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Autore: OttoNoveTre    27/01/2011    4 recensioni
- Caro mio, è quella donna sulla riva che devi ringraziare. Sta a noi non deluderla di aver dato credito ad un folle.-
- Due folli! Chi mi ha mostrato per primo L'historia rerum ubique gestarum? Chi vuole disegnare per primo le mappe di Catai e Cipango?-
- Tre folli, allora. Aggiungerei alla conta la nostra sovrana.-
- Allora siamo ad un folle per nave, perfetto.-
[Personaggi: Santiago]
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corin, Santiago
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vento focoso e passionale sotto le magnolie'
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- Fammi riprovare.-
Prese la polvere marroncina e cercò di non farla cadere a terra, mentre ci arrotolava attorno la foglia essiccata. Ottenuto un risultato passabile, la avvicinò al fuoco: la punta si accartocciò e ne uscì il fumo lattiginoso e dall'odore pungente tipico di quella strana pianta.
Santiago inspirò qualche boccata. Tossì come se dovesse sputare i polmoni e tutte le interiora.
Amonhana si mise a ridere, e con lui i bambinetti che li avevano attorniati.
Santiago prese una seconda boccata, e gli lacrimarono gli occhi. Iniziò a rigirarsi il fumo in bocca prima di sbuffarlo dalle labbra.
- Non male questo tobago…-
Strizzò gli occhi per farne uscire le lacrime, e diede un altro colpetto di tosse, prima della terza boccata.
- La prima volta è per tutti così. Te gusta?-
Santiago rise alla pronuncia spagnola del ragazzino. Amonhana stava imparando in fretta la loro lingua, e lui si districava nell'arauaco.
Pareva ieri che il ragazzino si era avvicinato agli strani uomini barbuti, e aveva guardato con ammirazione la bussola di Santiago. Lui se l'era caricato in spalla, al che il ragazzino aveva riso estasiato. Erano arrivati anche altri indigeni, e lui dalla sua altezza aveva cominciato a tirare i ricci di Santiago e gridare nella loro direzione.
- Wai'tukubuli!-
Uomo alto. Peccato, sperava fosse il nome di qualche aitante divinità indigena.
Ma il nomignolo gli era rimasto appiccicato.
Finì il suo tobago e ne arrotolò subito un altro. Ci stava prendendo gusto, e come vizio era meglio dell'alcool: invece che annebbiare la mente, pareva svegliarla. E poi l'alcool scarseggiava, al forte La Navidad, prima colonia Spagnola nel Nuovo Mondo.
- Non esagerare, se no precipiti nel mondo degli spiriti.-
- E' solo la seconda!-
- Ti sei messo il resto in tasca...-
- Bimbo, non è ora che torni a casa? Sta calando il sole.-
- Prima raccontaci qualcosa, una storia della Spagna!-
Anche le richieste degli altri bambini si unirono a quella di Amonhana.
Santiago inspirò una boccata del tobago e soffiò il fumo lentamente.
- Quale volete?-
- Dicci di nuovo, com'è fatto un castillo?-
Santiago iniziò  a raccontare.

- Sei commovente, quando fai il maestro.-
- Voglio che i prossimi di loro che andranno in Europa, possano comprendere il mondo in cui si troveranno. Amonhana impara in fretta, sa anche leggere le mappe.-
- Beh, io spero che arrivi presto il momento in cui passerà una nave, voglio tornare in Spagna. Non ne posso più di caldo e insetti e malattie strane.-
Diego tirò in mare un ciottolo. Santiago era impegnato a incidere con un coltellaccio la scorza di uno di quei frutti verdi pieni di polpa bianca e dolce.
- E l'oro? Tu ne hai mai visto di oro? Per me il capitano si è preso un abbaglio. O Marco Polo era un grande imbroglione. Sai che c'è? Mai dar retta agli italiani…-
Santiago gli porse metà del frutto.
- Con l'oro non ti riempi la pancia. Prova questo.-
Diego si ficcò in bocca una manciata di polpa.
- Tu che sei amico di quelli, perché non ti fai dire se esiste dell'oro?-
- Credi che non lo abbia già fatto? Non c'è oro qui. Ti arricchirai nelle prossime isole, quando tornerà Cristobal per riprendere il viaggio.-
Diego finì la sua parte di coco. Si alzò in piedi, pulendosi le mani sulla giacca.
- Torniamo alla Navidad. E il tuo frutto è appiccicoso e troppo dolce.-
Ancora prima che il forte apparisse dietro le dune di sabbia, sentirono delle voci concitate, urli di una donna…
Donna?
Santiago accelerò per l'ultimo tratto di strada. Vide due marinai che strattonavano per le braccia una indigena. Corse verso il più vicino e gli mollò un gancio in viso. Quello stramazzò al suolo perdendo la presa. Prese il secondo per il braccio che stringeva la ragazza e gli diede una gomitata sulla giugulare. Senza fiato, anche lui lasciò andare la ragazza.
- Vai via!-
Quella annuì, sentendo parlare nella sua lingua, e corse verso la foresta.
Santiago rialzò per la camicia in primo marinaio.
- Cosa cazzo credevi di fare?-
Dietro di lui era arrivato anche Diego.
- Mi pare ovvio, mentre tu ti occupi dei figlioletti, qualcuno deve pensare alle madri.-
Santiago spinse via il marinaio e guardò Diego.
- Mi vuoi dire che non è la prima volta?-
- Sentiti, come se fossi un santo! Anche tu non disprezzi queste cagnette indigene, dì la verità.-
- Io non le trascino a forza sul mio letto. Pare invece che a voi non sia rimasto altro modo per ottenere le attenzioni di una donna.-
Si rivolse al resto della guarnigione.
- Chiunque verrà sorpreso ancora a fare una cosa del genere, ne risponderà secondo le leggi dei Reali di Spagna.-
Sentì un colpo secco sulla nuca, e gli si annebbiò la vista. Riprese lucidità pochi secondi dopo, a terra, Diego che gli puntava contro la pistola.
- Navigatore, temo che abbiate dimenticato come il signor Colombo abbia dato a me il comando di questa guarnigione. Siete agli arresti fino a che non tornerà il capitano. Voi due, portatelo nel forte.-
I due di prima gli si avvicinarono, e uno gli diede un calcio allo stomaco prima di portarlo via.

Aveva ottenuto almeno una brace per accendersi un'altro involto di tobago, e guardava le volute di fumo disperdersi nella stanzetta dove lo avevano messo. Appuntò mentalmente che Fernando, di guardia, era appena passato per la trentesima volta davanti alla sua cella: si era più o meno a metà della notte. Come Diego sulla spiaggia, quel pomeriggio, ora non rimaneva che aspettare il ritorno di Cristobal.
Trentuno…
Era quasi finita la sigaretta.
Trentadue…
Con l'ultima brace del rotolo, accese la seconda.
" La terza il giorno che mi tirano fuori da qui."
Trentatr…
Fernando tardava, forse era l'ora del cambio della guardia. Sentì un tonfo alla sua destra, nel corridoio. Cercò di sporgersi dalle sbarre per dare un'occhiata, ma la zona del rumore era un angolo cieco. Poco dopo ricominciò il rumore di passi: Fernando aveva ricominciato il giro?
Una donna.
Sventolò via dal viso il fumo, e si ricordò di quanto gli aveva detto Amonhana sul mondo degli spiriti: davanti alla sua cella, c'era una donna alta, dal corpo scuro e nudo coperto di tatuaggi, i capelli intrecciati con monili indigeni.
Mise una mano sulla grata, e la divelse con un movimento di polso, gettandola alle sue spalle. Si chinò a pochi centimetri dal suo viso e gli poggiò una mano sul petto e l'altra tra i capelli. Gli occhi della donna erano arancioni come la fiamma di una torcia, e la sua mano lascia un'impronta di sangue sulla sua camicia.
Il tobago scivolò fuori dalle labbra di Santiago. Lei lo prese a mezz'aria e inspirò in un soffio ciò che restava della brace. Soffiò il fumo sul suo viso, mentre sussurrava alcune parole.
- Wai'tukubuli, protetto dal tobago…-
Con un balzo uscì dalla cella e scomparve.
La nuvola di fumo si dissolse nell'aria, prima che Santiago fosse in grado di alzarsi. Mise un piede oltre il muro spaccato, e corse nel corridoio verso la camerata: i letti erano tutti vuoti. Il portone del forte era aperto, e davanti ad esso erano schierati i cadaveri di tutti gli undici marinai. Davanti a loro, in piedi, c'erano due figure. Santiago riconobbe Amonhana, mentre l'altra doveva essere la donna che quel pomeriggio aveva tolto dalle grinfie dei due uomini. Stava facendo strani gesti sopra i loro cadaveri. Gettò sopra la fila manciate di sabbia, dalla sua bocca usciva una cantilena di cui non si riuscivano a distinguere le parole.
Amonhana lo vide, e si avvicinò.
- I tuoi compagni hanno tentato di disonorare colei che evoca i nostri spiriti, e hanno provocato l'ira di Malliouhana. La donna degli spiriti ha chiesto che Wai'tukubuli fosse risparmiato.-
La stregona aveva interrotto il suo rituale, e gli sorrise.
- Chi è gentile con gli spiriti, viene ricompensato.-

Cristobal guardò gli uomini che scavavano le tombe per gli undici corpi sulla spiaggia. Il villaggio di indigeni era stato abbandonato da mesi, quei vigliacchi avevano fatto un bel lavoro. Tra gli undici, mancava il corpo di Santiago. La sua ragione gli diceva che poteva essere accaduta qualsiasi cosa: un'onda lo aveva trascinato in mare, lo avevano ucciso altrove…
Una vigliacca speranza, però, gli sussurrava che quel bastardo se la fosse cavata, che avrebbero potuto rivedersi. Uno dei suoi uomini, finito di ricoprire le buche, gli si avvicinò.
- Capitano, quali sono gli ordini?-
- Esploreremo l'entroterra. Dobbiamo trovare quei cani e dar loro una lezione.-

Avevano girato per mesi, spostandosi continuamente sull'isola. Santiago a volte riusciva a tracciare delle mappe rozze, ma nella giungla, senza punti di riferimento, rimaneva un'impresa ardua. A volte incideva gli alberi per segnare il passaggio, ma il clima di quelle isole ricopriva i suoi segnali in pochi giorni. Amonhana era felicissimo di fargli da insegnante, però negli ultimi giorni lo trovava sempre più spesso irrequieto o malinconico. Era arrivata l'ora di tornare al suo villaggio.
Amonhana si fece subito più allegro, man mano che nella marcia riconosceva ambienti familiari. Ad una roccia imponente, sorrise.
- Ci siamo!-
Il ragazzino trotterellò giù per l'ultima discesa, e Santiago scorse i tetti della capanne.
- Siamo qui! Siamo tornati!-
Ma nessuno rispose ai richiami di Amonhana. Corsero entrambi nello spiazzo centrale del villaggio: tutto deserto. Amonhana entrò in qualche capanna, ma non trovarono nessuno.
Santiago si guardò attorno, e vide dei fori tondi nelle case.
- Deve essere tornato qualcuno dei miei. Temo non abbiano gradito il regalo al forte. Devo spiegargli tutto.-
Amonhana annuì e percorsero il sentiero fino alla spiaggia.
Il forte era stato ampliato e ricostruito, una nave era attraccata nella baia, con un andirivieni di scialuppe dalla riva, cariche di persone.
- Wai'tukubuli…-
- Ho visto: li stanno portando a bordo. Aspettami qui.-
Si avviò verso il marinaio che stava spingendo gli indios nella scialuppa. Quello puntò il fucile.
- Altolà, cane indio!-
- Capullo, non riconosci uno spagnolo quando te lo trovi davanti?-
Il marinaio abbassò l'arma, e lo guardò con stupore.
- Santiago Moreira?!-
La voce che aveva pronunciato il suo nome gli diede un tuffo al cuore.
- Cristobal! Non è così facile uccidermi, come vedi.-
L'amico corse ad abbracciarlo.
- Lo sapevo! Sapevo che quei cani non potevano averti ammazzato!-
Santiago si fece serio.
- Cristobal, non è andata come pensi. Diego e gli altri se la sono cercata.-
- Troppa giungla in questi mesi, amico mio. Vieni, parliamone davanti a un bicchiere di vino.-
- Solo se mi prometti che mi ascolterai.-
- Tutto quello che vuoi.-
Andarono in una tenda al limite della giungla. Cristobal versò due bicchieri di porto, e ne porse uno a Santiago.
- Devi lasciar andare quella gente.-
- In Spagna ne manderò pochi. Tutti i nobili desiderano un servitore indio, dopo che ho portato i primi. Gli altri mi aiuteranno a cercare l'oro. A proposito, in questi mesi avrai scoperto dove si trova!-
Santiago scosse il capo.
- Non c'è oro su quest'isola, e non parlare di loro come se fossero bestie.-
- Hanno ammazzato i nostri compagni! E' ovvio che sono selvaggi. E poi, chi è che ti ha raccontato dell'oro? Certo non lo vogliono cedere al primo venuto, per questo te l'hanno nascosto. Ne ho viste di situazioni simili, nei miei viaggi. Non ci si può fidare.-
- E' grazie a uno di loro che sono sopravvissuto!-
- Il sole ti ha dato alla testa, che parli come una suorina? Quando ti sarai ripreso, le ricchezze del Catai saranno anche tue.-
Santiago bevve il bicchiere d'un fiato.
- Non puoi portarli via, Cristobal.-
- Questa terra mi è stata concessa dalla corona di Spagna!-
- Questa terra è un dono del Cielo, e come la stai trattando?-
Guardò l'amico negli occhi.
- Ti prego, non rovinare tutto.-
Cristobal bevve un sorso dal suo bicchiere.
- Non è per l'oro che siamo partiti, Cristobal.-
- Tu ti accontenti di uccelli colorati ed erba puzzolente, io no. Sono contento che tu sia vivo, ma le decisioni sugli indios spettano a me.-
Cristobal si allontanò dalla tenda.
- Non è per questo che ho rinunciato ai miei maravedi!-
Si fermò.
- Esatto! Ho comprato Juan Rodriguez con la promessa di fargli avvistare terra per primo, perché ero sicuro che non ce ne fosse, di terra! Sei proprietario di un paradiso dove nessun europeo ha mai messo piede, e lo stai mandando a puttane con la tua sete di oro, oro e oro! Quante volte l'avrai ripetuto da quando abbiamo cominciato a parlare? Non c'è l'oro del Catai, qui, perché qui NON SIAMO in Catai!-
Cristobal lo fissò.
- Che cosa vuoi dire?-
- Hai confuso le miglia, abbiamo navigato tremila miglia italiane, mentre per arrivare in Catai ci sono tremila miglia arabe! Questa è una nuova terra, l'hai strappata tu all'oceano con la tua cocciutaggine, e come la stai trattando?-
Respirò pesantemente.
Cristobal si voltò, in mano la pistola.
Santiago sentí un colpo allo stomaco, più forte di un pugno. Si accasciò su se stesso e sentì qualcosa di vischioso sulle mani che premevano la pancia.
- Ammutinamento, signor Moreira.-
Lo guardò, frugando oltre i suoi occhi gelidi per una risposta.
- Non me la porterai via, Santiago.-
Fece cenno agli uomini, che lo seguirono sull'ultima scialuppa, lasciando la spiaggia deserta. Santiago era caduto in ginocchio sulla sabbia, e vide la nave allontanarsi all'orizzonte.
- Era già tua, cabron…-
Tirò fuori dalla tasca il terzo tobago, anche se non si aspettava così il ritorno dell'amico. Si trascinò fino alle braci di un fuoco e la accese. Si buttò a terra, il sangue che gli colava attraverso le dita della mano. Anche il fumo sembrava sapesse di sangue.
Chiuse gli occhi.
Mentre la brace si consumava lentamente, sentì un sussurro sopra di lui, e qualcosa di freddo che gli accarezzava una guancia.
- Wai'tukubuli, protetto dal tobago…-

Si svegliò con mille conchiglie colorate che gli danzavano davanti agli occhi. Sbattè qualche volta le palpebre, e vide che erano sospese a tanti fili, come quei giochini che si mettono sopra le culle. Era sdraiato su un pagliericcio, in una capanna simile a quelle indigene.
Sulla soglia c'era la donna dagli occhi arancioni che lo aveva salvato al forte. Portava in braccio una grossa scimmia. Santiago sentì male alla gola, e la donna gli porse la bestia. Seguendo un nuovo istinto, morse il collo e prosciugò il sangue dell'animale. Sentiva fuori dalla finestra la presenza di altro sangue. Oltre il muro della capanna doveva esserci un pappagallo, più in là altre scimmie, dieci scimme. Si alzò dalla paglia per gettarsi verso le prede, ma la donna gli mise una mano sul petto, immobilizzandolo. Prese da un angolo una pipa, e Santiago riconobbe l'odore acre del tobago, ma immensamente più forte, come se distinguesse la tostatura differente di ogni foglia. La donna gli mise la pipa in bocca.
Si accese anche lei una pipa e lo guardò con quegli strani occhi arancioni.
- Aspira, lento. Calma la sete. Devi imparare, ora.-
- Cosa mi è successo?-
- Con il tuo tributo di fumo e sangue, sei precipitato nel mondo degli spiriti. Essi ti hanno accolto bene, come hanno fatto per Malliouhana.-

Dove il sogno dell’oro ha creato
mendicanti di un senso
che galleggiano vacui nel vuoto
affamati d’immenso.
Là babeliche torri di cristallo
già più alte del cielo
fan subire al tuo cuore uno stallo
come a un Icaro in volo
Dove da una prigione a una luna d’amianto
l’uomo morto cammina
dove il Giorno del Ringraziamento
il tacchino in cucina
e mentre sciami assordanti d’aerei
circondano di ragnatele
quell’inutile America amara
leva l’ancora e alza le vele.

E naviga, naviga via
più lontano possibile
da quell’assordante bugia
naviga, naviga via
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria

- … E così sono stato trasformato in vampiro.-
Corin era rimasta col pacchetto di sigarette a mezz'aria e la bocca aperta. Santiago ne approfittò per sfilarle il pacchetto dalle mani e rimetterselo in tasca.
- Fammi capire, mi hai raccontato tutta la tua storia solo per convincermi a ridarti il tuo stupido tabacco?-
- Esatto, querida.-
- Sei… Oh cielo, non mi viene in mente una parola adeguata. Ti perdono solo perché c'era la giungla e un po' di racconti di spiriti.-
La nave fendeva l'acqua scura, nella notte, diretta verso l'America.
- E non sei più tornato da quella volta?-
Santiago si era acceso una delle sue odiose sigarette.
- No. Mi è bastato rivedere Amonhana, una volta acquistato il controllo. E' rimasto a servire il suo spirito tatuato, la bella Malliouhana. So che Aro l'ha conosciuta e corteggiata, ma lei non vuole uscire dalla giungla.-
Spense il mozzicone sul parapetto.
- L'ho rivisto Cristobal, lo sai? Isabella gli ha tolto l'isola, saputo dei metodi brutali che usava. Mi spiace, mi spiace sul serio che si sia ridotto così…-
Corin scrutò l'orizzonte nero.
- Dovremmo quasi esserci, no?-
Santiago non rispose: guardava l'orizzonte nero, ma non come lei. Era come se stesse per rincontrare un amico.
D'un tratto raddrizzò la schiena, puntò il braccio e urlò.
- Terra!-
- Davvero, dove?-
Santiago le cinse le spalle con un braccio per indirizzare il suo sguardo.
- Guarda, lì davanti, la striscia più scura a pelo d'acqua.-
Corin guardò l'orizzonte, ma ancora nulla si staccava dall'acqua. Alzò la testa verso Santiago per lamentarsi.
E allora, nei suoi occhi, la vide.

Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno. E non bisogna pensare che siano cose che succedono per caso, no... e nemmeno per una questione di diottrie, è il destino, quello. Quella è gente che da sempre c'aveva già quell'istante stampato nella vita. E quando erano bambini, tu potevi guardarli negli occhi, e se guardavi bene, già la vedevi, l'America, già lì pronta a scattare, a scivolare giù per nervi e sangue e che ne so io, fino al cervello e da lì alla lingua, fin dentro quel grido, AMERICA, c'era già, in quegli occhi, di bambino, tutta l' America.







E quindi, finisce pure la seconda storia. Scusate il distacco, ma non mi convinceva, e tutt'ora ci sono pezzi debolucci... Il finale è zuccherosissimo, me ne dolgo, ma a Cori piaceva così ^^.
Che dire... Colombo era davvero uno fatto così, nella canzone ci fa una nobilissima figura, ma nella realtà Guccini nell'ultimo pezzo descrive anche lui, intrappolato dall'immensità della sua stessa scoperta.
I nomi che ho usato per gli indios sono i vecchi nomi delle isole dei Caraibi, perché trovare un vocabolario di lingua locale, su internet, non è risultato possibile. Il personaggio della vampira indio è un OC, ha gli occhi arancioni perché fa una dieta mista animal-umana, e ad Aro interessava perché comanda gli animali. Peccato non aver scritto di più su di lei, ma già la storia si era allungata a dismisura. Il tabacco, un po' come i funghi peyote, era usato dagli sciamani per vedere gli spiriti. Non so se aiuti effettivamente a trattenersi durante il periodo da neonati ^^
L'ultimo pezzo in corsivo è tratto da "Novecento" di Baricco. Avevo scritto una cosa molto simile da me, poi mi sono ricordata del libro e ho deciso di far parlare uno che ha scritto il mio stesso concetto prima e meglio di me^^
Se ho tralasciato punti oscuri, dite pure!
E grazie davvero a chi è arrivato fin qui.

   
 
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