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Autore: eleanor89    27/12/2010    8 recensioni
Seguito di Cedric's Friends e il Calice di Fuoco.
Cedric è morto: Megan ha perso una futura paterna e fraterna, Michael ha perso la sua famiglia, Georgia e Wayne hanno perso il loro migliore amico e con loro tutti gli altri hanno perso un punto di riferimento. L'unico motivo per andare avanti ora è che gli amici non reggerebbero altre perdite, che c'è ancora da vendicare Cedric, che gli Hufflepuff sono troppo leali per abbandonare Hogwarts in un momento simile. Gli amici di Cedric devono imparare a vivere senza di lui, o perlomeno a sopravvivere.
Ultimo capitolo: "«Credo che tu sia normale allora. Almeno relativamente, visto che non sei mai stata normale.»
«Neanche tu lo sei.» ribatté scocciata, guardandolo da sotto le folte ciglia scure, con gli occhi grigi asciutti nonostante parlasse di Cedric, «E neanche tuo fratello. Stamattina ha sbattuto la faccia contro il tavolo un paio di volte e poi ha maledetto Pozioni, Snape, e credo stesse per piangere.»
«Sinceramente fatico a trovare una persona normale tra noi, a parte Georgia. Rent e Jack si completano frasi e pensieri a vicenda, Sally-Anne è quella che è, per Michael non ci sono parole, Walter è l'unico fratello maggiore che senza motivo adora il minore, Stephen è ossessivo, Quill sviene per qualsiasi idiozia e quelli che sembravano normali facevano parte di un gruppo di ribelli che si esercitava in Difesa.» elencò con voce piatta, «Anche se a te e Michael non vi batte nessuno.»"
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
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Urla alla Stazione, case vuote e compere natalizie.



«Secondo voi che fine avevano fatto Potter e i Weasley? Non li ho visti al loro tavolo gli ultimi giorni...» cominciò Hannah.
«Chi se ne importa.» sbuffò Michael, guardando fuori dal finestrino.
«Diglielo adesso.» sussurrò Ernie a Susan, prima di fuggire dal vagone con Hannah con la scusa della ronda. Si erano fermati fuori dal corridoio dopo aver accompagnato Walter, pronti per scappare, mentre Susan si era seduta accanto a Stephen nel posto lasciato libero da una sparita Megan.
«Che cos'hanno quei due?» domandò Stephen senza alzare gli occhi dal libro.
«Oh, ehm... Stebbins?» tentò Susan. Michael si voltò a guardarla e inarcò le sopracciglia. «Io... Georgia, posso parlarti un momento da sola?»
Georgia la seguì sotto lo sguardo stupito degli altri e anche loro sparirono.
«Questo era decisamente strano.» commentò Stephen, chiudendo il libro, «Io vado a cercare Quill.» annunciò.
Appena si fu allontanato Walter disse: «Smetti di torturare Quill, Mike, non si siede neppure più vicino a noi.»
«Secondo me non è quello.» lo contraddisse Wayne, sorseggiando succo di zucca da una bottiglietta, «Si comporta in modo strano anche quando non c'è Michael. Immagino siano i G.U.F.O.»
«Sì, sarà convinto che lo bocceranno. Dopotutto fa pena.» concordò Michael.
«Ehi.» li salutò nuovamente Georgia, sedendosi cautamente accanto a Wayne, «Michael, te lo dico ora così avrai le vacanze di Natale per digerire senza far male a nessuno. In teoria non sono affari nostri ma visto che ti conosco...» sospirò e Michael spostò lo sguardo su di lei.
«Parla.» ordinò.
«Hai più parlato con Cho Chang?»
Il viso di Michael si incupì: «No. Mi hanno detto che piange di continuo però.»
«Chi te l'ha detto?» si stupì Walter.
«Alcune ragazze Ravenclaw che mi venivano dietro prima che le scacciassi. Mi stavano sempre intorno e le sentivo parlare...»
«Susan ha parlato con Marietta, la sua amica... Hanno fatto amicizia, credo...» esitò, «E sembra che a Cho piaccia Harry Potter. Cho le ha detto che l'ha baciato all'ultimo incontro del... incontro.» Georgia sapeva dei loro incontri, perché Susan aveva provato a convincerla a partecipare, ma non aveva avuto il coraggio di sfidare così la Umbridge, con suo fratello al Ministero e tutto il resto, così non si era fatta viva alla Testa di Porco.
«Si è già trovata un rimpiazzo?» sbottò Michael, «Però! Si vede che piangeva giusto perchè rimasta single... E con Potter, poi, ma complimenti...»
«Mike...» mormorò lei.
«Amico, magari sta provando a consolarsi...» azzardò Walter, «Non sono neanche affari nostri...»
«Non me ne sbatte un cazzo se non sono affari nostri.» ringhiò lui.
«Vado a cercare Megan.» annunciò Wayne, fuggendo via con falsa noncuranza dal vagone. Una volta solo sospirò, giocherellando con la bottiglia. Michael aveva deciso che tutti dovevano soffrire a modo suo e non accettava che la povera Chang avesse la sua vita. Era l'unica Ravenclaw con cui ancora parlava e ora come minimo l'avrebbe umiliata alla prima possibilità.
Si fermò accanto al bagno delle donne, sicuro che Megan fosse lì. Dopotutto gli aveva confidato che anche a scuola si nascondeva sempre nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
«Megan?» tentò, bussando piano. Si chiese quando fosse diventato quello che si prendeva cura di tutti, proprio lui che se n'era sempre fregato.
Provo ad abbassare la maniglia e lei urlò: «Vai via!»
«È la zona lavandini questa, vero? Non ti trovo mezzo nuda?»
Ci fu qualche secondo di silenzio.
«Mezza nuda?» ripeté lei e la sua voce suonava strana. Di sicuro piangeva. «Entra, idiota.»
Aprì e la trovò raggomitolata a terra, con i capelli rossi a coprirle gli occhi.
«Perché piangi?» mormorò, pregando che nessuno entrasse in quel momento.
«Perchè sì.»
«Oh, che bello sapere che le tue risposte diventano sempre più forbite col passare del tempo.» commentò, sedendosi accanto a lei, «Il vostro bagno è meglio del nostro.»
«Non voglio tornare a casa per Natale. Li odio.» dichiarò Megan, sollevando la testa. Aveva gli occhi arrossati.
«Chi?» domandò lui, irrigidendosi.
«Tutti. Mio padre... So a malapena il nome, lui vede mia madre in me e mi evita. I miei nonni vedono mia madre in me e sono sempre dolcissimi e buonissimi ma so che non conoscono nessuna Megan, per loro c'è solo la loro figlia. E io voglio passare il Natale con chi mi apprezza davvero, come gli anni scorsi, io...» e improvvisamente gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime, «Voglio passarlo con Cedric. Volevo un Natale come gli altri.»
Scoppiò in lacrime e lui le mise un braccio intorno alle spalle.
«Immagino che questo significhi che non prendi più la pozione per non piangere.»
«Già.» sussurrò lei, cercando di trattenere i singhiozzi, «Georgia mi ucciderà.»
«Georgia non ce l'ha con te perchè non piangi, ma perchè non reagisci con la solita rabbia. Tu sei sempre stata piena di passione.» Wayne alzò gli occhi al cielo, «Persino da annoiata mettevi un sacco di rabbia nelle parole e difficilmente ti si strappava una risposta diplomatica. Eri la persona più... piena d'animo, si può dire? Che io conoscessi. E vederti così è peggio che vedere Michael che non scherza più.»
«Peggio di M-Michael che ride?»
«No, ecco, la sua nuova risata batte tutto.» ammise lui, avvicinandola a sé e dandole un colpetto alla testa con la propria, «Tirati su. Michael stava inveendo giusto poco fa perché la Chang fa il filo a Potter.»
«Oh, certo! N-non c'è Cedric e lei si fa il suo av...avversario!» singhiozzò di nuovo.
Ah, beh, almeno un po' di rabbia adesso l'ha tirata fuori” pensò Wayne, esasperato.
«Credevo ti piacesse Potter...»
«Non mi piace lei.» precisò Megan, disgustata, passandosi una mano sul viso per asciugare le lacrime.
«Adesso odierai la Chang?»
«Sì.»
«Ecco.»
Le sfiorò i capelli con una mano e poi disse: «Torna coi capelli neri.»
«Perché?» domandò lei stancamente.
«Perché non abbiamo abbastanza more.»
Quando tornarono nel loro vagone Michael teneva le braccia incrociate e guardava di nuovo fuori dal finestrino, Walter aveva la testa tra le mani e Georgia leggeva da dietro la spalla di Stephen.
La ragazza si accorse subito che Megan aveva pianto ma non disse una parola, aggrottando soltanto la fronte e guardando Wayne che si strinse nelle spalle.
Il viaggio non durò ancora a lungo e quando scesero notarono che due elfi aspettavano insieme alle altre persone. Sally-Anne sbatté contro Wayne tanto era rimasta sgomenta nel vederli.
«Scusami... Taddy? Milpy? Che ci fate voi qui?»
I due elfi si scambiarono un'occhiata.
«La padroncina ha detto che non voleva tornare a casa da sola.» rispose l'elfa femmina.
«Sì, ma... Si sono dimenticati di venire a prendermi?» inorridì Sally-Anne, prima di potersi trattenere. Gli altri, compreso Michael, si voltarono a guardarla.
«Il padrone e la padrona erano molto occupati negli ultimi giorni...» rispose lei, intimidita.
«Non volevamo lasciare la padroncina da sola e siamo usciti per accontentarla, almeno noi...» Taddy si tappò la bocca, spalancando gli occhi, «Taddy non voleva parlare male dei padroni! Ora Taddy si punirà!» ululò allarmatissimo, prima di lanciarsi verso il treno pronto a colpirlo di testa. Fortunatamente Walter lo afferrò al volo mentre Sally-Anne strillava: «Fermati! Ti ordino di non punirti!»
«Si sono dimenticati...» cominciò Georgia.
«Megan, andiamo!» la chiamò il padre, comparendo dalla folla. Lei lo guardò sorpresa.
«E tu? Non dovevano esserci i nonni?» domandò, la sua voce ridotta a un pigolio. Lui dovette leggerle le labbra perché rispose: «Volevo venire io a prenderti. Andiamo.»
Megan salutò distrattamente gli altri, sconcertata dalla sua aria nervosa. Forse era il sentire di nuovo le emozioni appieno senza la pozione ma si fermò di nuovo.
«Ma che succede?» domandò, rallentando il passo.
«Le tue ultime lettere... Forse vuoi salutare i tuoi amici più appropriatamente?» domandò, guardandosi attorno, «Nel caso tu voglia... non so, non tornare?»
«Cosa?» fiatò lei, lasciando cadere il baule con un tonfo sordo.
«Non che io non voglia, ma sembra che tu non sia migliorata affatto.» indicò il suo viso che recava ancora i segni del pianto, «Credevo ti avrebbe aiutata rivedere i tuoi amici, ma evidentemente non è così. Credo che dovresti davvero considerare l'idea di cambiare aria.»
«Perché mi stai facendo questo?» domandò Megan, stupefatta, «Non te n'è mai importato nulla.»
«Non è che... Sì, che mi importa. Sei mia figlia e non voglio che ti succeda niente di male. I tuoi nonni non me lo perdonerebbero.»
Erano le parole sbagliate, e per la prima volta dopo mesi Megan sentì la familiare rabbia farsi strada dentro di lei.
«È per la mamma?» domandò in un ringhio. Suo padre impallidì, guardando poi gli amici della figlia che li osservavano dalle sue spalle con aria confusa. Persino Sally-Anne era rimasta ferma quando aveva sentito il suo baule cadere a terra, e ora cercava di fingere di trovarsi lì per caso.
«No, senti, andiamocene... Sono solo preoccupato per te.» disse velocemente, guardandosi ancora attorno per assicurarsi che nessun altro ascoltasse.
«Preoccupato per me?» ripeté Megan con una nota di isteria nella voce che non sfuggì a nessuno dei due, «PREOCCUPATO PER ME? COME OSI?»
Tutti sobbalzarono per la sorpresa e gli elfi si nascosero dietro Sally-Anne, mormorando: «Ora andiamo, signorina?»
«Che ti prende?» domandò suo padre, basito.
«Tu! Tu per tutti questi anni non mi hai calcolata, MAI! Questa estate l'unica persona che mi ha davvero voluta bene come avrebbe fatto un padre, nonostante fosse più grande soltanto di un anno, è morta, mi ha lasciata, e io ero così distrutta che avrei voluto farla finita E TU DOV'ERI?» urlò, tirando finalmente il fiato, «Dov'eri quando mi svegliavo la notte sognandolo morto? Dove diavolo eri quando ti chiamavo da bambina perchè sognavo che torturavano la mamma?» suo padre impallidì ancora di più, «Me lo ricordo benissimo, sai? E dov'eri quando mi sentivo sola, quando pensavo che fosse colpa mia se mio padre non mi amava, quando sentivo i nonni piangere perchè avevo fatto qualcosa che già la mamma aveva fatto e gliel'avevo ricordata, quando tornavo per le vacanze estive e non vedevo l'ora di raccontare tutto ma loro non volevano sentire, dove diavolo eri? Come hai potuto abbandonarmi a quel modo? E dopo quasi tredici anni ne sbuchi fuori dicendo che “sei preoccupato per me”? Tu NON sei preoccupato per me, tu sei preoccupato perchè se io mi suicidassi ti sentiresti ancora più in colpa o perchè se mi accadesse qualcosa poi dovresti prenderti cura di me per davvero! Come ti permetti anche solo di suggerire che io mi allontani da Hogwarts quando lì ci sono le uniche persone che mi apprezzano per quello che sono? Dove dovrei andare, a nascondermi dai nonni mentre tu torni al tuo lavoro? Perchè di certo io non potrei stare vicino a te, tu sei terrorizzato dalla mia vista!»
Suo padre boccheggiò, in cerca di parole.
«Guardami! Io non sono la mamma! E non sono neanche tua figlia!» gridò, senza più piangere.
«Quando le ho detto di arrabbiarsi non intendevo così tanto...» bofonchiò Georgia, metà ammirata e metà spaventata.
«Peccato che mia madre non sia qui, ora ce ne sarebbe anche per lei.» ghignò Michael.
Megan stava tornando indietro e Sally-Anne l'afferrò per un braccio.
«Vieni a casa mia.» ordinò, «Milpy, prendi i suoi bagagli. Stebbins, vieni anche tu?»
Michael e Georgia trasalirono.
«Pardon?»
«Sbaglio o sei un randagio? Datti una mossa. I miei genitori dovranno pur pagare per non essere venuti, no?» domandò lei, scuotendo i lunghi capelli biondi. Michael aprì la bocca ma Megan lo anticipò.
«Tu vieni.» decretò. E lo disse come lo avrebbe detto un anno prima, con la stessa determinata minaccia nella voce, per cui lui ammutolì e fece lievitare il baule.
«Ci vediamo.» salutò Sally-Anne, gettandosi la sciarpa sulle spalle e partendo col naso per aria, «Fate largo.» disse schifata a un gruppo di matricole.
«Ciao.» salutò Megan, ancora imbronciata. Michael li salutò con un vago cenno della testa.
Wayne, Walter, Stephen, Georgia, e Charlotte che li aveva raggiunti poco prima, si guardarono.
«George, questa è assolutamente colpa tua.» la informò Walter.
«Colpa? Io parlerei di merito.» disse Stephen, «Ho avuto paura anche io.»
«Meno male che Quill non era qui, sarebbe morto...» osservò Georgia, scuotendosi per riuscire a svegliarsi, «Quei tre si scanneranno da soli a casa di Sally-Anne.»
«Non lo so.» mormorò Wayne, ripensando ai due elfi e all'espressione ferita della ragazza, «Potrebbero sorprenderci.»
«Ci siamo persi qualcosa?» domandarono Rent e Jack, raggiungendoli allegramente.

«Ma i tuoi genitori si sono scordati davvero di venire alla stazione?» domandò Michael, simulando indifferenza.
«I miei genitori si sono scordati che avrei passato le vacanze qui, credo.» rispose lei, altrettanto fredda, gettando la sciarpa sul tavolo, «Ora vi mostro le vostre stanze. Dovrebbero essere già pronte in caso di emergenza, se non lo sono ci penserà subito Milpy. È meglio se dai i tuoi ordini a lei, comunque, perché Taddy di solito segue mio padre in ufficio e gli dà sempre una mano col lavoro, è soltanto suo.»
«Non preoccuparti...» borbottò Megan, asciugandosi le lacrime. Alla fine aveva pianto di nuovo, ma stavolta non si sentiva triste come al solito, solo arrabbiata.
«Bella piazzata quella al tuo vecchio.» commentò Michael, guardandosi attorno tranquillamente. Si soffermò sulle foto appese al muro, notando che erano scattate con le pose classiche. Sembravano le stesse foto che si potevano trovare a casa sua fino a qualche anno prima, nessuna di loro naturale e in nessuna di loro una scintilla di allegria.
Si era accorto della differenza con le foto normali solo stando a casa di Cedric.
«Perks.»
«Sì?»
«L'anno scorso non mi avevi detto che almeno tu, a differenza mia, hai dei genitori che ti amano?» domandò con voce cupa, voltandosi a guardarla. Lei era arrossita lievemente ma non aveva perso l'aria di sfida.
«E dunque?»
«Sei sicura di quello che mi hai detto?» indagò. Megan pensò al tatto che era andato definitivamente perso e ai pianti che si sarebbe fatta anche per Natale e sospirò.
«Volevo ferirti. Che fosse la verità o meno non è affar tuo.» si giustificò lei, «Ora se volete seguirmi vi indico le stanze.»
«Stronza.» disse Michael tra i denti, «Muoviti, Meg.»
«Agli ordini...» borbottò lei.

«Sally-Anne, non festeggiate il Natale qui?» domandò Megan, guardandosi attorno una volta tornata al piano terra.
L'altra la guardò interrogativamente.
«Non ci sono addobbi...»
«Ah, giusto. Taddy, Milpy!» chiamò, e gli elfi comparvero uno dopo l'altro, «Decorate la casa.»
«Sì, signorina.»
«È normale che abbiano sempre nomi strani?» mormorò Megan.
«Li ho scelti io da bambina.» spiegò tetramente lei, «I miei li chiamano solo “elfo”, “elfa”, praticamente. Quando mi hanno regalato Milpy avevo sette anni, poi Taddy come sai è di mio padre, quel nome non so da chi lo abbia preso, di certo non gliel'ha dato lui...»
«I tuoi non ti piacciono tanto, eh?»
«Credo che tu possa capirmi benissimo. Se ti serve qualche pozione non esitare a chiederla.»
«È di dominio pubblico la storia che prendo pozioni per calmarmi?»
«No, l'ho sentito per caso... Perché, volevi tenerlo segreto? Non hai fatto un buon lavoro.» considerò lei, mentre si tirava su i capelli con una pinza, «Vuoi mangiare qualcosa?»
«Non ho molta fame...»
«Stebbins?»
Il ragazzo si era seduto su una poltrona e sorseggiava una burrobirra.
«No, neanche io.»
«Io intendo cenare, quindi ci vediamo dopo o domani.»
«Aspetta!» la chiamò Megan, «E i tuoi genitori?»
«Non so quando torneranno. Se li vedete ditegli che siete miei ospiti.» rispose lei.
«Ma tu ora cenerai da sola?» domandò Megan, perplessa.
«Io ceno sempre da sola a casa. Non siamo mica a scuola con tutta quella mandria di incivili che si abbuffano intorno a me... Merlino me ne liberi!» esclamò drammaticamente.
«Peccato, mi hai fatto venire fame...» cominciò l'altra.
«Allora mangia con me, per una persona non c'è problema.» si affrettò a dire Sally-Anne, «O due.» si corresse, guardando Michael.
Michael fu sul punto di farle notare che aveva parlato un po' troppo rapidamente per essere una che non voleva compagnia, ma si fermò solo per evitare di creare problemi a Megan.
«In effetti a furia di parlare di incivili che si abbuffano...» commentò, mostrandosi seccato, «Certo che sei proprio una snob, Perks.»
«Ma non disgustosa, cosa che non si può dire di tutti i presenti qui.» tagliò corto lei.
«Wow. Ora mi sento a casa.»

«Sai che mi ha scritto Rowan?» domandò Walter, scendendo per fare colazione, «Mi è arrivato il gufo stanotte.»
«Quel Rowan amico di Michael? Preoccupante.» commentò Wayne.
«Come sta Michael?» domandò sua madre, mettendo un piatto pieno di cialde sul tavolo, «E Megan? Sono migliorati?»
«Michael no. A meno che non consideri un buon miglioramento il fatto che non cerchi di portare Georgia e Megan al suicidio come invece fa con chiunque altro.» rispose Wayne, «Megan forse. È esplosa prima che arrivaste voi alla stazione e ha massacrato il padre a parole.»
«Questo sarebbe bene?» domandò sua madre, preoccupata.
«Se sei Megan Jones sì, mamma.» la tranquillizzò Walter, «Il fatto che non si arrabbiasse mai era agghiacciante. È come se Wayne improvvisamente sembrasse tutto felice per ogni cosa. Intendo apertamente.»
«Capisco cosa intendi...»
Wayne le lanciò un'occhiataccia.
«Non che tu sia sempre impassibile come dice lui, tesoro! Mangia le cialde. Ma Walter, chi è questo Rowan?» proseguì lei.
«Quando Michael era al quarto anno Rowan ha cominciato il primo e sembrava la sua copia in miniatura... Più o meno, perché Michael ha tutti quei problemi dietro...» perse per un momento il filo, «Comunque Mike lo adorava e l'ha sempre trattato come un allievo, anzi, un fratellino. Adesso però lo tratta da spazzatura e ovviamente il povero Rowan ci sta male. È un ragazzino molto spontaneo e non riesce a capire perché Mike è così odioso con lui. Gli ho detto che non ce l'ha con lui di persona ma non penso possa capire veramente come stanno le cose perché lui non si comporterebbe mai così. È testardo e magari dà rispostacce quando arrabbiato ma dice solo quello che pensa. Michael, d'altro canto... È pieno di casini e adesso sono saltati tutti allo scoperto perché Cedric era tutto per lui.» si interruppe, addolorato, «Cedric era importantissimo per tutti.» concluse con un sospiro.
Sua madre aveva gli occhi lucidi e Wayne le porse un fazzoletto mentre infilzava una cialda e la portava al proprio piatto.
«Poveri ragazzi... Avreste dovuto farlo venire qui.»
«Mamma, te l'ho già detto, è a casa di Sally-Anne con Megan.» “E non possiamo permettercelo.” aggiunse Wayne mentalmente.
«Ma hai anche detto che lui odia Sally-Anne mentre voi siete amici!» protestò lei.
«Non sono più così sicuro che mi consideri un amico...» borbottò Walter, «E non ne ho avuto il tempo, lo inviterò la prossima volta. Sally-Anne poi non è così male.»
Wayne lo guardò.
«D'accordo, è pessima, ma l'ha invitato lei quindi tanto cattiva con lui non dovrebbe essere. Megan poi lo calma molto dato che si sono avvicinati con tutto quello che è successo.»
«C'è un altro gufo.» avvisò Wayne. «È quello di... papà.»
Esitò nel chiamarlo così e Walter lo fissò trucemente mentre la donna correva a prendere la lettera e la porgeva al figlio maggiore.
«Tanto è per te.»
Walter lesse velocemente.
«Vuole che dopo mi smaterializzi da lui per aiutarlo a preparare la cena di Natale. Sei sicura di non voler venire con noi, mamma?»
«Sicurissima.»
«Io resto con lei.» dichiarò Wayne.
«Tu che cosa?»
«Ma tesoro, io non devo far nulla per Natale...»
«Appunto. E non voglio lasciarti sola.»
«Tu non vuoi semplicemente stare con nostro padre.» puntualizzò Walter, scocciato.
«Anche.» ammise lui tranquillamente.
«Ma vuoi davvero mollarmi per Natale? Andiamo, lo abbiamo sempre passato assieme!» protestò Walter.
«E io voglio passarlo con la mamma per una volta. Non vedo perchè dovrei rovinarmelo vedendo quell'uomo. Se vuoi stare con me resta tu.»
«Lo sai che ho promesso a tutti che ci sarei stato...» mugugnò lui.
«Tu hai promesso. Lasciami in pace.» si voltò verso la madre, «Se non ti disturbo.»
«Certo che no.» mormorò lei, cercando lo sguardo dell'altro per chiedergli scusa e baciandolo tra i capelli, «Porto altro sciroppo per le cialde.»
«Hai intenzione di restare sul serio qui?» sussurrò Walter.
«Ovviamente.» rispose Wayne.
«Stronzo.» sibilò, rubandogli l'ultima cialda e mettendola nel suo piatto con le altre, «Grazie, mamma.» disse poi, afferrando lo sciroppo.

Reginald Perks si materializzò nel vialetto di casa, pronto a dirigersi alla porta, quando notò qualcuno appollaiato sulla quercia più vicina. Si avvicinò e notò che era un ragazzo sicuramente più grande di Sally-Anne, steso tranquillamente come se si trovasse a un metro da terra con le braccia incrociate dietro la nuca e con vestiti babbani che gli facevano tornare alla mente i motociclisti che aveva visto a volte per le strade.
«E tu chi saresti?» domandò, portando mano alla bacchetta.
Il ragazzo guardò verso il basso con l'aria di non avere per nulla voglia di prestargli attenzione.
«Michael Stebbins, invitato da sua figlia a trascorrere qui le vacanze.»
«Stebbins hai detto?» il cognome gli era familiare.
«Sì.»
E poi gli sovvenne: «Tuo padre è un membro del Winzegamot?»
«Sì.»
Questo spiegava la sfrontatezza del ragazzo, figlio della bellissima quanto squilibrata Hydra Rosier ed erede di una fortuna. Arcturus Michael Stebbins, ne aveva sentito parlare di tanto in tanto, pareva che fosse un ribelle e che vivesse a casa di un amico.
«Capisco, dunque... Benvenuto, mi auguro che tu stia trascorrendo delle belle giornate.» si affrettò a dire, sudando freddo. Non era certo di come doversi comportare né di cosa avrebbe arrecato maggior piacere alla sua famiglia.
«Sì, signore.» il tono ironico con cui l'altro pronunciò quella frase non gli sfuggì ma preferì sorvolare.
«Vado a salutare mia figlia, unisciti a noi quando preferisci.»
«Grazie.» disse, e di nuovo c'era la sfumatura divertita nella sua voce.
Ancora scosso si diresse in casa e una volta entrato Taddy gli venne incontro per prendergli il giaccone e la valigia. Si affrettò a cercare la figlia, ma si bloccò passando davanti alla sala da pranzo notando una ragazza dai capelli rossi che mangiava in compagnia dell'elfa di Sally-Anne. Si schiarì la gola e la ragazza sobbalzò, alzandosi poi in piedi.
«Signor Perks?» tentò lei, evidentemente a disagio.
«Sì e tu saresti...?»
«Megan Jones, sono un'amica di sua figlia.»
Jones.
Non gli veniva in mente nessuno.
«Il tuo cognome non mi è familiare...»
«Mio padre è cugino di primo grado di Gwenog Jones, capitana delle Holyhead Arpies, signore.» tentò lei.
Per fortuna non era figlia di babbani.
«Capisco. Sapresti dirmi dove posso trovare Sally-Anne?»
«Credo in camera sua, signore, scriveva una lettera.»
«Bene.» e si congedò pensando che perlomeno lei sembrava educata.
Quando arrivò in camera di Sally-Anne bussò e la figlia lo invitò a entrare. Erano sette anni che non entrava nella sua stanza e si sorprese di trovarla così spoglia. Era ordinata, giustamente, come si pretendeva da una ragazza come lei, ma non vi era neppure una foto o un vaso di fiori. Le pareti erano bianche, il letto era coperto da un lenzuolo rosa e vi erano un'ampia libreria, due armadi e una scrivania su cui lei stava seduta, ma nulla di più personale di quanto non ci fosse nel suo studio.
«Padre?» Sally-Anne sembrava estremamente sorpresa di vederlo lì.
«Hai invitato...» si bloccò, «Michael Stebbins? Non sono sicuro che mi piaccia come tuo fidanzato.»
«Come?» lei parve inorridire.
«È sicuramente figlio di persone importanti ma sua madre... Avrei preferito che ne discutessi prima con me e tua madre.»
«C'è un malinteso, Stebbins non è il mio fidanzato, neanche per idea. E c'è anche una mia compagna con noi.»
«L'ho notata. Come mai questa sorpresa?» domandò, cercando di mettere tutto il rimprovero possibile.
«Perché non mi andava di trascorrere il Natale da sola.» rispose lei freddamente.
«Da sola? Avremmo invitato i miei colleghi e...» cominciò subito, sentendosi in colpa.
«Intendo senza amici.» tagliò corto lei, al limite dell'insolenza.
«E allora perché non sei rimasta a scuola?» poi si rese conto di non essere andato a prenderla alla stazione. Dovevano averci pensato gli elfi e decise di cambiare argomento.
«Perché nessuno sarebbe rimasto.» aveva risposto intanto Sally-Anne.
«A causa di quello studente morto, immagino.»
La vide trasalire e se ne stupì. A quel che aveva capito dalla lettera quel ragazzo non era neppure un suo coetaneo, non credeva fossero davvero amici. Poi Sally-Anne assottigliò lo sguardo, ricordandogli incredibilmente la moglie.
«Esattamente. C'è qualche problema? Casa nostra mi sembra sufficientemente grande.»
«Giusto.»
«E grazie per non essere venuti a prendermi alla stazione.»
Ecco, come temeva.
«Il lavoro...» cominciò lui, incerto.
«A Natale ci sarete?» chiese Sally-Anne, più brusca del solito.
«Credo di no. Ti lasceremo tutto il denaro necessario per i regali.» lei inarcò le sopracciglia, «Ehm, e naturalmente qualcosa in più per farmi perdonare per l'assenza.»
«Grazie.» rispose lei, facendo per tornare alla lettera, «Ti dispiace?»
«Prego. Ci vediamo a cena.»
«Sì, ciao.»

«Cosa... cosa...» balbettò Megan e anche Michael guardò Sally-Anne come se fosse impazzita.
«Ho detto di venire con me per negozi, offro io. I miei genitori mi hanno lasciato cinquecento galeoni per Natale e non saprei come spenderli solo per me. Tu non hai detto di aver meno vestiti di quanti te ne servono? Allora andiamo.»
Megan guardò Michael e l'altra sbuffò: «Può venire anche lui, ovviamente.»
«Perché questo bisogno compulsivo di spendere?» domandò Michael, «Io accetto, eh, potrebbero diseredarmi da un momento all'altro, ma non capisco come...» si interruppe e sgranò gli occhi: «Cinquecento galeoni? Cosa devi comprarci, Diagon Alley?»
«Fanno sempre così tutte le volte. Non si fanno vivi e mi spediscono dei soldi.» spiegò lei con aria annoiata, e mostrò loro la polvere volante, «Andiamo o no?»
Fare spese con Sally-Anne si rivelò un'esperienza da un lato spassosa e dall'altro inquietante. Era sicuramente bello, per quanto un po' umiliante, poter comprare tutto ciò che vedevano, ma d'altra parte la furia con cui la ragazza ordinava copie di ogni oggetto e sbatteva i vestiti nella busta senza neanche provarli era preoccupante.
«Sally-Anne, credi che potremmo passare anche nei negozi babbani? Dovrei avere ancora qualche soldo...» cominciò lei. La ragazza si voltò di scatto.
«Perché babbani? Comunque basta passare alla Gringott e me li cambiano subito.»
«Dovrei comprare una tinta babbana per tornare al mio colore naturale...»
Michael si voltò per un momento e poi tornò a guardare gli occhiali da sole.
«Credevo ti piacessero rossi.»

«Torna coi capelli neri.»
«Perché?»
«Perché non abbiamo abbastanza more.»

«È scocciante dover rifarla di continuo... E poi volevo prendere un regalo babbano per gli altri.»
«Che cosa?» domandò Sally incuriosita.
«Non posso dirtelo, è un regalo. Per questo userò i soldi miei.»
Gli occhi celesti dell'altra si sgranarono ricordandole quelli di Milpy.
«Anche per me?»
«Certo che è anche per te.» rispose lei, confusa. E per un istante ebbe un momento di deja-vù, ricordando la sua sorpresa quando, al primo Natale a Hogwarts, Cedric le aveva regalato il bracciale con il quadrifoglio che indossava sempre.
«Vado in bagno.» farfugliò, fuggendo per non piangere davanti a loro.
«Belli.» commentò Michael, provando un paio di occhiali da sole.
«Prendili.» disse l'altra, indifferente, «Aspettiamo che lei torni e poi passiamo tra i babbani. Chissà come sono i loro negozi... Secondo te è vero che i babbani sono più violenti dei maghi?»
«Non ne sono sicuro... Quest'estate ne ho frequentati molti ma ero più che altro io quello che provocava, suppongo.» rispose lui, dubbioso.
«Non me ne stupisco. Oh, carino.» mormorò, prendendo il vestito in prima fila.
Poco dopo tornò Megan e trovò che le cose da pagare erano raddoppiate.
«Se ti vedessero i Weasley...»
«Questi non sono soldi.» decretò lei in tono di assoluta certezza.
«Ah no?»
«No. Questi sono l'interesse che i miei genitori mi concedono e sinceramente preferisco farne a meno.»
Megan sospirò, «Penso di poterti capire.»
«Certo che mi puoi capire o non ti avrei invitata a casa mia.»
Per la prima volta lei si era accorta che Sally-Anne sembrava immensamente triste quando parlava della sua famiglia e così azzardò un: «E se andassimo dalla parrucchiera assieme? Sai, per i cape-» si interruppe quando l'altra la guardò con una luce maniacale negli occhi.
«Giusto! Andiamo subito!»
Questo è il mio regalo di Natale in anticipo.” pensò Megan, depressa.










Alla fine non ho aggiornato prima di Natale, sono stata catturata dal parentado stile Weasley XD
Ho corretto, non ricordo se l'ho già detto da qualche parte, l'età di Zacharias Smith. Il simpaticone è a Hogwarts quando Harry è al settimo, quindi ha la stessa età o è più piccolo, e l'ho messo in dormitorio con Justin e gli altri. Questo non cambierà la storia, chiaramente.
Scommetto che non vi aspettavate il Natale in casa Perks, uh?


   
 
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