discorso.

«Proprio lui!» asserì Colin.

«C’era da aspettarselo. Mio fratello non me l’aveva detto.»

La professoressa McGonagall chiamò «Abercrombie Astalda.», la prima dell’elenco. Tutti fissarono attentamente il Cappello Parlante. La professoressa appoggiò il cappello sulla testa di Astalda, questo si mosse appena; non ci volle molto prima che urlasse «RAVENCLAW!»

Astalda saltò giù dallo sgabello e corse verso il tavolo di Ravenclaw, dove un gruppo di studenti con cravatte nere e blu la stava aspettando.

«Aiuto! E se non mi ritenesse degno di alcuna Casa?» balbettò Lance, nel panico.

Abigail sbuffò. «Lance, ti prego, non farmi arrabbiare.» mormorò, portandosi una mano alla fronte.

«Adams Helen.» risuonò la voce della McGonagall. Helen prese un profondo respiro e salì i pochi gradini che la separavano dal Cappello. Si sedette sullo sgabello e attese.

«Uhm…» la voce del Cappello Parlante le riecheggiò nella mente. «Un buon cervello, da cui si potrebbe ricavare una strega sopraffina, ma anche una gran voglia di mettersi a disposizione degli altri, tanta generosità e… accidenti!, un cuore buono e giusto. Sì, ho deciso…» ci fu una pausa che a Helen parse durare secoli. «HUFFLEPUFF

La ragazza si alzò, sorridente, e scese i gradini, dirigendosi verso il tavolo giallo e nero, che era esploso in un boato. Si accomodò di fianco ad una ragazza in carne con i capelli morbidi raccolti in due treccine. Abigail ridacchiò.

«Mi chiamo Hannah Abbott.» si presentò, e Helen le strinse a mano e ripeté il suo nome per cortesia.

Helen rimase a guardare il resto dello Smistamento, per scoprire quali sarebbero stati i suoi nuovi compagni. Hufflepuff non sembrava essere la migliore delle Case: quando qualcuno veniva Smistato a Hufflepuff vedeva molti Slytherin ridacchiare, e nemmeno i Gryffindor si trattenevano molto.

Che razza di maleducati.

«Creevey Colin.» chiamò la professoressa.

Il piccolo Colin si fece avanti e Helen sperò con tutta se stessa che finisse a Gryffindor, insieme a Harry Potter.

Improvvisamente si sentì un rombo provenire da fuori il castello. Studenti e professori lanciarono sguardi incuriositi alla finestra e ciò che videro li lasciò a bocca aperta: un’automobile babbana azzurra stava sfrecciando in cielo, a pochi metri dalla gigantesca finestra della Sala Grande.

Alcuni studenti urlarono, cosa che, notò, fece anche il povero Lance, nascondendosi dietro Abigail, esterrefatta quanto gli altri.

Colin si alzò dallo sgabello e scattò l’ennesima fotografia, mentre l’automobile volante si allontanava con un rombo, schiantandosi dritta contro un albero gigantesco e cadendo per terra.

«No! Ron!» urlò un ragazzo lentigginoso e dai capelli rossi al tavolo di Gryffindor. Aveva una grossa “P” dorata sulla divisa.

«No! Il Platano Picchiatore!» urlò un altro ragazzo di quello stesso tavolo, scuotendo il gemello identico.

Helen lanciò un’occhiata al tavolo dei professori e vide che un uomo dal naso adunco e un’espressione disgustata si era accostato al Preside, sussurrandogli qualcosa nelle orecchie.

«Chi è quello?» domandò a Hannah, indicando quel professore.

«Snape.» rispose semplicemente la ragazza. «Odioso, unticcio, orribile insegnante di Pozioni. Ammetto che ne sappia una in più del diavolo, ma è davvero… orribile

Dumbledore si alzò in piedi, richiamando l’attenzione tintinnando un coltello contro il bicchiere. La Sala si zittì in un attimo, tutti gli occhi rivolti verso il Preside.

«Non temete, il professor Snape si occuperà del problema.» tranquillizzò gli studenti con dolcezza. «Ora direi di continuare con lo Smistamento.»

Così fu, ma il leggero brusio di poco prima si era trasformato in un chiacchiericcio sommesso: tutti volevano sapere chi fosse a bordo di quell’automobile.

Un ragazzo dal fondo del tavolo si alzò, incamminandosi verso di loro nello stesso istante in cui il Cappello smistò Colin a Gryffindor. Vide Hannah gesticolare esagitata verso la ragazza che aveva davanti.

«È Cedric! È lui! Sta venendo verso di noi!»

Il ragazzo di nome Cedric si avvicinò. «Ho ricevuto una soffiata dai Ravenclaw: dicono che Potter e il suo amico coi capelli rossi non siano a tavola! E non erano neanche sull’Espresso per Hogwarts!» esclamò, eccitato. Era molto bello ed emanava un buon profumo di pulito, lo stesso che Helen sentiva provenire dalla lavanderia quando la sua mamma lavava i vestiti alla maniera babbana.

«Potter? Stiamo sempre parlando di Harry Potter?» s’intromise Helen, per non essere ignorata.

«Sì, proprio lui.» le sorrise Cedric. «Ah, comunque, benvenuta tra le file degli Hufflepuff! Sono Cedric Diggory.» le strinse la mano, allegro.

«Helen Adams.» si presentò per l’ennesima volta. «Quindi probabilmente è Harry Potter a guidare quella macchina? Wow…» disse, sinceramente stupita.

Si guardò in giro, per rendersi conto di quanto la notizia avesse fatto scalpore, e vide una ragazza eccentrica, dai capelli biondi chiarissimi e un cerchietto con una foglia di lattuga in testa guardare ancora in alto, trasognata, nonostante lo spettacolo fosse finito.

Un ragazzo appena smistato si sedette al tavolo degli Hufflepuff e sembrava fosse molto più spontaneo ed estroverso, quindi attaccò subito bottone con Hannah e le altre ragazze. Helen distolse l’attenzione e tornò ad osservare lo Smistamento.

Non mancavano molti alunni. In fila indiana erano rimasti soltanto Abigail, Lance, tre ragazzi che non conosceva e la ragazza dai capelli rossi che aveva ridacchiato davanti alla McGonagall.

Quando anche Jack Sloper (Gryffindor), Robert Trace (Ravenclaw) e David Upperton (Slytherin) si furono seduti ai tavoli, la McGonagall chiamò Lance.

«Wallace Lancelot.»

Lance incespicò salendo gli scalini. Helen poteva giurare fosse nel panico più completo.

Gli fu posto il Cappello sulla testa e il ragazzo sentì la voce risuonargli in testa.

«Non hai un cuor di leone, eh?, ma grande lealtà nei confronti dei tuoi amici. Però, con questo cervello, Ravenclaw sarebbe la scelta migliore…»

«No…» sussurrò Lance: non conosceva nessuno a Ravenclaw, gli sarebbe piaciuto andare a Hufflepuff, dove c’era già Helen. «Ah, dunque niente Ravenclaw? Capisco. Beh, sei determinato, sai quello che vuoi e scommetto che questa Casa tirerà fuori il meglio di te.» Lance trattenne il respiro.

«HUFFLEPUFF!» gridò il Cappello.

Helen batté forte le mani insieme a tutto il tavolo e Lance corse verso di loro, facendosi spazio per sedersi accanto alla ragazza.

«Evviva! Siamo nella stessa Casa!» esclamò, euforico, dimenticandosi completamente dei timori che l’avevano afflitto poco prima. «Ora manca solo Gail.»

«E quella rossa.» aggiunse Helen, indicando col mento la ragazza che era appena stata chiamata.

«Weasley Ginevra.»

«Un altro Weasley?» sentì esclamare dal tavolo di Ravenclaw. La ragazza Weasley si strinse ancora di più nelle spalle gracili.

Non fece nemmeno in tempo a indossare il Cappello che questi gridò: «GRYFFINDOR!». Ginevra si alzò felice e andò a sedersi vicino ai due gemelli Gryffindor, che sembravano conoscerla molto bene.

«Williams Abigail.» lesse la McGonagall dalla pergamena che aveva in mano.

Abigail salì in modo elegante, a testa alta. Si sedette sullo sgabello, si mise il Cappello e, come era successo ai precedenti smistati, anche lei lo sentì parlare nella sua testa.

«Tu sembri più difficile… Onesta, una buona dose di coraggio, astuzia e ambizione da vendere. Non credo di osare troppo se ti affido a questa Casa, ma tu promettimi che starai attenta. Non voglio che l’ombra che possiedi già si espanda.»

«Lo prometto.» mormorò Abigail, senza sapere bene che cosa pensare.

«SLYTHERIN!» urlò il Cappello. Il tavolo di Slytherin esplose in urla e applausi, mentre Abigail trotterellava verso di loro, lanciando però un’occhiata sconsolata a Lance e Helen. Le dispiaceva che non fossero nella stessa Casa, ma almeno non era stata smistata a Hufflepuff.

Lance salutò la cugina, che rispose con un largo sorriso, prima di essere sgomitata dalla sua vicina, che le chiedeva attenzione.

«Bene, grazie mille a tutti voi.» si alzò il professor Dumbledore. «Rimandiamo i noiosi discorsi a dopo cena: buon appetito!»

Sulle tavole imbandite apparvero pietanze di ogni sorta. Lance, spaventatosi dalla comparsa improvvisa di un tacchino arrosto proprio davanti a lui, si aggrappò al braccio di Helen.

«Accidenti, Slytherin… brutta Casa.» commentò Cedric, che era rimasto con loro a parlare. «È una vostra amica?» chiese poi ai due ragazzi.

«È mia cugina e sì, nostra amica.» rispose Lance, incuriosito da come Cedric aveva definito Slytherin.

«Beh, spero riusciate a mantenerla, questa amicizia. Solitamente gli Slytherin non tengono molto da conto gli Hufflepuff…»

«Ma che cos’hanno gli Hufflepuff di sbagliato?» continuò il ragazzo, alzando appena la voce. Aveva notato come gli altri tavoli, Slytherin soprattutto, ridevano quando uno smistato finiva a Hufflepuff.

«Di sbagliato? Niente, proprio niente. Seguiamo le regole, aiutiamo le persone, siamo leali e non ci distinguiamo per essere particolarmente bravi in qualcosa…» spiegò Cedric. «Forse è per questo che siamo così poco interessanti: dopotutto siamo solo persone comuni.» concluse. Si alzò dal posto e li salutò, ritornando al fondo del tavolo con i suoi amici.

Lance sbuffò, servendosi una generosa fetta di arrosto e patate.

Helen sorrise vedendolo impiastricciarsi la divisa di sugo, poi sentì il rigonfiamento nella tasca della divisa: Moby doveva aver annusato qualcosa di suo gradimento e la ragazza era sicura che fosse quell’ottima forma di Cheshire vicino all’arrosto. Ne tagliò un pezzettino e lo mise nella stessa tasca di Moby. Sentì che il topolino doveva aver apprezzato, quindi ne prese un pezzo ancora più grosso e lo nascose, così avrebbe avuto anche il dessert.

Guardò di sfuggita Abigail, che stava animatamente chiacchierando con alcuni Slytherin del secondo anno e ridendo come se fossero amici di vecchia data. La vide girarsi e le sorrise, ricambiata.

Helen e Lance divorarono tutto con gusto e il ragazzo si azzardò persino ad assaggiare il succo di zucca, che a prima vista gli sembrava qualcosa di disgustoso.

Quando tutti i piatti furono ripuliti, Dumbledore richiamò nuovamente la loro attenzione.

«Miei cari studenti.» esordì, sorridendo. «A tutte le vecchie conoscenze, bentornati; ai nuovi arrivati, benvenuti. Ora che ci siamo saziati è bene che io vi esponga le principali regole di Hogwarts.»

Dumbledore parlò per un quarto d’ora abbondante, spiegando regole e dettagli di Hogwarts. Lance, blocchetto in mano, aveva cominciato a prendere appunti furiosamente, mentre molti Hufflepuff del primo anno lo guardavano divertiti.

«Quest’anno avremo anche l’onore di ospitare nel nostro corpo insegnanti una figura di grande rilievo nel Mondo Magico.» disse Dumbledore, indicando con un elegante gesto della mano l’uomo che si era alzato in quell’istante. «Il famoso Gilderoy Lockhart, Ordine di Merlino, terza classe, che insegnerà Difesa Contro le Arti Oscure!»

Molte ragazze esplosero in applausi fragorosi e urletti di emozione. Helen guardò Lockhart con occhi sognanti.

L’uomo si alzò in piedi. Un largo sorriso si aprì sul suo viso e i denti brillarono (doveva aver fatto un Incanto Sbiancante).

«Grazie, professor Dumbledore. Ha dimenticato che sono anche grande vincitore del premio del Sorriso più Seducente del Settimanale delle Streghe » disse, tutto ampolloso e sfavillante. «Ragazzi, sono davvero felice di essere qui. Ad essere sincero avevo ricevuto un gufo anche dall’Accademia Beauxbatons, che mi voleva come insegnante a tutti i costi, ma io ho rifiutato.» molte ragazze trattennero il respiro. «Sapevo che il professor Dumbledore desiderava avermi nel suo corpo insegnanti più di chiunque altro. Forse perché ha letto A spasso con gli spiriti, o anche Trekking con i troll e, notando tanta perfezione in una persona sola, mi ha implorato di accettare il posto di Difesa Contro le Arti Oscure.» il suo sorriso si allargò ancora di più, se possibile. Molti insegnanti storsero il naso.

«Ma quanto è vanitoso?» ridacchiò un Hufflepuff dagli occhi azzurrissimi seduto di fronte a Lance. «Non lo sopporto.»

«Beh, ma anche io lo sarei se avessi fatto tutte quelle cose incredibili che ha fatto lui!» lo difese Helen.

«Che dice di aver fatto.» la corresse il ragazzo. «Ma dai, davvero pensi che sia riuscito a far diventare un vampiro vegetariano? O che abbia sconfitto un lupo mannaro come se niente fosse?»

Ed effettivamente, a questo Helen non poteva replicare: di sicuro il volto da bambino e il corpo minuto non aiutavano l’idea che fosse un mago da temere.

«Cos’ha fatto?» esclamò Lance, a voce più alta del normale, attirando l’attenzione su di sé.

«Un sacco di cose!» rispose eccitata Helen. «Dovresti leggere i suoi libri.»

Al termine del discorso il Preside li congedò, augurando loro la buonanotte. Subito due ragazzi Hufflepuff con una grossa “P” stampata su una spilla si alzarono, chiamando a sé gli altri studenti.

«Primo anno! Primo anno, seguitemi!» gridavano. Lance e Helen si accodarono insieme ai loro coetanei e presero a camminare. Mentre tutti gli altri studenti si dirigevano verso le scale (Slytherin quelle per i sotterranei, Gryffindor e Ravenclaw la scalinata principale), gli Hufflepuff svoltarono a sinistra, infilandosi tutti in un corridoio largo ed elegante. Sorpassarono molti quadri che li salutavano gioviali e incontrarono un fantasma panciuto che disse di chiamarsi Frate Grasso.

«Lui è il nostro fantasma.» spiegò Hannah a Helen, mentre Lance aveva un attacco di tachicardia e si attaccava al braccio dell’amica, bianco come un cencio. «Ogni Casa ne possiede uno: noi abbiamo Frate Grasso, Ravenclaw la Dama Grigia, Slytherin il Barone Sanguinario e Gryffindor Nick-Quasi-Senza-Testa.»

«Quasi-Senza-Testa?» domandò Lance, tremando.

«Oh, fattelo spiegare da lui, è orribile!» rabbrividì Hannah, avanzando più in fretta per raggiungere una sua coetanea che aveva il viso deturpato dall’acne.

Lance guardò Helen con occhi lucidi dalla paura. «Dimmi che è un brutto sogno…» la pregò, e Helen scoppiò in una grassa risata, che si trasformò in un urlo di terrore dopo che fu trapassata da Frate Grasso.

«Oh, chiedo scusa, giovincella.» ridacchiò il fantasma, sparendo dietro un muro.

La calca degli Hufflepuff si fermò di fronte ad un arazzo con dipinto un uomo sorridente e un po’ brillo, che accarezzava un gigantesco alano.

«Parola d’ordine?» domandò l’uomo, squadrando il Prefetto da capo a piedi.

«Due teste sono meglio di una.»

«Oh.» disse Helen, divertita. «Forte.» mormorò, guardando l’arazzo arrotolarsi su se stesso per magia e scoprire una porticina nascosta. Il Prefetto davanti a tutti aprì la porta e la calca degli Hufflepuff si riversò nella Sala Comune.

Quando Helen sbucò nella stanza rimase a bocca aperta. Grandi poltrone morbide e comode dei colori della loro Casa erano poste attorno ad un invitante fuoco che scoppiettava nel camino. Sul lato sinistro c’erano due lunghi tavoli di stagno e delle sedie con cuscini. Le pareti erano coperte da drappi gialli e tende giallonere. Esattamente di fronte a loro c’era un muro con molti corridoi dalla forma a botte che creavano quasi un labirinto.

«Che bello…» biascicò Lance, stupefatto. «Beh, le comodità non ci mancheranno di certo!» ridacchiò, abbandonandosi su una delle gonfie poltrone.

«No di certo, signor Wallace.» dichiarò una voce a loro sconosciuta. Helen e Lance si voltarono per vedere chi aveva parlato: era una donna bassa, tozza e con i vestiti sporchi di terra. Lance rabbrividì.

«Io sono la professoressa Pomona Sprout.» si presentò, regalando un sincero sorriso a tutti gli studenti. «E sono la docente di Erbologia.» alcuni applaudirono, lanciando gridolini di incitamento.

La professoressa Sprout rise di gusto, chiedendo ai ragazzi di smettere, lusingata.

«Sono la direttrice della Casa degli Hufflepuff.» continuò. Altre grida e complimenti. «E gradirei che ora tutti voi faceste silenzio. Tutti, signor Finch-Fletchley.» chiamò un ragazzino dai capelli ricci che stava scherzando con un altro ragazzo e Hannah.

«Grazie. Bene, un caloroso benvenuto a voi Hufflepuff. Voi siete stati scelti tra tutti per rappresentare non la Casa più nobile, né quella più astuta, né tantomeno la più intelligente. Voi rappresentate la casa dei giusti. Rappresentate le migliaia e migliaia di persone normali che esistono nel mondo. Non vergognatevi della vostra Casa, mai.» la Casa esplose in applausi e cori.

Helen era sbalordita. Incontrò gli occhi grigi di Lance e vide che brillavano.

«Ora do la parola ai Caposcuola che vi esporranno le regole della Casa.» e chiamò un ragazzo del settimo anno.

«Salve a tutti, mi chiamo John Faithman e sono il Caposcuola degli Hufflepuff. Le regole principali sono poche ma giuste: l’orario di sveglia è alle sette; siete liberi di scendere a colazione quando preferite; in caso di malattia dovete avvisare un Prefetto o un Caposcuola. La regola più importante di tutte è…» si fermò attendendo che la professoressa completasse per lui.

«… mai, e dico mai, mancare ad una lezione di Erbologia!» esclamò. Ci fu uno scoppio di risate generale.

«Non male, eh?» sussurrò Lance a Helen. «Siamo piuttosto liberi!» ridacchiò.

La professoressa si congedò e invitò tutti ad andare a dormire; il giorno seguente avrebbe distribuito l’orario a ciascuno di loro.

 

 

 

 

Le cose si mettono male per i nostri Hufflepuff? Mah, chissà...

Ringrazio tutti per le meravigliose recensioni! Mi si riempie il cuore di orgoglio! Non manca molto all’entrata in scena degli altri personaggi:

 

«Davvero? Che strano! Pensavo che le ragazze di famiglia babbana detestassero i piccoli roditori…» osservò Helen, notando un poster immobile appeso sul muro.

«Oh, ma io non sono babbana.» sorrise quella.

«Scusami, pensavo… il poster…» biascicò la povera Helen, tentando di rimediare alla figuraccia.

«Non ti preoccupare. Comunque mi chiamo Amelia.» si presentò, porgendo la mano con uno scatto fulmineo e quasi nervoso. Era una ragazza molto, molto strana.

 

Con questo vi auguro buona natale e un felicissimo anno nuovo! Mi dispiaceva andare via senza avervi fatto gli auguri! Purtroppo sarò in vacanza, ma appena torno prometto che aggiorno!
Ah, se ve lo state chiedendo, sì, la canzone del Cappello l'ho inventata io! XD E' per questo che è ridicola! XD

 

Akami

 

   
 
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