Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: HOPE87    17/01/2011    1 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA. MI SCUSO INFINITAMENTE PER IL DISAGIO, MA QUANDO LA VITA PRECIPITA LE SI DEVE DARE NECESSARIAMENTE LA PRECEDENZA. A PRESTO! ;)
“Goku e Crilin hanno il sangue rosso”.
Si era interrotta, irrigidendo la mascella, indecisa se continuare o meno.
“E il tuo com’è?” le aveva chiesto cauto, attendendo pazientemente l’arrivo di una risposta.
Lei allora aveva rivolto gli occhi verso l’orizzonte, per poi cercare sulla riva della spiaggia qualcosa che potesse tornarle utile. Individuato un frammento di vetro, lo aveva recuperato, ponendoselo al centro esatto della mano e stringendo quest’ultima sufficientemente da ferirsela, mostrandola poi successivamente all’anziano uomo.
“È rosso” aveva constatato il maestro Muten, sperando che quello fosse il modo giusto.
L’aveva vista scuotere la testa con rammarico.
“È nero”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VI

VI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se fosse riuscita a concentrarsi sullo splendido paesaggio marino che la circondava, avrebbe potuto considerare dolce la morte con cui aveva deciso di abbandonare quella vita.

Decidere.

Aveva autonomamente deciso di dichiararsi a morte.

Se per il sangue di cui si era macchiata o per gli sguardi che le sarebbero stati rivolti dalle persone a lei più care, non importava.

L’unica cosa che desiderava era trovare pace.

Era sempre stata convinta che la tanto agognata pace a cui aspirasse le sarebbe stata donata non appena avesse fatto luce sugli incubi che la tormentavano da bambina.

Quando era venuta a conoscenza della verità sul suo passato, quella piccola, flebile luce che ancora riusciva ad animarla, s’era spenta definitivamente.

S’era lasciata consumare rapidamente dall’odio.

E in quell’odio aveva trovato soddisfazione, il riscatto di una vita intera.

Uccidere quell’uomo, quegli uomini, aveva rappresentato il dare senso alla sua misera esistenza.

Un’esistenza imbrattata di sangue fin dalla nascita.

Sì.

Se non fosse nata, i suoi genitori non sarebbero morti.

“Sono contenta di averti conosciuta, sai?”.

Spalancò gli occhi.

Com’erano potute tornarle in mente le parole di Bulma?

“Ho sempre desiderato avere una sorella, e tu sei quella che più le si avvicina!”.

Delle piccole bollicine provocate dal sussulto provocatele dal ricordo si sparsero attorno a lei, dirigendosi verso la superficie rapidamente.

Chiuse gli occhi fino a strizzarli.

Non doveva ricordare tutto quello… non adesso!

L’iperventilazione terminò la sua durata.

“Ci siamo”, pensò mestamente, mentre i polmoni cominciavano ad esigere ossigeno e la sua gabbia toracica iniziava a comprimersi, per implodere.

In un attimo le balenarono in mente tutti i momenti allegri e spensierati che era riuscita nonostante tutto a vivere con quelli che avevano finito col rappresentare la sua famiglia… alcuni dei quali raffiorarono più prepotenti degli altri, come a voler cinicamente sottolineare a cosa stesse rinunciando.

“È ciò che mi merito”.

Chiuse gli occhi, in attesa che il suo cuore forte cedesse a quella costrizione innaturale a cui era stato sottoposto.

La fauna marina nuotava attorno a lei lentamente, a volte sfiorandola, incurantemente, quasi come facesse già parte del loro habitat.

Si piegò su se stessa in preda agli spasmi di dolore provenienti dal petto, perdendo la stabilità corporea che aveva avuto fino ad allora, lasciandosi andare e ruotando su se stessa per lasciarsi trasportare dalla corrente… fattasi particolarmente calda di punto in bianco.

Riaprì gli occhi.

Tutte le creature che nuotavano attorno a lei s’allontanarono velocemente, come in preda al panico, in fuga.

Suppose l’arrivo di una creatura più grande e tentò di muovere il corpo affinché potesse fornirle una visuale più ampia… ma si vide circondata dal nulla.

Sollevò il capo, alla ricerca della fonte di quell’evento, spalancando gli occhi a poco a poco.

Il cielo era di un azzurro terso quando aveva deciso d’immergersi… ora appariva, attraverso il limitare dell’acqua marina, di un cupo grigio ceruleo… tendente al marrone.

Un cupo grigio ceruleo tendente al marrone che si stava spostando rapidamente sull’ambiente esterno all’acqua.

Spalancò gli occhi, sentendosi percorrere la schiena da un brivido sinistro.

Con le poche forze che le erano rimaste tentò di nuotare verso la superficie, avvertendo una fitta al torace ogni qual volta si muoveva, sentendo l’energia mancarle sempre di più e per un attimo ebbe l’impulso di demordere.

La Kame House.

Quella cosa era diretta verso la Kame House.

Il volto contratto in una maschera di disperazione e dolore, attraversò ad ampie falcate l’acqua pesante, muovendo i piedi più velocemente che poteva, con i lunghi capelli neri che ad andavano a frapporsi tra lei e il suo obiettivo.

-          Onda energetica! - .

La voce risuonò appena, distorta dall’affanno e dall’acqua, ma un piccolo concretizzarsi del poco potere che le restava andò a segno, colpendo una roccia che sporgeva poco sotto di lei, dandole così lo slancio per poter ritornare a galla più velocemente.

Il vento che l’accolse fu come una frustrata in pieno petto.

Gli occhi strabuzzati dallo sforzo immane, i muscoli tesi, le vene pronte ad esplodere, il ritmico pulsare del cuore a confermarle che ce l’aveva fatta.

Con la gola raschiata dal violento tossire, si concentrò allo stremo tentando di levitare, ma la parte inferiore del proprio corpo rifinì in acqua, palesandole l’esaurirsi momentanea delle sue possibilità.

Gli occhi corsero all’esigua struttura di legno che si stagliava poco lontano da lei, con un’ansia sempre crescente.

Doveva farcela.

Alternò nuoto e levitazione, restando sempre al limite dell’acqua, riuscendo infine a raggiungere la riva tanto agognata, trovandosi costretta a fermarsi a causa della fatica immane a cui si era sottoposta.

Tra il tossire e il respirare ritmicamente, fece vagare lo sguardo per la zona d’isola che si stagliava di fronte a lei, continuando a vedere i colori di quella strana aria che sembrava aver investito tutto… finchè i suoi occhi non finirono su Umigame, ferma, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata.

-          U-Umigame! – tentò di chiamarla, ma con scarsi risultati. Tutto quello che le fuoriuscì fu un rantolo spasmodico sofferto, interrotto bruscamente da un ennesimo attacco di tosse.

Facendosi leva sulle braccia, si costrinse ad un ennesimo sforzo, strisciando sulla sabbia per arrivarle vicino.

-          Umigame... – la richiamò di nuovo, a un palmo dal suo guscio, allungando un braccio per attirare la sua attenzione. – Cos’è successo qui? - .

Spalancò gli occhi dall’orrore.

Gli occhi della vecchia amica del maestro Muten erano cerulei, privi di vita.

Mosse ancora il suo guscio, nel vano tentativo di svegliarla, dovendo poi rapidamente arrendersi alla realtà delle cose, che si stava stagliando nella sua mente con tutta la sua rude crudeltà.

Con gli occhi ancora spalancati, voltò il capo in direzione della Kame House, soffermandosi rapidamente sugli alberi di palma che sorgevano accanto alla costruzione.

Le noci di cocco erano tutte rotolate ai loro piedi.

Le lunghe, lucide e verdi foglie che l’adornavano erano ora di un beije spento.

Erano…

-          Morte… - pronunciò in un sussurro, mentre l’ansia continuava a staccarle a morsi lo stomaco.

Incurante delle lacrime che avevano iniziato a solcarle il volto, si portò all’in piedi, prendendo a correre disperatamente verso l’ingresso della casa.

 

 

***

 

 

-          Dov’è il mio bambino?! - .

-          Chichi, ti prego, calmati! - .

-          DITEMI DOV’É IL MIO BAMBINO! - .

Crilin incassò l’urlo tentando di nascondersi la testa tra le spalle.

Non si sarebbe mai abituato agli attacchi d’ira della moglie del suo migliore amico, ma d’altro canto avevano toccato per lei un tasto dolente e allo stesso tempo prezioso.

-          Non sappiamo dove sia il tuo bambino, se lo avessimo saputo stai certa che non saremmo venuti a sorbirci le tue sfuriate inutili! – replicò amareggiata Bulma, facendosi incontro alla donna, innervosita dal menefreghismo che stava dimostrando nei confronti dell’argomento che le avevano appena esposto.

Yamcha si fece avanti per tentare di far desistere la propria ragazza dal soffiare altro vento sul fuoco, ma questa gli sfuggì di nuovo dal controllo.

-          Inutili? INUTILI?! Mio figlio potrebbe essere in balìa di due assassini! - .

Lo schiaffo arrivò preciso e pesante, riecheggiando nell’ambiente con tutta la carica emotiva con la quale era stato sferrato.

Chichi spalancò gli occhi, mentre una rabbia crescente le divorava le interiora, facendole pensare rapidamente a un modo per restituire il colpo.

Quando rialzò lo sguardo, però, gli occhi azzurri della donna che le era davanti – privi dell’astio che l’aveva animata fino a quel momento, ma lucidi e gonfi – ebbero la capacità d’aquietarla, facendola rinsavire e rendere conto di aver superato ogni limite.

Fu la volta dei suoi occhi d’ebano di riempirsi di lacrime.

-          S-se ha perso il controllo… Gohan potrebbe essere in pericolo… i-io… - .

Le braccia di Bulma l’avvolsero rapidamente e velocemente, mentre gli occhi, come quelli di Chichi, presero a lacrimare.

Entrambe sapevano di star condividendo lo stesso fardello, seppur orientato verso persone diverse, e l’ansia accumulata dalle prospettive che si paravano loro nella mente era finita con l’esplodere.

-          Se siete d’accordo, adesso sarebbe il caso di arrivare al sodo. - .

Tenshinhan non aveva gradito il siparietto a cui era stato costretto ad assistere.

E a nulla era valso il commento sussurratogli dell’ex predone del deserto sulla prerogativa tipicamente femminile dello starnazzare, per allentare un po’ la tensione.

La persona che si stavano affannando a cercare non si sarebbe mai lasciata andare ad un simile spettacolo.

Sospirò profondamente quando ebbe ricevuto da tutti un tacito assenso, cercando di scacciare momentaneamente dai suoi ricordi l’espressione matura dell’amica.

-          Quando è stato l’ultima volta che hai visto Shizue? - .

Gli occhi di tutti i presenti in sala si spostarono dall’ex allievo dell’eremita della Gru a Chichi, presa ancora dall’asciugarsi le ultime lacrime versate.

-          Non ricordo precisamente… - rispose la donna, scuotendo la testa mestamente.

-          Cerca di sforzarti. - .

A Jiaozi non sfuggì la punta di nervosismo che aveva tinto le ultime parole dell’amico.

La moglie di Goku scosse nuovamente la testa, facendo vagare lo sguardo sull’ampio tavolo quadrato che adornava la cucina, alla ricerca di qualche ricordo più preciso.

-          Gohan era a casa in quel periodo… perciò aveva avuto il permesso di restare fuori fino a tardi con Shizue quella volta… - .

Crilin spostò lo sguardo sul calendario affisso ad una delle pareti della sala, tentando di ricordarsi i giorni  - di cui lo stesso Gohan gli aveva parlato – in cui non sarebbe dovuto andare a scuola per dei problemi tecnici relativi all’impianto idraulico dell’istituto.

-          Quindi… all’in circa… intorno ai… quindici giorni fa? – si rivolse così alla donna, approssimativamente, che sollevò il capo per rivolgere lo sguardo verso di lui.

-          Sì. – rispose infine, dando un rapido sguardo al calendario che aveva osservato precedentemente il ragazzo.

Il cuore di Bulma battè più velocemente.

Quindici giorni.

Poteva essere accaduto di tutto in quel lasso di tempo.

-          No, un momento. – disse nuovamente Chichi, attirando di nuovo tutti gli sguardi su di se. – Nei cinque giorni precedenti alla chiusura della scuola Gohan si era ammalato… lei è venuta a fargli visita il primo… se non il secondo giorno di febbre. - .

-          Venti giorni circa, dunque. – calcolò rapidamente Jiaozi, continuando a levitare a mezz’aria accanto a Tenshinhan, com’era solito fare.

-          Puoi ripetere ancora una volta cosa vi ha detto, per favore? - .

Crilin sussultò nel sentirsi chiamato in causa, annuendo a Tenshinhan e riprendendo a ricordare.

-          “Temo che Shizue sia in pericolo.” – ripetè testualmente il guerriero.  – Alla domanda mia e del Genio sul cosa potesse avergli fatto pensare una cosa del genere, lui ha tentennato un po’… sembrava indeciso sul confessarcelo o meno. - .

Chichi stette ad ascoltare in religioso silenzio.

Quella sera, al suo rientro a casa, lo aveva trovato un po’ turbato, ma aveva attribuito la brutta cera allo stato di malore in cui riversava.

-          Evidentemente Shizue deve avergli fatto promettere di non farne parola con nessuno. – constatò Yamcha, portandosi una mano al mento e immergendosi nei suoi pensieri.

-          Ma perché non ce ne ha parlato? Avremmo potuto aiutarla! – espresse i suoi pensieri poi, frustrato dai troppi nodi che non tornavano al pettine.

-          Un passo alla volta. – intervenne Tenshinhan, che aveva già risposto dentro di sé alla domanda che tormentava l’amico e tutti gli altri. – La domanda ora è: come ha fatto a risalire al suo passato? - .

-          Cosa? – Chichi sembrava essere uscita dal suo stato catatonico tutto ad un tratto. – Aspettate un momento, ma lei… non soffriva di quella specie di amnesia? Goku diceva sempre che per lei era doloroso non riuscire a ricordare i fatti precedenti al loro primo incontro e se ne dispiaceva perché non era in grado di aiutarla… - .

-          Noi arrivammo nel suo villaggio esattamente pochi minuti prima che la spada di quel mostro si abbattesse sul suo collo. – ricordò la Brief dopo aver annuito alle parole dell’amica, accarezzandosi le braccia per farsi passare la pelle d’oca che quel solo ricordo ebbe modo di causarle. – Gli abitanti del villaggio esplosero in rivolta… Goku riuscì a tenerne a bada qualcuno, dopodichè fummo costretti ad andarcene per evitare che qualche povero idiota si facesse ammazzare. Portammo Shizue con noi, che nel frattempo era svenuta… quando rinvenne non ricordava niente… aveva solo l’intrinseca sensazione di essere sbagliata… di avere il sangue nero. - .   

-          Ti stai dimenticando degli incubi! – fece Oolong, comodamente steso su un divanetto che arredava la cucina, parlando per la prima volta.

-          Come potrei… - rispose amaramente la donna, con un sorriso sarcastico a dipingerle il bel volto. – Ma quelli sono venuti dopo. Ad intermittenza. Come se in un certo senso avessero voluto tentare di mostrarle qualcosa che doveva aver rimosso disperatamente… - .

-          La morte dei genitori… - quasi sussurrò Yamcha, per poi sospirare profondamente e grattarsi il capo con le mani, come a voler scacciare via un brutto ricordo.

-          Si convinse di averli uccisi lei. – intervenne Crilin, ricordandosi una delle notti in cui Shizue aveva preso ad urlare e piangere disperatamente, in preda al panico scaturitole da uno degli ultimi incubi.

-          E qui arriviamo a noi. - .

Tenshinhan aveva ascoltato l’intera storia come non l’aveva mai fatto.

Erano bastati gli occhi di Shizue a fargli intendere di trovarsi di fronte una donna con un vissuto poco spensierato alle spalle. Gli altri si erano lasciati sfuggire qualcosina in sua assenza ma in quanto a lui… non era mai stato tipo da impicciarsi degli affari degli altri.

-          Per aver confidato a Gohan di aver trovato il suo villaggio di origine deve esserle ritornata la memoria… come, quando e perché, purtroppo non credo che-… - .

-          Dopo la sconfitta di Freezer. - .

Gli occhi di Tenshinhan si spostarono sul piccolo Jiaozi, così come quelli di tutti gli altri.

-          M-ma… come? – provò a chiedere Crlin in maniera piuttosto sconclusionata, tentando di chiedere delucidazioni sull’affermazione dell’amico, che per tutta risposta scosse la testa, esprimendosi così incapace di fornire le risposte che gli erano state implicitamente richieste.

-          Perché dopo la sconfitta di Freezer? – gli chiese allora Tenshinhan, voltandosi verso di lui per osservarlo attentamente.

-          Perché è stato allora che è cambiato qualcosa. – rispose Jiaozi, portandosi un dito alla tempia e indicandosela.

-          Potresti tentare di essere un po’ più chiaro? – chiese Bulma, spazientita dalle pseudo risposte del guerriero.

Lui allora si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa che potesse tornargli utile, scorgendo su una piccola mensola un contenitore pieno di gomitoli di lana.

Ne fece levitare uno meno corposo con la forza del pensiero, portandolo al centro esatto del tavolo per fare in modo che tutti potessero guardarlo.

-          Questa è la mente umana. – iniziò a spiegare Jiaozi. – Teoricamente, la mente di un comune essere umano. – Il gomitolo prese poi ad allargarsi sotto il potere del guerriero, che prese a disporre i fili della matassa in maniera orizzontale, pur sempre in modo concentrica. – Questo… - fece, per poi cambiare nuovamente disposizione ai fili del gomitolo. – Questo… - continuò ancora, fino ad eseguire una serie di esempi che vedevano il gomitolo di lana allargarsi verso l’alto, verso il basso, in verticale e in trasversale. – Sono tutti esempi di come possa essere invece la mente di una persona non comune, un guerriero. - .

Erano tutti praticamente col fiato sospeso, con l’attenzione completamente concentrata sulla spiegazione di Jiaozi, meno Tenshinhan, che già era a conoscenza di tutto quello e attendeva solo di sapere cosa avrebbe detto della donna l’amico.

-          La larghezza dipende dallo spessore in cui si sviluppa la capacità d’inglobamento, la direzione dei fili dipende invece da… - .

-          Sì, ok, andiamo avanti! – esclamò spazientita Bulma, beccandosi un’occhiataccia in tralice da Tenshinhan. – Per favore… - aggiunse subito dopo, ricordandosi che un manipolamento del genere Jiaozi sarebbe stato in grado di esercitarlo anche direttamente sulle persone.

-          Prima che arrivassero i saiyan e che accadesse tutto quello che ne è conseguito, la mente di Shizue era così: - continuò a spiegare il guerriero, creando con la matassa di lana un intrigato cespuglio disordinato di fili, che non aveva niente a che fare con gli esempi precedentemente mostrati. – Quando invece ho avuto modo di leggergliela in uno dei nostri incontri successivi ai fatti di Namecc, era così:  - concluse, riordinando la matassa di fili in un lineare, seppur complesso, tessuto di fili, molto simile ai primi che aveva mostrato.

Tutti stettero col fiato sospeso.

Gli occhi di Bulma rivolti in un punto imprecisato del tavolo, palesemente persa tra i propri pensieri.

-          Non sei riuscito a comprendere altro? – chiese allora Tenshinhan a Jiaozi, che scosse la testa mestamente.

-          Non mi ha mai concesso di entrare. È sempre stata attenta alle sue difese mentali… - .

-          Ma perché su Namecc? Perché Freezer? – intervenne improvvisamente Yamcha, palesando un ennesimo dubbio.  – Non potrebbe esserle accaduto dopo la nostra… sconfitta? – concluse, evitando categoricamente di evitare la parola “morte”. Era ancora in grado di provare dei brividi ogni volta che ci ripensava.

Jiaozi sollevò le spalle.

-          Sentiva odore di morte. - .

Tutti gli sguardi furono stavolta calamitati su Bulma, interrogativi.

-          Quando mettemmo per la prima volta piede sul suolo di NameccShizue ebbe un mancamento. – riprese, tenendo ostinatamente lo sguardo ancora perso nel vuoto, probabilmente per far sì che i ricordi riaffiorassero nitidamente. – “Odore di morte”, furono le sue prime parole. Non compresi per niente a cosa si stesse riferendo, eravamo ancora lontani dai luoghi abitati dai namecciani ormai deceduti… “odore di morte” disse, poi fu colta da un attacco di panico. – . La Brief congiunse le mani sotto al mento, mentre man mano le immagini di quel giorno le si stagliavano nella testa.

Jiaozi ne seguì il percorso dall’inizio alla fine, discretamente, sapendo che la donna non avrebbe avuto niente da ridire dal momento che non se ne sarebbe mai potuta accorgere.

Rivide con gli occhi blu di Bulma Shizue reggersi la testa come in preda ad una fitta di dolore… urlare disperata di punto in bianco… rigettare alla vista dei primi corpi senza vita dei namecciani… cambiare lo sguardo.

La sentì pronunciare una sequenza di parole apparentemente sconclusionate che richiamavano sempre gli stessi punti… “Non sono stata io…”, “Non è possibile…”, “Sono stata ingannata...”.

La vide barcollare pericolosamente per poi andare a raggiungere uno specchio d’acqua nei dintorni, per scorgervi all’interno il proprio riflesso.

Gli occhi.

Gli occhi non erano più gli stessi.

-          È avvenuto su Nameccsentenziò infine il piccolo guerriero, annuendo alla domanda implicita che con lo sguardo Tenshinhan gli aveva rivolto, accortosi di quel che stava facendo.

-          E ha deciso di agire dopo che le cose si sono sistemate. – aggiunse poi, venendo finalmente a capo di quella lunga e triste storia.

-          Io continuo a non capire. – intervenne allora Crilin, che fino a quel momento era stato a braccia conserte e capo chino. – Come può averla aiutata Namecc? - .

-          In un certo senso, probabilmente deve aver ricondotto lo scempio che è accaduto lì con quel che è accaduto a lei tempo prima… - tentò di spiegare Tenshinhan. – È l’unica supposizione valida che sono riuscito a formulare. – continuò. – L’ “odore di sangue” deve averle fatto scattare qualcosa. In fondo chi può dirlo? - .

-          Lei avrebbe potuto dircelo. – replicò Yamcha con malcelata tranquillità. – Ma non l’ha fatto. - .

Tenshinhan chiuse gli occhi.

-          Avrà avuto le sue buone ragioni. - .

-          Ragioni adesso non più trattabili. – replicò l’ex predone del deserto, abbassando il capo amareggiato, sconfitto, dirigendosi poi verso la porta. – Sappiamo tutti il continuo della storia: lei ha ripercorso il suo passato e s’è messa sulle tracce dei reali responsabili della morte dei suoi genitori… dopodichè deve aver fatto qualche sciocchezza. - .

La Brief prese a correre in preda alle lacrime all’esterno della casa, lontana da occhi indiscreti. Yamcha sospirò pesantemente e la seguì.

La tensione era diventata così tanto opprimente che nemmeno Oolong fu in grado di ignorarla.

-          E adesso cosa facciamo? – chiese rivolto un po’ a tutti, non ricevendo alcuna risposta.

-          La cerchiamo! – esclamò rabbiosamente Crilin, battendo tanto forte un pugno sul tavolo da incrinarlo. – Non m’interessa quanto tempo ci vorrà, non m’interessa dover perlustrare ogni angolo del pianeta, la troverò! Fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia! - .

Tenshinhan osservò a lungo il volto determinato dell’amico, meditando tra se e se.

-          Allora muoviamoci. – incitò poi, scostandosi dalla parete lungo cui aveva adagiato la schiena, lanciando uno sguardo d’intesa a Crilin, che accettò dopo un primo momento, con un sorriso.

-          Vado a chiamare Yamcha! – urlò Pual entusiasta, dirigendosi all’esterno della casa per comunicare la notizia all’amico.

Avvertirono nitidamente la sua voce chiamare il nome di Yamcha una prima volta, poi un urlo diverso li fecero mettere in all’erta.

Il secondo li fece accapponare la pelle.

Scattarono tutti fuori per capire cosa stesse succedendo... trovandosi poi costretti a spalancare gli occhi.

-          Cosa diavolo è quello?! – urlò spaventato Crilin, vedendo una densa nebbia avvicinarsi velocemente a loro.

-          CORRI! – urlò Tenshinhan prima di spiccare il volo, afferrando in extremis Chichi e Oolong, seguito subito dopo da Jiaozi, che aveva tentato di mettersi in contatto telepatico con Yamcha.

Se avesse potuto rappresentare la sua matassa di fili, l’avrebbe mostrata disintegrata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

Benritrovati! Buon anno nuovo! ^   ^

Eh beh, concedetemelo, d’altronde è dall’anno scorso che non ci si legge J

Mi scuso per il mostruoso ritardo ma con le sessioni d’esami in vista il tempo non c’è praticamente mai!

Spero solo che l’attesa sia valsa questo capitolo J

Il quadro credo si stia delineando adesso, no? ^___^

 

Volevo ringraziare BeNnY, LirinLawliet (a cui spero di aver dato qualche delucidazione in più questa volta J) e owll per aver commentato lo scorso capitolo. In più volevo dare il benvenuto a jamieO! È un onore sapere che la mia storia ti appassioni! Grazie per i complimenti J davvero, spero solo che i continui flashback non ti abbiano fatta avvilire troppo e che adesso la situazione sia un po’ più chiara! xD conto di rileggerti presto J un bacio!

 

Inoltre volevo ringraziare silvergirl90 che ha aggiunto la mia storia tra le preferite, jamieO per averla aggiunta tra le ricordate e Dream_of, Elfosnape, fufa78, Lirin Lawliet e Mc_T93 per averla aggiunta tra le seguite! *inchino*

 

Alla prossima! ;)

 

HOPE87

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: HOPE87