Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Akime_Under_the_Rain    13/01/2011    5 recensioni
«Ma... a proposito della...» Arthur ingoiò a vuoto «...della profezia?»
La giovane rossa sussultò, portando involontariamente la mano al ventre, mentre il suo sguardo riprendeva la cupezza di quando era entrata nella cucina, con Molly.
«Vanno divisi. Non si devono mai incontrare. Non voglio che il sangue del mio sangue finisca nelle mani di quel...» Lily si fermò. «… di quel mostro…»
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Il trio protagonista, Lily Evans, Voldemort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Si destò, madido di sudore, e scattò a sedere.

Il lenzuolo scivolò, scoprendo il petto che s’alzava ed abbassava velocemente, al ritmo del suo cuore impazzito.

Si guardò intorno, quasi incerto del luogo in cui si trovasse, sentendosi quasi rassicurato quando i contorni incerti della sua camera da letto gli balzarono agli occhi.

«Io...» passò una mano sugli occhi, nel tentativo di trattenere quelle poche immagini «...l’ho sognata ancora...».

Guardò le sue dita, bagnate del sudore che gli imperlava la fronte, e si fermò ad osservare una goccia scivolare dalla punta del medio lungo il palmo della sua mano con espressione a metà tra lo stupito ed il dispiaciuto. «L’ho sognata ancora...»

 

Capitolo 1

Farò e non farò

 

Harry Potter si rigirò stancamente, rannicchiandosi sotto le coperte del piccolo letto. Quella notte non era assolutamente riuscito a dormire. Se fosse stata colpa del sogno che aveva fatto o della luce arancione dei lampioni di fuori non avrebbe saputo dirlo, fatto sta che ora il sonno si faceva sentire, e bene.

Ed ancora, di contro a tutto ciò, Harry continuava a fissare il buio oltre il vetro della finestra che dava sulla strada deserta.

La stanza era piccola, ma incredibilmente stipata di oggetti di ogni genere e taglia.

Un baule spalancato ai piedi del letto sembrava essere esploso, a giudicare dal disordine intorno, e dalle diverse piume di civetta e penne d’oca spezzate raggrumate dentro un cestino di plastica.

Harry grugnì, gettando un’occhiata traversa alla minuscola scrivania, incastrata tra l’armadio ed il muro che faceva angolo. Appoggiati sulla superficie liscia, vi erano una quantità indefinita di ritagli di giornale, fogli appallottolati ed articoli stracciati a metà, probabilmente in un impeto di rabbia.

Il ritaglio più grande comprendeva una foto in bianco e nero, che ritraeva un ragazzo con un sacco di capelli neri, molto mossi, un paio di occhiali rotondi ed una divisa scolastica.

 

UFFICIO MISTERI: HARRY POTTER COINVOLTO!

 

Continuano le indagini a proposito del tentato assalto al Ministero della Magia, dopo il quale il nostro Ministro ha annunciato l’avvenuto ritorno del temuto Voi-sapete-chi.

«Speriamo in una piena confessione da parte dei Mangiamorte catturati» ha dichiarato questa mattina Kingsley Shacklebolt, un Auror scelto, «Ma per ora nessuno di loro sembra avere intenzione di parlare»

Sembra comunque trapelare, tra le tante, una confidenza importante tanto per il Ministero quanto per la Scuola di magia e Stregoneria di Hogwarts, Silente incluso: Harry James Potter, più volte richiamato all’ordine, e l’anno passato persino processato all’attenzione del Winzengamot (informazione che ci era stato impedito di divulgare fin’ora) per l’infrazione della legge sulla regolazione dell’uso della magia per i minorenni, sembra essere coinvolto.

Cosa ha Harry Potter a che fare con l’invasione dell’esercito nemico nel Ministero della Magia, il luogo ritenuto il più sicuro dopo Hogwarts?

Silente si ostina a non proferire parola sul fatto, e si rifiuta di rivelare l’attuale residenza di Harry Potter stesso.

Nel frattempo, circolano le voci a proposito di quella che si dice essere la ragione per la quale Harry Potter sia sopravvissuto all’anatema che uccide ormai quindici anni fa. Le poche e frammentarie confessioni dei Mangiamorte, portano a pensare all’esistenza di una profezia che… (cont. a pag 7)

 

Appena sotto al primo, un secondo articolo spuntava a fatica tra le cartacce. Visibilmente stracciato, l’angolo di quella che sembrava essere stata la foto di un uomo dai lunghi capelli scuri persisteva sul foglietto pergamena.

 

morto nella sala più interna del Ministero, nella notte tra il…

cato per omicidio e appartenenza al Gruppo Mangiamorte…

Padrino di Harry Potter, e suo aspirante carnefice, l’anno scors…

 

Molti altri articoli recanti quella che sembrava essere la stessa foto giacevano scompostamente uno sull’altro, come divisi dagli altri, accuratamente tenuti, come se quell’uomo significasse qualcosa per Harry.

Sulla didascalia di una delle foto, si poteva leggere il nome di “Sirius Black”.

Harry grugnì ancora, quando la luce dei fanali di una macchina entrò nella stanza, andando a colpirgli proprio il viso, strabuzzò un po’ gli occhi, strofinandosi contro il cuscino, e sbadigliò anche troppo vistosamente.

Lo sguardo cadde su un foglio di pergamena appena più ingiallito degli altri, e del tutto integro, su cui erano tracciate, con una calligrafia ordinata e finissima; frasi su frasi di un verde brillante.

Harry arricciò stancamente le labbra in un sorriso bieco, ma prima che la sua mente riuscisse a ricostruire il contenuto ed il senso di quella missiva, un leggero ticchettio alla finestra gli fece voltare il capo.

Un gufo bruno stava becchettando il vetro, ansioso di farsi notare. Alla zampa portava una piccola borsetta di cuoio, e legata al collo una sottospecie di sacca ricolma di quelli che sembravano giornali, dello stesso materiale delle pergamene ritagliate sulla scrivania.

Harry si alzò, maledicendo il povero volatile, ed aprì stancamente la finestra.

«Sei in anticipo stamattina» mormorò, la voce impastata dal sonno, gli occhi ancora arrossati.

Il gufo, per tutta risposta, tubò energico e planò nella stanza, andando ad appollaiarsi sulla testiera del letto, in attesa di qualcosa.

Harry andò nella direzione opposta, verso la scrivania, ed estrasse un sacchetto tintinnante da una tasca di un pastrano buttato sull’armadio.

«Cinque Zellini, eh?» domandò, più a sé stesso che non al gufo. «Ci fate i milioni voi della Gazzetta con me, vero?»

Il gufo ruotò la testa, come per vederlo da un’altra prospettiva, e tese la zampa a cui era legato il borsellino di cuoio.

«Sì, Sì… ho capito» grugnì il ragazzo, facendo cadere cinque monetine di bronzo nel sacchetto.

Il volatile tubò in segno di ringraziamento, poi spiccò il volo e, uscito dalla finestra, sparì nella nebbia crepuscolare.

Harry si sedette pesantemente sul letto, prendendosi il capo tra le mani, per strofinare gli occhi stanchi con il palmo delle mani, poi prese il giornale e lo aprì.

 

MORTI SOSPETTE NEL MONDO BABBANO

GLI AUROR BRANCOLANO NEL BUIO

 

Continuano le spaventose quanto inspiegabili morti nel mondo dei Babbani.

Il Capo dell’ufficio Auror, Rufus Scrimgeour, ha ammesso in nostra presenza, il coinvolgimento nelle indagini di alcuni membri del DDD. (Deatheaters Dethronement Departement), dichiarazione che lascia presagire tempi duri per la sicurezza del nostro paese.

« … non ne siamo pienamente certi, però » ha riferito Cornelius Caramell, prima di cambiare discorso, imbarazzato. […]

 

Harry ridacchiò amaramente, smettendo di leggere.

Avrebbe volentieri preso a calci Caramell e gli altri del ministero.

Non si meravigliava che non fossero nemmeno riusciti a prendere tutti i mangiamorte che Silente aveva imprigionato nell’ufficio Misteri.

Lo stomaco di Harry si contrasse spiacevolmente a quel ricordo.

Non era passato nemmeno un mese, e la ferita era più che mai aperta e dolorante.

Nemmeno i suoi due migliori amici, Ron ed Hermione si erano sprecati a scrivere lettere più lunghe di tre righe, e questo aveva gettato Harry in uno stato di profonda depressione, accentuata doppiamente dalla completa mancanza di notizie da parte di Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria alla quale Harry era iscritto, che avrebbe dovuto spedirgli i risultati dei G.U.F.O. (Gli esami che si sostengono allo scadere del Quinto anno di studi) almeno una settimana prima.

Durante l’estate, oltre alla solitudine, Harry aveva dovuto patire il dolore che la sua vecchia cicatrice gli causava ogni notte, ricordo dell’odio e della furia assassina di Lord Voldemort, ora nascosto chissà dove a tramare il prossimo passo contro di lui, contro i suoi amici.

Harry voltò pagina, e qualcosa cadde sulle sue ginocchia.

Sembrava un piccolo opuscolo, sottile e leggero, completamente bianco. Harry lo prese in mano, curioso, e lo voltò in modo da poter leggere l’intestazione.

 

COME PROTEGGERE TE STESSO E GLI ALTRI

A CURA DEL DIPARTIMENTO DI SICUREZZA ED AUTODIFESA DEL MINISTERO DELLA MAGIA.

 

Harry sbuffò.

Quale madre avrebbe mai permesso al figlioletto indifeso di uscire di casa solo, dopo il tramonto, senza una bacchetta?

Pensando che gli sforzi del Ministero erano semplicemente ridicoli, Harry gettò con noncuranza l’opuscolo da una parte, e si dedicò più intensamente alla ricerca di particolari in più sulla crociata di Voldemort.

Scandagliò altre tre pagine senza trovare niente di serio. Per lo più lettere isteriche di persone fermamente convinte che il vicino fosse un Mangiamorte o Lord Voldemort stesso.

Decise di darci un taglio solo, quando arrivò alla dichiarazione categorica di una donna che assicurava che suo figlio era scampato ad un attacco Mangiamorte cospargendosi di Burro di noccioline, e che quindi consigliava questo rimedio a tutti.

Accartocciò le prime due pagine senza rancori, e le gettò su un angolo della scrivania, poi fece scivolare il dito sulle altre, come se stesse consultando un elenco telefonico. Si fermò su un articolo che parlava (ancora) del disastro al Ministero, ma non parve interessarsi, così continuò finché non rimase niente del giornale, a parte un mucchietto di carta appallottolata.

L’ultima pagina, però, sembrò attirare particolarmente la sua attenzione.

Nel dettaglio, il titolo più angusto ed incastrato a malo modo nel rettangolo di pergamena – certamente per passare inosservato – sembrava essere il più interessante di tutti.

 

PRESUNTI MANGIAMORTE RILASCIATI

IL MINISTERO RILASCIA I PRIGIONIERI DI GIUGNO E NE RIPRISTINA IL PRESTIGIO

 

«Ci scusiamo ufficialmente per i problemi causati a queste famiglie, rispettabili e purosangue – ha dichiarato Caramell, imbarazzato – provvederemo al più presto a scongelare i beni e gli averi degli ormai ex-detenuti, confidando nel loro perdono»

Sembra infatti che i Presunti seguaci di Voi Sapete Chi siano stati rilasciati per insufficienza di prove e di testimonianze, con un ingente premio di scuse, (gli inviati parlavano di due intere migliaia di Galeoni!) come risarcimento per i danni morali, ed il conseguente reinserimento nel prestigio e nell’Aristocrazia. C’è da chiedersi, ora che ben undici sospetti sono stati scagionati, cosa sia realmente successo quella dannata notte.

 

Harry respirò affannosamente ancora per qualche secondo, fissando l’articolo con odio.

Malfoy… Malfoy e tutti quegli assassini… erano liberi.

E li avevano persino pagati!!

Accartocciò l’ultima pagina con più odio di quanto potesse tenere sotto controllo, e si buttò a faccia in giù sul cuscino.

Ormai erano settimane, anzi, più di un mese che Harry dedicava tutte le sue serate a quell’inutile strazio. Riceveva il giornale e scandagliava tutti gli articoli, anche i più bizzarri, alla ricerca di qualche indizio. La rabbia montava, l’odio verso il Ministero cresceva ed infine il giornale finiva a brandelli in un angolo, capro espiatorio di tutte le colpe della società.

Harry detestava restare lì, a far niente, mentre sapeva che, là fuori, Mangiamorte come Bellatrix Lestrange e Lucius Malfoy uccidevano e torturavano.

Harry scosse la testa.

Era snervante pensare che lo ritenessero così stupido.

Non aprire la porta…

Non uscire…

Resta a casa dei tuoi Zii…

Non fare cose avventate…

Neanche fosse un bambino.

Respirò profondamente, cercando di regolarizzare i battiti.

Era troppo nervoso.

Sospettava, anzi, non era un sospetto, ma una certezza, che gran parte del suo nervosismo appartenesse a Voldemort. Non era una bella sensazione, ma almeno poteva rincuorarsi pensando che per il Lord al momento non era tutto rose e fiori.

C’era qualcosa che lo assillava, che lo preoccupava perfino.

Non era come per la profezia.

Ora sembrava più… desiderio. Desiderio di concludere qualcosa di molto importante. Fretta di completare una cosa che poteva fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

Harry si riscosse a forza.

Non era piacevole approfondire le sensazioni di Voldemort.

Appoggiò la pergamena e si voltò verso lo specchio.

Durante quel estate era cresciuto parecchio in altezza, tanto che ormai la divisa di Hogwarts lasciava intravedere le caviglie e parte dei polpacci.

I capelli, neri e disordinati come sempre, crescevano sbarazzini ai lati del suo viso, fattosi molto appuntito, creando un curioso contrasto con il verde stupefacente dei suoi occhi leggermente a mandorla.

Harry infilò una vecchia maglia a maniche corte del cugino, che quindi gli poteva fare tranquillamente da vestito intero, ed un paio di Jeans scoloriti. Passò più volte le mani tra i capelli, tentando disperatamente di ordinarli, ma tutto quello che ottenne fu che un ciuffo si ribellò.

Sbuffò, aprendo la porta.

Tutti i giorni sempre la stessa storia.

Non uscire…

Comportati bene…

Finché non arriveremo…

Già, ma quando sarebbero arrivati?

Raccogliendo le varie informazioni aveva capito che gli Weasley si erano trasferiti tutti a Grimmauld Place, per prepararsi al suo arrivo, ed a giudicare dalle lettere di Hermione anche lei si trovava là.

Come l’anno scorso, pensò rabbioso Harry, scendendo le scale. Sono bloccato qui proprio come l’anno scorso…

Entrò in cucina in punta di piedi, e puntò direttamente al lavabo, solo per prendere un bicchiere pulito dalla credenza, e riempirlo d’acqua fresca.

Lupin gli aveva scritto che sarebbero venuti a prenderlo.

Harry si fidava del lupo, quindi era da escludere che mancasse poi così tanto.

Ma perché sembrava così allarmato? Era forse successo qualcosa?

Ormai anche i Babbani si erano accorti che stava accadendo qualcosa di nuovo. Le strane morti, all’inizio passate inosservate, erano ora sulla cresta dell’onda dell’informazione.

Al più piccolo sentore di qualcosa che non andava, le televisioni entravano in allarme, riferendo isteriche notizie su squartamenti a porte chiuse, omicidi impossibili e quant’altro.

Nemmeno gli obliviatori, pensò Harry, riuscivano più a frenare il panico che si allargava a macchia d’olio.

Appoggiò il bicchiere, sospirando.

Non poteva sopportare oltre la sua prigionia in quel luogo.

Voleva tornare al suo mondo.

Voleva essere riportato al suo mondo.

La cicatrice pizzicò.

E sentì che presto, molto presto, sarebbe stato esaudito.

Trascinò avanti i piedi, senza ragione, fino al salotto, solo per lasciarsi ricadere sfinito su uno dei divani.

Lo sguardo cadde sul tappeto all’entrata.

Quasi un anno prima Dudley ci aveva vomitato, lì sopra.

Harry sospirò, felice di aver trovato qualcos’altro a cui pensare.

Chissà che vedeva Dudley… cosa sentiva… accanto ai Dissennatori?

Il ragazzino più coccolato e viziato del mondo, quali ricordi tristi poteva mai serbare?

Un tonfo appena fuori della porta lo distolse dai suoi pensieri.

Si voltò di scatto verso la finestra, appena in tempo per vedere i lampioni spegnersi uno ad uno, ed uno strano formicolio salì su per la schiena del ragazzo, che non seppe collegarlo ad altro che ad attesa. Attesa di qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita.

Capì in un lampo che era Voldemort a provare tutto ciò, ed un’ansia nervosa lo attanagliò.

Si avvicinò in silenzio alla porta, e sbirciò oltre lo spioncino.

Un gruppo di persone, saranno state cinque o sei, avvolte in mantelli da viaggio, stavano spegnendo tutte le luci artificiali che illuminassero la strada, anche se, per quanto lavorassero una strana luce verde proiettava ombre molto corte ai loro piedi.

La fonte sembrava essere in un punto sopra la casa.

Harry assottigliò gli occhi, tentando di riconoscere le figure, o, almeno, di scorgere Lupin tra di esse.

Uno dei visitatori, a giudicare dalla corporatura si sarebbe potuta dire una donna, si mosse bruscamente, ed una ciocca di capelli biondo platino scivolò fuori dal cappuccio.

Lo stomaco di Harry gelò.

Non era possibile.

Indietreggiò; gli occhi sgranati dal terrore.

Come avevano fatto a trovarlo?

Il tallone sbatté dolorosamente contro lo spigolo del primo scalino, ma Harry riuscì a soffocare un gemito.

Si voltò di scatto, le tempie imperlate di sudore.

Doveva fuggire.

Doveva andarsene.

Appena prima che iniziasse a salire le scale, un pensiero attraversò la sua mente come un coltello affilato.

Ed i Dursley?

Erano in pericolo anche loro!

Uno scatto alla porta lo portò a ragionare molto in fretta. Si spinse più velocemente possibile in cima alle scale, e sgattaiolò fino alla camera da letto degli Zii.

Iniziò a bussare, dapprima piano, poi sempre più disperatamente.

«Sei tornata, Petunia?» mormorò la voce di Zio Vernon. Passi pesanti precedettero il faccione violaceo dell’uomo alla porta.

«POTTER!» tuonò, quando si rese conto di essere davanti al nipote «TI RENDI CONTO DI CHE ORE SONO?!»

Harry prese fiato. Era in debito di ossigeno, ed il cuore martellava in petto.

«Dobbiamo scappare» fu tutto quello che riuscì a dire.

Vernon lo fissò leggermente sorpreso, poi il suo viso divenne di un acceso color pulce, ed una vena prese a pulsare minacciosamente sulla sua tempia.

«Non so cosa tu abbia sognato, o cosa tu abbia preso. L’unica cosa che so è che SIAMO IN PIENA NOTTE!» e sbatté la porta in faccia ad Harry. «TORNATENE A LETTO!» gridò.

Harry rimase un secondo lì, impalato, mentre una sequela di idee e possibilità gli si affacciavano in mente.

Un rumore ai piedi delle scale.

Lentamente, molto lentamente, Harry iniziò a girarsi.

C’era qualcuno in casa.

Ed Harry non aveva alcun dubbio sulla sua, o loro, identità.

Raggiunse più silenziosamente possibile camera sua, e liberò Edvige.

«Và» sussurrò. «Trova Ron ed Hermione. Cerca di metterli in guardia»

La civetta tubò un po’ troppo forte, becchettò le dita ad Harry e spiccò il volo.

Come l’ultima piuma di Edvige fu fuori dalla finestra, Harry si voltò verso l’interno della camera.

Aveva il tempo di prendere poche cose, a giudicare dai rumori sempre più forti e vicini.

Un tonfo. Una porta che sbatte.

«POTTER TI AVEVO DETT—! Chi è lei?! Fuori da casa mi—»

«AVADA KEDAVRA!» gridò una voce femminile.

Il cuore di Harry si fermò.

Avevano ucciso Zio Vernon.

Altri tonfi, ora più leggeri.

«Vernon… Vernon? MIO DIO VERNON!»

Zia Petunia doveva aver trovato il corpo.

«Dov’è?» domandò una voce maschile, fredda.

Solo singulti da parte di Zia Petunia.

«DOV’È?» ripeté l’uomo, ora adirato.

«Nella sua stanza! Nella sua stanza!» gridò Petunia, tra i singhiozzi. «Prendetevelo! Portatevelo via!»

«Qual è la sua stanza?!» gridò ora una terza voce femminile.

Si sentì l’ennesimo rumore di una porta spalancata a forza, poi gli strilli soffocati di Dudley.

«Cercatelo! Cercatelo!»

Harry balzò verso il baule, senza più curarsi del rumore che faceva.

Estrasse velocemente il mantello dell’invisibilità e la Firebolt, poi corse alla scrivania e recuperò la bacchetta.

Aprì maggiormente la finestra, ed iniziò a scavalcare esattamente quando qualcuno tentò di aprire la porta.

«È qui! È qui! Rodulphus l’ho trovato!»

Altri passi, alcune grida di gioia.

«Alohomora

Harry gettò una gamba oltre la Firebolt.

«Eccolo!» urlò trionfante una Mangiamorte. «Rodulphus, prendilo!»

L’uomo chiamato Rodulphus si slanciò in avanti, urlando come un ossesso, probabilmente convinto di averlo in pugno, ma Harry si dette una spinta, e si allontanò dalla parete.

Ciò che vide lo paralizzò.

Il Marchio nero sovrastava la casa, illuminando di un verde spettrale la strada e tutto ciò che lo circondava. Almeno una Decina di Mangiamorte erano appostati sopra il tetto, in attesa, probabilmente, che Harry facesse esattamente ciò che aveva fatto, altri sei incappucciati avevano circondato tutta la casa, ed i cinque dentro casa si erano affacciati alla finestra.

«PRENDETELO!» ordinò Rodulphus, indicando Harry con la punta del dito.

Un paio dei Mangiamorte appostati sul tetto scagliarono delle maledizioni, ma Harry le schivò, come fossero state bolidi.

«HO DETTO: PRENDETELO!»

Harry deviò velocemente verso l’alto, tentando di evitare altri incantesimi.

Uno zampillo di luce verde, preceduto dall’urlo: “Avada Kedavra” gli passò così vicino che Harry sentì i peli sulle braccia drizzarsi.

«NO! NO!» rincarò una delle donne, sporgendosi sul davanzale. «Non dovete fargli del male! Se lo uccidete pagheremo tutti con la vita!»

Harry approfittò di quel momento di incomprensione tra alleati per alzarsi un po’ di più, ed avere una visione a tuttotondo della situazione.

Il Marchio Nero era abbastanza grande da essere avvistato almeno a qualche chilometro, e la luce verde era quasi accecante, tanto che Harry dovette distogliere lo sguardo e chiudere gli occhi.

Sperò che qualcuno dell’Ordine, incaricato di sorvegliarlo, lo notasse.

«AVERY, SCHIANTALO!»

La voce della donna all’interno della casa riscosse Harry appena in tempo.

Schivò per un soffio lo Schiantesimo del Mangiamorte chiamato Avery e puntò la Firebolt verso la ragnatela di luci più a destra che altro non era che Londra.

«STA SCAPPANDO! STA SCAPPANDO!»

«LO VEDO ANCHE IO CHE STA SCAPPANDO, BELLATRIX!»

Harry si bloccò.

Aveva sentito bene?

«…Bellatrix…» mormorò.

Strattonò la Firebolt nuovamente verso la casa, e si buttò in picchiata verso la casa. Le orecchie fischiavano, ormai prive di alcun suono che non fosse il nome della Mangiamorte.

Gridò, quando venne il momento di sguainare la bacchetta, e saltò giù dal manico.

L’erba morbida venne bruscamente a contatto con le sue ginocchia.

La Mangiamorte si Materializzò nel giardinetto della casa, sorridendo.

«BELLATRIX!»

Harry fece per scattare in avanti, ma, dopo i primi due passi, alcune mani lo presero fermamente per le braccia e per le spalle.

«Sei stato stupido, giovane Harry…» mormorò la donna, avvicinandosi. «Saresti potuto scappare»

«IO TI UCCIDERÒ, BELLATRIX! TU HAI UCCISO SIRIUS! HAI UCCISO SIRIUS!»

«Fa male, vero?» ghignò Bellatrix avvicinandosi «Eri affezionato al mio caro cugino…»

«TU… Non parlare di lui… non ne hai il DIRITTO!»

Tentò di slanciarsi versi quel viso ghignante, ma la stretta dei Mangiamorte sulle sue braccia si fece più marcata.

«Grazie al tuo stupido orgoglio, giovane Harry, ora sei nelle nostre mani…» disse un uomo, alla destra di Bellatrix.

Qualcosa gelò dentro Harry.

Avevano ragione.
Era stato stupido.

«Indovina chi è ansioso di incontrarti, giovane Harry?»

Harry tentò di liberarsi dalla stretta degli altri Mangiamorte, mentre la risata soddisfatta di Bellatrix gli risuonava nelle orecchie.

«STUPEFICIUM!»

Harry strinse gli occhi, attendendo che l’oblio dell’incantesimo lo avvolgesse, e, quando questo non avvenne, li riaprì esitante.

Metà dell’Ordine della Fenice era piombato nel giardino all’inglese, ed ora stava neutralizzando efficacemente tutti i Mangiamorte, Lupin in testa.

«Professore!» gridò Harry, in un ultimo, disperato tentativo di scrollarsi di dosso i Mangiamorte che lo tenevano fermo.

Lupin lo sentì, o almeno così parve ad Harry, che lo vide irrigidirsi un secondo, e tornare a combattere.

Harry lo fissò allibito, mentre i Mangiamorte che lo tenevano iniziavano a tirarlo verso un luogo ignoto.

«PROFESSORE!!»

Questa volta, Lupin si voltò e stese due degli uomini che imprigionavano il ragazzo.

Harry morse forte la mano dell’ultimo carceriere, e corse verso il lupo.

«Stai bene, Harry?» chiese Lupin, schiantando altri tre Mangiamorte.

«S-sì…» mormorò Harry, guardandolo circospetto. Perché Lupin si comportava così?

«HARRY!»

Il ragazzo si voltò, sguainando al contempo la bacchetta, e schiantò giusto in tempo un incappucciato che si stava lanciando contro di lui.

Ringraziò Tonks, colei che l’aveva avvertito, ed aiutò gli altri a respingere i Mangiamorte.

In poco tempo, i pochi rimasti coscienti batterono in ritirata, ed i componenti dell’Ordine della Fenice si divisero in due gruppi.

«Forza, Harry» mormorò Lupin brusco, prendendolo per un braccio.

«Professore…» cercò di chiamarlo Harry. Non riusciva a capire perché fosse così arrabbiato. «Professore… cosa…»

«C’è che non dovevi aprire la porta! Te lo avevo detto esplicitamente! Aprire la porta equivaleva ad infrangere l’incantesimo di Silente! Li hai invitati ad entrare!»

«Ma io non gli ho aperto! Io…»

Improvvisamente qualcosa gli tornò alla mente.

«È stata Zia Petunia! Zia Petunia! È lei che ho sentito in fondo alle scale! Hanno ucciso i Dursley, vero?!»

Lupin si bloccò.

«Non… gli hai aperto tu?»

«Non sono stupido» fu la risposta. «Allora? Sono morti, vero?»

Il professore annuì piano.

«Sì, Harry»

Harry non si chiese mai cosa provò in quell’istante. Il momento in cui capì che l’ultimo dei suoi parenti non c’era più. Quando capì… di essere rimasto solo.

 

 

 

 

 

 

E con questo per me si riazzera il timer! ^^ posto oggi perchè settimana prossima sarò via quindi avrei dovuto aggiornare mese prossimo... odio far aspettare la gente.

Ok, qui la cosa si complica un po' per il nostro Harry... poverino, minorenne e senza una famiglia! A spasso per il mondo Babbano con un esercito di mangiamorte alle calcagna... ce la farà?

 

Dioniso

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Akime_Under_the_Rain