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Autore: blackpearl_    16/01/2011    3 recensioni
-- dedicata a mia sorella. Che sia di razza canina non cambia nulla.
-- dal primo capitolo: "Ma, a parte tutto, nonna.. tu lo sai, questo è il mio ultimo anno nella scuola speciale che frequento e.. ho paura. Paura di affrontare ciò che mi aspetta al di fuori di quei portoni, paura di ritrovarmi sola al buio, paura di non saper reagire a cosa si prospetta.
Non voglio mentirti, nonna. Nel mio mondo imperversa una guerra, capeggiata da un pazzo crudele e folle che riscuote un certo successo fra le famiglie di maghi più potenti che ci siano."
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Uno*


Ogni storia che sia degna di chiamarsi tale comincia dall’inizio. O da metà, rievocando il passato con un enorme flashback. Questa seguirà la prima modalità.
L’Agosto del 1966, in Inghilterra, era stato stranamente torrido. Ovunque lo sguardo si posasse, v’era un campo arido ad imbruttire l’altrimenti magnifico paesaggio inglese. Fiori secchi, dai colori spenti, sostavano sulle finestre delle case. Il cielo di un azzurro stinto aveva dominato la regione per quasi un mese intero, senza preannunciare l’avvento di una sola nuvola.
E poi, il 1 Settembre, il diluvio che tutti si aspettavano. Il Tamigi si ingrossava, le strade si allagavano, i campi si abbeveravano. Tutti erano contenti di quella pioggia alluvionale. Tutti.

-Ma proprio oggi doveva venire giù il Diluvio Universale?-

Una normale, normalissima, famiglia composta da due genitori e una ragazza adolescente, camminava sotto lo scroscio d’acqua con gli ombrelli ritti in testa e il capo chino, ad evitare gli schizzi diretti agli occhi. Madre bassa, magra quanto può esserlo una cinquantenne, con un corto caschetto di capelli rossicci e una borsa di pelle di coccodrillo appesa alla spalla. Padre alto, con una calvizie incipiente, un gilet scuro da cui pendeva un vecchio e consunto orologio da taschino.
Figlia di media altezza, con lunghi capelli rosso scuro e un completo formato da una semplice camicia candida e dei jeans chiari.

-Ringrazia il cielo, Lily- stava dicendo il padre, voltandosi appena verso la figlia per lanciarle uno sguardo –Pensa alle petunie di tua madre-

Al nome del fiori, il viso della rossa si adombrò per un attimo, poi recuperò la sua indignazione.

-Si, certo. Però, intanto, sono mezza fradicia-

La madre ridacchiò allegra, prendendo la figlia a braccetto ed aiutandola a portare la borsa pesante che stringeva nella mano destra.

-Grey?- chiese, osservando i passanti.

Lily sbadigliò, posandosi la mano sulle labbra –Dalla nonna-

La donna annuì appena.
Si, poteva dirsi una famiglia normale, con problemi normali, giornate normali, discussioni normali.

-Non hai fatto magie quest’estate, vero?-

Be’, più o meno.

-Lo sai che se lo avessi fatto sarebbe arrivata una lettera dal Ministero, papà- ribatté Lily, già tranquillizzata dall’ombra che la stazione ferroviaria di King’s Cross gettava sulla strada affollata.

Lì avrebbe preso un treno dal binario nove e tre quarti e si sarebbe diretta a scuola, che si trovava in Scozia. Una pacifica, normale scuola di magia. Hogwarts.
Al solo pensiero, a Lily scappò un sorrisetto storto. Che Hogwarts fosse per lei una seconda casa non sorprendeva nessuno; era così per quasi tutti gli studenti che la frequentavano. Aveva qualcosa di magico, di speciale, che conquistava mente e cuore incondizionatamente. L’amore che si poteva provare per quella scuola era comparabile a quello verso lo Stato.
Gli studenti di Hogwarts erano divisi in quattro Case: Grifondoro, Tassorosso, Serpeverde, Corvonero. I coraggiosi, i buoni, gli intelligenti e..

-I cattivi- mormorò inconsapevolmente ad alta voce la ragazza, con lo sguardo lontano.

I genitori la fissarono per un attimo, ma non dissero nulla. Erano abituati ormai ai comportamenti strani della figlia, anche se un po’ sovrappensiero poteva esserlo chiunque.
D’altro canto, Lily fissava nel vuoto con le ciglia appesantite dalle gocce d’acqua.
Serpeverde voleva dire, nella sua mente, Severus Piton. Il suo ex migliore amico, abbandonato per via del suo amore perverso per il male. Che volesse seguire i piani folli e omicidi di Lord Voldemort era cosa che ancora riusciva a stupirla. Non era quello il ragazzino che aveva conosciuto una calda giornata d’estate.
Si riscosse dandosi della stupida: si era ripromessa di pensarci sempre meno. Così, più attenta, strinse la presa sul manico della valigia consunta e varcò insieme ai genitori le porte di King’s Cross.
I treni avevano sempre avuto il potere di affascinarla, con i loro suoni striduli che preannunciavano la partenza, con gli sbuffi di fumo candido, con le immense ruote alte quasi quanto lei e con i meccanismi complicati che ne azionavano i movimenti.
Viaggiare. Partire e non tornare, ecco cosa voleva fare. Ma poi guardava i suoi genitori, i suoi amici, e si ricordava che non poteva lasciare tutto così, come niente fosse. C’era gente che si aspettava di vederla fare la sua parte, e lei non poteva deluderli.

-Lily!-

Senza neanche girarsi, Lily sorrise contenta. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque!
Fece appena in tempo a voltarsi che qualcuno si scagliò con la forza di un tir fra le sue braccia, stringendola tanto da soffocare. Una massa di capelli castani le offuscò la vista, mentre lei annaspava per respirare.
Agitò una mano nel vano tentativo di liberarsi.

-Ma..ry.. mi.. ucci..di- ansimò con un filo di voce roca.

Mary McDonald la lasciò andare, guardandola con un enorme sorriso che partiva da un orecchio e arrivava all’altro. Mary era una bella ragazza alta, con corti capelli castani e occhi azzurri che sprizzavano allegria. Apparteneva alla Casa di Grifondoro, come lei, e dividevano anche lo stesso Dormitorio. Si erano conosciute la sera del primo giorno di entrambe, e non si erano più lasciate.
La ragazza ruotò su se stessa dedicando un altro dei suoi famosi sorrisi incantatori ai suoi genitori, che subito cedettero al suo fascino.

-Ciao, Mary- salutò la madre di Lily con tono affettuoso.

Anche il padre la salutò, con una piccola pacca su una spalla. La cosa meravigliosa di Mary era che non aveva pregiudizi. Sapeva che i suoi genitori erano Babbani –persone senza poteri magici- e senza fare una piega aveva insistito per conoscerli.

-Salve signora e signor Evans- rispose Mary con una piccola riverenza che le agitò i capelli fini.

-Sei stranamente in anticipo- disse subito dopo a Lily con una strizzatina d’occhio.

La suddetta ragazza sbuffò divertita, alzando gli occhi al cielo. Il fatto che fosse così abitualmente ritardataria non era così importante, certo che no.
La madre si accostò alla ragazza con atteggiamento mafioso.

-Le abbiamo settato la sveglia un’ora prima senza che lo sapesse- mormorò all’orecchio dell’amica della figlia, che rise di gusto.

Lily incrociò le braccia con le sopracciglia inarcate –E’ forse il giorno ‘prendiamo in giro Lily?’-

Mary le si avvicinò e le circondò la vita con un braccio, conducendola per la stazione –E’ sempre quel giorno per me, mia cara-
 
Il tragitto dall’entrata della stazione, al binario nove e tre quarti era un vero e proprio viaggio. Ci misero dieci minuti a percorrerlo, chiacchierando del più e del meno. Gli adulti discutendo sul modo migliore di ritornare a casa, le due ragazze ragguagliandosi riguardo l’estate passata e sparlando delle altre amiche.

-..e abbiamo anche una nuova compagna di stanza!- stava dicendo Mary tutta soddisfatta.

-Chi?- chiese Lily, sorpresa.

Sapeva che una delle loro compagne, Livia McKinnon, aveva lasciato la scuola per le persecuzioni che lei e la sua famiglia stavano subendo a causa dei Mangiamorte e di Voldemort, ma non pensava che Silente –il preside- avrebbe sostituito il suo posto.

-Una certa Alice Prewett, mi sembra- rispose Mary con tono noncurante, scansando un passante che rischiava di finirle addosso –Una lontana parente di Gideon e Fabian-

-Oh- disse solo la rossa.

Gli stessi Gideon e Fabian che erano ormai in clandestinità.

-E Andromeda Black è stata disconosciuta e diseredata dalla famiglia- buttò lì l’altra, che si era sicuramente tenuta quest’argomento per ultimo, in quanto più succoso dei precedenti.

Lily quasi si fermò di colpo, fissando l’amica con occhi sbarrati.

-Che cosa?!-

Mary gongolò –Lo sapevo che avresti reagito così! Insomma, pare che Andromeda si sia innamorata di un Nato Babbano e che lui le abbia anche chiesto di sposarlo. In casa sua erano tutti un ‘se non lo uccidi immediatamente e ti purifichi, col cavolo che ti rivolgiamo ancora la parola’, e così è stato.-

-E’ stata coraggiosa- commentò l’altra, mentre si avvicinavano sempre di più ai binari nove –E leale. In un certo senso sapevo che sarebbe finita così, per lei. E’ sempre stata una ribelle-

Mary sospirò –E Sirius è dello stesso stampo, purtroppo! Non mi sorprenderebbe sapere che ha lasciato casa sua anche lui-

-L’ha fatto-

Era la prima notizia inedita che Lily fosse stata capace di fornire a Mary, e quest’ultima la guardò sorpresa. Lily era una Nata Babbana, e in quanto tale aveva bisogno di proteggersi dai maghi che volevano solo la sua morte e lo sterminio di quelli come lei. Quindi niente posta, di alcun genere, che comprendesse amicizie nel Mondo Magico.

-Qualche mese fa- spiegò all’amica, prendendola a braccetto e trascinandola attraverso la folla che affollava il binario otto –E’ andato a casa di Potter, lo so per certo-

La sorpresa sparì dal volto di Mary in favore di un sorriso malizioso –Ah si? E come lo sai?-

La rossa, beccata in pieno dall’implicita frecciatina, sbottò –Remus. Me l’ha detto Remus-

-Sicuro- annuì con falsa convinzione l’altra –E come avrebbe fatto? Non sei autorizzata a..-

La interruppe –E’ venuto a casa mia parecchie volte, quest’estate-

Erano arrivate. Il binario nove era proprio al loro fianco, mentre quello dieci poco più avanti. Di fronte a loro, una robusta colonna storta di solidi mattoni. I genitori di Lily le si affiancarono, guardandola con affetto.

-Buon viaggio e buon anno, piccola- la madre le scoccò un bacio sulla fronte –Ci sentiamo a Natale, eh?-

Lily le sorrise e sporse le braccia per farsi stringere dal padre, che la cullò come faceva sempre quand’era piccola. Le accarezzò i capelli.

-Fatti sentire, mi raccomando- le mormorò solo, donandole un’ultima stretta per poi lasciarla andare.

-Sicuro- promise lei sottraendo dolcemente l’altra valigia dalla stretta della madre.

Un’ultima occhiata, un ultimo sorriso, e le due ragazze si avvicinarono alla colonna. Mentre la prima si guardava intorno per assicurarsi che nessuno fissasse dalla loro parte, la seconda, Lily, andava incontro ai mattoni.
Ovvero, li attraversava.
Dall’altra parte? Il binario nove e tre quarti, insieme allo sfavillante treno rosso fuoco che avrebbe condotto gli studenti di Hogwarts nella loro seconda casa.
Lily chiuse gli occhi, mentre i capelli le venivano sfiorati da una leggera brezza, e inspirò a fondo quell’odore familiare, quell’odore che sapeva di magia. Mary spuntò alle sue spalle e la superò di corsa.

-Muoviti!- le urlò ridendo e superando alcuni compagni di scuola.

Sorridendo divertita, e incurante del peso delle valige, Lily Evans imitò la sua migliore amica, spiccando una folle corsa per l’enorme corridoio. Ridevano come bambine, raggiungendosi e superandosi a vicenda, con i capelli al vento. Alcuni le salutavano mentre passavano con un ‘Ehy, Mary!’ o un ‘Ciao, Lily!’, ma loro non avevano neanche il tempo di guardarsi attorno che le gambe le avevano già portate lontano.
Si fermarono solo tempo dopo, nell’esatto punto in cui avevano l’abitudine di incontrarsi. Mary si piegò in due, con il respiro affannoso e le guance accese.

-Dobbiamo farlo più spesso- fece ridendo Lily, passandosi una mano fra i lisci capelli scompigliati.

L’altra le rispose con un cenno del capo. Le valigie di Mary erano ammassate in una piccola sporgenza di una delle colonne che disseminavano il binario. Una volta recuperate, le due si affrettarono a salire sul treno alla ricerca dei loro soliti posti.

-Scommettiamo che James ti verrà a trovare durante il viaggio?- chiese Mary, mentre camminavano per il corridoio quasi deserto.

James Potter. Essere nato all’unico scopo di rovinare la sua vita in cento modi, uno più fantasioso dell’altro. Il solo nominarlo la spinse a sbuffare scontenta, mentre si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Se lo fa, sarai la prima a subirne le conseguenze- minacciò quasi ringhiando, fermandosi esausta davanti ad uno scompartimento.

Dio, ma cosa diavolo aveva messo in quelle valige?
Mary scosse la testa senza dir nulla; era stata da sempre una sostenitrice della causa di Potter, ovvero di quella che aveva come obiettivo la sua conquista amorosa. Conquista, appunto. Un trofeo, una vincita.
‘Ma non è così con tutti?’ ripeteva sempre l’amica, ma lei la ignorava.
Non era semplice da capire? Non le piaceva, punto. Quante storie inutili per dei semplici ‘no’.
Raggiunsero il loro scompartimento mentre il treno iniziava ad affollarsi, e lo riempirono immediatamente stravaccandosi sulle poltrone color vinaccia.

-Guardatele! Subito ad accaparrarsi i posti migliori vicino al finestrino!-

Lily e Mary si voltarono verso la voce e sorrisero contemporaneamente. Due loro coetanee stavano sulla soglia dello scompartimento, la prima con le braccia incrociate e l’altra con espressione divertita. Elda Brown, che si ostinava a farsi chiamare Didi, e Marzia Blackspots.
Didi era alta, abbastanza da essere portiere della sua Casa, con lunghi capelli biondo scuro e occhi nocciola. Marzia, invece, era tutto il contrario. Piccola, con corti capelli ricci e neri e brillanti occhi azzurri, più chiari e screziati di quelli di Mary.
Marzia condivideva il Dormitorio con loro, mentre Didi..
Didi era di Serpeverde. Una babbanofila Serpeverde, a dire il vero. E rischiava grosso, tutti i giorni, facendosi vedere con loro e parteggiando apertamente la causa di Albus Silente.

-Sapendolo dovresti arrivare prima, non ti pare?- la prese in giro Lily alzandosi e abbracciandola di slancio.

Sentì il corpo dell’altra irrigidirsi, e mentalmente si ricordò quanto odiasse i contatti fisici improvvisi. Dopotutto, c’era un motivo se era stata smistata a Serpeverde.
Didi dedicò all’amica una semplice pacca sulla schiena, prima di districarsi dalle sue braccia e sedersi con un gran sorriso di fronte a Mary, che le aveva teso il pugno. Li fecero battere e scoppiarono a ridere.
Sempre sorridendo, Lily tese il braccio a Marzia, che non esitò a salutarla con calore. I ricci le rimbalzarono davanti agli occhi.

-Come avete passato le vacanze, ragazze?- chiese Marzia una volta tutte sedute, mentre il treno fischiava l’ultima chiamata.

Didi fece una smorfia –Uno schifo assoluto. Mangiamorte dappertutto, cioè! Vi pare normale? Uno accenna solo ad avere un’idea diversa e.. cioè! Questa gente, cioè!-

Le altre tre trattennero un sorrisetto.

-La mia tranquilla, come al solito-spiegò Lily con una scrollata di spalle.

Mary si sedette sul sedile a gambe incrociate –Io ho avuto un paio di incontri interessanti con dei ragazzoni del posto- scoccò alle amiche un’occhiata maliziosa sotto le folte ciglia –E’ stato.. istruttivo-

Marzia e Didi sgranarono gli occhi, cogliendo il doppio senso, mentre Lily si limitò a sospirare e lasciarsi andare contro lo schienale del sediolino. Mary era così: irrefrenabile ed impulsiva.
Mentre la sedicenne si apprestava a raccontar loro tutti i fatti degli incontri, Lily appoggiò il viso sulla mano e puntò lo sguardo fuori il finestrino, verso la stazione ormai in movimento.
Tante facce tese, tante rughe di preoccupazione, ma quella mano sempre alzata, quel sorriso sempre tirato, come a ricordarsi di mantenere un’apparenza fallace. A cosa poteva servire?
Mantenere un’atmosfera fintamente sollevata e allegra non fermava mica la guerra. Non impediva ai Mangiamorte di catturare, uccidere. Non fermava Voldemort.
Lily si sentiva tanto sul precipizio di un burrone, con una voglia di cadere ed una di rimanere ferma. Il dubbio su cosa fare le corrodeva la mente, ma non poteva far altro che rimanere lì a guardare il vuoto.
In attesa di qualcosa.

*

-Ho mangiato come un Diricawl- sospirò teatralmente Marzia, con le mani posate sulla pancia gonfia.

A dire il vero non era la sola. Anche Lily e Mary stavano stravaccate sulla panca, lo sguardo spento e la testa ciondolante per il sonno. Il discorso di Silente era stato anticipato, rispetto al solito, a prima della cena, ed ora non desideravano altro che andare a dormire.
L’immaginazione di Lily si perse su cuscini piumati, lenzuola pulite, coperte calde..

-Evans!-

..
Lily si sarebbe messa a piangere se avesse potuto.

-No, ti prego, no, per favore, giuro che non toccherò mai più un dolce fino a Natale..- mormorò con le mani strette a preghiera e gli occhi chiusi a forza.

Sentì vagamente un risolino femminile e un tonfo ovattato. Come di chi si siede di schianto al suo fianco.

-Ti sei data alla preghiera, Evans?- sentì la sua voce maschile all’orecchio e il suo alito caldo sulla guancia.

Non si sarebbe mai mossa da quella posizione, le labbra serrate, gli occhi strizzati. Iniziava a vedere luci nel buio forzato, ma non le importava. Tutto pur di non vederlo.

-Io..- intervenne la voce squillante di quella che, una volta, poteva dirsi la sua amica Mary -..proverei con il solletico. Ne soffre terribilmente.-

Solletico?
No.
Il solletico no!
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, sentì dita birichine superare la barriera delle braccia alzate ed intrufolarsi per raggiungere pancia e ascelle. Lily sentì subito un irresistibile impulso che la spingeva a ridere, ma si trattenne. Rimase ferma.

-Sei sicura?- chiese nuovamente James, senza fermarsi.

A tradirla fu un leggero tremore al labbro inferiore. L’attacco si fece più intenso e serrato, e Lily non potè più trattenersi. Scoppiò in una risata fragorosa, mentre si ripiegava su sé stessa per sfuggirgli.

-Potter.. Potter smettila.. Potter.. ti crucio..!- ma le minacce non sortivano molto effetto se pronunciate da una lei ridente.

-Ahah.. Potter.. ahah..-

James Potter non sembrava voler cedere, anzi, si sporse per poter aumentare la forza dell’assedio. Mary e Marzia se la ridevano in disparte, contente della scena insolita che non comprendeva urla o scatti di rabbia.
Lily si piegò in due, tentando una disperata fuga.

-Che succede?- intervenne divertita la voce di Somo Alterighi, una sua compagna di Casa, e amica, di origini italiane.

-Già. E’ una scena che Jamie sogna da qualcosa come il secondo anno-

Dannatissimo Sirius Black.
Lily non si sarebbe sorpresa se quel pensiero fosse stato condiviso anche con Potter.

-E’ tutta opera mia, signore e signori. Ringraziate la sottoscritta- esclamò Mary con tono orgoglioso.

Sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla e delle braccia gentili sottrarla alla presa ferrea di Potter. Lily tirò un sospiro di sollievo, mentre la risata si affievoliva e il fastidio scompariva.

-Remus!- esclamarono quattro voci in coro.

Ma Remus Lupin fissava solo lei.

-Tutto bene?- chiese, a metà fra il preoccupato e il divertito.

Lily si limitò ad annuirgli con aria grata, prima di girarsi verso gli amici –be’, quasi amici nel caso di Black e Potter- con quel briciolo di dignità che le era rimasta. Si sistemò maglione e camicia con espressione indecifrabile.

-Io..- prese un respiro -..vado-

Si girò decisa e prese la direzione delle scale insieme a metà della Sala Grande. Sentì gli altri confabulare alle sue spalle con un vago tono sorpreso.
Si girò appena, fissandoli da sopra una spalla.

-Non ci pensare, Potter. Con te faccio i conti domani- minacciò con voce inquietante nella sua calma.

Non lo avrebbe mai –mai!- detto a nessuno, per alcuna ragione al mondo. Ma, arrivata in Dormitorio, sorrise.



















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Si, mi faccio vergogna da sola, scusate.
Per la bassa qualità del capitolo e l'assurda attesa .______. chiedo venia. La carissima e dolcissima ispirazione era volata a casa di un amico, e non si è vista per taaanto tempo.
Già.
Be', a parte questo.. niente.
Somo, Marzia, Didi. Siete qui è_é
E Asfe..
*sorriso diabolico*
Tranquilla, che arriverai anche tu.



Pace e amore (Y)
Gin
   
 
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