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Autore: ThisIsLeisure    20/01/2011    1 recensioni
Caterina è una giovane ragazza nobile di Milano, non compresa dal padre e dalla matrigna, si sente sola come non mai nella sua vita. Finche non conosce Alexandre, un vampiro bello,tenebroso, e nobile Spagnolo. La vita di Caterina sta per cambiare drasticamente.
Angeli, vampiri, amore, morte, famiglia e il senso della vita, sono parti fondamentali di questa storia. Siete pronti ad iniziare il viaggio?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Feste Noiose

«Sei molto bella stasera.» disse con tono allusivo Luca Adda.
«Grazie.» sorseggiai un po di champagne dalla coppa.  Mi guardai intorno, vidi molti volti familiari ma non quello che per me era il più familiare e allo stesso tempo il piu temuto.
«Chi cerchi ?» chiese di nuovo lui.
«Nessuno.» mentii io.
«Non pensi che forse i capelli ti starebbero meglio su ?»
Non  badai molto a quello che diceva, non lo ascoltavo in ogni caso la maggiorparte delle volte.
«Huh ?» 
«I capelli, dico.» mi girai leggermente verso di lui.
«I capelli ? Ah si, forse hai ragione.» presi un paio di forcine dalla mia borsetta e cercai di creare uno chignon.
«Molto meglio. Vuoi andare a parlare con mio padre ?» suo padre. No, ti prego.
Ma alla fine ero li per quello, o almeno è per quello che i miei mi avevano trascinato a quello stupido aperitivo con i nobili di Milano, dovevo fare una buona impressione sul buon vecchio Barberi. 
«Scusami, vado un attimo al bagno.» gli porsi la mia coppa di champagne senza guardarlo, e mi diressi nel bagno. 
Notai lo sguaro di un paio di ragazzi osservarmi mentre attraversavo il salone. Penso che fosse dovuto al mio vestito.
C’erano tre rgazze nel bagno, che bisbigliavano. Riconobbi una di loro.
Rebecca Rinaldi. Era la figlia del marchese, se non vado errata. 
Mi osservai allo specchio. Quello stupido corsetto tirava parecchio. La trovavo un idea assurda quella di fare questi stupidi aperitivi con degli stupidi vestiti d’epoca. Era semplicemente…stupido. Non volevo essere irriverente, però questo corsetto mi faceva passare da una seconda, ad una quarta, sembravo una prostituta. Potei sentire Rebecca bisbigliare il mio nome alle sue due amiche, e poi ridere. Poco mi importava di loro. Mi radrizzai la collana di mia mamma. Finalmente quelle tre pettegole uscirono dal bagno. Mi lavai lentamente le mani, forse perchè non volevo tornare a quel party, e nemmeno da Luca. Presi il profumo che avevo  nella borsa. Chanel N°5. Quello della mamma, mi piace mettermelo perchè mi ricorda di lei, e mi fa sentire più adulta.  Mi diedi un ultima occhiata allo specchio, e decisi di tornare a quella noia di “festa“, se così la si vuole chiamare.
Ritornai a dove avevo lasciato Luca, ma lui non c’era più. Ero forse stata troppo tempo in bagno ? Mah. 
Camminai per il salone, e di rado mi fermavo a salutare qualche adulto e a parlare di economia. Faceva davvero caldo, e tutti questi strati di vestiti e il corsetto non aiutavano per niente.  Mi avviai verso la bellissima veranda, che dava sul centro di Milano. L’aria fredda mi colpì in pieno petto, dandomi un leggero solievo. Faceva abbastanza freddo per essere Agosto.  Le luci colorate che contornavano la balaustra antica luccicavano forti, contornando il magico paesaggio. Dei petali di rose bianche erano sparpagliate sul pavimento beije in ceramica. Me ne stavo li, a fissare le mille luci che ricoprivano Milano. 
«Cosa fa una donzella da  sola al chiaro di luna ?» mi voltai di scatto appena udii quella voce che stavo tanto aspettando. Nascosi il sorriso.
«Ehi.» Alexandre avanzò lentamente verso di me, mettendosi al mio fianco a osservare il paesaggio.
«Non mi aspettavo di trovarti qua.» confessò lui.
«Perchè ? Non ti sembro idonea a questo genere di persone ?»
«No.» 
Aggrottai le sopracciglia, sorpresa.
«No, non sei idonea a questo genere di persone, non capisco perchè ti abbassi a questo tipo di gente. » 
Sorrisi.
«Non essere sciocco. »
«Non potrei mai mentirti.» disse serio, voltandosi verso di me.
«Interessante abbigliamento.» mi fece notare.
«Ti piace ?» Chiesi girando su me stessa.
«Sai io non volevo metterlo, però la mia matrigna dice che mi dovrei mettere di più in vista.» 
«Ti preferisco in altre vesti. Più semplici. Di sicuro, gli ospiti hanno visto tutto di te.» 
Mi offendeva pure. 
«Le donne che popolavano Barcellona, quando ero giovane, indossavano quei vestiti. Erano donne frivole, e sciocche.» Notavo che quando parlava della sua vita prima di questa, gli occhi gli brillavano.
Era stranamente distante questa sera, non mi trattava come al solito.
«Chi sarebbe lui ?» 
«Di chi parli ?» chiesi io senza capire la sua domanda.
«Il ragazzo che i tuoi vogliono che tu sposa.» 
«Luca Adda. È il figlio di un marchese.» Notai Alexandre emettere un ghigno. 
«Non ti merita.» Concluse lui avvicinandosi a me. Pochi centimetri ci dividevano.
«Perchè ? Tu si ?» dissi io abbozzando un sorriso.  
«Nessuno ti merita. Solo il cielo, perchè siete uguali. Come un cielo stellato sei tu. I tuoi occhi possono solo esser paragonati alle stelle dorate nel cielo. Le tue labbra è come una nuvola pallida a forma di cuore, e i tuoi capelli corvini sono come il cielo in una notte buia. Solo lui ti merita, il cielo.» 
Mi fece salire i brividi su tutto il corpo.  Parlava come un uomo d’epoca, beh, lo era. A quel pensiero un sorriso apparve sul mio volto. Aveva degli sbalzi d’umore che mi facevano venire il mal di testa, passa dall ignorarmi, all insultarmi e poi a dire certe cose talmente belle da farmi  sciogliere alla sua dolce e soave voce. 
Portò una mano dietro alla mia nuca, giocherellando per un paio di secondi con i miei capelli. Quando la tolse, i miei capelli mi caddero leggeri sulle spalle.
«Stai molto meglio così. Dei capelli così belli non dovrebbero mai essere nascosti.» 
«Hem.. Grazie…» mi tremava la voce mentre Alexandre accarezzava il mio viso, per poi passare al collo.
 «Caterina. Che fine hai fatto ? Ti ho cercato tutto questo tempo !» Sia io che Alexandre ci voltammo di scatto al suono di quella voce, uscendo dalla nostra piccol bolla di sapone.
«Oh. Luca.» mi allontai velocemente da Alexandre.
Luca a grandi passi ci raggiunse. Porgendo la mano ad Alexandre.
«Luca Adda, marchese di Milano.» disse tutto fiero di sè.
«Alexandre Balbo di Sambuy, conte di Barcellona.» 
Aveva per caso detto conte ?
«Conte ?» La parola uscì un po’ stridula dalla voce di Luca, ma tentò di farla sembrare un affermazione, e non una domanda.
«Da quanto sei qua a Milano ?» chiese Luca con tono superiore.
«Io, da poco. Ma la mia famiglia ha avuto amicizie molto importanti in questa fantastica città per anni.» 
«Capisco.» concluse Luca guardando Alexandre dalla testa ai piedi.
«Beh, Caterina, vogliamo tornare alla festa ? Volevo presentarti mio padre, ricordi ?» 
Guardai  Alexandre per qualche secondo, ma non ricevetti nessun invito a rimanere. 
«Certo, sarebbe un piacere incontrarlo.»
« È stato un piacere conoscerti, Luca.»
«Lo stesso vale per me.» Mi circondò la vita con il braccio, e mi riaccompagnò all’interno della casa, ad un party che mi sembrò non finire mai. 
  
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