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Autore: _AleAle_    01/01/2011    4 recensioni
SEQUEL DI "There's Just Too Much That Time Cannot Erase"
Ed ecco qui, come promesso, il seguito della storia.
Il Matrimonio di Lily e James, la nascita di Harry, l'Ordine della Fenice e le vite dei nostri personaggi fuori da Hogwarts.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'altra storia, un'altra vita'
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Saaaaalve :)

Eccoci quindi arrivati all'ultimo capitolo della storia.

Voglio ringraziare tutti, chi l'ha soltanto letta, chi l'ha inserita tra preferiti/seguiti/da ricordare, ma soprattutto chi l'ha sempre recensita! GRAZIEEEEEE :D

Detto questo, AUGURO UNO SPLENDIDO 2011 A TUTTI! e torno a dormire :p

Bacioniiii

Ale

Ps. La terza e ultima storia si intitolerà Ceneri Dal Passato, la pubblicherò entro metà mese.

Pps. ANCORA AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

 

22. Sette anni dopo

Luglio 1989

Notte.

Le onde si stagliavano dolcemente contro le pareti di Azkaban, il carcere di massima sicurezza nel Mare del Nord.

I prigionieri dormivano, o fingevano di farlo, sperando di trovare sollievo al clima di infelicità causata dai Dissennatori.

Solo pochi di loro avevano mantenuto un minimo di lucidità, e quei pochi, quella sera, sarebbero stati premiati per la loro perseveranza.

Il Marchio Nero si era scurito per la prima volta da sette anni e i Mangiamorte aspettavano di tornare finalmente dal loro padrone, sperando che avesse trovato un modo per vincere la morte.

A mezzanotte in punto, le porte delle celle si aprirono con qualche cigolio, permettendo a una decina di prigionieri di fuggire.

I Dissennatori li lasciarono passare e loro seppero immediatamente di avere altri alleati nella loro crociata per il Sangue Puro.

Fuori dal carcere, i Lestrange e Lucius Malfoy aspettavano i loro compagni a braccia aperte, pronti a cominciare la loro nuova missione.

 

James e Lily Potter cominciavano ad essere seriamente stufi di quella situazione.

Spesso e volentieri, in piena notte, Camille scivolava nel loro lettone, seguita da Harry poco dopo.

Non che gli dispiacesse che i figli volevano le loro coccole, ma ormai, a quasi 7 e 8 anni, difficilmente ci entravano tutti e uno dei due genitori doveva rinunciare e andare a dormire sul divano o sul letto di uno dei figli.

Quella mattina, diversamente dal solito, i bambini erano arrivati insieme all’alba e, se Harry si era buttato addosso al padre, Camille si era stretta alla madre.

“Buongiorno…” biascicò la madre, coprendo la figlia.

“Ciao mamma!” trillò lei.

“Che ci fate in piedi a quest’ora?” mugugnò il padre, con uno sbadiglio.

“Un gufo mi ha svegliato…” continuò la bambina.

“Un gufo?” domandò Lily “Con la posta?”.

Camille annuì.

“E lei ha avuto la bella idea di svegliare me…” aggiunse Harry stropicciandosi gli occhi.

I genitori, nonostante il sonno, si alzarono, coprirono i bambini e andarono nella cameretta della figlia, per vedere chi potesse mandargli la posta così di buon mattino.

Effettivamente, sul davanzale della finestra, c’era un gufo con una lettera legata alla zampa.

James la srotolò e l’animale gli beccò affettuosamente il dito.

“Viene da Hogwarts…” disse.

James, Lily,

stanotte c’è stata un’evasione di massa ad Azkaban, non si è ancora diffusa la notizia.

Nel primo pomeriggio terremo una riunione straordinaria dell’Ordine ad Hogwarts.

State in guardia.

Albus Silente

“L’Ordine?” domandò lei.

L’Ordine della Fenice era stato sciolto ufficialmente sette anni prima, quando Voldemort era stato sconfitto e i Mangiamorte incarcerati.

Da allora, tutti avevano ricominciato a vivere normalmente e non vi erano più stati seri pericoli.

Se Silente era preoccupato, ci poteva essere solo un motivo.

James sospirò.

“Si ricomincia…”

 

Il silenzio regnava in casa Black poichè nessuno, solitamente, si svegliava mai così presto.

Un bimbetto di cinque anni appena, i capelli corvini e gli occhi azzurri come il cielo, correva dalla sua stanza a quella dei genitori.

Aveva avuto un incubo, così era corso a cercare conforto da suo fratello Samuel, che senza tante cerimonie gli aveva detto di tornare a dormire.

Spalancò la porta della camera da letto e il rumore fece svegliare sua madre.

“Noah” borbottò Maya Black “che succede?”

“Ho fatto un brutto sogno” rispose quello con una vocetta piccola piccola, gli occhi sull’orlo delle lacrime.

“Vuoi dormire con noi?” domandò suo padre, accortosi della sua presenza.

Il piccolo annuì e si lanciò sul lettone, abbracciando la madre e richiudendo gli occhi.

Sirius Black rimase un attimo a fissare il figlio più piccolo con il sorriso sulle labbra, poi si ributtò sul cuscino.

“Papà!” chiamò Samuel con la voce impastata dal sonno dalla stanza affianco “un gufo sta bussando alla mia finestra!”

Il ragazzo guardò la moglie e lei lanciò un’occhiata a Noah che si era riaddormentato tra le sue braccia, usandolo quasi come scusa per non alzarsi.

Sirius sbuffò, poi andò nella stanza del figlio.

“Che c’è Sam?” chiese.

Il bambino allora indicò la finestra, senza aprire bocca e ficcando la testa sotto il cuscino.

Il padre aprì e prese la lettera dall’animale, che volò immediatamente via.

Lesse le poche righe di Silente velocemente poi, quasi involontariamente, lo sguardo gli andò a finire sulla porzione di giardino che si vedeva dalla stanza di Samuel, per assicurarsi che non ci fosse nulla, o meglio, nessuno.

Tornò in camera e vide che anche Maya si era addormentata di nuovo.

Non voleva farla agitare così presto quindi si vestì e scese a fare colazione, la lettera stretta in pugno, pronto a dire a sua moglie che i Mangiamorte erano tornati in campo.

 

Remus Lupin scese faticosamente le scale che portavano in soffitta.

Era stata decisamente la luna piena peggiore, da quando aveva iniziato a prendere la pozione.

Da qualche mese ormai, si era offerto di aiutare con la sperimentazione lo scienziato che stava cercando di mettere a punto la Pozione Antilupo, quindi aveva iniziato a trasformarsi in soffitta, senza i suoi amici ad aiutarlo.

Era arrivato a quella conclusione perché era stufo che gli unici soldi che girassero per casa fossero quelli che sua moglie guadagnava come Auror, poiché tutti avevano paura a dare lavoro ad un lupo mannaro.

Lei era assolutamente contraria al nuovo mestiere del marito, ma lui ribatteva che non si sentiva trattato come cavia, benché in cuor suo sapeva perfettamente di esserlo.

Entrò in camera da letto trascinando i piedi, pronto a buttarsi sul materasso e a dormire per una settimana intera, quando scorse un ciuffetto di capelli azzurri sul suo cuscino.

Ted, il figlio suo e di Ninfadora, doveva essere scivolato nel letto della madre durante la notte, perché diceva sempre che non voleva che la mamma rimanesse sola quando il padre incontrava Lunastorta.

Sapeva perfettamente della licantropia di Remus, ma non se ne era mai curato, chiedendogli piuttosto se un giorno o l’altro l’avrebbe portato a fare un giro sulle sue spalle.

La moglie dormiva beata a fianco a lui, con una mano posata sul pancione di sei mesi e l’altra sulla manina del bambino.

Quando Dora era rimasta incinta la prima volta, subito dopo essere uscita da Hogwarts, Remus si era odiato con tutto il cuore per essersi permesso quel periodo di felicità, poiché era certo di aver condannato suo figlio alla sua stessa condizione.

Aveva pensato di fuggire lontano dall’Inghilterra, ma James e Sirius lo avevano minacciato dicendogli che lo avrebbero scovato in capo al mondo, se solo ci avesse provato.

Nove mesi dopo, invece, era nato un bambino perfettamente sano, anzi, un Metamorphomagus proprio come sua madre.

Quando Ted aveva compiuto un anno, i due genitori si erano sposati ed erano andati a vivere vicino ai Tonks, poiché Andromeda diceva sempre di temere che sua figlia mandasse a fuoco la casa con la sua sbadataggine.

Erano passati sette anni e mezzo dal loro primo incontro e ora Ninfadora, un Auror affermato, e Remus, disoccupato cronico, aspettavano un altro bambino.

Mentre il ragazzo era immerso nei suoi ricordi, un gufo era volato sulla sua spalla attraverso la finestra aperta e lui aveva afferrato al volo la lettere che gli aveva lasciato cadere dal becco in mano, prima di volare via.

Leggendo le parole di Silente, capì immediatamente che il suo desiderio di dormire quanto voleva poteva anche andare a farsi benedire.

 

Ritrovandosi nell’ufficio di Silente, gli ex Malandrini e i Weasley scoprirono di aver avuto la stessa idea.

Tutti, infatti, si erano portati dietro i figli, poiché nessuno aveva voglia di lasciarli soli in casa con i Mangiamorte a piede libero.

Gli unici rimasti a casa erano Bill, Charlie e Percy, 19, 17 e 13 anni, i figli maggiori di Molly e Arthur che avevano già una bacchetta e che potevano scappare in caso di necessità, ma che non avrebbero fatto in tempo a smaterializzare anche altri quattro bambini.

Comunque, nello studio del preside regnava il disastro totale, con nove piccoletti che ridevano e gridavano qua e là.

“Papà! Papà! Papà!” urlò Harry eccitato “possiamo andare in giro per la scuola?”

“Si zio James dai! Dì di si!” esclamò Samuel.

“Non mi sembra che nessuno ti abbia dato il permesso Sam…” disse Sirius.

“Eddaiiiii papà!” pregò intanto Ted il padre.

“Solo se vi portate dietro Noah” promise Maya.

“Ma mamma!” ribattè il figlio maggiore “Noah è troppo piccolo! Non ci starà mai dietro!”

“E allora rimanete tutti qui” disse James.

“Va bene, viene anche Noah” esclamò Camille “ora possiamo andare?”

James, Sirius e Remus annuirono.

“Ma come faremo a controllarli? Finiranno in qualche passaggio segreto e dovremo andare a ripescarli ad Hogsmead” gemette Lily.

Il marito scosse la testa, dandole un bacio e tirando fuori una vecchia pergamena.

“La Mappa!” gridò Sirius “erano anni che mi chiedevo dove fosse!”

“Li controlleremo con questa” disse Ramoso.

Qualcuno si schiarì la gola alle loro spalle.

“Possiamo iniziare?” chiese un’impettita Minerva McGranitt.

Silente era seduto alla sua scrivania, ancora con il sorriso sulle labbra per lo spettacolo offerto dai bambini.

Alla sua destra c’era Alastor Moody, mentre alla sua sinistra Severus Piton.

Sirius e James si erano infastiditi nel vederlo lì, ma non avevano replicato.

“Bentornati” disse il preside con la sua voce profonda.

 

I bambini si fermarono davanti al gargoyle di pietra, indecisi sul da farsi.

“Ehi Sam! Dove andiamo?” gridò Harry.

“Andiamo nel parco!” suggerì Camille.

“Ma no, il portone sarà chiuso” ribattè Ron.

“Andiamo nel parco invece!” dissero all’unisono i gemelli Weasley “Bill ci racconta sempre della piovra gigante! Vogliamo conoscerla!”

“Io…io ho paura della piovra gigante…” borbottò il piccolo Noah.

“Sei proprio un piagnucolone” lo prese in giro il fratello, scompigliandogli i capelli e prendendolo per mano.

“Non possiamo andare al lago” disse saggiamente Ted “non mi va di finire nei guai”.

“Allora giriamo per il castello no?!?” esclamò Ginny “abbiamo tutta Hogwarts per noi!”

E così fecero, correndo in massa per il corridoio di fronte a loro.

 

“Ritengo che siano stati i Lestrange a farli evadere ma, come sempre, non abbiamo prove per dimostrarlo” disse stancamente Silente.

“Dobbiamo trovarli alla svelta” ringhiò Moody “prima che tornino a giocare come una volta”.

James, Sirius e Remus, intanto, oltre ad ascoltare, guardavano la Mappa del Malandrino, controllando lo sciame di bambini che gironzolava per il castello.

“Guardate! Stanno andando verso la torre, hanno già trovato la strada della Sala Comune” esclamò Ramoso ad un certo punto, a voce così alta da prendersi una gomitata da Lunastorta.

“Buon sangue non mente mai!” rispose orgoglioso Felpato.

 

“Ehi” esclamo Ted “quella è la Signora Grassa!”

“E’ l’ingresso per la torre del Grifondoro!” aggiunse Fred.

“Ehi signora, ci fai entrare?” domandò Ron, facendosi avanti.

Quella li fissò un attimo.

“Sapete la parola d’ordine?” chiese.

“Certo che no” rispose il bambino “ho solo 8 anni!”

“Allora rimanete fuori!” ribattè lei.

“Guarda che noi tra qualche anno noi saremo tutti smistati a Grifondoro!” esclamò Samuel, avanzando con Noah al seguito.

“E allora tra qualche anno entrerete!” rispose lei indispettita, sparendo dal dipinto.

“E adesso?” chiese Harry “dove andiamo?”

“Cerchiamo un’aula e sediamoci” suggerì Camille “poi decideremo”.

 

“Si può sapere che avete tanto da ridere?” sbottò la McGranitt, irritata per la poca disattenzione dei tre ex Malandrini.

“Nove marmocchi si sono infilati nella sua classe professoressa” rispose James “non so in che stato la ritroverà”.

 

George e Fred si sedettero su un banco, in prima fila, mentre dietro c’erano Harry e Ron.

Nell’altra fila c’erano Samuel e Noah, davanti a Camille e Ginny.

“Io direi di giocare qui dentro!” propose Ted, andando davanti a tutti.

“Non metterti a fare il professore come al solito, Teddy!” esclamò Samuel, scatenando le risate degli altri bambini,

 

“Guarda Remus” lo chiamò Sirius “tuo figlio si è seduto sulla cattedra, sospetto voglia improvvisarsi insegnante. Tutto suo padre”.

 

Ted fece una linguaccia al suo amico, poi si arrampicò sulla cattedra e vi si sedette, per poi chiedere agli altri se avessero qualche idea.

“Io ho fame!” esclamò Ron.

“Anche noi!” aggiunsero i gemelli.

Samuel allora scattò in piedi, con un sorriso trionfante sul volto.

“Io so la strada per le cucine!” urlò “Me l’ha spiegata papà, credo di saperci arrivare!”

In un attimo, i bambini correvano in corridoio dietro Samuel, pronti a ingozzarsi con tutto quello che gli elfi di Hogwarts gli avrebbero dato.

 

“Quindi dobbiamo ritrovare tutti i Mangiamorte” concluse Silente.

“Direi di organizzare subito le ronde” propose Moody, trovando tutti gli altri d’accordo.

I dieci seguaci di Voldemort andavano ritrovati, prima che qualcuno si facesse male.

“E i Lestrange?” chiese Sirius “Li lasciamo così? Liberi  e senza problemi?”

“Non abbiamo modo di accusarli…” disse il preside “possiamo solo aspettare che facciano qualche mossa falsa e si facciano scoprire in flagrante a compiere qualche malefatta in stile Mangiamorte”.

Felpato stava per ribattere, ma si fermò quando vide che nel camino si erano accese le fiamme verdi della Metropolvere.

Si guardarono tutti a vicenda, non mancava nessuno dell’Ordine, chi stava per arrivare?

Pochi secondi dopo, il volto di Bellatrix Lestrange comparve nella luce smeraldina, con un sorriso trionfante stampato sulle labbra.

Disse solo due parole, prima di scomparire.

“Stiamo tornando”.

  
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