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Autore: dierrevi    24/01/2011    2 recensioni
Tutti sappiamo come i nostri eroi passano le vacanze alla Tana.
Ma come passa le sue Seamus Finnigan, quando torna in Irlanda?
E cosa succederebbe se una sera gli capitasse un "incidente" con un folletto?
Una piccola avventura ispirata ad una vera fiaba irlandese.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Seamus Finnigan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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O'Flaherty's Inn



Quando giunsero alle prime case di Clohernagh, Seamus tirò un respiro di sollievo. Il folletto sulle sue spalle non era stato fermo un secondo, cantando e agitandosi per tutto il tempo, e aveva cantato un'intera ballata tambureggiandogli sulla testa per tenere il ritmo. Cominciava a sentirsi sfinito.
Il villaggio era formato da qualche decina di case basse, distanziate tra loro da giardini e orti. Il pub si sarebbe potuto riconoscere anche senza l'insegna "O'Flaherty's Inn" sopra la porta: era la casa più grande, con due piani e abbaini che sporgevano dal tetto spiovente. Le finestre del piano terra erano tutte illuminate, e si sentiva che qualcuno faceva musica all'interno. Sempre con Prook sulle spalle, Seamus si avvicinò a spiare da una delle finestre.
C'era forse una quindicina di avventori, in un angolo due uomini suonavano un violino e un bodhràn(1) e Pat O'Flaherty, il proprietario, se ne stava dietro il bancone.
"E adesso?" si domandò il maghetto, ritraendosi dalla finestra.
«Ah, O'Flaherty's Inn! Da quanto tempo non vengo qui a far baldoria. Quand'era vivo il vecchio Sean O'Flaherty questo posto non era mai tranquillo. Oh no che non lo era! Con suo sommo dispiacere! Ha ha ha ha» Prook era saltato a terra e declamava i suoi ricordi a voce alta con le braccia spalancate.
«Shh! Zitto, per carità! Ci scoprono prima ancora che facciamo qualcosa!» fece Seamus sussurrando tutto preoccupato.
«Allora facciamo qualcosa! Forza, vai a prendermi questa birra!»
«Eh, già! Mi presento al bancone e ordino, che ci vuole?»
«Sono d'accordo!» rispose il folletto. Gli calcò di nuovo il tricorno in testa a nascondere le orecchie. «Avanti, la porta è di là».
Il ragazzo si mise la mano sulla faccia "Stupida boccaccia mia. Non penserà che possa farlo davvero, che diamine!"
«E la birra come la pago? Io non ho un soldo!» disse. Dei mille motivi per non entrare in quel pub, questo gli sembrava il più convincente.
«Oh, sempre storie...» borbottò Prook. Si frugò nella tasca della giacca e ne trasse una moneta luccicante. «Prendi, e digli pure di tenersi il resto». Puff! E sparì.
"Scommetto che è oro dei lepricani, furbastro!" pensò Seamus stringendo la moneta.
Si avvicinò alla porta, la spinse ed entrò.
Ebbe il tempo di fare un paio di passi nella sala, prima che il proprietario gli mettesse gli occhi addosso.
«Sei da solo, ragazzo? Cerchi qualcuno?»
«Ehm, s-salve... » Seamus si sentiva la lingua bloccata «M-mi servirebbe una... p-pinta di...»
«Di birra, per caso?» lo interruppe il signor O'Flaherty «Sarebbe per te? Perché non un gallone, allora» disse in tono serio.
«Hei, bel cappello bimbo» disse scherzoso uno degli avventori. La gente si stava girando a guardare.
«Ma non è mica Halloween oggi» disse un altro.
«E neanche San Patrizio» ridacchiò un terzo.
Seamus si mise una mano sul cappello. "Che non voli via anche stavolta..."
«N-no no! È... è per mio padre...»
«Sì eh?» lo interruppe di nuovo il padrone. «Allora digli di venirsela a prendere lui. E ora fila fuori e va' a casa, e di corsa.»
Seamus non sapeva cosa rispondere, ma non si mosse.
«Vattene a casa ragazzino, che è tardi» disse qualcuno.
Seamus diede un'ultima occhiata al padrone, e la sua faccia lo convinse ad uscire subito, prima di essere buttato fuori.
Batté in ritirata.
Uscito, si allontanò dal pub di una trentina di metri, nascondendosi dietro la siepe di un giardino.
Puff! Prook gli comparve accanto, e per prima cosa si riprese il cappello. «E allora, la mia stout?»
«Non me l'ha proprio voluta dare» gli rispose Seamus, sarcastico.
«E lo credo bene! Non bisogna servire birra ai ragazzini. Oh no. Non bisogna proprio!»
"Ma brutto..."
«Su su» riprese il folletto «Non vorrai arrenderti per così poco. So dove la tiene, andiamo!» e gli saltò di nuovo sulle spalle. «Da quella parte! Vai sul retro!»
"Sento puzza di guai. Veri." si disse Seamus, mentre si incamminava.
Girò attorno alla casa, cercando di tenersi distante per non farsi vedere.
«Di là, attraverso quell'orto, dai, veloce!» Prook lo dirigeva tenendogli le orecchie d'asino come un manubrio.
«Ahia! Ho capito!» "Dannato folletto!"
Sul retro del pub si trovava un cortile lastricato. Le finestre da questa parte erano buie, e lungo il muro erano impilate cassette vuote e sedie rotte. Una porta di servizio si apriva lungo la parete.
«Ecco! Là, vicino alla porta. La finestra della cantina!» disse Prook con entusiasmo.
«Shhhhh!» fece Seamus «Fa' piano, per i druidi!» implorò sussurrando.
A un paio di metri dalla porta, rasoterra, si vedeva una piccola finestrella rettangolare, bassa e non molto larga. Prook scese dalle spalle di Seamus e saltellò fino alla finestrella. Spinse il vetro che la chiudeva e quello si aprì.
«Sniff, sniff. Eh, si sente l'odore di quella buona! Quante scorribande lì sotto, vecchio mio. Vieni vieni, da' un'occhiata!» disse il folletto parlando, una volta tanto, a voce bassa.
Seamus si mise carponi e si avvicinò alla finestrella. Dentro era il buio totale.
«Annusa!»
Seamus annusò. Odore di chiuso, di umido, odore di birra inacidita, probabilmente quella spanta sul pavimento e non ripulita.
«La mia birra è lì sotto, lo so!» fece Prook.
"Ho un bruttissimo presentimento..."
«Forza, devi scendere!»
"...appunto..."
«Riempimi un bel boccale, vecchio mio, un bel boccale! E sta attento a schiumarla per bene, ci vuole la sua schiuma sopra, oh sì! Una pinta non è una pinta senza la schiuma. Forza, che aspetti?»
"Ma tu senti questo..." «Sì, sì, vado...»
Si voltò, e stando pancia a terra cominciò ad infilare i piedi nella finestrella. Quando fu dentro fino alla vita, piegò le gambe fino a che con le punte dei piedi non toccò il muro, poi riprese ad infilarsi, facendo peso sulle braccia per non scivolare dentro. Quando anche la testa fu oltre la finestrella, lasciò la presa, sperando che il pavimento non fosse troppo lontano.
Cadde per forse venti centimetri, toccò terra e...
«MIEOW!» Il pavimento sembrò muoversi sotto uno dei suoi piedi. Seamus perse l'equilibrio e rovinò addosso a qualcosa accatastato di fianco alla finestrella, che cadde con un fragore metallico.
«Ma che diav...» TOC! «AHIO!» Cercando di rimettersi in piedi aveva sbattuto la testa contro il battente aperto della finestrella.
Nel frattempo, quello che doveva essere il gatto del pub fuggiva dalla cantina miagolando terrorizzato.
"Ahia che male! San Patrizio, la testa! Calma Seamus, calma. Luce, non vedo niente. Dov'è la bacchetta?"
Estrasse la bacchetta dalla tasca «Lumos».
La cantina era abbastanza ampia, con il soffitto basso, di travi di legno. Lungo un muro una ripida scala a gradini in legno saliva fino ad una botola aperta. Su un altro lato quattro o cinque botti, dall'aspetto malandato, stavano l'una a fianco all'altra, rialzate da terra su un muretto di mattoni. Chiaramente non venivano più usate, erano coperte di polvere, un paio erano sfondate. Il resto del locale era ingombro di scatoloni, cassette, e fusti metallici per la birra.
«Hei ragazzo, ti sei messo a giocare coi gatti?» sentì chiedere a Prook dalla finestrella.
Ma contemporaneamente dalla botola arrivò un'altra voce. «Che diavolo succede laggiù!?».
Seamus non perse tempo a riflettere, si infilò nello spazio sotto le botti, fra i due muretti che le sostenevano.
«Nox» La stanza ripiombò nel buio.
Si rannicchiò nel suo nascondiglio, sperando di starci tutto quanto. Quel buco era pieno di ragnatele e polvere.
"Sperando che sia solo polvere..."
Era appena riuscito a entrarci del tutto che una luce fioca invase la stanza. Il proprietario doveva aver acceso la luce elettrica. Per fortuna era una sola e vecchia lampadina.
«Cos'ha combinato quello stupido gatto?» disse la voce del signor O'Flaherty. Seamus lo sentì muoversi qua e la, ispezionando la cantina.
"Se mi trova sono morto, altro che orecchie d'asino. Dannato folletto! ...voglio tornare a casa..."
Era sicuro che di lì a poco il padrone l'avrebbe trovato, stava già recitando le sue preghiere quando dal piano di sopra si sentì un urlo.
«YEEE-HA!» e subito il violino e il tamburo cominciarono a suonare ad un ritmo indiavolato.
In breve cominciò anche il rumore di gente che si muoveva e di sedie rovesciate.
«E ora che altro diavolo c'è?» fece la voce di O'Flaherty. Dei passi salirono velocemente le scale e si allontanarono.
Lentamente, cautamente, Seamus strisciò fuori dal suo nascondiglio. La luce era rimasta accesa.
"C'è mancato poco" pensò, con un sospiro di sollievo.
Si guardò di nuovo attorno. La cantina era ingombra di fusti metallici per la birra.
"Hai voglia a spinare direttamente da questi. Cosa credeva il vecchio Prook? Bisogna andare al bancone... Oh, no!"
La tragica verità di questo pensiero gli fece tremare le ginocchia.
Lo richiamò in sé il frastuono che continuava ad arrivare dal piano di sopra.
"Bè, comunque bisogna che esca di qui." Deglutì a vuoto e cominciò a salire la scala.
Sbucò dalla botola in uno sgabuzzino. Su un lato c'era la porta di servizio che aveva visto da fuori. Di fronte a questa, sulla parete opposta, una porta aperta che, dal rumore che ne proveniva, doveva dare sulla sala. Si avvicinò a quest'ultima e spiò oltre lo stipite.
Nella sala era scoppiato il caos. I due musicisti suonavano con foga, a un ritmo molto veloce, tanto che anche Seamus cominciò a battere un piede. Solo che le loro facce tradivano un forte stupore e preoccupazione. Era come se non lo stessero facendo volontariamente, ma non potessero fermarsi.
Intorno a loro la gente saltava e ballava scompostamente, urtandosi e rovesciando le sedie. A margine di tutto questo, con le spalle al bancone e alla porta da cui Seamus spiava, Pat O'Flaherty assisteva alla scena con le mani nei capelli.
Anche Seamus contemplò stupito la scena per qualche secondo. Poi si accorse che proprio al centro della confusione, sopra un tavolo, il suo folletto matto saltellava e muoveva le braccia come un direttore d'orchestra, con l'aria di godersela un mondo.
"Forse loro non lo vedono!"
Per la prima volta quella sera a Seamus venne da ridere. Poi si ricordò per cosa era lì.
"Ora o mai più" si disse, e dalla porta sgattaiolò dietro il bancone.
Agguantò un boccale bello grande, si avvicinò alla spina della birra e cominciò a riempirlo, lanciando di continuo occhiate al proprietario, che nel frattempo si era tuffato nella mischia cercando di fermare ballerini e musicisti, e restando invischiato nel caos.
Il boccale era quasi pieno. Seamus diede un'ultima occhiata alla sala... e si trovò ad incrociare lo sguardo del signor O'Flaherty. Vide lo stupore sul suo viso, subito prima che si mettesse a gridare.
«Hei tu! Che diavolo stai combinando!?»
"Gambe!" si disse il ragazzino, e schizzò verso la porta d'ingresso con il boccale in mano.
Fu come se le urla di Pat avessero rotto l'incantesimo. La musica cessò di colpo, e gli avventori si guardarono intorno spaesati, in tempo per vedere Seamus infilare la porta d'uscita. Nel tentativo di inseguirlo O'Flaherty urtò e fece cadere un po' di gente, cadendo a sua volta tra le sedie rovesciate. Finalmente uscì dal quel groviglio e si lanciò verso la porta.
«Torna qui, maledetto ragazzino!» lo sentirono urlare mentre usciva.
Seamus intanto se la stava dando a gambe lungo la strada, cercando contemporaneamente di correre più veloce che poteva e di non rovesciare la birra che gli stava costando tutto quello spavento.
"E adesso cosa faccio? Dove vado??? Fra un po' quello mi raggiunge! Aiuto!"
Puff! «Di qua, ragazzo!» Prook era comparso a pochi metri da lui e lo chiamava verso un capanno degli attrezzi, nell'angolo di un giardino. Lui non se lo fece ripetere, saltò il muretto del giardino, corse al capanno e si infilò dentro.
Aveva appena chiuso la porta che sentì da distante la voce di O'Flaherty che urlava «T'ho visto, ragazzino!»
"Siamo in trappola!" pensò Seamus con terrore.
«Prook, dobbiamo andarcene!» disse al folletto; nella voce c'era una nota di panico.
Ma quello si era appropriato del boccale. «Ah! Finalmente ce l'hai fatta!»
«Prook, stammi a sentire! Quello sta arrivando!» Il panico ora era evidente.
«...mmm, senti, senti che profumo...»
«Esci subito fuori, altrimenti te le suono!» giunse la voce di O'Flaherty, molto più vicina.
«Prook, ti prego!» Stava per mettersi a piangere.
«...schiuma densa, bel colore scuro...»
Seamus lo prese letteralmente per il colletto «PROOK, QUELLO MI MENA!!!»
«Bah, sempre storie!» disse il folletto seccato. «Sei con me, si o no?» e lo afferrò per il gomito.
Puff Puff!
Un secondo più tardi Pat O'Flaherty spalancava la porta del capanno, e lo trovava completamente vuoto.
Quando gli avventori lo videro rientrare nel pub aveva la faccia scura.
«Hei Pat, l'hai preso? Dov'è il ragazzino?»
Borbottò qualcosa che somigliava a «sparito» e si mise a raccogliere le sedie rovesciate.
«Sparito? E cos'era, un folletto?» scherzò qualcuno.
«Hei Pat, sarà mica il caso di mettere fuori un po' di latte, stasera?(2)» aggiunse un'altro.
Risero della battuta, ma Pat non rise. Aveva ancora davanti agli occhi lo strano tricorno verde, e le orecchie da asino poi! Stette un attimo pensieroso, "...e chi ci crederebbe?" poi, con stupore di tutti disse «Sarà meglio, si.»
Raddrizzò un altro paio di sedie.
«E adesso andatevene a casa, stasera si chiude prima.»



(1) Tipico tamburo tradizionale irlandese.
(2) Nelle campagne irlandesi, in tempi passati era diffusa l'usanza di mettere sulla finestra o fuori dalla porta, la sera, un piattino di latte per ingraziarsi i folletti, in modo che non facessero scherzi agli abitanti della casa o non facessero ammalare gli animali.



Note dell'autore:
Intanto, grazie a Julia Weasley e Lily_Luna che hanno messo la storia nelle seguite.
In questo capitolo ci sarebbero voluti mille dettagli in più per rendere la scena come l'ho immaginata, ma credo che sarebbe diventato tremendamente noioso da leggere. Spero di aver trovato l'equilibrio giusto. Sarò molto contento di qualsiasi commento lascerete, prometto che ai primi cento rispondo di persona.

Ci vediamo alla terza parte, La danza dei folletti.

Precisazioni:
Non sono mai stato a Clohernagh e non ho idea di come sia fatto in realtà. Qualsiasi riferimento a luoghi o persone reali è assolutamente casuale (vedi precisazioni del capitolo precedente).
  
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