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Autore: EllieMarsRose    25/01/2011    21 recensioni
Una storia che mischia anime e rock and roll; un accendino rivelatore ed un bassista sull'orlo dell'autodistruzione. Un ragazzo e una ragazza in cerca d'amore. Rea (personaggio di Sailor Moon) è protagonista di questa storia modellata su fatti realmente accaduti fra il 1986 e il 1987; ispirato da "The Dirt" e "The Heroin Diaries". Special guests: Mötley Crüe
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Rei/Rea, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna serie
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L'aria fresca le sfiorava il volto inumidito dalle lacrime che, timidamente, le solcavano la pelle liscia; guardava verso occidente, verso la luce. Los Angeles giaceva ai suoi piedi come un tappeto intessuto di pietre preziose di ogni tipo: i topazi delle finestre degli edifici e delle case dove la gente ormai stava già cenando; i rubini delle punte dei grattacieli; i diamanti dei fari anabbaglianti delle macchine in corsa sul Sunset Boulevard; le insegne al neon di zaffiri e ametisti. La vista di Rea si appannò, batté le palpebre e nuove lacrime le rigarono il volto; con un nodo che le chiudeva la gola, l'unica parola che riuscì a sibilare fu: «Nonno...»; la pietra più preziosa di tutta la città, di tutto lo stato della California, suo nonno, si era irrimediabilmente sgretolata quella stessa mattina per colpa di un cancro. Solamente due giorni prima lei aveva festeggiato con lui il suo ventesimo compleanno; un compleanno strano...

Il nonno ormai era a letto infermo per colpa di un tumore al lobo frontale del cervello; inizialmente si era manifestato solo come un leggero ma continuo mal di testa. Poi, con il passare del tempo, aveva perso la capacità di potersi muovere e, alla fine, si era ritrovato immobilizzato a letto in preda alla confusione più completa. Rea vegliava giorno e notte per potergli dare il massimo delle cure, perfino quando i medici avevano detto che non c'era più nulla da fare. Quel dolce omino con la testa sferica delirava, ma niente, nemmeno il tumore, era riuscito a fargli dimenticare che il 17 aprile era il compleanno della sua cara “nipotina”.


Giovedì 17 aprile 1986, ore 1 pm

Oggi il nonno mi ha davvero stupita; mi ha fatto il regalo più assurdo che mi potessi aspettare. Stamattina, come di consueto, mi sono recata nella sua stanza con la colazione e lui era lì, sul letto, che mi aspettava giulivo; rideva, smetteva per un attimo, e poi ricominciava. Ero davvero stupita di questo suo comportamento, pensavo avesse combinato qualche guaio; invece, come gli ho appoggiato il vassoio della colazione sul comodino, lui mi ha preso la mano e mi ha detto: «Buon compleanno bambina mia». Aveva un sorriso stupendo nonostante la malattia l'abbia debilitato parecchio. L'ho ringraziato ma lui mi ha stretto la mano più forte e ha aggiunto: «Fiamma mia, aspetta un attimo... ho un regalino per te»

«Un regalo? Ma nonno, non è possibile! Non puoi nemmeno alzarti dal letto, come puoi avermi comprato qualcosa?».

Il nonno ha sorriso e ha tirato fuori qualcosa avvolto in un fazzoletto; dopo un attimo di esitazione me l'ha messo in mano. Sempre più sbigottita ho aperto il “pacchettino” e... «Il tuo Zippo?»

«Sì cara!»

«Ma nonno, lo sai che non fumo! Perchè mi hai regalato il tuo accendino?»

«Rea, quello non è un accendino! Quello è il sacro fuoco portatile!».

Ero sbigottita; “Sta delirando” pensai. Ma dovetti ricredermi: «Tesoro mio, io fra qualche tempo non ci sarò più e tu dovrai vivere la tua vita; non potrai sempre stare in casa, passerai sicuramente più tempo all'università. Quel piccolo fuoco portatile ti aiuterà quando non sarai qui nel momento in cui avrai bisogno di un consiglio».

Mi sono commossa a quelle parole; non stava delirando, in quel momento era la persona più lucida di tutto il pianeta. Lo abbracciai forte e lo ringraziai dal profondo del cuore.

«Grazie nonno... grazie davvero»

«Di nulla cara... ora, però, vai a prendermi le chiavi del carrarmato». Il senno che sembrava aver recuperato era durato solo due minuti; ecco che era di nuovo subentrato il caos. Ho chinato il capo tristemente e, dopo aver annuito, mi sono infilata lo Zippo nella tasca dei jeans.


Il timido vento che spirava dal Pacifico le rubò due lacrime che stavano per caderle sulle guance. Rea sospirò: “Mi sento così sola... ho quasi vissuto come un'eremita per quest'ultimo anno. Ero sempre in compagnia del nonno. Ho frequentato a fatica l'università e ho visto sempre meno le mie care amiche, anche se mai mi hanno abbandonata; a turno venivano da me ad aiutarmi con il nonno. Specialmente Amy e Bunny. Ho telefonato ad entrambe oggi e ho riferito loro del triste evento; sono subito venute da me e mi hanno consolata tutto il giorno. Poco dopo sono state raggiunte da Morea e Marta che erano impegnate con lo studio. Ma mi manca tanto il nonno... era come mio padre”. Padre... proprio non ce la faceva a chiamarlo papà, era più forte di lei. Strinse il pugno pensando a quella persona che mai le era stata vicina: “Il mio vero padre mi dà solo i soldi per vivere... non è mai stato capace di donarmi l'affetto che mi ha dato il nonno”. Chiuse gli occhi e digrignò i denti per frenare un singhiozzo; mise la mano in tasca in cerca di un fazzoletto con cui asciugarsi le lacrime quando le dita accarezzarono qualcosa di freddo e metallico. Lo Zippo. Lo estrasse dalla tasca e lo aprì; ricordandosi delle parole del nonno accese la fiamma e pregò: “Sacro fuoco, dammi la forza, dammi lucidità; indicami la via per poter continuare”. Come Rea finì di recitare questa frase nei suoi pensieri, la fiamma dello Zippo si ingrandì e divenne più vivida; incredula, sgranò gli occhi. «No... non ci posso credere» le lacrime avevano smesso di cadere sul terreno polveroso; fissava la fiamma con la bocca aperta. «Nonno, sei tu?» lo sguardo era fisso sull'accendino, bisognoso di spiegazioni

«Fiamma mia, ma che fai? Piangi per me? Rea, non devi!» il nonno le parlava attraverso il fuoco. Rea fece per ribattere, ma l'omino dalla testa rotonda la bloccò: «Hai già passato parte della tua vita a soffrire insieme a me; non voglio che tu continui a farlo. Promettimi che da domani ti dedicherai allo studio, alle tue amiche e al tuo sogno più grande. Sei nella città giusta, è da stupidi non approfittarne!». Il nonno aveva sempre incoraggiato Rea, sia per le piccole cose, che per i suoi sogni più grandi. Il nonno sapeva che lei voleva fare la cantante e Los Angeles era la città giusta per coronare quel sogno.

«Sì nonno, lo prometto» Rea si fece più vicina alla fiamma, quasi volesse sussurrarglielo all'orecchio

«Sei una cara ragazza... abbi cura di te». La fiamma si spense. Rea era ancora incredula; “Non è possibile... eppure ho parlato con il nonno. Farò come mi dice” e senza che se ne accorgesse un piccolo sorriso le riportò la luce sul viso. Ormai la sera era calata sul Pacifico. Rea fece un respiro profondo e si diresse verso casa più serena. Il nonno non l'aveva abbandonata, sarebbe stato sempre con lei; in quel sacro fuoco portatile. Si diresse verso casa, a Bel Air, e prese una decisione: “Le ragazze vivono tutte in affitto negli appartamentini dell'università... la mia casa è grande e sono sola. Chiederò a tutte se hanno voglia di venire a vivere da me”. Appena entrata in casa, prese in mano il telefono e chiamò il loro numero; rispose Bunny: «Rea, come stai?»

«Sembra strano da dire, ma sto meglio... comunque, mi piacerebbe che voi tutte veniste a cena da me questa sera»

«Ma certo, aspettaci. Arriviamo in un batter d'occhio».


* * *


La cena di Morea era semplicemente divina; frequentare la scuola di arte culinaria di Bel Air aveva affinato ancora di più le sue ricette. Anche se non frequentava l'università con il resto del gruppo, le ragazze non l'avevano mai persa di vista perchè il suo istituto era adiacente al complesso della UCLA dove Bunny, Amy, Rea e Marta seguivano i loro corsi; Amy era iscritta a medicina, Bunny e Marta a sociologia ed infine Rea ad arte e architettura. Ogni piatto di Morea era una poesia, anche se le torte continuavano ad essere il suo cavallo di battaglia. Le ragazze mangiarono volentieri ogni cosa e durante la cena e spettegolarono su quel ragazzo e sull'altro ragazzo, anche se Bunny sosteneva fermamente che nessuno dei ragazzi che conoscevano era paragonabile a Marzio, nemmeno il tanto gettonato Seiya, il cantante dei Three Lights, la band più popolare di tutta la UCLA. Seiya piaceva moltissimo a Marta ma, purtroppo, la cosa non era corrisposta; tuttavia, la bionda più tenace di tutta LA non demordeva: era convinta che, un giorno o l'altro, avrebbe conquistato il suo cuore. Amy era invece interessata a Taiki; era colpita dal suo acume, diceva che nessun ragazzo era in grado di ragionare come lui. Infine Morea aveva un debole per Yaten ma l'uomo che davvero le faceva vedere le stelle era Moran, il ragazzo della caffetteria proprio di fronte al suo istituto. Dopo aver terminato la cena a base di pesce, Rea chiese l'attenzione di tutte le sue amiche; tutte la guardarono con curiosità. Sentendosi inizialmente in imbarazzo per la domanda che stava per porre, divenne tutta rossa; Bunny intervenne: «Non è che ci stai dicendo che ti sei trovata il ragazzo vero?»

«No, no...» l'imbarazzo di Rea continuava a crescere

«Guarda che non sarebbe una cosa brutta, tutt'altro!» aggiunse Amy

«No, aspettate...»

«Beh Rea, da quando ti sei lasciata con Yuri, non hai mai più avuto un ragazzo» le fece notare Morea e Marta concluse ridacchiando: «Sarebbe anche ora che tu iniziassi a guardarti intorno, sai, tutti pensano che tu te la tiri un po' troppo... o dicono anche che ti piacciono le ragazze»

«PER FAVORE!» la conversazione stava diventando ingestibile. Calò il silenzio nella sala da pranzo, si udiva solo il colare della cera delle candele messe sul tavolo; dopo pochi secondi Rea riprese schiarendosi la voce: «I ragazzi non centrano nulla con quello che sto per chiedervi... solo che mi sento un po' in difficoltà. Per farla breve... la mia casa è grande e voi tutte vivete in quell'appartamentino schiacciate come sardine. Io ormai sono sola e sapete che a me non bastano la radio o Nina Blackwood per tenermi compagnia; dunque volevo chiedervi se vi sarebbe piaciuto venire a vivere qui con me...»

Bunny non le fece terminare la frase: «Fiamma, tu non puoi andare in crisi per farci una proposta simile! Sai che noi per la nostra amica Rea siamo disposte a fare tutto!»

«Sul serio?» gli occhi di Rea brillavano come acquamarina

«Ma certo! Gli amici si vedono nel momento del bisogno e non solo!» Amy le rivolse uno dei suoi sorrisi più dolci

«Tranquilla, tempo di sbrigare due pratiche con l'ufficio e firmare un paio di documenti e saremo qui da te» le disse Marta con un sorriso. Rea fece per ringraziarle ma non riuscì a dire nulla; solo due lacrime di felicità le brillarono sulle ciglia per poi scivolarle lungo le guance. Morea l'abbracciò seguita da tutte le altre; Rea si asciugò le lacrime col dorso della mano e disse sotto voce: «Grazie amiche mie, siete insostituibili»

«Ma ti pare!» esclamò Bunny, carica di energia «Da domani si cominciano a fare gli scatoloni!»


Domenica 20 aprile 1986, ore 2 am

Sono sola... in questa grande casa. Guardo fuori dalla finestra e vedo tutte le luci delle insegne dei locali del Sunset Strip... come mi piacerebbe andare in uno di quei locali! In quest'anno di reclusione non sono mai uscita la sera. È forse anche questo il motivo per cui non ho un ragazzo... come mi piacerebbe avere qualcuno qui con me adesso... lo ammetto, ho paura. Ho paura che possa entrare qualcuno senza che io me ne accorga e che mi faccia male. Ho paura che torni Yuri. Già... forse è anche colpa sua se io ho paura di affrontare nuovamente una storia con un ragazzo. La mia fronte si corruga e i miei occhi si chiudono per non rivedere le immagini che la mia mente mi propone di lui; mai avrei pensato che sarebbe andata a finire così. Ancora ora mi si irrigidiscono le gambe e sudo freddo; ricordo nitidamente quel dolore. Non si può confondere con altri. Dolore fisico e dolore dell'anima. Sono diventata donna senza volerlo; non ho mai avuto il coraggio di dirlo a nessuno. Troppa vergogna. Come vorrei che le mie amiche si fossero fermate qui anche per dormire.


Rea posò la penna e chiuse il suo quaderno. L'unica luce che entrava nella casa era quella che proveniva da fuori; lunghe ombre si stagliavano lungo il parquet del salotto. Il cuore le batteva forte per la paura; le pareva di sentire scricchiolii e cigolii in ogni angolo della casa. In quel momento si ricordò dello Zippo; si avvicinò al camino del salotto, mise dentro della legna e prese un paio di pagine dell'LA Times per fare sì che il fuoco bruciasse meglio. Si guardò intorno per accertarsi che nessuno la stesse per cogliere di sorpresa alle spalle ed aprì il coperchio di metallo dell'accendino; con il pollice bagnato dalla paura, premette sulla levetta e la fiamma si accese. “Sacro fuoco, dei, spiriti, vegliate su di me e portatemi consiglio”. Con la mano destra avvicinò lo Zippo ad una pagina di giornale e in un attimo la camera si rischiarò; Rea si mise in ginocchio e cominciò a pregare perchè potesse passare una notte tranquilla. Ma al termine della preghiera successe qualcosa di inaspettato; quando Rea aprì gli occhi dopo aver terminato il suo momento di meditazione, uno dei legni scoppiò ed un'immagine si creò poco al di sotto dell'imbocco della canna fumaria. La ragazza aggrottò le sopracciglia: era un viso maschile. Aveva i capelli neri cotonati, una frangia lunghissima che quasi gli copriva gli occhi ed un sorriso beffardo. Il suo cuore riprese a battere più velocemente; ma non per paura. “Quel ragazzo emana una strana energia...” respirò profondamente annusando il profumo dei tizzoni ardenti “... un'energia piacevole”.


25 gennaio 2011: Questa è la mia prima fan fiction; sicuramente si noterà che sono parecchio inesperta, dunque aspetto tutte le vostre critiche costruttive al fine di poter migliorare il mio racconto. Vi anticipo che sarà una ff molto particolare perchè mischierà personaggi di Sailor Moon con persone reali quali musicisti e tutto il mondo che vi ruota intorno. Ho preso questa decisione perchè mi piaceva l'idea di combinare insieme due elementi che amo particolarmente: Sailor Moon appunto e la scena glam metal degli anni 80 di Los Angeles. Spero di riuscire nel mio intento. Grazie per la vostra attenzione e a presto .


25 gennaio 2012: Rileggere a distanza di un anno questo primo capitolo fa veramente un effetto stranissimo; ammetto che il mio stile sia cambiato (mi auguro di essere migliorata) e che avrei voluto riscrivere completamente delle parti. Ma è anche vero che avrei perso una certa “ingenuità” che avrebbe dovuto trasparire da questo mio primo esperimento serio di scrittura. Ad ogni modo, ne approfitto per ringraziare tutti voi che in un anno avete letto questo mio delirio; so che la storia è ormai ferma da mesi ma: abbiate fiducia; terminata la tesi tornerò a scriverla e spero anche di riprendere il ritmo che tenevo i primi tempi (pubblicare un capitolo alla settimana). Grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito, grazie a chi l'ha messa nei preferiti, nelle ricordate o nelle seguite. Grazie per tutti i vostri consigli e grazie anche per i like alla pagina di Facebook. Se, dopo un anno, il fuoco brucia ancora è solamente merito vostro :)

Ellie

   
 
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