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Autore: thefung    27/12/2010    4 recensioni
Bella Swan è un'agente della CIA a cui viene affidata un'importantissima e difficile missione. Dovrà lavorare con una squadra molto speciale ed affiatata, in particolare insieme a Edward Cullen, che oltre ad essere un ragazzo arrogante, pieno di sé e donnaiolo, è anche il nipote del capo. Bella pensa di aver capito tutto di lui, sin dal loro primo scambio di occhiate. In realtà Edward nasconde moltissimi segreti, e, alla fine, quella che sembra una missione per la salvezza del pianeta, diventa per Bella una missione per la vita, per ritrovare sé stessa e soprattutto l'amore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 12
Missione d'Amore

CAPITOLO DODICI


"Mi dispiace", fu la sola cosa che riuscii a sussurrare una volta rientrata in camera.
Edward, però, al contrario di quanto mi sarei aspettata, non si trovava sul letto, bensì sul pavimento, sdraiato su un lato, dandomi le spalle.
Sembrava indifeso, visto così, ma poco prima... no, poco prima non lo era stato affatto.
Con gli occhi bassi, mi distesi tra le lenzuola ancora calde, sperando di addormentarmi il prima possibile e, soprattutto di non pensare.


* * * * * *


Una volta sveglia, l'indomani mattina, dopo l'iniziale e quotidiano stordimento, mi ricordai improvvisamente gli avvenimenti dell'ultima notte: dal primo all'ultimo, come un flashback terrificante da cui, sinceramente, avrei preferito scappare.
Intimorita, sbirciai verso il pavimento, sicura di trovare la figura di Edward come prova concreta della serata scorsa, ma non c'era niente, solo le piastrelle del parquet.
Mi alzai di slancio, ascoltando attentamente come non si sentisse altro che non fosse il rumore dei miei piedi nudi sul pavimento.
Se n'era andato.
Nonostante quella non fosse di certo una buona notizia, non potei fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
Avevo riflettuto su cosa ci saremmo dovuti dire, avevo provato e riprovato a tir fuori dalla mia testa un discorso diplomatico e non troppo imbarazzante, ma niente. La mia mente bacata non aveva partorito nulla.
Forse avrei semplicemente dovuto dirgli che non potevo 'continuare' perché avrei tradito il mio fidanzato.
Ma quale fidanzato?! Mi rimproverai osservando il mio viso stanco attraverso il vetro fine dello specchio del bagno, sopra il lavandino.
Tyler mi aveva lasciato, dandomi un ultimatum: scegliere tra lui o il mio lavoro di spia. Ed io avevo preferito il secondo, immediatamente, senza nemmeno rifletterci sopra.
Ero libera, perciò. Single al 100%. Avrei potuto divertirmi con Edward quanto avrei voluto ed ero anche sicura che non me ne sarei pentita, anzi sarebbe stata un'esperienza... istruttiva, piacevole.
Il tutto se non fosse stato che nella mia mente Tyler rimaneva costante, onnipresente.
Ogni sguardo rivolto ad un altro uomo - Edward - era un tradimento nei suoi confronti, un senso di colpa sempre nuovo.
Avevo provato per molto tempo a convincere me stessa, ma ancora non c'era stato verso di liberarmi di lui psicologicamente.
Aveva lasciato un'impronta troppo forte nel mio essere, testimoniata da quel ciondolo a forma di stella, in argento.
Mi vestii meccanicamente, con i pensieri che andavano sempre a correre su quella direzione dolorosa.
Quando fui pronta, scesi le scale lenta, tentando di rimandare il più possibile l'incontro con Edward.
Mentre mi trovavo sul corridoio del primo piano, però, vidi Maggie in piedi su una sedia mentre tentava di attaccare un cubo al soffitto.
Strabuzzai gli occhi.
Eh, no, avevo visto proprio benissimo.
Era una sfera brillantinata e fosforescente, di quelle che si vedono nelle discoteche.
Perplessa, continuai il mio percorso, sino a finire a pochi passi da lei che, in quel momento, mi sembrava un vero gigante.
"Ciao, Maggie...", mormorai scettica. "Che stai facendo?"
"Non si vede?", rispose senza guardarmi, con una punta di acidità. "Sto montando l'impianto disco"
Eh?!
"Impianto disco?", le feci eco, sempre più confusa.
Sospirò, esasperata. "Jacob stasera da' una festa", si decise finalmente a spiegarmi.
Una festa? Stasera?
E noi? Come avremmo fatto ad indagare?
"Mmm... questa la dovresti invitare, secondo me. E' davvero carina. Guarda qua che culo..."
Una voce conosciuta, mi costrinse a voltarmi, riluttante.
Edward stava chiacchierando e ridendo amabilmente con il trio dei muscolosi senza cervello, commentando una pila di fotografie di ragazze da invitare.
No, questo non era lui.
No, no. Assolutamente. Doveva essere uno che gli somigliava... tanto.
Eppure, quando i suoi occhi si alzarono accidentalmente e finirono a scontrarsi con i miei, ogni qualsiasi mio sospetto sul fatto che si trattasse di un sosia si trantumò.
Era il suo sguardo, quello. Verde smeraldo, intenso e profondo. Uno sguardo che in quel momento appareva stupito, più glaciale... diverso.
"Ed-Edward", mormorai sforzandomi di risultare normale.
"Bella ", sorrise ghignando, fissandomi per un nano secondo, prima di riabbassare lo sguardo sulle fotografie.
Neanche gli altri tre ragazzi mi prestarono la minima attenzione: dovevano essere davvero catturati dalla loro attività.
Nonostante non dovesse essere decisamente quello il mio pensiero principale, il mio orgoglio di donna fu ferito, anche se in minima parte.
Prendendo un sospiro profondo e serrando la mascella, mi avvicinai impettita, decisa a dare il mio giudizio a quelle che sembravano delle foto modelle.
Edward rimase perplesso nel vedermi così vicino a loro ed interessata, mentre con occhio critico osservavo le numerose fotografie.
Mi sforzai di deglutire silenziosamente, mentre mi passavano davanti le foto di ragazze decisamente invidiabili.
Gambe toniche, pancia perfettamente piatta, capelli biondi, mossi e lunghi, formose al punto giusto, occhi chiari... il contrario di me, praticamente.
In tanti, a partire dalla mia dottoressa privata, mi avevano sempre detto che ero una bella ragazza, ma la mia autostima non ne aveva mai voluto sapere, rimanendo a livelli pari allo zero.
"Dove le avete conosciute tutte queste? Sembrano foto modelle di un catalogo di Victoria's Secret", commentai acida, sforzandomi di non esaminare quei corpi perfetti più del dovuto.
Jacob ghignò, come a darmi ragione.
"In effetti, se lo fossero, non mi stupirei", ridacchiò seguito da quelli che ormai erano diventati i suoi tre comari. Come se due non bastassero, poi.
"In realtà sono figlie e parenti di famiglie influenti in politica o in affari. Gente che conosce mio padre, diciamo. Non che mi importi del suo lavoro, ma se questi sono i vantaggi per me...", lasciò in sospeso la frase, con fare teatrale e malizioso.
Rimanemmo tutti quanti in silenzio per qualche minuto, mentre Maggie si dava da fare con la sua sfera brillantinata e Quil sfogliava lentamente le pagine.
"Emily Young", pronunciò Jacob con tono solenne e denso di sottointesi.
"La conosci?", chiese Embry piegando la testa di lato.
"Oh, sì. E anche molto bene. E' davvero una cara ragazza.", perché quell'affermazione sembrava lasciasse intendere molto altro?
"Immagino abbiate avuto rapporti ... ravvicinati", mormorò Edward, inserendosi nel discorso.
Jacob sorrise di sbieco, tornando a fissare la ragazza dalla carnagione ambrata, i capelli neri sciolti, in una posa provocante e selvaggia.
"Questo te lo concedo, Ed" Ed? Erano già arrivati a questo livello di confidenza? "Emily, però, non è solo questo...", mormorò lasciandoci tutti quanti con il fiato sospeso.
Soltanto Quil ed Embry, i cui sguardi si erano accesi non appena era stata nominata la ragazza, sembravano a conoscenza di ciò che la mente di Jacob stava frullando.
"Meglio che cominciamo a darci da fare, allora", proruppe Edward, spezzando quel breve silenzio. "Immagino non voglia deludere le aspettative delle tue invitate"
Perché doveva parlare rigorosamente al femminile? Possibile che non avesse invitato nemmeno uno straccio di uomo?
"Se anche la festa non fosse di loro gradimento, potrebbero sempre venire a farsi consolare da me", esclamò Embry, divertito e modesto.
"Ma dai, non farmi ridere! E' dai tempi del liceo che sono sempre stato io quello che si portava le ragazze a letto! Tu eri il romanticone, ricordi?", ridacchiò Quil con quella sua aria strafottente.
Più passava il tempo, più mi stava antipatico.
Continuarono il loro battibecco ancora per un po', tanto che Jacob, ad un certo punto, decise di andare nella sua stanza a prendere qualcosa di utile per i preparativi.
Pensavo che Edward sarebbe rimasto con me, che saremmo comunque rimasti in un silenzio imbarazzato, ma lo avrei avuto al mio fianco, nei panni del finto fidanzato.
Invece no.
"Vengo con te", si affrettò ad esclamare, prima di seguirlo sulle scale.


* * * * * *


"Jake!!!! Ti trovo in splendida forma, pasticcino!", ormai avevo perso il conto di tutti gli appellativi che le invitate stavano dando a Jacob.
Tra tesoro e luce dei miei occhi c'era l'imbarazzo della scelta.
"Oh, grazie, Kim! Tu invece sei sempre più bella", la vezzeggiò con un occhiolino. Lei rise, prima che i suoi occhi si posassero sulla figura slanciata e possente di Edward, accanto a me.
Si mosse leggiadra e catturata dal fascino che solo i suoi occhi verdi riuscivano a suscitare su tutti gli esseri di sesso femminile. Me compresa, sicuramente.
"E tu? Chi sei, fustacchione?"
Probabilmente fui soltanto io a sentire l'implicita provocazione che quella zoccola stava rivolgendo alla sottoscritta, perciò mi sentii in dovere di rispondere subito, e per le rime, anche.
Più veloce di quanto fossi mai stata in vita mia, mi posizionai esattamente davanti ad Edward, entrando in contatto con il suo petto, tracciando il confine tra 'mio' e 'suo'.
"Edward.", risposi sorridendo a denti stretti. "Il mio ragazzo", precisai, nel caso fosse talmente ritardata da non comprendere la realtà.
Il suo volto assunse una smorfia di puro dispiacere mentre, con la mano laccata di rosso davanti alla bocca, mormorava: "Oh, che peccato"
Furono in tante le ragazze che reagirono in quel modo, suscitando di volta in volta la mia irritazione.
Soltanto una volta che fummo arrivati a quota 79, Jacob annunciò che la festa avrebbe potuto avere inizio.
Musica a palla, luci colorate ed abbaglianti dappertutto, fumo colorato da far venire la nausea: Maggie aveva ragione, aveva dovuto ricreare la perfetta atmosfera da discoteca.
In quel momento ricordai tutte quelle serate che ero entrata in quegli odiati locali obbligata dalle mie amiche, nonostante odiassi la confusione, la musica house, le sostanze che inevitabilmente venivano immerse nei bicchieri, le palpatine di uomini che in discoteca non ci sarebbero potuti entrare da un bel pezzo.
Mentre mi perdevo ad osservare con una punta di ribrezzo quello strusciarsi di corpi senza alcun ritegno, mi accorsi di aver perso di vista Edward.
Non c'eravamo rivolti la parola per tutta la giornata, se non di mattina, quando lo avevo nominato.
In compenso, almeno, mi aveva lasciato un biglietto nella borsa, dove descriveva a grandi linee la camera di Jacob, al terzo piano.
Sempre tramite questi messaggi scritti - mi sembrava di essere tornata ai tempi della scuola - avevamo programmato che durante la festa avremmo approfittato della confusione per far saltare i controlli dei piani superiori e avremmo controllato come Black riusciva ad arrivare ai sotterranei.
In ogni sua parola, riuscivo a scorgere la freddezza nei miei confronti, la durezza che non smetteva di provare dalla scorsa sera.
Si era rifiutato di rivolgermi la parola, ma non per questo aveva tentato di chiarire in qualche modo, sempre che fosse possibile nella nostra situazione.
Girovagai per il cortile, stando attenta a non finire in piscina, come già mi era capitato, cercandolo con lo sguardo.
Lo trovai poco dopo, in compagnia di una delle invitate.
Non avevo mai avuto occasione di vederlo ballare, ma dovevo dire che era un qualcosa di... estremamente affascinante.
I suoi movimenti, non troppo scatenati ma neppure annoiati, seguivano perfettamente il ritmo della musica ad alto volume, mentre parlava affabilmente con la sua compagna.
Mi ritrovai a sorridere amara quando lo vidi ridere fragorosamente, per un qualcosa che non sapevo ma che sicuramente non mi riguardava.
Erano successe tante di quelle cose in quei pochi giorni... avevo provato tante di quelle emozioni, così diverse tra loro, che a volte avrei preferito chiudere gli occhi, per credere che nulla fosse vero.
Avevo provato a conoscere Edward, avevo visto tante sfaccettature del suo carattere: dall'agente astuto e orgoglioso al ragazzo fragile, insicuro, ancora vittima di una perdita enorme; dal playboy affascinante e stronzo all'amante passionale e dolce allo stesso tempo.
Tante, decisamente troppe sfumature che mi avevano lasciato ogni secondo più perplessa, confusa, destabilizzata. Tante sfaccettature che comunque erano sempre meglio di questo, della sua indifferenza.
Quando si accorse di essere fissato ed i suoi occhi verdi incontrarono i miei, fu troppo tardi: due piccole, salate lacrime si erano incastonate tra le mie ciglia, in procinto di scorrere sul mio volto perennemente arrossato ed imbarazzato.
Lo vidi scusarsi gentilmente con la ragazza, prima di avvicinarsi a me, con passo calmo e regolare, senza una minima traccia di preoccupazione o di altre emozioni. Anche i suoi grandi occhi erano indecifrabili.
"Tutto a posto?", chiese quando mi fu davanti, pacato. Annuii semplicemente, sicura che se avessi provato a parlare la mia voce sarebbe risultata rotta e straziata.
"Andiamo ad ispezionare, allora", decretò, ricominciando a camminare e mischiandosi alla folla.
Lo seguii, disorientata, fingendo di ballare come tutti gli altri.
Sembrava che in ogni angolo ci fosse qualcuno, tanto la villa era affollata.
Raggiungemmo le scale senza troppa difficoltà, e salimmo ai piani superiori in silenzio. Quando fummo arrivati al terzo pianerottolo, gli bloccai il braccio con la mano. "L'allarme, Edward", gli ricordai.
Sorrise debolmente, prima di rispondere e liberarsi dalla mia presa. "Già fatto"
Aprì immediatamente la porta giusta, quella della stanza di Jacob.
Proprio come l'aveva descritta, non era niente di trascendentale. Una normalissima camera da letto.
Ecco dove stavano i veri problemi: nelle cose all'apparenza ordinarie, talmente comuni da risultare quasi banali.
Girando su me stessa, elencai nella mia testa i vari mobili ed oggetti presenti nella stanza.
Un letto ad una piazza e mezza, una scrivania, un computer fisso, un televisore, un armadio a tre ante ... una libreria.
Fu proprio quell'ultimo elemento a lasciarmi perplessa, quasi sorpresa. Mai avrei immaginato che Jacob potesse essere acculturato, da quanto lo avevo conosciuto, eppure quel mobile in legno era pieno zeppo di libri.
"Chissà cosa legge", mormorai quasi a me stessa, mentre mi allungavo per prendere uno dei suoi romanzi.
Non appena però ebbi sfiorato inavvertitamente il dorso di un altro libro, la libreria, grazie ad un congegno particolare, si mosse verso destra, andando ad occupare la parete vuota.
Una porta scura era ciò che nascondeva.
"Cazzo!", imprecò Edward, stupito quanto me da quella scoperta.
Senza poi pensarci due volte, abbassò con circospezione la maniglia, aprendo la tavola di legno con uno scricchiolio.
Quasi contemporaneamente, io e Edward ci affacciammo, scoprendo una lunga scala a chiocciola, illuminata da una luce fioca e debole.
Deglutendo, mi voltai verso di lui. Ero quasi certa di quello che avremmo dovuto fare, ma prima volevo una sua conferma.
"Edward", lo chiamai con voce piccola.
Sospirando, incrociò i miei occhi. "Scendiamo", fu il suo ordine perentorio, prima che varcasse la porta, arrivando al primo gradino di una serie che, da questa altezza, sembrava quasi senza fine.
 



SALVE A TUTTI!!! =)
COME STATE???? AVETE PASSATO BENE IL NATALE????
SPERO PROPRIO DI Sì! IO, COME OGNI ANNO, HO TRASCORSO QUESTA FESTA INSIEME ALLA MIA PAZZA FAMIGLIOLA, MANGIANDO A VOLONTà (COME SEMPRE, SE DEVO ESSERE SINCERA XD) E GIOCANDO A CARTE. AL TERMINE DELLA SERATA, UDITE UDITE, HO VINTO LA BELLEZZA DI € 10! CHE BRAVA, EH???? E ADESSO ABBIAMO CAPITO PERCHé NON SONO FORTUNATA IN AMORE! >.<
OK, LA SMETTO DI PARLARE A VANVERA E COMINCIO CON IL CAPITOLO VERO E PROPRIO!
ALLURAAA... NIENTE DI 'IMPORTANTISSIMO' RIGUARDO ALLA MISSIONE, MA HO PREFERITO FARE UN PO' DI LUCE SUL RAPPORTO EDWARD-BELLA.
COME AVETE VISTO, LA REAZIONE DI EDWARD ALLA SCORSA SERATINA, NON è STATA DELLE MIGLIORI... MA, D'ALTRONDE, CHI DOPO ESSERE STATO RIFIUTATO FA FINTA CHE NON SIA SUCCESSO NULLA DI NULLA?
AVEVO INTENZIONE DI METTERE IN QUESTO STESSO CAPITOLO CIò CHE AVREBBERO TROVATO DOPO LA SCALINATA, MA SAREBBE VENUTA UNA ROBA DECISAMENTE MOSTRUOSA, PERCIò HO LASCIATO PERDERE.
PRENDETE PURE UN PO' DI FIATO DOPO LE INCOMPRENSIBILI RIVELAZIONI DELLO SCORSO CAPITOLO! BE', IN EFFETTI NON TANTO INCOMPRENSIBILI... MOLTE DI VOI HANNO UN INTUITO CHE, CASPITERINA, MI HA LASCIATO COSì O.O
FATE SEMBRARE TUTTE LE MIE 'MIRABOLANTI INVENZIONI' DELLE COSE SEMPLICISSIME ANCHE PER BIMBI DI DUE- TRE ANNI! SIETE DAVVERO TROPPO BRAVE E LA COSA NON VA BENE! ù.ù
ALLE RISPOSTE ALLE RECENSIONI RISPONDERò DOMANI, DATO CHE ADESSO NON HO DAVVERO TEMPO!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO! =)
GRAZIE INFINITE ALLE 40 CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE, LE 10 TRA LE RICORDATE E LE 86 TRA LE SEGUITE! SIETE DAVVERO ADORABILI!!!!! *.*
NON PENSO DI AGGIORNARE PRIMA DELLA FINE DI DICEMBRE, PERCIò BUON CAPODANNO!!!!!!
TANTI BACI!!!
ELE 
   
 
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