Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: CosmopolitanGirl    19/01/2011    11 recensioni
Il racconto si colloca immediatamente dopo la mitica scena della "camicia strappata", descrivendone sentimenti e pensieri, dell'uno e dell'altra. Leggendolo vi accorgerete che in alcuni punti ripercorre l'episodio del cartone "Una nuova vita". Espediente che ho utilizzato per mantenermi,almeno al momento, il più vicina possibile alla trama originale.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cap.5

Un tempo per ogni cosa.

Piano, piano, risalì in superficie. Dovette abbandonare, almeno in parte, quelle coperte che avevano garantito il suo inabissamento momentaneo. I primi a uscire furono degli arruffati riccioli dorati.
 Gli occhi volutamente lo evitavano, immaginando che lui, malgrado facesse finta di leggere, la osservasse di sottecchi.
Non sapeva com’era arrivata fin lì, cosa l’avesse spinta. Sapeva che adesso aveva varcato quel confine immaginario che lei stessa aveva disegnato nel corso degli anni, e soprattutto negli ultimi tempi.
Era chiaro che di quel solido maniero, con tanto di fossato, che si era costruita intorno, nulla ne restava.
 Era priva di difese, si sentiva completamente nuda.
Aveva sempre controllato tutto, e adesso era priva di ogni controllo.
Doveva parlare…ma cosa dirgli?! Era così difficile…eppure si trattava di lui, del suo Andrè. Si erano sempre detti tutto… o quasi…
“Cosa stai leggendo?” disse infine, facendosi coraggio.
“Il Trattato sulla tolleranza, di Voltaire”. Disse il moro con saccenza.
“Hai capito il soldato Grandier?! Passa le notti a leggere saggi filosofici” ironizzò cercando di sdrammatizzare.
“Non mi canzonate Comandante, non tutti soldati della guardia sono degli analfabeti” ribatté, fintamente seccato.
“ No! Sono tutti dei grand’uomini!” disse lei, palesando il suo malcontento.
“Ahahahahaha parli come una nobildonna con la puzza sotto il naso” disse lui stuzzicandola, e sbirciandola da dietro le pagine del libro, le fece l’occhiolino.
Si levò su un gomito, la candida camicia da notte scivolò lievemente lungo la spalla, lasciandola in parte scoperta. Ma lei parve non farci caso, tanto era stizzita da ciò che aveva appena udito.
“ Come vi permettete soldato Grandier?” e fulminea scattò verso di lui.
Ingaggiarono una finta lotta, fatta di solletico e risate.
Uno sguardo e…
Furono preda di un infimo imbarazzo.
Si ricomposero velocemente.
“Buona Notte Oscar” tagliò corto lui, voltandosi dal lato opposto e smorzando con un soffio la candela.
“Buona Notte Andrè” rispose, dandogli le spalle.
Occupano entrambi la parte centrale del letto, le loro schiene erano una di fronte all’altra, abbastanza vicine da sentirne il calore, ma abbastanza lontano da non sfiorarsi.
I suoi grandi occhi azzurri, fissavano un punto immaginario nell’oscurità di quella stanza.
Quante volte negli anni passati, aveva trascorso la notte nel suo letto, rassicurata dalla sua presenza. Sembravano passati secoli. Eppure, qualche istante prima le era parso che fosse tornato tutto come un tempo.
 Già…il tempo sistema ogni cosa, e lei che fino a qualche mese addietro lo odiava, e mai avrebbe pensato di dividere più nulla con lui, adesso giaceva nel suo letto. Rabbrividì al solo pensiero. Ma non erano brividi di disgusto, tutt’altro. La sua vicinanza aveva come soffiato aria pura, su quella fiammella che per anni lei aveva cercato di soffocare, la quale, adesso divampava nel suo cuore fino a scendere giù nelle viscere.
Anche questo significava essere donna?

***

Il braccio raccolto sotto il cuscino, faceva si che la sua testa rimanesse di poco sollevata. Gli occhi a fissare, in quel buio, un punto qualsiasi in direzione della cassettiera.
Che Morfeo non gli avrebbe fatto visita, quella notte, lui l’aveva già intuito, ma certo non si aspettava che il motivo della sua insonnia, sarebbe mutato così sorprendentemente.
Una vocina gli suggeriva pensieri ai quali non voleva dare credito, benché i fatti gli dessero certamente ragione.
E se lei…
Se lei… non riusciva neanche a pensarlo. Temeva che il suo cuore si frantumasse in una miriade di frammenti. Un’altra volta… già perché quel suo cuore, si era spezzato tante e tante volte in vent’anni.
Avrebbe passato un’intera notte con la donna che amava più di sé stesso, stesa al suo fianco, la mente e il cuore avrebbero vagato per sentieri arditi, guidati solo dall’amore.
E poi…
 La mattina Oscar avrebbe fatto finta di nulla, così come accadeva da sempre, così come era accaduto quando in caserma aveva rischiato di morire, per mano dei suoi commilitoni.
Aveva bisogno di una spiegazione, aveva necessità di porre fine a quel piacevole supplizio.

***

“No, no, e no!” disse sgusciando fuori dal letto.
Oscar si levò di scatto “Che succede?!” asserì sorpresa.
Andrè riaccese la candela; adesso era nel bel mezzo della stanza con le mani sui fianchi. La fissava arcigno.
“Oscar…ho diritto a una spiegazione!” disse secco.
 Lei lo guardò perplessa, “Cosa stai farneticando Andrè?”
“Lo sai benissimo! Sai, a cosa mi riferisco” iniziava a spazientirsi.
“No, Andrè! Non lo so, cosa vuoi sapere?” la sua voce era melliflua, e non tradiva la benché minima tensione. Stava palesemente mentendo, e lo sapeva.
 Il suo cuore batteva spasmodicamente. Il momento era arrivato, ma cercava di aggrapparsi disperatamente alla menzogna, pur di prendere tempo.
Andrè sospirò profondamente, le braccia gli scivolarono lungo i fianchi, in segno di resa. Era arrabbiato come poche volte nella vita. Ma sapeva di dover mantenere la calma. Non poteva permettersi nessun momento di debolezza. Non poteva far sì che errori del passato bussassero nuovamente alla porte del suo cuore.
“Oscar…” disse placido “… ammesso e non concesso che tu non abbia davvero capito a cosa mi riferisco, adesso te lo spiego con calma, ma occhio Oscar, non permetterò che tu ti prenda gioco di me! Hai inteso?” il tono era dissacrante.
“Adesso capisco il detto ‘Come topi in trappola’ sono spacciata” pensò, rivolgendo al suo amico, lo sguardo più superbo che potesse interpretare.
“Spiegami Andrè, perché davvero non capisco. Ti prometto che avrai da me tutte le risposte che vuoi” non sapeva neanche lei cosa stesse dicendo.
“Ahahhaha, sempre la solita, come da piccoli, rifili alla gente spiegazioni improbabili, con aria del tutto innocente e angelica”.
“Mi stai insultando per caso?” gli rispose accigliandosi.
“Oscar, Oscar…” scosse la testa. “Senti non mi va di perdere ancora tempo, e sonno. Perché sei qui?!” partì all’attacco.
“Mio Dio, che gli dico adesso?”“… c’era il temporale…” replicò svagatamente, dando ad intendere che lui conoscesse perfettamente la sua paura per i temporali.
“Oscar? Ho detto che non voglio che tu mi prenda in giro!” se avesse potuto l’avrebbe schiaffeggiata.
“ Non ti sto prendendo in giro…lo sai che i temporali mi mettono in agitazione” era disperata.
Andrè si passò una mano tra l’ebano dei suoi capelli, gettando lo sguardo altrove. La frustrazione era palese.
“Oscar ti prego, dimmi perché sei qui?!” la rabbia era sempre più difficile da controllare.
Lei uscì dal letto, e si sedette compostamente sul bordo. Era arrivato il momento.
“Non dovrai evitare il rischio, mai! Anche se la paura ti frena”.
Il Generale suo padre, glielo aveva ripetuto per anni, mentre duellavano, esercitandosi con la spada.
Se lo ripeté, per darsi coraggio, inspirò profondamete e…
“ Andrè non è necessario che tu venga con me al ballo!”
“Non è possibile ha inscenato tutto questo teatrino, perché non mi vuole con lei a quello stupidissimo ballo? Che idiota che sono!”L’inevitabile era accaduto, gli parve di sentire chiaramente il suo cuore andare in mille pezzi, con lo stesso frastuono che fa un vetro infranto.
 “ E’ un impegno che ho preso con tuo padre, Oscar, e lo voglio mantenere” disse pacatamente. Non aveva più nessuna forza. D’altra parte gli stava facendo un favore...e allora perché si sentiva così avvilito?
“No! Posso andarci anche da sola!” urlò.
“Certo! È un ballo in tuo onore, dove tu sarai l’unica civettuola da corteggiare. E farsi corteggiare da uomini vogliosi, di fronte al tuo servo innamorato, è imbarazzante! vero Oscar?” Le parole uscirono dalle sue labbra senza che lui le potesse fermare, si era reso conto di quanto aveva appena detto solo dopo averlo detto. Capì che era una furente gelosia a parlare per lui in quel momento.
Oscar si alzò di scatto, lo raggiunse e mentre il suo braccio si alzava contro di lui, urlò”Come ti permetti? Chi ti da il diritto di parlarmi in questo modo!”
Andrè fermò la mano di lei, a mezz’aria, prima che raggiungesse il suo volto. Non avrebbe più permesso a quella donna di schiaffeggiarlo.
“Vattene Oscar! “sussurrò sibillino,allentando la presa e fissando il suoi occhi furenti, in quelli di lei.
I loro sguardi così come i loro animi, in quel momento, erano come due oceani che sferzati dal vento si scontravano creando temibili mulinelli, e bianche increspature.
Il biondo comandate istintivamente si massaggiò il polso, che fino a qualche istante prima era stato ostaggio di quelle grandi mani, e si voltò per uscire.
Lui avrebbe pagato caro quest’affronto.
Ma appena la mano si poggiò sulla gelida maniglia della porta, capì che stava sbagliando. Di nuovo, come sempre.
Era stato nuovamente l’orgoglio a guidarla a farle fare giri di parole che non avrebbe dovuto, ne voluto fare. Per l’ennesima volta, lo aveva svilito, illuso.
“Non devo evitare il rischio, anche se la paura mi frena”. 
Inspirò profondamente.
L’aria che gli entrò nei polmoni sembrava infuocata, tanto era la rabbia che dimorava in quella stanza.
 Si girò verso di lui.
“Oscar, davvero, vattene! Non ho voglia di litigare, di farmi insultare nuovamente” il tono irritato tradiva tuttavia la resa di chi ormai aveva alzato bandiera bianca.
Oscar, si fece coraggio. Si sedette ,di nuovo, sul bordo del letto, sospirò e poi disse:”Andrè, Io…Io non mi sono spiegata, mi sono espressa male…”disse titubante.
“Oscar, guarda non fa niente, fai come vuoi!” era stanco, davvero tanto stanco.
“No Andrè, ti prego fammi spiegare, e non interrompermi, non so come dirtelo e quindi te lo dirò tutto d’un fiato” si voltò verso di lui, che restava in piedi accanto alla finestra, guardandola attonito. Tuttavia acconsentì con un lieve segno della testa.
“Andrè Io non voglio che tu mi accompagni a quello stupido ballo, perché non intendo presenziarvi!”
“Ma a tuo padre…” accennò.
Oscar lo fulminò con lo sguardo, “A mio padre ho detto che ci sarei andata, che avrei dovuto fare? Era stato appena ferito, non volevo contraddirlo”.
Lo guardò per sincerarsi che lui avesse capito, e trovò nello sguardo smeraldo di lui, tutta la comprensione che cercava.
“Andrè, Io…sai cosa ti invidio? La capacità di capire come stanno realmente le cose. Hai sempre capito come andava il mondo prima di me… inizialmente volevo solo fuggire. Fuggire da te, da Fersen, da mio padre, da me stessa. Solo dopo, la mia fuga è diventato un viaggio interiore” si guardava la punta dei piedi, se i suoi occhi avessero incrociato quelli di lui, non sarebbe più riuscita ad andare avanti.
“Tutto quello che pensavo di volere, e supponevo che avrei avuto, è cambiato. Io per prima sono cambiata. Quando le cose sono diventate difficili, ho capito che bisognava smettere di fare quello ci si aspettava da me, ed ho deciso di ricominciare tutto da capo. Ho capito che quello che più voglio è vivere senza indecisioni, dubbi, rimpianti. E che non devo più avere paura di affrontare le conseguenze di quello che si fa. Per una vita, Andrè, sono stata quello che altri hanno voluto che fossi, perdendo la vera me stessa. Solo tu hai sempre saputo leggere in me quella che realmente ero.
Solo con te, Andrè, non ho mai avuto paura di essere me stessa. Solo con te, mi sono sentita protetta e sicura”.

***

La odiava, si la odiava.
Non c’era altro sentimento che potesse rendere al meglio quello che in quel momento provava per lei.
Per l’ennesima volta si era presa gioco di lui, l’aveva trattato come se fosse feccia. Si era insinuata nel suo letto sfruttando la nostalgia dei tempi andanti, per poi liquidarlo in quel modo.
Aveva fatto bene e non lasciare la questione irrisolta, e a farsi spiegare quello che l’indomani in caserma gli avrebbe riferito senza tanta cura. Aveva avuto ragione, a pensare che la valorosa Oscar, la mattina seguente avrebbe fatto finta che nulla fosse accaduto. Si sentiva usato.
La rabbia l’aveva accecato, e per ben due volte fu sul punto di schiaffeggiarla, ma riuscì a trattenersi. Fu con estrema cattiveria, una cattiveria che non gli apparteneva, che le disse di andarsene, che la cacciò via dal suo letto.
Ma quando con gli occhi lucidi, tornò indietro si sedette sul suo letto e lo pregò di ascoltarla, non riuscì a tenere il punto.
La spalla poggiata allo stipite della finestra. Lo sguardo rivolto verso il cielo nero. L’astro che illumina la notte, si faceva largo a fatica tra scuri nuvoloni. Il temporale era cessato. Mentre ascoltava le parole di lei, si ritrovò a seguire una goccia che scivolando lungo il vetro della finestra, imprigionava al suo interno altre gocce che incontrava lungo il percorso, finendo la sua corsa sul bianco davanzale. Non voleva guardarla, se solo avesse incontrato il turchese dei suoi occhi, l’avrebbe baciata, e non voleva, non prima di essere certo che quello che lei gli stava rivelando, era davvero quello che per anni aveva bramato di ascoltare.

***

 “Andrè tu sei per me come una lanterna, capace di rischiare i passi nella scura notte. Solo ora capisco quanto tu mi sia indispensabile”.
Nessun suono, nulla usciva dalla bocca di lui. Oscar si fece, nuovamente,  coraggio, e si diresse verso di lui, il quale restava, serenamente appoggiato alla finestra, guardando verso la buia notte.
Le dita affusolate, sfiorarono appena il bracco di lui, che si scosse come svegliato all’improvviso da un frastuono.
Il cuore della donna batteva all’impazzata, le gambe le tremavano, e una morsa impietosa le stringeva la bocca della stomaco.
“Ti prego dì qualcosa, qualsiasi cosa, ma dilla” sentiva di impazzire in quel silenzio tombale in cui era piombata quella stanza.
Abituata a dare ordini, e a battersi a duello, del linguaggio dell’ amore, nulla sapeva. Nessuno mai si era preso la briga di insegnarglielo. Avrebbe dovuto cavarsela da sola, questa volta neanche colui che l’aveva sempre aiutata e sostenuta, poteva far nulla.
 Questa volta era lei che doveva fare qualcosa per lui.
Era spaventata dal competere con questo assurdo sentimento, ma tuttavia non sarebbe indietreggiata, non sarebbe arrossita e l’avrebbe guardato in faccia.
Quando i loro occhi si incrociarono, capì che questa tortura, per lei, non era ancora terminata.

***

Il tocco lieve di Oscar, lo riportò alla realtà. I loro sguardi si incatenarono uno dentro l’altro.
 Voleva sentirselo dire. Voleva sentirsi dire che anche lei l’amava.
Per anni aveva desiderato che ciò accadesse e adesso lei era lì, totalmente inerme, e innamorata.
Era talmente bella che toglieva il fiato.
“Oscar…cosa vuoi dirmi veramente?” disse con un filo di voce.
La guardava dolcemente, incoraggiandola.
Lei frugò nei meandri del suo animo, al fine di trovare la forza per dire ciò che lui, giustamente desiderava sentirsi dire.
“Ti amo Andrè” la sua voce fu appena percepibile.
Le palpebre si chiusero un istante, e una lacrima ribelle riuscì a scappare dai suoi occhi e disegnando una linea trasparente lungo i fini lineamenti del suo viso. Trovò a fermare il suo percorso, il pollice della mano di lui, che lievemente asciugò quella goccia salata, sfuggita dagli occhi turchesi della sua amata.
Lo sguardo di Andrè non aveva bisogno di alcuna parola per spiegare quello che il suo cuore stava gridando in quel momento. E questa volta fu Oscar a capire cosa lui stesse pensando e provando.
“Andrè…è possibile che dopo tutto il dolore che ti ho causato, ti mi ami ancora?”
Andrè, scostò con la mano una ciocca dei lunghi riccioli biondi che le incorniciavano il volto. Le sue braccia le cinsero delicatamente la vita, e l’avvicinò a lui. La guardò, perdendosi in quell’azzurro mare agitato, e sorridendo le disse :
“Oscar , per anni ti ho seguito come un’ombra, prendendomi cura di te. Con tenerezza ho tentato di sciogliere i più ostinati nodi, e le malinconie che albergavano dentro di te. Sei il mio passato, il mio presente, e sarai il mio futuro. Mi chiedi se ancora ti amo? Non ho mai smesso di amarti Oscar, è l’unica cosa che so fare, l’unica che posso fare. Io, Oscar, posso soltanto amarti senza mai nessun freno* ”.
La sua voce era un sussurro che solleticava l’orecchio della giovane. Oscar chiuse gli occhi per meglio assaporare quella sensazione. Li riaprì e guidata dalla donna che da sempre era in lei, libera finalmente di vivere, cercò le labbra di lui per farle sue.
C’è un tempo per ogni cosa.
Non era più tempo per la rabbia, per la frustrazione, per i dubbi, le incertezze, che per anni avevano ferito e indurito i loro cuori e le loro anime.
Era tempo di baci impazienti, di mani desiderose di ciò che fino a quel momento era proibito. Era tempo di bocche arrese al piacere e corpi pronti a vibrare all’unisono.
Era il tempo dell’amore.
Era il tempo di Oscar e Andrè.
 
*L’avrete sicuramente riconosciuta…”Un giorno qualunque” M. Mengoni.

 *  Fine *

Quando ho iniziato quest’avventura, l’ho fatto perché mossa da un moto improvviso. Avevo bisogno di uno sfogo, di una via di fuga dai problemi che stavo affrontando nella mia vita. Tutto potevo immaginare, tranne che un giorno mi sarei messa a scrivere, e che avrei, addirittura, trovato il coraggio di pubblicare qualcosa.
Mai avrei potuto pensare che scrivere mi sarebbe piaciuto, e che soprattutto sarebbe piaciuto quello che scrivevo. Ringrazio tutte coloro che hanno inserito questo Fan Fic tra le preferite/ seguite/ ricordate. Ringrazio chi ha trovato il tempo per leggerla  e commentarla.
Ringrazio Macchia Argentata, che mi ha seguita, corretto, e che mi ha dato la spinta per poterla pubblicare, sopportando i miei dubbi e i miei momenti di poca ispirazione.
(OHH manco fossi alla notte degli Oscar!!  :D ).
Dedico questa FF ad Arte … mi ha sostenuta, presa per mano, sorretto. Mi ha dedicato del tempo con estrema dolcezza, sobbarcandosi le mie ansie, i miei dubbi, le mie contraddizioni. Grazie.

GRAZIE A TUTTE VOI!!!

 
 
   
 
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