Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: sugaredtea    12/01/2011    2 recensioni
Fu quel giorno che capii che la mia non era semplice attrazione, ma era qualcosa di più. Lo sentivo distante, ma anche incredibilmente vicino; c’era qualcosa in quel ragazzo di proibito, una cosa che si portava nel cuore e gli provocava rancore. E poi c’era il fatto che era incredibilmente particolare, bello come un Dio. Quanti ragazzi esistevano con tale raffinatezza, con lineamenti così perfetti e occhi come i suoi? Io ne conosceva uno. E quello mi bastava.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I mesi passarono in fretta.
Malfoy, con la scusa di doversi allenare per il Quidditch, non si presentava alle lezioni in comune coi Grifondoro, e ciò contribuiva a farmi stare bene. Poi c’era il fatto che io e Ron avevamo finalmente fatto pace; dopo aver subito quella specie di avance di Draco, ero talmente scioccata che, entrata in Sala Comune, l’avevo trascinato in un angolo e mi ero fatta raccontare tutto. Parlammo fino a notte fonda. Harry, che mi si era affezionato ancor di più durante quel periodo di lite tra me e Ron, confidò di sentirsi davvero meglio ora che non doveva sprecare tempo a spiegarmi quanto importante fosse che tornassimo amici.
Entrai in Sala Grande appena in tempo per evitare Goyle, Tiger e – mi riempiva di rancore al solo pensiero – Malfoy. Quando incontrò il mio sguardo, la mia pelle fu perforata da minuscoli pezzi di ghiaccio provenienti dai suoi bellissimi occhi. Non c’era la minima traccia della dolcezza dell’altra volta, e dopo mesi di riflessioni mi arresi all’idea che un Malfoy non potesse avere un cuore. Sospirando, pensai a quanto era stato credibile quel pomeriggio, e mi venne un fremito ripensando alle parole che aveva usato. Mia piccola Hermione. Distolsi lo sguardo, sicura di aver toccato un tasto proibito. Mi girai verso il tavolo di Grifondoro, pronta a salutare chiunque mi stesse davanti. Harry. Automaticamente sorrise, mentre masticava un pezzo della sua salciccia. Sorrisi di rimando, e mi sedetti accanto a lui. Notai nei suoi occhi un accenno di sospetto; sicuramente non era l’unico ad aver notato la strana reazione avuta da me al passaggio di Malfoy, ma degli altri non mi preoccupavo minimamente.

“Ciao”, dissi con la voce spezzata. Con la coda dell’occhio mi voltai nuovamente verso Draco e, con mio grande imbarazzo, notai che veniva verso di noi, studiando ogni mio movimento. Harry borbottò qualcosa e quando notò il mio viso leggermente arrossato rivolse lo sguardo verso Malfoy.
“Cosa sta succedendo tra te e quel coso?” disse Ron, che prese posto accanto a Ginny con aria disgustata. Lo guardai severa.
“Insomma, Ron! Sarà pure una persona orribile, ma non chiamarlo coso. Chiamalo Dr…Malfoy. E poi cosa pensi stia succedendo? Sempre la solita storia. Io odio lui, lui odia me. E sai bene che ogni tanto quelle sue occhiatacce mi mettono un po’… a disagio” dissi tutto cercando di non guardare i miei due migliori amici in faccia, concentrandomi sui riflessi dei capelli di Ginny. Anche lei mi guardava, ma più che sospettosa, era curiosa. Forse l’idea che da un po’ di tempo lo chiamavo Draco Malfoy invece che verme viscido e schifoso non l’avrebbe scioccata più di tanto. Sentii la sua divisa scura sfiorarmi i capelli, e respirai a pieni polmoni quel fantastico profumo esotico proveniente dal biondo. Non ebbi il coraggio di girarmi, sicura di creare sospetti e ulteriori nervosismi tra me e Malfoy. Lo feci solo quando la sua voce – sarcastica e asciutta – fu vicina quasi al mio orecchio, e quando ebbi constatato che anche Harry, Ron, Neville e Dean lo guardavano.
“Ci vediamo dopo, perdenti.” Lasciai che il suo alito mi accarezzasse il viso, fresco e dal profumo di menta, in preda all’agonia. Rivolse uno sguardo fugace verso tutti i presenti e, soffermandosi qualche secondo in più su di me, fece segno a Theodore Nott, Pansy Parkinson, Tiger e Goyle di seguirlo, e sparì tra la folla.
Mangiai lentamente, meno vogliosa che mai di raggiungere l’aula di Piton. Mi resi conto troppo tardi di essere nel panico: dopo praticamente tre mesi, avrei dovuto nuovamente subire un’ora intera con Malfoy nella stessa aula. Ma mi sentii decisamente meglio quando ricordai di avere due migliori amici e il povero Neville a occupare il mio tempo. E stavolta, finalmente, senza dover sentirmi ripetere le stesse cose. “Torna amica di Ron, sii matura, torna da Ron” e cose simili. Harry si alzò ancora preso a discutere con Seamus, che si era appena unito al pranzo, di ciò che aveva appena fatto Draco. Continuavo a guardarlo male, perché utilizzava termini a dir poco offensivi.
Ron imitò Harry, alzandosi. Salutammo gli altri e uscimmo.
“Harry, dovresti proprio controllare i termini che–”
“Hermione, per la barba di Merlino! Non fai altro che difendere Malfoy” disse, rigido. Lo guardai scioccata, e prima che potessi aggiungere qualcosa gonfiò il petto, imitando la mia voce. “Ma insomma, Ron! Non chiamarlo coso! Harry, controlla i termini! Non trattate dracuccio mio male, per l’amor del cieeelo!” Harry ridacchiò, cercando di non farsi notare. Lo fulminai, e lui smise. Mi rivolsi nuovamente verso Ron, con gli occhi pieni di lacrime. Smise di imitarmi, ma continuò a guardarmi con aria di sfida.
“Non osare imitarmi! E non l’ho mai chiamato dra..dracuccio!”
“Oh, Mione. Non ne fare una strage, è uno scherzo…”
“No, Harry. Questo si chiama prendere in giro, non scherzare” mi girai, ma Harry mi afferrò delicatamente il braccio, sussurrando di calmarmi. Con uno strattone mi liberai, e percorsi agilmente gli ultimi passi che mi distanziavano da Piton.


Entrai a passo controllato, con l’aula ancora mezza vuota. Trovai un banco vuoto accanto alla finestra, e mi sedetti lì. Tirai fuori dalla borsa il mio tema sulla pozione Felix Felicis, e aspettai l’arrivo di Piton. Sentii i sussurri di Harry e Ron, appena entrati, che per rispetto si sedettero lontano da me. Qualcuno ridacchiò alle mie spalle, e girandomi trovai Pansy Parkinson, Draco Malfoy e Gregory Goyle. La ragazza prese a squittire.
“Oh, oggi Potty Potter e Lenticchia Weasley non ti parlano, eh? Sei sola, eh?” Goyle rise un po’ più forte, ma Draco si limitò a sorridere malignamente. Posò la sua borsa e i suoi libri sul banco, voltandosi verso i suoi due amici, completamente storditi da ciò che aveva appena fatto. Io guardavo la sua borsa, confusa. Cosa voleva fare?
“Ci vediamo dopo, Goyle. Pansy”. La ragazza lo guardò come se fosse pazzo, ma annuì e si allontanò lentamente. Goyle fece un semplice cenno con la testa e se ne andò. Lo guardai, scioccata.
“Che vuoi?”
“Non lo vedi, Granger? Voglio seguire una lezione di Pozioni decentemente. È un buon posto, questo”, disse, guardando fuori dalla finestra. Si voltò verso di me, e arrossii un po’. “E tu cosa fai qui? Mi hanno detto che te e Weasley siete tornati migliori amici.. bene..”
“Io e Ron abbiamo appena litigato”. Non sapevo il preciso motivo per cui glielo stavo dicendo, e nemmeno perché la sua faccia assumeva improvvisamente un’espressione rilassata.
“Oh” disse. Non parlò più, perché la porta si aprì ed entrò Piton. Posò lo sguardo su me e Malfoy, nello stesso banco. Non sembrava disgustato. Più che altro, sembrava perso, immerso nei pensieri. Rivolse nuovamente lo sguardo verso il resto della classe.
“Tirate fuori i vostri temi, e con velocità. Non ho tempo da perdere” disse, e si avvicinò al mio banco. Ritirò agilmente il mio tema e quello di Draco che, notai con invidia, aveva una grafia chiara e raffinata. Decisi di non tirar fuori alcun foglio d’appunti per evitare di fare una pessima figura.
“Non pretenderai che io ti lasci copiare i miei appunti, Granger” disse con disappunto, notandomi senza carta e penna. Lo guardai acida, e con una smorfia tirai fuori l’occorrente. Mi nascosi dietro al calderone, in modo da non farmi notare. Piton, senza aggiungere parola, picchiettò con la bacchetta sulla lavagna. Distillato della Morte Vivente: elementare.
“Al lavoro”.
Presi l’occorrente per preparare la mia pozione. Presi il libro, ricordandomi improvvisamente di una cosa. Avevo ragione. “Professor Piton, la pozione impiega troppo tempo per–”
Draco mi spinse delicatamente, e mi girai inorridita. Portò un dito davanti alla bocca. Seguii il consiglio: d’altra parte era il rappresentante di Serpeverde, Malfoy doveva conoscere i modi per accontentare Piton. Intanto il professore aveva alzato gli occhi neri dal suo libro di approfondimento sulle Arti Oscure e le difese. Lo posò sulla scrivania, avanzando a passo controllato verso di me. Lo guardai avvicinarsi e sospirai, impaurita.
“Voglia di parlare, Granger?” disse, puntando gli occhi su Malfoy, per tornare a guardarmi con amarezza. “Forse non ti è chiaro che io sono un professore, e la durata di tempo per terminare una pozione la conosco, e sicuramente anche meglio di te. Meno dieci punti a..” Fece per girarsi, ma Draco alzò la voce per farsi sentire.
“Professore, lasci perdere la signorina Granger. Ho esposto questo dubbio ad alta voce, e lei è stata così gentile da chiedere a lei, professore, una conferma”. Lo guardavo, senza parole. Il modo in cui parlava con i professori era diverso, e lo notai bene. O almeno con il professore della sua casata non aveva lo stesso atteggiamento strafottente che usava con quelli di Grifondoro, Tassorosso e Corvonero. Lo vidi esitare, per poi aggiungere con un filo di voce: “forse dovrebbe togliere i punti a Serpeverde”. I Grifondoro non ci credevano, i Serpeverde sembravano infuriati. Io ero semplicemente imbarazzata: se ne avessi avuta la possibilità, sarei scappata da quell’aula.
Piton si limitò a tossicchiare, per poi mormorare: “a fine lezione ti devo parlare, signorino Malfoy”.
Draco annuì, con gli occhi rivolti verso il suo calderone. Rialzò gli occhi quando sentì i passi di Piton allontanarsi, e sospirò. Ero rimasta a guardarlo allibita per tutto il tempo. Mi risvegliai dal coma, e gli rivolsi una sguardo severo. “Hai idea di cosa hai appena fatto? Non te la farà passare liscia. Non dovevi farlo, Malfoy, non siamo nemmeno amici!”
“Ma come, invece di ringraziarmi di averti salvato la pelle mi fai la ramanzina su quel che è giusto e quel che non lo è?” disse, sorridendo beffardo e aggiungendo ingredienti e mescolando. Poi, vedendo con la coda dell’occhio la mia faccia contratta, si girò verso di me. “Oh, andiamo, Hermione!” ebbi un fremito quando pronunciò il mio nome. Senza tutta quella maschera di freddezza, la sua voce era così piacevolmente calda e controllata, che sentire il nome Hermione mi fece sentire incredibilmente attratta dal mio nemico. Era come essere sotto maledizione Imperius. Mi venne quasi l’istinto di controllargli le tasche, per controllare che non ci fosse veramente una bacchetta a modellarmi. “Piton non perderebbe mai l’occasione di umiliare un Grifondoro, ma un Serpeverde proprio no” disse, spostando lo sguardo sulla lavagna. “E’ come tradire il proprio sangue, non credi?” abbassò la voce, in modo che solo io potessi sentirlo. “Proprio come sto facendo io, in questo momento. Proprio come sto facendo con te, Hermione”.
Non intesi l’intero significato allora, perché avevo sempre pregiudicato Draco Malfoy. La presi come un’offesa. Ma in cuor mio sentivo che tutto quel cambiamento c’entrava qualcosa, e molto probabilmente non ero l’unica ad essermene accorta. Sentivo gli occhi pungenti dei miei migliori amici sulla schiena, che perforavano la pelle. Ma ero troppo orgogliosa per prendere coraggio e girarmi a controllare. Così mi limitai a fissare rapita la guancia del biondo, velata di un color roseo. Ridacchiò ancora, e lo guardai imbronciata. Ogni volta che assumevo espressioni ebeti grazie ai suoi colpi di scena lui distoglieva lo sguardo e rideva. Suonò la campanella di fine lezione, e mi alzai lentamente. La mia pozione era terminata con successo, ma non ero molto felice di dovermi avvicinare a Piton. Decisi di aspettare fuori dall’aula Draco, per sapere cosa gli aveva detto. Così consegnai con cautela la mia fialetta, senza guardare il professore in faccia. Vidi il ragazzo consegnare per ultimo, e chiusi la porta della stanza, guardandolo allarmata.
Fu quel giorno che capii che la mia non era semplice attrazione, ma era qualcosa di più. Lo sentivo distante, ma anche incredibilmente vicino; c’era qualcosa in quel ragazzo di proibito, una cosa che si portava nel cuore e gli provocava rancore. E poi c’era il fatto che era incredibilmente particolare, bello come un Dio. Quanti ragazzi esistevano con tale raffinatezza, con lineamenti così perfetti e occhi come i suoi? Io ne conosceva uno. E quello mi bastava.
Mi sedetti a terra, vicino alla porta dell’aula. Dieci minuti. Trenta. Quaranta. Un’ora. Mi sentii morire; che stava succedendo là dentro? Uno e un quarto. Uno e venti. Uno e mezza. La porta si apre. Mi alzai in piedi con velocità allarmante, pulendomi la veste dove mi ero seduta. Lo vidi uscire dall’aula del professore, e ciò che vidi non mi piacque. Guardava a terra, cupo. Chiuse la porta dandomi le spalle, e sospirò. Non si accorse della mia presenza, sino a quando non parlai.
“Allora?”
Si girò meccanicamente, e mi fissò per parecchi minuti, in silenzio. Sorrise; non sembrava vero, ma almeno era rilassato. Si avvicinò lentamente.
“Te l’avevo detto che non mi avrebbe fatto niente. Sono Serpeverde, no? E tu, Hermione Granger, non dovresti essere qui”, disse, con gli occhi leggermente più accesi per il divertimento. Fissai le sue labbra, e morsi le mie. Di nuovo quell’attrazione forte.
“Io non lo farei, Granger”. La sua voce era diventata un sussurro, e quando distolsi lo sguardo dalle sue labbra così invitanti, notai che eravamo vicini – una vicinanza allarmante. Poi, senza preavviso, fece uno delle sue uscite da smorfioso e se ne andò. Rimasi a fissare la porta dell’aula di Piton, delusa e spaventata allo stesso momento. No, niente Sala Grande.




“Cosa stai facendo?”
Mi girai di scatto. Harry mi guardava interrogativo. Ero talmente presa a cercar di indovinare cosa c’era che non andava con l’espressione di Draco che non mi accorsi di essermi incantata davanti al fuoco. La sala si era riempita. Boccheggiai, ma non mi uscì niente.
“Perché parli con Malfoy?” disse, avvicinandosi.
“Non sono affari tuoi, mi pare.”
Si avvicinò ancora.
“Perché lo guardi con quell’espressione strana? Assente?”
“Lasciami stare, Harry”. Sprofondai nella poltrona, spaventata da quanto si era avvicinato. Per pochissimo il mio naso non toccava il suo. “Cosa vuoi fare?”
“Hermione..” non finì la frase, cancellando quei pochi centimetri di distanza rimasti. Le sue labbra si posarono delicate sulle mie. Strizzai gli occhi, e sentii le sue braccia cingermi i fianchi. Automaticamente cercai di scostarmi, ma aveva una presa forte. Mi divincolai per diversi secondi, e lui, rassegnato, si staccò. Lo guardai allibita. Quando il suo sguardo si posò su di me nuovamente, mi voltai verso Roger Davies, imbarazzata. A sua volta, Roger tornò a guardare verso i suoi amici (che avevano preso a parlare animatamente su quanto sarebbe stato divertente far infiltrare uno Snaso nell’ufficio di Piton. Erano così falsi che vidi Roger scoccare parecchi sguardi allarmati verso di me – non osai pensare al noi) e a sorridergli, cercando di sembrare disinteressato. In realtà tutti i Grifondoro avevano puntato gli occhi su di noi. Tutti tranne Ron, che rivolgeva sguardi cupi verso Harry. Il che era prevedibile; avevamo da poco fatto la pace, e lui probabilmente ancora non mi aveva dimenticato. Poco importava: io non avevo dimenticato il suo bel bacio con Fleur. Che, per la cronaca, mi mandava da tre mesi gufi di scuse, col tutto che le continuavo a rispondere che non era colpa sua e che non ero arrabbiata con lei. Aspettai qualche secondo, prima di girarmi nuovamente verso Harry. Non mi aveva ancora lasciato; aveva solo smesso di cercare di baciarmi. Mi guardava, leggermente scosso anche lui. M’implorava “scusa” in un sussurro.
“Non ti scusare Harry. Per favore, non ti scusare” dissi, rivolgendo preoccupato lo sguardo ai miei fianchi. Anche lui guardò nella mia direzione e, incontrando il mio sguardo, annuì e lasciò meccanicamente la presa. Mi sentii respirare di nuovo, ma sentivo il bisogno di riavere le sue braccia addosso: non riuscivo a reggermi in piedi. Gli feci un buffo cenno, a metà tra lo “scusa” e il “ci vediamo dopo”. Mi girai, e uscii dalla sala. Mi buttai contro il muro. Ci riflettei attentamente. C’era qualcosa che non mi quadrava. Qualcosa che stavo trascurando.
Un’ora dopo mi ritrovai in Sala Comune a urlare contro Harry.
“SPORCO SCHIFOSO VERME! Come ti permetti di usarmi in questo modo? Non sarai tu a farmi smettere di rivolgere la parola a Draco Malfoy!”
Non lo lasciai replicare. Girai i tacchi, percorrendo più velocemente che potevo il dormitorio femminile. In momenti come quelli mi sentivo incredibilmente fortunata a conoscere Ginny, la quale si subì qualche cazzotto sulla spalla e tante, troppe lacrime.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sugaredtea