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Autore: Clodie Swan    28/01/2011    3 recensioni
Storia dedicata ad uno dei personaggi minori di Twilight, ovvero Esme Cullen. Dalla sua adolescenza al momento in cui sposa Carlisle e forma una famiglia con lui ed Edward. La ff ripercorre le tappe fondamentali della sua vita che l'hanno portata a diventare un vampiro ma anche una madre dolce e premurosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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"Dov'è la cena?" gridò Charles sbattendo la porta.
"E' quasi pronta, tesoro." gli risposi tremando. Senza neanche guardarmi prese una bottiglia e cominciò a bere prima ancora di mettersi a tavola. Da quando era tornato dalla guerra il suo carattere era peggiorato. Prima riuscivo a sopportare i suoi modi bruschi e il suo tono prepotente ma adesso con i nervi a pezzi e con quella rabbia inesauribile aveva cominciato a mettermi le mani addosso. Cercavo di essere paziente, di aspettare che il tempo guarisse le sue ferite e che potesse tornare ad essere l'uomo buono e gentile che mi aveva chiesto in moglie soltanto tre anni prima. Solo l'alcool riusciva a calmarlo e quando non bastava neanche quello si sfogava su di me. Rabbrividii toccandomi i lividi sul braccio che stavano appena cominciando a svanire. Cercando di mantenere la calma servii la cena ma un forte capogiro mi fece sbandare e rovesciare l'acqua sulla tovaglia. Charles mi diede una sonora sberla che mi fece finire per terra. "Sei una stupida!" mi gridò. Con le lacrime agli occhi finii di portare i piatti in tavola e poi dovetti correre in bagno. Un conato di vomito mi aveva contratto lo stomaco e rimasi per diversi minuti aggrappata al lavandino. Dopo essermi ripresa cominciai a ragionare lucidamente. Avevo la nausea già da qualche giorno e mi accorsi che quel mese avevo anche un forte ritardo. Non mangiavo molto eppure il mio ventre ed i fianchi sembravano più rotondi.
Misi insieme tutti gli elementi.
No.
Non era possibile. Non in quel modo!
Desideravo tanto un bambino ma come avrei fatto a crescerlo in quella casa?
"Esme!" urlò Charlse dal corridoio. "Esci subito o sfondo la porta e ti ammazzo!" Con un brivido giù per la schiena mi portai le mani sul grembo. Dovevo andarmene e portare mio figlio al sicuro.

Una notte mentre Charles dormiva misi le mie cose in valiga ed uscii di soppiatto con il cuore in gola. Mi rilassai soltanto quando l'autobus mi portò alla stazione centrale e scesi a comprare un giornale. Non sapevo dove andare. Mi vergonavo troppo a tornare a casa dai miei ed ammettere il fallimento del mio matrimonio. I miei avrebbero cercato di farmi tornare con mio marito per salvare le apparenze ma io ero decisa a non rivederlo mai più. Almeno non finché ero incinta. Il piccolo adesso aveva la precedenza sopra ogni altra cosa. Potevo farcela da sola. Ero giovane, avevo un diploma, ed ero risoluta a rifarmi una vita. L'occhio mi cadde su un annuncio di lavoro in una cittadina nel Wisconsin, La Crosse, dove cercavano un'insegnante. Mi illuminai: forse potevo provvedere a me stessa e a mio figlio e al tempo stesso realizzare il mio vecchio sogno. Usai i miei risparmi per comprare il biglietto e partii speranzosa versa la mia meta.

Quando mi presentai al colloquio il preside mi guardò perplesso. Non avevo esperienza, ero senza denaro ed avevo il volto pallido ed emaciato. "Io vorrei aiutarla, signora Evenson, ma vede si tratta di una classe difficile. La maggior parte dei bambini ha perso il padre in guerra e sono molto provati per l'accaduto."
Sentivo già una forte tenerezza per loro. "Mi metta alla prova allora. Posso lavorare anche gratis all'inizio se in cambio mi procura vitto e alloggio." Il preside notò i lividi sulla mia faccia e s'impietosì.
Mi trovò un appartamentino vicino alla scuola e mi disse di presentarmi il giorno dopo. Le cose andarono meglio del previsto. I bambini ed io legammo subito e mi appassionai all'insegnamento ancor più di quanto avessi immaginato. In pochi giorni imparai tutti i nomi, cominciai a conoscerli e cercai di essere per loro una seconda mamma pronta ad ascoltare i loro problemi oltre che a interrogare e mettere i voti. Non ebbi più notizie di Charles, nè della mia famiglia e mi stava bene così.
Ero felice tutto sommato della mia nuova vita e non sarei stata sola ancora per molto. 

Mano a mano che il mio ventre cresceva, sognavo il momento in cui avrei stretto tra le braccia un bambino tutto mio.

 

  
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