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Autore: Child Of Time    19/01/2011    1 recensioni
"Il grande Capitano Jack Harkness che aveva vissuto così tante vite da averne perso il conto, considerato da tutti come quello forte, il leader che sa sempre cosa fare e che quasi mai lasciava davvero trasparire le sue emozioni, piangeva. Nonostante l’eternità che stava vivendo riusciva ancora ad amare e a provare dolore davanti alla Morte, pur avendone vista così tanta. Era questo che Gwen pensava guardandolo, Jack amava Ianto, adesso non ne aveva più alcun dubbio."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen Cooper, Ianto Jones, Jack Harkness, Owen Harper, Toshiko Sato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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2. Tutto è strazio e solitudine, ma in quelle pagine lui vive. In the sea of memory.

Si sedette sul letto e ne prese uno, al solo tocco si sentì pervadere da un senso di calore inspiegabile, da quei diari scaturiva un qualcosa a cui Jack non seppe nè dare un nome nè resistere, aprì una pagina a caso; non aveva mai fatto caso a quanto fosse bella e raffinata la calligrafia di Ianto, nonostante tutti i rapporti che ogni giorno diligentemente gli portava; esitò, non voleva invadere qualcosa che non gli apparteneva, o forse aveva solo paura del dolore che avrebbero potuto provocare quelle parole, ma quel qualcosa era più forte, e cominciò a leggere:

”Oggi è successa una cosa che mi ha stranamente emozionato, e ora non so che pensare: Owen e Toshiko se ne erano già andati da un pezzo e quando anche Suzie è andata via Jack mi si è avvicinato dicendomi che oggi mi aveva visto strano, preoccupato, ed era vero, Lisa era peggiorata, e non ho avuto pace tutto il giorno pensando ad un modo per aiutarla a guarire. Aveva uno sguardo rassicurante, dolce, oserei dire, ho cercato di sembrare normale, non sono molto bravo a mentire, gli ho risposto che andava tutto bene e che forse ero solo stanco, allora lui si è spostato ancora di più verso di me , non sono nemmeno sicuro che il centimetro sia l’unità di misura adatta per descrivere lo spazio che c’era fra i nostri corpi, o che non c’era. Averlo così vicino mi ha fatto uno strano effetto, era come se mi sentissi eccitato e nel panico, non riesco a spiegare. Mi ha guardato dritto negli occhi, e mentre io mi perdevo nei suoi, così profondi e azzurri, mi ha detto di non crederci, che era troppo evidente che non stavo bene, e poi mi ha abbracciato. Il Capitano mi ha abbracciato, non ho idea di quanto sia durato, né di dove fossero le mie braccia o le sue di preciso, sentivo solo caldo e il mio cuore che batteva come quello di una bambina terrorizzata, non riuscivo a muovermi e nemmeno a sbattere le palpebre, poi l’ho sentito soffocare una risata e dire che dovevo smetterla di nascondermi e che potevo sfogarmi con lui. Mi ha lasciato andare e ha tentato di nuovo di non ridere con scarso successo, senza pensarci ho preso la giacca e me ne sono andato. Ero troppo agitato. Lungo il tragitto per tornare a casa non ho fatto altro che ricostruire la scena nella mia mente, adesso sono qui a scriverla, e a pensare a quello che mi ha fatto sentire. Non è normale, per niente normale che io mi sia emozionato a tal punto, questa reazione mi spaventa. Chissà come farò ad andare al lavoro domattina.

”Il caffè è sul fuoco, fra poco sarà pronto, oggi stranamente è una giornata tranquilla e quindi tutti sfruttano questo tempo per aggiornare i database o finire gli inventari. Gwen girella per l’hub senza fare niente, come al suo solito, non ha un compito preciso, lei guarda e basta . Toshiko sta aggiornando gli archivi con gli ultimi dati sui movimenti della fessura, sembra un automa, lei e i computer sono davvero fatti della stessa pasta. Owen è nella saletta operatoria, cataloga meticolosamente l'attrezzatura dividendola per utilizzo. Jack invece è nel suo studio, peccato che da qui non si veda niente, mi piacerebbe sapere cosa sta facendo, e magari essere lì con lui. Toshiko ha alzato gli occhi in direzione di Owen, ha uno sguardo molto dolce, insolito in lei, sembra quasi che accenni un sorriso, ma anche Owen casualmente distoglie lo sguardo dalle cartelle e punta verso di lei, Tosh si ritrae di scatto, giurerei che sia arrossita. Per quanto lei lo tenga nascosto ci siamo accorti tutti che prova qualcosa per lui, forse tutti tranne Owen , oppure non gli da semplicemente peso; è sempre apparentemente nervosa e strana quando è vicina a lui ma è anche molto insicura e non credo che ci abbia mai parlato seriamente. Owen a primo impatto sembra una persona insensibile e superficiale, ma nei suoi occhi non ho visto forza e autorità, come lui vuol dare a vedere, io ho visto dolore. Credo che se non avesse così paura di mostrarsi sarebbe felice con lei. Forse ha troppe cicatrici. La caffettiera ha fischiato, vado a portare il caffè agli altri, così ho anche una scusa per salire da Jack. “

”L’ultimo è stato un periodo davvero stressante e pieno per il Torchwood, fra Suzie che per poco non prosciugava Gwen di tutta la sua energia vitale, occhi alieni e un aereo atterrato qui dal 1853, eravamo contenti che fosse passato e quindi avevamo deciso di organizzare qualcosa così, per festeggiare. Jack aveva prenotato in un pub e ci stavamo avviando verso la macchina, tutti tranne Toshiko, che aveva declinato l’invito dicendo di dover sbrigare delle faccende importanti a casa. Eravamo appena partiti quando mi accorgo di aver lasciato le chiavi all’hub, dico agli altri di andare avanti, che gli avrei raggiunti con la mia auto e torno dentro. Appena entrato sento uno strano rumore, mi insospettisco e decido di andare a controllare, era ancora tutto acceso, Tosh doveva essere ancora al computer, la porta del bunker si apre, e la vedo, è rannicchiata sul divanetto, sta piangendo. Si accorge di me e tenta di ricomporsi, mi sento imbarazzato e sto per tornare via, ma mi fermo, mi volto e vado a sedermi accanto a lei, che cerca invano di smettere di piangere. Non sapevo bene che fare, non eravamo mai stati in gran confidenza, le chiedo cosa c’è che non va, all’inizio sminuisce la cosa dando la colpa alla pressione e allo stress degli ultimi giorni, ma dopo un po’ abbassa le difese e comincia a sfogarsi. Mi ha raccontato il suo dolore, la sua solitudine, di tutte le notti passate a piangere nel buio della sua stanza, di quel senso di vuoto e incompletezza, del tormento, di quella voglia di contatto, di un abbraccio, di qualcuno; e quel qualcuno per Toshiko era Owen, l’ha ammesso, e lui la stava facendo soffrire in un modo disumano, stava avendo un comportamento da immaturo, da chi si diverte a giocare con i sentimenti delle persone più insicure, ma lei continuava ad amarlo lo stesso. Smise di parlare ma non riusciva a guardarmi negli occhi, credo che si stesse pentendo di quello che mi aveva appena detto, continuava a piangere e si vergognava, era così dispiaciuto per lei, quelle parole mi sembravano mie, almeno di un tempo, adesso io avevo Jack, lei invece non aveva nessuno. Mi sono avvicinato e l’ho stretta a me, si è irrigidita e riuscivo a percepire il suo imbarazzo ma poi si è lasciata andare, ha appoggiato la testa sul mio petto e mi ha circondato la vita con le braccia, siamo rimasti così a lungo, finché non ha alzato gli occhi ancora gonfi verso di me e mi ha ringraziato.”

"La notte scorsa l’ho passata con Jack, di nuovo. Come quasi ogni sera, appena rimaniamo soli, lasciamo tutto quello che stavamo facendo, o che facevamo finta di fare e ci baciamo, come fosse una corsa contro il Tempo, un bacio aggressivo, con dentro tutto il desiderio represso del giorno, e non passano che pochi minuti che ci ritroviamo nudi, avvinghiati l’uno all’altro, e lo facciamo, disperatamente, selvaggiamente, per terra, sulla scrivania, dove capita. E’ Jack che comanda i giochi, infondo lui è il Capitano, il mio Capitano, e ogni volta si inventa qualcosa di nuovo, qualcosa che solo da un’anima immortale e tormentata come la sua potrebbe venir fuori, e nonostante questo ogni notte mi sembra stupenda, emozionante e spaventosa come la prima, e mi sento quasi soddisfatto nel vedere tutte quelle smorfie e urla di piacere sul suo volto quando è dentro di me; ma forse quello che amo di più è il dopo, quando esausti ci sdraiamo e ci addormentiamo, molto spesso è lui il primo a farlo, e non c’è momento più bello di quello, è come se all’improvviso il comando passasse a me, Jack non è il tipo da romanticismo, di solito niente preliminari o coccole, preferisce il sesso spudorato e contorto, io invece in questo sono il contrario, adoro guardarlo dormire, appare così indifeso, così in pace, il suo respiro è così calmo e quasi impercettibile, lo abbraccio delicatamente, senza svegliarlo, appoggio la testa sul suo petto e mi metto ad ascoltare, non ho mai sentito musica più bella del battito del suo cuore, e ripenso alla prima volta che l’ho sentito, batteva prepotente contro il mio, dopo essermi precipitato addosso dalle zampe di uno pterodattilo; è passato così tanto tempo da quel giorno e non mi sarei mai immaginato che potesse succedere tutto questo, non ci avrei mai creduto se qualcuno mi avesse detto che un giorno io avrei amato quell’uomo. Amo Jack e in un modo che non credevo esistesse, non è solo sesso, almeno non per me, non è solamente per il suo corpo, è per Jack, e se per qualche strano scherzo del Destino non mi fosse più dato toccarlo non cambierebbe quello che provo, mi riempirei con la sua voce, i suoi pensieri e tutto quello che fa di lui Jack, perché adesso la mia vita ha un nome e un senso, ogni tassello che componeva la mia esistenza e il mio essere ora è unito agli altri, prima non potevano esserlo, mancava il pezzo più importante. Non riesco a immaginarmi un futuro senza di lui semplicemente perché non ci sarebbe un futuro degno di tale nome. Non gli ho mai detto niente di quello che provo perché sono certo che per lui non è lo stesso, e ogni volta mi sento ridicolo solo a pensare che possa esserlo, sono fortunato anche solo per il fatto che il mio ed il suo cammino si sono incrociati, è il Tempo per cui stanno rimanendo così strettamente intrecciati è anche troppo per me, non me lo merito, lui è così straordinario ed io... sono solo io, Ianto, eppure ha scelto me. Adesso ho capito che la felicità non è solo una parola priva di significato inventata per i finali delle favole, ma che è anche un cosa reale, una cosa che non puoi descrivere, puoi solo esser consapevole di provarla.. o forse.. è solo che sono capitato dentro ad una favola.. ma si sa, le favole prima o poi finiscono..."

  
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