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Autore: carrozzella    09/01/2011    0 recensioni
Anno 1214. Fine Battaglia di Bounvines, tra Francesi e fiamminghi, ossia inglesi.
Due ragazzine si trovano intrappolete nella storia, etichettate come temibili avversarie e ora prigioniere, ma...
Questa è una ff mia e della mia amica, spero vi piaccia!!
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Emh...scusate il raccapricciante ritardo...abbiamo avuto problemi con Pc e non potevamo usarlo....ci scusiamo e buona lettura! capitolo 3 prontooooooo! Prima prova – Alla morte.

Nadia fissava con ostinata insistenza i mattoni della cella, e ormai aveva dato un nome ad ognuno di essi.
Mo camminava avanti e indietro come un’ossessa, brontolando parole in una lingua sconosciuta, mentre a scatti scalciava per aria.
Gli altri prigionieri si erano già abituati a loro, senza contare (e per fortuna) che parte della parete era murata.
-Nadia.-
Mo stava sclerando.
-Moriremo tutti, si lo so, non ti preoccupare.-
-Ma io non voglio! Sono ancora giovane! E senza contare che non riesco nemmeno a tirare fuori la spada dal fodero!!-
Detto questo ci provò con scarso successo, con l’unico risultato di esser caduta per terra e aver imbrigliato le fibbie dei guanti con la spada.
Nadia la lasciò perdere, e si mise a parlare con l’arco.
-Senti, devi aiutarmi, va bene?-
Inutile dire che l’arco non rispose.
La disperazione fa brutti scherzi. Tutte e due le ragazze stavano ripensando al segretario che sarebbe venute a prenderle. Il naso adunco e la sua “viscidezza” non davano affatto sicurezza. Poi, il ragazzo coi capelli rossi a Mo faceva venire il nervoso solo a guardarlo. Aveva notato anche un altro ragazzo, fuori dalla porta, seduto su una sedia. Ridacchiava fra sé, mentre aspettava Hanry, almeno sembrava fosse così.
Monica ricordava appena una chioma scura e l’armatura con il drappo azzurro e giallo.
Le due ragazze sentirono dei passi pesanti provenire dal corridoio che portava alle celle.
-Oddio è ora- Disse Mo in preda al panico.
-Sta tranquilla al massimo moriamo-
Quando le guardie si affacciarono alla cella con un ghigno stampato in volto Mo cominciò a schiamazzare maledizioni in tutte le lingue che conosceva, mentre Nadia semplicemente pregava.
Il giorno prima erano a casa a fare la bella vita, mentre ora dovevano ammazzarsi contro dei soldati medievali. Bene.
Aprirono la prigione, e presero le due carcerate legandole, mentre le trasportavano quasi di peso ai piani più alti.
Tranne qualche borbottio da parte delle due non ci furono intoppi e presto furono davanti a quella grande porta che le guerriere avevano imparato ad odiare.
Durante il tragitto, Nadia aveva osservato ammirata i molteplici quadri, raffinati, sfarzosi, accostati ad una parete sobria o di legno. Non le sarebbe dispiaciuto vivere lì.
Dall’entrata uscì un ragazzo a loro sconosciuto, ma che Mo aveva intravisto un momento prima.
Sarà stato anche lui di 16 anni, o di più. Corporatura robusta, alto. Ci guardava dall’alto in basso, attraverso le iridi azzurre. Si passò una mano tra i capelli corti e scuri, mentre ci apriva la porta ridendo.
Nadia lo osservò per un istante, per poi girarsi verso l’amica.
-Guarda che faccia ha questo.-
Lo fissò ancora.
-è un delinquente, vedi che ci fa fuori.-
Mo non fece a meno che soffermarsi sulla sciabola che il cavaliere portava allegramente sul fianco sinistro.
Non fece in tempo a vedere che blasone avesse che si ritrovò davanti uno sguardo smeraldino che odiava.
-Henry, ma che piacere, non potevi ammazzarti durante la nostra assenza?-
Questo la fissò stranito, strabuzzando gli occhi.
Già la situazione era grave, se poi Mo rispondeva così al loro carnefice …
-No, voleva dire, Buongiorno.-
Nadia si affrettò a correggere l’amica, che grazie al cielo aveva solamente bisbigliato.
Il cavaliere Francese le fissò ancora male senza, però, dire niente.
Ancora circondate dalle guardie le due ragazze vengono portate al centro della stanza.
-Me lo sento qui crepiamo subito- Mo di sicuro non era molto tranquilla.
-Che ottimismo Monica mi riempi il cuore- Bisbiglio Nadia per non farsi sentire.
Mo non la ascoltò e andò avanti a parlare –Nadia, senti, voglio che tu sappia che ti voglio un mondo di bene-
-Anch’io te ne voglio ma avrei immaginato il giorno della mia morte un po’ diverso ... che ne so ... io vecchia sul mio letto circondata da persone che amo ... sta tranquilla, ci sei anche tu-
Dopo alcuni minuti di silenzio Henry si decise a parlare – Allora, nel caso non vi ricordiate delle regole del gioco vi rinfresco la memoria! La gara consiste in tre prove che, naturalmente, se volete restare vive dovrete superare. Oppure dovrete dimmi i progetti dell’Inghilterra.-
Le due si guardarono. Come facevano a rivelargli cose che non sapevano?
Il francese ricominciò a parlare –Allora vi do un’ultima possibilità! Ditemi tutto e verrete risparmiate-
-No grazie oggi non ne ho voglia-
Henry assottigliò gli occhi, mentre accarezzava non molto docilmente la frusta e l’elsa della spada.
Nadia fulminò con lo sguardo Monica. Diamine, già erano nella merda se poi lei saltava fuori con queste battutine spiritose si potevano già dichiarare morte e sepolte.
-Posso considerarlo un no! Perfetto prima di iniziare la prova vi voglio presentare un mio caro amico, sarà lui a tagliarvi la testa se non superate le prove- Un ghigno si stampò sulla sua faccia.
Alle due amiche si avvicinò lo stesso ragazzo che prima aveva aperto la porta.
-Henry permettimi di presentarmi, il mio nome è Paul Voldeire. Sono molto onorato di conoscere due leggende come voi, non credevo alla vostra esistenza. Sapete, è stato un colpo basso sapere che siete donne-
Disse, sempre con quel sorrisetto da sbruffone sulla faccia.
-Se sei davvero così lieto di conoscerci perché ci uccidete?- Chiese Nadia.
-Forse per  il semplice fatto che sono ancora più lieto di uccidervi con le mie stesse mani, e poi volevo fare un piccolo favore al mio vecchio Henry-
Disse facendo un cenno all’amico. Nadia fece una smorfia, dire che quei due erano vecchi era tutto un dire.
-Bene! Adesso che vi siete presentati possiamo iniziare la prima prova-    
Così detto i quattro si incamminarono verso il campo dall’allenamento. Per le due quel tragitto fu interminabile. Una tortura. Una specie di “Miglio”. L’ultima passeggiata poco piacevole che avrebbero fatto in quella vita. Diciamolo, non sapevano usare né la spada né l’arco e di sicuro non avevano la minima idea dei progetti dell’Inghilterra sui vari possedimenti e artiglieria militare.
Camminarono fino a trovarsi davanti ad una porticina su retro del forte. Superata l’uscita i quattro ragazzi e le guardie si ritrovarono di fronte ad un immenso prato interrotto da recinzioni dove i vari guerrieri si allenavano.
Mo era molto interessata. Gli era sempre piaciuto il Medioevo, e per lei quel posto era come un parco giochi, se non fosse che a distanza di poche ora sarebbe andata all’altro mondo.
Il giovane gruppo entrò in una delle numerose cinte, anche se questa sembrava molto più lunga delle altre, e proseguiva attraverso i boschi. Come se fosse una pista da corsa.
 Quando arrivarono esattamente al centro della pista Henry iniziò a parlare.
-Allora la prima prova consiste in una  corsa di 400m, un piccolo tratto è anche nel bosco-
Le due amiche si guardarono terrorizzate. 400m; ma erano pazzi? Nel Medioevo potevano essere addirittura POCHI ma per due ragazzine del XXI secolo, per giunta non atlete... No, forse le volevano morte e basta.
Henry continuò a parlare –Solo una di voi parteciperà a questa sfida, quindi vi consiglio di scegliere accuratamente- Disse sempre sorridendo. -Il vostro avversario sarà il campione in carica François.-
-Bene, Monica... è naturale chi sia quella che deve correre- Disse Nadia sicura di sé.
-Chi?- Chiese Monica.
-Tu!-
-Dove? Cosa? Quando?-
-Ma si Mo, lo sai benissimo che tu sei la più atletica delle due, e poi io mi sono fatta male al braccio- Disse Nadia con gli occhi versione “CUCCIOLO FERITO CHE HA BISOGNO DI COCCOLE”.
-Guarda che si corre con le gambe, mica con le braccia-
-Dio santo, questi sono solo dettagli! E poi sta’ tranquilla che ho un piano perfetto per farti vincere-
 -E quale sarebbe?-
-Ehm ... se te lo dico non è una sorpresa!- Una scusa più patetica non poteva trovarla.
Hanry si avvicinò con il suo solito passo fiero.
-Avete deciso chi di voi due sarà la sfidante?- Il suo tono era sempre pieno di presunzione ed arroganza, cosa che Monica odiava.
-Certo! Sarà il capitano- disse Nadia saltellando felice di non essere la prima.
Hanry fissò male la sfidante. –Vuoi correre con l’armatura?- Un ghigno gli apparve in volto.
Mo diventò bianca al solo pensiero. Non era capace di muoversi con quella roba addosso, figuriamoci di correre.
-Ma certo che no!- Sbraitò. Il francese la fissò stavolta dubbioso.
-E se la tolga, allora.-
Merda. E chi era capace di togliere un’armatura medioevale? Senza contare il fatto che non sapeva bene cosa aveva sotto quella ferraglia. Bhè...di sicuro non poteva dire di non saper togliere l’armatura. Chissà come avrebbe riso quell’idiota! Magari avrebbe perso anche l’aura di “semi-terrore” che riusciva a far suscitare nei nemici. Dovette davvero pensarci un po’ su prima di rispondere al cavaliere.
-Pretendo che un servo me la tolga.-
Rennes si mise una mano sulla faccia per poi bisbigliare un “la frase è ambigua, Mo.”
De Laci ridusse gli occhi ad una fessura, mentre con un gesto della mano chiamò la servitù.
Si fece avanti un ragazzo smilzo, con la faccia però piena e abbronzata. Si inchinò al suo signore per poi avvicinarsi a Mo. Bhè, era un’armatura normale, come tutte. Incontrò lo sguardo freddo della ragazza una sola volta.
-Stai attento a dove metti le mani, te.-
Nadia intanto ridacchiava fra sé, cercando di non farsi vedere dall’amica. Notò che anche lei sotto l’armatura aveva pressappoco i suoi vestiti, solo più leggeri, con un grande blasone rosso e nero stampato sul petto.
-Spero sia soddisfatta, ora.-
-Tenete la mia armatura come si deve.-
E, mentre Mo si stava mettendo in posizione, maledì mentalmente la sua amica.
 –Questa me la paghi arciere dei miei stivali-
-Ti sbagli mi ringrazierai- Così facendo andò a prendere gli avanzi di cibo posti di fianco alla gabbia dei cani e, senza farsi vedere, mise del sangue della carne cruda sulla maglietta (se si poteva definire così) di Mo.
Stranamente, Nadia, era sicurissima che la sua amica avrebbe vinto.
François si avvicinò all’avversaria e le porse la mano.
-Che vinca il migliore.- Disse.
Ma va a quel paes...
Pochi secondi dopo sentì della bava appiccicosa sulla sua mano. Un ringhio sommesso, appena dietro di lei.  Vide che anche il suo avversario si allontanava piano, e dopo una “delicata” emh... “leccata” sulla schiena, decise di girarsi. Era una specie di alano, quasi più grande di lei. Inutile dire che cacciò un urlo per poi partire a razzo. Non avevano nemmeno dato i via, e lei era già in testa. Probabilmente durante la corsa non pensò cosa fare alla sua amica dopo quel Grande piacere, ma anche dopo che ebbe tagliato il traguardo come vincitrice si ricordò poco di ciò che era successo. Infatti non si fermò alla fine della corsa, no. Entrò nel castello, chiuse le porte, prese una sedia e si affacciò alla finestra vicina urlando che avrebbe squartato il cane se si fosse avvicinato.
Inutile dire che Rennes Rideva.
Delle guardie la convinsero a lasciare giù la sedia, e dopo aver rinchiuso il cane portarono fuori la ragazza. Questa, appena vide l’amica, le si avventò contro con l’intento di ucciderla.
-Ma cosa vuoi? Hai vinto! L’ho fatto per il tuo bene!-  Mo si ripeté di non fare scenate, anche se una morte premeditata da parte della sua amica avrebbe dovuto farla incavolare un po’.
Si girò verso il francese, il suo sfidante.
-Complimenti, io...-
-Ma sta zitto va!-
Dopo aver salutato cordialmente François si rivolse a Hanry.
-Giuro che se non mi abbuoni questa ti uccido.-
Questo, che era rimasto a guardare la corsa a bocca aperta tutto il tempo, riuscì solo ad annuire.
Mentre le due ritornavano in cella per passare il resto della serata Nadia iniziò a parlare –Monica, non so ancora come hai fatto a vincere-
-Io lo so perfettamente! Sai qualcuno di molto furbo mi ha spalmato sui vestiti del sangue puzzolente, ritrovandomi così a correre con un alano, e dico un alano, affamato e in ottima forma- Disse Mo seccata.
-Ma insomma cosa ti lamenti! In fondo un capitano deve essere capace di superare ogni difficoltà-
-Si, e domani toccherà a te utilizzare le tue qualità fisiche, chissà forse con un cane di fianco- Si poteva anche dire che Monica non aveva ancora perdonato l’amica che se la rideva di gusto.
-E va bene, ritorniamo in cella. Abbiamo vinto, è questo ciò che conta.-
-Hey, son quasi morta...almeno un po’ di ringraziamento!-
-va bene, hai vinto. Ma adesso cambiamo discussione! Ho fame.-

  
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