2.
Smistati
o divisi?
Le
porte si aprirono e i ragazzi furono catapultati in un’enorme sala illuminata da
candele che galleggiavano sopra le loro teste mentre il soffitto rifletteva il
cielo blu scuro e le stelle che avevano visto poco prima.
Era
uno spettacolo stupefacente.
Helen
e Colin, entusiasti, girarono su loro stessi per avere una completa visuale
della splendida sala, Lance camminava titubante, guardando da una parte e
dall’altra e incontrando occhi di ragazzi tutti più grandi di
lui.
Abigail,
invece, era esterrefatta: non vedeva assolutamente l’ora di imparare a fare
magie tali da rendere una semplice sala da pranzo un luogo così
meraviglioso.
Si
fermarono in fila indiana e videro che un uomo anziano dalla lunga barba
argentea si era alzato in piedi. Subito il chiacchiericcio di fondo si
zittì.
«Abbia
inizio lo Smistamento.» esordì.
«Io
so chi è! So chi è!» esclamò Colin, scalpitando. «È Albus Dumbledore!» disse,
strabiliato, scattando una foto al Preside, che sorrise
benevolo.
Solo
allora notarono che un grosso cappello rattrappito era appoggiato su uno
sgabello. Il cappello si mosse e dalle pieghe poté distinguersi una bocca da cui
uscì un’allegra canzone, molto simile alle filastrocche che, ricordò Lance, sua
madre gli cantava quando aveva paura dei mostri sotto il
letto:
Uno
sprovveduto direbbe sicuro:
«Ma
che brutto cappello scuro!»
Ma
io vi consiglio di guardare
come
chi ha testa per pensare:
magari
non è un cappello come tutti,
ma
un cappello speciale tra i brutti.
Per
poter dividere della loro Scuola gli studenti
quand’anche
loro sarebbero stati morenti,
quattro
persone mi crearono:
due
Maghi e due Streghe se ne occuparono.
I
quattro furon davvero potenti:
Hufflepuff,
che a tutti apriva i battenti
Ravenclaw,
che d’intelligenza tutti superava
Gryffindor,
che sempre coraggio trovava
E
il fier Slytherin, culla degli acuti ambiziosi.
Ma
ora, bando ai discorsi leziosi.
In
assenza dei fondatori sarò io a dividervi
prima
che gustiate i deliziosi viveri.
Ogni
virtù a voi troverò
Ed
io, il Cappello Parlante,
nella
giusta Casa vi smisterò.
Helen
rise, divertita dalla canzone. Suo padre le aveva raccontato delle simpatiche
filastrocche del Cappello Parlante, con le quali presentava se stesso e le
quattro Case.
«Paura
di essere smistata in qualche brutta Casa?» domandò Colin, che ora fremeva dal
terrore. «Io spero di andare in Gryffindor! Sai, c’è Harry Potter a Gryffindor!
Harry Potter!» esclamò Colin, con la solita euforia.
«Harry
Potter? Il Bambino-Che-È-Sopravvissuto, colui che ha sconfitto l’Oscuro Signore
è a Gryffindor?» domandò Abigail, interessata al discorso.
«Proprio
lui!» asserì Colin.
«C’era
da aspettarselo. Mio fratello non me l’aveva detto.»
La
professoressa McGonagall chiamò «Abercrombie Astalda.», la prima dell’elenco.
Tutti fissarono attentamente il Cappello Parlante. La professoressa appoggiò il
cappello sulla testa di Astalda, questo si mosse appena; non ci volle molto
prima che urlasse «RAVENCLAW!»
Astalda
saltò giù dallo sgabello e corse verso il tavolo di Ravenclaw, dove un gruppo di
studenti con cravatte nere e blu la stava aspettando.
«Aiuto!
E se non mi ritenesse degno di alcuna Casa?» balbettò Lance, nel
panico.
Abigail
sbuffò. «Lance, ti prego, non farmi arrabbiare.» mormorò, portandosi una mano
alla fronte.
«Adams
Helen.» risuonò la voce della McGonagall. Helen prese un profondo respiro e salì
i pochi gradini che la separavano dal Cappello. Si sedette sullo sgabello e
attese.
«Uhm…» la voce del Cappello Parlante le
riecheggiò nella mente. «Un buon
cervello, da cui si potrebbe ricavare una strega sopraffina, ma anche una gran
voglia di mettersi a disposizione degli altri, tanta generosità e… accidenti!,
un cuore buono e giusto. Sì, ho deciso…» ci fu una pausa che a Helen parse
durare secoli. «HUFFLEPUFF!»
La
ragazza si alzò, sorridente, e scese i gradini, dirigendosi verso il tavolo
giallo e nero, che era esploso in un boato. Si accomodò di fianco ad una ragazza
in carne con i capelli morbidi raccolti in due treccine. Abigail
ridacchiò.
«Mi
chiamo Hannah Abbott.» si presentò, e Helen le strinse a mano e ripeté il suo
nome per cortesia.
Helen
rimase a guardare il resto dello Smistamento, per scoprire quali sarebbero stati
i suoi nuovi compagni. Hufflepuff non sembrava essere la migliore delle Case:
quando qualcuno veniva Smistato a Hufflepuff vedeva molti Slytherin ridacchiare,
e nemmeno i Gryffindor si trattenevano molto.
Che
razza di maleducati.
«Creevey
Colin.» chiamò la professoressa.
Il
piccolo Colin si fece avanti e Helen sperò con tutta se stessa che finisse a
Gryffindor, insieme a Harry Potter.
Improvvisamente
si sentì un rombo provenire da fuori il castello. Studenti e professori
lanciarono sguardi incuriositi alla finestra e ciò che videro li lasciò a bocca
aperta: un’automobile babbana azzurra stava sfrecciando in cielo, a pochi metri
dalla gigantesca finestra della Sala Grande.
Alcuni
studenti urlarono, cosa che, notò, fece anche il povero Lance, nascondendosi
dietro Abigail, esterrefatta quanto gli altri.
Colin
si alzò dallo sgabello e scattò l’ennesima fotografia, mentre l’automobile
volante si allontanava con un rombo, schiantandosi dritta contro un albero
gigantesco e cadendo per terra.
«No!
Ron!» urlò un ragazzo lentigginoso e dai capelli rossi al tavolo di Gryffindor.
Aveva una grossa “P” dorata sulla divisa.
«No!
Il Platano Picchiatore!» urlò un altro ragazzo di quello stesso tavolo,
scuotendo il gemello identico.
Helen
lanciò un’occhiata al tavolo dei professori e vide che un uomo dal naso adunco e
un’espressione disgustata si era accostato al Preside, sussurrandogli qualcosa
nelle orecchie.
«Chi
è quello?» domandò a Hannah, indicando quel professore.
«Snape.»
rispose semplicemente la ragazza. «Odioso, unticcio, orribile insegnante di
Pozioni. Ammetto che ne sappia una in più del diavolo, ma è davvero… orribile.»
Dumbledore
si alzò in piedi, richiamando l’attenzione tintinnando un coltello contro il
bicchiere. La Sala si zittì in un attimo, tutti gli occhi rivolti verso il
Preside.
«Non
temete, il professor Snape si occuperà del problema.» tranquillizzò gli studenti
con dolcezza. «Ora direi di continuare con lo
Smistamento.»
Così
fu, ma il leggero brusio di poco prima si era trasformato in un chiacchiericcio
sommesso: tutti volevano sapere chi fosse a bordo di
quell’automobile.
Un
ragazzo dal fondo del tavolo si alzò, incamminandosi verso di loro nello stesso
istante in cui il Cappello smistò Colin a Gryffindor. Vide Hannah gesticolare
esagitata verso la ragazza che aveva davanti.
«È
Cedric! È lui! Sta venendo verso di noi!»
Il
ragazzo di nome Cedric si avvicinò. «Ho ricevuto una soffiata dai Ravenclaw:
dicono che Potter e il suo amico coi capelli rossi non siano a tavola! E non
erano neanche sull’Espresso per Hogwarts!» esclamò, eccitato. Era molto bello ed
emanava un buon profumo di pulito, lo stesso che Helen sentiva provenire dalla
lavanderia quando la sua mamma lavava i vestiti alla maniera
babbana.
«Potter?
Stiamo sempre parlando di Harry Potter?» s’intromise Helen, per non essere
ignorata.
«Sì,
proprio lui.» le sorrise Cedric. «Ah, comunque, benvenuta tra le file degli
Hufflepuff! Sono Cedric Diggory.» le strinse la mano,
allegro.
«Helen
Adams.» si presentò per l’ennesima volta. «Quindi probabilmente è Harry Potter a
guidare quella macchina? Wow…» disse, sinceramente
stupita.
Si
guardò in giro, per rendersi conto di quanto la notizia avesse fatto scalpore, e
vide una ragazza eccentrica, dai capelli biondi chiarissimi e un cerchietto con
una foglia di lattuga in testa guardare ancora in alto, trasognata, nonostante
lo spettacolo fosse finito.
Un
ragazzo appena smistato si sedette al tavolo degli Hufflepuff e sembrava fosse
molto più spontaneo ed estroverso, quindi attaccò subito bottone con Hannah e le
altre ragazze. Helen distolse l’attenzione e tornò ad osservare lo
Smistamento.
Non
mancavano molti alunni. In fila indiana erano rimasti soltanto Abigail, Lance,
tre ragazzi che non conosceva e la ragazza dai capelli rossi che aveva
ridacchiato davanti alla McGonagall.
Quando
anche Jack Sloper (Gryffindor), Robert Trace (Ravenclaw) e David Upperton
(Slytherin) si furono seduti ai tavoli, la McGonagall chiamò
Lance.
«Wallace
Lancelot.»
Lance
incespicò salendo gli scalini. Helen poteva giurare fosse nel panico più
completo.
Gli
fu posto il Cappello sulla testa e il ragazzo sentì la voce risuonargli in
testa.
«Non
hai un cuor di leone, eh?, ma grande lealtà nei confronti dei tuoi amici. Però,
con questo cervello, Ravenclaw sarebbe la scelta
migliore…»
«No…»
sussurrò Lance: non conosceva nessuno a Ravenclaw, gli sarebbe piaciuto andare a
Hufflepuff, dove c’era già Helen. «Ah,
dunque niente Ravenclaw? Capisco. Beh, sei determinato, sai quello che vuoi e
scommetto che questa Casa tirerà fuori il meglio di te.» Lance trattenne il
respiro.
«HUFFLEPUFF!»
gridò il Cappello.
Helen
batté forte le mani insieme a tutto il tavolo e Lance corse verso di loro,
facendosi spazio per sedersi accanto alla ragazza.
«Evviva!
Siamo nella stessa Casa!» esclamò, euforico, dimenticandosi completamente dei
timori che l’avevano afflitto poco prima. «Ora manca solo
Gail.»
«E
quella rossa.» aggiunse Helen, indicando col mento la ragazza che era appena
stata chiamata.
«Weasley
Ginevra.»
«Un
altro Weasley?» sentì esclamare dal tavolo di Ravenclaw. La ragazza Weasley si
strinse ancora di più nelle spalle gracili.
Non
fece nemmeno in tempo a indossare il Cappello che questi gridò: «GRYFFINDOR!».
Ginevra si alzò felice e andò a sedersi vicino ai due gemelli Gryffindor, che
sembravano conoscerla molto bene.
«Williams
Abigail.» lesse la McGonagall dalla pergamena che aveva in
mano.
Abigail
salì in modo elegante, a testa alta. Si sedette sullo sgabello, si mise il
Cappello e, come era successo ai precedenti smistati, anche lei lo sentì parlare
nella sua testa.
«Tu
sembri più difficile… Onesta, una buona dose di coraggio, astuzia e ambizione da
vendere. Non credo di osare troppo se ti affido a questa Casa, ma tu promettimi
che starai attenta. Non voglio che l’ombra che possiedi già si
espanda.»
«Lo
prometto.» mormorò Abigail, senza sapere bene che cosa
pensare.
«SLYTHERIN!»
urlò il Cappello. Il tavolo di Slytherin esplose in urla e applausi, mentre
Abigail trotterellava verso di loro, lanciando però un’occhiata sconsolata a
Lance e Helen. Le dispiaceva che non fossero nella stessa Casa, ma almeno non
era stata smistata a Hufflepuff.
Lance
salutò la cugina, che rispose con un largo sorriso, prima di essere sgomitata
dalla sua vicina, che le chiedeva attenzione.
«Bene,
grazie mille a tutti voi.» si alzò il professor Dumbledore. «Rimandiamo i noiosi
discorsi a dopo cena: buon appetito!»
Sulle
tavole imbandite apparvero pietanze di ogni sorta. Lance, spaventatosi dalla
comparsa improvvisa di un tacchino arrosto proprio davanti a lui, si aggrappò al
braccio di Helen.
«Accidenti,
Slytherin… brutta Casa.» commentò Cedric, che era rimasto con loro a parlare. «È
una vostra amica?» chiese poi ai due ragazzi.
«È
mia cugina e sì, nostra amica.» rispose Lance, incuriosito da come Cedric aveva
definito Slytherin.
«Beh,
spero riusciate a mantenerla, questa amicizia. Solitamente gli Slytherin non
tengono molto da conto gli Hufflepuff…»
«Ma
che cos’hanno gli Hufflepuff di sbagliato?» continuò il ragazzo, alzando appena
la voce. Aveva notato come gli altri tavoli, Slytherin soprattutto, ridevano
quando uno smistato finiva a Hufflepuff.
«Di
sbagliato? Niente, proprio niente. Seguiamo le regole, aiutiamo le persone,
siamo leali e non ci distinguiamo per essere particolarmente bravi in qualcosa…»
spiegò Cedric. «Forse è per questo che siamo così poco interessanti: dopotutto
siamo solo persone comuni.» concluse. Si alzò dal posto e li salutò, ritornando
al fondo del tavolo con i suoi amici.
Lance
sbuffò, servendosi una generosa fetta di arrosto e patate.
Helen
sorrise vedendolo impiastricciarsi la divisa di sugo, poi sentì il rigonfiamento
nella tasca della divisa: Moby doveva aver annusato qualcosa di suo gradimento e
la ragazza era sicura che fosse quell’ottima forma di Cheshire vicino
all’arrosto. Ne tagliò un pezzettino e lo mise nella stessa tasca di Moby. Sentì
che il topolino doveva aver apprezzato, quindi ne prese un pezzo ancora più
grosso e lo nascose, così avrebbe avuto anche il dessert.
Guardò
di sfuggita Abigail, che stava animatamente chiacchierando con alcuni Slytherin
del secondo anno e ridendo come se fossero amici di vecchia data. La vide
girarsi e le sorrise, ricambiata.
Helen
e Lance divorarono tutto con gusto e il ragazzo si azzardò persino ad assaggiare
il succo di zucca, che a prima vista gli sembrava qualcosa di
disgustoso.
Quando
tutti i piatti furono ripuliti, Dumbledore richiamò nuovamente la loro
attenzione.
«Miei
cari studenti.» esordì, sorridendo. «A tutte le vecchie conoscenze, bentornati;
ai nuovi arrivati, benvenuti. Ora che ci siamo saziati è bene che io vi esponga
le principali regole di Hogwarts.»
Dumbledore
parlò per un quarto d’ora abbondante, spiegando regole e dettagli di Hogwarts.
Lance, blocchetto in mano, aveva cominciato a prendere appunti furiosamente,
mentre molti Hufflepuff del primo anno lo guardavano
divertiti.
«Quest’anno
avremo anche l’onore di ospitare nel nostro corpo insegnanti una figura di
grande rilievo nel Mondo Magico.» disse Dumbledore, indicando con un elegante
gesto della mano l’uomo che si era alzato in quell’istante. «Il famoso Gilderoy
Lockhart, Ordine di Merlino, terza classe, che insegnerà Difesa Contro le Arti
Oscure!»
Molte
ragazze esplosero in applausi fragorosi e urletti di emozione. Helen guardò
Lockhart con occhi sognanti.
L’uomo
si alzò in piedi. Un largo sorriso si aprì sul suo viso e i denti brillarono
(doveva aver fatto un Incanto Sbiancante).
«Grazie,
professor Dumbledore. Ha dimenticato che sono anche grande vincitore del premio
del Sorriso più Seducente del Settimanale delle Streghe » disse, tutto ampolloso
e sfavillante. «Ragazzi, sono davvero felice di essere qui. Ad essere sincero
avevo ricevuto un gufo anche dall’Accademia Beauxbatons, che mi voleva come
insegnante a tutti i costi, ma io ho rifiutato.» molte ragazze trattennero il
respiro. «Sapevo che il professor Dumbledore desiderava avermi nel suo corpo
insegnanti più di chiunque altro. Forse perché ha letto A spasso con gli spiriti, o anche Trekking con i troll e, notando tanta
perfezione in una persona sola, mi ha implorato di accettare il posto di Difesa
Contro le Arti Oscure.» il suo sorriso si allargò ancora di più, se possibile.
Molti insegnanti storsero il naso.
«Ma
quanto è vanitoso?» ridacchiò un Hufflepuff dagli occhi azzurrissimi seduto di
fronte a Lance. «Non lo sopporto.»
«Beh,
ma anche io lo sarei se avessi fatto tutte quelle cose incredibili che ha fatto
lui!» lo difese Helen.
«Che
dice di aver fatto.» la corresse il
ragazzo. «Ma dai, davvero pensi che sia riuscito a far diventare un vampiro
vegetariano? O che abbia sconfitto un lupo mannaro come se niente
fosse?»
Ed
effettivamente, a questo Helen non poteva replicare: di sicuro il volto da
bambino e il corpo minuto non aiutavano l’idea che fosse un mago da
temere.
«Cos’ha
fatto?» esclamò Lance, a voce più alta del normale, attirando l’attenzione su di
sé.
«Un
sacco di cose!» rispose eccitata Helen. «Dovresti leggere i suoi
libri.»
Al
termine del discorso il Preside li congedò, augurando loro la buonanotte. Subito
due ragazzi Hufflepuff con una grossa “P” stampata su una spilla si alzarono,
chiamando a sé gli altri studenti.
«Primo
anno! Primo anno, seguitemi!» gridavano. Lance e Helen si accodarono insieme ai
loro coetanei e presero a camminare. Mentre tutti gli altri studenti si
dirigevano verso le scale (Slytherin quelle per i sotterranei, Gryffindor e
Ravenclaw la scalinata principale), gli Hufflepuff svoltarono a sinistra,
infilandosi tutti in un corridoio largo ed elegante. Sorpassarono molti quadri
che li salutavano gioviali e incontrarono un fantasma panciuto che disse di
chiamarsi Frate Grasso.
«Lui
è il nostro fantasma.» spiegò Hannah a Helen, mentre Lance aveva un attacco di
tachicardia e si attaccava al braccio dell’amica, bianco come un cencio. «Ogni
Casa ne possiede uno: noi abbiamo Frate Grasso, Ravenclaw la Dama Grigia,
Slytherin il Barone Sanguinario e Gryffindor
Nick-Quasi-Senza-Testa.»
«Quasi-Senza-Testa?»
domandò Lance, tremando.
«Oh,
fattelo spiegare da lui, è orribile!» rabbrividì Hannah, avanzando più in fretta
per raggiungere una sua coetanea che aveva il viso deturpato
dall’acne.
Lance
guardò Helen con occhi lucidi dalla paura. «Dimmi che è un brutto sogno…» la
pregò, e Helen scoppiò in una grassa risata, che si trasformò in un urlo di
terrore dopo che fu trapassata da Frate Grasso.
«Oh,
chiedo scusa, giovincella.» ridacchiò il fantasma, sparendo dietro un
muro.
La
calca degli Hufflepuff si fermò di fronte ad un arazzo con dipinto un uomo
sorridente e un po’ brillo, che accarezzava un gigantesco
alano.
«Parola
d’ordine?» domandò l’uomo, squadrando il Prefetto da capo a
piedi.
«Due teste sono meglio di
una.»
«Oh.»
disse Helen, divertita. «Forte.» mormorò, guardando l’arazzo arrotolarsi su se
stesso per magia e scoprire una porticina nascosta. Il Prefetto davanti a tutti
aprì la porta e la calca degli Hufflepuff si riversò nella Sala
Comune.
Quando
Helen sbucò nella stanza rimase a bocca aperta. Grandi poltrone morbide e comode
dei colori della loro Casa erano poste attorno ad un invitante fuoco che
scoppiettava nel camino. Sul lato sinistro c’erano due lunghi tavoli di stagno e
delle sedie con cuscini. Le pareti erano coperte da drappi gialli e tende
giallonere. Esattamente di fronte a loro c’era un muro con molti corridoi dalla
forma a botte che creavano quasi un labirinto.
«Che
bello…» biascicò Lance, stupefatto. «Beh, le comodità non ci mancheranno di
certo!» ridacchiò, abbandonandosi su una delle gonfie
poltrone.
«No
di certo, signor Wallace.» dichiarò una voce a loro sconosciuta. Helen e Lance
si voltarono per vedere chi aveva parlato: era una donna bassa, tozza e con i
vestiti sporchi di terra. Lance rabbrividì.
«Io
sono la professoressa Pomona Sprout.» si presentò, regalando un sincero sorriso
a tutti gli studenti. «E sono la docente di Erbologia.» alcuni applaudirono,
lanciando gridolini di incitamento.
La
professoressa Sprout rise di gusto, chiedendo ai ragazzi di smettere,
lusingata.
«Sono
la direttrice della Casa degli Hufflepuff.» continuò. Altre grida e complimenti.
«E gradirei che ora tutti voi faceste silenzio. Tutti, signor Finch-Fletchley.» chiamò
un ragazzino dai capelli ricci che stava scherzando con un altro ragazzo e
Hannah.
«Grazie.
Bene, un caloroso benvenuto a voi Hufflepuff. Voi siete stati scelti tra tutti
per rappresentare non la Casa più nobile, né quella più astuta, né tantomeno la
più intelligente. Voi rappresentate la casa dei giusti. Rappresentate le
migliaia e migliaia di persone normali che esistono nel mondo. Non vergognatevi
della vostra Casa, mai.» la Casa esplose in applausi e
cori.
Helen
era sbalordita. Incontrò gli occhi grigi di Lance e vide che
brillavano.
«Ora
do la parola ai Caposcuola che vi esporranno le regole della Casa.» e chiamò un
ragazzo del settimo anno.
«Salve
a tutti, mi chiamo John Faithman e sono il Caposcuola degli Hufflepuff. Le
regole principali sono poche ma giuste: l’orario di sveglia è alle sette; siete
liberi di scendere a colazione quando preferite; in caso di malattia dovete
avvisare un Prefetto o un Caposcuola. La regola più importante di tutte è…» si
fermò attendendo che la professoressa completasse per lui.
«…
mai, e dico mai, mancare ad una lezione di Erbologia!» esclamò. Ci fu uno
scoppio di risate generale.
«Non
male, eh?» sussurrò Lance a Helen. «Siamo piuttosto liberi!»
ridacchiò.
La
professoressa si congedò e invitò tutti ad andare a dormire; il giorno seguente
avrebbe distribuito l’orario a ciascuno di loro.
Le cose si
mettono male per i nostri Hufflepuff? Mah, chissà...
Ringrazio tutti
per le meravigliose recensioni! Mi si riempie il cuore di orgoglio! Non manca
molto all’entrata in scena degli altri personaggi:
«Davvero?
Che strano! Pensavo che le ragazze di famiglia babbana detestassero i piccoli
roditori…» osservò Helen, notando un poster immobile appeso sul
muro.
«Oh,
ma io non sono babbana.» sorrise quella.
«Scusami,
pensavo… il poster…» biascicò la povera Helen, tentando di rimediare alla
figuraccia.
«Non
ti preoccupare. Comunque mi chiamo Amelia.» si presentò, porgendo la mano con
uno scatto fulmineo e quasi nervoso. Era una ragazza molto, molto
strana.
Con questo vi
auguro buona natale e un felicissimo anno nuovo! Mi dispiaceva andare via senza avervi fatto gli auguri! Purtroppo sarò in vacanza, ma appena torno prometto che aggiorno!
Ah, se ve lo state chiedendo, sì, la canzone del Cappello l'ho inventata io! XD E' per questo che è ridicola! XD
Akami