Lapidi, Tombe e Non-Morti
In quella
buia e
rigida sera d’inverno, il cimitero era immerso nella quiete
più assoluta.
Tiranneggiando
crudelmente tra le lapidi, aleggiava nell’aria un innaturale
silenzio.
Lento e
flebile
come un sussurro strozzato.
Il silenzio
della
morte.
Nulla
riusciva a
porre fine al dominio della gelida ed inquietante calma che abbracciava
ogni
cosa.
La vita non
esisteva più.
Il vento non
soffiava.
La
vegetazione non
cresceva.
Nemmeno le
stelle
irradiavano con la loro brillante luce quel mero teatro, fatto di
lapidi e
mausolei.
Eppure, nel
cuore
di quella triste notte senza luna, un sinistro individuo procedeva
impettito e
deciso tra simulacri e croci in rovina.
Un uomo
sulla
settantina, alto e ben vestito, con barba e capelli bianchi, camminava
nel
camposanto alla ricerca di qualcosa.
Una cripta.
“Dovrebbe
essere
questa” pensò tra sé e sé,
fermandosi dinnanzi ad una maestosa cappella
funeraria; un cubico edifico corinzio, custodito all’esterno
da due robusti
angeli di pietra, posti, armati di spada, ai lati
dell’entrata, e, decorato, al
di sopra del portale, da una scritta alquanto lugubre e tetra:
Qui,tra le braccia della
morte, giace
il Re delle Ombre Anor Skiadow, detto Luce Nera, giustiziato
nell’Anno
Ventunesimo per esercizio di pratiche diaboliche e alto tradimento
verso l’Ordo
Magorum.
Possano i Cieli avere
pietà della sua
anima.
Senza
ulteriori
indugi, l’anziano figuro iniziò a salire gli
stretti scalini d’ingresso quando,
all’improvviso, la coppia di guardiani prese vita e gli
sbarrò la strada,
incrociando fragorosamente le lame delle spade all’altezza
del cuore.
“Se
di qui tu vuoi
passare…” esordì il primo con voce
atona.
“…il
dazio, prima,
devi pagare” concluse il secondo con lo stesso tono.
Ubbidendo,
il vecchio
afferrò la punta delle armi e le strinse con vigore,
finché copiosi rivoli di
sangue cominciarono a tingere il freddo metallo di un plumbeo color
porpora.
Con
impeccabile
rapidità gli angeli riassunsero la loro naturale posizione
e, nello stesso istante,
la porta della cappella si aprì, cigolando e sollevando una
consistente nube di
polvere.
Con un largo
sorriso l’uomo si osservò i palmi sporchi di
sangue e commentò:”Gli stregoni e
i loro trucchi… credono davvero che un incantesimo di
reclusione semplice come
questo possa fermarmi? Il sangue non è un problema per UNO
come me”
Non fece in
tempo a
finire la frase che subito i due profondi tagli sulle sue mani si
rimarginarono
ad incredibile velocità senza nemmeno lasciare una cicatrice.
“E
ora vediamo se
qualcuno è in casa” concluse ironico, entrando
nella cripta.
Date le
dimensioni
della struttura, non ci mise molto a trovare quello che stava cercando.
In fondo
alla
navata centrale si trovava una bara nera come la pece, posizionata
orizzontalmente
sopra una lastra di marmo.
Non perse
tempo.
La raggiunse
e
l’aprì senza alcuna fatica, contemplando con
soddisfazione la buona riuscita
della sua missione.
Davanti ai
suoi
occhi si trovava, perfettamente conservato, un ragazzo di non
più di diciassette
anni, contraddistinto da un abbigliamento alquanto insolito e
tenebroso: oltre
ad avere gli occhi coperti da una sottile benda scura, indossava abiti
di un
cupo color blu notte, tra i quali una felpa con cappuccio, dei jeans
attillati
e un paio di scarpe sportive, rivestiti da un lungo cappotto aperto e
sovrastati
da un largo panama bianco e nero, che schiacciava una folta massa di
ricci
capelli castani.
“E’
giunta l’ora,
caro Luce Nera…” esclamò, avvicinandosi
sempre di più, “…di ritornare alla
vita” concluse, quasi gridando, affondando con violenza i
canini nella
giugulare del defunto.
Subito il
cadavere
fu colto da convulsioni via via sempre più violente, poi,
quando il vampiro
mollò la presa, di colpo, s’irrigidì e
cominciò lentamente ad alzarsi dalla sua
postazione.
Al termine
di quel
macabro spettacolo, il giovane, pallido come un cencio, si
guardò intorno con
fare perplesso, finché, una volta in piedi, non si accorse
della presenza del
suo misterioso rianimatore che lo osservava compiaciuto.
“E
tu saresti?” chiese
serio.
“Perdona
la mia
poco ortodossa scortesia” disse il vecchio con un inchino,
“Il mio nome è
Bartholomew Blackbat, Capo Sanguinario dell’Oscura
Baronìa; immagino che tu
voglia conoscere la ragione della mia venuta in questo sacro
luogo”proseguì,
presentandosi.
Sgranchendosi
il
collo, il ragazzo rispose: ”Veramente mi stavo chiedendo cosa
mi impedisse di
farti a pezzi e di andarmene da questa topaia”
Con fare
provocatorio l’uomo evidenziò:
“Spietato, crudele e senza cuore; sei proprio degno
della tua fama, le storie sul tuo conto non ment…”
“Alle
corte,
vampiro! Dimmi perché hai interrotto il mio riposo e lascia
perdere il mio
passato” replicò seccato, interrompendolo
bruscamente.
“Mi
interessa
eccome il tuo passato invece” fu la risposta,”Il
mio obbiettivo è quello di
spodestare lo Stregone Supremo e solo tu, con i tuoi poteri e la tua
conoscenza,
sei in grado di aiutarmi”
“Perché
dovrei
farlo? Cosa potresti mai darmi tu, vetusto Non-Morto assetato di
potere?”
“Quello
che ti
offro, illustre Re delle Ombre, non sono terre, donne o ricchezze;
quello che
ti offro è la vendetta; la vendetta verso coloro che ti
hanno tradito; la
vendetta verso l’Ordo Magorum; ora che anche tu sei un
vampiro, valuta con
attenzione la mia proposta e, semmai dovessi accettare, sai dove
trovarmi”
Detto
ciò, Blackbat
scomparve nel nulla, lasciando lo stregone solo.
Solo con i
suoi
pensieri.