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Autore: HPlover    09/12/2005    10 recensioni
Ecco a voi la mia prima fic sulla meravigliosa coppia H/D! Sono emozionatissima, vi prego scrivetemi e ditemi se fa schifo... Un bacione a tutti!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il secondo capitolo di questa ficcina! Scusate se ci ho messo così tanto a scrivere ma sono stata tanto impegnata con la scuola! Comunque questo è ciò che ho prodotto, sto pensando a come continuarla e ho già delle idee. Non ho ancora deciso se metterci una lemon o no più avanti, ma c’è ancora tempo. Aspetto suggerimenti!

Questo capitolo è dedicato alla mia amica Bomby che ci teneva così tanto che io scrivessi il secondo capitolo. Mi ha ossessionato! Ecco, è tutto per te. J

Ora vi lascio a Harry e Draco. Buona lettura!

 

 

QUALCOSA DI NUOVO

Capitolo secondo

 

***

 

Draco e Harry avevano sfruttato al massimo gli ultimi giorni di dicembre rimasti prima dell'inizio delle vacanze di Natale. Si erano accordati per incontrarsi ogni giorno in un posto diverso, dove potessero finalmente parlarsi un po' e chiacchierare senza costrizioni. Certo, non solo quello, infatti ogni volta che rimanevano soli non resistevano più di 15 minuti prima di saltarsi addosso! Però riuscirono dopo tanti anni a conoscersi un po' meglio e a capire che tanti dei motivi per cui avevano litigato e che li avevano tenuti divisi erano in realtà incomprensioni. In particolare Draco potè sfogarsi con Harry raccontandogli di come suo padre l'avesse obbligato a comportarsi in un certo modo, di quanto fosse stato difficile fingere con tutti compresi i suoi cosiddetti amici per tanto tempo e di come la cattura di suo padre l'avesse in un primo tempo addolorato, ma in seguito sollevato: infatti di sicuro Lucius Malfoy avrebbe costretto il suo unico figlio a seguire le sue orme diventando un Mangiamorte agli ordini di Voldemort e Draco, per quanto potesse fingersi un bulletto viziato, non avrebbe mai potuto diventare un assassino. Era stato superfelice a vedere che Harry, una volta sentita la verità, aveva accettato di perdonarlo per tutto ciò che gli aveva fatto subire. In cambio aveva ascoltato con attenzione il racconto della notte spaventosa in cui il destino di Harry era stato segnato per sempre direttamente dalla bocca del bambino sopravvissuto, rendendosi conto di non essersi mai soffermato troppo a pensare a quanto quell'avvenimento l'avesse fatto soffrire, e gli aveva chiesto maggiori informazioni riguardo agli anni passati dai Dursley e agli scontri diretti con Voldemort. Alla fine di tutti quei racconti Draco non poteva più credere alle proprie orecchie. Come aveva fatto Harry ad andare avanti così a lungo potendo contare solo su se stesso? Aveva sopportato prove incredibili per un ragazzo della sua età eppure era ancora pronto a mettersi in gioco e a dargli una chance per trovare insieme la felicità. E inutile dire che Draco fosse al settimo cielo per tutta quella situazione.

 

Le vacanze di Natale arrivarono decisamente troppo in fretta e i due dovettero separarsi, anche se per un breve periodo.

Harry infatti, per motivi di sicurezza, sarebbe andato come ogni anno a trascorrere le vacanze dai Weasley e non avrebbe potuto uscire di casa da solo inosservato neanche per un minuto. Draco invece sarebbe tornato a Malfoy Manor dove sua madre lo aspettava per i consueti party natalizi dell'alta società. La realizzazione che quella dannata guerra avrebbe impedito loro di vedersi liberamente ogni qual volta non fossero stati a scuola fece odiare Voldemort a Draco ancora di più.

Al Serpeverde quelle due settimane sembrarono due secoli. Non aveva voglia di uscire nè di vedere gli stupidi che giravano attorno a lui e alla sua famiglia. Passò la maggior parte del tempo sdraiato sul suo lettone, chiuso in camera sua, ripensando all'ultima volta che aveva visto Harry e a ciò che si erano detti (per non parlare di ciò che avevano fatto). Era strano per lui, che fino a pochi giorni prima sfogava la frustrazione della sua attrazione proibita per Harry standogli attaccato con la scusa di insultarlo e tirargli dei brutti tiri, avere la consapevolezza che stavolta, tornato a scuola, avrebbe potuto stare con lui ed essere onesto e spontaneo, mentre i momenti di frustrazione sarebbero stati proprio quelli in cui avrebbe dovuto indossare la solita maschera e maltrattarlo. Sapeva che le cose non sarebbero potute essere normali tra loro due, perchè tutta la scuola si aspettava che si odiassero a morte e un cambiamento totale da un giorno all'altro avrebbe sollevato troppe perplessità. La curiosità degli studenti di Hogwarts era rinomata e in pochi giorni sarebbero stati sulla bocca di tutti. Non proprio quello che auspicava per la loro relazione appena nata.

 

Al suo rientro a scuola Draco cercò subito il compagno cercando di non dare troppo nell’occhio. Purtroppo non riuscì ad incrociarlo prima di cena e non poterono fare altro che scambiarsi lunghe occhiate focose e piene di sentimenti inespressi, aumentando la loro frustrazione. Non essendosi potuti accordare, passarono quella prima notte a Hogwarts ognuno nel proprio letto, e Draco riuscì a fatica ad addormentarsi con l’immagine del proprio ragazzo così fresca davanti agli occhi. I suoi sogni furono agitati e il mattino dopo si svegliò già stanchissimo e con un mal di testa incredibile. I suoi compagni di stanza lo presero in giro per le occhiaie che sfoggiava sul bel viso diafano e lui ringhiò a destra e a manca fino alla fine della colazione. Insomma, per lui la scuola ricominciava con l’umore pessimo.

In più Harry era sceso molto presto per colazione insieme ai suoi amici e Draco era riuscito a guardarlo per poco pochissimo tempo. Non vedeva l’ora di stringerlo di nuovo fra le sue braccia, sentire il calore del suo corpo contro il proprio e il suo respiro dolce e profumato sulle proprie labbra, appena prima che quelle morbide e vellutate del Grifondoro si unissero alle sue… Solo a fare questi pensieri si eccitava, ma cosa ci poteva fare? La prima lezione per lui era di Incantesimi con i Corvonero, poi avrebbero avuto Trasfigurazione con i Tassorosso. Non avrebbero avuto Pozioni, in comune con i Grifondoro, fino al pomeriggio. Uno strazio per l’anima.

A metà del pranzo a Draco tremavano le mani per il nervoso. Non riusciva a deglutire neanche un boccone, si sentiva come se la bocca del suo stomaco fosse completamente ostruita, bloccata da un nodo inscioglibile. Inoltre un po’ l’atteggiamento del suo ragazzo cominciava a dargli i nervi: infatti, mentre lui sembrava sul punto di avere una crisi epilettica, il moretto se ne stava tranquillo al suo tavolo mangiando, chiacchierando e scherzando coi suoi amici come se niente fosse, allungandogli un’occhiata ogni tanto. Come faceva a starsene così in pace col mondo se non erano ancora riusciti a salutarsi da quando erano tornati a scuola? Possibile che lui ci tenesse così tanto a stare da solo con lui mentre a Harry non gliene fregasse niente?

La lezione di Piton trascorse senza grandi problemi, perché sebbene Draco fosse potentemente distratto niente avrebbe mai fatto sì che l’arcigno professore sgridasse il suo studente preferito. All’uscita dall’aula Draco decise che fosse ora di avvicinare il proprio ragazzo per dargli appuntamento da qualche parte prima di cena. Raccolse i suoi libri e velocemente si precipitò verso la porta, proprio nel momento in cui anche il Grifondoro e i suoi due amici del cuore stavano uscendo. Draco urtò con la spalla il moretto, facendolo andare a sbattere contro il muro, mossa che fece lanciare un urletto di dolore a Harry che fece preoccupare a sua volta il biondino di averci messo troppa energia. Tuttavia era troppo nervoso per poter controllare al meglio il proprio corpo.

“Stai attento a dove vai, Sfregiato!” esclamò Draco, avvicinandosi ciononostante a lui.

Harry lo guardò confuso.

“Mi hai fatto male, Draco,” gli sussurrò sfregandosi la spalla dolorante.

“Scusa,” mormorò in risposta Draco, “non sapevo come fare a parlarti…”

“Ci sono milioni di modi per…”

“Non posso star qui a discutere!” lo zittì Draco, guardandosi attorno allarmato. “Potrebbero vederci!”

Harry chiuse la bocca ma assunse un’aria imbronciata.

“Allora…” cominciò Draco, ma fu interrotto da Ron che, avendo assistito alla scena, si stava avvicinando preoccupato per il suo amico.

“Harry, stai bene?” chiese il rosso ad alta voce.

“Sì,” rispose Harry, ma l’intervento di Ron aveva richiamato Tiger e Goyle, che si stavano avvicinando velocemente facendosi largo a spallate fra la folla.

“Harry,” sussurrò Draco rivolgendosi al moretto, “vediamoci stasera…” ma poi Ron gli fu accanto e non poté continuare. Riguadagnando il suo solito contegno sprezzante si voltò e fece per andarsene, scostando con un brusco gesto della mano il rosso e esclamando, a voce anche più alta del solito “E levati dai piedi, Lenticchia! Oggi puzzi di porcile ancora più del solito…”

Poi si allontanò con i suoi compagni di casa al seguito senza osare guardare indietro.

 

Draco si sentiva in colpa per il modo in cui si era comportato quel pomeriggio con Harry e anche con Ron. In fondo Weasley era un suo amico, quindi non avrebbe voluto dirgli quelle parole cattive, ma c’era lì tutta la classe a sentirli e che figura ci avrebbe fatto a dare un appuntamento a Harry? E poi sapeva che Hermione sapeva di loro due, perché aveva sentito Harry che glielo confessava, ma non sapeva quanto ne fosse al corrente Ron e avrebbe preferito non creare situazioni imbarazzanti anche per il proprio compagno.

Prima di cena si preparò un bel bigliettino con scritto “Vieni alla torre di Astronomia alle 8. Tuo Draco.”. Sperava di riuscire a darlo a Harry mentre entravano nel salone. Così almeno non avrebbero dovuto parlare più di tanto e avrebbero ovviato ai problemi di essere ascoltati.

Salì stringendo il suo bigliettino nel palmo della mano come se fosse un tesoro, o la chiave per la porta del paradiso, e con nonchalance si appoggiò con la schiena al muro proprio fuori dal portone della sala principale, guardando l’andirivieni di persone attorno a lui con occhi fintamente annoiati. I due amici prediletti di Harry scesero insieme, ridacchiando fra loro, ma di Potter nessuna traccia. Draco cominciò a preoccuparsi. Erano già entrati un po’ di studenti nel salone e se quello zuccone fosse tardato ancora un po’ non avrebbe potuto aspettarlo fuori. Stava per perdere le speranze quando vide i suoi capelli neri spettinati distinguersi tra la folla. Si drizzò un po’ e si passò istintivamente una mano tra i capelli, come per metterli in ordine, cosa impossibile vista la loro abituale impeccabilità. Osservò il lento avvicinarsi dell’oggetto dei propri desideri e quando se lo trovò davanti lo prese per una manica e lo trasse di lato, cosicchè la gente potesse passare e non bloccassero tutto il traffico, attirando decisamente l’attenzione.

Harry si lasciò trascinare e appena furono leggermente fuori dal flusso di ragazzi e ragazze che continuavano ad entrare nel salone per la cena sussurrò “Ah, eccoti. Non sapevo quando cercarti, non mi hai detto niente stamattina…”

Draco si risentì un po’.

“Io? Non è colpa mia se la gente si è messa di mezzo…”

“Ah, già. A proposito, non è stato molto…”

“Non abbiamo tempo ora, Harry!” lo interruppe Draco spazientendosi. Trasse la mano dalla tasca e ficcò il bigliettino nel palmo del moretto. “Tieni.”

“Cos’è?” chiese Harry, vedendo il bigliettino e cominciando ad aprirlo per leggerlo.

Draco lo fermò.

“Metti via, c’è gente,” gli intimò.

Harry lo guardò perplesso ancora una volta.

“Ma perché ti fai…”

Per l’ennesima volta non riuscì a finire la frase, perché alle sue spalle comparve Hermione. Evidentemente aveva visto di sfuggita Harry davanti alla porta e, non vedendolo arrivare, si era preoccupata ed era andata ad accertarsi che stesse bene.

“Harry, quanto ci stai mettendo a… Oh!” La ragazza si fermò, stupita, vedendolo in conversazione con Malfoy. “Scusa,” riprese poi sorridente, la faccia di chi ne sa un bel po’. “Non sapevo che fossi qui con Draco…”

Il biondino aprì la bocca per salutarla e dire al suo ragazzo che si sarebbero visti più tardi, ma l’ennesima interruzione lo bloccò. Da dietro di lui una voce roca dalla quale traspariva solo stupidità apostrofò la riccia.

“Ehi, Granger! Come ti permetti di chiamare Malfoy per nome?”

Draco riconobbe la voce di Tiger senza bisogno di vederlo in faccia. Sospirò tra sé e sé, chiedendosi perché quel giorno ce l’avessero tutti con lui e non fosse possibile rimanere un attimo in pace col suo amore. Era incredibile, in tutto il tempo che avevano passato insieme prima delle vacanze di Natale non avevano mai avuto problemi ad incontrarsi da soli o a scambiarsi due parole senza interruzioni. Ma con ogni probabilità era la fretta di parlarsi e di stare insieme che faceva cogliere loro ogni occasione, anche le meno propizie. Il biondo comunque si riprese subito. Si era abituato in anni di finzione a sfoderare sempre la faccia del bastardo al momento giusto.

Così fece un’espressione schifata e, squadrando Hermione, disse ad alta voce, così che Tiger, e sicuramente anche Goyle visto che quei due sembravano uniti con la colla, più i pochi studenti che si erano fermati a guardare la scena incuriositi sentissero bene, “Infatti, Granger. Non osare mai più rivolgerti a me così. Stupida Mezzosangue…” concluse in un sibilo, facendosi largo poi fra i due Grifondoro con un magone nel petto incredibile ma l’aria di chi può e sa spadroneggiare per la scuola.

Andò a sedersi direttamente al tavolo dei Serpeverde e per la seconda volta quel giorno mangiò poco o niente. Notò che Harry e Hermione ci misero un po’ a risedersi al tavolo dei Grifondoro, e il moro sembrava intento a consolare la ragazza, che annuiva debolmente, tenendo gli occhi bassi.

Draco si morse la lingua. Aveva esagerato, ma per l’abitudine le parole gli erano sgorgate da sole senza che lui neanche ci pensasse. Era troppo abituato ad insultare tutti nel modo peggiore. Avrebbe dovuto controllarsi, darsi una calmata, ma ci voleva tempo e per il momento aveva fatto un casino e ne era consapevole.

Quando si alzò dal tavolo se ne andò subito sulla torre di Astronomia, pregando in cuor suo con tutte le sue forze che il suo amore potesse capire le sue ragioni e perdonarlo. Soprattutto, sperava ardentemente che la sciocchezza di poco prima non lo facesse desistere dal raggiungerlo per il loro primo appuntamento intimo in più di due settimane…

 

Draco cominciava ad essere potentemente infreddolito. Si alitò sulle mani, per poi abbracciarsi e sfregare i palmi sulle braccia. Era gennaio e si sa che in quel periodo in Scozia fa un freddo polare! Fece qualche passo, avvicinandosi nuovamente alla balaustra e guardando giù il paesaggio invernale ricoperto di neve e illuminato solo dalla luna. Non c’era né una figura né un’ombra che si muovesse in quella notte silenziosa. Nessuno aveva fatto capolino da quando era lì e la cosa non lo stupiva: aveva scelto un posto così appartato e all’aperto apposta perché con quel gelo avrebbe trattenuto chiunque dall’andarci. La cosa a lui non interessava: quando era con Harry sapeva per esperienza che non sentiva né il freddo né il sonno né la fatica, si dimenticava di tutto, anche dei suoi problemi, tranne che del bellissimo ragazzo che aveva tra le braccia. Ma quella notte Draco aveva un freddo cane. Sì, perché Harry non si era presentato. Ormai erano le 8 passate, e di Harry neanche traccia, non una lettera né un avviso, neanche vagamente il profumo. Oh, cos’avrebbe dato Draco per avere sulle mani il suo profumo, come quelle notti in cui, dopo essere stato con lui, tornava nel proprio dormitorio e si metteva a letto, e sentiva tutto attorno a sé il suo odore, sui suoi vestiti, sulle sue mani, sul suo viso, tanto che gli sembrava di averlo lì con sé e si addormentava felice e sereno.

Stava per decidersi a ritornarsene nei bui sotterranei dove c’era la sua casa quando sentì dei passi affrettati su per le scale. Si voltò col cuore in gola, che gli batteva a mille all’ora per l’aspettativa, e quando dall’accesso alla torre vide spuntare quei meravigliosi capelli neri e quegli inconfondibili occhi verde smeraldo, che gli occhiali non riuscivano nonostante tutto ad offuscare, si sentì sul punto di svenire. Invece gli corse incontro sorridendo a trentadue denti, buttandogli le braccia al collo e baciandolo con trasporto. Ci mise qualche secondo ad accorgersi di un piccolo particolare: Harry non lo stava ricambiando. O meglio, sì, all’inizio l’aveva baciato a sua volta, ma ora che Draco cercava di metterci più passione, il moretto invece sembrava intenzionato a fermarlo. Quando sentì le mani del compagno sul petto spingerlo via, ne ebbe la conferma. Draco rimase a fissare Harry senza comprendere.

“Draco,” disse calmo Harry passandosi la lingua sulle labbra distrattamente, quasi casualmente, inavvertitamente scatenando gli ormoni del biondo. Abbassò lo sguardo prima di continuare, come per cercare di concentrarsi su ciò che doveva dire. “Non… Dobbiamo parlare.”

Draco lo guardò esterrefatto.

“Cosa?”

“Dobbiamo parlare seriamente,” ripetè Harry guardandolo di sottecchi.

“Di cosa? È successo qualcosa…” chiese subito preoccupato.

“No, cioè, sì. Oh… Così non può funzionare.”

“Scusa?!?” Draco era incredulo.

“Non fraintendermi. Io ti amo, non è cambiato nulla durante le vacanze, e se dovessi seguire solo i miei sentimenti per te a quest’ora sarei tra le tue braccia e non qui a cercare di parlarti, di spiegarti… Ma ci sono cose sulle quali non posso transigere ed è necessario che noi chiariamo questa situazione subito, prima che diventi troppo dolorosa.”

Draco era costernato. Davvero non capiva a cosa si riferisse il suo ragazzo. A meno che…

“Non sarà per quello che è successo oggi con la Granger?” chiese pensando di aver intuito il problema.

“Si chiama Hermione, e sì, è anche per quello.”

“Ma mi è scappato!” si difese Draco, prendendo le mani di Harry e fissandolo dritto negli occhi. “Ero un po’ impanicato e non mi sono reso conto di ciò che dicevo…”

“Certe cose non scappano,” lo rimproverò Harry. “Se non lo pensi davvero dovresti smetterla di dirlo. Hermione c’è rimasta molto male per ciò che hai detto, e anch’io se proprio vuoi saperlo. Pensavo saresti cambiato…”

“Ma lo sono, voglio dire, guardami!” esclamò Draco, indicando se stesso e poi la torre attorno a loro. “Se sto qui con te ci sarà una ragione, no?”

“Non basta questo, Draco!” ribattè il moretto. “Le cose che dici offendono e feriscono gli altri e per quanto io possa credere alla sincerità dei tuoi sentimenti per me non posso permettere che tu te ne vada in giro a insultare i miei amici…”

“Ma è stato un caso, non succederà mai più, ho sbagliato, ma mi morderò la lingua la prossima volta invece di dire qualcosa del genere, lo giuro!” disse concitatamente Draco.

“Non è solo per Hermione!” sospirò Harry, lasciando le mani di Draco e voltandosi a guardare il paesaggio intorno a loro.

“E cosa allora?”

“È anche per quello che è successo oggi con Ron, fuori da Pozioni…”

“E cosa avrei dovuto fare? C’era tutta la classe a guardarci, Weasley avrebbe sentito ogni parola che avessimo detto e avevo Tiger e Goyle dietro la schiena! Come avrei fatto a fingere senza dire quelle cose?”

Due occhi giada si puntarono accusatori sui suoi.

“Non lo vedi che è proprio questo il problema?” Ci fu un secondo di silenzio, poi Harry riprese. “Sono stufo di tutti questi sotterfugi, non ne posso più di vederti fare il gradasso tutto il giorno con me e chi mi sta attorno per poi starmene con te a sbaciucchiarmi negli angoli! Ho un sacco di problemi, te ne sarai accorto, tutto il mondo già cerca di farmi fuori, e dal mio ragazzo avrei bisogno di comprensione, aiuto, tutto tranne che altre ragioni per fingere di essere ciò che non sono! Io non riesco più a litigare con te per finta. Un conto è cercare di ignorarti il più possibile, quello mi riesce più o meno, anche se in queste ventiquattr’ore senza parlarti mi è sembrato di impazzire, ma insultarti, prenderti in giro… No, quello è troppo. E comunque, per tua informazione, Ron sa tutto.”

“Come?” domandò Draco spiazzato.

“Gli raccontato tutto di noi due durante le vacanze e Hermione mi ha aiutato a convincerlo che tutto sarebbe andato per il meglio, che ci amavamo, che tu fossi diverso da quello che davi a vedere. Pensa quanto si è ricreduto quando gli hai detto quelle cose fuori dall’aula…” Harry sospirò e fece qualche passo in direzione della balaustra. “Non ho la forza per difenderti dalle ire dei miei amici ogni giorno solo perché tu devi mantenere la tua facciata da stronzo.”

Il biondo si sentiva tremare e non per il freddo. Sentiva il nodo di emozione che gli aveva stretto lo stomaco tutto il giorno sciogliersi ora, ma solo per trasformarsi in lacrime. Tuttavia si trattenne.

“Harry,” lo chiamò, avvicinandosi a lui e prendendolo per il polso. “Cerca di capire. Io posso limitarmi, ma non posso ignorarti del tutto. Tutta la scuola si aspetta che io ti maltratti, i miei compagni non mi riconoscerebbero più se smettessi di insultarti ad ogni occasione…”

“E cosa conta di più, ciò che pensa tutta la scuola o come mi sento io?” gli chiese diretto Harry.

“È naturale che per me sia più importante tu, ma se non mi comportassi così la gente comincerebbe a farsi domande e finirebbero per scoprire di noi due.”

“Non vedo il problema,” rispose testardo Harry.

“Come no?! Non mi dire che per te sarebbe tutto normale, se tutta la scuola sapesse che stiamo insieme. Potter e Malfoy! Ma lo senti quanto suona ridicolo?”

“Già, davvero ridicolo,” rispose il moro ora visibilmente arrabbiato. “Tanto quanto è ridicolo che io abbia creduto di trovare qualcosa di più in te del ragazzo viziato che mi hai mostrato per tanto tempo. Pensavo che tu mi amassi, ma evidentemente per te anche i sentimenti vengono dopo te stesso. Se non hai neanche il coraggio di dire ai tuoi amici ciò in cui credi, a cui tieni, beh, forse è meglio se la finiamo qui.”

Il viso di Harry era arrossato e i suoi occhi scintillavano pericolosamente vicini alle lacrime, il suo respiro accelerato che si trasformava in nuvolette di vapore grigio tra i loro visi.

Draco rimase stordito da tutte quelle parole, incapace di formulare una risposta. Non poteva credere che Harry lo stesse, praticamente, mollando. Era tutto appena iniziato, non poteva finire così in fretta.

Con voce tremante, balbettando leggermente, mormorò “Co-cosa stai cercando di dirmi, Harry?”

“Che penso sia meglio che smettiamo di vederci, almeno fino a che tu non avrai deciso quali sono le tue priorità nella vita,” rispose Harry. Una lacrima scivolò sulla sua guancia, fermandosi un secondo sulla curva della mascella per poi cadere come una scintillante goccia al suolo.

Draco si sentì crollare il mondo addosso. Era la cosa più brutta che gli potesse capitare. Non si era mai sentito così disperato in tutta la sua vita.

“Non… Non puoi,” biascicò, la voce roca per le lacrime che cercava di sopprimere, “non puoi lasciarmi. Ho bisogno di te, non… Ti prego, dammi un’altra possibilità! Ti prego. Non ce la posso fare così… Non puoi farmi sfiorare il paradiso e poi rigettarmi all’inferno in cui ho vissuto tutta la mia vita. Non posso tornare alla mia vecchia vita ora che ho provato quanto sia meraviglioso stringerti tra le mie braccia!” Si dovette interrompere per prendere fiato. Si sentiva spaccare dall’interno. “Ti prego, Harry…” lo implorò ancora una volta abbassando il viso e stringendo gli occhi, le mani che si erano strette alla divisa del ragazzo moro disperatamente.

“Mi dispiace,” balbettò la voce rotta di Harry, che stava piangendo ancora. “Dimostrami che tra noi c’è più di pura attrazione fisica e io sarò qui ad aspettarti, anche per sempre. Ma se per te sono solo un passatempo…” singhiozzò una volta, poi concluse “Ti amo, Draco, ma non posso…”

Dopodichè il Grifondoro si liberò dalla presa del Serpeverde e corse via, singhiozzando rumorosamente, sparendo giù per le scale.

Draco si girò di scatto, urlandogli dietro “Harry, aspetta!” ma il moretto non si fermò né diede segno di averlo sentito. Allora, rimasto solo, il biondo si accasciò sul gelido pavimento di pietra, distrutto, e portandosi una mano davanti al volto quasi a coprirsi dagli sguardi di invisibili spettatori del suo dolore, si lasciò andare ad un lungo pianto pieno di disperazione.

 

 

 

 

 

Ops… Come sono cattiva! Vi lascio con l’ansia fino al capitolo 3… Mah, non so se ci sia tutta questa ansia, ma spero vi sia piaciuto comunque questo capitolo. Scriverò presto ma non vi dico come continua… Eh eh eh, sono malefica!!!

Bene bene, eccomi giunta ai ringraziamenti. Oh mio dio che emozione!!!

Allora…

 

Magica: Grazie mille, mi rincuora sapere che tu abbia apprezzato Draco. Hermione è una ragazza molto intelligente e ha capito che se era importante per Harry doveva sostenere la sua decisione.

 

Ely_scorpioncina: Ecco a te il seguito! (Grazie a tutte coloro che mi hanno detto di continuarla, non me l’aspettavo proprio!!!) Questo capitolo non è andato proprio tutto bene ma… Non posso dirtelo, è un segreto! Un bacione.

 

Loki: Grazie mille, continuerò, spero con meno lentezza!

 

Little Fanny: Bacio anche a te e grazie per l’incoraggiamento!

 

Lou: La tua recensione mi ha emozionato tantissimo. Non mi aspettavo di poter trasmettere qualcosa di bello ad altri, sono sempre molto insicura di me e di ciò che scrivo, mi sembra sempre tutto scritto male. Grazie e continua a leggere!

 

DarkPoison: Grazie mille, non so cosa dire per sdebitarmi di tanti complimenti.

 

Aviendha: Ecco anche per te il nuovo capitolo. Grazie dei complimenti issimi issimi!

 

Naife: Ho letto tantissime storie tue, sei bravissima! Sono stata contentissima quando ho visto che mi avevi commentato. Grazie mille!

 

Colgo l’occasione anche per ringraziare chi ha recensito la one-shot che ho scritto nel frattempo, “Something borrowed, something blue”, anche se sono solo due persone mi hanno fatto un sacco piacere.

Un bacio a tutte alla prossima!!!!!!!!

  
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